Scambi commerciali e reti mercantili fra Asia ed Europa. Le aziende veneziane nella seconda metà del Quattrocento.

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1 Stefania Montemezzo Dottorato in Storia Economica XXVI ciclo Università di Verona Titolo del progetto: Scambi commerciali e reti mercantili fra Asia ed Europa. Le aziende veneziane nella seconda metà del Quattrocento. ABSTRACT Il presente progetto intende studiare le relazioni e le strategie mercantili che caratterizzavano gli scambi commerciali in età preindustriale. Negli ultimi decenni, gli storici - come anche studiosi di scienze sociali ed economisti - hanno dimostrato un rinnovato interesse riguardo le istituzioni che governavano le relazioni tra operatori di diverse culture. Usando uno specifico caso di studio - i mercanti veneziani attivi nel commercio a lunga distanza tra Europa e Asia - analizzerò la presenza e il ruolo delle tecniche mercantili utilizzate sui mercati internazionali nel Rinascimento, con particolare riferimento alla seconda metà del XV secolo. Gli attori dello scambio, le loro reti commerciali e l intensità dei flussi di importazione ed esportazione saranno elementi fondamentali della ricerca. Tali fattori saranno colti alla luce delle strategie utilizzati per conquistare e mantenere mercati nuovi e consolidati, in contiguità con i cambiamenti economici in atto nella penisola italiana durante il Rinascimento. INDICE DEL PAPER: Obiettivi e ipotesi di ricerca Metodologia della ricerca Il contesto storico ed economico Stato dell arte Fonti Primi risultati Proposta per l elaborato finale Bibliografia essenziale 1

2 OBIETTIVI E IPOTESI DI RICERCA Il progetto ha lo scopo di indagare i rapporti commerciali e le strategie mercantili sviluppate dai mercanti veneziani che operavano tra il Nord Europa e le città del vicino Oriente. In particolare, saranno studiate la presenza degli operatori e le tecniche commerciali e aziendali adoperate sui mercati europei e levantini, nella seconda metà del Quattrocento. Al centro della ricerca si pongono gli attori dello scambio e i circuiti commerciali, l intensità dei flussi d importazione ed esportazione, con riferimento alle strategie volte alla conquista di nuovi e vecchi mercati. L utilizzo di tattiche e strumenti per la penetrazione dei mercati sarà studiato alla luce dei cambiamenti politici ed economici che hanno caratterizzato il periodo. Mentre nuovi interlocutori politici - gli Ottomani - si affacciarono sulle sponde mediterranee e difficoltà politiche e sociali - come il movimento anti-alien inglese - creavano problemi nei commerci settentrionali, Venezia stava mutando le proprie strategie economiche e commerciali. Un maggiore affidamento sulle risorse fornite dalla Terraferma, lo stimolo allo sviluppo delle manifatture in laguna e la rinuncia, progressiva, al controllo statale sulla navigazione lungo le maggiori direttrici commerciali a favore dell iniziativa privata furono le caratteristiche della politica della Serenissima dalla fine del XV secolo. La ricerca sarà basata sulla ricca documentazione, soprattutto di tipo contabile, di due aziende mercantili veneziane quattrocentesche, operanti in contesti internazionali: la fraterna Foscari (anni 60) e la fraterna Michiel (il cui registro fa riferimento agli anni Settanta e Ottanta). La documentazione - nel caso Foscari si tratta di registri riguardanti due diversi viaggi sulle galere di Fiandra (1463/64 e 1467/68), nel caso Michiel di un registro di compagnia con sede a Venezia - permetterà di analizzare il circuito commerciale veneziano che, tramite Mediterraneo e Atlantico, riusciva a rifornire i porti europei e levantini di spezie e materie preziose, da un lato, e manufatti europei e materie minerali, dall altro. Oggetto di studio sarà, allora, la ricostruzione delle relazioni che caratterizzavano gli scambi commerciali tra i mercanti veneti, provenienti da una città al centro di un intensa rete di traffici internazionali, e mercanti vicino-orientali, in particolare egiziani e siriani, ed europei, soprattutto spagnoli, fiamminghi e inglesi. Verrà posta attenzione sulla creazione di reti interpersonali, che andavano oltre la considerazione meramente economica o atteggiamenti opportunistici. Rilevanti sono da considerarsi, poi, lo sviluppo delle tecniche mercantili, come la contabilità tenuta a partita doppia - elemento fiduciario essenziale - e delle tipologie societarie (con il grande ricorso agli agenti d Oltremare, data la maggiore residenzialità dei mercanti veneziani). METODOLOGIA DELLA RICERCA L analisi delle strategie di penetrazione di mercati nuovi o consolidati ma in evoluzione si situa all interno di un contesto comparativo più ampio, che include non solo l operato dei mercanti veneziani, e italiani, nell ambito del Mediterraneo rinascimentale, ma anche quello dei mercanti 2

3 portoghesi, spagnoli, francesi (anche se in minor misura) e successivamente inglesi su scenari atlantici. Il progetto, dunque, utilizzando un metodo d indagine già applicato per l età moderna non tanto per l analisi della contabilità quanto piuttosto nell utilizzo della corrispondenza si situa all interno di un filone di studi che tende ad individuare le collaborazioni tra i mercanti di diverse nazionalità o religione al fine di conquistare e mantenere nuove porzioni di mercato e soprattutto restare competitivi rispetto ai concorrenti. Il periodo considerato rappresenta per Venezia un momento cruciale. Se nel 1450 la Repubblica stava raggiungendo il suo apice, sia riguardo la sua espansione coloniale che per l organizzazione del sistema commerciale marittimo, grazie alle mude statali, già dai primi decenni del secolo successivo lo Stato da Mar era stato notevolmente ridotto a favore degli Ottomani, e il sistema di navigazione statale non era più funzionante. Inoltre, il governo veneziano stava progressivamente cambiando le prospettive di politica economica, favorendo le produzioni manifatturiere dell entroterra e in laguna, per meglio adattarsi all evoluzione dei mercati. Nel Cinquecento, infatti, Venezia venne seppure in modo graduale e soprattutto dalla fine del secolo perdendo il suo centrale ruolo di intermediazione tra Oriente ed Europa, a favore delle potenze atlantiche che grazie alle nuove scoperte geografiche stavano spostando il baricentro commerciale europeo verso l Oceano. Nel presente progetto a fonti di carattere quantitativo, come i libri contabili, saranno affiancate fonti di tipo qualitativo, come le lettere mercantili - ove presenti - e le carte processuali. Da un analisi comparativa sarà possibile ricavare informazioni sui rapporti che legavano i mercanti veneziani ai loro agenti, sul comportamento di questi ultimi sulle piazze commerciali e le tattiche messe in atto per conquistare nuove piazze (come, ad esempio, iniziali ribassi dei prezzi o adattamenti degli strumenti societari). I libri contabili saranno fondamentali per la comprensione dei flussi mercantili, del tipo di merci scambiate, delle tecniche bancarie usate e dei prezzi praticati. Le variabili che potevano condizionare i risultati delle strategie manageriali messe in atto erano politiche - come le instabilità, la mancanza di accordi bilaterali tra governi, l assenza di privilegi - o economiche - come una cattiva congiuntura o un periodo stagnante. Le fonti aiuteranno a comprendere come i mercanti reagivano a queste instabilità, adattando i propri metodi alla situazione contingente. Per quanto riguarda i rapporti istituzionali stabiliti da Venezia con potenze estere, e il comportamento di queste ultime nei confronti del commercio veneziano, la ricerca si appoggerà sull esistente letteratura. IL CONTESTO STORICO ED ECONOMICO In un contesto in cui Venezia era divisa tra la conquista della Terraferma e il mantenimento delle posizioni commerciali in Oriente, si coglie il motivo per cui le scelte economiche e il controllo sul settore commerciale rimasero appannaggio, nonché elemento fondamentale, dell attività del governo marciano. 3

4 Uno degli ambiti a cui la Serenissima prestò grande attenzione fu la gestione delle principali direttrici del commercio marittimo, grazie al rafforzamento della marina mercantile di Stato, con il sistema delle mude. La volontà di controllo delle rotte commerciali mediterranee, per rimanere la principale mediatrice dei commerci tra Europa e Asia, portò la Repubblica di Venezia a confrontarsi duramente con Genova, almeno fino al tardo Trecento. Il controllo del mercato internazionale era un aspetto fondamentale per una realtà come quella veneziana, in larga parte fondata sulle fortune marittime e con poche ambizioni, con l eccezione di Treviso, riguardo il dominio sul territorio veneto (fino al Quattrocento). Lo scontro con Genova, culminato nella pace di Torino del 1381, non determinò la vittoria assoluta di una delle due potenze, ma una prevalenza veneziana nella presenza in Oriente. Vi fu, inoltre, una diversificazione degli interessi delle due realtà marinare che portarono la città ligure ad un progressivo maggior interesse verso la finanza, e Venezia a dividersi tra il mantenimento della supremazia commerciale sul Mediterraneo Orientale e la conquista dell entroterra veneto. Le differenti scelte delle città ebbero effetto anche sulla politica commerciale: mentre a Genova si mantenne uno scarso apparato navale pubblico a favore del settore privato, a Venezia si potenziò il controllo statale sulla navigazione, incentivando il sistema delle mude. (Abulafia 1990; Jacoby 1994; Rösch 1995) Agli inizi del Quattrocento già all indomani della pace di Torino Venezia cominciò a voler diversificare la propria politica economica, fino a quel momento basata sul commercio marittimo. Considerazioni di carattere sia politico che economico avevano portato a una spaccatura all interno del ceto dirigente veneziano sulla necessità, o possibilità, di conquistare la Terraferma veneta e lombarda. Tale spaccatura avrebbe condizionato le future scelte militari e commerciali della Dominante. Il controllo sulla Terraferma era considerato dal partito dei patrizi più giovani, guidati da Francesco Foscari, di estrema importanza. I motivi erano molti. Fondamentale era la possibilità di controllo dei rifornimenti di materie prime, come viveri (granaglie e bestiame), legname e acqua dolce. Vi era, poi, l opportunità per l emporio realtino di sfruttare lo sviluppo manifatturiero delle città di terraferma per incrementare i traffici internazionali. Sarebbe stato possibile, inoltre, uniformare i dazi permettendo anche il controllo delle vie terrestri e fluviali che portavano ai mercati italiani ed europei. Per tutte queste ragioni, per la fazione favorevole alla guerra era di fondamentale importanza non permettere a nessuna potenza di arrivare alla laguna, impedendo l accesso non solo alle materie prime, ma anche alle vie di transito per il continente. (Knapton 2004a; Lanaro 2006) Queste considerazioni portarono Venezia a espandersi nell entroterra, urtando però gli interessi delle potenze confinanti. Il trentennio di guerre che ne seguì ebbe come conseguenza un allentamento della pressione necessaria al mantenimento dell impero coloniale veneziano, che andò progressivamente disgregandosi. Tuttavia, il piano veneziano di impegno sui due fronti sembrava all epoca perfettamente armonioso: Genova, ancora rivale commerciale di Venezia e caduta sotto il dominio milanese, veniva così doppiamente colpita in terra come per mare. La Serenissima, inoltre, a fine Quattrocento si presentava solida e non conscia della politica di potenza sul larga scala che di li a poco si inaugurò, dimostrando che anche la città lagunare era non solo parte del sistema italiano ma pienamente integrata negli equilibri politici, ed economici, europei. 4

5 La politica estera di Venezia, però, non si esauriva con le conquiste militari in Terraferma. Nel frattempo i veneziani dovettero anche preoccuparsi della situazione che si stava creando nei Balcani e sulle coste egee: l impero ottomano stava infatti accrescendo la propria potenza. Lo scontro tra turchi e veneziani fu ineluttabile e nel 1463 si aprì la prima delle sette guerre che videro le due potenze contrapposte. Per quanto l apparato navale di Venezia potesse essere competitivo, gli ottomani disponevano di risorse immensamente maggiori da dedicare alla conquista dell area egea. Ciò comportò una graduale perdita delle possessioni veneziane, a favore dei turchi stessi. Nonostante i frequenti scontri, i periodi di pace continuavano a lasciare spazio a lucrosi affari da parte dei mercanti della Serenissima. Agli Ottomani mancava, infatti, l esperienza necessaria per poter gestire al meglio i commerci marittimi, che vennero dunque lasciati nelle mani degli occidentali. (Knapton 2004b; Lane 1973) La politica estera veneziana non si esauriva, però, nell incontro, e scontro, con la potenza ottomana. Nel bacino sud-orientale del Mediterraneo, infatti, i mercanti veneziani si trovarono a dover trattare con il governo siro-egiziano dei Mamelucchi. Alcune delle città più importanti per il commercio veneziano - Damasco, Beirut, Aleppo, Alessandria, Il Cairo - erano sotto il dominio di questa dinastia. I rapporti non furono sempre semplici, tanto che la Serenissima dovette più volte scendere a patti con i governanti locali (come nel caso dell organizzazione dei magazzini del Cottimo) e accettare condizioni anche gravose pur di rimanere la maggiore nazione mercantile in Egitto e Siria. (Apellániz Ruiz de Galarreta 2009) Ragioni politiche ed economiche paiono dunque strettamente correlate alle scelte di natura mercantile. I motivi dell intervento statale nel settore commerciale furono molteplici. Legati soprattutto allo sviluppo economico, che richiese via via un intensificazione degli scambi mercantili, essi tesero preminentemente a favorire il mercato veneziano. L obiettivo era di garantire la regolarità dei flussi di navigazione, favorendo la stabilità dei periodi di fiera cittadini (definita permanente, in quanto legata agli arrivi e alle partenze delle mude e riferita soprattutto ai tassi di cambio che la caratterizzavano), un lavoro costante per l arsenale, anche in tempo di pace, e una maggiore sicurezza delle imbarcazioni. (Luzzatto 1954; Hocquet 1997) Obiettivo primario della Serenissima era di creare flussi commerciali che coprissero tutto il bacino mediterraneo, a favore di uno scambio regolare dei prodotti e di un rapido giro d affari, e che permettessero un veloce reinvestimento dei capitali. La rete mercantile che Venezia costruì e le regole che impose miravano a consolidare la propria posizione strategica (mantenendo il ruolo di fulcro commerciale), riaffermare la propria egemonia e garantire il più vasto mercato possibile alle proprie merci. Il maggiore investimento nell organizzazione delle mude era sopportato dallo Stato, in particolare sul finire del Quattrocento, quando per mantenere alcune linee attive il Senato si trovò a porre all incanto le galere, soprattutto per Ifriya ed Europa settentrionale, per delle cifre che possono considerarsi simboliche, assumendo così l intero onere della spesa per la messa in mare della nave (Lane 1949 e 1966; Doumerc 1996) Il sistema funzionò fino ai primi decenni del XVI secolo, momento in cui le diverse linee che collegavano Venezia con le sponde mediterranee e il Nord Europa furono via via soppresse, lasciando mano libera ai privati armatori. Tale abbandono del sistema (e contemporaneamente delle galere da mercato) è legato al cambiamento delle situazioni politiche ed economiche. Il costituirsi di grandi stati nazionali e il coinvolgimento che la Repubblica ebbe nei loro scontri, portò le navi mercantili veneziane a essere sempre più a rischio di 5

6 essere depredate dalle armate messe in campo dalle nuove potenze. Inoltre, le turbolenze dei traffici di inizio Cinquecento, provocate dall apertura delle nuove rotte oceaniche e dalle nuove conquiste ottomane, provocarono la graduale emarginazione di Venezia rispetto al flusso interregionale di merci preziose (quali stoffe pregiate e spezie), rendendo sempre meno conveniente - per lo stato e per i privati - investire forti somme di capitale nei viaggi mercantili pubblici. Nonostante la ripresa delle vie di importazioni mediterranee (grazie alla difficoltà portoghese nel mantenimento della rotta oceanica verso le Indie), i viaggi statali erano ormai condannati a terminare, lasciando lo spazio agli armatori privati e a nuove e più capienti imbarcazioni. (Doumerc 1985 e 1991; Judde de Larivière 2008) Le difficoltà nei traffici di inizio XVI secolo ebbero anche l effetto di allontanare dal commercio i capitali dei patrizi veneziani, che vi preferirono investimenti terrieri anche a causa dell aumento dei prezzi dei prodotti agricoli in atto o nelle manifatture della Terraferma. (Tucci 1981) Nonostante i problemi di inizio secolo sui mercati mediterranei e l allontanamento dei capitali patrizi dal commercio, i mercanti veneziani seppero cogliere con grande rapidità i vantaggi portati dal cambio della dominazione in Oriente, tanto da riuscire a sopraffare in molti porti i rivali fiorentini e genovesi. (Doumerc 1996) STATO DELL ARTE Il tema del commercio e dell economia veneziana sono stati oggetto di studio da parte di una fiorente storiografia, almeno fino agli inizi degli anni 80 del Novecento. Storici e storici economici si sono dedicati a diversi aspetti dell economia marittima veneziana, quali la figura del mercante, il sistema di navigazione statale e le sue funzioni, le merci scambiate e la relazione tra commerci e industrie veneziane. Dagli anni Sessanta del XX secolo la storiografia internazionale, e in particolare americana, ha fortemente posto l accento sulla vocazione marittima della Serenissima e sul ruolo che la Repubblica giocò nei rapporti tra Occidente e Oriente. Proprio per meglio capire il rapporto che la città aveva con il commercio, marittimo nello specifico, gli studiosi di storia economica si sono interessati alle figure di alcuni uomini veneziani, in particolare di mercanti. Attraverso queste figure è stato possibile esaminare con attenzione il commercio marittimo veneziano, oltre a ricostruire i comportamenti e la personalità della figura presa in esame. Lo studio condotto da Lane su Andrea Barbarigo ha reso possibile grazie all analisi di una serie di documenti commerciali - quali diari, lettere, libri di conti non solo una maggiore comprensione dei meccanismi secondo cui operavano i mercanti veneziani nelle piazze levantine, ma anche lo studio dell influenza delle iniziative pubbliche quale il sistema delle mude statali e gli accordi mercantili sull operato dei privati. Da un punto di vista diverso parte invece Tenenti, che concentrandosi sulla figura di Cristoforo da Canal riesce ad analizzare attentamente la marina veneziana, indicandola come riflesso diretto della concezione politica e sociale veneziane e autentica espressione delle sue fondamentali strutture. L intrecciarsi dell interesse pubblico e privato, assieme all evoluzione delle tecniche mercantili 6

7 (quali l evolversi della partita doppia come metodo di controllo della contabilità aziendale), sembrano essere i fattori che determinarono il successo di Venezia nei mercati internazionali e l arricchirsi dello spirito capitalistico che la città lagunare pare avere manifestato con un certo anticipo (Lane 1944; Luzzatto 1954; Tenenti Vivanti 1961; Tenenti 1962) Fino agli anni 60, dunque, la storiografia si era concentrata sul carattere marittimo dell economia veneziana, trascurandone invece il lato industriale e la relazione di quest ultimo con i commerci. Il contributo della manifattura all economia della città è, invece, stato sottolineato, secondo due punti di vista diversi, da storici quali Luzzatto e Sella. Luzzatto anticipò all avanzata turca nei Balcani del Quattrocento le difficoltà veneziane, che tradizionalmente erano attribuite invece alla scoperta del nuovo mondo e alla penetrazione portoghese in India. È in questa mutata situazione che egli vede rafforzarsi le produzioni tessili (lana, seta, tintoria), che rimangono, tuttavia, nella sua visione seconde al commercio. Sella pone, invece, maggiormente l accento sull importanza delle guerre che, intaccando l apparato produttivo della Terraferma, avevano favorito lo sviluppo di alcune attività industriali in laguna. Per entrambi gli studiosi, il ruolo dell industria è stato analizzato in connessione con il tramonto di Venezia, e in generale con il declino dell economia italiana. Il calo della domanda nel Levante, la forte concorrenza dei paesi nord europei, il ruolo negativo delle corporazioni sono state individuate come le principali cause della diminuzione delle esportazioni da Venezia verso Oriente. (Luzzatto 1961; Sella 1961) Delle merci commerciate non solo a Venezia, ma nell intero bacino del Mediterraneo, parla Bartolomeo di Paxi nella Tariffa de Pexi e Mesure, pubblicata a Venezia nel Questa si rivela di particolare importanza perché da spesso notizia delle merci italiane, e venete, che venivano esportate da Venezia nei maggiori porti Orientali ed europei. (Paxi 1503) Nonostante, dunque, l interesse di alcuni storici per l apparato produttivo veneto e veneziano, il tema del commercio, nei suoi diversi aspetti, rimase predominante nella storiografia. I rapporti tra l Occidente cristiano e il Levante islamico sono stati indagati da diversi studi. Eliyauh Ashtor, in particolare, storico dell economia Mediorientale, ha elaborato una controversa tesi che, basandosi sulle tipologie e sui volumi delle merci scambiate, ipotizza una dialettica quantomeno impari tra le parti, sottolineando come le relazioni intercorrenti tra Occidente e Vicino e Medio Oriente si configurassero come un rapporto tra potenze colonizzatrici e territori sottosviluppati (Ashtor 1983). Negli anni 90 nuove ricerche hanno precisato le caratteristiche della politica veneziana di dominio mercantile, indagando le strategie messe a punto dal governo marciano nei rapporti con la potenza ottomana cha andava, a cavallo del Cinquecento, completando la sua egemonia su Vicino e Medio Oriente. Venezia, dopo il tramonto dell Impero Romano d Oriente, aveva concentrato le sue attenzioni sui porti siriani ed egiziani, dove fino al 1517 avrebbero regnato i Mamelucchi del Cairo. Alessandria e Damasco erano divenute fondamentali per l approvvigionamento delle spezie, in quanto terminali delle vie d importazione che attraversavano il Mar Rosso, nel primo caso, e il golfo persico e l Eufrate, nel secondo. Inoltre, erano fondamentali per l esportazione di manufatti di produzione italiana che spesso venivano utilizzati per il pagamento delle merci orientali (Vallet 1999; Arbel 2004). Dopo la conquista ottomana e un iniziale stallo dei commerci, Venezia riprese a importare mercanzie di origine indiana da Egitto e Siria, beneficiando anche della liberalizzazione 7

8 del commercio delle spezie, ed esportare non solo l argento tedesco (che in Oriente aveva un miglior tasso di cambio) ma anche le produzioni lagunari dell entroterra, soprattutto tessili. (Munro, 2006) Nella maggior parte delle piazze commerciali levantine in cui Venezia aveva un interesse erano presenti dei consolati. Queste istituzioni sono state osservate da diversi punti di vista: oltre a rappresentare il governo in terre straniere, esse risultavano fortemente pervase dagli interessi dei mercanti e delle loro compagnie, che ne influenzavano l operato (Hocquet 1990 e 1997; Arbel 1996; Doumerc 1996; Petti Balbi 2007; Pedani 2010; Christ 2012). La presenza istituzionale veneziana in molti dei porti orientali è vista come uno dei fattori del successo e del predominio dei mercanti lagunari alla ripresa dei commerci con l Oriente (dopo l embargo ottomano di inizio 500), a scapito dei fiorentini e dei genovesi. (Chorley 2003; Apellániz Ruiz de Galarreta 2009) Fondamentale per comprendere le dinamiche e l evoluzione degli scambi commerciali sono gli studi sul sistema finanziario e creditizio veneziano, e in particolare sulle tecniche utilizzate dai banchieri per operare sulla piazza di Rialto per il finanziamento dei commerci internazionali (Mueller 1997) Le ricorrenti guerre cui la Repubblica doveva far fronte, andavano modificando gli equilibri del Mediterraneo (anche a causa delle continue perdite di domini da parte veneziana), tanto da richiedere continui sforzi di adattamento da parte dei mercanti di Rialto che avessero affari con i porti islamici ed europei, e collaborazioni con mercanti locali. Tali sconvolgimenti ebbero effetti diversi in base alla regione. A Costantinopoli il commercio veneziano era ancora florido, anche se la città stava progressivamente perdendo la propria importanza nel sistema veneziano, a favore dei porti siriani ed egiziani. Nei Balcani la situazione si sviluppò in modo diverso: l ascesa ottomana aveva fatto perdere diversi territori ai veneziani (in Albania) e interrotto, almeno nel primo momento della conquista, le vie terrestri per l approvvigionamento lagunare di materie prime (Arbel 1995 e 2000; Dursteler 2006; Tracy 2007). Nonostante queste problematiche va sottolineato, comunque, che le due potenze, anche nei momenti di maggior tensione, cercarono di non arrivare a uno scontro frontale che avrebbe potuto provocare, su entrambi i fronti, enormi danni commerciali ed economici: il rinnovo dei privilegi ai veneziani da parte della Sublime Porta, dopo ogni guerra con la città, ne è dimostrazione (Inalcik 1977). Venezia, da parte sua, non poteva impegnarsi in guerre estenuanti sul fronte orientale, in quanto già occupata a nella gestione della Terraferma veneta. La politica ottomana di rilancio dei commerci, in concorrenza con i portoghesi, non favorì solo Venezia, ma tornò a coinvolgere anche i mercanti di altre città italiane, quali i genovesi e i fiorentini. (Heers, 1984; Hoshino, 2001) I mercanti italiani riuscirono a mantenere le loro posizioni ad Alessandria, Beirut e Damasco e ad aprirsi un varco in nuove realtà commerciali (Ashtor 1974; Tracy 2007). Per il Nord Europa, la storiografia ha messo in rilievo l effetto che le turbolenze sociali e politiche ebbero sui commerci locali e internazionali. Per quanto riguarda l Inghilterra, il movimento anti-alien e le politiche restrittive nei confronti dei Lombards (con particolare riferimento agli anni 50 del Quattrocento) provocarono grossi problemi ai mercanti, tanto da indurre lo spostamento - seppure breve - di molte attività dalla città di Londra a Winchester. Il problema sembrava essere l eccezionale efficacia degli strumenti finanziari e commerciali italiani - 8

9 primo fra tutti il credito - che provocarono la furiosa reazione dei mercanti locali. (Fryde 1983; Archer 1994; Bolton 1999; Nordio 2004) L economia fiamminga e la forte presenza di mercati italiani sono state oggetto di studio da parte di una vasta storiografia. Fin dal XIV secolo i mercati fiamminghi divennero una delle principali mete dei veneziani per l esportazione di spezie e merci orientali e per l importazione di materiali minerali e manufatti locali. Va ricordato, infatti, che questo territorio era uno dei più ricchi a livello europeo, e anche se condizionato dalla dipendenza di molte merci dall estero, era uno dei maggiori produttori di panni di tutta Europa. (Jeannin 1996) Come in Inghilterra, anche nelle Fiandre vi furono problemi politici che misero in difficoltà il commercio, come l esteso conflitto causato dalle velleità del Duca di Borgogna che cercava, riunendo i suoi possedimenti, di creare un regno frapposto tra Francia e Impero. Inoltre era in atto una guerra commerciale con l Inghilterra, che vide, a livello internazionale, le Fiandre perdere importanza come centro tessile e, a livello locale, Bruges cedere il passo ad Anversa. Questi disordini permisero alla Lega Anseatica di imporre nuove regole di transito commerciale, arrivando a escludere i veneziani, in alcuni momenti, dai porti fiamminghi. (Cessi 1914; De Roover 1948; Dini 1992; Van Houtte 1985; Bolton - Guidi Bruscoli 2008; Guidi Bruscoli 2010) Un ulteriore filone di studi, che si è sviluppato già dagli anni Ottanta dello scorso secolo, ha approfondito ulteriori aspetti della politica commerciale veneziana, analizzando l abbandono del sistema di navigazione garantito dallo stato, che era stato fino alla fine del Quattrocento di fondamentale importanza per la competitività veneziana Oltremare e nel Nord Europa. Quest abbandono fu legato al disinteresse del patriziato al sistema stesso della navigazione su galere da mercato, per il nolo delle quali erano necessari forti investimenti di capitale da parte delle fraterne, le tipiche società familiari veneziane. Tale ritrosia fu dovuta sia al mutamento della situazione sociale che ai nuovi scenari che si andavano prefigurando esternamente alla Repubblica. Nonostante i tentativi di adeguamento messi in atto da Venezia, infatti, fu inevitabile la perdita del primato della funzione di intermediazione tra Occidente e Oriente. (Doumerc 1985; Doumerc Judde de Larivière 1998; Judde de Larivière 2008) Dagli anni Novanta la storiografia ha visto un allargamento degli interessi di ricerca anche verso la storia del settore manifatturiero regionale, con la proposta di superare la divisione tra Dominante e territorio per andare verso una visione di integrazione e sostegno reciproco dei sistemi di produzione e commercio. Non solo la Terraferma, tuttavia, è stata studiata in tale prospettiva, ma anche la stessa Venezia, che si affermò non solo come porto di transito delle merci, ma anche come importante centro manifatturiero. (Tucci 1991; Ciriacono 1996). In particolare, il settore tessile ha animato non solo l economia locale, ma soprattutto i commerci verso il Levante, tramite l importazione di materie prime e l esportazione di prodotti finiti o semilavorati. (Munro 2007) Del settore, due sono i comparti che ebbero un forte sviluppo nel Rinascimento: lana e seta. Il lanificio si sviluppò a Venezia nella prima metà del Cinquecento, grazie alle difficoltà dell entroterra, danneggiato dalle guerre, e all imitazione dei panni inglesi (Sella 1968; Panciera 1996; Mozzato 2004). I contributi sulla produzione laniera in Terraferma nelle zone del vicentino, veronese, bresciano e padovano mettono poi in luce l adozione di sistemi di organizzazione produttiva estremamente avanzati e la capacità di adattamento ai periodi di crisi (Demo 2001 e 2005; Vianello 9

10 2004; Caracausi 2008). Altro comparto fondamentale per l economia veneziana e per il sostegno del commercio, fu quello della seta. Questo settore vedeva coinvolte molteplici figure, tra le quali molti mercanti di livello internazionale che inserirono i prodotti serici veneti e lombardi nei circuiti commerciali internazionali. Come per il settore laniero, anche il setificio si caratterizzò con produzioni secondarie (come veli, nastri e borse) pronte ad adattarsi alle nuove richieste del mercato territoriale e internazionale, al cambiamento delle congiunture e del gusto. (Molà 2000; Demo 2001; Caracausi 2004; Mozzato 2006) Altro settore che dal tardo medioevo divenne di particolare importanza per l economia manifatturiera fu la maglieria che, importata dal Nord Europa, caratterizzò le lavorazioni dei secoli successivi, dimostrando una forte capacità di adattamento non solo alle circostanze economiche ma anche al nascente gusto per la moda. (Belfanti 2006). L industria si stava riposizionando seguendo la domanda, diversificando i prodotti e dimostrando una certa flessibilità dei modelli organizzativi per mantenere alto lo standard concorrenziale. Molte ricerche di carattere storico-economico hanno mostrato di recente un rinnovato interesse riguardo lo studio della figura dei mercanti, dei gruppi mercantili e delle loro reti, portando alla ribalta temi affrontati già da una consolidata storiografia anche se con prospettive diverse. I nuovi studi si sono focalizzati in larga parte sull'analisi delle istituzioni formali, come contratti, tribunali e corporazioni mercantili, e informali, come fiducia, reciprocità e conoscenza, che sono alla base della cooperazione commerciale internazionale (Greif 2006; Trivellato 2009). Alcuni lavori hanno recentemente studiato la formazione di reti mercantili a livello extra-europeo, proponendo modelli che mettono in discussione la resistenza delle comunità alla collaborazione con individui estranei al gruppo di appartenenza. (Trivellato 2003; Hancock 1995 e 2003). Nonostante l ampia messe di studi, rimangono alcuni nodi da sciogliere. Ancora da appurare è se il quadro istituzionale rispetto ai rapporti dell Occidente con le potenze del Levante, già chiaro a livello storiografico, fosse sufficiente a gestire la collaborazione tra mercanti appartenenti a diverse culture oppure se tale cooperazione si reggesse anche su rapporti fiduciari e legami famigliari e interculturali. Inoltre, rimane da analizzare come i nuovi scambi attivati sui mercati orientali si integrassero all interno dell economia italiana: in altre parole, quali furono le reti che permisero a nuovi gusti, fogge o prodotti di conquistare i consumi delle corti o delle élites rinascimentali. Proprio in questi decenni, infatti, le città italiane divennero mercato di oggetti preziosi e di lusso (gioielli, capi di abbigliamento o animali esotici), importati dall Oriente e dal Nord Africa, rappresentando il primo passo per l affermazione di quel gusto per la moda e per il collezionismo che si svilupperà poi appieno nei secoli successivi (Goldthwaite 1995; Belfanti 2009). FONTI La ricerca sarà basata sullo studio di fonti inedite e prevalentemente di carattere commerciale. In particolare si farà riferimento ai libri contabili, grazie ai quali si individueranno le reti sulle quali era basata la circolazione delle merci e si ricostruirà l andamento degli affari delle aziende veneziane. Ove presenti, si utilizzeranno anche le lettere mercantili, utili nell individuare i 10

11 meccanismi del controllo sugli agenti e della circolazione delle informazioni; va tenuto in ogni caso in considerazione che per i casi di studio non sono presenti carteggi omogenei, ma lettere occasionali, riguardanti precisi affari e transazioni. I documenti di carattere giudiziario provengono dal fondo dei giudici di Petizion, magistratura veneziana competente per le questioni mercantili e societarie, e saranno utili al fine di individuare le principali attività dei mercanti veneziani sul commercio internazionale e ricostruire i rapporti tra i mercanti veneziani, gli agenti e le istituzioni dei mercati esteri. Queste ultime saranno consultate contestualmente alle fonti contabili, ove sono presenti precise indicazioni riguardo le cause commerciali portate in giustizia. Le scritture contabili sono conservate in diversi fondi presso l Archivio di Stato di Venezia, quali l archivio privato Gradenigo rio Marin (dove si trovano due mastri: il primo riferibile a due viaggi verso le Fiandre degli anni 60 del Quattrocento e redatto da Giovanni Foscari; l altro, databile tra il 1486 e il 1496, fu scritto da Agostino Foscari ed è attribuibile all attività della sua compagnia familiare). Nel fondo della Miscellanea Gregolin è contenuta una scrittura contabile dell azienda Michiel. I conti contenuti vanno dal 1470 al 1482, e mostrano un attività assai florida e con interessi diversificati in tutto il Mediterraneo. Verrà inoltre preso in considerazione il mastro contabile di Giacomo Badoer, redatto a Costantinopoli negli anni Trenta del Quattrocento ed edito da Dorini e Bertelè. Altrettanto importanti ai fini della ricerca, invece, i carteggi commerciali, alcuni dei quali rintracciabili nei fondi dell Archivio di Stato di Venezia Miscellanea Gregolin, Gradenigo rio Marin, Grimani Barbarigo, Miscellanea di carte non appartenenti ad alcun archivio. Parallelamente alle fonti contabili, saranno studiate quelle giudiziarie, le cui Sentenze a Giustizia e le Terminazioni sono conservate nel fondo dei Giudici di Petizion. Queste potranno fornire strumenti utili a chiarire diverse questioni. Innanzitutto, comprendere chi erano gli attori dello scambio fra le città italiane e i territorio di produzione e vendita. In secondo luogo, ricostruire i rapporti mercantili e i problemi cui le attività potevano andare incontro. I dati emersi dall analisi delle fonti archivistiche saranno confrontati e integrati con l esistente bibliografia in tema di commercio e strategie mercantili. PRIMI RISULTATI Lo studio dei registri Foscari e Michiel, anche se non ancora completo, mostra alcune discrepanze rispetto a quanto ipotizzato inizialmente, ma anche delle conferme con riguardo a quanto affermato dall esistente letteratura. L approfondita analisi che si sta svolgendo sui mastri conferma il forte interesse che le aziende veneziane avevano verso le città del Vicino Oriente, in particolare Alessandria d Egitto, Damasco, Beirut e altri porti siriani, come anche verso il Nord Europa, quale completamento del circuito commerciale dei beni. Il mastro Michiel è di notevole rilievo, grazie alla sua completezza e alla sua estensione temporale ( ), e presenta una tenuta dei conti particolarmente accurata e ricca. La ditta a cui si fa riferimento è di tipo familiare e facente capo a Nicolò Michiel e al figlio Silvestro. Le 11

12 registrazioni dimostrano che l azienda era fortemente coinvolta nel commercio internazionale, in particolare verso il Vicino Oriente e il Nord Africa, dove aveva agenti stabili in loco. Gli agenti cui si fa riferimento nel mastro sono diversi, e spesso presenti in diverse unità per piazza. Nella maggior parte dei casi appartengono alla rete familiare e amicale dei Michiel: figlio, cognato e nobili veneziani, presumibilmente imparentati con il mercante, o amici/conoscenti. Se inizialmente, infatti, si era ipotizzato che un azienda di queste dimensioni avesse agenti appartenenti anche a diverse culture o nazioni, dai documenti studiati finora emerge un quadro diverso. La rete di agenti su cui poggiavano gli affari dell azienda erano nella maggior parte dei casi veneziani stabilitisi in città straniere (con l eccezione di Bruges). Intensi anche gli scambi con i mercanti italiani, e in particolare genovesi. Pare dunque che i Michiel si avvalessero di due tipi di figure: i familiari, che avevano in affido la merce inviata da Venezia sulle piazze levantine, e i conoscenti, che agivano da agenti in loco. Questi ultimi avevano il compito di occuparsi della rete commerciale necessaria al buon andamento degli affari. Per quanto riguarda le merci caricate sulle mude, erano affidate di volta in volta a sensali o commissionari che avevano il compito di vendere piccole quantità di mercanzia lungo il tragitto (se così deciso dal mercante) per poi affidare il tutto, all arrivo della nave al porto di destinazione, a un componente della famiglia Michiel. Agli agenti commissionari cui la compagnia di appoggiava, in Vicino Oriente e Nord Africa, erano affidati lucrosi affari, come il commercio del cotone con la Siria, l importazione di pepe, allume, macis tramite Aleppo e l esportazione di manufatti e stagno provenienti dall Europa del Nord, dalla Germania e dall Italia. Uno dei prodotti fondamentali per l attività dei Michiel era il pepe. Importato dai due terminali delle merci asiatiche, Alessandria d Egitto e Damasco, era rivenduto a Venezia, ma nella maggior parte dei casi inviato poi verso l Europa del Nord. Le scritture dimostrano anche che il pepe era molto utilizzato nel baratto, che aveva luogo soprattutto in Nord Africa, e come forma di pagamento degli agenti (si potrebbe ipotizzare una sorta di speculazione che veniva fatta sul prezzo del pepe, anche se l ipotesi va verificata con ulteriori approfondimenti). Per quanto riguarda la fraterna Foscari, i due registri riguardano due viaggi verso le Fiandre e Londra, negli anni 60 del Quattrocento. Vi è tuttavia un elemento da considerare: i due quaderni non riguardano l intera compagnia, ma solo le transazioni avvenute in viaggio. Ciò permette dunque di analizzare in profondità i flussi commerciali con il Nord Europa, conoscere i volumi delle merci scambiate tra Venezia, Bruges e Londra, le tecniche finanziarie adoperate e il rapporto con i mercanti locali. Giovanni Foscari dimostra un forte coinvolgimento nel commercio con il Nord Europa e una profonda padronanza dei mercati locali. Durante il viaggio, non si appoggiò ad alcun locale, portando a termine di persona gli affari propri e dei mercanti per cui era agente. Inoltre, nonostante la forte presenza di banchieri italiani, durante la sua permanenza nelle Fiandre si avvalse quasi esclusivamente di banchi locali, dimostrando non solo una forte conoscenza del sistema finanziario locale ma una forte fiducia nel suo funzionamento. Ciò conferma quanto già notato durante lo studio del mastro Michiel: la piazza di Bruges sembra risultare piuttosto familiare ai mercanti 12

13 veneziani, che si sentono a loro agio ad avvalersi di agenti e banchieri locali, a differenza di quanto succedeva sui mercati levantini. La lettera di cambio è uno strumento molto utilizzato, sia sui mercati europei che levantini. A questa si aggiunge il trasferimento diretto su conto bancario, fatto soprattutto per le transazioni con il Nord Europa. L aspetto finanziario e bancario necessita, tuttavia, di maggiori approfondimenti e chiarimenti. 13

14 PROPOSTA PER L ELABORATO FINALE Proposta di indice: 1. Introduzione 2. Il secondo Quattrocento: apogeo o epoca di transizione? 3. Il sistema di navigazione pubblico 3.1.Le funzioni 3.2.Le linee attive 4. I mercati internazionali 4.1.Il Nord Europa 4.2.I mercati levantini ed egiziani 5. Le pratiche dello scambio 5.1.Strumenti per la penetrazione dei nuovi mercati 5.2.Qualità o quantità? 5.3.Le tipologie societarie 6. Tra cultura mercantile e controllo di gestione: contabilità e corrispondenza 7. Famiglie e reti mercantili 7.1.Fiducia e opportunità economica 7.2.Tra Europa e Asia: continuità o differenziazione? 8. I mercanti veneziani 8.1.La fraterna Foscari 8.2.La fraterna Michiel 9. Conclusioni 10.Appendice documentaria 11.Indici 12.Fonti e bibliografia (primaria e secondaria) 14

15 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Abulafia, D. (1990), Gli italiani fuori d Italia, in Romano, R. ( a cura di), Storia dell economia italiana, 1, (Torino), pp Apellániz de la Galarreta, Francisco Javier (2009), Pouvoir et finance en Mediterrenée prémoderne. Le deuxième État mamelouk et le commerce des épices ( ), Barcelona, Consejo Superior de investigaciones científicas. Arbel, B. (1995), Trading Nations: Jews and Venetians in the Early Modern Eastern Mediterranean, (Leiden). Arbel, B. (1996), Colonie d oltremare, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, V, Il Rinascimento. Società ed economia, a cura di Tenenti, A. Tucci, U., (Roma), pp Arbel, B. (2000), Cyprus, the Franks and Venice, 13 th - 16 th centuries, (Aldershot). Arbel, B. (2004), The Last Decades of Venice s Trade with the Mamluks: importations into Egypt and Syria, Mamlūk Studies Review, 8:2, pp Archer I. (1994), Responses to alien immigrants in London, c , in Le migrazioni in Europa secc. XIII - XVIII. Atti della Venticinquesima settimana di studi. Istituto internazionale di Storia Economica F. Datini di Prato, 3-8 maggio 1993, a cura di Cavaciocchi S., Le Monnier, Firenze, pp Ashtor, E. (1974), The Venetian Supremacy in Levantine Trade: Monopoly or Pre Colonialism?, Journal of European Economic History, III:1, pp Ashtor, E. (1983), Levant trade in the Later Middle Ages, (Princeton). Belfanti, C. M. (2006), Hosiery Manufacturing in the Venetian Republic (16 th 18 th Centuries), in At the centre of the Old World. Trade and manufacturing in Venice and the Venetian Mainland, , a cura di Lanaro, P., (Toronto), pp Belfanti, C. M. (2009), The Civilization of Fashion: At the Origins of a Western Social Institution, Journal of Social History, 43:2, pp Bolton J.L. (1999), La répartition spatiale de la population étrangère à Londres au XVeme siècle in Les étrangers dans la ville. Minorité et espace urbain di bas Moyen Âge à l époque moderne, a cura di Bottin J. e Calabi D., Éditions de la maison de sciences de l homme, Paris, pp Bolton J.L. Guidi Bruscoli F. (2008), When did Antwerp replace Bruges as the commercial and financial centre of north western Europe? The evidence of the Borromei ledger for 1438, Economic History Review, 61/2, pp Caracausi, A. (2004), Nastri, nastrini, cordelle. L industria serica nel Padovano, secc. XVII XIX, (Padova). Caracausi, A. (2008), Dentro la bottega. Culture del lavoro in una città d età moderna, (Venezia). Cessi R. (1914), Le relazioni commerciali tra Venezia e le Fiandre nel secolo XIV, Nuovo Archivio Veneto, n.s., XXVII, pp Chorley, P. (2003), Rascie and the Florentine Cloth Industry during the Sixteenth Century, The Journal of European Economic History, 32/3, pp

16 Christ, Georg (2012), Trading Conflicts: Venetian Merchants and Mamluk Officials in Late Medieval Alexandria, Leiden - Boston, Brill. Ciriacono, S. (1996), Industria e artigianato, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, V, Il Rinascimento. Società ed economia, a cura di Tenenti, A. e Tucci, U., (Roma), pp Demo, E. (2001), L «anima della città». L industria tessile a Verona e Vicenza ( ), (Milano). Demo, E. (2005), Da Bressa se traze panni fini e altre sorte de panni de manco precio. L esportazione dei prodotti tessili bresciani nel Quattrocento, Annali queriniani, VI, pp Dini B. (1992), Produzioni e mercati nell Occidente europeo, in Europa e Mediterraneo tra Medioevo e prima età Moderna: l Osservatorio Italiano, a cura di Sensini S., Pisa, Pacini Editore. Il libro dei conti di Giacomo Badoer (Costantinopoli ), a cura di Dorini, U. e Bertelè, T., (Roma, 1956). De Roover R. (1948), Money, Banking and Credit in medieval Bruges, The Medieval Academy of America, Cambridge (Mass). Doumerc, B., (1985), La crise structurelle de la marine vénetienne au XVe siècle: le problème du retard des Mude, Annales E.S.C., XL, pp Doumerc, B. (1996), Il dominio del mare, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, IV, Il Rinascimento. Politica e cultura, a cura di Tenenti, A. Tucci, U., (Roma), pp Doumerc, B. (1991), Le galere da mercato, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, XII, Il mare, a cura di TENENTI, A. TUCCI, U., (Roma), pp Doumerc, B, Judde de Larivière, C., (1998), Le rôle du patriciat dans la gestion des galères marchandes à Venise au début du seizième siècle, Studi veneziani, n.s., XXXVI, pp Dursteler, E. (2006), Venetians in Constantinople. Nation, Identity, and Coexistence in the Early Modern Mediterranean, (Baltimore). Fryde E.B. (1983), Studies in Medieval Trade and Finance, The Hambledon Press, London. Goldthwaite, R.A. (1995), Ricchezza e domanda nel mercato dell arte in Italia dal Trecento al Seicento: la cultura materiale e le origini del consumismo, (Milano). Greif, A. (2006), Institutions and the Path to the Modern Economy. Lessons from Medieval Trade, (Cambridge). Guidi Bruscoli F. (2010), I rapporti con il Nord Europa, in Francesco di Marco Datini. L uomo, il mercante, Firenze University Press, Firenze, pp Hancock, D. (1995), Citizens of the World: London Merchants and the Integration of the British Atlantic Community, , (Cambridge). Hancock, D. (2003), L'émergence d'une économie de réseau ( ): Le vin de Madère, in Annales H. S. S., 58.3, pp Heers J. (1984), Genova nel Quattrocento. Civiltà mediterranea, grande capitalismo e capitalismo popolare, (Milano). 16

17 Hocquet, J. C. (1997), I meccanismi dei traffici, in Storia di Venezia. Dalle origini alla caduta della Serenissima, III, La formazione dello stato patrizio, a cura di Arnaldi, G. Cracco, G. Tenenti, A., (Roma), pp Hocquet J. C. (1990), Les routes maritimes du commerce vénitien au XVe et XVIe siècles, in Atti del V convegno internazionale di studi colombiani, Navi e navigazione nei sec. XV e XVI, (Genova), pp Hoshino, H. (2001), Industria tessile e commercio internazionale nella Firenze del tardo Medioevo, a cura di Franceschi, F. e Tognetti, S., (Firenze). Inalcik, H. (1977), An outline of Ottoman Venetian relations, in Venezia centro di mediazione tra Oriente e Occidente (secoli XV XVI). Aspetti e problemi, I, a cura di Beck H. G. Manoussacas M. Pertusi, A., (Firenze). Jacoby, D. (1994), Italian privileges and trade in Byzantium before the IVth Crusade. A reconsideration, in Anuario de estudios medievales, 24, pp Jeannin P. (1996), Les interdépendances économiques dans le champ d action européen des Hollandais (XVIe XVIII siècle), in Marchands du Nord. Espaces et traffics à l époque moderne, (a cura di) Braunstein P. e Hoock J., Presse de l École Normale Supérieure, Paris, pp Judde de Larivière, C., (2008), Naviguer, commercer, gouverner. Économie maritime et pouvoirs a Venise, XVe-XVIe siècle, (Leiden-Boston). Knapton, M. (2004a), Venezia tra apogeo e declino, in Storia del Veneto, 1, Dalle origini al Seicento, a cura di Fumian, C. e Ventura, A., (Roma Bari), pp Knapton, M. (2004b), La Terraferma, in Storia del Veneto, 1, Dalle origini al Seicento, a cura di Fumian, C. e Ventura, A., (Roma Bari), pp Lanaro, P., (1999), I mercati nella Repubblica veneta. Economie cittadine e Stato territoriale (secoli XV XVIII), (Venezia). Lanaro, P. (2006), Reinterpreting Venetian Economic History, in At the centre of the Old World. Trade and manufacturing in Venice and the Venetian Mainland, , a cura di Lanaro, P., (Toronto), pp Lane, F.C. (1944), Andrea Barbarigo. Merchant of Venice , (Baltimore). Lane F.C. (1949), Ritmo e rapidità di giro d affari nel commercio veneziano del Quattrocento, Studi in onore di Gino Luzzatto, I, (Milano), p Lane, F.C. (1966), Venice and History, (Baltimore). Lane, F.C. (1973), Venice. A maritime Republic, (Baltimore). Luzzatto, G. (1954), Les activités économiques du patriciat vénitien (Xe XIVe siècle), in Luzzatto, G., Studi di storia economica veneziana, (Padova), pp Luzzatto, G. (1954), Vi furono fiere a Venezia?, in Studi di Storia economica veneziana, (Padova). Luzzatto, G. (1961), Storia economica di Venezia dall XI al XVI secolo, (Venezia). Molà, L. (2000), The Silk Industry of Renaissance Venice, (Baltimore). Mozzato, A. (2004), Il mercato dei panni di lana a Venezia nel primo ventennio del XV secolo, in Wool: products and markets (13th 20th century), a cura di Fontana, G.L. e Gayot G., (Padova), pp

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