Gruppo di lavoro. Alessandro Baldo e Chiara Lainati (Soleterre) Sergio Pasquinelli e Giselda Rusmini (Istituto per la Ricerca Sociale)
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2 Gruppo di lavoro Alessandro Baldo e Chiara Lainati (Soleterre) Sergio Pasquinelli e Giselda Rusmini (Istituto per la Ricerca Sociale) 2
3 Indice 1_Inquadramento della Convenzione ILO 189 con focus su conciliazione famiglia e lavoro..4 2_Proposta di indicatori in tema di conciliazione Dimensione lavorativa (garanzia e tutela dei diritti) Dimensione sociale (inclusione e partecipazione alla vita pubblica) Dimensione familiare (possibilità di mantenere relazioni stabili)...14 Bibliografia
4 1_Inquadramento della Convenzione ILO 189 con focus su conciliazione famiglia e lavoro In data 22 Gennaio 2013, il Governo italiano ha ratificato la Convenzione ILO 189 sul lavoro domestico adottata dalla Conferenza Internazionale del Lavoro nel 2011, e dopo 12 mesi la Convenzione è entrata in vigore. L Italia è stata il primo Stato Membro a ratificarla e il quarto a livello mondiale. Il Trattato si basa su due importanti assunti: - Il riconoscimento del contributo significativo dei lavoratori domestici all economia mondiale, anche tramite l aumento delle opportunità di occupazione rimunerata per le lavoratrici ed i lavoratori con responsabilità familiari, lo sviluppo dei servizi alla persona a favore degli anziani, dei bambini e dei disabili nonché attraverso consistenti trasferimenti di reddito sia all interno di un singolo Paese che tra Paesi diversi ; - Il riconoscimento del lavoro domestico come di un lavoro che continua ad essere sottovalutato e invisibile e [ ] viene svolto principalmente da donne e ragazze, di cui molte sono migranti o appartengono alle comunità svantaggiate e sono particolarmente esposte alla discriminazione legata alle condizioni di impiego e di lavoro, e alle altre violazioni dei diritti umani. La Convenzione ILO dunque costituisce un importante passo avanti per la promozione del diritto dei lavoratori domestici perché ne sancisce l equità di trattamento rispetto alle altre categorie di lavoratori. Molti sistemi di protezione sociale e lavorativa nel mondo infatti discriminano questa categoria di lavoratori sia in termini di trattamento salariale che in termini di dialogo sociale, essendo lavoratori spesso occupati in contesti molto informali. Particolare attenzione inoltre viene data ai lavoratori di cura e domestici migranti, riconosciuti come uno dei gruppi più vulnerabili (oltre alle donne e ai bambini). In Italia le normative vigenti garantiscono i principali diritti sanciti dalla Convenzione, anche per questo l Italia è stato uno dei primi Paesi a ratificare il documento. Tuttavia a livello di applicazione, la situazione rimane ancora molto confusa perché i rapporti lavorativi vengono gestiti dalle famiglie, che sono datori di lavoro diversi dalle imprese, con spazi di flessibilità e discrezione notevoli sia per quel che riguarda i salari che i tempi e le condizioni di lavoro. Inoltre molti lavoratori domestici in questo settore si trovano in condizioni di irregolarità e, non potendo essere titolari di regolare contratto di lavoro, vivono in condizioni di sfruttamento e abuso. Le singole discrezioni gestionali non solo rendono vulnerabili i principali diritti del lavoro ma rendono molto difficile la conciliazione degli orari di lavoro con il tempo da riservare alla propria famiglia e vita privata, con un impatto negativo sul processo di inclusione sociale. I lavoratori domestici, nati proprio per sostenere la conciliazione del lavoro e della vita familiare delle donne, che così hanno potuto accedere al mondo del lavoro, spesso si trovano a dover rinunciare loro stessi in varie forme alla loro vita privata e familiare. 4
5 Questa fragilità è vissuta in modo particolarmente grave dalle donne immigrate, che costituiscono la maggior parte dei lavoratori domestici. Si stima che nel nostro Paese operino oltre 830 mila assistenti familiari (c.d. badanti ), di cui circa il 90% straniere: un insieme più numeroso dei dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale (646mila). Spesso si tratta di donne che hanno situazioni familiari con minori al seguito e senza partner, o con le famiglie e i figli rimasti al Paese di origine ma con grandi difficoltà a ritagliarsi un tempo per la propria vita familiare e privata. Si tratta di vulnerabilità che non facilitano il percorso di integrazione e possono degenerare situazioni di marginalità sociale e di disagio psico-sociale. A questo riguardo le raccomandazioni ILO parlano chiaro: 25. (1) I Membri dovrebbero, previa consultazione con le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori più rappresentative e, ove esistano, con le organizzazioni rappresentative dei lavoratori domestici e con quelle dei datori di lavoro domestico, stabilire politiche e programmi per: a) incoraggiare lo sviluppo costante delle competenze e delle qualifiche dei lavoratori domestici, compresa l alfabetizzazione se necessaria, al fine di favorire la loro crescita professionale e accrescere le loro opportunità di impiego; b) rispondere ai bisogni dei lavoratori domestici di conciliare vita lavorativa e vita personale; c) garantire che le preoccupazioni e i diritti dei lavoratori domestici siano presi in considerazione nell ambito degli sforzi più generali volti a conciliare vita lavorativa e responsabilità familiari. Da quasi vent anni l Unione Europea promuove l adozione di misure di conciliazione tra vita e lavoro sia nelle strategie individuali e familiari (condivisione del lavoro di cura), nei luoghi di lavoro (flessibilità oraria, voucher), nei territori e nelle istituzioni (piani degli orari, servizi). Il tema è entrato da dieci anni nell agenda del nostro Paese, ma non è mai diventato il cardine delle politiche sia sociali che lavorative, quindi ancor meno delle politiche dell integrazione. In Italia sono ancora rari gli strumenti e le misure adottate per accompagnare e monitorare questo tema e ancor meno gli strumenti per promuovere un maggior riconoscimento di questo diritto anche alle lavoratrici domestiche. Permane ancora la cultura che la professionalità delle donne è residuale rispetto alla presa in carico della famiglia e l illusione che il nostro sistema di welfare possa attingere alle risorse di cura delle donne immigrate senza dovere prendersi carico delle loro realtà familiari. Anzi le lavoratrici e i lavoratori stranieri vengono visti come un peso per il nostro sistema di welfare, nonostante i loro contributi siano tra i più rilevanti. Tuttavia è sempre più chiaro, a livello europeo ma non solo, che anche da un punto di vista economico le difficoltà di conciliare la vita familiare, la vita privata e la vita lavorativa sia degli uomini che delle donne, hanno una stretta connessione con la povertà e l esclusione sociale. Queste dinamiche interessano sia gli autoctoni che gli stranieri che sempre di più fanno parte della nostra società. Le donne costituiscono spesso, in entrambi i casi, il gruppo più vulnerabile. Anche per questo il Parlamento Europeo ha dichiarato il 2014 l Anno Europeo per la Conciliazione della vita familiare e lavorativa, grazie all azione di COFACE (Confederation of Family Organizations in the European Union) e la European Year 2014 Alliance, che si sono fatte promotrici dell iniziativa a partire dal Nella dichiarazione che accompagnava questa proposta si afferma che un miglior sostegno alla conciliazione 5
6 consente a uomini e donne all'interno di un qualsiasi modello familiare di esercitare più ampie scelte, sulla base dei propri bisogni, per trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata, contribuendo così al raggiungimento degli obiettivi delle policy europee. Il progetto Lavoro domestico e di cura: buone pratiche e benchmarking per l integrazione e la conciliazione della vita familiare e lavorativa finanziato dal Fondo per l Integrazione dei Cittadini di Paesi Terzi e dal Ministero dell Interno, si è proposto di contribuire ad alzare il livello d attenzione su questo diritto, con diversi strumenti. 6
7 2_Proposta di indicatori in tema di conciliazione Troppo spesso in Italia l attenzione nell ambito dei progetti a sostegno del lavoro domestico e di cura viene esclusivamente rivolta alle condizioni lavorative (contrattuali, retributive, certificazione delle competenze) e molto poco vengono considerati i fattori di vita e di inclusione sociale, così come di conciliazione familiare. In Italia la possibilità di conciliare la vita lavorativa con quella personale e familiare per le lavoratrici domestiche e di cura è spesso annullata da orari di lavoro eccessivi, da condizioni di alloggio in co-abitazione controllate e vincolate, da forme di forte dipendenza. A ciò si associa spesso la difficile condizione di relazioni familiari vissute a distanza, attraverso il rientro periodico al Paese o l accoglienza temporanea dei figli nel Paese di lavoro, o ancora attraverso processi di ricongiungimento familiare che tuttavia alterano se non precludono il mantenimento delle condizioni alloggiative e lavorative. A partire da queste considerazioni, il progetto Lavoro domestico e di cura: buone pratiche e benchmarking per l integrazione e la conciliazione della vita familiare e lavorativa tra le diverse attività si è proposto di elaborare una griglia di indicatori (benchmarking) per le lavoratrici domestiche straniere, considerando le varie dimensioni di benessere e di integrazione per monitorare le seguenti dimensioni in un ottica integrata: - Lavorativa: garanzia e tutela di diritti - Sociale: inclusione e partecipazione alla vita pubblica - Familiare: possibilità di mantenere relazioni affettive ed educative stabili con i familiari a distanza o in ricongiungimento. In linea con la sperimentazione realizzata durante il progetto con un gruppo di assistenti familiari immigrate, la proposta di indicatori sul tema della conciliazione lavoro famiglia vita personale si propone di valorizzare un aspetto importante, e poco considerato, sul quale la Convenzione ILO 189 ha posto attenzione. Una esigenza sottolineata nelle Raccomandazioni, in cui gli Stati Membri sono invitati a elaborare indicatori e sistemi di misurazione appropriati per rafforzare la capacità degli uffici statistici nazionali in merito alla raccolta dei dati necessari per sostenere la definizione di politiche efficaci sul lavoro domestico. Attualmente, in Italia, l analisi in questo ambito sconta la mancanza di dati istituzionali riferiti al solo gruppo delle lavoratrici domestiche. Le analisi di livello nazionale/regionale/provinciale sul benessere dei residenti e sull integrazione degli immigrati (v. bibliografia) utilizzano dati di fonte istituzionale (Ministero dell Interno, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Istat, ecc.) che non sono disponibili per il solo gruppo dei lavoratori domestici. Inoltre, i pochi dati ufficiali riferiti a questa categoria di lavoratori (Inps, Osservatorio sui lavoratori domestici) non possono essere ritenuti del tutto rappresentativi, in quanto molti lavoratori sono occupati in maniera irregolare nel mercato sommerso. A ciò si aggiunge che alcuni dati ufficiali sui lavoratori del comparto domestico, come le ore settimanali lavorate, sono scarsamente attendibili, data la diffusa tendenza a non riportare sul contratto tutte le ore di lavoro effettivamente lavorate. Per questa serie di motivi, 7
8 gli indicatori che proponiamo sono da utilizzarsi nell ambito di rilevazioni ad hoc, auspicabilmente da introdurre a livello nazionale e su scala territoriale più ristretta. Il sistema di rilevazione che proponiamo per l Italia fa riferimento alle dimensioni lavorativa, sociale e familiare, individuando per ciascuna di esse un set minimo di indicatori capaci di restituire informazioni importanti sulla conciliazione fra la vita lavorativa, personale e familiare delle lavoratrici domestiche e di cura straniere. Si tratta nel complesso di 21 indicatori statistici, che possono essere arricchiti e integrati, ad esempio alcuni di quelli adottati nel Rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES), per generare un paragone fra la popolazione dei lavoratori domestici stranieri e quella dei cittadini italiani 1. Data la significativa diffusione dell irregolarità contrattuale e di soggiorno che caratterizza il comparto del lavoro domestico, grande attenzione andrà posta alla selezione del campione di lavoratori domestici da intervistare e all interpretazione dei dati. 1 Il progetto BES (benessere equo e sostenibile), condotto da Istat e dal Cnel, identifica 12 dimensioni fondamentali per il benessere: salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca e innovazione, qualità dei servizi. Gli indicatori statistici utilizzati sono nel complesso
9 Tavola 1 Proposta di indicatori di conciliazione lavoro famiglia vita personale per le lavoratrici domestiche straniere Dimensione Ambito tematico Indicatore statistico Lavorativa (garanzia e tutela dei diritti) Contratto Permessi/riposi/ferie Percentuale di LD in possesso di un contratto di lavoro Percentuale di LD cui sono riconosciuti i permessi per la formazione professionale Percentuale di LD conviventi cui è riconosciuto il tempo di riposo settimanale Percentuale di LD conviventi cui è riconosciuto il tempo di riposo giornaliero Percentuale di LD cui è riconosciuto il tempo/retribuzione delle ferie Sociale (inclusione e partecipazione alla vita pubblica) Adeguatezza alloggio Autonomia residenziale Stabilità del soggiorno Tempo libero Prossimità residenziale Percentuale di LD coresidenti che dispongono di una stanza per sé Percentuale di LD coresidenti che possono uscire di casa liberamente durante le ore di riposo Percentuale di LD che vivono in una casa propria Percentuale di LD extra UE in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata o della cittadinanza italiana Percentuale di LD che partecipano a eventi culturali e ricreativi Percentuale di LD che hanno familiari/parenti nella città in cui lavorano o nelle vicinanze Percentuale di LD che hanno figli minorenni in Italia Percentuale di LD che hanno figli al Paese d origine Familiare (possibilità di mantenere relazioni stabili) Relazioni a distanza Percentuale di LD che hanno figli minorenni al Paese d origine Percentuale di LD che comunicano settimanalmente con i figli al Paese d origine Percentuale di LD che comunicano quotidianamente con i figli minorenni al Paese d origine Percentuale di LD soddisfatti dei contatti con i figli al Paese d origine N medio di rientri al Paese d origine ogni 5 anni trascorsi in Italia Percentuale di LD che hanno ospitato i figli minori nell ultimo anno Relazioni in presenza Media delle ore settimanali di lavoro dei LD con figli minori in Italia Percentuale di LD con figli minori in Italia che lavorano più di 40 ore settimanali Legenda: LD=lavoratori domestici 9
10 2.1 Dimensione lavorativa (garanzia e tutela dei diritti) Ambito tematico: Permessi/riposi/ferie La presenza di un contratto di lavoro rappresenta sicuramente un elemento importante ai fini della conciliazione fra la vita lavorativa e quella personale e familiare dei lavoratori domestici e di cura, in quanto contiene disposizioni riguardanti l orario da dedicare al lavoro e al tempo di vita personale. Tuttavia la sua sottoscrizione da parte di un collaboratore domestico e del datore di lavoro non garantisce che quanto previsto (box 1) si realizzi effettivamente. Box 1 Contratto CCNL lavoro domestico: permessi, riposi e ferie Art. 9 Permessi per formazione professionale 1. I lavoratori a tempo pieno e indeterminato, con anzianità di servizio presso il datore di lavoro di almeno 12 mesi, possono usufruire di un monte-ore annuo di 40 ore di permesso retribuito, per la frequenza di corsi di formazione professionale specifici per collaboratori o assistenti familiari. Art. 14 Riposo settimanale 1. Il riposo settimanale, per i lavoratori conviventi, è di 36 ore e deve essere goduto per 24 ore di domenica, mentre le residue 12 ore possono essere godute in qualsiasi altro giorno della settimana, concordato tra le parti. In tale giorno il lavoratore presterà la propria attività per un numero di ore non superiore alla metà di quelle che costituiscono la durata normale dell orario di lavoro giornaliero. Qualora vengano effettuate prestazioni nelle 12 ore di riposo non domenicale, esse saranno retribuite con la retribuzione globale di fatto maggiorata del 40%, a meno che tale riposo non sia goduto in altro giorno della stessa settimana diverso da quello concordato ai sensi del precedente comma. 2. Il riposo settimanale, per i lavoratori non conviventi, è di 24 ore e deve essere goduto la domenica. Art. 15 Orario di lavoro (riposo giornaliero, n.d.r.) 4. Il lavoratore convivente ha diritto ad un riposo di almeno 11 ore consecutive nell arco della stessa giornata e, qualora il suo orario giornaliero non sia interamente collocato tra le ore 6.00 e le ore oppure tra le ore e le ore 22.00, ad un riposo intermedio non retribuito, normalmente nelle ore pomeridiane, non inferiore alle 2 ore giornaliere di effettivo riposo. Durante tale riposo il lavoratore potrà uscire dall abitazione del datore di lavoro, fatta salva in ogni caso la destinazione di tale intervallo all effettivo recupero delle energie psicofisiche. È consentito il recupero consensuale e a regime normale di eventuali ore non lavorate, in ragione di non più di 2 ore giornaliere. Art. 18 Ferie 1. Indipendentemente dalla durata e dalla distribuzione dell orario di lavoro, per ogni anno di servizio presso lo stesso datore di lavoro, il lavoratore ha diritto ad un periodo di ferie di 26 giorni lavorativi. 2. I lavoratori con retribuzione mensile percepiranno la normale retribuzione, senza alcuna decurtazione; quelli con retribuzione ragguagliata alle ore lavorate percepiranno una retribuzione ragguagliata ad 1/6 dell orario settimanale per ogni giorno di ferie godute. Diverse indagini hanno mostrato che i permessi retribuiti, i tempi del riposo settimanale e giornaliero e il tempo dedicato alle ferie non sempre vengono effettivamente riconosciuti dal datore di lavoro (Mesini et al., 2005; Irs-Ars, 2011). È importante, dunque, che il rispetto di questi diritti sanciti dal CCNL Colf venga monitorato, anche ai fini di una maggiore sensibilizzazione delle lavoratrici e soprattutto dei datori di lavoro. Il set di indicatori proposto (tavola 2) mira a rilevare la quota di lavoratori domestici cui sono effettivamente riconosciuti questi diritti. 10
11 Tavola 2 Area tematica Permessi/riposi/ferie: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Metodo di calcolo Percentuale di LD in possesso di un contratto di lavoro Percentuale di LD cui sono riconosciuti i permessi per la formazione professionale Percentuale di LD conviventi cui è riconosciuto il tempo di riposo settimanale Percentuale di LD conviventi cui è riconosciuto il tempo di riposo giornaliero Percentuale di LD cui è riconosciuto il tempo/retribuzione delle ferie Ambito tematico: Adeguatezza dell alloggio Per la loro particolare natura, il lavoro domestico e quello di cura richiedono frequentemente la coresidenza con il datore di lavoro (famiglia o persona bisognosa di assistenza). Questa condizione pone il lavoratore a rischio di un eccessivo coinvolgimento emotivo e di una drastica restrizione della privacy. La Convenzione 189, all articolo 7, prevede che ogni Stato Membro adotti misure volte ad assicurare ai lavoratori domestici conviventi con la famiglia datrice di lavoro condizioni di vita dignitose, che rispettino la loro vita privata. Le Raccomandazioni precisano che l alloggio dovrebbe includere una stanza separata, privata, adeguatamente ammobiliata e ventilata, dotata di serratura e di una chiave che dovrebbe essere consegnata al lavoratore domestico. Il CCNL Colf, all articolo 35 (Vitto e alloggio) stabilisce per il datore di lavoro l obbligo di fornire al lavoratore convivente un alloggio idoneo a salvaguardarne la dignità e la riservatezza, mentre all articolo 15, comma 4 stabilisce che durante le ore di riposo il lavoratore convivente potrà uscire dall abitazione del datore di lavoro. Gli indicatori che proponiamo (tavola 3) fanno dunque riferimento ai lavoratori coresidenti, e intendono mettere a fuoco la quota di lavoratori che dispongono di una stanza per sé e che sono liberi di uscire da casa del datore di lavoro durante le ore di riposo. 11
12 Tavola 3 Area tematica Adeguatezza dell alloggio: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Metodo di calcolo Percentuale di LD coresidenti che dispongono di una stanza per sé Percentuale di LD coresidenti che possono uscire da casa liberamente durante le ore di riposo 2.2 Dimensione sociale (inclusione e partecipazione alla vita pubblica) Ambito tematico: Autonomia residenziale Disporre di un alloggio distinto da quello del datore di lavoro significa separare lo spazio del lavoro da quello della vita personale. L acquisizione dell autonomia abitativa è importante per l inserimento sociale delle lavoratrici domestiche e di cura straniere e per la conciliazione fra lavoro, famiglia e vita personale. Avere una casa rappresenta la possibilità di ospitare liberamente familiari e parenti per periodi di tempo più o meno lunghi, fino al ricongiungimento (su questo tema vi veda il box 2). L accesso al mercato degli alloggi da parte dei lavoratori stranieri in particolar modo domestici non è facile a causa dei costi elevati e della frequente richiesta di coresidenza da parte del datore di lavoro, in particolar modo quando l aiuto è prestato in favore di persone anziane non autosufficienti. Nonostante ciò, i dati di alcune ricerche mostrano una diminuzione delle assistenti familiari disposte alla coresidenza, in atto già da alcuni anni, legata al processo di insediamento nella società italiana (Irs-Ars, 2011; Pasquinelli e Rusmini, 2013). L indicatore che proponiamo (tavola 4) intende rappresentare la quota di lavoratrici che vivono in una casa propria (acquistata o in affitto), anche in condivisione con altre persone. Tavola 4 Area tematica Autonomia residenziale: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Metodo di calcolo Percentuale di LD che vivono in una casa propria Casa propria: casa acquistata o in affitto, anche in condivisione con altre persone. Ambito tematico: Stabilità del soggiorno Il possesso di un documento di soggiorno di lunga durata rappresenta per i lavoratori stranieri extracomunitari in Italia un passo in più nella direzione dell integrazione, mentre l acquisizione della cittadinanza sancisce la loro completa parità con quelli autoctoni e il loro inserimento sociale assume un carattere strutturale. Il permesso per lungosoggiornanti e la cittadinanza sono rappresentativi di una certa stabilità del soggiorno in 12
13 Italia, di un accresciuto radicamento, e sono il presupposto per progetti di insediamento a lungo termine e di ricongiungimento familiare. Box 2 Il ricongiungimento familiare: principali caratteristiche L ingresso per ricongiungimento familiare è possibile previo rilascio dell apposito visto, che consente l ingresso nel nostro Paese ai fini di un soggiorno di lunga durata, a tempo determinato o indeterminato, ai familiari di cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia (coniuge, figli minori e, a particolari condizioni, i figli maggiorenni e i genitori). Requisiti dello straniero che chiede il ricongiungimento: Possedere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo o permesso di soggiorno in corso di validità di durata non inferiore a 1 anno. Avere un reddito non inferiore all importo annuo dell assegno sociale aumentato della metà dell importo dell assegno sociale per ogni familiare da ricongiungere Avere la disponibilità di un alloggio rispondente ai requisiti di idoneità abitativa e conforme ai criteri igienico-sanitari. Il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo è a tempo indeterminato e può essere richiesto solo da chi possiede un permesso di soggiorno in corso di validità da almeno 5 anni 2, dimostra di avere un reddito minimo non inferiore all'importo annuo dell'assegno sociale (5.830,76 euro per il 2015) e non è pericoloso per l'ordine pubblico o la sicurezza dello Stato. La cittadinanza italiana può essere richiesta dagli stranieri non comunitari per naturalizzazione, ossia per residenza legale e continuativa di almeno 10 anni in Italia 3. Si tratta di un provvedimento di natura discrezionale, che può essere rilasciato previa valutazione dell opportunità di concederla, nell interesse della comunità italiana. L indicatore di stabilità del soggiorno che proponiamo (tavola 5) dà conto della quota di lavoratori domestici in possesso di un permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o della cittadinanza italiana. Tavola 5 Area tematica Stabilità del soggiorno: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Metodo di calcolo Percentuale di LD extra UE in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata o della cittadinanza italiana 2 Le assenze dello straniero dal territorio nazionale non interrompono la durata del periodo di 5 anni a condizione che siano inferiori a 6 mesi consecutivi e non superino complessivamente 10 mesi nel quinquennio, salvo che tale interruzione sia dipesa dalla necessità di adempiere agli obblighi militari, da gravi e documentati motivi di salute ovvero da altri gravi e comprovati motivi. 3 Per le altre modalità di acquisizione si rimanda alla legge 91/1992 Nuove norme sulla cittadinanza. 13
14 Ambito tematico: Tempo libero Le lavoratrici domestiche e di cura rischiano di trovarsi a vivere in una condizione di segregazione a causa di orari di lavoro estesi e della frequente condizione di coresidenza col datore di lavoro. Come ha messo in luce la sperimentazione del nostro progetto, molte lavoratrici domestiche dichiarano di non avere il tempo di svagarsi. La frequentazione di luoghi pubblici e la partecipazione ed eventi culturali e ricreativi esprime l interesse e la possibilità di dare spazio alla dimensione personale e sociale della propria vita. L indicatore che proponiamo intende rilevare la quota di lavoratrici domestiche straniere che nel corso dei 12 mesi precedenti la rilevazione hanno frequentato almeno tre dei seguenti luoghi/eventi: teatro, cinema, musei o mostre, concerti, spettacoli sportivi, ristoranti, palestre, spa, centri benessere o centri estetici, Chiese o parrocchie. Alcune di queste voci, prese singolarmente, possono inoltre essere confrontate con i dati rilevati periodicamente dall Istat nell indagine campionaria "Aspetti della vita quotidiana" 4, utilizzati anche nel Rapporto sul benessere equo e sostenibile (BES). Tavola 6 Area tematica Tempo libero: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Metodo di calcolo Percentuale di LD che partecipano a eventi culturali e ricreativi Luoghi/eventi: 1.Teatro; 2. Cinema; 3. Musei/mostre; 4. Concerti; 5. Spettacoli sportivi; 6. Ristoranti; 7. Palestra; 8. Spa/centro benessere/centro estetico; 9. Chiesa/parrocchia. 2.3 Dimensione familiare (possibilità di mantenere relazioni stabili) Ambito tematico: Prossimità residenziale Il più grande ostacolo alla conciliazione fra la vita lavorativa e quella personale e familiare per le lavoratrici domestiche e di cura straniere è la distanza dai familiari rimasti al Paese d origine, soprattutto nel caso di figli minori. Gli indicatori che proponiamo (tavola 7) intendono dare conto della quota di lavoratrici domestiche che hanno familiari o parenti nella città in cui lavorano o nelle immediate vicinanze (genitori, coniuge, figli, fratelli, sorelle, zii, cugini, ecc.), che hanno figli minori in Italia, e che hanno figli nel Paese d origine, in particolar modo minori. 4 Per le voci teatro, cinema, musei e mostre, concerti e spettacoli sportivi si veda la rilevazione Aspetti della vita quotidiana, Tavole cultura, Tavola Tempo libero ( 14
15 Tavola 7 Area tematica Prossimità residenziale: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Percentuale di LD che hanno familiari/parenti nella città in cui lavorano o nelle vicinanze Metodo di calcolo Percentuale di LD che hanno figli minorenni in Italia Percentuale di LD che hanno figli al Paese d origine Percentuale di LD che hanno figli minorenni al Paese d origine Familiari o parenti: genitori, coniuge, figli, fratelli, sorelle, zii, cugini, etc. Per figli minorenni: età inferiore ai 18 anni. Ambito tematico: Relazioni a distanza Per le lavoratrici domestiche e di cura che hanno la famiglia al Paese d origine è importante poter comunicare facilmente e liberamente attraverso i vari canali oggi disponibili (telefonate, videochiamate a mezzo Skype e scambi tramite WhatsApp e Facebook). Queste opportunità, insieme all abbassamento dei costi degli abbonamenti per la telefonia, hanno contribuito a migliorare la qualità e la frequenza delle comunicazioni rispetto a qualche anno fa. Un fattore fondamentale è la possibilità di trascorrere del tempo con i propri familiari rimasti al Paese d origine, in particolare i figli attraverso il ritorno periodico a casa, oppure l ospitalità temporanea dei familiari nel Paese in cui lavorano. Per l area tematica Relazioni a distanza proponiamo cinque indicatori statistici (tavola 8). Intendiamo dare conto della quota di lavoratrici che comunicano almeno settimanalmente con i propri figli all estero; di quelle che comunicano quotidianamente con i figli minorenni; di quante si dichiarano soddisfatte ( abbastanza e molto ) della comunicazione che hanno con i loro figli; del numero medio di ritorni al Paese d origine ogni 5 anni trascorsi in Italia; della quota di lavoratrici che hanno ospitato i figli nell ultimo anno. 15
16 Tavola 8 Area tematica Relazioni a distanza: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Percentuale di LD che comunicano settimanalmente con i figli al Paese d origine Metodo di calcolo Percentuale di LD che comunicano quotidianamente con i figli minorenni al Paese d origine Percentuale di LD soddisfatti dei contatti con i figli al Paese d origine N medio di rientri al Paese d origine ogni 5 anni trascorsi in Italia Percentuale di LD che hanno ospitato i figli nell ultimo anno Ambito tematico: Relazioni in presenza Per le lavoratrici domestiche e della cura che hanno i figli in Italia, l attenzione dedicata alla famiglia è minata da tempi di lavoro che possono facilmente diventare eccessivi, anche in presenza di un contratto di lavoro (Mesini et al, 2006; Irs-Ars, 2011). Non sono pochi i casi di lavoratrici occupate 7 giorni su 7 e più di 54 ore alla settimana, cioè il massimo consentito dal CCNL Colf (Iref, 2014). In tema di conciliazione, inoltre, è d obbligo sottolineare che in Italia alle neomamme occupate nell ambito dei servizi domestici e di cura non spetta il congedo parentale - periodo di astensione dal lavoro da ripartire tra i due genitori nei primi anni di vita del bambino - ma solo l astensione obbligatoria dal lavoro per i due mesi precedenti il parto e i tre mesi successivi. Gli indicatori per l area tematica delle Relazioni in presenza, che si concentrano sulle assistenti e le colf con figli minori in Italia, danno conto dell orario medio settimanale di lavoro e della quota di coloro che lavorano più di 40 ore alla settimana (tavola 9). Tavola 9 Area tematica Relazioni in presenza: indicatori e metodo di calcolo Indicatore statistico Metodo di calcolo Media delle ore settimanali di lavoro dei LD con figli minori in Italia Percentuale di LD con figli minori in Italia che lavorano più di 40 ore settimanali 16
17 Bibliografia Cespi, Osservatorio Nazionale sull Inclusione Finanziaria dei Migranti in Italia, Secondo Report Cnel Ministero del Lavoro delle Politiche Sociali (2013), IX Rapporto CNEL sugli Indici di integrazione degli immigrati in Italia. ILO (2011) Convenzione sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, ILO (2011) Raccomandazione sul lavoro dignitoso per le lavoratrici e i lavoratori domestici, ILO (2011) Convention 189 and Recommendation 201 at a glance. Decent work for domestic workers ILO European Union (2012) Decent Work Indicators. Concepts and definitions, ILO manual, Geneve. Iref (2014) Viaggio nel lavoro di cura. Le trasformazioni del lavoro domestico nella vita quotidiana tra qualità del lavoro e riconoscimento delle competenze, anticipazione dei risultati della ricerca. IRS ARS (2011), Le assistenti familiari a Genova, Rapporto di ricerca. Mesini D., Pasquinelli S., Rusmini G. (2006), Il lavoro privato di cura in Lombardia, Rapporto di ricerca. OECD (2014), Lavoro per gli immigrati: L integrazione nel mercato del lavoro in Italia, OECD Publishing. Pasquinelli S., Rusmini G., a cura di, (2013), Badare non basta, Roma, Ediesse. 17
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