Focus on: l evoluzione della domanda per l industria lattiero casearia nel 2012 pag. 12

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1 III TRIMESTRE 2012 numero 4/12 25 ottobre 2012 IN SINTESI Nel mondo pag. 2 In Italia pag. 5 La produzione mondiale di latte è in aumento nei principali bacini produttivi, ma la siccità che ha colpito gli USA e l Argentina ha rallentato i ritmi di crescita complessivi. L aumento dei prezzi dei mangimi ha determinato un inversione di tendenza anche per i prezzi dei prodotti lattiero-caseari, soprattutto per le polveri magre e il burro. La domanda mondiale di prodotti lattiero caseari rimane sostenuta, trainata dalla Cina e dai paesi del Sud-est asiatico e del Medio Oriente. L UE-27 mantiene la leadership nel mercato dei formaggi (+11% nei primi sei mesi del 2012) e delle polveri magre (+21%), nonostante la pressione competitiva di USA e Oceania. La Nuova Zelanda presidia il mercato del burro e, insieme con l Argentina, quello del latte intero in polvere. Significativa flessione della redditività degli allevamenti da latte, a causa dell aumento dei prezzi dei fattori produttivi (indice +7,3% nel terzo trimestre su base annua), soprattutto alimentazione del bestiame e prodotti energetici. Calo della produzione dei principali formaggi DOP. Tendenza ancora negativa per i prezzi all origine di latte e derivati, nonostante il rallentamento della flessione per i formaggi duri. Trend positivo per le esportazioni di formaggi e latticini (+5% nel periodo gennaio-giugno); in forte calo l import di latte in cisterna in conseguenza della minore richiesta da parte dell industria di trasformazione. Andamento positivo dei consumi domestici di formaggi e yogurt, esclusi i probiotici, nel periodo gennaio-settembre; si attenua la flessione dei consumi di latte fresco e tornano in positivo gli acquisti di latte uht. Focus on: l evoluzione della domanda per l industria lattiero casearia nel 2012 pag. 12 IN EVIDENZA Nel mondo In Italia Oceania : prezzi dei prodotti lattiero-caseari ($/kg) Prezzi medi all'origine di Parmigiano Reggiano e Grana Padano ( /kg - iva esclusa) Fonte: elaborazione Ismea su dati USDA 1

2 1. Nel mondo 1.1 La produzione Dopo gli incrementi realizzati in apertura d anno, nei mesi successivi i ritmi di crescita della produzione mondiale di latte sono rallentati. La battuta d arresto ha riguardato gli Stati Uniti e l Argentina, a causa della siccità che ha fortemente compromesso la disponibilità di foraggi; diversamente in Oceania la nuova campagna di commercializzazione ha avuto un Tab. 1.1 Produzione di latte e derivati nell UE-27 (000 t) gennaio-luglio* var.% avvio molto positivo grazie alle buone condizioni climatiche. Nel complesso, secondo le stime USDA, la produzione mondiale di latte dovrebbe aumentare di circa il 2% anche nel Per quanto riguarda l Unione Europea, nei primi sette mesi del 2012, le consegne di latte ai caseifici Consegne di latte ,5 sono aumentate dell 1,5% rispetto ad un anno fa, Latte alimentare ,8 interessando in misura estremamente differenziata i Burro ,5 principali paesi produttori. Dopo un inizio di Formaggi ,7 campagna piuttosto dinamico, gli allevatori comunitari si sono scontrati, da un lato, con Latte screm. in polv ,8 l aumento dei costi di alimentazione del bestiame e, Latte intero in polv ,9 dall altro, con la flessione dei prezzi del latte crudo * dati provvisori alla stalla. La combinazione di questi due fattori ha Fonte: elaborazione Ismea su dati Eurostat inciso soprattutto sulla produzione di latte in Germania (-0,1% rispetto ai primi sette mesi del 2011), Irlanda (-1,3%), e, seppure, in misura minore nel Regno Unito (+0,8%), Paesi Bassi (+0,9%) e Francia (+1,8%); diversamente le consegne sono risultate ancora in forte crescita in Polonia (+8,8%), Repubblica Ceca (+6,3%) e Danimarca (+4,1%). Sul fronte della trasformazione industriale, nei primi sette mesi del 2012 sono aumentate le produzioni di latte scremato in polvere, visto il buon andamento delle esportazioni comunitarie verso i Paesi Terzi, e di burro, con un progressivo accrescimento degli stock di magazzino. Ancora in flessione la produzione di latte intero in polvere, il cui mercato è estremamente influenzato dall incontrastata leadership della Nuova Zelanda, e segno negativo anche per l offerta di formaggi, a causa del debole andamento dei consumi interni. 1.2 Gli scambi Gli scambi internazionali continuano ad essere vivaci e, in particolare, sul fronte della domanda i ritmi di crescita appaiono assestati su livelli molto sostenuti. L Unione Europea continua a detenere la lerdership nel mercato mondiale delle polveri magre, con le esportazioni cresciute del 21% nei primi sei mesi del Nello stesso periodo anche gli Stati Uniti, secondo player mondiale, hanno incrementato le vendite all estero (+11%), mentre la Nuova Zelanda, avendo optato per una maggior produzione di formaggi, ha ridotto la propria offerta sul mercato mondiale (- 7%). Gli scambi sono rimasti molto dinamici, in particolare grazie all impulso della Cina che ha aumentato le proprie importazioni di oltre il 60%, anche se il primo acquirente a livello mondiale resta il Messico che pure ha evidenziato una significativa crescita degli approvvigionamenti (+40%). Il principale sbocco delle polveri magre comunitarie resta l Algeria, nonostante la forte riduzione degli acquisti avvenuta nell ultimo anno; stanno invece acquisendo sempre maggiore importanza i mercati asiatici (Indonesia, Vietnam, Cina) con tassi di crescita anche triplicati rispetto al Indiscusso il ruolo dell UE-27 nel mercato dei formaggi, ritornati ad essere competitivi sulla scena internazionale in seguito alla contrazione dei prezzi: nella prima metà del 2012 le esportazioni comunitarie hanno, infatti, superato le 360 mila tonnellate mettendo a segno una variazione positiva dell 11%, soprattutto grazie al recupero dei flussi diretti verso la Russia (+16%). Nel contempo anche Stati Uniti e Nuova Zelanda, che ormai si contengono il secondo posto detenendo la medesima quota di mercato in volume, hanno in entrambi i casi aumentato le esportazioni del 18%, sia rispetto a sbocchi tradizionali (Messico nel primo caso, Giappone nel secondo) sia rispetto a destinazioni emergenti. 2

3 Tab. 1.2 Principali paesi importatori di lattiero caseari (t) Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI gennaio-giugno var.% Latte screm. in polv. - Messico ,9 - Cina ,4 - Indonesia ,4 Latte intero in polv. - Cina ,1 - Algeria ,4 Formaggi - Russia ,2 - Giappone ,4 - Egitto ,2 - Stati Uniti ,5 Burro - UE ,7 - Egitto ,6 - Cina ,1 Tab. 1.3 Principali paesi esportatori di lattiero caseari (t) gennaio-giugno Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI var.% Latte screm. in polv. - UE ,7 - Stati Uniti ,0 - Nuova Zelanda ,8 Latte intero in polv. - Nuova Zelanda ,6 - UE ,1 - Argentina ,5 Formaggi - UE ,7 - Nuova Zelanda ,7 - Stati Uniti ,7 Burro - Nuova Zelanda ,6 - UE ,5 - Stati Uniti ,2 Per quanto riguarda il latte intero in polvere, nonostante il calo della domanda cinese, continuano ad essere movimentati grandi quantitativi. Il prodotto europeo resta meno concorrenziale rispetto ai competitor neozelandesi e argentini. Nei primi sei mesi dell anno le esportazioni comunitarie sono scese del 3%, soprattutto a causa della contrazione dei flussi diretti verso l Algeria (-33%), tradizionalmente il principale mercato di sbocco. Ciononostante l UE resta il secondo esportatore a livello mondiale, con buone performance nei paesi del Medio-Oriente (Oman, Kuwait, Libano), in Egitto e nei paesi Caraibici. Il mercato del burro ha presentato maggiore instabilità: la buona disponibilità neozelandese ha determinato, infatti nella prima parte dell anno una flessione significativa dei corsi mondiali rendendo il prodotto comunitario poco competitivo. Nel periodo gennaio-giugno, infatti, le esportazioni dell UE-27 sono calate (- 10%), mentre le importazioni sono più che raddoppiate, anche se l incremento si è registrato soprattutto nei primi tre mesi dell anno. In attesa di una ripresa delle quotazioni internazionali, quindi, gli industriali europei hanno generalmente optato per lo stoccaggio privato, nonostante il forte calo degli aiuti previsti dal regime di ammasso riaperto il 1 marzo. Fig. 1.2 Esportazioni dell UE-27 1 (000t) Fig. 1.3 Importazioni dell UE-27 1 (000t) 1) extra UE-27 Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI 1) extra UE-27 Fonte: elaborazione Ismea su dati GTI 1.3 Il mercato L'impennata dei prezzi dei cereali, verificatasi durante l estate, ha trascinato al rialzo anche il mercato dei prodotti lattiero caseari. Nel terzo trimestre i prezzi europei, inoltre, hanno beneficiato del lieve svalutazione della moneta unica, evidenziando un migliore equilibrio nel mercato mondiale anche grazie al calo stagionale della produzione di latte nell UE. In particolare, nel periodo luglio-settembre i prezzi del burro hanno 3

4 recuperato sia sul mercato francese (+8,2% rispetto al secondo trimestre del 2012) sia su quello tedesco (+12,2%), superando nuovamente la soglia dei 3 euro/kg. Ripresa sostenuta anche per il latte scremato in polvere che, con una quotazione media di 2,36 euro/kg per il prodotto ad uso zootecnico, ha evidenziato una variazione positiva del 26% rispetto al trimestre precedente e ha ritrovato gli ottimi livelli di inizio 2011 (+15,6% su base tendenziale). I prezzi dei formaggi stagionati, come l Emmental, che avevano meglio resistito alla tendenza al ribasso dei mesi scorsi si sono stabilizzati durante l'estate (4,96 euro/kg in Germania), mentre per i formaggi prevalentemente destinati all export, come l Edamer (2,79 euro/kg), è proseguita la tendenza la ribasso sia nel confronto con lo scorso anno (-15,5%) che con il trimestre precedente (-4,9%). Fig. 1.4 Germania: prezzi all origine ( /kg) Fig. 1.5 Germania: prezzi dei formaggi ( /kg) 1) uso zootecnico; 2) burro sfuso Fonte: elaborazione Ismea su dati ZMB Fonte: elaborazione Ismea su dati ZMB 4

5 2. In Italia Fig. 2.1 Outlook di settore (000 t) La contrazione dei margini aziendali degli allevamenti nazionali, causata dal rialzo dei costi dei fattori produttivi (soprattutto energia e alimentazione del bestiame), e la minore richiesta proveniente dall industria di trasformazione dovrebbero determinare un aumento modesto della produzione di latte nell anno solare che si avvia a conclusione. Nel complesso, si dovrebbe confermare anche la tendenza ad un minore impiego di latte di provenienza estera: infatti, oltre alla buona disponibilità di materia prima nazionale, anche per ragioni di opportunità economica (il latte spot di provenienza tedesca o austriaca ha quotazioni superiori all analogo prodotto disponibile sul mercato interno), le importazioni di latte sfuso 1) consegne. continueranno a calare in misura significativa. Fonte: stime Ismea La domanda finale di prodotti lattiero-caseari sta mostrando segnali di ripresa. Fatta eccezione per il latte, i consumi domestici stanno infatti riprendendo quota, soprattutto per i formaggi e, in generale, per i prodotti a denominazione. I formaggi italiani continuano, inoltre, a riscontrare consensi all estero e, nonostante i buoni risultati raggiunti lo scorso anno, si stimano esportazioni in ulteriore aumento per il Sul fronte opposto della bilancia commerciale, invece, è probabile una battuta d arresto per gli acquisti dall estero di formaggi e latticini, per cui l anno potrebbe chiudersi con un miglioramento del deficit in volume. 2.1 La produzione La produzione agricola Fig. 2.1 Consegne di latte 1 (000 t) 1) quantitativi non rettificati; stime per il su dati Agea Il trend della nuova annata di commercializzazione è in aumento rispetto a quella precedente. In base alle stime Ismea, per i primi sei mesi di campagna le consegne (quantitativi non rettificati) dovrebbero essere in aumento del 2% circa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. In particolare, nel terzo trimestre, pur presentandosi il fisiologico calo della produzione di latte a causa delle alte temperature, le consegne dovrebbero essersi attestate su un livello leggermente più elevato rispetto all estate Nei prossimi mesi, tuttavia, la spinta al rialzo dei costi di allevamento potrebbe attenuare l andamento crescente della produzione di latte La produzione industriale Dopo quasi due anni di crescita continua, nel terzo trimestre del 2012, è riapparso il segno meno nella dinamica produttiva dei principali formaggi a denominazione. In particolare, in base ai dati diffusi dai Consorzi di Tutela, il numero di forme prodotte di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano è diminuito 5

6 rispettivamente dell 1,2% e del 3,3% rispetto al terzo trimestre In forte calo anche la produzione di Gorgonzola (-8,4% rispetto al terzo trimestre 2011) e di Asiago, per entrambe le tipologie D Allevo e Pressato (-7,3% in media). Nel complesso permane il segno positivo sul dato cumulato dei primi nove mesi per tutti i principali formaggi, ad eccezione del Gorgonzola per cui si segnala un livello di produzione del tutto analogo a quello dello scorso anno. Nel terzo trimestre 2012 la fiducia degli operatori dell industria lattiero casearia è peggiorata sia rispetto alla prima parte dell anno sia nel confronto con lo stesso periodo dell anno precedente. L indice Ismea di Clima si è assestato, infatti, su un livello pari a -12,2 (nel terzo trimestre 2011 l ICF era pari a -2,2), discostandosi dalla dinamica seguita dall industria alimentare nel suo complesso, il cui sentiment degli operatori è leggermente migliorato su base congiunturale (passando da -10,8 a -6,7). Scendendo nel dettaglio delle singole componenti che concorrono alla formazione dell ICF, la caduta congiunturale dell indicatore per il settore lattiero-caseario è dipeso dal contemporaneo peggioramento degli ordinativi e delle aspettative di produzione per i prossimi mesi. Fig. 2.2 Indice del clima di fiducia per l industria lattiero casearia Fig. 2.3 Andamento delle componenti del clima di fiducia per l industria lattiero casearia Nota :la freccia scura indica il III trimestre 2.2 Gli scambi Segnali molto positivi arrivano sul fronte degli scambi con l estero. Le stime Ismea per il terzo trimestre 2012 indicano una crescita per le esportazioni di formaggi e latticini, in particolare per grana e parmigiano e, seppure in misura minore, anche per i freschi. Nel terzo trimestre si stima una contrazione delle importazioni di formaggi, imputabile soprattutto al calo accusato dai prodotti freschi a fronte di un ulteriore crescita degli acquisti dall estero di formaggi semiduri. Si stima, infine, una tendenza negativa per quanto concerne i volumi in entrata di latte sfuso, in corrispondenza di una serie di fattori: maggiore disponibilità di latte nazionale, minore richiesta da parte dell industria di trasformazione e minore convenienza ad acquistare prodotto estero. In base ai dati consuntivi relativi alla prima metà del 2012, le esportazioni italiane di latte e derivati sono aumentate del 7% in volume rispetto a un anno fa a fronte di una crescita in valore del 6%; diversamente per le importazioni, a fronte di una spesa in calo (-5,5%), gli acquisti dall estero sono cresciuti del 6% in volume. Tab. 2.2 Bilancia commerciale di latte e derivati 1 gen-giu ) volumi in equivalente latte Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat export import saldo gen-giu 2012/2011 (var.%) gen-giu 2012 gen-giu 2012/2011 (var.%) gen-giu 2012 gen-giu 2012/2011 (var.%) mln quant. valore val.un. mln quant. valore val.un. mln quant. valore Totale ,9 6,0-0, ,8-5,5-10, ,9-21,2 - Paesi terzi 286 3,2 3,4 0,1 39-9,1-2,2 7, ,3 4,3 - UE ,1 6,9-1, ,1-5,6-10, ,1-15,1 6

7 Ne è conseguito un miglioramento del deficit in valore della bilancia commerciale del settore lattierocaseario, per un ammontare di quasi 161 milioni di euro. Limitatamente ai formaggi e latticini, che rappresentano la principale voce dell attivo commerciale, le performance sui mercati esteri sono migliorate nei primi sei mesi dell anno rispetto all analogo periodo dello scorso anno (+5,0% in volume e +3,8% in valore), in particolare nel secondo trimestre. A trainare l export sono stati soprattutto i formaggi freschi (+9,4% in volume rispetto alla prima metà del 2011) e i formaggi duri (+3,3%). In particolare, dopo il rallentamento accusato lo scorso anno, è da sottolineare il trend Fig. 2.4 Export nazionale di formaggi (000 t) nuovamente positivo per Parmigiano Reggiano e Grana Padano (+4% in totale) e le buone performance all estero per il Gorgonzola (+6% in volume). Per quanto riguarda le importazioni, nei primi sei mesi del 2012, gli acquisti dall estero di formaggi e latticini sono cresciuti solo lievemente rispetto allo scorso anno (+0,6%). In calo soprattutto gli approvvigionamenti di formaggi freschi (-2,3%) - che rappresentano quasi il 40% dei formaggi di importazione - mentre è proseguita la crescita sia per i semiduri (+2,5%) sia per i cosiddetti similgrana (+15%) di provenienza tedesca e ceca. Sempre sul fronte passivo della bilancia, è da Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat sottolineare il considerevole calo delle importazioni di latte sfuso (quasi 90 mila tonnellate in meno rispetto ai primi sei mesi del 2011), vista la minore richiesta da parte dell industria di trasformazione. All opposto risultano in aumento gli acquisti di latte confezionato (+6%) e di yogurt e latte fermentato (+1,6%) a conferma del positivo trend dei consumi domestici. Fig. 2.5 Import nazionale di formaggi (000 t) Fig. 2.6 Import nazionale di latte liquido (000 t) Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat Fonte: elaborazione e stime Ismea su dati Istat La destinazione e l origine degli scambi Il mercato francese si è confermato anche in questa prima parte dell anno come il principale sbocco per i formaggi italiani - soprattutto di quelli freschi - generando quasi un quinto degli introiti complessivi. Paesi Bassi e Germania rappresentano i principali competitor sul mercato francese dei formaggi d importazione, anche se l Italia, che è il terzo paese per importanza delle forniture, ha raggiunto ormai una quota di mercato in volume pari al 22% circa (+2,8% rispetto alla prima metà del 2011). Per quanto riguarda le altre due importanti destinazioni comunitarie, la ripresa dei consumi interni ha favorito soprattutto i flussi diretti verso la Germania, mentre per il Regno Unito le spedizioni di formaggi italiani sono rimaste sostanzialmente sullo stesso livello dello scorso anno frenate dal persistere delle difficoltà economiche. Per quanto riguarda i principali sbocchi extracomunitari, è risultata nuovamente critica la situazione nel mercato USA, mentre è migliorata la performance dei formaggi italiani sul mercato elvetico e, soprattutto, in quello nipponico (+28%) e russo (+33%). Anche se rappresentano quote di mercato ancora poco rilevanti è da sottolineare comunque il rapido svilupparsi dei flussi diretti verso il Medio-oriente, Hong Kong, Cina, Corea, Ucraina, Brasile. 7

8 Sul fronte dell import, la flessione degli acquisti di latte sfuso ha riguardato soprattutto i due principali fornitori, Germania e Francia, con importanti variazioni negative a due cifre (rispettivamente -15% e -30%). Tab. 2.3 Paesi di destinazione dell export di formaggi e latticini (t) Tab. 2.4 Paesi di origine dell import di latte sfuso (t) gennaio-giugno var % gennaio-giugno var % Export tot ,0 - Francia ,8 - Germania ,8 - Regno Unito ,5 - Stati Uniti ,6 - Svizzera ,3 - altri paesi ,2 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat Import tot ,8 - Germania ,9 - Francia ,5 - Austria ,1 - Slovenia ,7 - Ungheria ,3 - altri paesi ,7 Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat 2.3 La domanda La domanda delle famiglie Nei primi nove mesi del 2012 gli acquisti di latte e derivati delle famiglie italiane sono rimasti stazionari rispetto allo stesso periodo dell anno precedente a fronte di una crescita della spesa, influenzata dall aumento dei prezzi medi al consumo verificatasi soprattutto nella prima parte dell anno per l intero comparto. Dopo una prima parte dell anno caratterizzata da importanti variazioni negative, si ravvisa un rallentamento nella contrazione dei consumi di latte. In particolare, per il segmento dell UHT si registra una lieve crescita nel periodo gennaio-settembre (+1,2%), mentre persiste il calo del fresco (-4,2%), soprattutto a causa del segmento dell Alta Qualità maggiormente penalizzato dal fattore prezzo. Nel periodo analizzato, lo yogurt non ha presentato performance entusiasmanti; tuttavia, la crescita modesta riscontrata negli acquisti domestici è fortemente influenzata dal calo del probiotico (-3,6% in volume) mentre è proseguito il buon andamento del prodotto tradizionale (+2,6%), soprattutto nella versione magra. Tab. 2.5 Dinamica degli acquisti domestici e della spesa per i prodotti lattiero caseari (var.%), panel famiglie Gfk-Eurisko gennaio-settembre 2012/2011 q.tà val. val. unitario Latte e derivati 0,2 2,3 2,1 Latte, di cui: -1,1-1,6-0,6 - latte fresco -4,2-1,8 2,5 - latte UHT 1,2-1,4-2,6 Formaggi, di cui: 3,6 5,0 1,4 - duri 3,8 7,9 3,9 - semiduri 2,7 3,2 0,5 - molli 5,0 4,8-0,2 - freschi 3,8 4,1 0,3 Yogurt 0,6-5,2-5,7 Burro 1,3 4,2 2,9 Tab Dinamica degli acquisti domestici di formaggi per area e canale di vendita (var.%) 1) ambulanti, aree di servizio stradali, porta a porta, vendita diretta, internet, vendita per corrispondenza, ecc., panel famiglie Gfk-Eurisko gennaio-settembre 2012/2011 q.tà Totale Italia 3,6 5,0 Nord Ovest 1,6 2,4 Nord Est 3,1 5,2 Centro+Sardegna 6,0 8,6 Sud+Sicilia 4,5 5,5 Super+Iper 7,0 9,1 Discount 7,6 9,9 val. Liberi servizi 16,0 19,3 Dettaglio tradiz.le+spec.zzato -13,0-12,5 Altri canali 1-10,4-9,1 Consumi in aumento per il burro (+1,3%) e, soprattutto, per i formaggi (+3,6%). In particolare, la dinamica positiva dei formaggi è stata determinata non tanto da un aumento delle famiglie acquirenti quanto da un più elevato quantitativo mediamente acquistato e da una maggiore frequenza di acquisto nel periodo considerato. Infatti, i segmenti più dinamici, grazie alla loro versatilità d uso, continuano ad essere i molli e i freschi che presentano in genere una shelf-life più ridotta. Dal punto di vista territoriale, i consumi di formaggi sono aumentati soprattutto nelle regioni centro meridionali, sia in termini di volumi acquistati sia sul fronte 8

9 della spesa. Per quanto riguarda i canali distributivi, l aumento degli acquisti di formaggi continua ad interessare esclusivamente i punti vendita della GDO (super+iper+selfservice rappresentano quasi il 70% del totale Italia) e i discount; prosegue l inarrestabile perdita di quota di mercato del dettaglio tradizionale e specializzato, con variazioni negative a due cifre nei primi nove mesi dell anno. In netto calo anche gli acquisti effettuati presso altre fonti, come i mercati rionali, gli spacci aziendali, le aree di servizio, i siti internet, ecc. 2.4 Il mercato I prezzi alla produzione Nel terzo trimestre sono comparsi alcuni segnali di ripresa per il mercato lattiero caseario nazionale, soprattutto per i prodotti maggiormente influenzati dall andamento dei listini continentali, anche se nel confronto con lo scorso anno sono rimasti forti scostamenti. Per i formaggi si sta verificando una mitigazione delle tendenze negative nel mercato dei grana e, ad eccezione della quotazione media di agosto per il Parmigiano Reggiano, non si ravvisano tensioni al ribasso. Fig. 2.7 Volatilità del mercato dei prodotti guida Nota: la bolla indica il prezzo effettivamente rilevato sul mercato, mentre l area grigia indica l intervallo atteso in base all andamento di mercato. Quando il prezzo rilevato è compreso nell'intervallo atteso, nel mercato non si evidenziano tensioni; viceversa se il prezzo rilevato è esterno all intervallo atteso, nel mercato sussistono tensioni al rialzo o al ribasso. L indice Ismea dei prezzi alla produzione di latte e derivati ha evidenziato, nel terzo trimestre, un calo del 9,5% rispetto allo stesso periodo del 2011 e dello 0,7% rispetto al trimestre precedente; tale dinamica è risultata opposta a quella che ha caratterizzato la zootecnia e l agricoltura nel complesso, sia nel confronto con luglio settembre 2011 (rispettivamente +0,7% e +4,5%) sia su base congiunturale (rispettivamente +3,1% e +3,7%). La tendenza del settore lattiero-caseario è ancora determinata dall andamento calante dei prezzi dei formaggi duri (-7,8% rispetto al terzo trimestre 2011) e, nonostante la lieve ripresa rispetto ai tre mesi precedenti, del burro (-29,4%). Dopo aver resistito sinora alla generalizzata tendenza calante, prezzi in leggera flessione su base annua anche per i formaggi semiduri (-0,5%) e i molli (-0,5%). Fig. 2.8 Indice dei prezzi alla produzione della zootecnia (2000=100) Fig. 2.9 Indice dei prezzi alla produzione di latte e derivati (2000=100) 9

10 Scendendo nel dettaglio dei singoli prodotti monitorati, nel terzo trimestre, si è evidenziata una significativa risalita su base congiunturale nel mercato della materia prima: l aumento delle quotazioni mondiali delle principali commodity lattiero-casearie si è, infatti, rapidamente riflesso sul prezzo del latte spot nazionale, che durante l estate ha recuperato ben 7 cent/kg sulla piazza di Lodi nel confronto con il trimestre precedente. Anche il burro ha positivamente reagito alle dinamiche continentali e, dopo mesi di inarrestabile caduta, nel terzo trimestre è riapparso il segno positivo per lo zangolato di creme fresche, seppure solo nel confronto su base congiuntale (+4,3%). Situazione differente per i formaggi della tradizione italiana, che non hanno risentito della generalizzata tendenza positiva dei mercati internazionali. Per quanto riguarda il Grana Padano, l estate è iniziata con un andamento flessivo simile a quello del periodo precedente per arrivare a una stabilizzazione dei listini: in complesso, nel terzo trimestre, il prodotto giovane (stagionatura fino a 12 mesi) ha perso in media meno di 14 centesimi (-1,9%) rispetto alla scorsa primavera. Per il Parmigiano Reggiano, invece, la spinta al ribasso si è arrestata solo nel mese di settembre, portando nel complesso la variazione congiunturale a superare il - 4%. Dopo una lunga fase di stazionarietà dei listini, si è osservato anche per il Gorgonzola un ribasso di 5 centesimi per chilogrammo tra luglio e settembre, sotto la pressione negativa proveniente dal mercato europeo. Anche per l Asiago è proseguita la fase di ripiegamento dei prezzi all origine, con variazioni negative non solo nel confronto con lo scorso anno (-7,4%) ma anche rispetto ai tre mesi precedenti (-4,7%). Tab. 2.7 Prezzi medi all origine di latte e derivati ( /kg Iva esclusa) IV trim 11 I trim 12 II trim 12 III trim 12 var % III trim 12/ III trim 11 II trim 12 Grana Padano (4-12 mesi) 8,19 7,96 7,41 7,28-11,5-1,9 Parmigiano Reggiano (1 anno) 10,67 10,15 9,33 8,95-16,6-4,1 Gorgonzola (maturo) 5,32 5,34 5,34 5,29-0,4-0,9 Asiago Pressato 4,82 4,86 4,60 4,38-7,4-4,7 Mozzarella (125 g) 3,96 3,96 3,96 3,92-1,2-1,2 Burro (zangolato) 2,29 2,00 1,44 1,50-37,5 4,3 Latte spot (Lodi) 0,43 0,34 0,31 0,38-9,4 21, I prezzi dei mezzi di produzione Nel terzo trimestre 2012 si è ulteriormente rafforzata la spinta al rialzo dei costi di produzione delle aziende zootecniche, già evidenziata nella prima metà dell anno. In particolare, in base all indice Ismea, i prezzi dei mezzi correnti per gli allevamenti bovini e bufalini hanno registrato un aumento del 3,5% tra il secondo e il terzo trimestre e una variazione ancora più consistente nel confronto con lo scorso anno (+7,3% rispetto al periodo luglio-settembre 2011). Fig Indice dei prezzi dei mezzi di produzione degli allevamenti bovini (2000=100) Fig Indice dei prezzi dei mezzi di produzione per voce di spesa (2000=100) La voce che ha inciso pesantemente sull andamento dei costi aziendali nel corso dell anno è rappresentata dai mangimi: per effetto delle perturbazioni che hanno interessato il mercato mondiale dei cereali e dei semi 10

11 oleosi è, infatti, significativamente aumentato il costo per la razione alimentare (+8,3% nel terzo trimestre), soprattutto con riferimento ai nuclei e alle farine di estrazione di soia. Altra voce di costo in aumento è rappresentata dai prodotti energetici, che nel terzo trimestre hanno evidenziato una variazione del +10,2% rispetto a un anno fa La ragione di scambio Fig Indice della ragione di scambio della fase agricola (2000=100) La redditività degli allevamenti è risultata pesantemente compressa nel terzo trimestre, a causa dell aumento dei costi di produzione. In particolare, per la zootecnia da latte al forte aumento dei prezzi dei fattori produttivi (indice +7,3% su base annua) si è contrapposta una significativa flessione dei prezzi di vendita dei derivati (-9,5%), che ridotto la marginalità di gestione. Nel periodo luglio-settembre, infatti, l indice della ragione scambio degli allevamenti da latte (calcolato come il rapporto tra l indice dei prezzi alla produzione e l indice dei prezzi dei mezzi correnti di produzione) ha presentato una flessione del 15,7% rispetto alla stessa frazione d anno del 2011 e un differenziale del 4,1% rispetto ai tre mesi precedenti I prezzi al consumo Nel terzo trimestre, la spinta al rialzo dei prezzi al dettaglio dei lattiero caseari sembra essersi arrestata per la maggior parte dei prodotti monitorati presso i punti vendita della GDO. Rispetto a un anno fa, risultano praticamente invariati i prezzi dei due grana DOP e il latte UHT parzialmente scremato, mentre sono in lieve aumento per il latte fresco standard. In calo tendenziale i prezzi dello yogurt (escluso probiotico) e, soprattutto, della mozzarella vaccina, sebbene in questo caso i listini appaiono assestati sul livello dei tre mesi precedenti. Su base annua è ancora consistente l aumento rilevato per il burro, ma la dinamica congiunturale è anche in questo caso cedente. Tab. 2.8 Prezzi medi al dettaglio nella GDO ( /lt; /kg) var % III trim 12/ IV trim 11 I trim 12 II trim 12 III trim 12 III trim 11 II trim 12 Latte fresco standard 1,40 1,40 1,40 1,39 0,4-0,6 Latte uht parz.scremato 0,80 0,80 0,79 0,80 0,0 2,1 Grana Padano (16-18 mesi) 12,63 12,69 12,63 12,58-0,2-0,4 Parmigiano Reggiano (24 mesi) 16,46 16,30 16,31 16,36 0,0 0,3 Mozzarella vaccina 8,41 8,54 8,28 8,26-4,7-0,3 Burro 9,13 9,15 9,06 8,81 3,6-2,8 Yogurt normale 3,98 3,99 4,06 3,97-1,9-2,2, Osservatorio prezzi GDO ( 11

12 3. Focus on 3.1 L evoluzione della domanda per l industria lattiero-casearia nel 2012 L andamento della domanda dell industria lattiero-casearia si è rivelata complessivamente in lieve difficoltà nel corso dell ultimo anno e per prossimi dodici mesi solo un quinto degli operatori prevede un miglioramento della situazione attuale. Fig. 3.1 Grado di utilizzo degli impianti (%) Fig. 3.2 Attese relative a ordini e prezzi per i prossimi 12 mesi 100 Industria lattierocasearia 77,2 80, Totale Panel 78,5 78, ,1 24,1 Industria lattiero-casearia 14,5 32,1 Totale Panel 2012* 2011** Ordini complessivi* Prezzi* * set ago 2012: ** set ago Fig. 3.3 Attese sugli ordini per area di committenza per i prossimi 12 mesi 100% 80% 60% 40% 20% *Le percentuali sono calcolate sul totale dei soli operatori che ricevono ordini da Paesi dell'area Euro ed Extra. 66% 26% 20% 18% 16% 12% 14% 18% 14% 62% 50% 63% 0% Complessivi Nazionali Area Euro* Extra Area Euro* Aumenteranno Rimarranno stazionari Diminuiranno Area Mercati Responsabile di redazione: Francesca Carbonari Redazione a cura di: Mariella Ronga m.ronga@ismea.it * Saldi delle percentuali di risposta in aumento - in diminuzione Nel periodo settembre 2011-agosto 2012, il grado di utilizzo degli impianti ha superato la soglia del 77%, risultando lievemente più bassa sia rispetto all anno precedente sia nel confronto con la media del totale Panel agroalimentare. Gli ordini in portafoglio e/o i piani produttivi aziendali a settembre 2012 assicurano un numero di mesi di attività pari a 9,6, che risulta lievemente inferiore ai 10,7 mesi indicati lo scorso anno. Nella prospettiva dei prossimi dodici mesi, le attese relative a ordini e prezzi si sono rilevate modeste per le imprese del settore lattierocaseario: solo il 20% degli operatori intervistati ipotizza una crescita delle richieste a fronte di prezzi di vendita in aumento (il 30% degli intervistati). Considerando, le diverse aree di provenienza degli ordini, gli operatori sono apparsi particolarmente fiduciosi per l evoluzione dello scenario nell Area Euro, sebbene rimanga elevata la quota di quanti (i due terzi degli intervistati) sostengono che non ci saranno variazioni nei prossimi dodici mesi, soprattutto con riferimento al mercato nazionale. 12

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