N 5 N 5.1 Linee guida e piani d azione sulle specie aliene

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1 N 5 N 5.1 Linee guida e piani d azione sulle specie aliene SOTTOPROGETTO/AZIONE DI SISTEMA F Parco Nazionale Arcipelago Toscano

2 LINEE GUIDA PER LA STRATEGIA DI CONTRASTO ALLE SPECIE ALIENE INVASIVE NEI SISTEMI TERRESTRI INSULARI NELL ARCIPELAGO TOSCANO P. Varuzza Progetto COREM Cooperazione delle Reti Ecologiche del Mediterraneo M. Giunti N. Baccetti Foto Archivio P.N.A.T Parco Nazionale Arcipelago Toscano Loc. Enfola Portoferraio (LI) Tel fax Programma cofinanziato con il Fondo Europeeo per lo Sviluppo Regionale Programme cofinancé par le Fonds Européen de Développement Régional La cooperazione al cuore del Mediterraneo

3 LINEE GUIDA PER LA STRATEGIA DI CONTRASTO ALLE SPECIE ALIENE INVASIVE NEI SISTEMI TERRESTRI INSULARI NELL ARCIPELAGO TOSCANO Parco Nazionale Arcipelago Toscano Loc. Enfola Portoferraio (LI) Tel fax

4 LINEE GUIDA PER LA STRATEGIA DI CONTRASTO ALLE SPECIE ALIENE INVASIVE NEI SISTEMI TERRESTRI INSULARI NELL ARCIPELAGO TOSCANO Documenti realizzati nell ambito dell Azione di Sistema F del Progetto COREM Cooperazione delle Reti Ecologiche del Mediterraneo Coordinamento editoriale Francesca Giannini Parco Nazionale Arcipelago Toscano Loc. Enfola Portoferraio (LI) Tel. 0565/ Fax 0565/ parco@islepark.it Testi Francesca Giannini (Parco Nazionale Arcipelago Toscano) Paolo Sposimo (NEMO s.r.l.) Michele Giunti (NEMO s.r.l.) Alessandro Piazzi (NEMO s.r.l.) Alberto Inghilesi (Università di Firenze) Elena Tricarico (Università di Firenze) Progetto grafico e stampa Bandecchi & Vivaldi s.r.l. Via Papa Giovanni XXIII, Pontedera (PI) Tel Fax libri@bandecchievivaldi.com

5 INDICE LINEE GUIDA PER MISURE FINALIZZATE ALLA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI INGRESSO DI SPECIE ALIENE 1. Premessa Strategie di intervento...7 LINEE GUIDA PER UNA STRATEGIA DI SORVEGLIANZA E RISPOSTA RAPIDA IN CASO DI SEGNALAZIONE DI COMPARSA DI NUOVE SPECIE E/O POPOLAZIONI DI SPECIE GIÀ INTRODOTTE 1. Premessa Ipotesi di creazione di un sistema di pronto intervento nell Arcipelago Toscano, 2. Coordinamento e gruppi operativi Sistema di monitoraggio permanente delle specie alloctone invasive Aree di interesse per il monitoraggio Diagnosi e processamento dei dati Analisi del rischio Individuazione della azioni da intraprendere Collaborazione con altre eventuali autorità competenti e definizione iter tecnico-amministrativo...18 PRESENTAZIONE E CONDIVISIONE DELLE LINEE GUIDA Presentazione e condivisione delle linee guida...19 LINEE GUIDA PER SPECIE E GRUPPI DI SPECIE INVASIVE 1. Premessa Specie e gruppi di specie invasive...23 Punteruolo rosso delle palme Rhynchophorus ferrugineus...23 Gonipterus scutellatus complex...25 Aclees sp Roditori commensali: topo domestico Mus musculus, surmolotto Rattus norvegicus e ratto nero R. rattus...30 Popolazioni inselvatichite di gatto domestico (Felis catus)...32 Popolazioni inselvatichite di capre domestiche (Capra hircus)...35 Cinghiale (Sus scrofa)...37 Muflone (Ovis aries)...39

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7 LINEE GUIDA PER MISURE FINALIZZATE ALLA RIDUZIONE DEL RISCHIO DI INGRESSO DI SPECIE ALIENE 1. PREMESSA Le più avanzate strategie di contrasto alla diffusione delle specie aliene adottate più o meno rencemente a livello regionale o nazionale seguono un approccio gerarchico basato essenzialmente su: 1) riduzione del rischio d ingresso; 2) sorveglianza e risposta rapida; 3) gestione delle specie aliene già presenti. Il presente documento si pone come obiettivo una prima individuazione delle principali misure da adottare per ridurre il rischio di ingresso di specie aliene nell Arcipelago Toscano. Trattandosi di un arcipelago comprendente 7 isole maggiori e un buon numero di isolotti minori, il rischio d ingresso di nuove specie è riferito sia all arrivo di specie attualmente non presenti nell Arcipelago, sia all arrivo su una nuova isola di una specie già presente su una o più isole. Per inciso, tranne che per rari casi particolari e per gli isolotti prossimi a isole maggiori, le nuove specie aliene che raggiungono le isole provengono direttamente dal continente, cosicché le misure da adottare per ridurre il rischio d ingresso di una determinata specie su un isola non differiscono a seconda della presenza o meno della specie sulle altre isole. Fra le svariate linee guida per la riduzione del rischio d ingresso prodotte a diversa scala e reperibili in rete, di particolare interesse, per problematiche e contesti coinvolti, appaiono quelle relative alle isole Galapagos (cf. e e per le isole dell emisfero meridionale classificate come siti ACAP - Agreement on the Conservation of Albatrosses and Petrels (Biosecurity and quarantine guidelines for ACAP breeding sites, La definizione di una strategia per la riduzione del rischio d ingresso, come già accennato, deve essere svolta tenendo conto delle peculiarità di ciascuna isola relativamente a vettori, siti d ingresso, effettive possibilità di intervenire efficacemente, livelli di vulnerabilità ecc. Nelle isole maggiori, non interamente comprese nel perimetro del PNAT, che ospitano una significativa popolazione residente e che hanno di conseguenza regolari collegamenti con traghetti che trasportano automezzi, consistenti quantitativi di derrate alimentari, materiali edili ecc. (Elba, Giglio, Capraia), appare poco realistico, e forse poco utile in termini di rapporto fra costi ed efficacia, prevedere misure di quarantena o regolari controlli nelle aree portuali. Può essere invece possibile intervenire sul rischio d ingresso di specie particolarmente pericolose oppure su quello legato ad alcune attività (es. florovivaismo e commercio di piante, giardinaggio, detenzione di animali domestici); è di conseguenza necessario individuare in modo opportuno le specie e le attività su cui concentrarsi per mettere a fuoco probabili modalità di ingresso e misure da adottare per la riduzione del rischio, che essenzialmente potranno essere regolamentari o di informazione e sensibilizzazione mirate su specifici target. 5

8 Nelle isole più piccole dove l accesso è in qualche modo ristretto o controllato (Pianosa, Giannutri, Gorgona) è possibile individuare con maggiore dettaglio i principali vettori d ingresso, definire e attuare in modo estremamente mirato le misure regolamentari o di informazione/sensibilizzazione necessarie ed eventualmente avviare interventi attivi quali l installazione di trappole in siti d ingresso. Interventi attivi, a oggi, appaiono possibili e necessari a Giannutri, dove l eradicazione dei ratti effettuata nel 2006 potrebbe risultare vanificata da un inadeguata messa in atto delle misure di biosecurity a suo tempo individuate. Per Montecristo, infine, grazie alla forte limitazione degli accessi, è necessario stabilire congiuntamente con il CFS un protocollo per la riduzione del rischio d ingresso legato al trasporto di materiali sull isola (peraltro una serie di restrizioni e verifiche sono attuate già oggi per il trasporto, ad esempio, di mangimi per animali), oltre che garantire il mantenimento di una serie di punti d intercettazione per roditori nella zona del molo e delle abitazioni. La messa in atto di queste misure è prevista, e in parte è già stata effettuata, nell ambito del Progetto LIFE Montecristo 2010 e non viene quindi trattata nel presente documento. La progettazione definitiva della maggior parte delle misure individuate potrà avvalersi della collaborazione della rete di esperti definita nel rapporto su Sorveglianza e risposta rapida; potrà però essere fatta solo successivamente e in base agli esiti delle verifiche su possibilità di collaborazione dal parte di altri Enti e stake-holders e in funzione dei fondi disponibili per l implementazione delle misure stesse. Nei paragrafi seguenti, vengono esaminate le principali misure/attività da avviare al fine di ridurre in modo significativo il rischio d ingresso di specie aliene invasive nell Arcipelago Toscano. Analisi dei principali elementi di rischio Le possibilità di intervenire efficacemente per ridurre il rischio di ingresso sono condizionate da scarsa disponibilità di fondi, sovrapposizioni di competenze e carenza di personale operativo. Dati questi limiti, occorre pianificare al meglio le attività di contrasto, indirizzando gli sforzi sulle principali sorgenti di rischio individuabili a oggi, sulle quali è realisticamente possibile intervenire, e sulle azioni che hanno il miglior rapporto fra benefici e costi. L analisi del rischio d ingresso (pathway risk analysis) deve individuare le principali cause e modalità di arrivo di nuove specie, i siti d ingresso, i soggetti in qualche modo coinvolti, le specie pericolose prevedibili per ciascun sito (o tipologia di sito). Una speditiva analisi del rischio per ciascuna isola, che tenga conto delle premesse di cui sopra e che sia quindi esclusivamente funzionale alle attuali possibilità operative, può essere effettuata già oggi, ma naturalmente richiederà future fasi di approfondimento e aggiornamento. Principali specie target Le specie ritenute più pericolose e sulle quali occorre concentrare gli sforzi per la riduzione del rischio di ingresso sono quelle elencate nella Alarm List oltre a quelle che producono fitopatologie e per le quali l Unione Europea prevede la cosiddetta lotta obligatoria. Le misure necessarie per queste specie consentono comunque di intervenire efficacemente nei confronti di molte altre specie aliene, sia riducendone il rischio di ingresso, sia permettendone un rapido rilevamento in caso di arrivo, supportando quindi l attuazione della strategia di sorveglianza e risposta rapida. Cause e modalità di arrivo, siti d ingresso Le specie vegetali più pericolose elencate nella Alarm List sono nella quasi totalità coltivate a scopo ornamen- 6

9 tale. I siti d ingresso sono quindi essenzialmente i margini delle aree abitate (incluse le abitazioni sparse) e di strutture turistiche (campeggi, stabilimenti balneari, ecc.). Anche nel verde ornamentale lungo la viabilità (es. aiuole) possono essere introdotte specie pericolose. Un caso particolare è rappresentato inoltre da vivai e commercianti di piante, presenti solo all Elba, che direttamente (diffusione spontanea di piante aliene negli immediati dintorni del vivaio) o indirettamente (piante invasive commercializzate e piantate in giardini privati nell isola) possono favorire l ingresso di piante invasive. È comunque da sottolineare che molte piante ornamentali potenzialmente invasive sono verosimilmente acquistate sul continente direttamente da residenti e proprietari di seconde case. Fra i Vertebrati, le specie aliene più pericolose di Anfibi e Rettili sono detenute a scopo ornamentale e possono essere rilasciate in ambienti naturali o seminaturali (incluse vasche in giardini e verde pubblico). Specie ornamentali si ritrovano anche fra quelle più pericolose di uccelli (maina comune) e di mammiferi (scoiattoli: scoiattolo grigio, tamia siberiano, ecc.); in questo caso si tratta di specie per le quali non sono individuabili siti d ingresso particolari, se non forse le aree verdi urbane e periurbane per gli scoiattoli, che sono comunque in grado di allontanarsi rapidamente dal luogo di rilascio. A Giannutri e a Montecristo è da considerare da Alarm List un altra specie pet, il gatto domestico, che potrebbe formare popolazioni inselvatichite, qualora fossero introdotti e detenuti in condizioni di semilibertà indd. di sesso diverso non sterilizzati o singole femmine gravide. Specie pericolose di uccelli e soprattutto di mammiferi sono state introdotte in passato nell Arcipelago a scopo venatorio; attualmente, l unico rischio potenziale di nuove introduzioni di specie pericolose (da Alarm List) potrebbe riguardare la coturnice orientale all Elba, ma si tratterebbe di un operazione non consentita dalla normativa vigente e che appare del tutto improbabile. Sempre fra i Mammiferi, a Giannutri e a Montecristo occorre ridurre più possibile il rischio d ingresso per tutte le specie di Roditori commensali (il topo domestico e le due specie di ratto R. rattus e R. norvegicus), dopo gli interventi di eradicazione del ratto nero, il cui esito positivo è ancora da confermare a Montecristo. L eventuale arrivo di queste specie dovrebbe essere legato solo a trasporto involontario sulle imbarcazioni, e i siti d ingresso più probabili sono evidentemente le zone di attracco. Per quanto riguarda gli invertebrati, molte specie potrebbero giungere sulle isole grazie a trasporto involontario assieme a merci di varia natura. I sito d ingresso sono quindi sia i porti, sia tutte le aree abitate/antropizzate (incluse ad es. discariche e cantieri), dove vengono trasportate le merci e i materiali contaminati. Numerosi invertebrati potenzialmente presenti in acquari di acqua dolce possono essere introdotti a seguito di scorretto svuotamento di vasche in acque direttamente collegate a corpi idrici prossimi alle abitazioni. 2. STRATEGIE DI INTERVENTO Come sopra accennato, le misure che si possono adottare per ridurre il rischio d ingresso sono essenzialmente riconducibili ad azioni di informazione e sensibilizzazione, azioni regolamentari (comprendendo qui anche l adozione di buone pratiche da parte delle amministrazioni pubbliche) e alcune azioni di gestione attiva. Di seguito, per ciascuna di queste principali tipologie di misure, vengono elencate e brevemente descritte, una serie di possibili azioni, la cui definizione a maggiore dettaglio e attuazione richiederà il coinvolgimento di altre autorità competenti e altri stake-holders. 7

10 Azioni di informazione e sensibilizzazione generali e specifiche Azioni di informazione sia generali sulle specie aliene, sia mirate su singole specie problematiche, emergenze di carattere conservazionistico, dovrebbero essere rivolte a residenti, proprietari di seconde case, operatori turistici e turisti. Le azioni generali dovrebbero puntare a diffondere la consapevolezza dell entità degli impatti prodotti dalle specie aliene e a informare sulla situazione attuale nell Arcipelago Toscano e nelle singole isole, trattando sia le principali problematiche, sia gli interventi finora effettuati e, soprattutto, i loro effetti su alcune specie native carismatiche. Le azioni mirate, che in alcuni casi potranno costituire la seconda fase di programmi organici (es. programmi per le scuole) potranno interessare in prima battuta i seguenti argomenti: piante ornamentali invasive: azioni specifiche verso residenti e proprietari di seconde case, vivai e commercianti di piante, operatori turistici; animali detenuti a scopo ornamentale o di affezione (pets): azioni di informazione su acquisto e gestione responsabile, rivolte a residenti e proprietari di seconde case. Parte delle azioni di cui sopra sono state impostate/realizzate nell ambito del Progetto COREM; la futura prosecuzione delle attività informative sarà in buona parte dipendente dalla disponibilità di fondi utilizzabili a tale scopo. Alcune azioni potranno però essere realizzate direttamente da parte del Parco, come ad es. l aggiornamento del sito web con l eventuale inserimento di nuovi prodotti informativi disponibili oppure periodici comunicati stampa di aggiornamento sui risultati degli interventi effettuati o su nuove segnalazioni di specie aliene. Un altra azione senza costi è la verifica delle attività informative messe in atto da altri soggetti che potrebbero essere disponibili a integrare i propri programmi. Fra le azioni che comportano costi economici sembrano prioritarie: attività informative per insegnanti delle scuole dell isola e per le guide ambientali (incontri e/o produzione di materiali didattici); produzione e diffusione di materiale informativo su pets e rischi collegati, mirato su singoli casi particolari e se necessario diversificato per singole isole; realizzazione di programmi didattici nelle scuole dell obbligo delle isole. Sono inoltre necessarie azioni di sensibilizzazione dirette nei confronti di altri soggetti istituzionali che a diverso titolo hanno delle competenze, o svolgono delle attività, che in qualche modo li collegano al problema della diffusione di specie aliene. Il caso più rilevante appare quello della gestione del verde d arredo, che il Parco Nazionale può regolamentare nelle aree di propria competenza ma non per le porzioni insulari esterne, dove è di competenza di altre amministrazioni pubbliche. Azioni regolamentari Fra le misure regolamentari che possono essere adottate direttamente e autonomamente dal Parco e che appaiono effettivamente attuabili ad oggi, quelle in grado di contribuire alla riduzione del rischio d ingresso sembrano: il divieto di introduzione a Giannutri e a Pianosa di gatti non sterilizzati e marcati con microchip; il divieto di introduzione nel verde d arredo, a Gian- 8

11 nutri, Pianosa e Gorgona, delle piante invasive più pericolose (specie della Alarm List e specie pericolose individuate nell ambito del presente progetto); nelle isole che sono solo parzialmente all interno del Parco tale misura può essere efficace solo se inserita negli strumenti urbanistici comunali. Misure di competenza di Comuni e Province: Comuni e Province possono contribuire alla riduzione del rischio d ingresso con semplici modifiche dei propri strumenti di pianificazione o con la adozione di buone pratiche; esclusione delle specie vegetali pericolose da quelle utilizzabili per il verde d arredo, mediante inserimento delle specie vietate negli strumenti urbanistici e/o l adozione di buone pratiche (elenchi di specie da non utilizzare e di specie da utilizzare preferenzialmente). Altre misure sono rappresentate dalla definizione di buone pratiche per ridurre il rischio d ingresso derivante da opere potenzialmente pericolose (es. cantieri che comportano trasporto di ingenti quantitativi di materiali edili o di piante dalla terraferma) soggette a valutazione d Incidenza o ad altra autorizzazione rilasciata da Enti Locali. Il Parco Nazionale potrà inserire tali misure come prescrizioni nelle procedure di propria competenza e le potrà trasmettere agli altri enti territoriali (Comuni, Province, Regione) che potranno a loro volta adottarle in modo autonomo per gli atti di loro competenza. Misure di gestione attiva Fra le misure di gestione attiva, cioè azioni concrete svolte direttamente dal Parco o da altri soggetti al fine di ridurre il rischio d ingresso, al momento attuale quelle che sembra possibile avviare in tempi relativamente brevi sono le seguenti: individuazione dell eventuale presenza di specie della Alarm List nel verde pubblico e privato nell ambito dei controlli svolti per il programma di sorveglianza e risposta rapida (ed eventuale successiva sensibilizzazione diretta dei proprietari/gestori per rimuovere la specie pericolosa o impedirne la diffusione; effettiva e costante messa in atto delle misure di biosecurity per ridurre il rischio d ingresso di Roditori a Giannutri, dove il ratto nero è stato eradicato nel 2006; attualmente infatti il rischio di reinvasione sembra significativo e comunque molto superiore di quello che si potrebbe avere con un adeguato sistema di biosecurity. La prima azione non richiede impegno aggiuntivo rispetto a quello indicato per la messa in atto del sistema di sorveglianza e risposta rapida, è sufficiente che nella formazione del personale coinvolto a vario titolo nella sorveglianza siano prese in considerazione le specie vegetali della Alarm List. La corretta e completa messa in atto delle misure di biosecurity a Giannutri è invece più complessa e articolata. Le misure necessarie vennero definite dopo l eradicazione ed elencate in un apposito Action Plan, prodotto nel 2007 nell ambito del Progetto LIFE Isole di Toscana. La loro messa in atto è stata però solo parziale e sembra essere del tutto insufficiente quando i collegamenti navali sono meno frequenti, cioè al di fuori dei 3-4 mesi della stagione turistica. In base a quanto verificato personalmente in ripetute occasioni, la somministrazione di esche rodenticide negli erogatori posizionati presso i due approdi (di competenza del Consorzio Isola di Giannutri, come stabilito nel Piano approvato da Parco e Consorzio stesso), erogatori che negli ultimi anni sono stati riposizionati e sono oggi di gran lunga troppo numerosi e non distribuiti in modo razionale sul territorio, avviene solo dalla primavera 9

12 inoltrata alla fine dell estate, mentre nei restanti periodi dell anno gli erogatori sono praticamente vuoti (a causa del rapido consumo di esche da parte di Gasteropodi terrestri). La prevista installazione degli erogatori sulle navi di linea non è mai avvenuta, né è stato possibile concordare con le compagnie di navigazione l adozione da parte loro di adeguate attività di disinfestazione delle navi. È stata svolta un adeguata attività di sensibilizzazione che dovrebbe però essere ripetuta entro breve tempo. Anche il monitoraggio della messa in atto delle misure sopra indicate è stato fatto in modo parziale. Alla luce del notevole miglioramento delle conoscenze sull efficacia delle diverse possibili misure di biosecurity nei confronti dei ratti, occorrerebbe inoltre ridefinire alcune delle misure indicate nel Piano del Sembra però necessario procedere con una prima fase di verifica dell effettiva possibilità/disponibilità alla collaborazione da parte degli altri soggetti da coinvolgere nell implementazione delle misure (Consorzio Isola di Giannutri, compagnie di navigazione, Autorità Portuale, CFS per il controllo) e solo in seguito ridefinire nei dettagli le misure di biosecurity. Ulteriori possibili misure da realizzare a lungo termine Alcune misure potenzialmente in grado di produrre buoni risultati non possono, per motivi diversi, essere messe in atto o avviate al momento attuale: definizione di standard volontari per operatori economici di settori sensibili: vivaisti e commercianti di piante, gestori di campeggi e strutture turistiche con verde d arredo; promozione della realizzazione di vivai/orti botanici insulari coerenti con i Centri per la conservazione della flora definiti dalla L.R. 56/2000, che possano produrre e mettere in vendita piante appartenenti alle popolazioni autoctone delle diverse isole. 10

13 LINEE GUIDA PER UNA STRATEGIA DI SORVEGLIANZA E RISPOSTA RAPIDA IN CASO DI SEGNALAZIONE DI COMPARSA DI NUOVE SPECIE E/O POPOLAZIONI DI SPECIE GIÀ INTRODOTTE 1. PREMESSA L obiettivo principale di una strategia di sorveglianza e risposta rapida alle invasioni biologiche nel territorio dell Arcipelago Toscano deve essere quello di accorciare i tempi di individuazione di nuove specie e quelli di risposta, intesa come pianificazione e attuazione degli interventi. La strategia di sorveglianza e risposta rapida qui ipotizzata è stata definita tenendo conto delle linee guida espresse nel documento prodotto dall Agenzia Europea dell Ambiente (EAA) Towards an early warning and information system for invasive alien species (IAS) threatening biodiversity in Europe (Genovesi et al, 2010). Per la definizione della strategia si è inoltre fatto riferimento alle considerazioni espresse nel documento L impatto delle specie aliene sugli ecosistemi: proposte di gestione prodotto per conto del Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in collaborazione con il WWF nell ambito del Tavolo Tecnico Verso la strategia nazionale per la biodiversità. La strategia ipotizzata agisce attraverso un sistema coordinato di azioni interconnesse tra loro. Queste includono innanzitutto le attività di segnalazione, ovvero un insieme di misure specifiche finalizzate all individuazione di nuove specie, al monitoraggio della presenza di specie già diffuse e al rilevamento di fenomeni di ampliamento di areale e/o consolidamento della presenza di specie alloctone in aree occupate inizialmente in modo marginale o irregolare. Una volta individuata la specie alloctona e definito il suo trend di abbondanza e distribuzione, la strategia prevede l acquisizione e l analisi di tutte le informazioni relative alla specie. Tali dati costituiscono la base conoscitiva necessaria per realizzare una speditiva analisi del rischio e per definire gli interventi di risposta più adeguati. Requisito essenziale per l efficacia della strategia è la rapidità della risposta, che richiede appunto una pronta individuazione e un veloce svolgimento di tutte le attività successive, possibile solo se a monte vi è una chiara definizione dei ruoli e delle competenze dei soggetti coinvolti. Le singole azioni, che definiscono la strategia di sorveglianza e risposta rapida, vengono schematizzate nei seguenti punti e sviluppate in maniera più ampia nei paragrafi corrispondenti: Raccolta segnalazioni: comprende le attività di sorveglianza (individuazione di nuove specie invasive nel territorio) e di monitoraggio (acquisizione di dati di presenza e distribuzione relativi a specie invasive già introdotte) e consente di ottenere le informazioni necessarie per poter intervenire in maniera appropriata nel caso di invasione di specie alloctone invasive. Analisi e archiviazione dei dati: i dati ottenuti dalle attività di sorveglianza e di monitoraggio vengono validati ed analizzati in modo che si possa procedere all analisi del rischio. Analisi del rischio: valutazione del rischio che una determinata specie alloctona si stabilizzi in maniera definitiva e diventi invasiva nel territorio in esame. 11

14 Individuazione delle azioni da intraprendere: valutazione delle opzioni gestionale e scelta di quella più adeguata al caso e nella situazione in esame (eradicazione, contenimento, monitoraggio o nessuna azione). Definizione iter tecnico-amministrativo in collaborazione con eventuali altre autorità competenti. Per mettere in atto questa strategia occorre un organizzazione agile, in grado di attivare in tempi rapidi una rete di collaboratori e di agire, per quanto possibile data la complessità della materia, in modo predefinito e standardizzato in risposta alle diverse situazioni di rischio d invasione che si possono verificare. Dovranno essere quindi individuati: Coordinamento del sistema Gruppo di Pronto Intervento Rete di esperti Rete di referenti per aree e per problematiche Dovrà essere inoltre organizzato un database specifico o un sistema di comunicazione con database settoriali esistenti (es. Banca Dati del COT - Centro Ornitologico Toscano, progetto ALT - Atlante delle specie Alloctone in Toscana). 2. IPOTESI DI CREAZIONE DI UN SISTEMA DI PRONTO INTERVENTO NELL ARCIPELAGO TOSCANO, COORDINAMENTO E GRUPPI OPERATIVI La messa in atto di un sistema funzionale di sorveglianza e risposta rapida richiede un organizzazione chiara e soprattutto un coordinamento efficace e una univoca definizione di compiti e procedure. In buona parte il sistema può essere messo in atto direttamente dal Parco in collaborazione con altri soggetti competenti, ma almeno in parte richiede l individuazione di fonti di finanziamento necessarie per le azioni di informazione e di formazione e per i singoli interventi di risposta rapida che dovranno essere realizzati (spese materiali e rimborso spese degli esperti esterni, presumibilmente necessario quantomeno per il supporto allo svolgimento dei singoli interventi). Queste attività che comportano costi economici potranno essere avviate solo una volta reperiti i fondi necessari. Il coordinamento dovrebbe essere svolto direttamente dal PNAT con il proprio personale. Al coordinamento dovrebbero afferire tutte le informazioni relative alle specie invasive e alle attività di contrasto messe in atto. Ciascun caso che richieda la definizione di strategie specifiche e di misure di risposta deve essere gestito da un apposito gruppo di lavoro (o gruppo di pronto intervento, GPI) composto dal personale del PNAT, da uno o più esperti (cf. sotto) e se necessario da referenti per CFS ed eventuali altri soggetti istituzionali coinvolti. La composizione del GPI sarà definita dal PNAT. Dovrà essere definita una rete di esperti, che sarà via via integrata. Gli esperti individuati dovranno essere rapidamente consultabili e possedere competenze su identificazione di specie invasive, biologia, pericolosità, metodi di lotta, organizzazione di programmi di contenimento/eradicazione. La rete di esperti fornirà quindi il supporto scientifico per l identificazione di nuove specie, nell analisi del rischio, nella pianificazione dei piani di sorveglianza e monitoraggio e fornirà supporto per il loro svolgimento. Inoltre collaborerà alla valutazione dei risultati ottenuti e alla definizione delle modalità e delle tipologie di risposta per la gestione di specie inva- 12

15 sive già presenti nel territorio regionale o di nuova comparsa. Con ogni probabilità sarà possibile disporre senza costi della collaborazione degli esperti esterni per una prima valutazione delle possibili risposte in caso di nuove segnalazioni ma presumibilmente sarà necessario in molti casi garantire quantomeno il rimborso delle spese di trasferta per il supporto alla messa in atto delle misure di risposta. Infine, potranno essere individuati ulteriori referenti per aree geografiche (in particolare per le isole minori) e per alcune particolari problematiche/attività connesse all introduzione di specie invasive (es. florovivaismo), cui ci si potrà rivolgere in caso di segnalazioni dubbie per lo svolgimento di semplici verifiche e controlli, presumibilmente senza costi economici. In attesa che venga predisposto un centro di riferimento nazionale al quale anche l organizzazione del PNAT dovrà collegarsi, ove possibile si dovrebbe istituire una rete di condivisione di informazioni con i territori adiacenti (Regione Toscana e Corsica) con i quali avviare programmi comuni. Raccolta segnalazioni Il rilevamento tempestivo della presenza di nuove specie alloctone o della variazione di areale di specie già presenti costituisce un aspetto cruciale in una strategia di sorveglianza e risposta rapida, dato che minore è il tempo di rilevamento e maggiore sarà la possibilità di poter intervenire in maniera efficiente per limitare i danni causati dall incursione delle specie ed impedire che queste si stabilizzino nel territorio. Tale rilevamento, o segnalazione, consiste nello svolgimento di due attività: la sorveglianza ed il monitoraggio, fondamentali per acquisire le informazioni necessarie a garantire un meccanismo di risposta rapida e l applicazione di misure gestionali opportune. Definizione del sistema di segnalazione I programmi di sorveglianza e monitoraggio vengono stabiliti dal PNAT, in accordo con eventuali altri soggetti competenti, e vengono coordinati e in parte eseguiti da personale appositamente formato. La tipologia di indagine da effettuare, le modalità, la periodicità del reperimento dei dati ed i tempi di svolgimento dei singoli piani di monitoraggio verranno definiti tenendo conto della natura del sito in cui si svolgeranno, della specie che si intende monitorare e della tipologia di introduzione (intenzionale/accidentale). Ha importanza prioritaria la segnalazione delle specie incluse nella Alarm List, ovvero specie alloctone con elevata invasività non ancora presenti nell Arcipelago, o presenti solo in alcune delle isole potenzialmente idonee, al fine di prevenire un loro insediamento. In molti casi, per tutte le specie il cui rilevamento e riconoscimento è possibile anche per i non specialisti, il coinvolgimento nei piani di sorveglianza e monitoraggio di volontari, quali ad esempio bird-watchers, naturalisti dilettanti, fotografi naturalisti, cacciatori, pescatori, soci di associazioni ambientaliste ecc., assume un importanza fondamentale. Essi possono sia svolgere indagini coordinate da personale qualificato, sia trasmettere dati relativi a osservazioni occasionali, soprattutto relativi ad un ristretto numero di specie pericolose per le quali sarà stato prodotto apposito materiale informativo. Oltre al personale del CFS, il cui ruolo dovrebbe essere di primo piano nell applicazione dell intera strategia, un ruolo non secondario nella sorveglianza potrebbero averlo le guide ambientali. Sorveglianza Per sorveglianza si intende l insieme di attività finalizzate all individuazione di nuove specie alloctone nel territorio. Le attività consistono sia in azioni di ricerca attiva di specie aliene da parte di personale specializzato, sia in 13

16 azioni di informazione finalizzate ad aumentare il numero di potenziali segnalatori in grado di identificare e segnalare correttamente le specie target. Generalmente le attività di sorveglianza vengono impostate in modo tale da fornire una semplice indicazione di presenza/ assenza, necessaria ad attivare il meccanismo di risposta rapida. In molte situazioni infatti è solo l attività di sorveglianza che può consentire di prevenire e/o minimizzare il rischio che possa insediarsi una nuova specie in grado di diventare invasiva. Per molte specie (di difficile rilevamento) anche il dato di presenza/assenza non è facilmente ottenibile, soprattutto quando sono presenti in numero ridotto. Aree di interesse per la sorveglianza Controlli mirati nell ambito di programmi di sorveglianza vengono realizzati nei cosiddetti siti di entrata, ovvero siti di transito intenso di turisti e/o merci (nel PNAT essenzialmente i porti) e siti sensibili (vivai, allevamenti, aree residenziali con giardini, habitat di specie pericolose) che costituiscono le aree a maggior rischio di immissione o comunque di presenza di fauna alloctona. I programmi di sorveglianza possono inoltre essere applicati in aree dove occorre proteggere habitat particolarmente vulnerabili, come ad esempio gli isolotti satelliti, e in aree che per le loro caratteristiche geografiche, ecologiche ed ambientali costituiscono siti ad elevato rischio di immissione accidentale di fauna alloctona (ambienti di acqua dolce, aree di pregio prossime ai siti di entrata). Altre situazioni particolari che potrebbero richiedere l implementazione di un programma di sorveglianza riguardano specie alloctone invasive che potrebbero giungere presto nell Arcipelago (es. punteruolo rosso delle palme Rhynchophorus ferrugineus, per il quale occorrerebbe svolgere specifiche azioni presso eventuali vivai e che commerciano palme). Personale coinvolto nella sorveglianza La sorveglianza in aree che non siano siti di confine nazionale viene svolta da figure professionali che, per lavoro, operano sul territorio (ad esempio personale del CFS, Polizia Provinciale). Un supporto all attività di sorveglianza può essere svolta da ricercatori e appassionati (naturalisti dilettanti, volontari delle ONG, naturalisti, bird-watchers, sub, fotografi naturalisti, veterinari, ecc.) ovvero tipologie di persone che per diversi motivi si muovono sul territorio e sono in grado di fare rilevazioni occasionali, spesso con attenzione sito-specifica o specie-specifica. Livelli di sorveglianza A seconda di come vengono svolti i programmi di sorveglianza si può distinguere tra: SORVEGLIANZA ATTIVA Sorveglianza svolta secondo specifici protocolli (es. sopralluoghi a intervalli fissi) da figure professionali appositamente formate (es. CFS, Polizia Provinciale). Esempi di sorveglianza attiva possono essere lo svolgimento di ispezioni nei siti d ingresso, campionamenti di anfibi e invertebrati mediante nasse e retini in ambienti dulcacquicoli e il controllo a vista delle specie di palme attaccate dal punteruolo rosso. SORVEGLIANZA PASSIVA Sono attività che si svolgono senza l utilizzo di protocolli specifici e che non sono mirate a target definiti. Questa tipologia di sorveglianza può essere svolta sia da personale sopra citato, sia da altre figure scientifiche o amatoriali. Ampliando la rete della sorveglianza passiva, coinvolgendo anche strutture e gruppi quali associazioni ambientaliste, centri diving, ecc., aumenta conseguentemente la probabilità di rilevamento. 14

17 Un esempio di sorveglianza passiva, nell ambito di una strategia di sorveglianza e risposta rapida, è costituito quando viene effettuato da specialisti o da categorie di amatori/fruitori del territorio nel momento in cui questi, perlustrando il territorio, osservano la presenza di specie insolite e sono in grado di comunicare in maniera precisa i dati relativi all avvistamento. In Nord America questo fenomeno viene indicato con il termine di citizen science e si riferisce alle situazioni in cui lo svolgimento di un attività scientifica viene in parte eseguito da volontari, spesso privi di una specifica formazione, che collaborano al progetto effettuando, ad esempio, misurazioni, osservazioni o raccolta di dati e contribuendo alla creazione di database. Alcuni esempi di associazioni che rientrano in questa categoria sono la Society for Amateur Scientists ( la Citizen Science Alliance ( ed il Wildlife and Plant Sightings. In Italia il fenomeno della citizen science è meno diffuso, ma alcune associazioni di volontariato in ambito naturalistico cominciano ad interessarsi a questa disciplina. Gli appassionati di ornitologia, ad esempio, hanno delle mailing list che a livello nazionale e regionale permettono lo scambio in tempo reale di informazioni sulla presenza di specie insolite o comunque interessanti, dove viene regolarmente segnalata la presenza di specie aliene. Formazione del personale Le attività di sorveglianza richiedono personale formato in modo diverso a seconda del tipo di sorveglianza che viene svolta (attiva o passiva). SORVEGLIANZA ATTIVA Deve essere svolta da personale esperto oppure specificamente formato sulle attività che devono essere svolte, che possono andare dall individuazione di possibile presenza di svariati taxa vegetali o animali inclusi nelle Alarm List al semplice controllo di trappole installate o di riconoscimento dei segni di presenza di punteruolo rosso sulle palme. La formazione del personale quindi può richiedere la partecipazione ad appositi corsi o l apprendimento di semplici istruzioni relative a una o a poche specie. La predisposizione del programma di attività di aggiornamento e di seminari di formazione è compito del Parco, così come la sua realizzazione che potrà avvenire in fasi successive via via che sarà assicurata la disponibilità di fondi. SORVEGLIANZA PASSIVA Considerata l eterogeneità di figure coinvolte, la sorveglianza passiva prevede sia processi di formazione che, soprattutto, attività di informazione e sensibilizzazione. Occorre quindi predisporre percorsi formativi ed informativi inerenti le problematiche connesse alla presenza di specie alloctone invasive e destinati alle diverse categorie di cittadini fruitori del territorio. Considerata l elevata varietà di individui da coinvolgere nella tematica, le azioni di informazione devono essere altrettanto diversificate, comprendendo ad es. lezioni, seminari, incontri, produzione di materiale informativo. Le azioni dovranno essere finalizzate sia a diffondere nei cittadini la consapevolezza della gravità della presenza di specie alloctone nel territorio, con l obiettivo principale di contribuire a limitare i casi di immissioni volontarie e involontarie di nuove specie, sia ad ampliare la rete dei possibili rilevatori della presenza di nuove specie. Dovranno quindi fornire gli strumenti necessari al riconoscimento e alla segnalazione di specie alloctone, anche mediante la produzione di materiale informativo specifico da distribuire presso i centri visita, le scuole ecc. In questo caso la realizzazione del programma potrà avvenire in fasi successive via via che sarà assicurata la disponibilità di fondi. 3. SISTEMA DI MONITORAGGIO PERMANENTE DELLE SPECIE ALLOCTONE INVASIVE Il monitoraggio di una specie aliena consiste nel periodico campionamento della sua popolazione in tempi successivi alla sua introduzione. Rispetto alla sorveglianza, 15

18 finalizzata ad una risposta rapida, si propone lo scopo di fornire un supporto alla razionale formulazione di una risposta in tempi medi o lunghi, permettendo di acquisire ecologia, distribuzione e pattern di espansione di specie alloctone già diffuse nel territorio, di rilevare quindi eventuali fenomeni di ampliamento di areale o di consolidamento della presenza di specie invasive in aree precedentemente occupate solo in modo marginale o irregolare. Tuttavia, in alcune situazioni anche il monitoraggio può innescare un meccanismo di risposta rapida e prevenire l espansione di specie alloctone, evidenziando ad esempio l espansione in ambienti naturali di una specie vegetale potenzialmente invasiva precedentemente presente solo in giardini privati. In alcune situazioni le attività di monitoraggio possono costituire esse stesse la risposta all invasione, risultando l opzione gestionale più adeguata, per tenere sotto controllo ad esempio una specie che al momento non ha causato impatti sull ambiente o che addirittura sembra destinata ad estinguersi spontaneamente. 4. AREE DI INTERESSE PER IL MONITORAGGIO Le aree principali interessate dai programmi di monitoraggio possono essere suddivise nelle seguenti categorie: Aree particolarmente sensibili/vulnerabili (isolotti satelliti, isole dove sono state eradicate specie invasive che potrebbero ricomparirvi, habitat di acqua dolce, ecc.) Siti di ingresso (porti, centri abitati e aree residenziali, vivai, ecc.) Tali categorie vanno intese come principali e non esclusive, dato che non includono tutte le aree che possono essere interessate dai programmi di monitoraggio, ma solo quelle prioritarie per la fase di avvio di una strategia di sorveglianza e risposta rapida. Personale coinvolto nel monitoraggio Nelle attività di monitoraggio possono essere coinvolti soggetti diversi: Personale di PNAT, CFS e Polizia Provinciale Ricercatori e specialisti esterni afferenti a enti pubblici o privati, coinvolti ad hoc per specifiche attività Personale volontario coordinato da professionalità qualificate interne o esterne al PNAT Formazione del personale Il livello di formazione richiesto per lo svolgimento delle attività di monitoraggio, come nel caso della sorveglianza, è essenzialmente dipendente dall attività che deve essere svolta. Ove necessario, le attività di formazione saranno impostate e organizzate dal PNAT; la loro realizzazione è in buona parte condizionata dalla disponibilità di fondi e dovrà avvenire presumibilmente in fasi successive. 5. DIAGNOSI E PROCESSAMENTO DEI DATI Trasferimento dei dati I risultati delle attività di sorveglianza e monitoraggio devono essere trasferiti al referente del PNAT che, eventualmente coinvolgendo singoli esperti, procede a una preliminare validazione. Appare opportuno definire una procedura standardizzata di invio della segnalazione, possibilmente con schede accessibili on line in modo che sia assicurata la presenza dei dati minimi necessari. Verifica ed elaborazione dei dati Le segnalazioni la cui attendibilità (dipendente da tipo di specie, esperienza del segnalatore, eventuale documentazione fotografica ecc.) sarà giudicata incerta potranno essere comunque inserite nel database che dovrà contenere il campo attendibilità. Le segnalazioni incerte re- 16

19 lative a casi potenzialmente importanti dovrebbero sempre essere rapidamente verificate mediante sopralluoghi sul campo effettuati dal personale competente. Per l archiviazione delle segnalazioni occorre realizzare un apposita banca dati, che potrebbe ad es. integrare quella prodotta nell ambito del progetto regionale ALT con il database delle specie aliene vegetali. Identificazione delle specie I casi di segnalazioni di nuove specie dovranno essere confermati ove necessario con il supporto del gruppo di esperti. La corretta identificazione di una specie alloctona, delle sue caratteristiche ecologiche e del suo status all interno del territorio (ad esempio se la specie è alloctona a livello nazionale oppure se è alloctona nell Arcipelago ma non in altre parti del territorio italiano) costituiscono la base conoscitiva fondamentale per poter predire quali saranno le conseguenze causate dalla nuova introduzione e, di conseguenza, per identificare quale sia la migliore opzione per la gestione della specie tale da impedire che questa si stabilizzi nel territorio. In funzione delle necessità, per ogni specie verranno prodotte apposite schede di identificazione, possibilmente associate ad immagini digitali. 6. ANALISI DEL RISCHIO Una volta individuata una nuova specie alloctona nel territorio il PNAT, con il supporto della rete di esperti, effettua una valutazione del rischio al fine di poter valutare quali siano gli interventi gestionali più adeguati da realizzare per limitare i danni e/o rimuovere tempestivamente la nuova specie. La valutazione del rischio comprende l analisi del rischio (ovvero il processo che stabilisce se una specie esotica può diventare invasiva e la valutazione della probabilità di entrata, di stabilizzazione o di espansione di tale specie nel territorio) e la gestione del rischio (il processo che valuta le potenziali conseguenze biologiche ed economiche associate all introduzione della specie e seleziona le opzioni gestionali più adatte per prevenire l espansione della specie e ridurre l impatto) e può essere fatta con diversi livelli di accuratezza a seconda degli obiettivi che ci si pone. In una strategia di sorveglianza e risposta rapida l obiettivo principale è quello di intervenire in maniera adeguata e in tempi rapidi. Per tale motivo, il livello di approfondimento dell analisi sarà necessariamente ridotto rispetto a quanto potrebbe essere fatto con maggiori informazioni disponibili su presenza e diffusione della specie in esame, ma questo consentirà di avere dei tempi di risposta molto rapidi. Durante il processo di analisi del rischio, occorre valutare in particolare il grado di priorità di intervento, in base a invasività, eventuale attuale presenza e diffusione, potenziale efficacia e costo (ambientale, socio-economico) di un intervento precoce di eradicazione rispetto ad azioni in fase di avanzata invasione. 7. INDIVIDUAZIONE DELLE AZIONI DA INTRAPRENDERE Una volta riscontrata una nuova introduzione è essenziale decidere in tempi rapidi quali misure sia necessario adottare tra eradicazione, controllo, contenimento o semplice monitoraggio, e quali tecniche debbano essere applicate per la gestione del fenomeno. Le soluzioni da mettere in atto devono essere individuate in funzione delle caratteristiche della specie, del contesto ecologico in cui questa è comparsa, del rapporto fra efficacia e costi delle diverse possibili opzioni e, ovviamente, della fattibilità socio-economica (inclusa l accettazione da parte della popolazione) e normativa-amministrativa. In base alle informazioni ottenute dalla valutazione del rischio dovrà essere stabilito un protocollo di intervento con 17

20 una parte generale ed una specifica in modo tale che gli interventi di gestione possano tenere conto della particolarità della specie introdotta, della tipologia di introduzione e delle caratteristiche del sito in cui la specie si è diffusa. Il gruppo di lavoro individuato appositamente per affrontare il caso in esame (o Gruppo di Pronto Intervento, GPI), dovrà definire l iter tecnico, amministrativo e procedurale della risposta e successivamente attivare le procedure per lo svolgimento dell intervento. La risposta: le misure da attivare in caso di segnalazione di presenza sono generalmente ben conosciute, e comprendono praticamente sempre una prima fase di rapida verifica della segnalazione e valutazione dell entità dell incursione (conferma della presenza della specie, stima dell area interessata e/o del numero di individui presenti, rischio di rapida espansione); a questa fase dovrà seguire la risposta gestionale, che consiste preferibilmente nella rapida eradicazione del nucleo. Ove questa risposta non sia possibile, per difficoltà legate alle caratteristiche della specie o per condizionamenti di tipo finanziario, sociale o normativo, occorre quantomeno agire per delimitare l area di presenza mediante azioni di contenimento o, come ultima opzione, monitorare accuratamente l andamento dell invasione. Le modalità di svolgimento della verifica della segnalazione e della valutazione dell entità dell incursione, così come la tipologia di risposta più opportuna e le sue modalità operative, sono già definite, con diverso livello di dettaglio, per le specie più pericolose esaminate nei Piani d azione e Linee Guida per specie e gruppi di specie e, con un minor livello di dettaglio, per tutte le specie elencate nella Alarm List. Proprio nella Alarm List si possono individuare singole segnalazioni che dovrebbero immediatamente attivare una risposta rapida. Un caso esemplificativo è forse quello di Delairea odorata, segnalata per la prima volta nell Arcipelago nel 2011 in una sola stazione di estensione molto limitata lungo la strada per il promontorio dell Enfola (Elba). La specie non è molto utilizzata a fini ornamentali in quanto viene preferita la simile Senecio angulatus, ormai ben più diffusa. Il rischio di ulteriori introduzioni è quindi piuttosto contenuto, mentre è abbastanza verosimile un espansione del nucleo presente in assenza di interventi. La risposta più adeguata appare pertanto una rapida eradicazione. La rimozione manuale di piccoli nuclei dovrebbe essere possibile, benché complicata dal fatto che richiede l attenta asportazione dell intero apparato radicale e di eventuali frammenti di fusto nel suolo; questa opzione appare praticabile se si può garantire un successivo controllo periodico della stazione per almeno 2 anni. Il controllo chimico, mediate applicazione fogliare con glifosate o triclopyr oppure mediante applicazione a spruzzo con clopiralid, dovrebbe essere efficace e più rapido ed economico. Appare preferibile qualora non vi sia certezza di poter assicurare il controllo prolungato del sito dopo il primo intervento. Le informazioni sulla stazione descritta, su necessità dell eradicazione e tecniche da adottare sono riportate nella Alarm List. 8. COLLABORAZIONE CON ALTRE EVENTUALI AUTORITÀ COMPETENTI E DEFINIZIONE ITER TECNICO-AMMINISTRATIVO Interventi di eradicazione, di contenimento e talvolta di monitoraggio di specie aliene possono coinvolgere le competenze di altri soggetti pubblici (svariate autorità locali e nazionali) e privati. Potrà essere quindi necessario instaurare una rete di relazioni e di scambio di informazioni con i soggetti che prevedibilmente saranno più spesso coinvolti: Ministeri (Ambiente, Risorse agricole e forestali, Salute), Regione Toscana, Province, CFS, Zooprofilattico, Servizio Fitosanitario, Autorità Portuali, Comuni, consorzi di proprietari e alcuni operatori e proprietari privati. Le procedure potranno essere messe a punto via via che saranno programmati nuovi interventi. 18

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