Alessandria 1941 di Carlo Barbieri
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- Elisabetta Valli
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1 Alessandria 1941 di Carlo Barbieri Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre del 1941 si realizzava una delle più audaci imprese della Marina Militare Italiana nella Seconda Guerra Mondiale, che passerà alla Storia come La notte di Alessandria. Quella notte, sei incursori della Regia Marina riuscirono a penetrare nel porto nemico di Alessandria d Egitto per compiere una missione che per il coraggio degli uomini, l efficienza dei mezzi impiegati e non meno il sorprendente piano d attacco, stupì e generò grande ammirazione perfino nel nemico. Protagonista di questa eroica vicenda fu un giovane ufficiale di Marina, il tenente di vascello Luigi Durand de La Penne, allora ventisettenne, che al comando di altri cinque incursori, riuscì a violare il sorvegliatissimo porto di Alessandria, mettendo fuori combattimento due grandi navi da battaglia britanniche, la Valiant e la Queen Elizabeth, la petroliera Sagona e a danneggiare gravemente il cacciatorpediniere Jervis. La missione fu preparata nel più assoluto segreto e curata nei minimi dettagli e la scelta del mezzo offensivo cadde sui Siluri a Lenta Corsa (o SLC, soprannominati maiali dagli equipaggi), congegni subacquei a forma di siluro pilotati da due incursori. La gestione dell operazione venne assegnata ai reparti d assalto della Decima Flottiglia Mas che in quel momento era al comando del capitano di fregata Ernesto Forza, già medaglia d Oro al Valor Militare. 70 anni dall impresa di Luigi Durand de La Penne Gli equipaggi Il primo era formato dal tenente di vascello de La Penne, capogruppo, coadiuvato dal capo palombaro di terza classe Emilio Bianchi. Il secondo equipaggio comprendeva il capitano del Genio Navale Antonio Marceglia e il sottocapo palombaro Spartaco Schergat. Il terzo era formato dal capitano delle Armi Navali Vincenzo Martellotta, e dal capo palombaro Mario Marino. Emilio Bianchi attualmente è rimasto l unico superstite del gruppo, ha superato i 93 anni e vive serenamente a Torre del Lago. Dopo la perdita dell Ark Royal e della Barham, l intera potenza navale inglese nel Mediterraneo consisteva in due sole grandi unità: le corazzate Valiant e Queen Elizabeth che nei giorni precedenti l attacco risultavano ormeggiate nel porto di Alessandria. Per garantire la loro incolumità nella base, le due navi vennero circondate da una barriera di reti protettive; inoltre il posizionamento delle mine a ridosso del porto venne ampliato, fu ridisegnata una parte della linea esterna dei gimnoti (ordigni esplosivi subacquei comandati da terra) e infine venne intensificata la vigilanza di superficie con motoscafi veloci, soprattutto nelle ore notturne, rendendo così Alessandria la base navale più sicura del Mediterraneo. L impresa si presentava quindi ad alto rischio e difficilissima da portare a termine con successo. Per il trasporto degli equipaggi e dei siluri in prossimità del porto di Alessandria venne impiegato il sommergibile Scirè al comando del capitano di corvetta Junio Valerio Borghese, che aveva pianificato la missione, con i tre maiali inseriti in altrettanti contenitori cilindrici fissati sul ponte. 28
2 La missione Quando lo Scirè dalla base navale della Spezia prende il mare ed inizia la navigazione, è da poco tempo passata la mezzanotte del 3 dicembre 1941; la grande avventura è cominciata, codice segreto della missione GA3, ossia il terzo tentativo della Decima Flottiglia Mas di violare il porto di Alessandria, dal momento che i primi due erano falliti. Dopo una sosta nella base della Marina situata nell isola greca di Lero, il sommergibile raggiunge il punto stabilito a 1,3 miglia dalla costa il 18 dicembre e, dopo aver ricevuto l ordine di attacco, alle il battello va in affioramento per rilasciare gli uomini. L operazione è molto pericolosa perché sfilare i siluri dai loro contenitori è un lavoro molto faticoso e delicato: si tratta di un totale di 750 Kg. di tritolo; se una sola testata fosse esplosa, la missione si sarebbe conclusa nella catastrofe. Vengono formati gli equipaggi che lentamente, nel più fitto buio della notte, lasciano lo Scirè per iniziare la navigazione strumentale in affioramento verso l imboccatura del porto. Dopo circa 60 minuti vengono intraviste le luci della costa, la direzione dunque è quella voluta. Quando la formazione raggiunge la distanza di mezzo miglio dalla costa, il faro di Ras el Tin illumina il siluro di de La Penne e Bianchi. Fortunatamente non vi è pericolo perché in piena notte, alla distanza di 700 metri, è difficile cogliere movimenti sull acqua, ma da quel momento i tre equipaggi si perdono di vista, pertanto ciascuno dovrà operare per proprio conto. I bersagli erano così assegnati: Valiant a de La Penne, Queen Elizabeth a Marceglia e la petroliera Sagona a Martellotta. Seguiamo il mezzo di de La Penne basandoci sulla relazione sui fatti che l ufficiale presenterà al suo ritorno dalla prigionia. Luigi Durand de La Penne in addestramento, probabilmente presso la base segreta posta alla foce del fiume Serchio; in apertura, un operatore della X Flottiglia in tenuta operativa. Indossa uno scafandro leggero detto vestito Belloni, una maschera facciale a lenti indipendenti, un ARO (apparecchio respiratore a ossigeno) con sacco polmone e filtro a calce sodata per ritenere l anidride carbonica, e due bombole di ossigeno ad alta pressione Sta navigando in affioramento in prossimità della costa. Gli ostacoli da superare per arrivare al bersaglio sono quattro: la vigilanza di superficie dei motoscafi veloci a ridosso del porto, la linea esterna dei gimnoti all inizio della diga foranea, la tripla rete parasiluri posta a sbarramento all imbocco del canale di entrata e quella che circonda la nave. A quota occhiali Navigando quasi in superficie, il disturbo delle esplosioni subacquee delle bombe lanciate a casaccio dai motoscafi è in parte attenuato ma le onde d urto provocano gravi disagi; si riesce a superare l ostacolo dei gimnoti tra le boe che reggono la rete e subito dopo viene individuata la diga foranea alla cui estremità, convergendo sulla sinistra, si trova il triplice sbarramento posto all imboccatura del porto. Il siluro viene portato al centro del canale e ci si prepara a tagliare la rete. Il momento è carico di tensione, ma un inaspettato colpo di fortuna aiuta gli audaci. Improvvisamente si accendono le luci poste ai bordi del canale e le reti lentamente si aprono: tre caccia, a fari spenti, stanno entrando nel porto. La posizione del maiale è precaria, al centro del canale e in rotta di collisione con la prua della prima nave. Operando alla massima velocità consentita, con abilità e con una buona dose di fortuna, si evita lo speronamento, e nella scia della seconda unità, si riesce ad entrare. La visibilità è quasi nulla e la ricerca della diga interna richiede più tempo del previsto; poi si naviga verso l estremità del molo superando di prua due incrociatori all ancora. Qui la Lorraine, una corazzata francese presente nel porto per riparazioni e rilevata in precedenza dai ricognitori, rappresenta un importante punto di riferimento poiché si trova a circa 300 metri a nord est dalla 29
3 Un esemplare di Siluro a Lenta Corsa conservato a Roma, presso il Sacrario delle Bandiere della Marina Militare, situato nel complesso del Vittoriano che ospita il Sacello del Milite Ignoto Valiant. La distanza viene coperta in pochi minuti e improvvisamente la grande massa scura della corazzata compare davanti agli operatori. Mancano poche decine di metri ma bisogna ancora superare l ultimo ostacolo: lo sbarramento retale che circonda la nave sorretto a pelo d acqua tramite boe. Dopo una rapida riflessione si decide di superare l ostacolo in superficie, tra una boa e l altra. Il siluro viene quindi sospinto dai due incursori ed è quasi passato quando un cavetto della rete si attorciglia nell elica bloccando il motore. In quella pericolosa situazione, rischiando di essere sorpresi dalla vigilanza della nave, trascorrono dodici interminabili minuti poi, liberata l elica, il mezzo riprende la sua corsa per gli ultimi 20 metri. Pochi secondi ancora poi un tonfo: il maiale ha toccato la carena. È indispensabile spengere rapidamente il motore ma il freddo della lunga permanenza nell acqua ha reso le mani inservibili tanto da non poter riuscire a governare i comandi. Il mezzo allora prosegue la sua corsa e sprofonda sul fondale di 15 metri. Nella discesa per ricuperarlo la maschera dell autorespiratore di de La Penne si riempie d acqua. A quella profondità non vi sono alternative, per potere operare, quel nauseabondo liquido denso di sporcizia e di nafta deve berlo. Poi ritrova il siluro sul fondo, ad una decina di metri dalla carena, ma tenta senza successo di farlo ripartire. In quel frangente Bianchi scompare, forse risalito in superficie per un guasto al respiratore. A questo punto a de La Penne non resta che raccogliere le forze residue e con enorme fatica, in due interminabili minuti, trascina il maiale per gli ultimi metri sotto la carena della Valiant, attiva il meccanismo di esplosione e regola la spoletta; infine si dà una spinta e risale in superficie, ma come mette la testa fuori dall acqua e si toglie il boccaglio, due fari della vigilanza della nave lo illuminano e gli viene intimata la resa. In quello stesso momento riesce a intravedere Bianchi aggrappato alla boa del corpo morto di prora della corazzata. I due incursori vengono così catturati e portati sulla Valiant per l interrogatorio che avverrà alla presenza del suo comandante, il capitano di vascello Charles Morgan. Alla richiesta di rivelare dove la carica esplosiva era stata posta corrisponde il silenzio più assoluto tanto che per indurli a parlare, de La Penne e il suo secondo vengono condotti e rinchiusi in un locale al centro della nave, sotto la linea di galleggiamento. Nel buio della cala egli realizza di trovarsi vicino ai 250 Kg. di tritolo che stanno per esplodere e, stimando di avere ancora circa 20 minuti, decide di avvertire il comandante Morgan che la Valiant 30
4 sta per saltare e che rimane poco tempo per salvare i suoi marinai. L ordine di sgombrare la nave è immediato e i due operatori vengono nuovamente rinchiusi in una cala, verso prua. Il tempo passa inesorabilmente quando la spoletta arriva allo zero e un tremendo boato seguito da un impressionante scossone squassa tutta la nave, le luci si spengono, il locale dei prigionieri si riempie di denso fumo nero forse è la fine. Ma l onda d urto ha fatto saltare il portello della cala e questo consente una rapida fuga dalla prigione; vengono così percorsi faticosamente alcuni corridoi poi de La Penne si trova in coperta proprio in tempo per capire che la nave ha toccato il fondo e si sta inclinando sulla sinistra. Ma le sorprese non sono finite perché alla distanza di qualche minuto un secondo forte boato risale dal centro del porto, è la Queen Elizabeth che è saltata e subito dopo c è la terza esplosione, quella della Sagona che, affondando, travolgerà la poppa del Jervis. La missione GA3 era quindi andata a buon fine perché anche Marceglia e Martellotta, con i loro uomini, erano riusciti a raggiungere i bersagli. L intera operazione era costata solo tre maiali e la cattura dei sei incursori. Il clamore per l esito dell operazione fu tale che lo stesso Primo Ministro Inglese Winston Churchill, anche se non pubblicamente, riconobbe il valore ed il coraggio degli uomini dicendo che quella era stata la più grande batosta inflitta da soli sei uomini alla Royal Navy. Per questo, dopo l armistizio dell 8 settembre 1943 gli incursori vennero decorati di Medaglia d Oro al Valor Militare. Il gesto dell ex nemico Va ricordato un singolare episodio accaduto a Taranto nel marzo del 1945, durante la decorazione di de La Penne: al momento di porre la medaglia sulla divisa del coraggioso ufficiale italiano, il Luogotenente del Regno d Italia, Umberto II di Savoia che presiedeva la cerimonia, invitò un alto ufficiale della Royal Navy che era presente, ad appuntare la prestigiosa onorificenza sulla divisa del marinaio. Il caso volle che l ufficiale inglese fosse proprio l ex comandante Morgan, ora ammiraglio, che nella notte di Alessandria aveva perso la sua corazzata per opera di colui che adesso stava decorando. La storia di de La Penne non finisce qui perché nel dopoguerra sarà ancora di grande utilità nel coordinare lo sminamento dei porti di Genova e della Spezia, intervenendo personalmente nelle operazioni di maggior pericolo. Terminò la sua carriera con il grado di ammiraglio e verrà in seguito eletto al Parlamento per quattro legislature, ricoprirà la carica di sottosegretario di Stato per la Marina Mercantile e fu anche presidente della Lega Navale Italiana per 19 anni, dal 1960 al Oggi una classe di due cacciatorpediniere lanciamissili porta il suo nome. Lui che lo era davvero, nella vita non sostenne mai la parte dell eroe, e forse non si era mai nemmeno accorto di esserlo. Chi lo ha conosciuto negli anni del dopoguerra lo ricorda come una persona dotata di grande simpatia, sempre piacevolmente ironica e allegra. Quando veniva invitato a rievocare la notte di Alessandria e quando proprio non ne poteva fare a Il sommergibile Scirè in affioramento, probabilmente nei pressi della base di La Spezia; sul ponte sono ben visibili i cassoni destinati a contenere tre Siluri a Lenta Corsa, uno a prora e due, affiancati, dietro la torre 31
5 Un maiale, estratto dal suo equipaggio dal contenitore stagno fissato sul ponte del sommergibile vettore, in fase di navigazione immersa, si dirige verso il bersaglio nel corso di una esercitazione meno, riduceva il tutto alla più semplice normalità, non dimenticando mai di mettere in evidenza la partecipazione ed il coraggio degli uomini con i quali aveva condiviso i momenti dell estremo pericolo per fare l impresa. Se ne andò in silenzio in una mattina del gennaio del 1992 all età di 78 anni mentre la sua Genova si preparava a Una piantina del porto di Alessandria d Egitto con la disposizione delle principali unità presenti la notte del dicembre 1942 quando venne effettuata l Operazione GA3, con le rotte percorse dagli operatori italiani LEGNAME avvicinamento incursori ostruzioni retali incrociatori Lorraine molo interno Queen Elizabeth PETROLI Sagona celebrare il 500 anniversario della scoperta dell America. Per l occasione, nel golfo erano convenute imbarcazioni da tutto il mondo e con le loro vele bianche avevano creato un affascinante scenario al quale lui, uomo di mare ed a pieno titolo avrebbe certamente voluto partecipare; ma così non fu. Quella grande presenza di vele bianche sul mare in parte doveva essere anche per lui. Per concludere ricordiamo le parole dell ammiraglio Alfredo Civetta, che potrebbero essere considerate il risvolto morale delle imprese di cui Luigi Durand de La Penne è stato protagonista nella Seconda Guerra Mondiale. Forse il Fato ha voluto così ma durante le sue incursioni, de La Penne non ha mai causato la perdita di vite umane; le sue missioni erano indirizzate soprattutto alla distruzione del materiale del nemico senza nessuna contropartita anzi, nell imminenza della catastrofe ebbe la forza di avvertire il Comandante avversario per salvare la vita di altri marinai marinai come lui. DIGA FORANEA Valiant ostruzioni retali Jervis CARBONE molo Mahrussa Al Mahmoudia CENTRALE PERCORSO DE LA PENNE - BIANCHI PERCORSO MARCEGLIA - SCHERGAT PERCORSO MARTELLOTTA - MARINO IDROSCALO ARSENALE CAMPI MINATI BATTERIE COSTIERE BATTERIE COSTIERE 32
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