ANALISI FORMAL-STRUTTURALISTA DEL TESTO
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- Aldo Edmondo Micheli
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1 ANALISI FORMAL-STRUTTURALISTA DEL TESTO Il testo narrativo letterario si articola in un gran numero di forme, definite storicamente come generi e sottogeneri della narrativa. In particolare, si dividono in: - testi narrativi in versi; - testi narrativi in prosa. Ci si occuperà qui della seconda tipologia di testi. 1. L ANALISI DEL TESTO «Comprendere un testo significa analizzarne la struttura» sostiene Tesnière, il quale mette l'accento sulla necessità di non limitarsi a una pura e semplice parafrasi del testo, comunque utile ma che si riduce fatalmente a individuare il primo significato, a realizzare solo una prima decodifica. L analisi del testo consente, invece, di: - applicare una procedura verificabile e quindi oggettiva; - scendere nelle pieghe del testo, mettere in evidenza l istituzionale polisemia; - procedere allo smontaggio consapevole del testo nei suoi elementi costitutivi e a un rimontaggio consapevole, fondamentale per acquisire competenze specifiche che si riveleranno utilissime in fase di produzione personale. I testi narrativi in prosa si dividono in tre grandi famiglie:, la novella, il racconto e il romanzo. La novella è una narrazione caratterizzata da una contenuta estensione. Il termine ha origine dall aggettivo sostantivato novella col significato di cosa nuova, novità. Nella cultura novecentesca novella e racconto sono per lo più sinonimi, nel senso che entrambi i termini indicano una storia breve. Per romanzo (che trae il suo nome da romance, narrazione in prosa) si intende un modello del mondo elaborato da un autore, dotato di notevole estensione diegetica (cioè narrativa) e di una complessa struttura (sistema dei personaggi, la voce narrante, lo spazio e il tempo, i temi fondamentali). Le differenze tra racconto/novella e romanzo sono strutturali: 1. il romanzo è caratterizzato da una salda e complessa struttura, mentre il racconto si presenta, come dice Moravia, disossato, ridotto all essenziale; 2. il romanzo affronta lo sviluppo concreto di una storia. La novella affronta di solito un solo elemento di questa storia; 3. i personaggi nel romanzo sono molto articolati, analizzati in tutte le sfumature della loro complessa personalità; il racconto coglie invece solo taluni aspetti del personaggio relativi a un momento e a uno spazio particolari; 4. l azione del romanzo è inserita in una costruzione logica e diventa il simbolo di questa coerenza;; nel racconto l azione è presente in funzione di un evento che è l oggetto stesso della narrazione. Della variegata tipologia del romanzo si citano qui solo i modelli più ricorrenti in ambito moderno: - il Bildungsroman o romanzo di formazione; - il romanzo storico;
2 - il romanzo veristico, che riflette in maniera fotografica - il romanzo analitico o della coscienza che analizza la drammatica situazione esistenziale dell uomo borghese contemporaneo. 2 FONDAMENTI DI NARRATOLOGIA La disciplina specifica che si occupa dell analisi del testo narrativo è la narratologia, che riassume in sé proposte e procedure nate in ambienti diversi ma tutte riconducibili a una stessa impostazione: quella appunto di individuare la struttura profonda del testo. Fondamenti teorici comuni: A. Il testo narrativo si pone in posizione centrale tra l emittente (lo scrittore) e il destinatario (il lettore). B. La figura dell autore si distingue in due tipologie: l autore reale (per Genette: narratore extradiegetico) e l autore implicito (per Eco : autore modello). C. Vanno distinte la figura dell autore implicito e quella del narratore: il chi parla del testo non è il chi scrive. D. Esiste la figura del narratario: destinatario interno all opera. Istanza di ricezione. E. La struttura tipica di un testo narrativo prevede tre fasi: 1. la situazione iniziale (implicit); 2. una serie di peripezie che culminano nel momento di massima tensione emotiva definita come Spannung; 3. l epilogo o chiusa (explicit). Che pone fine al mondo possibile evocato dalla narrazione. 3 PROCEDURE NARRATOLOGICHE FONDAMENTALI La prima operazione consiste nella segmentazione in grandi unità narrative, chiamate macrosequenze. Una volta individuate le macrosequenze si procederà all individuazione delle sequenze, che possono essere definite come unità narrative composte di funzioni legate da reciproca solidarietà. La sequenza = una unità della storia narrata, un segmento dell intreccio, «una concatenazione di eventi fra loro complicati». Il passaggio da una sequenza all altra è segnalato da: A. cambiamento di personaggi; B. cambiamento delle coordinate spaziali e temporali; C. cambiamento del tempo narrativo. Le sequenze possono essere: - Dinamiche: che portano a una svolta all interno del racconto. Si dividono in: 1 Narrative: che riportano le azioni dei personaggi 2 Dialogiche: che riportano i dialoghi dei personaggi. - Statiche:che non portano a nessuna svolta all interno del racconto. Si dividono in: 1 Descrittive: è presente una descrizione
3 2 Riflessive: sono presenti riflessioni dei personaggi o del narratore 3 Dialogiche: quando nei dialoghi ci sono riflessioni o descrizioni. Dopo aver segmentato il testo in sequenze, e assegnato un titolo per ogni sequenza, si procede all individuazione delle funzioni narrative. Per Propp (Morfologia della fiaba, 1928) la funzione rappresenta: «l operato di un personaggio visto dal punto di vista dell azione narrativa». La moderna narratologia allarga il ventaglio tipologico sul quale lavorò Propp: il testo narrativo è molto più complesso della fiaba. La funzione va nominata, cioè le va assegnato un nome che sintetizzi il ruolo da essa svolto nel tessuto narrativo. 4 FABULA E INTRECCIO La fabula (ordos naturalis) è l'insieme delle funzioni narrative fondamentali, di quei motivi che il critico russo Tomaševskij definisce come legati nel senso che se eliminati mutilerebbero fatalmente la storia narrata. L'intreccio (ordos artificialis) può essere definito come l'insieme delle scelte strategiche ideate e attuate. Ad esempio l autore può non rispettare l ordine cronologico rigorosamente individuato dalla fabula. Può raccontare i fatti prima che essi si siano verificati secondo l ordine cronologico ( prolessi dal greco prendere in anticipo o flashforward. Salti in avanti) o dopo ( analessi dal greco: prendere a fatti compiuti o flashback, cioè l evocazione di un evento anteriore al punto della storia in cui ci si trova e quindi retrospezione. Salti indietro). Analessi e prolessi sono esempi di sfasatura o distorsioni fra il tempo della storia (fabula) e tempo del racconto (intreccio). L autore sceglie un proprio ordine artificiale di presentazione e ciò per i seguenti motivi: - Creare tensione drammatica - Attirare l attenzione su alcuni particolari - Mettere a fuoco la psicologia dei personaggi Il confronto fabula-intreccio è utile per stabilire l originalità dello scrittore. 5 IL TEMPO DEL TESTO NARRATIVO Per tempo della storia si intende l'ordine di successione che hanno gli avvenimenti nella storia. L'arco temporale del quale si distende la storia narrata è estremamente mutevole. Si individua attraverso marche temporali che possono essere esplicite o implicite. Il tempo del racconto è l'ordine di disposizione degli stessi avvenimenti, come vengono dati dal racconto. L autore implicito può accorciarlo o espanderlo a suo piacimento, per motivi di ritmo narrativo: A. il tempo della storia è uguale al tempo del racconto (TS=TR) con i dialoghi o scene; B. il tempo della storia è più lungo di quello del racconto (TS> TR) nei sommari e nell ellissi; C. il tempo del racconto è più lungo di quello della storia (TR>TS) quando si ha una analisi; D. il tempo della storia è fermo (TS = 0) e il tempo del racconto è lento nella pause, cioè nelle descrizioni, nei commenti dell autore o del personaggio. Informanti o ragguagli: I tempi imperfettivi introducono scene descrittive (tempi commentativi).
4 I tempi perfettivi segnalano le azioni e spingono avanti la storia (tempi narrativi). 6 LO SPAZIO NARRATIVO Il testo narrativo è una costruzione di un modello di mondo. L individuazione dello spazio non corrisponde a una funzione esornativa ma a esigenze strutturali, in quanto categoria fondamentale del testo. Lo spazio e una ragnatela di indizi che forniscono al lettore un sentiero utile a inquadrare la storia narrata. La vicenda può svolgersi: in spazi aperti o chiusi, in luoghi reali o fantastici, in luoghi indefiniti o descritti precisamente, nello stesso luogo o in luoghi diversi. Le marche spaziali sono gli indicatori testuali dell ambiente, del luogo in cui le azioni si svolgono e partono, a livello tipologico, dall indicazione pura del toponimo, che poi si irradia in vere e proprie isotopie le quali specificano, in maniera più particolareggiata, esterni o interni. Possono essere esplicite o implicite Quindi per quanto riguarda gli spazi: A. Si cerchi di individuare lo spazio geografico in cui è ambientata la vicenda (e se questo non è indicato per quale motivo) B. Con riferimento ai luoghi è necessario: - soffermarsi sulla descrizione degli stessi luoghi reali o immaginari; chiusi o aperti; limitati o illimitati; ristretti o ampi - quali oggetti si trovano - trovare eventuali collegamenti tra situazioni (di tensione, gioia, aspettativa) e spazi. - relazioni tra luoghi e personaggi (come i personaggi vivono il luogo, vi sono analogie discordanze tra i tipi di personaggio e il luogo in cui si trovano) - relazioni tra i luoghi (ad esempio opposizione tra spazi vicino/lontano, aperto/chiuso, ecc.) C. Quale funzione riveste la descrizione degli spazi : - di ambientazione (sfondo neutro); - narrativa (come oggettivazione del carattere del personaggio, rappresentazione di una situazione sociale o morale, come proiezione soggettiva dello stato d animo del personaggio); - simbolica. 7 LA VOCE NARRANTE In prima istanza la funzione del «parlare» è affidata al narratore: ecco perché Genette definisce l analisi di questa funzione essenziale come voce, presente nel tessuto narrativo sempre e comunque. Il narratore può essere minimo. Una voce che parla. Ma può avere una fisionomia diventando un personaggio che parla. Narratore interno alla storia (omodiegetico) presenta una narrazione in prima persona. Narratore esterno (eterodiegetico) presenta una narrazione in terza persona, non partecipa alla storia narrata. L'autore implicito può scegliere però anche di cedere la parola non solo al narratore ma anche ai singoli personaggi. Finge di cedere, meglio, perché in realtà fa dire al personaggio ciò che vuole: ecco perché la parola del personaggio è sempre come afferma Bacthin bivoca, in quanto riflette
5 necessariamente l'ideologia dell'autore implicito e del singolo personaggio. Il caso più radicale di questa delega della parola al personaggio è rappresentata dal discorso diretto, che riproduce le battute pronunciate dai singoli personaggi. Nel discorso indiretto il narratore riferisce (e quindi media, interpreta a suo modo) le parole de personaggio, facendole precedere da un verbo reggente (come diceva, sosteneva). Nel discorso indiretto libero il narratore riferisce liberamente parole del personaggio, facendone una specie di sommario, di riassunto. Se si riferiscono direttamente le parole e i pensieri del personaggio (senza intervento palese del narratore) si registra un monologo interiore. Nel monologo il personaggio parla di fronte a un interlocutore muto. Nel soliloquio il personaggio parla a voce alta da solo. Nel monologo interiore la presenza del narratore è minima, proprio perché si limita a registrare le voci che nascono dalla psiche del personaggio: nella sua forma più radicale, nel senso che sancisce l'assenza di una qualsiasi mediazione del narratore, si definisce come flusso di coscienza. 8 LA FOCALIZZAZIONE: IL PUNTO DI VISTA È la prospettiva che orienta la narrazione: il punto di vista. La differenza fondamentale tra punto di vista e voce narrante consiste nel fatto che per punto di vista si intende l'orientamento ideologico o il luogo fisico o la situazione rispetto alla quale si pongono in relazione gli eventi narrativi, mentre la voce narrante si riferisce al discorso o ad altri mezzi espliciti tramite i quali gli eventi vengono comunicati al lettore. A. Focalizzazione Zero: il narratore gestisce la narrazione dall alto, sa tutto da tutti, ne sa più di loro, riesce a interpretarne i pensieri più segreti. È il narratore onnisciente (narratore > personaggio) B. Focalizzazione interna: è una narrazione condotta dal punto di vista di uno dei personaggi della storia. Il narratore ne sa tanto quanto il personaggio (narratore = personaggio). Può essere variabile, fissa e multipla. C. Focalizzazione esterna: il narratore si limita a registrare ciò che fanno e dicono i personaggi. Sa meno di quanto sa ciascun personaggio. Il personaggio, il narratore, l'autore implicito sono presenze diverse che possono avere punti di vista differenti. Se nel racconto vi è la mediazione del narratore si parlerà di racconto diegetico, mentre se è condotto dai personaggi attraverso il dialogo viene considerato un racconto mimetico. 9 I PERSONAGGI Per molto tempo il personaggio del testo narrativo e stato considerato quasi esclusivamente in relazione alle azioni che compie. Aristotele lo definisce come agente (prattón= colui che fa). Il personaggio all inizio è uno spazio bianco semantico, un nome che un po alla volta viene riempito di tratti significativi, che Roland Barthes chiama sèmi. Claude Bremond classifica i personaggi come agenti, se danno impulso all azione, o pazienti, nel caso la subiscano. I personaggi sono comunque la colonna portante del testo. Sono loro che portano avanti l'azione, il racconto stesso, determinando le diverse situazioni, i diversi ruoli, analizzano le differenti personalità e devono pertanto essere analizzati minuziosamente, tenendo conto di tutti gli elementi che contribuiscono a caratterizzarli. Il personaggio può essere definito: 1. statico - quando non cambia mai, rimane sempre uguale così come i suoi pensieri.
6 2. dinamico - quando durante il racconto cambia atteggiamento, idea, ideali, o cambia modo di vivere. 3. piatto - quando la descrizione è sommaria, schematica, inverosimile, stereotipata. 4. tutto-tondo - quando si conoscono tutti gli aspetti, sia esteriori che interiori. Il personaggio può essere presentato in due modi: 1. direttamente: quando, sin dall'inizio, si ha un prospetto ben accentuato. La presentazione è effettuata o dal personaggio stesso, o dall'autore o da un altro personaggio. 2. Indirettamente: è la presentazione che avviene nei romanzi contemporanei, attraverso degli indici come (il linguaggio, la descrizione fisica, le battute, i gesti, l'abbigliamento), per far comprendere la natura del personaggio. Ogni personaggio che appare nel testo può essere studiato secondo prospettive diverse: - dell apparire (aspetto e status) - dell agire (azioni, modi di comportamento, registro linguistico) - del volere (bisogni, interessi, scopi) - del potere (cultura, intelligenza, capacità, mezzi fisici e strumentali) - del sentire (sensibilità, sentimenti) - del pensare (ideologia, credo, pensiero razionale, ragionamenti vari) Occorre analizzare i rapporti tra i personaggi, come questi vengono presentati, quale tipo di rapporto sembra esistere con l autore: - cosa distingue, unisce, contrappone i personaggi - quali relazioni vi sono tra i personaggi - da chi è fatta la presentazione dei personaggi - se la descrizione è prevalentemente fisionomica, psicologica, etica, sociologica, ideologica, simbolica - quale tipo di rapporto sembra esistere tra personaggi ed autore (estraneità, ostilità, partecipazione, identificazione). - rintracciare, infine, nelle sequenze i moventi, ossia le forze che inducono i personaggi ad agire: 1 amore/odio 2 confidenza/diffidenza 3 aiuto/opposizione 10 SISTEMA DEI PERSONAGGI Greimas individua sei forze dinamiche, definite come attanti. Gli attanti sono ruoli generici, relativi cioè a una teoria della grammatica narrativa, e vanno accuratamente distinti dagli attori e cioè i personaggi veri e propri di un testo, che quindi rivelano uno spessore irripetibile. Lo schema proposto da Greimas è il seguente: DESTINATORE OGGETTO DESTINATARIO AIUTANTE SOGGETTO OPPOSITORE
7 Funzione dei personaggi - protagonista: eroe della vicenda intorno a cui ruota il nucleo della storia. - personaggi secondari: antagonista, aiutante del protagonista, falso aiutante. - comparse: personaggi anonimi che compaiono solo sullo sfondo. 11 INDIZI E INFORMANTI Secondo una distinzione ormai classica di Roland Barthes, gli indizi rinviano a un carattere, a un sentimento, a un atmosfera, a una filosofia e servono a identificare, a situare la storia nel tempo e nello spazio. Gli informanti, al contrario, sono dati puri, immediatamente significanti, in quanto apportano una conoscenza già fatta. Sono operatori realistici e possono liberamente combinarsi con gli indizi. Per esempio: l età, il titolo, l onomastica. 12 LE FORME DEL TESTO Per analizzare le forme del testo, il suo specifico versante linguistico, il primo livello da considerare è quello lessicale. Va cioè analizzata in prima istanza la tipologia dei livelli lessicali: alto-formale o medio-basso. Il registro linguistico prevalente in un testo è l insieme delle parole giudicate in rapporto alla loro maggiore o minore distanza dalla lingua d uso comune. Il registro o livello lessicale alto-formale è tipico dell autore che elabora una sua lingua molto distante dall uso comune e si caratterizza per l uso di termini letterari o iperletterari. Il registro o livello lessicale medio-basso tende al contrario ad avvicinarsi all uso comune della lingua parlata: ha come caratteristiche fondamentali la comprensibilità e la colloquialità.
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