ANTIGONE INTRODUZIONE. DI SOFOCLE GSCATULLO

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1 ANTIGONE INTRODUZIONE. DI SOFOCLE GSCATULLO

2 Sofocle Antigone Introduzione Vita Sofocle nacque a Colono, sobborgo ateniese, attorno al 496 a.c. in una famiglia molto agiata, nel periodo in cui la Polis si stava preparando ad affrontare lo scontro con i Persiani. Esordì giovane sulla scena teatrale, probabilmente parte del coro di giovani che cantò il peana di ringraziamento per la vittoria a Salamina (480 a.c.), esordì come poeta tragico nel 468 a.c. Sofocle partecipò attivamente alla vita politica ateniese: fu stratego dell esercito e collega di Pericle quando venne stroncata la ribellione di Samo (440 a.c.) e ricoprì altre cariche pubbliche. Impegnato anche nell attività sacerdotale, diffuse ad Atene il culto del dio Asclepio. Morì nel 406 a.c. mentre volgeva al termine la guerra contro Sparte e l egemonia di Atene era in declino: assistette a tutta l evoluzione e la caduta della civiltà ateniese sotto Pericle. Pensiero Sofocle fu un conservatore, di tradizione aristocratica che difende sia in campo politico che religioso. È però un aristocratico dubbioso, eppure incompatibile con la democrazia periclea, rifiuta il pensiero sofista dominante e che forma la classe dirigente. Riteneva infatti che i sofisti sconvolgessero i valori, ritenendo inesistente la verità. Sofocle non fu oppositore di Pericle, anzi vi collaborò come stratego nel 442 a.c. (lo sappiamo dall hypotesis sull Antigone): l avversione per il suo governo non fu dunque politica ma culturale, e soprattutto un avversione per il periodo post-pericleo, figurato in Cleone, con il disfacimento dei valori della patrios politeia in favore della demagogia, in una crisi di valori morali. Gli eroi di Sofocle agiscono da soli, sono separati dalla polis, che per Sofocle è il luogo ideale dove si possono realizzare i valori. I suoi eroi non possono obbedire alla città, né distaccarsene a cuor leggero. Il mondo della polis è contrapposto a quello ideale dell eroe, nel caso dell Antigone quello del génos, e rispetto al male della realtà esterna sono costretti a rifugiarsi nell interiorità, dove non spetta un riconoscimento oggettivo per il valore dell eroe, unica eccezione nell Edipo a Colono dove il protagonista viene assunto in cielo. La realizzazione per l uomo è comunque non nella polis ma in un mondo altro: che sia la coerenza interiore o il soprannaturale. Anche il rapporto con la fede in Sofocle riveste un ruolo importante: non ha le stesse certezze di Eschilo né la miscredenza di Euripide, Sofocle ha una fede costellata di dubbi, che teme i progetti imperscrutabili e misteriosi degli dei rispetto i quali l uomo si sente inevitabilmente solo. È difficile trovare una giustizia, gli eroi che rimangono coerenti con i propri ideali etico-religiosi rimangono soli, assumendosi la responsabilità delle proprie azioni, non vi è aiuto da parte di altri eroi o degli dei, l eroe sofocleo prende decisioni dure e coerenti con la propria natura (fusis). Si nega l ereditarietà della colpa. Il mito Antefatto: il mito labdacide Alla morte di Cadmo, fondatore di Tebe, gli succede al trono il figlio Polidoro e poi suo nipote Labdaco. Quest ultimo poco dopo essere diventato re muore lasciando un figlio, Laio, di soli due anni. Il tutore del piccolo, Lico, governa al suo posto come un tiranno, ma viene sconfitto da Anfione e Zeto, figli di Zeus e di Antiope. Quest ultima era figlia di Nitteo, fratello dello stesso Lico, con cui era in conflitto. Secondo la versione di Euripide, durante il regno di Anfione e di Zeto, Laio fu portato lontano dalla città, e accolto come ospite a Micene dal re Pelope. Laio però si invaghì del principe Crisippo, lo rapì e lo seviziò, quello per la vergogna si tolse la vita. Pelope sconvolto dal dolore maledì Laio, augurandogli di non avere figli o se ne avesse avuti di essere ucciso da loro. Laio sposò Giocasta (chiamata Epicasta da Omero), figlia di

3 Meneceo, ma non riuscendo ad avere figli da lei si rivolse in segreto all oracolo di Delfi che gli spiegò come quella infertilità fosse una benedizione degli dei in quanto un eventuale figlio lo avrebbe ucciso e sposato la madre. Laio allontanò Giocasta senza darle spiegazioni ma questa, facendolo ubriacare, riuscì a tornare e giacere con lui: nacque Edipo. Il padre fece forare le caviglie del piccolo per farvi passare delle cinghie e lo fece esporre sul monete Citerone. Edipo Edipo fu trovato dal pastore Furbante, che lo diede a Peribea, moglie di Polibo re di Corinto, e gli fu dato nome di Edipo che significa piede gonfio per le ferite che aveva. Offeso da un corinzio con l accusa di essere un trovatello, Edipo, turbato, chiese ai genitori di conoscere la verità ma affermarono di essere i suoi genitori naturali. Non soddisfatto si diresse a Delfi per interrogare l oracolo ma fu cacciato dalla Pizia inorridita che gli vaticinò che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Pensando che Peribea e Polibo fossero i suoi veri genitori non fece ritorno a Corinto ma si diresse invece verso Tebe. Sulla strada per la città si imbatté nel cocchio di Laio, diretto verso l oracolo per chiedere aiuto su una sciagura che si era abbattuta sulla città, la sfinge si era posta all entrata e divorava quanti non riuscivano a risolvere un suo enigma. L araldo di Laio, Polifonte, intimò ad Edipo di lasciar passare il cocchio ma, poiché questo non obbedì, ne uccise un cavallo e gli ferì il piede. Edipo infuriato uccise Polifonte e legato Laio alle briglie dei cavalli lasciò che questi lo trascinassero per la strada, uccidendolo. Giunto a Tebe risolse i due enigmi che la Sfinge gli pose, «Qual era l'essere che cammina ora a quattro gambe, ora a due, ora a tre che, contrariamente alla legge generale, più gambe ha più mostra la propria debolezza?», cui la risposta è l uomo nelle diverse fasi della vita, e «Esistono due sorelle, delle quali l'una genera l'altra, e delle quali la seconda, a sua volta, genera la prima. Chi sono?», il giorno e la notte, termini entrambi femminili in greco. Quando Edipo vinse la Sfinge essa si buttò da un baratro. Creonte, fratello di Giocasta ed eletto re alla morte del cognato, aveva promesso il trono e la mano della sorella a chi avesse risolto l enigma, e così fu per Edipo. Dall unione tra Edipo e Giocasta nacquero due figli maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. Dopo un breve periodo di regno felice si abbatté su Tebe la peste, Edipo mandò Creonte a Delfi per chiedere all oracolo come far cessare questa nuova sciagura. Creonte tornò dicendo che era necessario vendicare la morte di Laio. Edipo pronunciò allora una maledizione sul colpevole invocandone l esilio. Fu interrogato l indovino Tiresia per capire chi fosse il colpevole, ma non rispose, conoscendo l intera storia, e fu accusato lui stesso dell omicidio assieme a Creonte con cui Edipo entrò in contrasto. Giocasta mise in discussione la chiaroveggenza affermando che Laio non è morto, come previsto dalla profezia, per mano del figlio ma perché ucciso da alcuni briganti in un trivio di strade ed il figlio già morto da tempo. Edipo si riconobbe però nell omicidio del padre ed un araldo proveniente da Corinto ad annunciare la morte del re gli confermò di non essere veramente suo figlio. Capita la situazione, Giocasta fuggì nelle sue stanze dove si impiccò con la cintura ed Edipo si accecò con la spilla della madre. Peregrinò vecchio e cieco assieme alle sue figlie, Antigone gli aveva infatti giurato fedeltà, e maledì i suoi figli, che avevano suggerito allo zio Creonte di cacciarlo, affermando che l uno sarebbe morto per mano dell altro. Giunto in Attica fu accolto da Teseo, che conosceva una profezia che preannunciava benedetta dagli dei la terra dove avrebbe riposato Edipo. Vecchio e stanco sparì davanti a Teseo e Antigone nel bosco delle Eumenidi, avvolto da un lampo. Antigone All esilio di Edipo sorge il problema della successione tra Eteocle e Polinice: si stabilì che avrebbero governato un anno a testa. Allo scadere del suo però, Eteocle, si rifiutò di cedere il trono al fratello che fuggì ad Argo meditando vendetta contro quella che ritenne un usurpazione. Polinice con altri sei eroi si schierò attorno

4 alle sette porte di Tebe e lo stesso fece Eteocle. La battaglia si risolse con un nulla di fatto ed Eteocle e Polinice si scontrarono perendo l uno per mano dell altro come previsto dal padre. Creonte allora decise di emanare un editto che avrebbe vietato a chiunque di seppellire il corpo di Polinice, considerato un traditore per essere andato contro la città, pena la condanna a morte, ma un messaggero gli comunica che ciò è già successo per mano di quella che si scoprirà essere Antigone. Dopo uno scontro verbale tra i due, in cui la nipote ricorda a Creonte la superiorità delle leggi non scritte, il re la conferma nella pena capitale. Poco servono le suppliche del figlio, Emone, innamorato della fanciulla. Antigone viene rinchiusa in una grotta dove è lasciata morire di fame, così che Creonte non possa essere accusato dell omicidio di un consanguineo. Nella città si è diffuso però il miasma, l impurità, per la mancata sepoltura di Polinice e Tiresia ha intimato il re di ravvedersi. Creonte dopo aver parlato con gli anziani della città ordina di liberare Antigone e va a seppellire Polinice. Ode però il lamento di Emone: l ordine di liberare la fanciulla è arrivato troppo tardi e lei si è impiccata, il ragazzo tenta di uccidere il padre con la spada ma, mancandolo, si toglie anche lui la vita. La madre, Euridice, appreso ciò si suicida anche lei disperata. Creonte, rimasto solo, invoca così la morte. Il mito nel tempo Il mito labdacide nel tempo ebbe grande fortuna, in un catalogo di epica dei filologi alessandrini appare il Ciclo Tebano, composto dall Edipodia, la Tebaide e gli Epigoni, ma non si fa menzione della storia di Antigone. In Omero è presente la vicenda dei Sette contro Tebe, nell Iliade, ed accenni al suicidio di Giocasta, chiamata Epicasta e presente nell Ade dell Odissea. Ebbe fortuna nella lirica: un episodio dei Sette contro Tebe, come presentato nelle Fenice di Euripide, è narrato da Stesicoro, che vuole Giocasta far da paciere tra i figli con l aiuto di Tiresia; da Pindaro è descritto invece il parricidio di Edipo e la morte di Eteocle, mentre la decisione di Antigone di seppellire il fratello non compare in fonti precedenti a Sofocle. Pausania nel II secolo d.c. nella sua Periegesi della Grecia ci parla del trascinamento di Antigone, luogo dove l eroina avrebbe trascinato il cadavere del fratello, e dove sarebbe sorta una località chiamata Antigones vicino Tebe. Il mito ebbe molta fortuna anche presso i tragici: Ione di Chio descrive Antigone e Ismene fuggire a Platea dopo il seppellimento di Polinice, dive vengono arse vive nel tempio dal figlio di Eteocle. Eschilo dedica al mito la trilogia composta da Laio, i 7 contro Tebe, l Edipo e il dramma satiresco la Sfinge, ma possediamo solamente la seconda, in cui si accenna nella parte finale al desiderio di Antigone di seppellire Polinice contro il decreto di Creonte. In realtà lo stesso non era stato elaborato da un Creonte tirannico ma dal Consiglio della polis, la decisione di Antigone deve essere letta non in chiave di contestazione ma di desiderio di morire con il genos, per l ereditarietà della colpa. Per alcuni questa presenza nel testo è frutto di un interpolazione di versi per creare unità con la tragedia sofoclea, per altri, tra cui Smell e Albini, Sofocle ha preso spunto da Eschilo, ed i versi sarebbero coerenti con questa interpretazione. Euripide tratta il mito con molta disinvoltura, non gli attribuisce per via del suo scetticismo un valore extranarrativo (soprannaturale o etico). Si sottolinea nella sua Antigone il legame con Emone, che si uccide perché non ricambiato dalla fanciulla, mentre traspare l idea che i morti non abbiano bisogno di sepoltura, coerente con il già citato scetticismo del tragediografo. Il bando di Creonte appare inoltre come palesemente illegitimo perché contrario al sentire della Polis. I personaggi Antigone Il personaggio di Antigone è caratterizzato dall impenetrabilità del suo dolore, dall assenza del pathei mathos, non c è una spiegazione razionale alla sua sofferenza, nulla da apprendere. Così per tutti gli eroi sofoclei, fatta eccezione per Edipo, nell Edipo a Colono, ultima opera del tragediografo. Antigone muore in

5 qualche modo senza un perché, alcuni riscontrano una sorta di colpa nell essere presa dalla sola passione di seppellire Polinice, compito che non vuole condividere, che la porta a non ricambiare l amore di Emone, e ad affrontare ogni ostacolo, quasi peccasse di autosufficienza. Come già detto rifiuta l amore di Emone perché troppo attaccata a Polinice, in una sorta di amore sororale. Nella tragedia Antigone si suicida: per alcuni perché più legata al mondo dei morti che a quello dei vivi, separata dalla polis sia socialmente che fisicamente, per altri perché vuole esaltare la vita e la libertà, così il coro gli riconosce di essere lei stessa artefice del proprio destino. Nel κόμμος funebre, prima di uccidersi, Antigone piange su se stessa, ciò che appare come un apparente contrasto nella personalità quasi martire della donna è in realtà un modo di Sofocle per sottolineare il valore sacrificale del gesto. Si è dibattuto come già accennato su un eventuale colpevolezza dell eroina: dissociata dal mondo cittadino arriva a violare le leggi della Polis che sono per antonomasia infallibili, di contro però furono emanate dal tiranno Creonte. Creonte Creonte ha preso il potere dopo la more dei due fratelli, Eteocle e Polinice, essendo il cognato di Edipo. È rappresentato come uomo politico che legifera e agisce per il bene della propria città. Non è affatto, come qualche critico ha voluto vedere, il cattivo di turno che contrasta la protagonista ma per Sofocle rappresenta una precisa concezione di potere dal quale bisogna guardarsi poiché è un tipo di potere che vede soltanto il proprio campo d azione non considerando la possibilità che ci siano altre sfere, come quella della dignità invocata da Antigone. Si muove essenzialmente su un piano terreno, razionale e umano che per Sofocle è una visione troppo limitata e sicura di se. Infatti Creonte sa benissimo cosa è giusto e cosa sbagliato: è giusto onorare Eteocle e punire Polinice in quanto nemico della città; ha un ossessione, ovvero il benessere della comunità, e ha come paura quella dell anarchia. Quindi secondo questa sua visione del potere legge tutti i rapporti umani in tali termini; anche lo stesso rapporto con il figlio che deve a lui obbedienza e le donne che deve obbedire al maschio secondo un rapporto gerarchico giusto e legittimo. Sofocle lascia intravedere che nelle intenzioni questo personaggio ha ragione perché lui si preoccupa per la polis e del fatto che se tutti quanti cominciano a mettere in discussione le sue leggi, specialmente uno della sua famiglia, come è Antigone (sua nipote), si rischia il caos. Però sbaglia nelle conseguenze poiché la sua rigidità porta alla morte della moglie, del figlio e della nipote. Sofocle così lascia trasparire delle spie che ci fanno capire come questa visione intransigente di Creonte possa facilmente degenerare nella tirannide. Nello scontro con il figlio Emone quest ultimo glie lo dirà che lui pensa di governare una città ma in realtà governa da solo perché il popolo ha paura della sua figura quando manifesta degli accessi d ira. Lo stesso ricorrere nei suoi discorsi del pronome io è una spia linguistica e psicologica che ci fa capire come lui conformi il proprio volere con quello stesso della città. Nei suoi propositi Creonte è, quindi, un governatore buono e democratico della città ma nei fatti manifesta delle intenzioni tiranniche poiché i suddetti propositi vengono resi sterili e dannosi dalle conseguenze che hanno le sue parole, chiuse completamente agli alti valori. Sofocle smonta completamente il suo potere poiché mostra cosa si cela di falso e pericoloso dietro ad esso, cosa che egli stesso sperimenterà sulla propria pelle quando alla fine la tragedia diventa sua. Ciò però non rende questa tragedia anti tirannica, ovvero che Antigone è l eroina ribelle che combatte contro il tiranno cattivo, perché l aspetto politico non interessa a Sofocle. Infatti il vero problema è l ubbidienza alle leggi divine o a quelle terrene. Creonte sembra così la sintesi tra personaggi come Eteocle, da cui ha preso il suo disprezzo per le donne e l attenzione alla comunità, e Capaneo, uno degli eroi argivi dei sette contro Tebe, per la sua superbia (messo tra i bestemmiatori da Dante).

6 Ismene Ismene rappresenta la debolezza e la rassegnazione come figura di contrasto a quella di Antigone, che serve a farla emergere. Essa è vittima di una visione fatalistica poiché pensa che la sua stirpe sia nata con una maledizione: loro come fratelli sono nati da un incesto, in più lei e la sorella, in quanto donne, sono più deboli e quindi non possono opporsi al bando di Creonte. Antigone infatti cerca di coinvolgerla ma lei ha paura e si rifiuta; ma, a differenza delle sorella che rimane ferma e coerente dall inizio fino alla sua morte, Ismene è l unico personaggio, oltre a Creonte, che subisce un evoluzione. Ella infatti alla fine vorrà aiutare e condividere la sorte di Antigone ma lei la rifiuta perché per quest ultima ormai è troppo tardi, deve morire da sola come eroina e non è disposta a riconoscere anche alla sorella questa identità. Alcuni hanno voluto vedere in questo una durezza del carattere di Antigone perché anche se Ismene ci ripensa, ormai ha tradito la sua Φύσις (=non è stata una scelta maturata dalla profondità della sua natura) e non può solo a quel punto spartire la gloria insieme alla sorella, doveva essere coerente da subito. Ismene risulta così più sincera e più vera proprio per questo suo cambiamento motivato dal momento e dall amore che nutre per Antigone. Non è, però, padrona del suo destino, anzi si sente in balia dei miasmi e ciò si percepisce anche dal modo in cui si esprime: usa proverbi, modi di dire che dimostrano il fatto che non abbia una vera e propria personalità ma che si adegui irrazionalmente alla situazioni poiché è guidata dai sentimenti. Quindi è una donna fragile e sottomessa, tanto da risultare falsa nel suo gesto finale agli occhi di Antigone. L Antigone nel Tempo Interpretazioni Il dramma dell Antigone si presta a tante interpretazioni. Le linee più seguite e su cui si muovono tutte le opere ispirate da questa sono state le seguenti: Una parte della critica ha voluto vedere nella sepoltura di Polinice da parte di Antigone un gesto prettamente politico contro il tiranno che è invece l aspetto meno presente in Sofocle, anche se l eroina delegittima il bando in nome delle leggi divine non scritte, le uniche sostanziate da una componente morale. Infatti dall opera si evince il messaggio che le leggi per essere tali debbano avere una legittimazione etico-morale. Quindi quelle che vanno contro la moralità, come in questo caso il divieto di seppellire un congiunto, non sono ritenute valide. Altri hanno dato una lettura completamente diversa e hanno visto invece nel gesto della protagonista la sua apoliticità, mettendo in luce soprattutto il fatto che sia una donna e dunque agisce per motivazioni legate all ambito degli affetti, della filia e del genos. La famiglia infatti era una prerogativa della donna perché ad Atene è l unico spazio in cui poteva avere un ruolo portante: dunque il genos è più importante dello stato e il suo gesto prevarica la poleis. Altri hanno voluto sottolineare il fatto che sia un gesto gratuito che Antigone compie soltanto per se stessa, spinta da una autoimmolazione e da un desiderio di morte. Reinterpretazioni Viene così ripresa da diversi autori durante i secoli: Nel 1580 venne rappresentata da Garnier, il quale compie una sorta di contaminazione. Prende l Antigone di Sofocle, la Tebaide di Stazio, le Fenicie e le mescola insieme facendo della protagonista colei che deve compiere il gesto per il proprio genos Nel 1664 da Racine, grande tragediografo francese, che scrive una Tebaide in cui Antigone è veramente innamorata di Emone e quindi c è un conflitto tra la passione amorosa che prova per lui e il dovere nei confronti della propria famiglia. Nel 1631 da May che scrive una Antigone e qui viene sottolineato l aspetto politico del gesto dell eroina che si ribella ad una legge dispotica. Stessa lettura la dà Alfieri nella sua opera del 1782,

7 in cui Creonte è un tiranno violento che vuole tutto il potere per se e per eliminare Antigone, ultima erede legittima al trono, pone questo bando sicuro che ella lo trasgredirà e che così lui potrà condannarla a morte. Goethe sottolinea il fatto che Creonte in realtà non rappresenti lo stato poiché non si comporta come un legittimo rappresentante di esso ma come un despota. Quindi polemizza contro l interpretazione di Hegel, colui che dà il via ad uno studio molto approfondito dell opera. Hegel infatti ne parla nella Fenomenologia dello Spirito poiché vede in questa tragedia un conflitto insanabile e inconciliabile tra due sfere ugualmente valide e importanti: da una parte il diritto di famiglia rappresentato da Antigone che ha tutto il dovere e i diritti di vivere, contrapposto allo Stato rappresentato da Creonte. Quindi Creonte non è visto qui come un tiranno ma come un rappresentante legittimo al quale sta veramente a cuore la sopravvivenza dello stato e per questo agisce in suo nome. Queste due identità, per Hegle valide moralmente allo stesso modo, sono colpevoli in quanto unilaterali: vedono soltanto quello e non riescono a comunicare tra di loro e ad arrivare ad un compromesso, una sintesi. Di conseguenza quindi l unica soluzione è la morte dell eroe. Sulla linea del bipolarismo indicata da questo filosofo si muoveranno tutti gli altri studiosi come ad esempio Robert che vede un conflitto tra genos e stato, altri invece tra religione e stato, tra magnanimità di Antigone e saggezza di Creonte. Il primo che invece se ne distacca e comincia a contestare questa visione troppo schematica è Funkee, il quale dice che non è possibile identificare Creonte con lo stato perché anzi, essendo tiranno, è la negazione di tutte le regole sociali su cui si fonda la città. Non è affatto come dice Hegle la ragion di stato ma al contrario la sconfessione della politica perché alla fine lui rimarrà solo a seguito del suo fallimento, senza qualsiasi riferimento poiché, pur incontrando gli altri personaggi nel corso della tragedia, non riesce mai a stabilire con loro un livello di comunicazione. Sulla base di Funkee si sono mossi altri come ad esempio il Lanza, il quale dice che Creonte si comporta e pensa da tiranno, si fa paladino della città quando in realtà è il primo che nega tutti i valori sociali e questo suo essere tiranno si evidenzia con l uso di εγώ, pronome di prima persona, che in greco risulta pleonastico, ma lui lo mette sempre in posizione di rilievo a sottolineare il suo egocentrismo, prova del suo essere tiranno. Una lettura molto originale del gesto di Antigone la dà, invece, il filosofo Kierkegaard. Egli lo interpreta come un gesto autodistruttivo, ossia che l eroina è consapevole di portare in se una colpa, quella di essere figlia incestuosa di Edipo, e di avere un destino già segnato. Quindi non fa altro che seguire il fato: seppellire il fratello ed essere così uccisa poiché lei deve espiare questa sua colpa atavica. Nel 1948 da Brechtche scrive un Antigone dando all opera una lettura prettamente politica in cui Creonte rappresenta il tiranno crudele che vuole la guerra soltanto per il proprio desiderio di potere. Egli infatti ha dichiarato guerra ad Argo per impossessarsi delle sue miniere e delle sue ricchezze. Sia Emone che Polinice combattono dalla stessa parte, però mentre Emone è morto combattente, Polinice scappa e Creonte lo uccide per la sua vigliaccheria. Dopo di che Antigone vuole seppellire il fratello contro il suo volere e la tragedia segue il suo consueto svolgimento. Il messaggio che l autore vuole dare è che tutte le guerre in generale sono fatte solo per la bramosia dei potenti, come in questo caso del tiranno, e i giovani che muoiono, come Emone e Polinice, sono vittime innocenti. Antigone qui ha il ruolo di smascherare questa realtà e fare questa denuncia contro la guerra. Brecht è il famoso drammaturgo del teatro epico in cui lo spettatore non deve immedesimarsi nell attore ma deve avere il giusto distacco (straniamento) per giudicare quello che avviene sulla scena. Quindi sulla sua scena ci sono continui cartelli, interruzioni perché non vuole un pubblico passivo ma vigile e che giudichi ciò a cui sta assistendo. Per questo fa precedere la rappresentazione del dramma vero e proprio da un preambolo (per aiutare il pubblico a leggere in chiave politica l Antigone) in cui ci troviamo in piena guerra: le SS hanno ucciso un partigiano e le due sorelle devono dargli degna sepoltura; l una è timorosa poiché ha paura che le SS uccidano anche loro, l altra è decisa a farlo.

8 Anouillh nel 1944 rivisita Antigone in chiave moderna. Diventa un adolescente fragile che rappresenta l idealismo della fanciullezza e della adolescenza che compie questo gesto di ribellione nei confronti di Creonte che invece rappresenta il mondo degli adulti. È quindi una ribellione all autorità dell adulto serio, posato e razionale (infatti Creonte cerca di convincere Antigone di non persistere nella sua ribellione), una lotta delle idee destinata a soccombere. Alla base dell Antigone quindi bisogna tener conto di questa inconciliabilità e questo conflitto che c è tra i due punti di vista: quello di Creonte e quello di Antigone. L altra componente è quella dell attualità della tragedia che nasce come rito religioso in onore di Dioniso e come gara perché aveva luogo durante le competizioni delle grandi Dionisie al termine delle quali vi era un premio. Ma soprattutto ha una valenza politica perché è la città stessa che si fa teatro, e lo Stato che organizza e paga attraverso il teoricon e l arconte eponimo. Aveva l importanza politica di un assemblea a cui tutti i cittadini erano chiamati a partecipare poiché la stessa Atene veniva messa in esame e si discutevano tematiche a lei care. Il primo punto che è stato messo in rilievo in rapporto a ciò è il fatto che nell Antigone è lo Stato medesimo che si chiede se possa avere una competenza assoluta in termini di leggi o se deve tenere conto anche delle leggi non scritte non da lui emanate e che validità hanno queste rispetto a quelle della poleis. L eroina fa quindi riferimento con il termine non scritte ad una tradizione orale, una consuetudine arcaica che era prerogativa dei géne aristocratici. Così dietro questo dualismo e opposizione si è visto uno scontrotra i géne aristocratici che non vogliono perdere la loro supremazia di classe a vantaggio della poleis. Essendo depositari di norme orali quindi si scontravano con la democrazia in cui legiferavano gli stessi cittadini alle assemblee. I géne aristocratici sostenevano che queste leggi non scritte non dovevano conformarsi a quelle scritte poiché vi erano delle competenze, come ad esempio quella della sepoltura, che non dovevano essere toccate, in quanto affare della famiglia stessa e ne rivendicavano il possesso. Quindi nell atto di Antigone, che può sembrare di pietà religiosa e familiare, in realtà è stata vista una motivazione politica, come forma di resistenza degli aristocratici nei confronti della nuova società che ai tempi di Sofocle si era andata formando. Non si sa se da parte dei géne sia più un gesto di filia familiare, come sostiene Antigone nel prologo quando rivendica a se la sepoltura del fratello in atto religioso, oppure se sia più dovuto ad una esigenza di potere, come si evince dallo scontro successivo con Creonte in cui fa appello alle leggi non scritte. Ma potrebbe anche essere un cambio di registro perché nel primo caso parla con la sorella Ismene e nel secondo con l autorità politica di Creonte. Qualche riferimento però lo possiamo trovare poiché effettivamente ad Atene vi erano delle Leggi Sulla Sepoltura che vietavano di seppellire i traditori e i sacrileghi nel territorio della poleis. Qui però Creonte la nega anche fuori dai suoi confini quindi in qualche modo travalica anche queste norme. Però il fatto che quest ultimo faccia una fine così tremenda e Tiresia, rappresentante degli dei, lo condanni insieme al suo bando in quanto offensivo della giustizia, lascia presagire che Sofocle stesso metta in discussione questa decisone. Inoltre ci sono: -Plutarco che riporta che c era una legge di Solone, la quale vietava di parlare male dei morti. -Tucidide il quale ci dice che Temistocle, morto esule, fu seppellito dalla propria famiglia in Attica all insaputa degli Ateniesi che non lo avrebbero permesso. -Una famosa legge, citata nel 406 a.c. al Processo alle Arginuse, in cui i traditori erano passibili di morte e non poterono essere seppelliti in patia. Quindi l Antigone mette sotto accusa delle leggi vigenti di cui noi conosciamo l esistenza e che questo fosse un tema sensibile a Sofocle ce lo testimonia anche l Aiace, (gli Atridi non vorrebbero seppellirlo perché ha tentato di uccidere l esercito, anche se invece ha massacrato delle pecore). Ci sono quindi delle prerogative del génos in cui lo stato non può intervenire, pena l offesa della ΔίκηΧθόνια, tema centrale della tragedia. Alcuni hanno voluto puntare più sul carattere religioso di questo divieto poiché c è una pietas familiare propria del genos che è sottratta alla religione ufficiale della poleis.

9 C è chi si è spinto molto più in là di questo semplice dilemma e ha visto in questa opera una denuncia al primo stato laico dell antichità, cioè quello di Pericle. Antigone lo contesterebbe, secondo questa visione, soprattutto nel titolo anacronistico che dà a Creonte, ovvero quello di Stratego che non poteva indubbiamente essere un termine dell età del mito ma è il nome con cui lo stesso Pericle governò per 30 anni Atene. Quindi la fine miserevole di Creonte, in cui si rivede la figura dello stratega contemporaneo a Sofocle, testimonia una condanna proprio della politica periclea. Inoltre nel primo stasimo dell Antigone c è la condanna del progresso ( Pericle era legato al circolo di Anassagora, il primo grande razionalista ateo, che esalta l uomo e la sua intelligenza la quale può tutto). Il coro dirà che l uomo è un essere δεινός (= spaventoso e terribile / potente, che può) ma in questa sua potenza può peccare di ὕβϱις e di una fiducia estrema nelle sue capacità, cosa che lo porterebbe a credersi invincibile e senza limiti, neanche quelli divini. Parole chiave Δίκη, la Giustizia Creonte e Antigone rappresentano due modi diversi di vedere la giustizia. Quella a cui fa riferimento Creonte è la giustizia della poleis legata alla politica terrena, quella a cui si appella Antigone è quella assoluta che deve essere superiore alle leggi terrene, anzi queste ultime devono ispirarsi alla giustizia divina superiore. Questa idea è molto antica nella tradizione greca e fa riferimento persino ad Esiodo nelle Opere e i Giorni. In questa opera infatti si contrappone una giustizia che deriva direttamente da Zeus alla βία(=violenza) delle leggi umane, in particolare quella dei giudici corrotti in confronto a cui l unico punto di riferimento superiore è la Giustizia divina. Anche Solone diceva che le leggi della città debbono essere ad essa ispirati perché altrimenti il buongoverno viene compromesso e ci possono essere violenze e povertà. Lo stesso Eschilo nelle sue tragedie tratta il tema della teodicea: è Zeus, amministratore della giustizia, che garantisce l ordine che non deve essere mai violato poiché nel momento in cui avviene il Dio ha il dovere ha il dovere di ripristinarlo riportando la giustizia regolatrice. Quindi Sofocle non dice nulla di rivoluzionario quando fa Antigone paladina della giustizia divina perché è profonda e sentita nella cultura greca l esistenza di questa. La novità è che la protagonista fa riferimento soprattutto ad una ΔίκηΧθόνια, la Giustizia dei morti ΔίκηΧθόνια, ovvero quella giustizia dell oltretomba e dei morti, in nome della quale seppellisce il proprio fratello. Questa presenza che regola il mondo ultraterreno e quindi estranea al mondo solare, è stata messa in luce da molti critici in quanto Antigone fa fin dall inizio una scelta precisa, quella cioè di appartenervi all oltretomba. Così sin dai primi versi lei consapevolmente si avvia verso un percorso che la porterà alla propria morte, verso il luogo in cui ritroverà i propri defunti. Questo lo mette in luce Tiresia quando dice a Creonte che lui sta tenendo seppellita una persona viva, avendo murato nella caverna Antigone, mentre impedisce ad un morto di appartenere al suo mondo, vietando la sepoltura di Polinice. Quindi questo sottolineare la presenza di due mondi, un aldiquà e un aldilà, viene ribadito dallo stesso rappresentante della voce degli dei. Vομός Termine per indicare la Legge che deriva dal verbo νέμω, cioè regolo. Quindi questo per i Greci è un concetto molto terreno e razionale di ordine, rappresenta un consorzio umano che decide di darsi delle regole per amministrarsi. Un altro modo di esprimere il concetto di Legge è Θέμις, proveniente dal verbo τιθημι, cioè stabilire. Quindi in questo termine c è qualcosa di più categorico e fisso tanto che Themis è anche una divinità Nel momento in cui i Greci attribuiscono un carattere divino significa che danno al termine qualcosa di stabilito per l eterno. Questo discorso sarà fondamentale per i Sofisti perché saranno loro, nel momento in cui ad Atene si afferma la democrazia, a fare la distinzione tra: LEGGE POSITIVA, ovvero quella fatta dagli uomini che è relativa perché è una convenzione (come dice Erodoto quando scopre che ci sono tradizioni diverse da quella greca), e LEGGE NATURALE, quella che davvero conta perché è espressione, non contingente di una classe al potere, ma valida in eterno perché legata alla Φύσις, la vera natura dell uomo. Antigone stessa si riferisce a quest ultima quando afferma di essere per natura fatta per amare e non odiare

10 e su questo, secondo lei, la legge di naturale non può nulla, per questo non vede la colpa: Polinice è colpevole rispetto al nomos della città perché è stato un traditore ma rispetto alla legge della famiglia è un fratello morto a cui va data degna sepoltura. L opera è piena di questo dibattito in cui ci si domanda quanto la legge naturale possa rivendicare un suo spazio rispetto a quella positiva ed è un argomento attualissimo. La legge viene considerata come prodotto storico legata ad una comunità in un momento preciso mentre quella naturale è eterna. Θάνατος Vi è il dibattito se le leggi siano valide anche per un morto. Per Antigone Ade ha altre leggi che inducono alla pietas famigliare e al rispetto che si deve nel confronto della morte. Con essa la protagonista ha un rapporto molto stretto che la spinge addirittura a desiderarla per ricongiungersi con la sua famiglia. Kόσμος Ovvero l idea di ordine. Creonte ritiene che la città debba essere regolata da un ordine in assenza del quale ci sarebbe l anarchia politica. Per fare questo egli ritiene che il Génos debba essere subordinato alla poleis, ma soprattutto che la donna sia subordinata all uomo. Un altra chiave di lettura del testo infatti è questa: Creonte non può tollerare che sia stata una donna ad andare contro il suo decreto e gli è intollerabile anche perché Antigone ha messo in crisi la struttura stessa della città a cui lui fa affidamento perché ci sia ordine Visione maschilista e gerarchica contrapposta all ordine a cui pensa Antigone che è quello dei sentimenti, degli affetti famigliari. Il Testo Argomento e Datazione L Antigone di Sofocle narra gli eventi del Ciclo Tebano immediatamente successivi alla morte di Eteocle e Polinice. È caratterizzata da una struttura a dittico: Antigone muore a metà tragedia dividendo il testo in due. La data di rappresentazione dell Antigone ci è suggerita da una notizia presente nell Argomento in base alla quale, durante la guerra contro Samo, Sofocle sarebbe stato eletto stratego proprio grazie al successo in questa tragedia. Siamo quindi fra il 442 e il 441 a.c. Stile Privilegia la parola rispetto all azione come tutte le tragedie. Questo per motivi pratici: non si potevano rappresentare delle scene perché non vi erano i mezzi; e anche per motivi rituali: non potevano essere rappresentate scene di sangue e sesso; quindi per forza tutte queste debbono essere raccontate. In Sofocle però tutto ciò si accresce di valori ulteriori. Ad esempio vi è il racconto di quando il messaggero di giardia al cadavere di Polinice torna dicendo di non aver visto chi sia stato a gettarvi la terra sopra perché è sorta una tempesta di sabbia. Descrivendo questa tempesta che avvolge Antigone parla di un lamento acuto di uccello che era lei stessa che lamentava la morte e lo sfregio del cadavere e mentre in quella tempesta Creonte vede un fenomeno atmosferico, il coro e gli spettatori vi leggono qualcosa di misterioso e divino che circonda Antigone e la protegge. Qui il coro comincia a dubitare che il decreto imposto sia poi davvero così giusto. La funzione del coro: aa differenza di quello di Eschilo dove ha una componente esclusivamente lirica, qui partecipa all azione. È un personaggio esso stesso che partecipa e manifesta i propri dubbi e perplessità nei confronti di ciò che sta avvenendo sulla scena. Simboleggia il dubbio di Sofocle sulla fragilità dell uomo e sulla presenza misteriosa del divino. Metro Il metro utilizzato è prevalentemente il trimetro giambico, composto da tre piedi di due giambi ciascuno.

11 L accento cade sulle sillabe lunghe. Sono presenti soluzioni che portano a trasformare il giambo ( ) in un tribraco ( ), con la seconda sillaba accentata, o in uno spondeo con la sillaba lunga indifferente (ἀδιάφορον), anche in questo caso con accentata la seconda sillaba.

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