Linee guida per la realizzazione di un buon insilato di trinciato di mais
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- Aurelia Nigro
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1 Linee guida per la realizzazione di un buon insilato di trinciato di mais Il Consorzio per la tutela del Formaggio Grana Padano sta seguendo due importanti progetti di ricerca finalizzati al miglioramento della qualità della produzione del latte da destinare alla caseificazione a Grana Padano DOP. I due progetti, nei quali sono coinvolti vari istituti di ricerca, sono denominati FILIGRANA, attuato con il contributo del MiPAAF, GPLFREE, sviluppato con il supporto dell ERSAF. Le ricerche in atto da oltre 18 mesi hanno confermato il ruolo fondamentale della qualità degli insilati ed in particolare del trinciato di mais insilato sulla qualità casearia del latte, sullo stato sanitario, sul benessere degli animali e sul rischio di contaminazione da spore del latte. Il Consorzio ritiene di fare cosa utile nel predisporre questo VADEMECUM sintetico con le norme più elementari da seguire per realizzare un insilato di alta qualità: 1) Sfalciare la pianta integrale di mais ad un altezza dal suolo di cm (questa parte di stocco ha tenori in NITRATI elevatissimo e bassissimo valore nutritivo), allo stadio vegetativo di ceroso avanzato. L insilato di mais trinciato integrale fermenta bene con tenori di sostanza secca compresi fra il 28% ed il 42% (ottimale 33-37%), se adeguatamente compresso. 2) Trinciare alla lunghezza di 1,0 3,0 cm garantendo la macinazione del tutolo e della granella (verificare la regolazione del frangi-granella). Adeguare la lunghezza della trinciatura alla sostanza secca della pianta (ridurla all aumentare della sostanza secca). 3) Predisporre trincee o cumuli di dimensioni tali in modo da assicurare un avanzamento del fronte di taglio al desilamento di almeno cm al giorno in estate e 15 cm al giorno inverno. 4) Rivestire sempre con teli di plastica le pareti. I teli barriera all ossigeno devono essere nuovi (immagine n. 1). 5) Insilare rapidamente e compattare al momento dell allestimento del silo, fino dai primi carri, con macchine pesanti (no ruote bassa pressione!) (immagine n. 2).
2 6) Sili a trincea: mantenere la massa insilata all interno delle pareti e possibilmente con colmo dell insilato orizzontale (immagine n. 3). 7) Sili a cumulo: compattare la massa nelle due direzioni del cumulo evitando lati troppo inclinati non compattabili (pendenza < 30%). 8) Utilizzo di doppio telo sul colmo (trincea e cumulo) (immagine n. 4). Prima di coprire con telo addizionare negli ultimi cm del colmo del silo specifici additivi antimuffa (es. propionati e simili) fra quelli ammessi dal disciplinare. Chiudere con cura e rapidamente la trincea od il cumulo. 9) Caricare la parte superiore dei sili con mattonelle, sacchetti di sabbia/ghiaia in modo da raggiungere uniformemente su tutta la superficie del silo un carico di almeno 150 kg/m 2 (circa 10 cm di ghiaia o terra) (immagine n. 5). Se l insilato è molto secco aumentare la compressione (moltiplicare X 2). Aggiungere teli o reti protettive per prevenire danni da fauna domestica o selvatica. Al desilamento, dopo almeno 6-8 settimane dalla chiusura del silo (l insilato deve essere a temperatura ambiente), non somministrare alla vacche in lattazione le parti del cappello o dei lati (30-40 cm), specie se palesemente alterate. Attenzione sul fronte di taglio a venature dovute a compressioni non regolari, od insilamento con pioggia od altro. Proteggere il fronte di taglio dalle piogge. A cura di dr. Angelo Stroppa dell ufficio tecnico del consorzio Tutela Grana Padano con la collaborazione di prof. Giorgio Borreani- DISAFA Università degli studi Torino, prof. Francesco Masoero Direttore dell Istituto di Scienze degli alimenti e della Nutrizione - Facoltà di Agraria UCSC., dr Gianni Colombari ERSAF Dipartimento Direzione Mantova. Note esplicative Trinciare quando la linea del latte sta scomparendo o è assente da qualche giorno senza però superare il 37% di sostanza secca soprattutto con desilamenti estivi. La prerogativa essenziale per la buona riuscita dell insilamento è la riduzione della quantità di ossigeno e della porosità della massa stoccata, cioè l aumento della densità e quindi della quantità di insilato per m 3. L obiettivo può essere raggiunto solo compattando accuratamente il foraggio fin dalle prime fasi.
3 Ciò significa utilizzare una trattrice di dimensioni e peso adeguati, distribuire il trinciato in strati sottili su tutta la superficie della trincea ed effettuare un numero sufficiente di passaggi sulla massa prima di distribuire un nuovo carro, anche a costo di rallentare il lavoro della trincia in campo (è il compattamento del silo che deve regolare la velocità della trincia e non viceversa). Nelle trincee è bene porre particolare attenzione a non caricare troppo al di sopra delle pareti di calcestruzzo, per evitare pendenze laterali troppo difficili da compattare. Per i cumuli è indispensabile evitare altezze eccessive, al fine di permettere il transito della trattrice sia nel senso della lunghezza che della larghezza. Terminata la trincea o il cumulo occorre chiudere immediatamente il silo predisponendo una copertura il più possibile ermetica tale da garantire una costante anaerobiosi della massa ed escludere accuratamente l aria dalla massa insilata. È consigliabile trattare la parte superficiale delle trincee e dei cumuli per uno spessore di cm con specifici prodotti antimuffa (es. propionati o simili) compatibili con il Disciplinare del Grana Padano DOP. Il telo posto sulle pareti è indispensabile per sigillare meglio le aree periferiche, ridurre gli scambi gassosi con l esterno e il percolamento dell acqua nella massa, diminuendo il rischio di deterioramento aerobico, soprattutto negli angoli. Il telo sulle pareti protegge inoltre le pareti della trincea dalla corrosione. La copertura della trincea con doppio telo, uno più fine a contatto con l insilato e uno più spesso sopra, è una valida soluzione che si sta diffondendo in molte aziende in diverse proposte commerciali. Un ulteriore proposta recentemente apparsa sul mercato, prevede l utilizzo di un film plastico di nuova concezione caratterizzato da una elevata impermeabilità all ossigeno. È indispensabile controllare periodicamente la tenuta ermetica delle chiusure e verificare l eventuale presenza di fori accidentali o provocati da corvi e topi che possono degenerare in estesi deterioramenti. L appesantimento della copertura di un silo serve per mantenere la copertura a contatto con l insilato e aiuta a contenere il deterioramento aerobico se gli avanzamenti non sono adeguati. Può essere ottenuto con diversi mezzi: pneumatici, terra, sabbia, ghiaia, piastre di cemento, sacchetti di sabbia o ghiaia, ecc. L assenza di appesantimento va riservata ai casi in cui l avanzamento del fronte è superiore a 30 cm al giorno e la trincea non sia caricata oltre le pareti di cemento. Di norma è da evitare.
4 I pneumatici forniscono al massimo un appesantimento di kg/m 2 da considerare insufficienti se il consumo giornaliero è inferiore a 15 cm in inverno e 20 cm in estate. Con la terra o meglio la ghiaia si possono ottenere appesantimenti uniformi, da 80 a 150 kg/m 2, disponendo da 5 a 10 cm di materiale su tutta la superficie. Attenzione che la terra e la ghiaia al desilamento non si mescolino all insilato. Il principale problema è che la terra asciutta tende a scivolare dalle zone molto ripide e in caso di piogge può essere dilavata, a meno che non si adottino accorgimenti per evitare che questo accada (contenimento con pneumatici o semina di erba sul colmo). Con mattonelle, lastre di pietra o lastre di cemento si possono ottenere appesantimenti uniformi e stabili compresi tra 100 e 150 kg/m 2, mentre con la ghiaia di fiume si raggiungono appesantimenti vicini ai 300 kg/m 2, particolarmente utili nel caso di pastoni integrali o di granella. Da anni è presente sul mercato il sistema cosiddetto tedesco che prevede l utilizzo di un telo fine e un telo bianco-nero abbinati ad una rete per la protezione dalle lacerazioni accidentali. L appesantimento viene effettuato solamente sui bordi e ad intervalli regolari sulla superficie con appositi sacchetti riempiti di sabbia o ghiaia. Infine occorre prestare particolare attenzione alle zone laterali vicine alle pareti di calcestruzzo, agli inizi delle trincee e in generale alle zone periferiche dei cumuli, che sono quelle meno compattate. In queste zone è bene appesantire sempre con almeno 150 kg/m 2. Al desilamento da effettuarsi dopo almeno 6-8 settimane dalla chiusura del silo, verificare che la massa dell insilato si sia raffreddata e sia a temperatura ambiente e controllare lo stato delle parti periferiche e della superficie di taglio. Non somministrare alle vacche in lattazione le parti periferiche ed eventuali zone che risultino con colorazioni differenti per incipiente alterazione. L ottenimento di un buon insilato è condizione essenziale per assicurare un ottimo stato di salute alle vacche, elevate performance produttive, un ottima qualità al latte e ridotta contaminazione da clostridi.
5 Immagine n 1 (Foto Ernesto Tabacco) Il telo posto sulle pareti è indispensabile per sigillare al meglio le aree periferiche, ridurre gli scambi gassosi ed il rischio di deterioramento Immagine n 2 (Foto Ernesto Tabacco) Per ottenere un buon insilati è essenziale aumentare al massimo a densità della massa Per ottenere un ottimo compattamento utilizzare una trattrice di dimensione e peso adeguato, distribuire il trinciato in strati sottili.
6 Immagine n 3 (Foto Ernesto Tabacco) Nelle trincee non caricare troppo i lati al di sopra delle pareti Queste zone sono difficilmente comprimibili corretto sconsigliato scorretto scorretto Per i cumuli evitare altezze eccessive per consentire il transito della trattrice nel senso della larghezza e della lunghezza. Immagine n 4 (Foto Ernesto Tabacco) Coprire la trincea con doppio telo uno più fine a contatto con l insilato ed uno più spesso sopra. Importante l impermeabilità all ossigeno
7 Immagine n 5 (Foto Ernesto Tabacco) Comprimere con mattonelle, pietre, lastre di cemento, ghiaia ecc. per ottenere un carico kg/m 2 Curare in modo particolare la compressione delle aree periferiche
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