8. DISSENSO SULL IDENTITÀ DI GESÙ

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1 8. DISSENSO SULL IDENTITÀ DI GESÙ 1- GIOV. 7,1-2: LA FESTA DELLE CAPANNE (O DEI TABERNACOLI) Prima di proseguire, dobbiamo richiamare alla memoria la struttura del 4 vangelo; con il 7 cap. prosegue la 3 sequenza della prima parte ( Il libro dei segni o delle opere ), sequenza che comprende i capp. da 5 a 10. E da notare che i capp costituiscono chiaramente un unità letteraria per i seguenti motivi: 1 - C è un inclusione tra 7,3 e 9,3. L inclusione è un procedimento letterario che consiste nel ripetere una parola o una frase al principio e alla fine di un brano più o meno lungo che così si trova delimitato, rinchiuso (cfr.il latino includere, inclusio) tra questi due termini uguali. I due passi in questione sono: Giov.7,3: I suoi fratelli gli dissero: Parti di qui e va nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. Giov.9,3: Rispose Gesù: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. E il termine opere che chiaramente viene ripetuto e include l unità letteraria. 2 - Il tema della luce: è presente nel cap.8 e ritorna in quello successivo col miracolo del cieco nato; in particolare Giov.9,5: Finchè io sono nel mondo, sono la luce del mondo si collega al discorso di rivelazione di Giov.8,12: Di nuovo Gesù parlò loro e disse: Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita. 3 - La festa delle Capanne, che con i suoi due motivi della luce e dell acqua, fa da sfondo liturgico unitario, anche se l ultima indicazione della festa si ha in Giov.7,37. In particolare, i capp.7 e 8 si trovano proprio al centro del LIBRO DEI SEGNI O DELLE OPERE, che è la I grande parte di tutto il 4 vangelo, dopo il Prologo: da Giov.1,19 a Giov.12,50. A prima vista essi danno l impressione di essere una raccolta di materiale eterogeneo, addirittura con qualche doppione e con l episodio dell adultera (7,53-8,11) quasi certamente interpolato (l interpolazione è quella parte di un testo che una mano estranea ha inserito nell originale in un tempo successivo). E poi c è la polemica sul sabato (7,19-24) che sembra fuori posto, per le ragioni che diremo. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 67

2 Tuttavia, a ben vedere, la sezione non è così eterogenea, perché troviamo: 1 - anzitutto lo sfondo comune ai capp che è la già ricordata festa delle Capanne. 2 - l alternanza di materiale narrativo e discorsivo, tipica di Giovanni 3 - ogni scena e ogni dialogo convergono a un unico tema: la persona di Gesù, che è posta in discussione. Egli provoca sconcerto negli astanti e li obbliga a una scelta pro o contro di Lui. E questo il tema enunciato nel Prologo e ripreso infinite volte nel vangelo, come stiamo vedendo: Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto (Giov. 1,11). 1 Dopo questi fatti, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. 2 Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne (Giov.7, 1-2) La festa delle Capanne veniva celebrata tra il 15 e il 22 di Tisri, che corrisponde al nostro periodo di settembre-ottobre, visto che il calendario ebraico è anche lunare (e non solo solare come il nostro) e quindi i mesi vengono calcolati in base alle lunazioni. E una delle tre feste di pellegrinaggio (con Pasqua e Pentecoste), così denominate perché in antico, in queste occasioni, era consuetudine recarsi in pellegrinaggio al Tempio Santo di Gerusalemme. Era l ultima delle tre e quindi rappresentava il momento culminante dell anno liturgico ebraico. era una festa particolarmente sacra e importante per gli Ebrei, fin dal periodo pre-esilico. La celebrazione durava sette giorni, di cui il primo e l ultimo, giorni solenni come il sabato, comportavano il riposo del 7 giorno e un assemblea liturgica. In origine si trattava di una festa cananea agricola (poi adottata dagli Ebrei), che celebrava la raccolta dei frutti autunnali, soprattutto l uva, e quindi era anche detta festa della vendemmia : in sostanza era una festa di ringraziamento per i doni della terra in autunno. Era poi una festa molto popolare e particolarmente gioiosa, in cui si beveva il vino nuovo e si danzava nelle vigne (cfr. Giudici 21,19-21). La danza faceva ancora parte del rito all epoca del Nuovo Testamento: gli uomini pii (i Chassidim ) e i maggiorenti della comunità danzavano cantando e tenendo in mano torce accese e si diceva: Chi non ha visto la gioia di questa festa notturna, non ha visto la vera gioia. In seguito, come fu per tutte le feste ebraiche, sul significato in origine agricolo della festa si inserì un significato storico: il ricordo dei 40 anni passati da Israele nel deserto, sotto le tende, a lottare con le difficoltà della vita nomade; privi di tutto, eppure soccorsi giorno per giorno dal Signore Jahvè; affamati, eppure saziati dalla manna del cielo. Ciascuna delle tre feste ebraiche di pellegrinaggio rinnova infatti il ricordo di un evento in cui l intervento della Provvidenza di Dio si era manifestato drammaticamente, ma con singolare chiarezza. Così la Pasqua commemora la liberazione dall Egitto e la Pentecoste il dono della Legge sul Sinai. Gli eventi storici legati alla festa delle Capanne ( Sukkot in ebraico) venivano rievocati simbolicamente. Gli Ebrei si costruivano capanne di fronde per le strade e sulle terrazze delle case e vi abitavano durante i 7 giorni della festa, ricordando così la protezione e la Provvidenza di Dio. Inoltre, come segno della loro partecipazione all esperienza del deserto fatta dai Padri, ogni giorno si svolgevano due riti: 1 - Al mattino, al suono del corno ( shofar ) gli ebrei andavano al Tempio e, passando per la piscina di Siloe [cfr. la cartina di Gerusalemme, data con il 2 incontro: è in basso al centro], attingevano acqua che conservavano sull altare per la libagione (cerimonia che consiste nello spargere sull altare alcune gocce di liquido come offerta agli dei) e chiedevano il dono della pioggia. 68 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

3 2 - Alla sera si aveva l illuminazione del Tempio: fin dalla prima notte della festa venivano accesi 4 lampioni ad olio, nel cortile delle donne [vedi cartina], che illuminavano a giorno tutta la città. Particolarmente importanti, anche per capire i discorsi di Gesù durante questa festa, sono le cerimonie del 7 giorno: quella serale della luce, già vista, e quella dell acqua. Il Sommo Sacerdote andava ad attingere acqua con una brocca d oro alla fonte di Ghicon [vedi cartina: è vicina al torrente Cedron, in basso a destra] e la portava al tempio passando in mezzo al popolo in festa, che con una mano agitava ramoscelli legati a una palma (detta lulab ) in segno di allegria e di acclamazione, e nell altra mano teneva un limone o un cedro, simboli del raccolto. Giunto al Tempio, il Sommo Sacerdote girava sette volte intorno all altare, versando l acqua. Questa cerimonia veniva considerata propiziatrice della pioggia autunnale. I testi delle Scritture che si leggevano e commentavano durante la festa al tempo di Gesù erano molti e tra essi: Levitico 23,33 sgg; Zaccaria 14; Geremia 7,17 sgg.; Malachia 3,10 sgg. Sono testi che parlano dell acqua e della luce, i due importanti elementi del culto e della predicazione che hanno suggerito all evangelista Giovanni di radunare qui vari materiali riguardanti fatti e parole di Gesù. Egli mostra così come il significato della festa si compia in Gesù, venuto nel mondo per dare lo Spirito, simboleggiato dalla luce. Qui però, a differenza delle analoghe situazioni precedenti, il segno (la guarigione del cieco nato al cap.9) è dato non prima, ma alla fine del discorso relativo. 2 - GIOV. 7, 3-13: GESÙ, I SUOI PARENTI E LA FESTA 3 I suoi fratelli gli dissero: Parti di qui e va nella Giudea, perché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu compi. 4 Nessuno infatti, se vuole essere riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!. 5 Neppure i suoi fratelli infatti credevano in lui. 6 Gesù allora disse loro: Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo invece è sempre pronto. 7 Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di esso io attesto che le sue opere sono cattive. 8 Salite voi alla festa; io non salgo a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto. 9 Dopo aver detto queste cose, restò nella Galilea. Ma quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto. 11 I Giudei intanto lo cercavano durante la festa e dicevano: Dov è quel tale?. 12 E la folla, sottovoce, faceva un gran parlare di lui. Alcuni infatti dicevano: È buono!. Altri invece dicevano: No, inganna la gente!. 13 Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei. Notiamo anzitutto che neppure i suoi fratelli (cioè parenti) credevano in Gesù (cfr. il v.5); o meglio: essi non capivano il suo modo di agire, la sua eccessiva discrezione, la evidente contraddizione tra la sua pretesa messianica e il suo ritirarsi dalla folla che lo vuole fare suo re (cfr. Giov.6,15, dopo la moltiplicazione dei pani), la sua mancanza di abilità politica: avrebbe ben potuto approfittare della solennità delle Capanne, la più popolare delle feste ebraiche, in cui le folle erano facilmente preda di entusiasmi messianici! Secondo loro questa era un ottima occasione per Gesù per mettersi in mostra e farsi conoscere dal popolo. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 69

4 Ma la risposta del Nazareno ci riporta al cuore della sua concezione messianica, ben diversa da quella dei parenti, la stessa che Satana gli aveva proposto nel deserto, all inizio del suo ministero pubblico: mostra al mondo il tuo potere messianico! (cfr. Matteo 4). E, come allora nel deserto, così ora Gesù vince la tentazione di un messianismo spettacolare e dà ai suoi parenti una risposta negativa: quello che per loro è il momento giusto per farsi conoscere, non lo è per Cristo. Ecco perché Egli solo più tardi andrà alla festa e in incognito! (cfr. il v.10). Egli vuole compiere la sua missione secondo la volontà del Padre, e non cercare la sua gloria (come si vedrà in 7,18). La folla, sottovoce, fa un gran parlare di Lui, mostrandosi pro o contro. 13 Nessuno però parlava di lui in pubblico, per paura dei Giudei.Con il 9 cap. avremo modo di chiarire a fondo quest ultima frase. 3 - Giov. 7,14-18: DISCORSO DI GESÙ A METÀ DELLA FESTA a) EGLI GIUSTIFICA IL SUO DIRE Quando ormai si era a metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15 I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?. 16 Gesù rispose loro: La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17 Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. 18 Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c è ingiustizia. Dall inizio del brano capiamo che Gesù non sale alla festa delle Capanne per compiere prodigi, come avrebbero voluto i suoi parenti, ma per insegnare, un aspetto fondamentale della sua missione. La cosa suscita subito stupore tra i Giudei, per il fatto che Egli non è stato alla scuola di nessun maestro riconosciuto, eppure insegna. Alle loro rimostranze Gesù risponde che non è certo un autodidatta, perché la dottrina che egli insegna non ha origine da Lui, ma da un Maestro riconosciuto, e molto più autorevole di quelli terreni, perché è addirittura il suo Padre celeste: Gesù è stato alla migliore di tutte le scuole rabbiniche! Certo, questo è un discorso strano, insolito, ma chi fa la volontà di Dio riconoscerà che la dottrina di Gesù viene dal Padre. Fare la volontà di Dio è più che l obbedienza etica: implica di accettare, per mezzo della fede, l intero piano divino di salvezza, compresa l opera di Gesù. Lo si è già visto nel discorso di Giov.5,30: Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Fare la volontà di Dio implica l essere aperti alle Sue vie e al suo piano salvifico. Poi Gesù ribadisce che non cerca la gloria per sé, quella gloria umana che intendevano i suoi parenti, ma la gloria di Chi lo ha mandato, il Padre. E allora in Lui non c è menzogna (v.18): Egli è veritiero. IN QUESTO MODO GESU HA GIUSTIFICATO IL SUO DIRE (= LE SUE PAROLE) 70 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

5 4 - Giov. 7,19-24: DISCORSO DI GESU : b) EGLI GIUSTIFICA IL SUO FARE 19 Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?. 20 Rispose la folla: Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti?. 21 Disse loro Gesù: Un opera sola ho compiuto, e tutti ne siete meravigliati. 22 Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. 23 Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? 24 Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!. E evidente un brusco passaggio tra i vv (sulla ricerca della gloria) e la pericope 19-24, perché improvvisamente si passa a parlare della Legge di Mosè e, alcuni versetti più avanti, dell osservanza del sabato e della guarigione del paralitico, riportate in Giov.5,1-18. Con ogni probabilità la pericope dei vv un tempo seguiva immediatamente il cap.5, senza l interruzione del cap.6 sulla moltiplicazione dei pani, inserito successivamente. Ora, Gesù si rifà alla Legge di Mosè per affermare che nessuno di loro la osserva veramente. La frase nessuno di voi osserva la Legge! (v.19) potrebbe essere male interpretata. Gesù non intende affermare che i suoi uditori non osservano i precetti, ma che essi non hanno un rapporto autentico con la Legge, non essendo aperti all appello che essa contiene. Con l esempio della circoncisione Egli ricorda che talvolta si è autorizzati a trasgredire il precetto sabatico; tale sarebbe il caso del suo gesto a favore del paralitico. Si scontrano qui due diverse concezioni della Legge: Gli avversari di Gesù vedono in essa solo una serie di precetti e si fermano al livello letterale Gesù invece ascolta in essa la Parola di Dio che suscita la vita. E in questo ascolto che consiste il fare la volontà di Dio (cfr. il v.17). Ma nessuno di voi Giudei prosegue il Nazareno è in rapporto autentico con la Legge, visto che cercate di uccidermi proprio perché, attraverso le mie opere, manifesto il senso della Legge che è la vita per l uomo; mentre per voi la mia guarigione è una violazione del sabato. Ora, se Mosè vi ha dato la circoncisione e le ha dato precedenza sul sabato l ha fatto proprio per manifestarvi che la Legge divina ha come scopo la salute totale degli uomini. Circoncidere in giorno di sabato non è fare uno strappo legittimo alla Legge, ma significa raggiungere la sua intenzione fondamentale: dare la vita e la salvezza. A maggior ragione, il guarire non un solo membro, ma un uomo tutto intero, significa portare la Legge al suo compimento. L espressione tutto intero suggerisce qualcosa di più dell integrità corporea, poiché la sanità resa al paralitico di Betzadà simboleggiava il dono totale della salvezza, come si è visto al cap.5. IN QUESTO MODO GESU HA GIUSTIFICATO IL SUO FARE (=I SUOI MIRACOLI) L esortazione conclusiva del v.24 ( Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio! ) nel contesto si riferisce a ciò che per gli uditori era sembrata una trasgressione del sabato, ma illumina anche la questione dibattuta nella successiva pericope. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 71

6 5 - Giov. 7, 25-36:DISCORSO DI GESU : c) EGLI GIUSTIFICA LE SUE ORIGINI «25 Intanto alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: Non è costui quello che cercano di uccidere? 26 Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? 27 Ma costui sappiamo di dov è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia. 28 Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29 Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato. 30 Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. 31 Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui?. 32 I farisei udirono che la gente andava dicendo sottovoce queste cose di lui. Perciò i capi dei sacerdoti e i farisei mandarono delle guardie per arrestarlo. 33 Gesù disse: Ancora per poco tempo sono con voi; poi vado da colui che mi ha mandato. 34 Voi mi cercherete e non mi troverete; e dove sono io, voi non potete venire. 35 Dissero dunque tra loro i Giudei: Dove sta per andare costui, che noi non potremo trovarlo? Andrà forse da quelli che sono dispersi fra i Greci e insegnerà ai Greci? 36 Che discorso è quello che ha fatto: Voi mi cercherete e non mi troverete, e: Dove sono io, voi non potete venire?». Secondo la teoria giudaica classica, il Messia doveva avere un origine sconosciuta; soltanto una clamorosa discesa in questo mondo poteva certificare l uomo che Dio avrebbe inviato per instaurare il suo regno; si era poi imposta la credenza popolare che il Messia non avesse niente a che fare con la dimensione umana. Di qui la negazione dei Giudei che Gesù potesse essere il Cristo: si sapeva che veniva dalla Galilea ed era semplicemente un uomo! Come reagisce Gesù, insegnando nel Tempio? Riconosce di venire dalla Galilea (origine nota), ma subito dopo afferma: non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29 Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato (vv.28-29); cioè: nello stesso tempo egli viene da altrove, da quel Padre, veritiero, che i Giudei non conoscono, ma Lui sì [anche qui c è un richiamo al Prologo: Gesù era presso il Padre] e ha il compito di rivelarlo. Cercavano allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora. (v.30) Il narratore riprende l espressione pronunciata a Cana davanti alla Madre (Giov.2,4); e qui la sua ora si riferisce evidentemente alla sua Passione. Molti della folla invece credettero in lui, e dicevano: Il Cristo, quando verrà, compirà forse segni più grandi di quelli che ha fatto costui? (v.31) Di nuovo la folla è ondeggiante. Un gran numero (non più solo alcuni come al v.25) propende ora a favore di Gesù e riemerge la questione della sua messianicità, a favore della quale depongono sia il suo insegnamento (v.25: parla liberamente nel tempio) che le sue opere (i segni riconosciuti dalla gente); già lo aveva detto Nicodemo: nessuno infatti può compiere questi segni che tu compi, se Dio non è con lui (Giov.3,2). A livello narrativo, questa attestazione di gran parte della folla diventa indirettamente un accusa per gli increduli: Gesù non ha soltanto parlato, ha pure compiuto delle opere che confermano il suo 72 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

7 invio dall alto. E anche in questo si coglie un compimento delle profezie. Secondo la tradizione isaiana, il Messia davidico doveva operare miracoli con cui avrebbe manifestato la sua bontà; e in effetti, se si eccettua la moltiplicazione dei pani, i segni riportati nel 4 vangelo vanno tutti incontro a situazioni penose. Ma, in contrasto con la fede nascente, si afferma di nuovo l ostilità irriducibile. Entrano in azione i farisei, che devono tuttavia ricorrere ai capi dei sacerdoti (responsabili dell ordine pubblico nel Tempio fino al 70 d. Cr.) per poter far arrestare Gesù e questi, avvertendo l aggravarsi del pericolo e l avvicinarsi del momento della sua scomparsa, parla di essa, per sollecitare gli uditori a impegnarsi verso di Lui, visto che il tempo della sua presenza tra gli uomini è ormai breve. Ma, come spesso in Giovanni, il suo discorso non viene capito. Il v.35 presenta infatti un tipico caso di doppio senso (cfr. quanto detto in proposito nella 5 lez.). Nel versetto precedente Gesù aveva detto: Dove sono io, voi non potete venire, intendendo la sua permanenza presso il Padre. Invece i Giudei suppongono che Egli voglia andarsene nella diaspora, cioè nelle regioni fuori della Palestina, dove i loro correligionari vivono dispersi tra i pagani. Ricordiamo che in Giovanni i farisei appaiono come i principali avversari di Gesù; dal punto di vista storico essi lo erano certamente nella comunità primitiva che affermava la messianicità del Nazareno. 6 - Giov. 7, 37-52: DISCORSO DI GESÙ NELL ULTIMO GIORNO DELLA FESTA 37 Nell ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva 38 chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. 39 Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. All udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: Costui è davvero il profeta!. 41 Altri dicevano: Costui è il Cristo!. Altri invece dicevano: Il Cristo viene forse dalla Galilea? 42 Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?. 43 E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. 44 Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. 45 Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: Perché non lo avete condotto qui?. 46 Risposero le guardie: Mai un uomo ha parlato così!. 47 Ma i farisei replicarono loro: Vi siete lasciati ingannare anche voi? 48 Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? 49 Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!. 50 Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: 51 "La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?. 52 Gli risposero: Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!. 53 E ciascuno tornò a casa sua. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 73

8 Ricordiamo che la Festa delle Capanne era associata anche al solenne giorno del Signore, il cui trionfo viene descritto nei capp.9-14 del profeta Zaccaria: il re messianico viene a Gerusalemme vittorioso e cavalcando un asino (Zacc.9,9); Jahvè riversa su Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione (12,10); Egli fa zampillare una sorgente per la casa di Davide per purificare Gerusalemme (13,1); acque vive sgorgheranno da Gerusalemme verso il Mediterraneo e il Mar Morto (14,8). Durante la festa, poi, c erano momenti che portavano i fedeli ad un intensa commozione e ad una vivace e impaziente attesa del Messia, che avrebbe liberato gli Ebrei dai Romani. E proprio nell ultimo giorno, il 7 della festa, il più solenne, a un certo punto l acqua prelevata dalla piscina di Siloe veniva versata dal sacerdote oltre le mura di Gerusalemme, a significare l abbondanza di Israele che si sarebbe riversata su tutte le nazioni della terra. Allora scoppiava l entusiasmo della folla, spesso addirittura in forma di fanatismo messianico e rivoluzionario, e si cantava l inno di Is.12,3-6 Il Signore è la mia salvezza al suono delle trombe, inno che abbiamo messo come preghiera all inizio dell incontro. Pensate come doveva essere sentite emotivamente le parole In quel giorno voi direte: Lodate il Signore; invocate il suo nome! Ora, è proprio nel momento della cerimonia dell acqua sull altare che Gesù, ritto in piedi, proclama la sua rivelazione: non nelle feste di Israele, ma in Lui c è la salvezza! La nuova traduzione si è mantenuta più fedele di quella precedente al testo originale, che dice letteralmente: Gesù, ritto in piedi, gridò. (v.37); cioè Gesù stava ritto alla maniera dei profeti, e GRIDO : il verbo (usato nel vangelo 4 volte; cfr. anche 7,28) ha un valore particolare in Giovanni; al contrario dei sinottici, esso introduce sempre dichiarazioni solenni di Gesù su se stesso e la sua opera; quindi va inteso proprio nel senso di un annuncio profetico autorevole. Gesù grida con la voce del rivelatore, che dev essere udita da lontano e senza perdere intensità; grida con una forza e maestà sconosciuta altrove nel vangelo di Giovanni Che cosa proclama Gesù? Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. (vv.37-38) Abbiamo detto che è proprio durante la cerimonia dell acqua del 7 giorno che Gesù proclama solennemente di essere la sorgente di acqua viva. Dunque le preghiere liturgiche per l acqua erano state esaudite, anche se in un modo che gli Ebrei non si aspettavano! Zaccaria 14,8 (prima ricordato) aveva predetto che acque vive sarebbero sgorgate da Gerusalemme, ed Ezechiele 47,1 aveva visto un fiume sgorgare dalla roccia sottostante al Tempio. Ed ecco che Gesù dice: questi fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo stesso corpo, quel corpo che è il vero nuovo Tempio (cfr. Giov.2, 13-25). In Gesù Cristo si adempiono le speranze di Israele: Egli è la roccia santa, alla quale chiunque è assetato può bere acqua viva ed estinguere per sempre la sua sete (cfr. Giov.4,14 episodio della Samaritana e 6,35 discorso eucaristico a Cafarnao). Ormai quelli che hanno sete devono solo venire a Gesù, e mediante la fede l acqua della vita sarà loro. Come dice la Scrittura (v.38b). Non è facile identificare in modo univoco questo riferimento alla Scrittura. Il testo più vicino è forse il versetto di Isaia che si cantava durante la processione con l acqua dalla fonte di Ghicon al Tempio: Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza (Is.12,3). E poi il riferimento andava probabilmente ai testi di Zaccaria ed Ezechiele prima citati, i cui motivi sono contenuti nella frase composita di Giov.7,38. Anche l affermazione del v.39a riflette la Scrittura (Is.44,3: verserò acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Verserò il mio spirito sulla tua discendenza ), e pure un Targum (= libera traduzione/perifrasi del testo biblico in aramaico) di Isaia 43,20: Come sono state date acque nella terra arida, così io porrò il mio Santo Spirito sui tuoi figli e le mie benevolenze sui tuoi piccoli. E subito dopo Giovanni annota che il dono dello Spirito sarebbe avvenuto con la glorificazione di Gesù, che si avrà sulla croce. 74 IL VANGELO DI GIOVANNI Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re

9 Osserva Enzo Bianchi, in Evangelo secondo Giovanni (capp.1-12) Qiqajon, pag.91: La morte di Gesù costituisce dunque la tappa decisiva nella realizzazione del piano di Dio e nel compimento delle promesse profetiche (cfr.giov.19,30.34). La morte di Gesù è anche il sigillo definitivo dell amore del Padre per il mondo e del Figlio per il Padre. Lo Spirito Santo è, secondo Giovanni, amore increato, forza enorme che soffia e dà la vita e là dove c è morte genera la vita. Così l amore di Dio è amore impetuoso che nessuna forza può fermare e che trasforma e ricrea ogni nostro amore. Viene da chiedersi se l acqua dei vv sia anche simbolo del Battesimo, ricordato la scorsa volta nel paragrafo I Sacramenti nel 4 vangelo. Certamente le prime generazioni cristiane hanno letto il testo in questa chiave, come si evince anche dai simboli raffigurati nelle catacombe. Dopo la solenne dichiarazione di Gesù, l evangelista annota che ancora la folla è divisa e continua il dibattito sulla vera identità del Nazareno: per alcuni è il Messia (=Cristo), per altri no; c è infatti una difficoltà di fondo: Gesù proviene dalla Galilea (cfr. Giov.1,45-46) e non da Betlemme, la patria di Davide. Inoltre le guardie mandate ad arrestarlo sono letteralmente bloccate dalla sua autorità e dal suo fascino; lo stesso Nicodemo, che propone di ascoltare il Nazareno come prescrive la Legge, subisce l ironia dei capi che gli ricordano le profezie. Questi ultimi versetti del cap.7 riflettono una realtà storica dei primi tempi della comunità cristiana. L origine nazaretana di Gesù costituì una grossa difficoltà per tutto il mondo giudaico. Rispondere a tale problema fu uno dei motivi per cui Matteo e Luca scrissero i vangeli dell infanzia. Quanto alla discendenza da Davide (v.42), la posizione presa dai primi cristiani è quasi unanime in tutte le tradizioni neotestamentarie. Si afferma l origine da Davide (cfr. le genealogie di Matteo e Luca), ma insieme si nega il progetto messianico di restaurazione politico-religiosa che l espressione figlio di Davide sottintendeva. Soprattutto si afferma che il Cristo trova la sua origine decisiva non nella linea davidica, ma in Dio. Scuola parrocchiale di teologia Parrocchia di Cristo Re IL VANGELO DI GIOVANNI 75

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