Quattrocento anni di una chiesa tutta barnabita

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1 GRANDANGOLO S. Alessandro in Zebedia a Milano Quattrocento anni di una chiesa tutta barnabita di Francesco Repishti La chiesa di Sant Alessandro in Zebedia a Milano, ideata dal padre barnabita Lorenzo Binago, è un edificio che segna, non solo cronologicamente, il passaggio dall architettura del Cinquecento a quella del Seicento (1). Costruita dai Chierici Regolari di San Paolo (2) a partire dal 1602 il 30 marzo del 1602 l arcivescovo di Milano, Federico Borromeo, celebra la posa della prima pietra (3), essa si pone come una delle costruzioni più significative di questi anni perché riassume alcuni importanti temi della ricerca architettonica del Rinascimento e anticipa alcune delle esperienze più significative del secolo successivo. Esterna ai più comuni percorsi di visita e raramente ricordata nelle guide artistiche della città, Milano, chiesa di Sant Alessandro in Zebedia: la facciata

2 pag. 66 la chiesa di Sant Alessandro, vero e proprio tempio cristiano, conserva ancora oggi fondamentali aspetti per la storia dell architettura e per la storia dell arte, recentemente ribaditi in un convegno di studi promosso dalla comunità dei padri barnabiti per celebrare l importante ricorrenza del IV centenario di fondazione (4). In primo luogo è l opera principale dell architetto barnabita Lorenzo Binago (5) costituendo il primo punto di arrivo della sua sperimentazione autonoma. Lorenzo Binago, «alias in seculo Ioannes Paulus Binagus noncupatus», nasce a Milano nel 1554, entra nella Congregazione nel 1572, è ordinato nel 1578 da Carlo Borromeo e destinato al collegio di Casale Monferrato, dal 1593 al 1601 è a Roma e successivamente, sino al 1629, anno della sua morte, risiede a Milano nel collegio di Sant Alessandro. In questi ultimi anni, ampliando il fondamentale catalogo di Gianni Mezzanotte è stato documentato l apporto di Binago da semplici pareri, a disegni, sopralluoghi e progetti ad almeno ventisei fabbriche barnabitiche e ad altre in seguito non fondate (6). A questo elenco vanno aggiunti i cantieri esterni del Duomo di Acqui, quelli di Bergamo, di Brescia e di Milano, di Santa Maria Maggiore a Bergamo, di Santa Maria ad A- sti, i sopralluoghi e gli interventi a Santa Maria in Vallicella a Roma, al santuario di Rho e alla cappella di San Teodoro in Santo Stefano a Milano, e l interessamento per la conclusione del San Magno di Legnano. Di padre Lorenzo si conservano molte architetture realizzate e progettate, due Formule sul ruolo del Praefectus fabricae (7), relazioni, scambi epistolari con i preposti dei collegi o con i padri generali della congregazione (8), e, infine, conservati in diversi archivi, oltre centoventi disegni riconosciuti come autografi o parzialmente autografi (9). Un enorme quantità di dati che lo inquadrano come un importante architetto e come mediatore tra la cultura romana e la tradizione lombarda tardocinquecentesca. Un secondo tema di interesse è offerto dalla particolare planimetria della chiesa. Sant Alessandro ha un impianto centrale a croce greca inscritta in un quadrato con una cupola centrale e quattro piccole cupole negli angoli (quincunx). Il quadrato di base è allungato in senso longitudinale rispettivamente dal presbiterio e dal coro, e ai lati dalla sacrestia e da un o- ratorio. La grande cupola centrale è sorretta da quattro piloni a pianta triangolare con otto colonne monolitiche di granito. Una serie di cappelle, tre per lato, chiude il perimetro della chiesa verso l esterno, mentre cappelle più profonde ai fianchi del presbiterio anticipano l e- Milano, chiesa di Sant Alessandro in Zebedia: l altar maggiore

3 pag. 68 lessandro il punto di vista principale corrisponde all altare maggiore, ma allo stesso modo lo spazio centralizzato con la cupola sposta l attenzione verso altri punti nodali della liturgia. Il percorso esterno alla cupola e ai piloni è dedicato alla confessione ospitando dodici confessionali, collocati in profonde nicchie sia sul retro dei grandi piloni, che di fronte a questi, tra le cappelle laterali. Lo spazio centrale della chiesa è, invece, funzionale alla predicazione e o- spita sul pilone sinistro un prezioso pulpito. Un altro tratto saliente della storia progettuale di Sant Alessandro è la coerenza con cui Binago e i padri barnabiti restarono fedeli al progetto approvato nel Binago concesse alcune varianti (i prospetti, la definizione di particolari decorativi, la forma della sagrestia e delle cappelle ai lati del presbiterio), ma non si sottomise a nessuna alterazione della pianta nelle sue parti essenziali. Quando si trattò di stabilire la facciata della chiesa, si consultarono Onorio Longhi e Francesco Maria Richino e un altro architetto, ma alla fine la soluzione finale non si discostava da quella di Binago, come nella realizzazione dei piloni. Ad eccezione della cupola e del secondo ordine della facciata. Ancora nel 1654, venticinque anni dopo la morte di Lorenzo Binago, si ribadì che il coro fosse eseguito secondo il suo progetto, vale a dire con un abside semicircolare invece della chiusura rettilinea suggerita da Francesco Maria Richino. La chiesa di Sant Alessandro, come si presenta oggi, è quindi un documento fedele del progetto disegnato da Binago e approvato dai suoi superiori, anche nella realizzazione delle splendide cappelle. Un accenno importante meritano i cicli di affreschi, realizzati in un breve arco cronologico da diversi artisti sulla base di un sapiente programma iconografico. Anche in questo caso si deve a un padre barnabita, Demetrio Supensi (11), l impostazione tematica della decorazione che copre le volte e buona parte delle pareti. Il ciclo alessandrino è ripartito in tre diversi spazi: le pareti del coro raffigurano le storie del Martirio di sant Alessandro, nel presbiterio sei tele si succedono con le Storie di sant Alessandro e, a completamento, la superficie della cupola è affrescata come una rappresentazione del Paradiso. La presenza dei padri Barnabiti nella Milano del Seicento costituisce infine un aspetto certamente non secondario a quelli finora descritti. È sufficiente ricordare come, Milano, chiesa di Sant Alessandro in Zebedia: veduta della cupola maggiore

4 pag. 70 licenza per avviare la costruzione della nuova chiesa, solo l 8 gennaio 1601 il padre generale, Agostino Tornielli, con i padri assistenti Serafino Corti, Cosimo Dossena, Ludovico Merlini e Gabriele Porro preposto a Monza, «approbavit novae ecclesiae Sancti Alexandri in Zebedia construendae delineatam formam a presbitero don Laurentio Binago ab Urbe transmissam, tamquam a peritioribus romanae curiae architectis magis commendatam». Così l avvio dei lavori fu celebrato solennemente il 30 marzo 1602, quando Federico Borromeo benedisse la posa della prima pietra alla base del campanile di sinistra, nella muratura verso la cappella del Crocefisso. Protagonista della fabbrica per i primi trent anni fu padre Lorenzo Binago, che assunse espressamente il ruolo di Praefectus fabricae dal 1613, ma che svolse questo incarico fin dal suo ingresso nella comunità di Sant Alessandro, coadiuvato dal padre Ambrogio Rottola. Tra il 1607 e il 1609 i padri realizzarono l oratorio della Pace, l attuale sacrestia della chiesa parrocchiale. Il nuovo edificio prese il titolo dal vecchio oratorio a sinistra della chiesa che e- ra stato successivamente trasferito a San Pancrazio. I lavori della chiesa dopo la posa della prima pietra si erano infatti interrotti sino a questa data perché non era stato possibile demolire il vecchio edificio di San Pancrazio, prima di aver finito un nuovo oratorio in grado di sostituirlo. Nello stesso anno iniziarono i lavori di costruzione della prima cappella interna della chiesa, dedicata a tutti i santi, allineata a sinistra con la vecchia Sant Alessandro, mentre nel 1612 fu concessa la seconda cappella a Ludovico e Gerolamo Cittadini e fu praticamente conclusa la parete verso via Zebedia. Finalmente nel 1613 cominciò la costruzione del primo pilastro della cupola e fu concessa una cappella alla Confraternita del Santissimo Sacramento (a sinistra dell attuale altare maggiore) e una alla marchesa Costanza Balbi Cusani (la centrale a destra). Risolta una vertenza per entrare in possesso di una parte del giardino di proprietà della famiglia Varesini i padri cedettero una cappella (la terza a sinistra) ai fratelli Giovanni Battista e Bonifacio Sacchi e quella del SS. Sacramento (la prima a sinistra) ad Alberto Sacchi, sempre da realizzare come le altre «secondo il disegno che parerà al reverendo padre don Lorenzo Binago». A metà del 1623 erano ormai concluse le pareti laterali, costruite le volte delle cappelle, montate le otto colonne dei pilastri maggiori, completata la facciata sino al cornicione con le colonne libere a fianco del portale maggiore e, all inizio del 1626, buona parte delle cappelle erano già decorate e «nel resto della fabbrica si sono fatti tutti li voltoni et parte del cornicione con l alzato della cupola, come si può vedere, sì che, essendo già condotta già buonissima parte della materia necessaria a perficere detta cupola, si spera di cuoprirla quest anno». A questo punto ebbe inizio la lunga crisi dovuta alle vicende della cupola: nel novembre del 1626 nella cupola appena voltata e disarmata troppo velocemente si aprirono alcune fessure in corrispondenza del pilone di nord-est. Una cronaca contemporanea così descrive le vicende: «Vi era fabbricata la cuppola, ma per- Milano, chiesa di Sant Alessandro in Zebedia: il tabernacolo (sopra) e un particolare del paliotto dell altar maggiore (al centro); (sotto) Guglielmo Caccia detto il Moncalvo, Visitazione (inizio XVII secolo, part.)

5 pag. 72 (3) «L illustrissimo et reverendissimo Cardinale Borromeo arcivescovo di Milano, invitato dalli padri, venne a mettere la prima pietra della nuova chiesa, facendo la benedizione in chiesa et di puoi si portò in processione al luogo ove si aveva da mettere et si calò a basso con corde. [ ] La detta pietra fu posta nella superficie del pozzo del fondamento della torre posta alla parte sinistra, nel muro che guarda a levante» in 1602 marzo 30, Archivio Particolare di Sant Alessandro a Milano, Acta collegii S. Alexandri mediolani ab anno 1595 ad annum Lo stesso documento ci informa riguardo l iscrizione incisa sulla pietra di marmo: «Federicus Borromaeus S. R. E. presbyter cardinalis archiepiscopus Mediolani posuit die XXX martii MDCII». Una medaglia di bronzo era stata incastonata nel mezzo della pietra e riportava sul suo verso l immagine prospettica della facciata della nuova chiesa attorniata da un iscrizione del tutto simile alla precedente, mentre sul recto si trova scolpita l immagine di san Paolo Decollato con l iscrizione «Congregatio Clericc. Regg. S. Pauli Decollati, S. Alexandro Martyri, et omnibus Sanctis posuit». L atto di fondazione della chiesa, conservato nell Archivio di Stato di Milano, è registrato lo stesso giorno dal notaio Annibale Taeggi. (4) Alla celebrazione del cardinale Carlo Maria Martini in ricordo della fondazione ha fatto seguito un convegno internazionale organizzato in due diverse giornate di studio secondo un programma costruito a priori e affidato a più relatori specializzati in ambiti scientifici diversi, con l intento di contestualizzare l edificio e di individuare come la chiesa e i padri Barnabiti si inseriscono nelle principali linee culturali tra Cinque e Seicento. (5) Sulla personalità e sull operato di Lorenzo Binago cfr. MEZZANOTTE, op. cit., 1961, pp e pp ; GAUK- ROGER, op. cit., 1977, pp ; F. REPI- SHTI, Lorenzo Binago architetto e la Formula del offitio del Prefetto delle fabriche apresso delli Chierici Regolari della congregatione di S. Paolo, Barnabiti studi, 11 (1994), ; F. REPISHTI, Note d Archivio su padre Lorenzo Binago prefetto alle fabbriche ( ), Arte Lombarda, (1995/2-4), pp (6) Acqui, Annency, Asti, Bologna, Casale, Casalmaggiore, Cremona, Foligno, Genova, Macerata, Milano (San Barnaba e Sant Alessandro), Montargis, Montù Beccaria, Monza, Napoli, Novara, Orta, Pavia, Roma (le tre case di San Biagio, San Paolo e San Carlo), Torino, Vercelli, Vienna, Vigevano, Zagarolo. (7) L edizione integrale è pubblicata in F. REPISHTI, op. cit., 1994, pp (8) I Registri delle lettere dei padri Generali, divisi fra i due archivi storici, sono fondamentali per conoscere il luogo di residenza del Binago o l invito ad occuparsi di un cantiere o la richiesta di un disegno come nel caso di Asti, Mantova, Brescia, Bergamo, Genova, Montù Beccaria (Pavia), Roma, Vercelli, Zagarolo (Roma), Zuccone (Milano). (9) Si tratta del lavoro di schedatura dei disegni di Binago conservati a Milano (Archivio Storico dei Barnabiti, Archivio Storico del Comune di Milano, Archivio di Stato di Milano, Biblioteca Ambrosiana), Roma (Archivio Storico dei Barnabiti), Novara (Raccolta De Pagave presso l Archivio di Stato di Novara). (10) Per l influenza dell attività borromaica sull architettura cfr. A. SCOTTI, Architettura e riforma cattolica nella Milano di Carlo Borromeo, in L arte, 1972, pp e il più recente S. DELLA TORRE, Riferimenti classicisti nell architettura sacra post-tridentina, in C. MOZZARELLI, D. ZARDIN (a cura di), I tempi del concilio. Religione, cultura e società nell Europa tridentina, Roma 1997, pp (11) Cfr. D. SUPENSI, La penna interprete del pennello, Milano, Per mancanza di spazio la rubrica Libri è rimandata al prossimo numero. Nihil obstat quominus imprimatur die XXIX Octobris MMII Angelus Majo Cens. Eccl. Imprimatur in Curia Archiep. Mediolanensi die XXX Octobris MMII Angelus Mascheroni Vicarius Episcopalis