Selvicoltura d albero nei cedui giovani Interventi di valorizzazione delle specie sporadiche nell ambito del Progetto LIFE+ PProSpoT

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1 selvicoltura Selvicoltura d albero nei cedui giovani Interventi di valorizzazione delle specie sporadiche nell ambito del Progetto LIFE+ PProSpoT di Dalila Sansone, Elisa Bianchetto, Claudio Bidini, Serena Ravagni Damiano Nitti, Alessandro Samola Francesco Pelleri Il progetto Life+ PProSpoT (LIFE09 ENV/IT/000087) costituisce l occasione di applicare in Toscana, a livello di comprensorio, l approccio selvicolturale ad albero all interno di formazioni boschive caratteristiche del contesto collinare e montano dell anti-appennino toscano. In questo articolo si descrivono i criteri di intervento in popolamenti cedui in fase giovanile all interno di formazioni miste di latifoglie tipiche della fascia sopramediterranea. I principi dell approccio selvicolturale ad albero ed i primi casi di applicazione nel territorio regionale sono stati discussi in alcuni articoli e manuali (Mori et al. 2007, Pelleri et al. 2010, Pelleri 2010). Le tecniche di intervento proposte sono funzionali alla tutela e alla valorizzazione delle specie considerate sporadiche dal Regolamento Forestale regionale (Regione Toscana 2003). Tutela e valorizzazione da intendersi da un punto di vista sia ecologico che produttivo, laddove le condizioni risultino idonee a perseguire tale scopo. Il progetto prevede la realizzazione di interventi dimostrativi in due diversi comprensori, caratterizzati da formazioni forestali differenziate per composizione specifica e forma di governo: il complesso delle Colline Metallifere (Provincia di Grosseto) con formazioni cedue di latifoglie a diverso stadio di sviluppo; il complesso Abetone-Melo (provincia di Pistoia) con altofusto di faggio e cedui di castagno invecchiati. L approccio ad albero, distinto da quello di popolamento (Del Favero 2005), si ritiene essere in grado di garantire la valorizzazione in senso lato delle specie sporadiche (Spiecker 2008) naturalmente presenti nelle formazioni boschive regionali. La maggior parte delle specie classificate come tali (riferimento normativo art. 12 R48/2003) ha capacità competitive ridotte rispetto alle specie dominanti, 5

2 a causa di differenti ritmi di crescita, di maggiori esigenze di luce e/o di specifiche condizioni stazionali. In alcuni casi la selvicoltura di tipo tradizionale, caratterizzata da interventi diffusi e orientati a favorire le specie sociali che caratterizzano il popolamento, ha causato una progressiva riduzione della presenza delle specie sporadiche, in particolare nei popolamenti invecchiati. Nei contesti in cui la diffusione di specie sporadiche è significativa, l accessibilità al bosco sia favorevole e le condizioni ecologiche locali ne consentano un buono sviluppo, l applicazione di una selvicoltura incentrata sul singolo soggetto invece che sul popolamento consente sia il mantenimento di condizioni idonee alla persistenza di tali alberi nella composizione specifica (ed eventualmente alla loro rinnovazione), che la loro valorizzazione in termini produttivi. Con questo contributo si descriveranno il contesto ed i criteri di intervento in popolamenti cedui in fase giovanile del comprensorio delle Colline Metallifere, all interno di formazioni miste di latifoglie tipiche della fascia sopramediterranea. Area di intervento Gli interventi sono stati realizzati in due particelle assestamentali del comprensorio Colline Metallifere - Monti di Prata (GR), gestiti dall Unione dei Comuni Montana delle Colline Metallifere. Si tratta di formazioni cedue di latifoglie miste a dominanza di cerro. Nei due popolamenti la presenza di specie sporadiche risulta diversa (Grafico 1). Nella particella A37 il ciavardello (Sorbus torminalis L.) è la specie sporadica prevalente, ed è presente un maggior numero di specie sporadiche, con un peso percentuale in termini di area basimetrica (5,83%), più significativo che non nella B18 (0,44%). Nella particella B18 la specie prevalente è il sorbo domestico (Sorbus domestica L.) e si riscontra una minore diversificazione specifica. All interno dei popolamenti presi in esame sussistono le condizioni per la valorizzazione economica delle specie sporadiche (buona accessibilità, condizioni favorevoli al loro sviluppo); in particolare, la loro significativa diffusione consente di selezionare un numero sufficiente di piante obiettivo e le condizioni ecologiche presenti garantiscono modalità di crescita idonee per ottenere soggetti di buono sviluppo. Nei casi in cui la diffusione delle specie sporadiche è limitata, gli interventi a loro favore avranno invece carattere prevalente di tutela, finalizzati a mantenere e/o incrementare la biodiversità a livello di popolamento. Avendo come obiettivo la tutela della biodiversità gli interventi verrebbero realizzati a favore di tutte le piante di specie sporadiche presenti e non solo su quelle valorizzabili in termini produttivi. L obiettivo duplice di tutela e valorizzazione comporta l attuazione di interventi che consentano di mantenere o incrementare la mescolanza naturalmente presente e portare a fine ciclo produttivo alcuni soggetti di piante sporadiche a legname pregiato, mantenendo il governo Ciavardello 45 Sorbo domestico 31 Acero campestre 3 Sorbo domestico 5 Ciliegio 2 Acero montano Ciavardello 4 Acero Agrifoglio 2 campestre 4 Perastro 1 Grafico 1 - Ripartizione specie sporadiche per particella. Valori riferiti alle sole piante obiettivo. Particella A37 a sinistra e B18 a destra. N. particella Superficie (ha) Età del ceduo N. piante obiettivo insidenza chioma A37 9, ,8 10,7 4,3 4,16 B18 8, ,2 5,9 2,7 1,64 Tabella 1 - Caratteristiche medie delle piante obiettivo selezionate nelle due particelle. Qualità Particella Lunghezza media tronco da lavoro A B C D nc A37 3,78 1,67% 41,67% 38,33% 15% 3,33% B18 (5m) (1) 2,88 20% 55% 25% B18 (3m) (2) 3,02 10% 85% 5% Note (1) Taglio di tutte le piante a 5 m della pianta obiettivo. (2) Taglio di tutte le piante a 3 m della pianta obiettivo Tabella 2 - Lunghezza media del tronco da lavoro e ripartizione percentuale per classi di qualità delle piante obiettivo selezionate. 6

3 a ceduo della parte restante del soprassuolo. Ciò porterà quindi un incremento tanto del valore ecologico (mantenimento di soggetti di specie sporadiche in buone condizioni di vigore e sviluppo, in grado di fruttificare e potenzialmente riprodursi), tanto di quello economico della formazione boschiva nel suo complesso (produzione di assortimenti di pregio in aggiunta alla legna da ardere). Intervento Nelle due aree, analogamente a quanto fatto per tutte le superfici su cui è prevista l attuazione del progetto (Fantoni et al. 2012), sono state selezionate e posizionate con GPS 99 piante classificabili come alberi obiettivo (59 nella A37 e 40 nella B18). I parametri presi in esame per la selezione sono nell ordine: accessibilità; vigore; qualità del fusto. Le piante obiettivo devono essere facilmente raggiungibili per ovviare ad un aggravio eccessivo dei costi di intervento; il soggetto deve risultare vigoroso e quindi potenzialmente competitivo, non presentare sintomi di indebolimento e, se oltre a scopi di tutela della biodiversità ci sono anche intenti produttivi, deve avere caratteristiche del fusto idonee per ottenere un tronco da lavoro collocabile nella fascia alta di mercato (Chièze e Sardin 2005). Le caratteristiche medie delle piante selezionate sono riportate in Tabella 1. Si tratta di soggetti verso la fine della fase di qualificazione (1) o all inizio della fase di dimensionamento (2) con lunghezza media del tronco da lavoro, privo di rami, superiore ai 3 m, (Tabella 2). Nella classificazione dei potenziali tronchi da lavoro si è fatto riferimento alla metodologia descritta per gli impianti di arboricoltura da legno in fase di dimensionamento (Nosenzo et al. 2008). Il tipo di intervento proposto è un diradamento dall alto, localizzato nell intorno delle piante obiettivo, con intensità localmente forte ma mediamente debole, finalizzato a rimuovere la competizione esercitata dalle chiome delle piante vicine. La differenza sostanziale tra un diradamento tradizionale e quello effettuato è sia di tipo spaziale (diradamento localizzato e non uniforme su tutta la superficie) che d impostazione. Non si agisce in modo diffuso su tutto il popolamento, concentrando il prelievo su alcune classi sociali, ma si interviene eliminando i diretti competitori delle piante obiettivo, il che comporta che localmente numero e posizione sociale dei competitori possano essere molto diversi. La tecnica di diradamento descritta, nota come dètourage (Claessens 2004), è comunemente adottata nelle foreste centro europee in cui si pratica selvicoltura d albero per la produzione di legname di pregio (Bastien e Wilhelm 2003); riducendo la compressione laterale delle chiome, aumenta lo spazio a disposizione della pianta obiettivo per poter espandere la chioma e mantenere un incremento diametrico sostenuto, quanto più possibile costante, fino all occupazione di tutto lo spazio liberato dal taglio, momento in cui si dovrà procedere al dètourage successivo. Il tempo di ritorno oltreché dall intensità del diradamento realizzato (distanza tra chioma della pianta obiettivo e chioma dei Specie insidenza chioma Acer campestre 10,5 10,47 3,07 3,1 Acer pseud. 10,1 10,75 4,15 5,43 Sorbus torminalis 13,37 10,49 4,24 4,06 Ilex aquifolium 9,5 5,3 1 3,34 Prunus avium 22,75 15,1 6,3 6,69 Sorbus domestica 16,64 12,42 5,84 3,59 Tabella 3 - Caratteristiche medie per specie delle piante obiettivo particella A37 (età del ceduo 15 anni). Specie insidenza chioma Acer campestre 3,75 5,4 2,1 1,87 Sorbus domestica 3,6 5,38 2,53 1,61 Sorbus torminalis 3,75 5,82 2,6 1,45 Tabella 4 - Caratteristiche medie per specie delle piante obiettivo B18 trattate a 3 m dal fusto (età del ceduo 13 anni). Specie insidenza chioma Acer campestre 3,95 5,85 2,6 2,55 Sorbus domestica 4,93 6,47 2,9 1,87 (1) Fase in cui progressivamente si forma, per potatura naturale o artificiale, un fusto privo di rami per 1/4 o 1/3 dell altezza potenziale della pianta a maturità. (2) Fase in cui si cerca di ottenere il massimo accrescimento diametrico garantendo un adeguato spazio alla chioma con opportuni diradamenti. Sorbus torminalis 2,6 5,1 2,2 1,19 Pyrus piraster 4,7 7,3 2,9 2,14 Tabella 5 - Caratteristiche medie delle piante obiettivo B18 trattate a 5 m dal fusto (età del ceduo 13 anni). 7

4 Particella buca post taglio Ampiezza dètourage N. competitori tagliati (%) Rid.% indice di Hegyi A37 7,71 1,77 12 (35,3%) 62% B18 (5 m) (1) 8,82 3,59 31 (100%) 100% B18 (3 m) (2) 6,93 2,64 14 (40%) 50% Note (1) Taglio di tutte le piante a 5 m della pianta obiettivo. (2) Taglio di tutte le piante a 3 m della pianta obiettivo Tabella 6 - Caratteristiche del diradamento localizzato nell intorno delle piante obiettivo. A37 Piante Ceppaie Area basimetrica (m 2 /ha) medio Pre ,93 5,55 8,77 Taglio 368 1,41 5,79 8,95 Prelievo % 6,95% 8,33% Tabella 7 - Caratteristiche del popolamento e del diradamento particella A37 (15 anni). B18 Piante Ceppaie Area basimetrica (m 2 /ha) medio Pre ,84 6,85 7,65 Taglio 225 0,9 6,94 7,69 Prelievo % 7,83% 7,60% Tabella 8 - Caratteristiche del popolamento e del diradamento particella B18 (13 anni). Figura 1 - Esempio grafico di un intervento di dètourage intorno alla pianta obiettivo. competitori) dipende dalla capacità di espansione della chioma ed è quindi in funzione tanto della specie quanto delle condizioni stazionali. Nell ambito degli interventi dimostrativi del LIFE+ PProSpoT, sono stati adottati due approcci metodologici diversi, per valutarne la facilità di replica sia in fase di martellata che di esecuzione dei tagli. Nella particella A37 sono stati rimossi tutti gli individui in competizione diretta con la pianta obiettivo, cioè con la chioma entro 1 o 2 m di distanza, rilasciando tutte le altre piante (generalmente soggetti dominati con chiome al di sotto di quella della pianta obiettivo). Nella B18 invece sono state tagliate tutte le piante che avevano il tronco presente entro un raggio di 3 o 5 m dal piede della pianta obiettivo (indipendentemente dalla competizione effettiva tra le chiome). Nelle Tabelle 3, 4 e 5 sono riportate le caratteristiche medie per specie delle piante obiettivo rispettivamente della particella A37, B18 con interventi a 3 m dal fusto e B18 con interventi a 5 m dal fusto. Le piante obiettivo attorno alle quali sono stati realizzati gli interventi sono oggetto di monitoraggio tanto dei parametri dendrometrici caratteristici, quanto delle dinamiche di competizione, mediante calcolo di un indice specifico, l indice di Hegyi (3). In seguito al taglio è stato possibile stimare quantitativamente, attraverso la variazione dell indice, la riduzione della competizione a livello di singola pianta (Tabella 6) ma non essendoci riferimenti specifici in letteratura, sarà il monitoraggio, negli anni successivi, a farci capire in che modo le variazioni dell indice siano correlate alla dinamica di crescita dei soggetti presi in esame. Discussione A livello di popolamento l intervento risulta debole, asportando in media circa l 8% di area basimetrica e il 7,4% del numero di alberi. Le piante al taglio hanno caratteristiche medie analoghe a quelle del popolamento (Tabella 7 e 8). Ai fini del calcolo dell indice di competizione si considerano competitori tutte le piante comprese entro un raggio di 5 m dal piede dell albero obiettivo. In media sono stati tagliati 19 competitori per albero obiettivo, con delle differenze a seconda dell approccio (3) L indice di Hegyi, è un indice di competizione di facile applicazione, basato sul rapporto dimensionale tra la pianta obiettivo ed i competitori e la distanza reciproca (Indice H = diametro competitore/ diametro pianta obiettivo * 1/distanza competitore-pianta obiettivo). Il problema principale nell applicazione di tale indice è l individuazione dei competitori. In questo caso sono stati considerati tali tutte le piante presenti entro 5 m di raggio dal piede della pianta obiettivo. 8

5 metodologico. Nella A37, dove sono stati tagliati solo i competitori con chiome in competizione diretta con quella dell albero obiettivo, il diradamento ha interessato il 35,3% dei competitori consentendo mediamente l apertura di un gap con al centro l albero obiettivo di 7,71 m di diametro (circa 47 m 2 ). Nella B18, per le piante con rimozione di tutti gli alberi entro un raggio fisso di 5 m, il 100% dei competitori è stato rimosso e si è praticata un interruzione della copertura mediamente di 8,82 m di diametro medio con al centro la pianta obiettivo (4). Nel caso delle piante liberate entro 3 m è stato tagliato il 40% dei competitori con conseguente apertura di 6,93 m di diametro medio. L ampiezza del dètourage definita come la distanza media tra la proiezione della chioma dell albero obiettivo e la chioma delle prime piante non tagliate, risulta rispettivamente 1,77 m, 3,59 m e 2,64 m (Figura 1). (4) Anche in questo caso l ampiezza della buca è stata calcolata a partire dalla proiezione delle chiome delle piante poste ai margini dell apertura praticata nella copertura del popolamento arboreo. Con questo approccio lo spazio messo a disposizione di ciascuna pianta obiettivo è risultato essere mediamente di 61 m 2, quindi mediamente più ampio del 32% di quello delle piante obiettivo presenti nella particella A37. Tempi di lavoro La fase di individuazione, selezione, marcatura e posizionamento con GPS delle piante obiettivo, deve essere eseguita da tecnici abilitati all esecuzione della martellata e in grado di attribuire una classe di qualità potenziale al tronco da lavoro della pianta obiettivo. In questa fase vengono anche individuate e segnate le piante da abbattere. Il lavoro è stato svolto da squadre di due persone con una produttività di 6 piante obiettivo all ora: individuate, georeferenziate e segnate in modo permanente con vernice; in questi tempi è compresa anche la martellata, cioè l individuazione e la marcatura dei competitori da rimuovere con il dètourage. Il taglio è stato eseguito dagli operai dell Unione dei Comuni Montana delle Colline Metallifere, in amministrazione diretta, con squadre composte da due operai di cui uno con motosega. I dati relativi ai tempi di taglio e allestimento sono parziali e riguardano solo la particella B18. Il dètourage ha richiesto mediamente 50 minuti a squadra per ogni pianta obiettivo, ovvero 1h e 40 a operaio. L intervento, in cedui di questa fascia di età, non è economicamente positivo in quanto prevede l abbattimento in media di 0,35 mst di legna da ardere per pianta obiettivo. Il valore complessivo del materiale di risulta non è sufficiente a coprire i costi di intervento. Sebbene non conveniente in termini economici, il diradamento in questa fase di sviluppo risulta determinante per garantire condizioni ottimali di crescita alle specie sporadiche. Si tratta di un vero e proprio intervento colturale che, con semplici accorgimenti, può essere integrato con la normale attività di ceduazione sul resto del soprassuolo. Condizioni ottimali di illuminazione oltre a favorire l accrescimento diametrico, stimolano la fruttificazione e consentono la conservazione delle specie meno competitive con indubbi vantaggi anche dal punto di vista della biodiversità (diversificazione della composizione e della struttura del popolamento, mantenimento di nicchie ecologiche specifiche). è tuttavia da rilevare che un diradamento localizzato di questo tipo non rientra tra gli interventi normalmente realizzati dagli operatori, di conseguenza anche la mancanza di familiarità con la procedura ha probabilmente un ruolo non indifferente nella determinazione dei tempi di lavoro. Dotare le squadre di mappe con indicazione delle curve di livello e della posizione relativa di ciascuna pianta obiettivo (posizionate con GPS) è un accorgimento importante per ridurre i tempi di spostamento da una pianta all altra, soprattutto in condizioni di scarsa visibilità come un ceduo giovane. Anche eseguire il lavoro in amministrazione diretta è una scelta particolarmente importante a questo stadio di sviluppo, poiché il rischio di danneggiare irreversibilmente la pianta obiettivo, eseguendo in maniera incauta il taglio nelle immediate vicinanze, è piuttosto alto. Considerazioni L interesse per la realizzazione nei cedui giovani di interventi localizzati mirati a favorire l espansione delle chiome, il conseguente accrescimento diametrico, nonché la futura fruttificazione, scaturisce dal fatto che le piante giovani mostrano maggiore reattività in risposta alla variazione delle dinamiche di competizione, soprattutto diretta. Nei cedui invecchiati invece quando il portamento e la qualità del fusto sono già stati determinati dalle condizioni di crescita precedenti, la capacità di reazione alle cure colturali è limitata dall età delle piante stesse ed i margini di miglioramento delle caratteristiche dei singoli soggetti sono fortemente ridotti. Il progetto PProSpoT prevede 9

6 comunque il monitoraggio di piante obiettivo oggetto di interventi localizzati anche in cedui invecchiati, i cui dati saranno oggetto di un prossimo contributo. Esperienze di interventi con approccio selvicolturale ad albero in Italia sono riconducibili a pochi esempi (Giulietti et al. 2009, Pelleri et al. 2009, Raviglione et al. 2011, Wolinsky et al. 2006), per lo più realizzati in fustaie, quindi a carico di specie ed in contesti forestali completamente diversi. Poco si conosce anche della dinamica di crescita delle specie sporadiche in questo tipo di realtà dal momento che gli studi disponibili sono stati condotti in centro Europa e solo per alcune delle specie a cui si fa riferimento. Di conseguenza il monitoraggio di questi interventi consentirà di osservare le dinamiche di crescita e di competizione delle specie sporadiche trattate all interno di boschi cedui di fascia sopramediterranea. Obiettivo di tali osservazioni è principalmente quello di fornire indicazioni utili a tarare intensità e tempi di ritorno degli interventi proposti, in modo tale da sviluppare un modello di selvicoltura, sostenibile anche dal punto di vista economico, che integrando il trattamento di tipo tradizionale dei boschi governati a ceduo consenta effettivamente di tutelare la diversità dei popolamenti forestali e accrescerne parallelamente il valore economico. Bibliografia Bastien Y., Wilhelm G.J., Selvicoltura d albero: un approccio per la produzione di legname con buone caratteristiche e di grandi dimensioni. Sherwood - Foreste e Alberi Oggi n. 86:5-13. Chièze F., Sardin T., Designazione degli alberi obiettivo. Sherwood - Foreste e Alberi Oggi n. 117: Claessens H., Réflexion sur le détourage des feuillus à croissance rapide. Forêt wallone n. 71 : Del Favero R., Considerazioni sulla gestione dei boschi alpini di latifoglie per la produzione di legname di qualità. In: Foreste Ricerca Cultura. Scritti in onore di Orazio Ciancio. Accademia Italiana di Scienze Forestali, Firenze: Fantoni I., Miozzo M., Rella E., Pianificazione e specie sporadiche. Prime esperienze italiane in ambito del Progetto LIFE+ PProSpoT. Sherwood, Foreste ed Alberi Oggi n. 184: 9-14 Giulietti V., Short term scientific mission report. COST E42, growing valuable broadleaved tree species. Giulietti V., Ferretti F., Pelleri F, Prove di diradamento in acero-frassineti di neoformazione nella Comunità Montana Agno-Chiampo (VI): risultati dopo il secondo intervento. Annali CRA-SEL, 35, : Mori P., Buresti Lattes E., Bruschini S., Giulietti V., Grifoni F., Pelleri F., Ravagni S., Berti S., Crivellaro A., Selvicoltura delle specie sporadiche in Toscana. Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l Innovazione nel settore Agricolo-forestale (ARSIA) della Toscana, Firenze, 352 pp. Nosenzo A., Berretti R., Boetto G., Piantagioni da legno. Valutazione degli assortimenti ritraibili. Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi, n. 145: Pelleri F., Pividori M., Giulietti V., Cure colturali in acerofrassineti secondari in Italia settentrionale. Atti III Congresso Nazionale di Selvicoltura, Taormina, ottobre 2008: Pelleri F., La selvicoltura d albero e le specie sporadiche nei cedui. ATTI del 46 Corso di Coltura in Ecologia - San Vito di Cadore 7-10 giugno Gestione multifunzionale e sostenibile dei boschi cedui: criticità e prospettive : Pelleri F., Giulietti V., Sansone D., Samola A., Nitti D., Valorizzazione delle rosacee arboree. Esperienze nei cedui delle colline metallifere (GR). Sherwood - Foreste e Alberi Oggi, n. 160: Raviglione M, Collattin A., Motta R., Nosenzo A., Berretti R., Meloni F., Wolinski A., Interventi selvicolturali sperimentali in boschi di faggio della Val Sessera. it/foreste/cms/media/files/pian_gest/ricerca/progetto_valses sera.pdf Regione Toscana, Regolamento Forestale della Toscana. DPGR n. 48/R Spiecker H., Specie sporadiche. Un opportunità per foreste multifunzionali. Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi n. 145: 4-8 Wolynsky A., Berretti R., Motta R., Selvicoltura multifunzionale orientata alla qualità. Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi n. 118: info.articolo Autori: Dalila Sansone, Assegnista CRA-SEL. dalilasansone@gmail.com Elisa Bianchetto, Ricercatore CRA-SEL. elisa.bianchetto@entecra.it Claudio Bidini, Tecnico CRA-SEL. claudio.bidini@entecra.it Serena Ravagni, Contrattista CRA-SEL. serena.ravagni@entecra.it Damiano Nitti, Tecnico Unione dei Comuni Montana Colline Metallifere. d.nitti@unionecomunicollinemetallifere.it Alessandro Samola, Tecnico Unione dei Comuni Montana Colline Metallifere. a.samola@unionecomunicollinemetallifere.it Francesco Pelleri, Ricercatore CRA-SEL. francesco.pelleri@entecra.it Parole chiave: Selvicoltura d albero, specie sporadica, ceduo giovane, intervento localizzato, pianta obiettivo, détourage, indice di competizione Progetto LIFE+ PProSpoT, Toscana. Abstract: Tree oriented silviculture interventions in young broadleaves coppices to favour sporadic tree species. The PProSpoT LIFE+ project. The paper describes first tree oriented silviculture interventions in Tuscan young broadleaves coppice. The interventions have been planned in the framework of the Life+ project PProSpoT with the aim to introduce the tree oriented silviculture in Tuscany forests. Different criteria of selective thinnings have been carried out only around target sporadic tree species to increase the available space for their crown-growing. This approach allows to maintain forest biodiversity and to increase the wood value of these sporadic species. Key words: Tree oriented silvicolture, sporadi tree species, young broadleaves coppie, localized intervention, target tree, détourage, competition index, PProSpoT LIFE+ project, Tuscany. Sia nell impostazione del lavoro che per la realizzazione finale degli interventi sono stati fondamentali la collaborazione, la disponibilità, l esperienza ed il supporto di tutti gli operai dell Unione dei Comuni Montana delle Colline Metallifere ai quali vanno i nostri ringraziamenti. ll presente articolo è stato prodotto nell ambito del Progetto LIFE09 ENV/IT/ P.Pro.Spo.T. - Policy and Protection of Sporadic tree species in Tuscany forest. 10

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