GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA

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1 Progr.Num. 687/2009 GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA Questo giorno Lunedì 18 del mese di Maggio dell' anno 2009 si è riunita nella residenza di la Giunta regionale con l'intervento dei Signori: via Aldo Moro, 52 BOLOGNA 1) Errani Vasco Presidente 2) Muzzarelli Maria Giuseppina Vicepresidente 3) Bissoni Giovanni Assessore 4) Campagnoli Armando Assessore 5) Dapporto Anna Maria Assessore 6) Muzzarelli Gian Carlo Assessore 7) Pasi Guido Assessore 8) Rabboni Tiberio Assessore 9) Sedioli Giovanni Assessore 10) Zanichelli Lino Assessore Funge da Segretario l'assessore Zanichelli Lino Oggetto: PROGETTI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI CARATTERE PRIORITARIO E DI RILIEVO NAZIONALE - ANNO ACCORDO GOVERNO-REGIONI E PROVINCE AUTONOME DEL 25 MARZO 2009 REP.ATTI N. 57/CSR. Cod.documento GPG/2009/801 pagina 1 di 68

2 Testo dell'atto Num. Reg. Proposta: GPG/2009/ LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA Richiamati: - l art. 1, comma 34bis della legge 23 dicembre 1996, n. 662, il quale prevede l individuazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale, al cui perseguimento sono vincolate apposite risorse ai sensi dell art. 1, comma 34 della predetta legge; - il Piano Sanitario Nazionale (PSN), approvato con D.P.R. 7 aprile 2006, che individua gli obiettivi da raggiungere per attuare la garanzia costituzionale del diritto alla salute e degli altri diritti sociali e civili in ambito sanitario e che prevede che i suddetti obiettivi si intendono conseguibili nel rispetto dell Accordo del 23 marzo 2005 e nei limiti ed in coerenza con le risorse programmate nei documenti di finanza pubblica per il concorso dello Stato al finanziamento del SSN; - l art. 1, comma 805, 806 e 807 della legge 27 dicembre 2006, n. 296; Richiamato, altresì, l Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano sulla proposta del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali di linee guida per l utilizzo delle risorse da parte delle Regioni e Province autonome delle risorse vincolate, ai sensi dell art. 1, commi 34 e 34bis, della legge 23 dicembre 1996, n.662, per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l anno 2009, sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano (Rep.Atti n. 57/CSR del 25 marzo 2009), al pagina 2 di 68

3 cui interno sono definite le Linee progettuali per l utilizzo da parte delle Regioni delle risorse vincolate: - Linea progettuale 1: Le cure primarie, - Linea progettuale 2: La non autosufficienza, - Linea progettuale 3: La promozione di modelli organizzativi e assistenziali dei pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza nella fase di cronicità, - Linea progettuale 4: Le cure palliative e la terapia del dolore, - Linea progettuale 5: Interventi per le biobanche di materiale umano, - Linea progettuale 6: La sanità penitenziaria, - Linea progettuale 7: L attività motoria per la prevenzione delle malattie croniche e per il mantenimento dell efficienza fisica nell anziano, - Linea progettuale 8: Piano nazionale della prevenzione, - Linea progettuale 9: Tutela della maternità e promozione dell appropriatezza del percorso nascita; Richiamata l Intesa, ai sensi dell art. 115, comma 1, lett. a) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, sulla proposta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali di deliberazione CIPE relativa all assegnazione alle Regioni delle risorse vincolate, ai sensi dell art. 1, commi 34 e 34bis, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, alla realizzazione degli obiettivi di Piano sanitario nazionale per l anno 2009, sancita dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano (Rep. Atti n. 32/CSR del 26 febbraio 2009), che individua per la Regione Emilia- Romagna, risorse pari ad ,00; Preso atto che il citato Accordo del 25 marzo 2009 (Rep.Atti n. 57/CSR) stabilisce: - per la linea progettuale 1 Le Cure primarie, il vincolo di risorse pari al 25%, di cui una quota parte pagina 3 di 68

4 da destinare al progetto Facilitazione della comunicazione nei pazienti con gravi patologie neuromotorie (per la Regione Emilia-Romagna ,00); - per la linea progettuale 4 Le cure palliative e la terapia del dolore una quota vincolata, quantificata per la Regione Emilia-Romagna in ,00; - per la linea progettuale 5 Interventi per le biobanche di materiale umano una quota vincolata, quantificata per la Regione Emilia-Romagna in ,00; - per la linea progettuale 8 Piano nazionale della prevenzione una quota vincolata, quantificata per la Regione Emilia-Romagna in ,00; Considerato, inoltre, che in coerenza con il PSN 2006/2008, la Regione Emilia-Romagna ha predisposto i Progetti, allegati parte integrante alla presente deliberazione, elaborati ai sensi del citato Accordo del 25 marzo 2009 (Rep. Atti 57/CSR), e che dovranno essere inviati al Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali per la valutazione in ordine all ammissione al finanziamento; Vista la L.R. 43/2001 e successive modifiche, e la propria deliberazione n. 2416/2008; Dato atto del parere allegato; Su proposta dell Assessore alle Politiche per la Salute, Giovanni Bissoni; A voti unanimi e palesi D E L I B E R A per le motivazioni espresse in premessa, che qui si intendono integralmente riportate: 1. di approvare l allegato, parte integrante alla presente deliberazione, Progetti per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l anno 2009, per l utilizzo delle risorse vincolate ai sensi dell art. 1, commi 34 e 34bis, della Legge 23 dicembre 1996, n. 662 ; pagina 4 di 68

5 2. di ripartire le risorse assegnate di cui all Accordo tra il Governo, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano del 25 marzo 2009 (Rep. Atti n. 57/CSR) e correlata Intesa (Rep. Atti n. 32/CSR) pari a ,00, per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale per l anno 2009 definiti dal PSN , così articolate: Linea Progettuale 1 Le cure primarie - Assistenza H24: riduzione degli accessi impropri al PS e miglioramento delle rete assistenziale - Facilitazione della comunicazione nei pazienti con gravi malattie neuromotorie nella Regione Emilia- Romagna ,00 Linea Progettuale 2 La non autosufficienza - La non autosufficienza: integrazione socio-sanitaria, sostegno degli interventi per il mantenimento a domicilio e sviluppo dei progetti individualizzati di vita e di cura ,00 Linea Progettuale 3 La promozione di modelli organizzativi e assistenziali dei pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza nella fase di cronicità - Interventi a favore delle persone in stato vegetativo e di minima coscienza nella fase di assistenza a lungo termine ,92 Linea Progettuale 4 Le cure palliative e la terapia del dolore - Sviluppo della rete hospice di cure palliative e dei servizi di terapia del dolore ,00 Linea Progettuale 5 Interventi per le biobanche di materiale umano - Banca regionale del sangue cordonale (ERCB: Emilia- Romagna Cord Bank) - Biobanche di tessuto nuscolo-scheletrico - Biobanche oncologiche per la conservazione e lo studio di materiale oncologico pagina 5 di 68

6 Linea Progettuale 6 La sanità penitenziaria ,00 - Tutela delle detenute e della loro prole - Salute mentale - La salute dei minori - Sistema informativo ,08 Linea Progettuale 7 L attività motoria per la prevenzione delle malattie croniche e per il mantenimento dell efficienza fisica nell anziano - La promozione dell attività fisica in due gruppi target di popolazione ,00 Linea Progettuale 8 Piano Nazionale di Prevenzione - Piano regionale della prevenzione ,00 Linea Progettuale 9 Tutela della maternità e promozione dell appropriatezza del percorso nascita - Iniziative a favore delle gestanti e delle partorienti e del neonato nella Regione Emilia- Romagna ,00; 3. di trasmettere la presente deliberazione al Ministero del lavoro della salute e delle politiche sociali per la valutazione in ordine all ammissione al finanziamento, come stabilito nell Accordo citato in premessa del 25 marzo 2009 (Rep.Atti n. 57/CSR) pagina 6 di 68

7 Allegato parte integrante - 1 Giunta Regionale Assessorato Politiche per la Salute Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali PROGETTI PER LA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI DI CARATTERE PRIORITARIO E DI RILIEVO NAZIONALE, PER L ANNO 2009, PER L UTILIZZO DELLE RISORSE VINCOLATE AI SENSI DELL ART. 1, COMMI 34 e 34bis, DELLA LEGGE 23 DICEMBRE 1996, N. 662 (Accordo Governo-Regioni e PP.AA.Trento e Bolzano del 25 marzo 2009 Rep.Atti n.57/csr) pagina 7 di 68

8 LINEA PROGETTUALE 1 Cure primarie RELAZIONE ILLUSTRATIVA SUI RISULTATI RAGGIUNTI NELL ANNO 2008 (DGR n. 428/2009) TITOLO DEL PROGETTO: Casa della salute: i Nuclei di Cure Primarie nelle configurazioni avanzate REFERENTE DEL PROGETTO: Brambilla Antonio, Curcetti Clara, Rolfini Maria, Donatini Andrea Servizio Assistenza distrettuale, Medicina generale, Pianificazione e sviluppo dei servizi sanitari Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A.Moro, 21 Bologna Fax abrambilla@regione.emilia-romagna.it; ccurcetti@regione.emilia-romagna.it; mrolfini@regione.emilia-romagna.it; adonatini@regione.emilia-romagna.it Relazione Nel 2008 è stata effettuata una valutazione del grado di sviluppo raggiunto, nelle singole Aziende, dagli assetti organizzativi dell assistenza territoriale con particolare riferimento ai Nuclei delle Cure Primarie. Come previsto nel progetto per l anno 2008 l analisi è stata effettuata mediante un questionario che ha permesso di confrontare l Accordo Integrativo Regionale siglato nel 2006 ed i singoli accordi aziendali; due le macroaree indagate, all interno delle quali sono stati esaminati diversi aspetti, ordinati per ambiti rilevanti ai fini della politica sanitaria regionale: 1. organizzazione delle cure primarie: o o o Sviluppo dei Nuclei di Cure Primarie Accessibilità Sistema informativo 2. qualità assistenziale e governo clinico: o o o o o Appropriatezza prescrittiva farmaceutica Appropriatezza prescrittiva specialistica Presa in carico della cronicità Integrazione ospedale-territorio Prevenzione La compilazione della griglia è stata effettuata in collaborazione con le Aziende territoriali e validata da un referente aziendale. Vengono di seguito elencati i principali risultati: o Sviluppo dei NCP: nella Regione Emilia Romagna sono stati costituiti 214 NCP cui aderisce il 94% dei MMG, con un numero medio, tra Aziende, di MMG per NCP compreso tra un minimo di 15 ed un massimo di 21. In 62 NCP si eroga attività pagina 8 di 68

9 o o o o o assistenziale ed in 8 di essi l attività è svolta da tutti i medici appartenenti al nucleo; di questi 62 NCP, 47 hanno la sede coincidente con la sede della Medicina di Gruppo. Nel 74% dei nuclei vengono tenute riunioni organizzative e di aggiornamento. Le figure professionali che operano nella sede del NCP sono molte e differenziate tra loro. Gli infermieri sono funzionalmente dedicati nel 64% dei NCP, i Medici della Continuità Assistenziale nel 21% e gli assistenti sociali nel 18%. Accessibilità: un importante obiettivo, collegato alla costituzione ed evoluzione dei NCP è il miglioramento dell assistenza territoriale per l intero arco delle 24 ore, 7 giorni su 7, per la gestione delle urgenze non complesse; tutte le Aziende remunerano la 7ª ora di ampliamento dell orario giornaliero come da accordo regionale; alcune Aziende vincolano la possibilità dell estensione oraria dall 8ª alla 12ª alla programmazione aziendale o a particolari forme associative (ad esempio Medicine di Gruppo) Sistema Informativo-Informatico: l incremento dei supporti informatici è stato perseguito sia tramite l integrazione orizzontale tra i diversi MMG che mediante un collegamento verticale, sviluppato attraverso il Progetto Sole, il cui scopo è l implementazione delle comunicazioni e lo scambio di informazioni tra medici e strutture dell Azienda (es. laboratorio analisi, specialisti ambulatoriali ecc). Attualmente i medici di medicina generale allacciati a Sole sono il 64% del totale, seppure con una grossa variabilità tra le singole Aziende in cui i medici allacciati variano dal 32 all 89%. Appropriatezza prescrittiva farmaceutica e specialistica: le tipologie d intervento attuate nei riguardi della appropriatezza prescrittiva, si possono sintetizzare in 3 diverse modalità. La prima è rappresentata da una azione diretta sulla spesa farmaceutica pro-capite; la seconda modalità riguarda l appropriatezza prescrittiva di farmaci suddivisi per patologia; l ultima modalità è l incremento dell uso di farmaci generici perché di minor costo. Per quanto riguarda la specialistica gli approcci sono di due tipi: governo dell appropriata richiesta di prestazioni specialistiche (diagnostica per immagini, endoscopia digestiva e visite specialistiche); riduzione dei tempi di attesa per l accesso alle prestazioni specialistiche ambulatoriali. Presa in carico della cronicità, integrazione ospedale-territorio: La presa in carico delle patologie croniche si concretizza a livello aziendale nell attuazione di Percorsi Diagnostico-Terapeutici (PDT) specifici per le diverse patologie (diabete, terapia anticoagulante orale, insufficienza renale cronica, bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), scompenso cardiaco, paziente oncologico, paziente ortopedico, assistenza domiciliare). Nella maggior parte dei casi si tratta di gestione integrata del paziente con il coinvolgimento anche del personale infermieristico. Prevenzione: nelle Aziende la prevenzione prevede interventi di educazione per corretti stili di vita, di profilassi vaccinale, di prevenzione secondaria con la valutazione dell adesione agli screening oncologici. Nella maggior parte delle Aziende sono previsti incentivi addizionali corrisposti a seguito di modalità di verifica L altra area di attività per il 2008 riguardava, anche ai sensi di quanto previsto dal Piano regionale sociale e sanitario , la promozione dell ulteriore sviluppo delle cure primarie da realizzare anche attraverso un ulteriore crescita di tutte le pagina 9 di 68

10 professionalità, con particolare riferimento alle professioni sanitarie assistenziali, al fine di consolidare una modalità organizzativa-funzionale basata sulla responsabilità professionale, correlata al bisogno assistenziale prevalente nelle diverse fasi del processo di cura. Per tale motivo nel 2008, attraverso la raccolta delle esperienze avviate nelle Aziende USL, è stato elaborato e condiviso un documento riguardante l evoluzione del ruolo delle professioni sanitarie assistenziali. Il documento delinea i nuovi modelli organizzativi e assistenziali che possono essere presi a riferimento per erogare un assistenza coerente con i bisogni di salute della popolazione, e al contempo, rappresentare un importante opportunità per riconoscere, valutare e validare definitivamente nuovi ruoli e responsabilità professionali. NUOVO PROGETTO anno 2009 TITOLO: Assistenza H24: riduzione degli accessi impropri al PS e miglioramento della rete assistenziale REFERENTE DEL PROGETTO: Brambilla Antonio, Curcetti Clara, Rolfini Maria, Donatini Andrea Servizio Assistenza distrettuale, Medicina generale, Pianificazione e sviluppo dei servizi sanitari Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A.Moro, 21 Bologna Fax abrambilla@regione.emilia-romagna.it; ccurcetti@regione.emilia-romagna.it; mrolfini@regione.emilia-romagna.it; adonatini@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto Coerentemente con quanto previsto dal progetto 2008, relativamente allo sviluppo dei NCP come strumento di presa in carico integrata dei pazienti, nel 2009, verranno analizzate le azioni e le scelte organizzative messe in atto dalle Aziende per favorire e promuovere l integrazione tra i professionisti e, nello specifico, l impatto che tali innovazioni hanno avuto su alcune aree di rilievo nel campo dell assistenza primaria: o o o o o continuità assistenziale accessibilità dei pazienti presa in carico delle patologie croniche integrazione dei processi assistenziali (con i dipartimenti territoriali, l ospedale e l assistenza sociale) appropriatezza prescrittiva dei farmaci e delle prestazioni diagnostiche ambulatoriali. pagina 10 di 68

11 Rispetto allo sviluppo delle professioni sanitarie assistenziali, nel 2009 sarà avviato il percorso di formalizzazione delle linee guida regionali che promuovono l ulteriore crescita delle cure primarie attraverso lo sviluppo delle professioni sanitarie assistenziali. Le linee di indirizzo delineano, anche sulla base dei nuovi orientamenti di gestione della malattia cronica, le competenze e le tipologie di intervento che dovranno essere espresse dai fisioterapisti, dalle ostetriche e dagli infermieri che, con incidenza diversa, attuano le loro funzioni nei diversi contesti assistenziali dei Nuclei di Cure Primarie. Le modalità operative e gestionali da implementare consentono, pertanto, l assunzione di ulteriori responsabilità fino ad ora non completamente esercitate in Italia, ma invece già da tempo consolidate nei paesi anglosassoni. Tuttavia le esperienze maturate in Emilia-Romagna hanno permesso a infermieri, fisioterapisti ed ostetriche di acquisire una significativa visibilità e autorevolezza, sia sotto il profilo delle competenze gestionali che sotto il profilo delle competenze clinico-assistenziali. Tali esperienze, alcune delle quali riportate nelle linee guida approvate, possono essere considerate dalle Aziende i presupposti per la ridefinizione delle responsabilità nei processi assistenziali; ridefinizione che deve riguardare, nella prima fase di attuazione della delibera, le attività di gestione dell accesso e delle patologie croniche. Assistenza H24 Relativamente alle cure primarie, nel 2009 verrà dato ulteriore impulso alla continuità dell assistenza attraverso il rafforzamento del ruolo dei Nuclei di Cure Primarie che rappresentano la modalità scelta dalla Regione per dare risposte complesse al bisogno di salute delle persone garantendo continuità assistenziale e prossimità delle cure. Particolare attenzione, anche grazie alle risultanze della rilevazione effettuata nel 2008, verrà data a: o o Sede di riferimento: è di fondamentale importanza che tutti i Nuclei siano dotati di sedi di riferimento, presso le quali si realizza l integrazione professionale dei soggetti coinvolti e si eroga la continuità assistenziale diurna. L integrazione coinvolge i Medici di Medicina Generale, i Medici di Continuità Assistenziale, i Pediatri di Libera Scelta e gli Specialisti Ambulatoriali nonché il servizio infermieristico e sociale, per garantire l accesso anche all assistenza sociale, ostetrica ed ai servizi di base del Dipartimento di Salute Pubblica e del Dipartimento di Salute Mentale. Presso la sede presta attività anche personale infermieristico e di segreteria dedicato sia alle attività sanitarie che a quelle di tipo amministrativo e di organizzazione dell attività, prevedendo anche erogazione di prestazioni amministrative di front-office quali il CUP. Nella stessa struttura va identificata un area per la formazione dei professionisti del Nucleo. Al fine di sostenere questo modello organizzativo/erogativo, l Assessorato Politiche per la Salute condurrà un indagine degli investimenti effettuati e delle strutture messe a disposizione da parte delle Aziende territoriali per promuovere la realizzazione organizzativo/strutturale della rete delle sedi di Nucleo. Garanzia della continuità diurna dell assistenza: presso la sede di riferimento, i medici sono presenti, a turno, per poter assicurare un assistenza continuativa nell arco delle 12 ore ai cittadini assistiti dal Nucleo, nel caso questi necessitino di prestazioni ambulatoriali urgenti al di fuori dell'orario di servizio del proprio medico. È altresì cruciale che venga sviluppata attivamente l integrazione del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta con quello di pagina 11 di 68

12 o o o continuità assistenziale, localizzando la sede della continuità all interno della sede di NCP, con la messa a disposizione degli archivi informatici di tutti medici del nucleo relativamente alle informazioni cliniche di tutti gli assistiti di quel nucleo. In attesa della definizione delle sedi su tutto il territorio regionale vanno utilizzate anche le sedi delle medicine di gruppo per lo sviluppo dell attività di continuità assistenziale. Attività assistenziale e presa in carico delle patologie croniche: la sede del Nucleo rappresenta anche il punto di riferimento per l erogazione di attività assistenziali aggiuntive e programmate a favore di tutti gli assistiti del Nucleo. La tipologia e quantità di attività è definita localmente in considerazione delle caratteristiche epidemiologiche territoriali. Gestione territoriale dei percorsi assistenziali per pazienti affetti da patologie croniche: tale attività va gestita in modo integrato con gli specialisti ambulatoriali, con i professionisti ospedalieri e le figure infermieristiche secondo percorsi assistenziali riferibili al modello del chronic care model. A questo proposito va ricordato il percorso di valorizzazione della funzione infermieristica messo a punto nel 2008 e citato in precedenza. Anche per questo motivo la sede del Nucleo costituisce un elemento logistico di riferimento, destinato a favorire la partecipazione del paziente al percorso assistenziale e la valorizzazione di tutte le figure professionali coinvolte. Rete telematica: l adesione ai NCP comporta per tutti i medici aderenti l obbligo di dotarsi di strumenti informatici (hardware e software) per garantire sia il collegamento orizzontale (fra medici) che verticale (rete dei servizi aziendali - Progetto SOLE). Lo sviluppo della rete informatica ha come obiettivo quello di favorire sia lo scambio di informazioni tra medici di medicina generale ma soprattutto tra questi e gli altri professionisti sanitari per migliorare la presa in carico dei pazienti affetti da patologie croniche. È pertanto indispensabile che il collegamento fra professionisti avvenga mediante l utilizzo di strumenti informatici che, nel rispetto della normativa sulla privacy, consentano l accesso in tempo reale alle informazioni cliniche degli assistiti dei medici del Nucleo di Cure Primarie. Per un effettivo collegamento verticale tra professionisti e Azienda è fondamentale che vengano superate le barriere informatiche specifiche di ogni Azienda che stanno progressivamente emergendo quale ostacolo strutturale all avanzamento rapido ed alla fruibilità di questo strumento. Obiettivi e risultati attesi Analisi dell impatto delle nuove forme organizzative delle cure primarie sui consumi della popolazione, sull accessibilità dei pazienti, sulla presa in carico delle patologie croniche Sviluppo e potenziamento delle sedi uniche dei Nuclei di Cure Primarie Ulteriore estensione dell accessibilità dei pazienti alle cure primarie e contenimento degli accessi impropri nelle strutture di emergenza pagina 12 di 68

13 Tempi di attuazione (cronoprogramma) - Entro il 2009: risultati definitivi della rilevazione e analisi dei dati relativi agli investimenti effettuati da parte delle Aziende territoriali per promuovere la realizzazione organizzativo/strutturale delle sedi di Nucleo; elenco degli indicatori per l analisi dell impatto dei NCP sull attività delle cure primarie e primi risultati dell analisi; prosecuzione del percorso di potenziamento delle sedi uniche di Nucleo delle Cure Primarie anche attraverso l incremento dell estensione degli orari di apertura degli ambulatori e il consolidamento dei collegamenti informatici verticali ed orizzontali; avvio del monitoraggio degli accessi ai servizi di emergenza territoriale - Entro il 2010: completamento dell analisi dell impatto delle nuove forme organizzative e report conclusivo; ulteriore estensione del percorso di individuazione e organizzazione delle sedi uniche dei Nuclei di Cure Primarie - Dal 2012: funzionamento a regime del sistema. Indicatori Rilevazione e analisi dei dati relativi agli investimenti effettuati e delle strutture messe a disposizione da parte delle Aziende territoriali per promuovere la realizzazione organizzativo/strutturale delle sedi di Nucleo. Raccolta dati e costruzione degli indicatori di analisi dell impatto dei NCP sull attività delle cure primarie Report di analisi dell impatto delle nuove forme organizzative Numero di sedi uniche individuate ed operative con relativi orari di accessibilità Numero di MMG operanti nelle sedi uniche Accessi impropri ai servizi di emergenza territoriale (Pronto Soccorso) da parte degli assistiti per tipologia di forma associativa e modalità di effettuazione dell attività di continuità dell assistenza diurna (CAD) pagina 13 di 68

14 RELAZIONE ILLUSTRATIVA SUI RISULTATI RAGGIUNTI NELL ANNO 2008 (DGR n. 428/2009) TITOLO DEL PROGETTO: Facilitazione della comunicazione nei pazienti con gravi patologie neuromotorie nella Regione Emilia-Romagna REFERENTE DEL PROGETTO: Luigi Mazza Servizio Governo dell integrazione socio-sanitaria e delle politiche per non autosufficienza - Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A. Moro, 21 Bologna Fax lmazza@regione.emilia-romagna.it Relazione In attuazione dell Accordo Stato Regioni del 1 agosto 2007 la Regione Emilia- Romagna ha avviato dal 2007 sul proprio territorio un programma finalizzato a fornire ausili della comunicazione a persone in una situazione di totale non autosufficienza, che a causa di patologie e deficit di diversa natura rischiano di trovarsi in una situazione di completo isolamento relazionale e di conseguenza in una situazione di profonda sofferenza emotiva. Il compito di garantire in ogni ambito distrettuale l erogazione degli ausili per la comunicazione è stato affidato alle singole Aziende USL, che lo esercitano attraverso le équipe multi professionali già attive in ogni distretto ai sensi della DGR 2068/04. Con tale direttiva la Regione ha infatti avviato dal 2004 un programma di qualificazione dei servizi residenziali e domiciliari dedicati alle persone con gravissime disabilità nella fase di assistenza a lungo termine, cioè al termine del ricovero ospedaliero. Si tratta di persone con patologie quali le mielolesioni, le cerebrolesioni o le malattie neurologiche degenerative in situazione di totale non autosufficienza (persone costrette a letto perché totalmente immobilizzate) e con necessità di assistenza sanitaria particolarmente elevata (ad es. respirazione e alimentazione assistita). Con la DGR 509/97 e le successive deliberazioni n.1206/07 e n.1230/08 gli interventi residenziali e domiciliari della DGR 2068/04 sono divenuti parte integrante del sistema dei servizi socio-sanitari finanziati attraverso il Fondo Regionale per la Non Autosufficienza. La procedura di erogazione degli ausili per la comunicazione adottata a livello regionale è coordinata con le normali procedure di assistenza protesica. In fase di accesso il paziente può di volta in volta prendere come riferimento il proprio Medico specialista, il proprio Medico di medicina generale, i servizi distrettuali incaricati dell'assistenza protesica o domiciliare. Alle équipe multi professionali di ambito distrettuale spetta la definizione di uno specifico progetto personalizzato che include anche la scelta e la fornitura di ausili per la comunicazione. Per garantire il governo tecnico degli interventi in ogni ambito aziendale è stato individuato un referente aziendale che partecipa alle attività di coordinamento regionale. Per garantite omogeneità di intervento nel corso del 2008 è stato organizzato un corso di formazione regionale rivolto agli operatori delle Aziende USL (medici prescrittori e tecnici della riabilitazione) che è stato realizzato dal Centro Regionale Ausili (CRA), un servizio istituito presso l Azienda USL di Bologna che offre servizi di informazione, formazione e consulenza in materia di assistenza protesica. Gli argomenti trattati in sede di formazione sono stati: Cenni sugli aspetti sanitari ed epidemiologici delle pagina 14 di 68

15 patologie di riferimento ; La proposta di soluzioni hi-tech e low-tech per la comunicazione e l interazione con l ambiente nel progetto di supporto a persone con gravissima disabilità ; Gli ausili oggetto del finanziamento: presentazione teorica e prove pratiche per i partecipanti. Al corso hanno partecipato operatori individuati da tutte le Aziende USL della Regione. Il Centro regionale ausili nel 2008 ha inoltre svolto su richiesta degli operatori delle Aziende USL attività di informazione e consulenza su singoli progetti individuali. Nel 2008 le Aziende Usl hanno segnalato di aver attivato 36 progetti a favore di altrettante persone con disabilità rientranti nei criteri di eleggibilità previsti a livello nazionale, alle quali sono stati erogati ausili per la comunicazione di varie tipologie sulla base di uno specifico progetto personalizzato. A tale data altri 24 progetti erano in corso di valutazione. NUOVO PROGETTO anno 2009 TITOLO: Facilitazione della comunicazione nei pazienti con gravi patologie neuromotorie nella Regione Emilia-Romagna REFERENTE DEL PROGETTO: Luigi Mazza Servizio Governo dell integrazione socio-sanitaria e delle politiche per non autosufficienza - Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A. Moro, 21 Bologna Fax lmazza@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE Contenuto del progetto Per l anno 2009 viene confermato l impianto progettuale già comunicato e descritto negli anni precedenti. In particolare la Regione continuerà a svolgere un ruolo di programmazione ed indirizzo generale, mentre alle singole Aziende USL spetterà il compito di garantire l erogazione degli ausili nei singoli ambiti distrettuali attraverso le èquipe multi professionali già attivate ai sensi della citata DGR 2068/04. Obiettivi e risultati attesi In coerenza con i criteri di eleggibilità individuati a livello nazionale, si ritiene prioritario dotare di sistemi di comunicazione un primo gruppo di pazienti individuabile attraverso i seguenti criteri funzionali: a) fonazione di grado 2 equivalente ad una perdita sostanziale della parola; b) motilità di grado 4 corrispondente a una situazione di tetraparesi completa. Il principale obiettivo del programma regionale è quello di garantire una risposta ai bisogni di comunicazione e relazione delle persone con gravi patologie nell ambito di un più ampio progetto personalizzato di vita e di cure. Alle persone con disabilità che rientrano nei criteri di eleggibilità definiti a livello nazionale viene dunque garantita la possibilità non solo di ricevere gli ausili per la comunicazione previsti dal progetto nazionale e regionale, ma anche la possibilità di poter usufruire degli interventi domiciliari e residenziali previsti dalla citata DGR 2068/04 e dal Fondo regionale della Non Autosufficienza. pagina 15 di 68

16 Nel corso del 2009 si prevede in particolare di garantire una maggiore uniformità di intervento su tutto il territorio regionale. Tempi di attuazione (cronoprogramma) Il progetto è stato avviato nel corso del 2007 e si prevede la sua continuazione anche nel corso del biennio Obiettivi specifici: - Entro 30 giugno 2009: verifica interventi effettuati nel nell ambito del tavolo di coordinamento regionale composto dai Referenti delle singole Aziende USL - Entro 30 settembre 2008: definizione di ulteriori linee guida tecniche per facilitare l individuazione e la valutazione degli ausili presenti sul mercato - Entro febbraio 2010: raccolta dati e monitoraggio attività realizzate nel Indicatori - Numero di persone alle quali sono stati forniti ausili specifici per la comunicazione nelle modalità previste dal progetto. - Numero di persone assistite nelle modalità previste dalla DGR 2068/04 al domicilio o in residenza/numero di persone alle quali sono stati forniti ausili specifici per la comunicazione nelle modalità previste dal progetto. - Tipologia e numero degli ausili e prestazioni erogate. ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 1) CURE PRIMARIE: - Assistenza H24: riduzione degli accessi impropri al PS e miglioramento della rete assistenziale ,00 - Facilitazione della comunicazione nei pazienti con gravi patologie neuromotorie nella Regione Emilia-Romagna ,00 Importo a valere sulla quota del FSN 2009: ,00 pagina 16 di 68

17 LINEA PROGETTUALE 2 La non autosufficienza TITOLO DEL PROGETTO La non autosufficienza: integrazione socio-sanitaria, Sostegno degli interventi per il mantenimento a domicilio e sviluppo dei progetti individualizzati di vita e di cura REFERENTE DEL PROGETTO: Simonetta Puglioli Servizio Governo dell integrazione socio-sanitaria e delle politiche per non autosufficienza - Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A.Moro, 21 Bologna Fax spuglioli@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto PREMESSA Con le DGR 509/2007 e 1206/07 la regione Emilia-Romagna ha avviato il Fondo Regionale per la Non autosufficienza, definendo le linee di sviluppo per il triennio e le priorità di intervento. Obiettivi strategici per il triennio: sviluppo degli interventi a sostegno della domiciliarità e di nuove opportunità assistenziali e sostegno delle famiglie, ed in particolare: - Assegno di cura - Assistenza domiciliare - Servizi a sostegno del programma individualizzato di vita e di cura - Attività rivolte ai gruppi (formazione, informazione, educazione, ecc.) - Programma di emersione, regolarizzazione e qualificazione del lavoro delle assistenti familiari - Accoglienza temporanea e di sollievo - Programmi di dimissioni protette - Programmi di sostegno delle reti sociali e di prevenzione per gli anziani fragili Nella prima fase di avvio del FRNA si sono stanziati 311 milioni di, di cui 100 milioni con risorse aggiuntive regionali per promuovere lo sviluppo, l articolazione, la qualificazione e l innovazione della rete dei servizi, privilegiando le opportunità di mantenimento al domicilio e il supporto alle famiglie, e 211 milioni provenienti dal Fondo sanitario regionale. Nel 2009 le risorse del FRNA ammontano a 414 milioni, di cui 304 provenienti dal FSR (incrementato di 93 milioni per l inserimento dell area dei disabili adulti) e 110 milioni provenienti da risorse proprie regionali (incrementate di 10 milioni rispetto agli anni precedenti). DATI DI CONTESTO Per quanto riguarda la popolazione anziana residente, in Emilia-Romagna vivono persone > 65 anni (22,6%), persone > 75 anni (11,4%) e =>80 anni (6,8%). Circa il 40 % della popolazione =>80 anni vive in nuclei familiari monopersonali. Attualmente, a livello regionale risultano circa anziani con demenza. pagina 17 di 68

18 Il programma trova il riferimento normativo nelle Delibera di Giunta regionale n. 509/2007, 1206/2007 e nella Delibera dell assemblea legislativa n. 175/2008. PREVENZIONE In un ottica di prevenzione, il programma regionale pone l attenzione anche alle condizioni sociali e relazionali delle persone fragili facendo la scelta strategica di ricollocare gli interventi di cura nell ambito normale della vita quotidiana, nella convinzione che tale approccio, anticipando una spirale di decadimento, garantisca anche una migliore qualità della vita delle persone fragili ed alla lunga riduca le necessità di interventi e servizi più impegnativi. E stata prevista pertanto la elaborazione ed attuazione di un programma di ambito distrettuale per il sostegno delle reti sociali e relazionali ed il contrasto dell isolamento quale elemento indispensabile per la dotazione della rete di ambito distrettuale. La regione ha definito linee di indirizzo e assicura il monitoraggio dei programmi. Le AUSL partecipano alla rete di soggetti coinvolti nella mappatura delle situazioni a rischio e nella promozione e sviluppo dei piani di intervento. ACCESSO Parallamente allo sviluppo dei servizi, diviene essenziale garantire un adeguato sistema di accesso, valutazione e presa in carico e di accompagnamento in grado di garantire informazione, accessibilità, tempestività, competenza ed integrazione professionale, continuità assistenziale. Relativamente ai Punti Unici d Accesso (PUA), in particolare per quanto riguarda le cure domiciliari, la Regione Emilia-Romagna ha emanato atti di indirizzo che definiscono le funzioni prioritarie da svolgervi. Il PUA è infatti sede di raccolta della domanda di assistenza e di attivazione dei percorsi di presa in carico, punto di riferimento e orientamento per utenti e famiglie, Medici e Pediatri di famiglia, operatori sanitari (sia ospedalieri che territoriali), operatori sociali e associazioni di volontariato. Su tali basi le Aziende USL realizzano progetti che permettono di individuare modalità organizzative e i professionisti più idonei ad operarvi. In relazione all ampliamento delle opportunità di sostegno a favore delle persone n.a. e di chi le assiste, si promuove il rafforzamento e la qualificazione dei servizi di accesso sostenendo l ampliamento del personale dedicato e le iniziative di formazione specifiche, sviluppando l integrazione con gli sportelli sociali. VALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE Presupposto per la definizione dei progetti individualizzati per il mantenimento a domicilio delle persone non autosufficienti è la valutazione multidimensionale a cura dell equipe dell Unità di valutazione geriatria territoriale, tramite strumenti specifici idonei a sondare lo stato funzionale, le funzioni cognitive, la comorbidità somatica, la valutazione del network e dei problemi di tipo sociale ed economico. PRESA IN CARICO Il programma prevede lo sviluppo delle funzioni dei servizi territoriali promuovendo i cambiamenti organizzativi, le competenze e le capacità per garantire la presa in carico globale della persona n.a. e di chi se ne prende cura attraverso interventi di supervisione, tutoring, affiancamento, formazione in situazione, mediazione relazionale, sostegno psicologico, promozione di opportunità di sollievo, con la collaborazione dei volontari opportunamente formati e garantendo al bisogno la fornitura di ausili personalizzati e interventi di adattamento dell ambiente domestico Nel caso di necessità di un contemporaneo intervento socio-assistenziale e sanitario, occorre garantire la predisposizione di un PAI integrato, comprensivo dell indicazione di tempi e intensità, con l individiazione di un unico responsabile operativo della conformità delle attività a quanto previsto PAI e della comunicazione con la famiglia, pagina 18 di 68

19 utilizzando un unica cartella socio-sanitaria e garantendo il monitoraggio e la rivalutazione del PAI. Nell ambito dei requisiti previsti per l accreditamento socio-sanitario definitivo, la regione ha definito gli elementi minimi essenziali omogenei per il PAI. CRITERI VALUTAZIONE MULTIDISCIPLINARE E PIANO DI LAV. PERSONALIZZATO Il programma terrà conto della la sperimentazione prevista da un atro progetto seguito dalla regione, che è in corso nell ambito di alcune AUSL di un set minimo di scale di valutazione nell ambito dei percorsi di continuità assistenziale ospedale-territorio i cui risultati saranno valutati per un eventuale estensione territoriale e/o ad altri ambiti. SISTEMA INFORMATIVO REGIONALE PER IL MONITORAGGIO DELL ASSISTENZA DOMICILIARE La regione ha da tempo attivato un flusso informativo regionale relativo all assistenza domiciliare integrata che, attraverso i dati raccolti, permette di quantificare l assistenza erogata e definire il profilo dei pazienti assistiti a domicilio. Con il Decreto Ministeriale del 17 dicembre 2008 viene istituito anche a livello nazionale il sistema informativo per il monitoraggio dell assistenza domiciliare. Pertanto nel 2009 la Regione è impegnata a produrre un piano di adeguamento del proprio sistema informativo che permetterà alle Aziende USL di fornire i dati nei tempi e nei modi indicati dal DM. SISTEMA INFORMATIVO REGIONALE PER IL MONITORAGGIO DELL ASSISTENZA RESIDENZIALE E SEMI-RESIDENZIALE La ricostruzione degli interventi, delle procedure, delle attività sanitarie e socio-sanitarie erogate a persone n.a. è funzionale a garantire in prospettiva il monitoraggio delle attività dei servizi, l analisi del volume delle prestazioni, le valutazioni epidemiologiche sulle caratteristiche dell utenza, e sui pattern di trattamento nonché al supporto alle attività gestionali dei servizi. Con il Decreto Ministeriale del 17 dicembre 2008 viene istituito anche a livello nazionale il sistema informativo per il monitoraggio delle strutture resienziali e semiresidenziali per anziani. Pertanto nel 2009 la Regione è impegnata a produrre un piano di adeguamento del proprio sistema informativo che permetterà alle Aziende USL di fornire i dati nei tempi e nei modi indicati dal DM. Obiettivi e risultati attesi Il principale obiettivo del programma è lo sviluppo di un sistema integrato di interventi, opportunità e servizi in grado di garantire, in ogni ambito distrettuale una strategia di intervento che garantisca pari opportunità di accesso, equità, fruibilità, articolazione e flessibilità, diversi livelli di intervento, integrazione tra comuni e AUSL e integrazione professionale, continuità assistenziale per una risposta globale ai bisogni della persona e della sua famiglia ampliando a qualificando gli interventi di sostegno. Si intende potenziare la prevenzione primaria, secondaria e terziaria della n.a. sviluppando gli interventi di contatto pro-attivo da parte degli operatori territoriali e sostenendo le iniziative di aggregazione e solidarietà sociale in collaborazione col terzo settore L ampliamento e la qualificazione delle funzioni dei servizi di accesso e lo sviluppo di nuovi strumenti di supporto si traduce in un miglioramento della qualità dei servizi e si attua anche a partire dalla qualificazione del personale con gli opportuni interventi di formazione e accompagnamento. L obiettivo dell integrazione socio-sanitaria sottende tutto il programma. Lo sviluppo dei sistemi di monitoraggio e valutazione degli interventi attraverso i sistemi informativi integrati e aggiornati risponde all obiettivo di sviluppare la capacità di ricostruir tutti gli interventi di sostegno erogati alle persone n.a. e risponde all obiettivo di disporre di elementi essenziali di supporto alla gestione e allae scelte di indirizzo. pagina 19 di 68

20 Tempi di attuazione (cronoprogramma) - Entro il 2009: relativamente allo sviluppo dei programmi distrettuali di sostegno alle reti relazioni e di contrasto all isolamento e alla solitudine, al potenziamento del sistema di accesso e presa in carico, si ritiene di poter disporre dei risultati. - Entro il 2010: per il sistema informativo delle residenze e semiresidenze, si potranno verificare i risultati della prima fase di applicazione. - Dal 2012: avrà luogo il funzionamento a regime. Indicatori N. utenti presi in carico dai servizi deputati all accesso e incremento rispetto al 2008 Beneficiari degli interventi di sostegno al mantenimento a domicilio e incremento rispetto al 2008 Numero di accessi ADI e incremento rispetto al 2008 Impostazione dei record di rilevazione del flusso informativo strutture ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 2) LA NON AUTOSUFFICIENZA - Assistenza domiciliare anziani e disabili - Valutazione multidimensionale Importo a valere sulla quota del FSN 2009: ,00 In aggiunta ai servizi sopra indicati, il Fondo regionale per la non autosufficienza (FRNA), finanziato con risorse aggiuntive proprie della Regione, assicura lo sviluppo di ulteriori interventi a sostegno del mantenimento a domicilio delle persone non autosufficienti, per un totale di 76 milioni: - Assegno di cura - Accoglienza temporanea di sollievo - Servizi a sostegno del programma individualizzato di vita e di cura (trasporti, pasti, ecc); - Servizi consulenza e sostegno economico per l'adattamento domestico - Emersione e qualificazione del lavoro di cura delle assistenti famigliari - Programmi di sostegno delle reti sociali e di prevenzione soggetti fragili - Potenziamento accesso alle prestazioni/servizi e percorso presa in carico. pagina 20 di 68

21 LINEA PROGETTUALE 3 La promozione di modelli organizzativi e assistenziali dei pazienti in stato vegetativo e di minima coscienza nella fase di cronicità TITOLO DEL PROGETTO Interventi a favore delle persone in stato vegetativo e di minima coscienza nella fase di assistenza a lungo termine REFERENTE DEL PROGETTO: Luigi Mazza Servizio Governo dell integrazione socio-sanitaria e delle politiche per non autosufficienza - Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A. Moro, 21 Bologna Fax lmazza@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto La Regione Emilia-Romagna con Deliberazione della Giunta Regionale n del 18 ottobre 2004 recante Il sistema integrato di interventi sanitari e socio-assistenziali per persone con gravissime disabilità acquisite in età adulta: prime indicazioni ha avviato un processo di sviluppo e qualificazione dei servizi sanitari e sociali territoriali con l obiettivo di creare nuove opportunità di assistenza domiciliare e residenziale per le persone e le famiglie che si trovano ad affrontare una situazione di gravissima disabilità acquisita in età adulta. I principali assi di intervento del programma regionale sono: 1. la creazione in tutti gli ambiti provinciali/aziendali di percorsi di accesso e presa in carico dedicati alle situazioni di gravissima disabilità acquisita. Sono infatti previsti percorsi e strumenti organizzativi (Gruppi di coordinamento aziendale, équipe multiprofessionali distrettuali, responsabile del caso) per garantire alle persone in situazione di gravissima disabilità di poter accedere alla rete dei servizi territoriali, anche grazie ai percorsi di continuità assistenziale stabiliti con la rete ospedaliera al fine di garantire l attivazione di un progetto di assistenza personalizzato; 2. la qualificazione degli interventi e dei servizi domiciliari, con l attivazione di uno specifico assegno di cura (23 euro) e l utilizzo integrato di tutte le opportunità ed i servizi oggi disponibili a sostegno del mantenimento a domicilio (ADI, assistenza protesica, servizi di sollievo e sostegno ai familiari, contributi e servizi per l adattamento dell ambiente domestico); 3. la costruzione di una rete di opportunità residenziali dedicate in modo specifico all assistenza a lungo termine delle persone in situazione di gravissima disabilità acquisita i cui requisiti e standard assistenziali sono stati definiti inizialmente con la DGR 840/08 Prime linee di indirizzo per le soluzioni residenziali e l' assistenza al domicilio per le persone con gravissima disabilità nell' ambito del FRNA e della DGR 2068/04 per poi essere recentemente inseriti nell ambito del processo di accreditamento dei servizi socio-sanitari con la DGR 514/09 Primo provvedimento della Giunta regionale attuativo dell'art. 23 della L.R. 4/08 in materia di pagina 21 di 68

22 accreditamento dei servizi sociosanitari. Va sottolineato che tali nuclei hanno caratteristiche coerenti con il modello delle SUAP proposto a livello nazionale. Sono destinatari degli interventi previste dal presente progetto in particolare le persone in stato vegetativo permanente e di minima coscienza. Con la DGR 2068/04 è stata infatti data continuità nella fase degli esiti alle linee guida previste dal progetto regionale GRA.CER ( Per dare una risposta adeguata al bisogno riabilitativo delle persone con gravi cerebrolesioni acquisite e alle loro famiglie, il Servizio Sanitario Regionale dell Emilia- Romagna ha infatti attivato il progetto GRACER (Gravi Cerebrolesioni Emilia-Romagna). Gracer è inserito all interno del modello organizzativo a rete Hub & Spoke (letteralmente mozzo e raggio) dedicato alle alte specialità. Il modello prevede la individuazione di strutture ospedaliere altamente specializzate (Centri Hub) a cui gli ospedali del territorio (Spoke) possono inviare i pazienti quando le condizioni lo richiedono. Il progetto GRACER è rivolto alle persone con grave cerebrolesione acquisita che risiedono nel territorio regionale o che sono ricoverate in strutture sanitarie dell Emilia Romagna. Attraverso il collegamento in rete dei servizi, Gracer ha l obiettivo di garantire tempestività nella presa in carico dei pazienti, garanzia di adeguati livelli di cura e di continuità di cura, equità nelle condizioni di accesso e di fruizione. Il progetto presentato intende dunque dare continuità a quanto fino ad oggi realizzato nell ambito della DGR 2068/04 e del progetto regionale GRA.CER. Obiettivi e risultati attesi I principali obiettivi del progetto sono: 1. garantire in ogni ambito distrettuale la presenza di una rete dedicata all assistenza delle persone in stato vegetativo e di minima coscienza attraverso l unificazione del sistema di accesso, valutazione e presa in carico e la presenza di èquipe di intervento multi professionali dedicate; 2. garantire percorsi di assistenza sociale e sanitaria al domicilio a favore di persone in stato vegetativo e di minima coscienza attraverso un approccio integrato di carattere bio-psico-sociale, che sostiene la qualità della vita della persona con disabilità e dell intero nucleo familiare; 3. fornire assistenza residenziale alle persone per le quali non sia possibile costruire percorsi di assistenza al domicilio nella fase degli esiti, attraverso nuclei dedicati individuati nell ambito delle strutture socio-sanitarie per anziani e disabili ai sensi della DGR 840/08. Tempi di attuazione (cronoprogramma) Obiettivi specifici: - Entro il 30/06/09: attivazione di un gruppo di coordinamento regionale e verifica dei percorsi di presa in carico e assistenza domiciliare e residenziale già presenti nei singoli ambiti aziendali - 30/09/09: adeguamento dei percorsi di assistenza al domicilio alle indicazioni previste dal programma nazionale - Entro il 31/12/09: realizzazione di attività di formazione rivolte agli operatori delle Aziende USL e degli Enti gestori per la qualificazione dell assistenza nelle strutture residenziali dedicate - Entro il 30/06/10: adeguamento dei percorsi di assistenza residenziale alle indicazioni previste dal programma nazionale. pagina 22 di 68

23 Indicatori Numero dei beneficiari dell assegno di cura sul numero dei pazienti presi in carico ai sensi della DGR 2068/04 Numero di persone assistite al domicilio sul numero di persone valutate dell équipe multiprofessionale ai sensi della DGR 2068/04 Numero persone assistite in residenza sul numero di persone valutate dell équipe multiprofessionale e prese in carico ai sensi della DGR 2068/04 Numero e tipologia delle prestazioni domiciliari e residenziali erogate ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 3) LA PROMOZIONE DI MODELLI ORGANIZZATIVI E ASSISTENZIALI DEI PAZIENTI IN STATO VEGETATIVO E DI MINIMA COSCIENZA NELLA FASE DI CRONICITA - Interventi a favore delle persone in stato vegetativo e di minima coscienza nella fase di assistenza a lungo termine Importo a valere sulla quota del FSN 2009: ,92 pagina 23 di 68

24 LINEA PROGETTUALE 4 Le cure palliative e la terapia del dolore TITOLO DEL PROGETTO Sviluppo della rete hospice di cure palliative e dei servizi di terapia del dolore REFERENTE DEL PROGETTO Eugenio Di Ruscio, Elena Marri, Antonio Brambilla, Maria Rolfini Servizio Presidi Ospedalieri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Fax ediruscio@regione.emilia-romagna.it; emarri@regione.emilia-romagna.it Servizio Assistenza distrettuale, Medicina generale, Pianificazione e sviluppo dei servizi sanitari Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A.Moro, 21 Bologna Fax abrambilla@regione.emilia-romagna.it; mrolfini@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto Con il Piano Sociale e Sanitario , la Regione Emilia-Romagna persegue una strategia integrata e un programma complessivo di interventi d assistenza sanitaria e socio-sanitaria inerenti le cure palliative e le terapie del dolore oncologico e non oncologico rivolte sia alle persone che si approssimano al termine della vita, sia alle persone colpite da un dolore severo di qualsiasi origine. A questi interventi si affiancano le attività inerenti lo sviluppo della terapia del dolore acuto e cronico svolte dai servizi ospedalieri e dai servizi di cure primarie a livello territoriale. In ogni Azienda sanitaria è ora presente il Comitato Ospedale Senza Dolore che ha l obiettivo di integrarsi con le cure primarie per trasformarsi in comitato Ospedale e territorio senza dolore. Il programma regionale Hospice e Rete delle cure palliative, in corso di completamento, ha già consentito l attivazione di 18 Hospice per complessivi 218 pl e l attivazione in ogni azienda di programmi di cure palliative domiciliari nell ambito delle cure primarie erogate a livello distrettuale. Sul territorio regionale sono presenti servizi di terapia del dolore ospedalieri e territoriali per i quali è in corso la definizione di requisiti specifici di accreditamento a garanzia della qualità dell assistenza erogata. Dal 1999 ad oggi, si è consolidato in tutte le Aziende della Regione il modello organizzativo delineato dalla D.G.R. n. 124/99 relativa alle cure domiciliari e dalla DGR 456/2000 La rete delle cure palliative, continua infatti a crescere il numero delle persone che ricevono cure palliative al proprio domicilio: nel 2007 sono stati seguiti oltre pazienti oncologici a cui vanno aggiunti gli oltre pazienti terminali non oncologici che rappresentano circa il 15% del totale dei pazienti assistiti a domicilio. Il Piano Sociale e Sanitario Regionale mira a rafforzare ulteriormente le cure palliative e individua, inoltre, nella formazione uno strumento indispensabile per promuovere il miglioramento degli assetti organizzativi necessari ad ottimizzare il percorso clinico-assistenziale dei pazienti terminali, anche al fine di realizzare una pagina 24 di 68

25 sempre maggiore integrazione tra i diversi setting assistenziali della rete delle cure palliative. La Regione ha avviato un percorso di monitoraggio dell implementazione della rete delle cure palliative che ha comportato l elaborazione per il 2009 di un progetto di formazione per gli operatori della rete. Per proseguire un percorso di miglioramento, mettere a sistema e integrare l insieme delle strutture e dei servizi e dei professionisti che a diverso titolo operano nel campo delle cure palliative e delle terapie del dolore, sono stati inoltre individuati per il 2009 i seguenti obiettivi. Obiettivi e risultati attesi A. Elaborare e adottare raccomandazioni regionali per il controllo del dolore oncologico e per l utilizzo appropriato dei farmaci antalgici nel paziente colpito da dolore cronico, con particolare riguardo all età pediatrica; B. dedicare una elevata priorità alla formazione in ambito ECM; C. definire requisiti specifici per l accreditamento delle strutture di terapia del dolore; D. sviluppare il coordinamento regionale a supporto delle attività del programma di lotta al dolore E. applicare la normativa sulla prescrizione degli oppioidi Tempi di attuazione (cronoprogramma) A B. 30 settembre 2009 C. 30 settembre 2009 D. 30 giugno 2009 E : monitorare il consumo degli oppiacei Indicatori A. Documento/raccomandazione elaborato a livello regionale B. numero dei partecipanti ai corsi di formazione regionale sul totale degli operatori individuati C. Documento di accreditamento delle strutture di terapia del dolore e diffusione alle Aziende D. Istituzione del Comitato regionale per la lotta al dolore a supporto e coordinamento delle attività inerenti le cure palliative e le terapie del dolore E. Report sui consumi dei farmaci oppiacei ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 4) LE CURE PALLIATIVE E LA TERAPIA DEL DOLORE - Sviluppo della rete hospice di cure palliative e dei servizi di terapia del dolore Importo totale a valere sulla quota del FSN 2009: ,00 pagina 25 di 68

26 LINEA PROGETTUALE 5 Interventi per le biobanche di materiale umano TITOLO DEL PROGETTO Banca regionale del sangue cordonale (ERCB: Emilia-Romagna Cord Bank) REFERENTE DEL PROGETTO Eugenio Di Ruscio, Lorenza Rildolfi Servizio Presidi Ospedalieri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Fax ediruscio@regione.emilia-romagna.it DURATA DEL PROGETTO 12 mesi dall erogazione del finanziamento IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto CONTESTO Attualmente il trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE) prelevate dal midollo osseo o dal sangue venoso periferico, rappresenta una procedura terapeutica largamente impiegata nel trattamento di numerose patologie. La difficoltà a reperire per alcuni pazienti un donatore compatibile o la necessità di un intervento terapeutico rapido, ha spinto a ricercare delle fonti alternative di CSE rispetto al midollo. L identificazione di CSE nel sangue cordonale e la possibilità di effettuare trapianti con queste cellule ha indotto la costituzione di vere e proprie "banche", dove vengono conservate le unità di sangue cordonale raccolte. In Italia sono attive 17 banche di sangue cordonale distribuite su tutto il territorio nazionale. Al 31/12/2008 sono state bancate oltre unità e di queste oltre sono disponibili per trapianto in Italia ed esposte attraverso l IBMDR di Genova per eventuale uso extra-nazionale. Delle unità conservate, 783 sono state utilizzate per trapianto unrelated (in paesi esteri e in Italia) e 106 per trapianto related. La rete di donazione e banking italiana, che vede coinvolti le banche, i trapiantologi e le autorità competenti (regioni, CNS e CNT), si distingue per l applicazione rigorosa dei requisiti di qualità e sicurezza, introdotti dalle normative italiane ed europee e per lo sviluppo di una rete di collaborazione nazionale ed internazionale che ha come principale obiettivo la garanzia di un elevato grado di qualità e sicurezza delle unità cordonali destinate al trapianto. DESCRIZIONE L obiettivo strategico del progetto è incrementare il numero delle unità bancate effettivamente disponibili all uso trapiantologico per il fabbisogno nazionale ed internazionale garantendo i livelli di qualità e sicurezza previsti dalle disposizioni normative nazionali e comunitarie vigenti e dagli standard internazionalmente accettati. Il progetto prevede di realizzare inoltre una rete integrata di punti nascita autorizzati alla raccolta del sangue sia nelle regioni in cui è presente una Banca di Sangue Cordonale, che in quelle nelle quali non è presente la Banca. In questa ultima situazione deve essere previsto che le raccolte effettuate debbano afferire ad una Banca di riferimento in altra regione in base a criteri definiti (vicinanza territoriale, convenzioni già presenti tra regioni, ecc), con la quale verranno stipulati appositi accordi. Lo pagina 26 di 68

27 sviluppo della rete dovrà prevedere inoltre un sistema coordinato per il trasporto delle unità raccolte, atto a garantire la conservazione delle proprietà biologiche delle unità trasportate e la massima efficienza delle trasferimento delle stesse. Concentrazione in una unica sede dei cordoni bancati per donazione allogenica, afferenti da tutti i punti nascita della Regione (H24), con accreditamento FACT della Banca Regionale (ERCB) sita in Bologna. La decisione di trasportare tutte le sacche di sangue cordonale direttamente alla Banca di Bologna deve essere sostenuta da due fondamentali supporti: un sistema di trasporti efficiente, tempestivo e sempre disponibile; un sistema di incentivi alle strutture dei punti nascita della Regione, focalizzato soprattutto sulla sensibilizzazione delle Ostetriche e valorizzato da un contributo economico. Il contributo economico alle strutture ospedaliere dei punti nascita che collaborano alla rete è preferibile che sia conteggiato sia sulle unità raccolte che su quelle bancate, perché tutti e due sono parametri importanti di controllo del sistema: la proposta economica potrebbe essere diversa per sacca raccolta e per sacca bancata, cioè idonea (ulteriore incentivo nel secondo caso). OBIETTIVI Generali a. Estensione dell attività di raccolta presso un numero progressivamente crescente di punti nascita del territorio in base alla programmazione regionale, nonché alla garanzia di un adeguato livello di formazione e mantenimento delle competenze degli operatori addetti alla raccolta nei punti nascita; b. estensione dei tempi di ricezione delle unità cordonali raccolte da parte delle Banche, finalizzato ad eliminare le limitazioni orarie e giornaliere della donazione (raccolta h 24); c. sistematica applicazione dei requisiti di qualità e sicurezza previsti dalle disposizioni normative vigenti e degli standard tecnici ed operativi condivisi all interno della rete delle banche; d. incremento dell inventario nazionale delle unità cordonali conservate; e. realizzazione di campagne di informazione, comunicazione e sensibilizzazione sul territorio con l obiettivo di informare e rendere consapevoli i cittadini del valore della donazione solidaristica del sangue cordonale e sull utilizzo appropriato del sangue cordonale. Specifici a. costituzione di reti regionali integrate di punti nascita aventi ognuno un numero di parti superiore a 500/anno con accordi tra Banche cordonali di riferimento e punti nascita. Le Regioni, in relazione alla propria programmazione, provvedono: a) a definire con specifici atti i punti nascita da attivare; b) attraverso i propri Organismi tecnici coordinano gli accordi tra Banche e punti nascita e le relative modalità operative. I punti nascita che effettuano tra i 500 e 1000 parti/anno dovranno effettuare tra il 10 al 15% di raccolte rispetto al numero dei parti effettuati, mentre quelli con un numero di parti superiori a 1000 tra il 8-10%. E inoltre necessario garantire una formazione iniziale ed il mantenimento delle competenze del personale addetto alla raccolta (almeno 2 corsi di formazione/anno). pagina 27 di 68

28 b. apertura delle Banche cordonali dal lunedì al sabato, questo comporta la possibilità di effettuare le raccolte in regime h 24 eliminando la criticità legata a limitazioni di orario e giorni festivi. E chiaro che questo è realizzabile solo attraverso l adeguamento e/o la stabilizzazione del personale della Banca ; c. realizzazione degli adeguamenti strutturali, tecnologici, organizzativi finalizzati all applicazione dei requisiti di qualità e sicurezza previsti da requisiti cogenti e standard nazionali ed internazionali. Dal momento che le unità cordonali vengono inserite in una rete internazionale, è necessario che le Banche seguano requisiti accettati internazionalmente e che abbiano quindi come obiettivo il conseguimento dell accreditamento internazionale FACT-NETCORD; d. definizione di un piano triennale di bancaggio per singola banca/rete regionale integrata di banche da effettuare in accordo con Centro Nazionale Sangue e Centro Nazionale Trapianti al fine del raggiungimento, nel triennio , di un incremento dell inventario nazionale di unità bancate; e. campagne di informazione che prevedano la diffusione di materiale informativo già disponibile e la realizzazione di attività di comunicazione e sensibilizzazione dell utenza e del personale sanitario direttamente coinvolto. La diffusione dell informazione deve avvenire attraverso organismi ed enti sanitari quali dipartimenti materno infantili, consultori, punti nascita. E necessario il coinvolgimento di specifiche figure professionali, direttamente coinvolte nel processo, quali le ostetriche e i ginecologi, o indirettamente, quali i pediatri di libera scelta e i medici di medicina generale. E auspicabile che le campagne di informazione siano preliminarmente condivise nell ambito di un coordinamento centrale e che siano effettuate in stretta collaborazione con associazioni di volontariato già impegnate nel settore (ADISCO). pagina 28 di 68

29 TEMPI DI ATTUAZIONE (CRONOPROGRAMMA) Attività Estensione dell attività di raccolta e adeguato livello di formazione degli operatori addetti alla raccolta costituzione di reti regionali integrate di punti nascita; realizzazione di corsi di formazione iniziale e per il mantenimento delle competenze del personale addetto alla raccolta Estensione dei tempi di ricezione delle unità cordonali raccolte da parte della Banca (raccolta h 24) apertura delle Banche cordonali dal lunedì al sabato adeguamento e/o stabilizzazione del personale della Banca Applicazione dei requisiti di qualità e sicurezza Realizzazione di adeguamenti strutturali, tecnologici, organizzativi finalizzati all applicazione di requisiti di qualità e sicurezza (application a FACT- NETCORD) Incremento dell inventario nazionale delle unità cordonali conservate definizione di un piano triennale di bancaggio per singola banca/rete regionale integrata di banche Realizzazione di campagne di informazione, comunicazione e sensibilizzazione campagne di informazione regionale che prevedano la diffusione di materiale informativo già disponibile e la realizzazione di attività di comunicazione e sensibilizzazione dell utenza e del personale sanitario direttamente coinvolto. Mesi pagina 29 di 68

30 INDICATORI a. Indicatori di struttura: realizzazione degli adeguamenti strutturali, tecnologici e organizzativi. Ricezione delle unità cordonali raccolte h 24 (numero delle unità raccolte/numero parti effettuati nel fine settimana e festivi). Dotazione organica della banca (numero personale strutturato/ numero personale totale). Assunzione di 1 Biologo/a presso l ERCB di Bologna, che funga da ispettore della rete e formatore delle Ostetriche. b. Indicatori di processo: attivazione di punti nascita con un numero di parti superiore a 500/anno. I punti nascita che effettuano tra i 500 e 1000 parti/anno dovranno effettuare tra 10 e 15% di raccolte rispetto al numero dei parti effettuati, mentre quelli con un numero di parti superiori a 1000 tra 8 e 10%. Trasporti verso l ERCB garantiti dall AIRT. c. Indicatori di risultato: incremento del numero delle raccolte effettuate e dell inventario delle unità conservate (numero delle unità bancate per anno sulla base del piano definito). RISULTATI ATTESI 1. incremento del 10-15%/anno delle raccolte effettuate, con riferimento alle unità totali raccolte sul territorio nazionale nel 2008 ( unità); per contribuire a questo obiettivo la regione Emilia-Romagna prevede l Apertura della Banca dalle 8 alle 20 dal lunedì al sabato. Realizzazione di una rete di trasporti dai Punti nascita con più di 500 parti/anno di tutta la Regione 2. incremento di 8-10%/anno delle unità criopreservate per singola Banca o reti regionali integrate di Banche; per contribuire a questo obiettivo la regione Emilia- Romagna prevede il Bancaggio di 2000 nuovi cordoni in 3 anni ( ). Inoltre il numero di rilasci per uso clinico dal 2010 al 2012 dovrà essere di almeno 50 (pari a due volte la media attuale). 3. riduzione del 10%/anno delle unità esportate presso strutture private estere ad uso autologo non solidaristico. COSTO COMPLESSIVO DEL PROGETTO ,92 pagina 30 di 68

31 TITOLO DEL PROGETTO Biobanche di tessuto muscolo - scheletrico REFERENTE DEL PROGETTO Eugenio Di Ruscio, Lorenza Rildolfi Servizio Presidi Ospedalieri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Fax ediruscio@regione.emilia-romagna.it DURATA DEL PROGETTO 12 mesi dall erogazione del finanziamento IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto CONTESTO In Italia l utilizzo di tessuto muscolo-scheletrico di origine umana per trapianto è andato progressivamente aumentando negli anni, fino ad arrivare ad oltre trapianti nel Questo successo è dovuto alla grande duttilità di questa particolare tipologia di tessuto, che, opportunamente preparato e lavorato, trova applicazione in moltissime patologie in campo ortopedico e maxillo-faciale. In Italia la presenza di 6 banche di tessuto muscolo-scheletrico autorizzate dalle regioni (Torino, Milano, Verona, Treviso, Bologna, Firenze), di cui tre di livello nazionale (Treviso, Bologna, Firenze), ha risposto finora egregiamente alle richieste di tessuti, in particolare di tipo congelato, mentre è cresciuto negli ultimi anni il fabbisogno di tessuti lavorati tramite particolari procedure (liofilizzati, paste d osso, prodotti tecnologicamente avanzati) per i quali non è disponibile in Italia la capacità produttiva sufficiente o diffusa la tecnologia idonea e per i quali si è dovuto ricorrere spesso all importazione dall estero. La rete di donazione e banking italiana, che vede coinvolti le banche, gli utilizzatori (ortopedici, dentisti e chirurghi maxillo-facciali) e le autorità competenti (regioni e CNT), si distingue per l applicazione rigorosa dei requisiti di qualità e sicurezza, introdotti dalle normative italiane ed europee e per lo sviluppo di una rete di collaborazione nazionale che garantisce al paziente un altissimo grado di sicurezza. DESCRIZIONE L obiettivo del progetto è incrementare la produzione e la distribuzione nazionale di alcune tipologie di prodotto (osso liofilizzato, pasta d osso e altre nuove tipologie di prodotti tecnologicamente avanzati) favorendo in particolare l utilizzo in Italia di tessuti provenienti da donatori italiani, al fine di garantire la qualità e la sicurezza dei prodotti. OBIETTIVI Generali a. Stimolare la produzione di tipologie di prodotti lavorati in Italia, derivanti da donazioni di tessuto muscolo-scheletrico italiano, anche sviluppando nuove applicazioni e lavorazioni di prodotti tecnologicamente avanzati, ora poco o per nulla disponibili nel territorio nazionale. b. Creare un consorzio tra le banche del tessuto muscolo-scheletrico italiane, al fine di coordinare la distribuzione di tessuti, in particolare quelli lavorati (liofilizzato, pagina 31 di 68

32 paste d osso, altri tessuti ingegnerizzati), oltre il territorio di distribuzione della singola banca, per rispondere in modo rapido ed efficace alle richieste degli utilizzatori. Questo consorzio, che vedrà coinvolte principalmente le regioni sede delle banche nazionali (Veneto, Emilia-Romagna, Toscana), con il supporto del CNT, garantirà un vantaggio economico, legato al risparmio per l acquisizione di tessuto dall estero e l altro, ancora più importante, legato alle caratteristiche di sicurezza e di qualità del tessuto prelevato e lavorato in Italia. c. Realizzare attività di informazione, comunicazione e sensibilizzazione sul corretto utilizzo dei tessuti di origine umana, in particolare osso, dirette agli utilizzatori (ortopedici, dentisti e chirurghi maxillo-facciali) al fine di ridurre le importazioni improprie dall estero e incentivare l utilizzo di tessuto italiano, garantito dalla banche in termini di qualità e sicurezza. Specifici a. le banche, anche tramite strutture terze autorizzate, incrementeranno la produzione di tessuti lavorati ottenuti da donazioni di osso italiano. In particolare ci si prefigge di raggiungere un incremento del 20% della produzione di tessuti processati (osso liofilizzato e di paste d osso) entro la fine del 2009 rispetto al 2008 e di iniziare la produzione di nuove lavorazioni tecnologicamente avanzate. b. Creazione entro la fine del 2009 di un repository informatico, dove le tre banche nazionali e le strutture terze che intervengono nelle lavorazioni inseriscano i tessuti disponibili, in modo da creare un magazzino nazionale dove le scorte disponibili possano essere visibili a tutti, in modo da rispondere in modo rapido ed efficiente alle richieste di queste tipologie di tessuti. Sono previsti diversi livelli di accesso al repository, in cui le banche e i CRT possano visionare tutti i tessuti e aggiornare le entrate e le uscite dei propri, il CNT potrà visionare le disponibilità, le parti terze che svolgono attività di lavorazione o distribuzione possano aggiornare la parte di propria competenza quando hanno nuove disponibilità di prodotti o ne distribuiscono. c. partecipazione delle banche e delle parti terze autorizzate nel corso del 2009 ai convegni nazionali e internazionali delle società degli utilizzatori di queste tipologie di tessuti (ortopedici e maxillo-faciali) e ai convegni internazionali delle banche tessuti (EATB) tramite stand e/o presentazioni, per diffondere la conoscenza di queste tipologie di tessuti lavorati e incrementarne l utilizzo. Verranno realizzati degli opuscoli informativi su questi particolari prodotti, da distribuire durante i convegni e tramite le attività di informazione. Le parti terze che intervengono nella lavorazione e distribuzione faciliteranno la promozione e l informazione del corretto utilizzo dei tessuti lavorati, sfruttando la capacità di raggiungere capillarmente i potenziali utilizzatori e agendo da facilitatori per riportare tempestivamente le necessità di fornitura alle banche. Progetto per il potenziamento della biobanca di tessuto muscoloscheletrico - Regione Emilia-Romagna In Italia solo la BTM RER è l unica Banca pubblica ad avere la tecnologia e gli ambienti per la processazione asettica dei tessuti umani, che normalmente produce e distribuisce in Italia, anche ad altre Banche, per conto delle quali effettua anche attività di processazione. pagina 32 di 68

33 I tessuti altamente ingegnerizzati rappresentano il punto di criticità del sistema Banche del tessuto muscoloscheletrico italiano ed europeo, in quanto sono il frutto di anni di ricerca e sviluppo e di collaborazione tra ricercatori di biomateriali, esperti di banking e ricercatori clinici. Le paste d osso rappresentano il primo di tali prodotti ed il più diffuso a livello internazionale. Si tratta di tessuti manipolabili e spesso termoplastici ottenuti dalla combinazione di osso umano demineralizzato e un biomateriale. Le paste attualmente in utilizzo di produzione italiana sono il DBSint, cosviluppato da BTM RER e Finceramica, che utilizza come biomateriale l idrossiapatite nanoingegnerizzata, e quella prodotta da Tissuelab, che utilizza come biomateriale il glicerolo. Altre paste di produzione internazionale, esclusivamente americana, utilizzano, come carrier, altri biomateriali come gelatina, acido ialuronico, ecc. Ognuno di tali tessuti ha caratteristiche differenti per la diversa attività del carrier ed i chirurghi tendono ad utilizzare quella più consona alla propria esperienza clinica ed alla letteratura scientifica. Altri tessuti ingegnerizzati, quelli che maggiormente verranno utilizzati nei prossimi anni in ortopedia, maxillofacciale, chirurgia plastica e implantologia, sono tessuti solidi manipolabili, perché termoplastici, e malleabili, ma con capacità di indurirsi a temperatura corporea. Tali tessuti (block, barrette, patch,ecc) sono prodotti solamente da Banche americane e devono necessariamente essere importate. In Europa non esiste alcuna Banca, in grado di produrre tali tipologie di tessuti. Tra gli altri tessuti da sviluppare, esistono alcuni device per la chirurgia spinale, finalizzati al superamento dell artrodesi strumentata vertebrale con la stabilizzazione biologica, che rappresentano il futuro della chirurgia spinale e sono già oggi ampiamente diffusi nei paesi anglosassoni. Nessuna Banca europea è in grado di produrre tali device a base di osso umano. Il progetto di potenziamento della processazione e distribuzione di osso umano da parte della BTM RER prevede lo sviluppo dei seguenti punti: 1) incremento della produzione di pasta d osso DBSint, anche per le altre Banche italiane, 2) corretta informazione ai chirurghi sulle caratteristiche di peculiarità e di superiorità del tessuto, anche in rapporto alle altre paste prodotte, 3) messa a punto e distribuzione delle altre tipologie di tessuti ingegnerizzati, oggi non disponibili in Europa, come block, barrette e patch, anche con carrier fortemente innovativi, basati sulla collaborazione con società private di biomateriali e dei laboratori di ricerca degli IOR e della Regione, 4) messa a punto e distribuzione dei nuovi tessuti per la chirurgia spinale, in collaborazione con il Laboratorio di Tecnologia Medica dello IOR. pagina 33 di 68

34 TEMPI DI ATTUAZIONE (CRONOPROGRAMMA) Attività Attività di informazione, comunicazione e sensibilizzazione partecipazione delle banche e delle parti terze autorizzate a convegni nazionali e internazionali delle società degli utilizzatori e a convegni internazionali delle banche tessuti. Realizzazione e distribuzione di opuscoli informativi. Promozione da parte di parti terze del corretto utilizzo dei tessuti lavorati. Mesi Incremento della produzione di tessuti lavorati ottenuti da donazioni di osso italiano Incremento produzione di osso liofilizzato e di paste d osso Progettazione e/o inizio produzione di nuove lavorazioni tecnologicamente avanzate. Pogettazione del consorzio Incremento della distribuzione di tessuti lavorati ottenuti da donazioni di osso italiano Costruzione di un repository informatico Avvio dell utilizzo del repository informatico pagina 34 di 68

35 INDICATORI Indicatori di struttura: adeguamenti strutturali, qualificazione del personale. Indicatori di processo: numero di campioni lavorati per tipologia di prodotto (osso liofilizzato, pasta d osso, prodotti tecnologicamente avanzati). Indicatori di risultato: : numero di campioni per tipologia di prodotto distribuiti. RISULTATI ATTESI 1. incremento del 20% della produzione di osso liofilizzato e di paste d osso rispetto al 2008; 2. progettazione e/o inizio produzione di nuove lavorazioni tecnologicamente avanzate; 3. aumento del 15% della distribuzione di tessuti lavorati attraverso la creazione di un consorzio tra le banche del tessuto muscolo-scheletrico italiane; 4. riduzione del 10% di importazione di tessuti lavorati dall estero. COSTO COMPLESSIVO DEL PROGETTO ,88 pagina 35 di 68

36 TITOLO DEL PROGETTO Biobanche oncologiche per la conservazione e lo studio di materiale oncologico REFERENTE DEL PROGETTO Eugenio Di Ruscio, Lorenza Rildolfi Servizio Presidi Ospedalieri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Fax ediruscio@regione.emilia-romagna.it DURATA DEL PROGETTO 12 mesi dall erogazione del finanziamento IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto CONTESTO Gli enormi sviluppi della biologia molecolare negli ultimi anni hanno fornito un contributo inestimabile nella lotta contro il cancro, sia permettendo l identificazione dei meccanismi molecolari coinvolti, sia consentendo lo sviluppo di strumenti diagnostici più sensibili e di nuovi farmaci che, interferendo con specifici meccanismi molecolari, risultano spesso più efficaci e meno tossici. Nonostante tutti i progressi recenti, siamo ancora lontani dall aver acquisito una conoscenza totale delle problematiche legate ai meccanismi di sviluppo e di crescita delle cellule neoplastiche. Nasce da qui la necessità di stabilire vaste raccolte di campioni biologici di tessuto, acidi nucleici e dati clinici di pazienti oncologici, che offrirebbero una risorsa inestimabile per incrementare le possibilità di comprendere e contrastare il cancro. A tal proposito, è di fondamentale importanza la costituzione di una rete nazionale di biobanche, organizzata su base regionale che permetta uno scambio di tessuti ed informazioni. DESCRIZIONE Le biobanche, anche se di grande valore e tradizione, presentano una vasta gamma di problematiche organizzative e normative: 1. frammentazione della ricerca, 2. presenza di regole di accesso diverse, 3. mancanza di standard comuni di riferimento. Spesso, a causa di tali problematiche, non possono essere utilizzati nello stesso studio campioni provenienti da diverse biobanche, elemento indispensabile per raggiungere una adeguata significatività statistica e per affrontare un determinato tipo di studio. La conseguenza è la duplicazione di progetti simili, lo spreco di energie e di risorse, la difficoltà di mettere a punto una politica di finanziamenti a lungo termine e di ampio respiro. Sul territorio nazionale sono già operanti alcune biobanche oncologiche, ma l obiettivo è quello di creare una rete di centri qualificati selezionati in grado di conservare un elevato numero di campioni in modo standardizzato e di renderli disponibili per ricerca e diagnostica secondo modalità uniformi e condivise. pagina 36 di 68

37 OBIETTIVI Generali a. Regolamentare le modalità di raccolta e conservazione di cellule e tessuti neoplastici a scopo di diagnosi e ricerca. b. Definire gli elementi della rete in numero non superiore a 5 6 unità, verificando che ciascuno di essi operi secondo criteri standardizzati sia in tema di acquisizione e rilascio di campioni che di qualità, sicurezza e tracciabilità. In quelle realtà in cui sono presenti degli archivi o delle collezioni di materiale oncologico (vedi definizioni), ma non delle vere e proprie biobanche oncologiche devono essere eventualmente previsti accordi, convenzioni con una biobanca per la gestione ed il trasferimento dei campioni. c. Definire un sistema di governance della rete che individui come competent autority il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le Regioni in modo analogo a quanto avviene per le biobanche terapeutiche. Specifici a. definizione di linee guida per normare requisiti generali (rispetto di normative e regole etiche e responsabilità nella gestione) e di procedure per la raccolta, conservazione e distribuzione dei campioni a livello locale, nazionale ed internazionale. b. censimento dell offerta attuale dei servizi ; rilevamento e identificazione (tipologia, modalità di conservazione) dei campioni conservati nelle biobanche ; definizione di condizioni di carattere generale richieste per l istituzione di una banca, definizione di linee guida per normare requisiti specifici (personale, locali, attrezzature, gestione della documentazione, informatica, funzioni di servizio, preparazione dei campioni, accesso dei depositi al CRB, conservazione, catalogo dei campioni disponibili, distribuzione). c. Armonizzazione delle normative e le linee guida esistenti in materia, elaborazione di un sistema di Centri di Ricerca Biologica regionali o di più regioni collegati in rete tra loro e con realtà simili extra regionali e connessi strutturalmente nel sistema sanitario regionale. pagina 37 di 68

38 TEMPI DI ATTUAZIONE (CRONOPROGRAMMA) Attività Regolamentare le modalità di raccolta e conservazione di cellule e tessuti neoplastici a scopo di diagnosi e ricerca definizione delle procedure per le attività di prelevamento, informativa e consenso, accettazione, trasferimento dei campioni, allestimento e conservazione dei campioni, gestione delle informazioni e delle procedure adottate per il trattamento dei dati personali, trasferimento del materiale biologico Definire gli elementi della rete in numero non superiore a 5 6 unità, verificando che ciascuno di essi operi secondo criteri standardizzati sia in tema di acquisizione e rilascio di campioni che di qualità, sicurezza e tracciabilità definizione di requisiti minimi per il riconoscimento delle biobanche Mesi elaborazione di un codice etico della Biobanca elaborazione di Manuale della Qualità della Biobanca definizione delle procedure per le attività di Inserimento della Biobanca nell ambito di network nazionali, europei ed internazionali Definire un sistema di governance della rete che individui come competent autority il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e le Regioni in modo analogo a quanto avviene per le biobanche terapeutiche elaborazione di un modello di governance sulla base delle normative e le linee guida esistenti in materia elaborazione di uno Studio di fattibilità per un programma di controllo esterno di qualità dei campioni elaborazione di uno Studio di fattibilità per la messa in rete di campioni e dati pagina 38 di 68

39 INDICATORI Indicatori di struttura: applicazione di requisiti minimi strutturali, tecnologici ed organizzativi in termini di personale, locali e attrezzature. Indicatori di processo: catalogo dei servizi offerti, n e tipologia dei campioni conservati, definizione di un codice etico manuale della qualità; elaborazione di procedure specifiche scritte per: - Armonizzazione delle procedure di informativa al paziente, raccolta del consenso e prelievo; - Attività di servizio (preparazione e distribuzione di materiale a ricercatori interni ed esterni all istituzione); - attività di Inserimento della Biobanca nell ambito di network nazionali, europei ed internazionali. Indicatori di risultato: Realizzazione di un documento di proposta di governance sulla base delle normative e le linee guida esistenti in materia, fattibilità per la messa in rete di campioni e dati e per un programma di controllo esterno di qualità dei campioni. RISULTATI ATTESI 1. Identificazione di Centri di Ricerca Biologica attraverso un censimento delle strutture già operanti. L inventario deve essere effettuato dalle singole regioni e coordinato a livello nazionale; 2. Definizione requisiti minimi uniformi per il riconoscimento delle biobanche oncologiche; 3. Definizione di un sistema di governance di Centri di Ricerca Biologica regionali o di più regioni collegati in rete tra loro e con realtà simili extra regionali e connessi strutturalmente nel sistema sanitario regionale. DEFINIZIONI - Archivio diagnostico Per quanto riguarda i tessuti inclusi in paraffina, è obbligatorio parlare degli archivi presenti in ogni struttura di Anatomia Patologica e cercare di chiarire le differenze fra essi e le banche, rese facilmente evidenti dalle diverse finalità delle due strutture: - scientifica, per la banca - principalmente diagnostica, per l archivio. - Collezione di tessuti Congelatori in cui sono conservati tessuti prelevati freschi oppure di armadi che ospitano tessuti inclusi in paraffina. In genere, una collezione ha finalità puramente scientifiche, nasce su iniziativa di un singolo ricercatore e spesso non vi sono regole precise per l utilizzo del materiale conservato. In genere, una raccolta di questo tipo è temporanea, limitata al tempo necessario per lo svolgimento del progetto scientifico che ne è alla base. - Banca di tessuti Il termine banca sottolinea che le caratteristiche di questo tipo di raccolta, conservazione ed utilizzo di tessuti umani, sono vicine a quelle relative alla gestione di cassette di sicurezza e simili all interno di un istituto di credito: pagina 39 di 68

40 - un contratto con il paziente, attraverso il consenso informato, con delega al ricercatore interessato rigide regole per: - il deposito del materiale - il suo utilizzo - il suo ritiro definitivo. COSTO COMPLESSIVO DEL PROGETTO ,20 ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 5) INTERVENTI PER LE BIOBANCHE DI MATERIALE UMANO: - Banca regionale del sangue cordonale (ERCB: Emilia-Romagna Cord Bank) - Biobanche di tessuto muscolo scheletrico - Biobanche oncologiche per la conservazione e lo studio di materiale oncologico Importo totale a valere sulla quota del FSN 2009: ,00 pagina 40 di 68

41 LINEA PROGETTUALE 6 La sanità penitenziaria TITOLO DEL PROGETTO Tutela delle detenute e della loro prole REFERENTE DEL PROGETTO Angelo Fioritti, Gizzi Vincenzo, Michela Cappai, Anna Cilento Servizio Salute mentale, dipendenze patologiche, salute nelle carceri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Tel Fax afioritti@regione.emilia-romagna.it; vgizzi@regione.emiliaromagna.it; mcappai@regione.emilia-romagna.it; acilento@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto DETENUTE La Regione Emilia-Romagna sta attuando l Accordo di Collaborazione siglato nel 2007 tra la RER e il DAP-PRAP per la fornitura da parte delle Aziende Sanitarie territorialmente competenti delle funzioni della medicina specialistica, all interno degli Istituti Penitenziari, tra le quali quelle afferenti alla ginecologia, per un monte ore mensile complessivo pari a 30 ore (DGR 746/07), garantendo la presenza degli specialisti ginecologi presso le sezioni femminili (Bologna, Modena, Piacenza, Forlì) degli Istituti Penitenziari della RER, stipulando accordi locali in base alle specifiche esigenze. Stante la scarsa presenza numerica di donne detenute, presenza che solitamente è di pochi giorni, presso la sezione femminile della Casa Circondariale di Reggio Emilia, allo stato chiusa, la Regione sta proseguendo con la procedura sperimentale di accesso dell ostetrica consultoriale all occorrenza. La stessa esegue gli esami di screening e affronta i primi problemi con invio, se ritenuto necessario, allo specialista ginecologo con visita presso un consultorio o Azienda ospedaliera. In relazione alla eventuale presenza di bambini al seguito delle madri detenute, presso la Casa Circondariale di Bologna, la Regione sta proseguendo ad assicurare la consulenza pediatrica presso la struttura carceraria e percorsi personalizzati da parte dei servizi territorio. Obiettivi e risultati attesi Garantire percorsi sanitari mirati alle detenute di controllo, prevenzione e profilassi Attuare percorsi personalizzati rivolti ai bambini, eventualmente presenti presso la Casa Circondariale di Bologna, di assistenza pediatrica e servizi di puericultura. Attuare percorsi personalizzati per donne in stato di gravidanza. Obiettivi specifici: - Costituzione Comitato Esecutivo di Programma - Definizione standard clinico-assistenziali in riferimento al target, nell ambito del Programma regionale per la salute negli Istituti Penitenziari. pagina 41 di 68

42 Tempi di attuazione (cronoprogramma) : Costituzione Comitato Esecutivo di Programma : Definizione standard clinico-assistenziali in riferimento al target, nell ambito del Programma regionale per la salute negli Istituti penitenziari. Indicatori Definizione degli standard clinico-assistenziali N donne che effettuano visite ginecologiche/screening prevenzione e profilassi. TITOLO DEL PROGETTO: Salute Mentale REFERENTE DEL PROGETTO Angelo Fioritti, Gizzi Vincenzo, Michela Cappai, Anna Cilento Servizio Salute mentale, dipendenze patologiche, salute nelle carceri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Tel Fax afioritti@regione.emilia-romagna.it; vgizzi@regione.emiliaromagna.it; mcappai@regione.emilia-romagna.it; acilento@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE: Contenuto del progetto La Regione Emilia-Romagna, intende privilegiare l intervento psichiatrico in carcere, ritenendo la condizione detentiva generatrice di disagio psichico e individuando, pertanto la popolazione detenuta come a rischio di insorgenza di disturbi e sofferenza psichici. Nell ambito dell Accordo di Collaborazione siglato nel 2007 tra la RER e il DAP-PRAP, già dal , garantisce la fornitura da parte delle Aziende Sanitarie territorialmente competenti delle funzioni della psichiatria, per un monte ore mensile complessivo pari a 476 ore, all interno degli Istituti Penitenziari, (DGR 746/07). Al fine di individuare gli standard clinico assistenziali in ambito psichiatrico, si intende procedere ad una attenta analisi e monitoraggio del fenomeno, attraverso un confronto tra gli psichiatri che operano negli Istituti penitenziari, per avviare un percorso di uniformità di procedure. Inoltre, questa Regione intende proseguire nel finanziamento del progetto regionale Psichiatria forense, che prevede - il sostegno dell attività della Residenza Psichiatrica di Sadurano (AUSL di Forlì), che si pone come struttura intermedia per i cittadini emiliano-romagnoli in uscita dall Ospedale Psichiatrico Giudiziario, in previsione del rientro nel proprio territorio di provenienza - l implementazione dell assistenza psichiatrica presso la C.C. di Bologna, Rimini, Piacenza, Ospedale Psichiatrico Giudiziario - attività consulenziale psichiatrica presso gli Istituti penitenziari di Parma pagina 42 di 68

43 Si intende proseguire nell elaborazione di progettualità rivolte alla prevenzione del rischio suicidario in collaborazione con l Amministrazione penitenziaria, avviata con la partecipazione a specifici progetti: - Progetto formativo Staff multidisciplinare per l accoglienza detenuti Nuovi Giunti, organizzato dall Amministrazione Penitenziaria - Giornate di sensibilizzazione di prevenzione del rischio suicidario presso gli Istituti Penitenziari Obiettivi e risultati attesi Garantire la presa in carico per detenuti che presentano patologie psichiatriche. Obiettivi specifici: - Avviare il confronto con i responsabili psichiatri degli Istituti penitenziari. - Individuare le priorità di intervento in relazione alla presa in carico del disagio psichico - Avviare il confronto su progetti di prevenzione. Tempi di attuazione (cronoprogramma) - 30/06/09 Costituzione gruppo psichiatria/carcere - 30/09/09 Individuare priorità d intervento: - 30/12/09 Confronto ipotesi progetti prevenzione: Indicatori N casi di pazienti presi in carico dai Servizi di psichiatria in carcere Individuazione criteri uniformi d intervento TITOLO DEL PROGETTO La salute dei minori REFERENTE DEL PROGETTO Angelo Fioritti, Gizzi Vincenzo, Michela Cappai, Anna Cilento Servizio Salute mentale, dipendenze patologiche, salute nelle carceri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Tel Fax afioritti@regione.emilia-romagna.it; vgizzi@regione.emiliaromagna.it; mcappai@regione.emilia-romagna.it; acilento@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE Contenuto del progetto La Regione Emilia-Romagna intende garantire la tutela della salute del minore sottoposto a provvedimento penale, sia presso le comunità che ristretto presso l Istituto Penale Minorile e il Centro Prima Accoglienza del Centro Giustizia Minorile di Bologna, nell ottica di una presa in carico globale del minore, che preveda la tutela della sua salute intesa come benessere psico-fisico. In considerazione del progressivo aumento di adolescenti che presentano disturbi del comportamento e psicopatologici si intende garantire una consulenza specialistica pagina 43 di 68

44 all èquipe, che ha in carico il minore, in relazione alle esigenze specifiche, da parte della U.O. di Psichiatria e Psicoterapia dell Età Evolutiva della AUSL di Bologna. Gli interventi saranno garantiti nelle 24 h con attivazione del Pronto soccorso dell Ospedale Maggiore. Si intende, inoltre, garantire la presenza del servizio infermieristico nelle 12 h e la reperibilità per situazioni di emergenza, soprattutto in relazione a gesti auto ed etero aggressivi. Obiettivi e risultati attesi - garantire interventi sanitari - garantire intervento tempestivo nei casi d urgenza nelle 24 h - effettuare diagnosi differenziale, a cura della U.O. psichiatrica - assicurare intervento specialistico di tipo terapeutico, a cura della U.O. psichiatrica - assicurare continuità di cura attraverso il raccordo con i servizi specialistici territoriali di riferimento, per i minori non residenti a Bologna, a cura della U.O. psichiatrica. Tutti gli interventi si intendono da garantire anche per i minori in Comunità. Obiettivi specifici: - Costituzione Comitato Esecutivo di Programma - Confronto criticità - Monitoraggio interventi e definizione superamento delle criticità Tempi di attuazione (cronoprogramma) Costituzione Comitato Esecutivo di Programma Confronto criticità Monitoraggio interventi e definizione superamento delle criticità Indicatori Rapporto richieste/interventi effettuati N casi presi in carico N casi seguiti con servizi territoriali di riferimento TITOLO DEL PROGETTO Sistema informativo REFERENTE DEL PROGETTO Angelo Fioritti, Gizzi Vincenzo, Michela Cappai, Anna Cilento Servizio Salute mentale, dipendenze patologiche, salute nelle carceri Direzione Generale Sanità e Politiche sociali - Viale A.Moro, 21 Bologna Tel Fax afioritti@regione.emilia-romagna.it; vgizzi@regione.emiliaromagna.it; mcappai@regione.emilia-romagna.it; acilento@regione.emilia-romagna.it pagina 44 di 68

45 IMPIANTO PROGETTUALE Contenuto del progetto Al fine di migliorare e di dare continuità alle prestazioni sanitarie fornite dal servizio di medicina penitenziaria, la RER già dal 2002 ha finanziato l attivazione di una cartella clinica informatizzata (progetto Health for prison) per la rilevazione sistematica sullo stato di salute in tutti gli istituti di pena del proprio territorio. La Cartella consente la gestione di una banca dati con l'obiettivo di registrare le informazioni riguardanti i detenuti dall'ingresso alle diverse situazioni rilevate nel corso della vita carceraria fino alle dimissioni. Tale progetto affronta il problema di raccolta e gestione dei dati sullo stato di salute della popolazione detenuta, nelle more della costituzione di un Sistema Informativo Nazionale sulla salute dei detenuti e dei minori sottoposti a provvedimento penale nell'ambito del nuovo Sistema Informativo Sanitario del Sistema della Salute, così come previsto dall'allegato a del DPCM Si intende procedere ad ulteriore progettazione/definizione degli items della cartella clinica informatizzata. Obiettivi e risultati attesi - definizione cartella clinica informatizzata - avvio dell utilizzo in tutti gli Istituti penitenziari della regione Tempi di attuazione (cronoprogramma) definizione cartella clinica informatizzata avvio dell utilizzo in tutti gli Istituti penitenziari Indicatori Report per monitoraggio attività servizi sanitari negli Istituti penitenziari ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 6) LA SANITA PENITENZIARIA: - Tutela delle detenute e della loro prole - Salute mentale - La salute dei minori - Sistema informativo Importo totale a valere sulla quota del FSN 2009: ,08 pagina 45 di 68

46 LINEA PROGETTUALE 7 L attività motoria per la prevenzione delle malattie croniche e per il mantenimento dell efficienza fisica dell anziano TITOLO DEL PROGETTO La promozione dell attività fisica in due gruppi target di popolazione Referente del progetto Macini Pierluigi Servizio Sanità Pubblica Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali, Viale A. Moro 21- Bologna Fax: pmacini@regione.emilia-romagna.it Impianto progettuale Contenuto del progetto Favorire la mobilità e l attività fisica delle persone rappresenta uno dei quattro macroobiettivi del documento programmatico Guadagnare salute. La Regione Emilia-Romagna ha scelto per il 2009 di focalizzare la propria attenzione su due popolazioni target: 1) la popolazione anziana; 2) una popolazione selezionata di soggetti con diabete di tipo 2. Il presente progetto si articola pertanto in due sottoprogetti: 1) Mantenimento dell efficienza fisica nell anziano ; 2) Prescrizione dell attività fisica in soggetti con diabete i tipo 2 Sottoprogetto 1) Mantenimento dell efficienza fisica nell anziano. Una vita attiva nell anziano è strumento idoneo per prevenire la non autosufficienza e molte patologie croniche quali obesità, diabete, patologia cardiovascolare, ecc. Per favorire la promozione dell attività fisica nella popolazione anziana la Regione Emilia-Romagna si rivolge per il corrente anno 2009 ai Centri Sociali per gli Anziani, importanti punti di aggregazione capillarmente presenti su tutto il territorio regionale, con un elevato numero di aderenti. Il progetto in essere viene attuato a cascata per il tramite dei Centri di Coordinamento Provinciale, anche in collaborazione con Enti di Promozione Sportiva e/o Società sportive presenti sul territorio. Obiettivi e risultati attesi - Obiettivo generale del presente sottoprogetto è la promozione dell attività fisica nei Centri Sociali per gli Anziani tramite interventi di tipo formativo e con contenuti operativi. - Obiettivi specifici: 1. Costituzione di un gruppo regionale di esperti per il coordinamento del progetto 2. Individuazione dei contenuti formativi e operativi degli interventi proposti 3. Incontri informativi-formativi con i Coordinamenti Provinciali dei Centri Sociali per Anziani pagina 46 di 68

47 4. Avvio delle iniziative nei Centri Sociali identificati come Centri Pilota. Tempi di attuazione (cronoprogramma) Obiettivo specifico: giugno 2009: Costituzione di un gruppo regionale di esperti per il coordinamento del progetto settembre 2009: Individuazione dei contenuti formativi e operativi degli interventi proposti ottobre 2009: Incontri informativi-formativi con i Coordinamenti Provinciali dei Centri Sociali per Anziani : Avvio delle iniziative nei Centri Sociali identificati come Centri Pilota Indicatori 1. Obiettivo specifico: Costituzione di un gruppo regionale di esperti per il coordinamento del progetto - Indicatore: Costituzione del gruppo regionale di esperti - Standard: Insediamento del gruppo regionale di esperti 2. Obiettivo specifico: Individuazione dei contenuti formativi e operativi degli interventi proposti - Indicatore: Elaborazione di un documento - Standard: Evidenza del documento 3. Obiettivo specifico: Incontri informativi-formativi con i Coordinamenti Provinciali dei Centri Sociali per Anziani - Indicatore: Numero dei corsi svolti - Standard: 80% dei corsi programmati 4. Obiettivo specifico: Avvio delle iniziative nei Centri Sociali identificati come Centri Pilota. - Indicatore: Numero delle iniziative avviate - Standard: Iniziative avviate/iniziative programmate > 80 % Sottoprogetto 2) Prescrizione dell attività fisica in soggetti con diabete di tipo 2: un progetto dei Medici di Medicina Generale della AUSL di Ferrara L attività fisica abituale è strumento efficace per prevenire e per trattare patologie croniche quali il diabete. Per questa ragione l Azienda USL di Ferrara ha avviato un Progetto intitolato L esercizio come medicina per prescrivere attività motoria regolare a soggetti con diabete di tipo 2. Il Progetto è condotto dai Medici di Medicina Generale di Ferrara e Provincia che, a partire dal gennaio 2009, stanno prescrivendo attività motoria a pazienti diabetici di tipo 2. Ai pazienti arruolati nel Progetto viene consegnato un libretto intitolato L esercizio fisico come farmaco contenente informazioni su tipo, intensità, durata e frequenza dell attività fisica da svolgere. La principale attività prescritta è camminare di buon passo, ogni giorno, partendo da 30 minuti (anche suddivisi in due frazioni da 15 minuti). Viene consegnato un contapassi per registrare l attività svolta: dal numero di passi si risale alla distanza percorsa e al consumo energetico. Il medico registra per ogni paziente arruolato a tempo zero, sei mesi e un anno peso corporeo e indice di massa corporea, circonferenza addominale, pressione arteriosa, la frequenza cardiaca a riposo, i valori ematici di glicemia di base ed emoglobina glicosilata, di colesterolo totale, LDL e HDL e trigliceridi. pagina 47 di 68

48 Obiettivi e risultati attesi Nei pazienti arruolati è atteso (come da letteratura): 1. un miglioramento delle variabili considerate correlato con l attività fisica svolta e 2. una riduzione del consumo dei farmaci e dei trattamenti sanitari, entrambi proporzionali all attività fisica svolta. Tempi di attuazione (cronoprogramma) Entro il 2009 saranno disponibili i dati riguardanti i soggetti arruolati da almeno 6 mesi. Indicatori - Numero dei pazienti arruolati (target 2009: 7500 diabetici e 2500 ipertesi). - Peso corporeo e indice di massa corporea, circonferenza addominale, pressione arteriosa, frequenza cardiaca a riposo. - Valori ematici glicemia di base ed emoglobina glicosilata, di colesterolo totale, LDL e HDL e trigliceridi e loro correlazione con l attività fisica svolta. - Spesa sanitaria e sua correlazione con l attività fisica svolta. ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 7) L attività motoria per la prevenzione delle malattie croniche e per il mantenimento dell efficienza fisica dell anziano - Sottoprogetto 1) Mantenimento dell efficienza fisica nell anziano : ,00 - Sottoprogetto 2) Prescrizione dell attività fisica in soggetti con diabete di tipo 2: un progetto dei Medici di Medicina Generale della AUSL di Ferrara : ,00 Importo totale a valere sulla quota del FSN 2009: ,00 pagina 48 di 68

49 LINEA PROGETTUALE 8 Piano Nazionale di Prevenzione RELAZIONE ILLUSTRATIVA SUI RISULTATI RAGGIUNTI NELL ANNO 2008 (DGR n. 428/2009) TITOLO DEL PROGETTO: Piano Regionale della Prevenzione REFERENTE DEL PROGETTO Macini Pierluigi Servizio Sanità Pubblica Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali Viale A.Moro, 21 Bologna, Fax pmacini@regione.emilia-romagna.it Relazione Premesso che il 2008 ha rappresentato un anno di transizione utile a completare le attività previste dal Piano della prevenzione, approvato dalla Regione Emilia-Romagna in attuazione dell Intesa Stato-Regioni e Province autonome del 23 marzo 2005, si fa presente che il prolungamento di vigenza del piano è servito a proseguire nella sperimentazione di quegli interventi che per la Regione erano innovativi quali ad esempio i sistemi di sorveglianza di comportamenti e stili di vita oppure quelli dedicati alla prevenzione delle patologie indotte dall ambiente costruito. Altre attività previste facevano parte invece di un gruppo di interventi di consolidata esperienza per la Regione Emilia-Romagna, ma il forte impulso motivazionale dato dal piano ha consentito anche in questo caso di ottenere risultati rilevanti. In riferimento al documento descrittivo della Linea progettuale 7, di cui alla DGR 428/2009, attuativa dell Accordo 26 febbraio 2009, si comunica quanto segue: Screening oncologici: il programma è stato realizzato secondo quanto ideato e gli indicatori di risultato raggiunti sono i seguenti: Screening colorettale - estensione degli inviti 92,8% (atteso >90%) - adesione all invito 47,6 (atteso > 45%) Screening mammografico - estensione degli inviti 92,9 (atteso>90%) - adesione all invito 70,4 (atteso > 70%) Screening collo dell utero - estensione degli inviti 94,5 (atteso >90%) - adesione all invito 61 (atteso> 55%) Politiche vaccinali: nel 2008 si è lavorato per consolidare i livelli di copertura vaccinale nell infanzia e per avviare la campagna di vaccinazione anti HPV nelle adolescenti. Tutto si è svolto regolarmente secondo il programma con i seguenti risultati: - Coperture per le vaccinazioni obbligatorie per l infanzia: 97,2% (atteso =>95%) - Coperture per le vaccinazioni raccomandate per l infanzia: morbillo 93,6%; HIB 96,5%; pertosse 97,1% (per tutte e tre atteso =>90%) - Coperture antimeningococco a anni 74,9% (atteso >65%) - Coperture antipneumococco bambini a rischio per patologia 62,8% - dato incompleto perché mancano 2 Ausl -(atteso => 50%) - il 100% delle Ausl ha avviato la chiamata attiva per la vaccinazione anti-hpv nelle adolescenti Salute e sicurezza in ambienti di lavoro: pagina 49 di 68

50 Si è condotta secondo programma l attività di vigilanza dei Servizi nei confronti dei comparti più a rischio, in particolare il comparto edile: rispetto al totale degli interventi di vigilanza svolti dagli SPSAL la % di interventi orientata al comparto edile è stata del 48,75% contro un atteso del 20%. È stato realizzato il monitoraggio relativo all esposizione ad anestetici volatili nel personale di sala operatoria nella regione. È stato predisposto, inoltre, il Piano Regionale finalizzato alla riduzione degli infortuni e delle malattie professionali in agricoltura; questo Piano non è ancora stato adottato in attesa delle indicazioni nazionali. Prevenzione delle malattie cardiovascolari: l attività prevalente è stata quella tesa a migliorare il percorso integrato ospedale-territorio nella gestione del paziente dopo evento acuto cardiovascolare. Si è lavorato anche per migliorare le capacità degli operatori sanitari nell usare la pratica dell attività fisica a scopo terapeutico. Per quanto riguarda gli indicatori di risultato si segnala che - il 100 % delle Aziende sanitarie ha adottato il modello uniforme di lettera di dimissione dei pazienti dopo un evento acuto cardiovascolare - è stato organizzato un corso di formazione della durata di tre giorni intitolato Apparato cardiovascolare e attività fisica svoltosi a Riccione dal 7 al 9 novembre Prevenzione dell obesità: relativamente a questo tema l attività del 2008 è stata dedicata al target infanzia-adolescenza e quindi basata su interventi rivolti prevalentemente al mondo della scuola con interventi integrati di promozione della salute al fine di sostenere stili di vita sani. Si è anche messa in atto l indagine conoscitiva nazionale Okkio alla salute a cui si è partecipato con un campione a rappresentatività regionale pari a bambini, misurati e intervistati. Per gli adulti il sistema di monitoraggio del sovrappeso e dell obesità è stato garantito dall indagine PASSI che si sta svolgendo regolarmente come sorveglianza continua dal Prevenzione degli incidenti domestici: Le attività progettuali sono distinte come target, in parte rivolte agli anziani e in parte ai bambini. Tutto è proceduto secondo quanto previsto e i risultati sono rappresentati dai seguenti indicatori: - il 100% delle Ausl che hanno aderito alla sperimentazione dedicata agli anziani, ha svolto il previsto intervento di promozione dell attività fisica basato sulla mobilizzazione e sulla ginnastica dedicata. - E stato realizzato un convegno nazionale sulla prevenzione degli incidenti domestici che si è svolto il 1 dicembre 2008 a Castel San Pietro (Bo) Prevenzione degli Incidenti Stradali Nel corso del 2008 è stata realizzata un indagine di popolazione sull uso dei dispositivi di sicurezza individuali e guida in stato di ebbrezza nell ambito del progetto PASSI (vedi Collana Contributi n.54 novembre 2008). E stato anche messo a punto un modello di refertazione sanitaria per soggetti sospettati di guida in stato alterato. Prevenzione delle Patologie indotte dall Ambiente costruito: I 3 gruppi di lavoro operanti per la stesura delle Linee guida sui rapporti tra salute e organizzazione della città e dei quartieri hanno lavorato regolarmente e prodotto i seguenti documenti: Linee guida per la definizione generale dei contenuti igienico sanitari degli strumenti di pianificazione territoriale ; Linee guida specifiche per attività fisica, incidentalità stradale, accessibilità, verde pubblico e spazi di socializzazione. Per questi documenti è in corso l iter di formalizzazione. Anche le attività relative al progetto MONITER si sono svolte nel rispetto dei tempi previsti nei cronoprogrammi delle 7 Linee progettuali di Moniter e si sono svolte 2 sedute del comitato scientifico e altre 2 del Comitato di progetto, organismi di indirizzo di Moniter. pagina 50 di 68

51 NUOVO PROGETTO ANNO 2009 TITOLO: Piano Regionale della Prevenzione REFERENTE DEL PROGETTO Macini Pierluigi Servizio Sanità Pubblica Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali Viale A.Moro, 21 Bologna, Fax pmacini@regione.emilia-romagna.it IMPIANTO PROGETTUALE Contenuto del progetto L esperienza acquisita con la realizzazione del Piano regionale della prevenzione ha consentito di toccare con mano come agire in termini preventivi sia estremamente complesso e necessiti di una progettazione integrata di tipo multidisciplinare. Un efficace strategia di promozione della salute non può limitarsi a considerare unicamente l individuo e i determinanti prossimali del suo stato di salute, ma si deve porre l ambizioso obiettivo di agire anche sui determinanti più distali, ad esempio l ambiente di vita o le condizioni socioeconomiche. Si conferma quindi la scelta di lavorare, anche nel 2009 non solo per una migliore capacità di identificare precocemente lo stato di malattia, ma nel creare le condizioni che rendano più facili uno stile di vita protettivo, che prevenga appunto l insorgenza di patologie. In mancanza di direttive nazionali condivise si conferma che il piano regionale della prevenzione continuerà anche nel 2009 a lavorare sulla promozione della salute, con azioni rivolte agli stili di vita, mantenendo attivi i sistemi di sorveglianza in essere e agendo prioritariamente su attività fisica e alimentazione. Per quanto riguarda l area della prevenzione delle patologie saranno mantenuti attivi e potenziati i servizi vaccinali e di screening oncologici e proseguirà l attività di prevenzione delle recidive di accidenti cardiovascolari. L area di prevenzione dell incidentalità sarà dedicata alla sicurezza in ambiente di lavoro e al proseguimento delle attività rivolte alla prevenzione incidenti in ambiente domestico avviate col precedente piano regionale della prevenzione. Obiettivi e risultati attesi E previsto il potenziamento dell attività di sorveglianza su comportamenti e stili di vita, perché ritenuto strategico per verificare l impatto degli interventi progettati e attuati. Oltre a mantenere attivo, in collegamento col progetto nazionale, il sistema continuo PASSI, verranno attivate due indagini trasversali, una rivolta al mondo degli anziani - PASSI d Argento e l altra dedicata agli adolescenti e denominata HBSC (Health behaviour school aged children). Gli obiettivi e le attività che verranno svolte nel 2009 sono di seguito schematizzati e distinti per linea progettuale: Screening oncologici: - Mantenere le coperture e i livelli di adesione già raggiunti per 3 i programmi di screening Politiche vaccinali: pagina 51 di 68

52 - Mantenere e consolidare i livelli di copertura raggiunti nell infanzia per tutte le vaccinazioni attualmente previste dal calendario regionale, comprese le nuove vaccinazioni contro le infezioni invasive batteriche e la anti-hpv nelle adolescenti - avviare la campagna di offerta attiva della vaccinazione antivaricella agli adolescenti suscettibili - implementare un sistema informatizzato che supporti la raccolta dati sulle vaccinazioni antinfluenzali eseguite dai MMG e PLS Salute e sicurezza in ambienti di lavoro: Si conferma di programmare e indirizzare l attività di vigilanza dei Servizi nei confronti dei comparti più a rischio, in particolare il comparto edile: Attuazione di quanto previsto nel DPCM 21/12/2007, realizzando in particolare l attività dell Ufficio operativo e il coordinamento dei relativi organismi provinciali in tema di vigilanza e controllo. Prevenzione delle malattie cardiovascolari: - migliorare il percorso assistenziale, anche in termini di governo clinico, del paziente con patologia cardiovascolare; - potenziare l uso della prescrizione di attività fisica quale strumento terapeutico individuando un percorso metodologico strutturato che veda il coinvolgimento di più figure professionali e di attori che a vario titolo si occupano della promozione dell attività fisica. Prevenzione dell obesità: - proseguire i progetti avviati precedentemente in attuazione del programma nazionale Guadagnare Salute potenziando l integrazione con i referenti dell educazione alla salute degli Uffici scolastici regionale e provinciali; - completare il percorso di miglioramento del servizio di refezione scolastica rendendo operative le relative Linee guida Prevenzione degli incidenti domestici: - completare la sperimentazione dell intervento di promozione dell attività fisica nella popolazione anziana, basato sulla mobilizzazione e ginnastica dedicata, avviato in precedenza; - proseguire l intervento educativo, svolto a domicilio, sugli aspetti strutturali/impiantistici degli edifici e sui comportamenti che migliorano la sicurezza domestica. Il percorso, attivato nel 2008, prevede l effettuazione di visite domiciliari, associate a interventi informativo/educativi e alla fornitura di dispositivi a basso costo. Attualmente il progetto coinvolge 5 Ausl, ma altre hanno mostrato interesse all adesione; Prevenzione degli Incidenti Stradali: Prosecuzione della rilevazione di dati e analisi epidemiologica sui fattori di rischio inerenti la traumatologia stradale connessi al mancato uso di dispositivi di protezione individuale, attraverso lo strumento di raccolta di informazioni sui comportamenti riferiti (PASSI) Sperimentazione in 6 Ausl dell impiego del modello di refertazione sanitaria per soggetti sospettati in guida in stato alterato (ebbrezza o sotto l uso di sostanze stupefacenti) fermati per controlli dalle forze dell ordine o coinvolti in incidenti stradali. pagina 52 di 68

53 Prevenzione delle Patologie indotte dall Ambiente costruito: - terminare la stesura della Linea Guida prevista dal Piano e relativa ai requisiti specifici degli edifici in tema di esercizio fisico, socializzazione e prevenzione degli incidenti domestici - Disseminazione dei contenuti delle Linee guida attraverso specifici momenti formativi educativi - Prosecuzione dell attività di coordinamento inerente la realizzazione del progetto di sorveglianza degli effetti sulla salute degli inceneritori di rifiuti solidi urbani (MONITER), nel rispetto dei cronoprogrammi delle 7 Linee progettuali; realizzazione nel corso dell anno di almeno 2 sedute plenarie degli organismi di indirizzo e delle relative riunioni preparatorie Tempi di attuazione (cronoprogramma) Raggiungimento degli obiettivi entro dicembre 2009 CRONOPROGRAMMA Descrizione attività Fasi temporali 1 trim 09 2 trim 09 3 trim 09 4 trim 09 Attività di screening X X X X Vaccinazioni in età pediatrica X X X X Offerta attiva antivaricella X X X X Sistema informatizzato raccolta dati antinfluenzale X X X Programmazione e indirizzo SPSAL X X X X Uff. operativo DPCM X X X Progetto prevenzione cardiovascolare X X X X Diffusione LG ristorazione scolastica X X X Promozione attività fisica negli anziani X X X X Riduzione del rischio di incidente domestico X X X X Sperimentazione modello di refertazione sanitaria X X X X Diffusione LG sui requisiti specifici edifici X X Progetto MONITER X X X X Indicatori: Screening oncologici: Screening colorettale - estensione degli inviti >90% - adesione all invito > 45% Screening mammografico - estensione degli inviti >90% pagina 53 di 68

54 - adesione all invito > 70% Screening collo dell utero - estensione degli inviti >90% - adesione all invito > 55% Politiche vaccinali: - Coperture per le vaccinazioni obbligatorie per l infanzia =>95% - Coperture per le vaccinazioni raccomandate per l infanzia =>90% - Coperture antimeningococco a anni >70% - Coperture antipneumococco bambini a rischio per patologia => 55% - % Ausl che hanno avviato l offerta attiva di vaccinazione anti-varicella agli adolescenti suscettibili - Numero di medici che usano il sistema informatizzato sulle vaccinazioni antinfluenzali Salute e sicurezza in ambienti di lavoro: - 40% del totale dell attività di vigilanza svolta nell anno dagli SPSAL orientata a interventi di prevenzione nel comparto edile - % di Uffici provinciali attivati (DPCM 21/12/2007) Prevenzione delle malattie cardiovascolari - % Aziende sanitarie che hanno adottato il modello uniforme di lettera di dimissione dei pazienti dopo un evento acuto cardiovascolare - realizzazione di una specifica attività di formazione rivolta ai professionisti della sanità pubblica incentrata sul Progetto CCM-Regione Emilia-Romagna Promozione dell attività fisica Azioni per una vita in salute Prevenzione degli incidenti domestici: - % Ausl che hanno completato la sperimentazione di un intervento di promozione dell attività fisica basato sulla mobilizzazione e ginnastica dedicata nella popolazione anziana - % Ausl che partecipano al progetto con visite domiciliari Prevenzione degli Incidenti Stradali - Disponibilità dei dati di popolazione sull uso dei dispositivi di sicurezza individuali e guida in stato di ebbrezza - % AUSL che hanno adottato sperimentalmente il modello di refertazione sanitaria Prevenzione delle Patologie indotte dall Ambiente costruito: - % AUSL che hanno partecipato alla formazione sulle Linee guida; - rispetto dei tempi previsti nei cronoprogrammi delle 7 Linee progettuali di Moniter; - N. sedute/anno realizzate con gli organismi di indirizzo Moniter. ASPETTI FINANZIARI PER L INTERA LINEA PROGETTUALE 8) PIANO NAZIONALE DI PREVENZIONE - Piano regionale della prevenzione Importo totale a valere sulla quota del FSN 2009: ,00 pagina 54 di 68

55 LINEA PROGETTUALE 9 Tutela della maternità e promozione dell appropriatezza del percorso nascita RELAZIONE ILLUSTRATIVA SUI RISULTATI RAGGIUNTI NELL ANNO 2008 (DGR n. 428/2009) TITOLO DEL PROGETTO: Iniziative per la salute della donna nella Regione Emilia- Romagna REFERENTE DEL PROGETTO Brambilla Antonio, Castelli Elena, Bragliani Michela Servizio Assistenza distrettuale, Medicina Generale, Pianificazione e sviluppo dei servizi sanitari Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A. Moro, 21 Bologna Fax abrambilla@regione.emilia-romagna.it, ecastelli@regione.emilia-romagna.it; mbragliani@regione.emilia-romagna.it Relazione: Per l obiettivo: Indagare le rappresentazioni dei giovani sul tema della violenza contro le donne partendo dalle relazioni tra i generi Realizzazione di una ricerca-intervento volta ad indagare la rappresentazione dei ruoli di genere e della violenza all interno della coppia, da parte del Dipartimento di Psicologia dell Università degli Studi di Parma e del Servizio Spazio Giovani dell Azienda Unità Sanitaria Locale di Parma. Ricerca presentata il 29 gennaio Per l obiettivo: Costruzione di reti aziendali ed interaziendali di servizi che si facciano carico del percorso della coppia infertile Predisposizione da parte delle Aziende Sanitarie regionali di appositi programmi provinciali per garantire alla coppia infertile la presa in carico integrata per l intero percorso di trattamento, l individuazione dei punti di primo accesso e di consulenza informativa preferibilmente presso i consultori familiari, la definizione dei punti della rete e delle modalità d accesso ai vari livelli, la realizzazione di specifiche iniziative formative finalizzate tra l altro a garantire i collegamenti tra centri specialistici e cure primarie la realizzazione di questi obiettivi, che saranno monitorati dalla regione. (DGR n. 972/08). - N. di Aziende Sanitarie che hanno formalizzato un percorso per la presa in carico delle coppie con problemi di infertilità 11/11 (100%) Per l obiettivo: Verifica della distribuzione territoriale e degli orari di apertura dei consultori familiari effettuandone l ampliamento e/o la differenziazione e prevedendo anche pagina 55 di 68

56 l apertura di nuovi spazi dedicati, ove necessario, per rispondere ai bisogni dell utenza Rilevazione annuale dell attività dei consultori familiari, degli spazi donne immigrate e loro bambini e degli spazi giovani: Tali dati sono scaricabili nel sito dei consultori familiari della regione Emilia-Romagna - N sedi di Consultori Familiari/pop target N sedi/pop target x = 1,6 - N ore apertura settimanale dei Consultori Familiari/pop. target ore apertura sett./pop. target x 1000 = 3,5) - N ore settimanali presenza personale Consultori Familiari/pop. target ore sett. presenza pers./pop. target x 1000 = 11,2 Per l obiettivo: Promozione dell attività di educazione alla salute nelle scuole per favorire la riflessione sui vari aspetti della sessualità (fisiologica-psicorelazionale), migliorare la conoscenza dei sistemi contraccettivi favorendo scelte più consapevoli nel rispetto delle proprie convinzioni e necessità, verificare e perfezionare le informazioni sulle MTS per facilitare l'assunzione di comportamenti adeguati, favorire il confronto fra i ragazzi su queste tematiche nel rispetto di sè e dell'altro ed aumentare la conoscenza degli Spazi Giovani come servizio dedicato e a cui rivolgersi per chiedere informazioni e consigli ad esperti. Gli Spazi giovani, in collaborazione con altri servizi della AUSL della regione Emilia- Romagna e con Enti ed istituzioni del territorio (Comuni, Scuole, corsi di formazione professionale, centri di aggregazione sportiva e ricreativa, associazioni) realizzano progetti di educazione alla salute rivolti ai giovani e agli adulti di riferimento (insegnanti, genitori, educatori, allenatori sportivi ecc.). I progetti offerti sono: educazione socioaffettiva, educazione sessuale, prevenzione AIDS e malattie sessualmente trasmesse, educazione alimentare, prevenzione dell uso di sostanze. - Ore totali di educazione sessuale/pop. target totale ore ed. sess./ pop. target x 100 = 5,4 - Tot. soggetti coinvolti in corsi di educazione sessuale/pop. target soggetti coinvolti / pop. target x100 = 16,5 Per gli obiettivi: Realizzazione di corsi per donne in menopausa che permettano la maggiore conoscenza rispetto alle terapie farmacologiche e/o alternative, all osteoporosi, alla diagnosi precoce tumore della mammella, all alimentazione e agli aspetti psicologici Valutazione del rapporto benefici/rischi dei trattamenti dei sintomi che si accompagnano alla menopausa, del sanguinamento post-menopausale e dell'osteoporosi; i risultati della valutazione sono on line sul sito del Centro di documentazione perinatale e riproduttiva rivolto agli operatori del settore, ma anche agli utenti. In numerose Aziende sanitarie della regione realizzazione di corsi per affrontare la menopausa in modo sereno con il supporto di una corretta informazione sulle trasformazioni fisiche, psicologiche ed emotive che avvengono durante il climaterio, sui pagina 56 di 68

57 fattori di rischio e le strategie per ridurne gli effetti negativi, I corsi hanno anche lo scopo di prevenire il disagio psicologico favorendo un processo di mutuo aiuto con le altre donne partecipanti al gruppo; i corsi sono tenuti da operatori di vari servizi sanitari. All interno del sito del Centro di documentazione perinatale e riproduttiva presenza di una sezione sulla menopausa che affronta il rapporto benefici/rischi dei trattamenti dei sintomi che si accompagnano alla menopausa, del sanguinamento post-menopausale e dell'osteoporosi. ( Pagina specifica sulla terapia ormonale sostitutiva che valuta l efficacia e rischi di composti diversi utilizzati nella terapia dei disturbi peri- e post- menopausali. - % donne coinvolte nei corsi sulla menopausa/pop. target = 1,6% - N donne che accedono ai consultori per menopausa/pop. target N. utenti / pop. target x 100 = N. utenti straniere che accedono ai CF per menopausa/tot. utenti che accedono ai CF per menopausa N. utenti straniere/tot.utenti x 100 = 5,7 Per gli obiettivi: Realizzazione di opuscoli informativi sui metodi contraccettivi in lingua, fruibili anche on line (sito e costruzione di pagine dedicate alla contraccezione sul sito del Centro di documentazione perinatale e riproduttiva Realizzazione di un opuscolo informativo in lingua relativo all accudimento dei bambini Aggiornamento e ristampa in otto lingue italiano, inglese, spagnolo, russo, arabo, albanese, cinese, rumeno della pubblicazione La contraccezione. Conoscere per scegliere, realizzata dalla Regione per fornire alle donne e alle coppie italiane e straniere le informazioni per scegliere il proprio metodo contraccettivo. Aggiornate anche le specifiche schede che trattano, i diversi metodi contraccettivi. La pubblicazione è suddivisa in capitoli: Perché fare contraccezione. Come scegliere il metodo contraccettivo. Come siamo fatti. I metodi naturali di contraccezione. Il coito interrotto. La pillola. Il cerotto. Anello vaginale. Il condom. Il preservativo femminile. La contraccezione d emergenza. La contraccezione iniettoria. Spirale. E in distribuzione nei Consultori familiari, negli Spazi giovani, negli Spazi donne immigrate e loro bambini, nei reparti di ostetricia. oni/pagina_contraccezione.htm All interno del sito del Centro di documentazione perinatale e riproduttiva presenza di una sezione sulla contraccezione per favorire una scelta contraccettiva responsabile; all interno della sezione vengono date informazioni basate sulle migliori fonti di informazioni scientifiche disponibili in letteratura. Pubblicazione dell opuscolo La crescita e la cura dei bambini nel primo anno di vita Guida per la mamma e per il papà tradotto in 12 lingue: marzo Questa pubblicazione è dedicata ai neogenitori. Offre prime informazioni sulla cura dei bambini dalla nascita al primo anno di età, su che fare con i primi malanni, su dove pagina 57 di 68

58 andare e come fare per avere assistenza, sui servizi offerti dal Servizio sanitario regionale, sulla presenza di mediatrici culturali per le mamme e le coppie straniere nei Consultori e negli Spazi dedicati. La pubblicazione è disponibile in italiano, inglese, francese, russo, spagnolo, arabo, cinese, rumeno, macedone, portoghese, albanese e urdu. L opuscolo è scaricabile on line alla pagina del portale del Servizio sanitario regionale al seguente indirizzo: oni/pagina_prevenzione/curadelbimbo/pagina_curadelbimbo.htm - N donne che accedono ai consultori per contraccezione/pop. target N. utenti/pop. target x 100 = 3,5 - N donne immigrate che accedono ai CF per contraccezione/tot. delle utenti che accedono ai CF per contraccezione N. utenti immigrate/totale utenti x 100 = 19,9 Per l obiettivo: Realizzazione, gestione e manutenzione del sito regionale dei Consultori familiari Ottobre 2008: Attivazione del sito web Il sito si propone come uno strumento di informazione rivolto non solo ai professionisti che lavorano nei consultori familiari, ma anche ai cittadini e in particolare alle donne. Le informazioni contenute nel sito riguardano principalmente l'istituzione, le finalità, le tematiche, gli utenti, i professionisti e i siti di interesse relativi a Consultori familiari, Spazi Donne Immigrate e loro bambini, Spazi Giovani. Il sito è diviso in due sezioni, una dedicata ai cittadini e una agli operatori. Per l obiettivo: Formazione di personale sanitario ed altre figure professionali e realizzazione di interventi di informazione e sensibilizzazione sul tema delle MGF a loro rivolti. Adozione della DGR n. 2154/2008 di concessione di finanziamenti alle Aziende Sanitarie per attività di prevenzione delle pratiche di mutilazione genitali femminili. I fondi sono diretti alla formazione del personale sanitario, nonché di altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da paesi dove sono effettuate pratiche di mutilazioni genitali femminili (MGF), per realizzare attività di prevenzione assistenza e riabilitazione delle donne e delle bambine già sottoposte a tali pratiche. Ciò implica anche attività di formazione comune tra professionisti sanitari, sociali e docenti della scuola su questo tema. - % di donne provenienti da paesi in cui la pratica delle MGF è diffusa/tot. donne immigrate residenti in E-R 10,4% pagina 58 di 68

59 RELAZIONE ILLUSTRATIVA SUI RISULTATI RAGGIUNTI NELL ANNO 2008 (DGR n. 428/2009) TITOLO DEL PROGETTO: Iniziative a favore delle gestanti e delle partorienti e del neonato nella Regione Emilia-Romagna REFERENTE DEL PROGETTO Brambilla Antonio, Paganelli Angela, Castelli Elena, Bragliani Michela Servizio Assistenza distrettuale, Medicina Generale, Pianificazione e sviluppo dei servizi sanitari Direzione Generale Sanità e Politiche sociali Viale A. Moro, 21 Bologna Fax abrambilla@regione.emilia-romagna.it, apaganelli@regione.emilia-romagna.it; ecastelli@regione.emilia-romagna.it; mbragliani@regione.emilia-romagna.it Relazione Per gli obiettivi: Ricognizione delle competenze professionali e individuazione dei punti di offerta di metodiche non invasive finalizzate alla ridefinizione del rischio di generare un figlio con anomalia cromosomica; Formazione del personale ed adeguamento della strumentazione per garantire in tempi precoci l ecografia morfologica nella diagnostica prenatale; Riorganizzazione ed avvio dell offerta di partoanalgesia, con l individuazione di almeno un punto nascita provinciale che offra la analgesia epidurale in maniera istituzionale; Analisi dell offerta attuale e riorganizzazione di tutti i punti nascita per l offerta di metodiche non farmacologiche; Costruzione a livello aziendale di uno specifico percorso assistenziale finalizzato al benessere psicologico della donna in gravidanza e puerperio, che dovrà essere caratterizzato da una presa in carico globale da parte dell equipe multidisciplinare; 1 semestre 2008, prima fase di analisi dell esistente e realizzazione di 3 incontri di Area Vasta (Area Vasta Nord, comprendente le Aziende sanitarie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena; Area Vasta Centro, comprendente le Aziende sanitarie di Bologna, Ferrara e Imola; Area Vasta Romagna comprendente le Aziende sanitarie di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini) a supporto della stesura dei piani attuativi da parte delle Aziende sanitarie. Dicembre 2008 Presentazione dei piani attuativi da parte delle Aziende sanitarie. - N. di Aziende Sanitarie che hanno formalizzato un piano provinciale di attività per l offerta di metodiche non invasive finalizzate alla ridefinizione del rischio di generare un figlio con anomalia cromosomica - N. di Aziende Sanitarie che hanno formalizzato un piano provinciale di attività per l offerta della partoanalgesia nei punti nascita della regione Emilia-Romagna - N. di Aziende Sanitarie che hanno formalizzato un piano provinciale di attività per l offerta di altre metodiche non farmacologiche per il controllo del dolore nel parto nei punti nascita della regione Emilia-Romagna - Evidenza di un percorso definito per l assistenza con disturbi emotivi della donna in gravidanza con i punti assistenziali e le modalità di accesso pagina 59 di 68

60 Tutte le Aziende sanitarie hanno presentato il piano di attività relativamente all offerta di metodiche non invasive finalizzate alla ridefinizione del rischio di generare un figlio con anomalia cromosomica ed anche relativamente all offerta della partoanalgesia e delle altre metodiche non farmacologiche per il controllo del dolore in travaglio di parto. Le Aziende hanno anche presentato il piano di attività per l offerta di un percorso definito per l assistenza della donna in gravidanza con disturbi emotivi - N. di Aziende che hanno avviato la formazione 12 Aziende su 16 Aziende presenti in Regione: 75% - % di parti vaginali in cui è stata utilizzata una metodica di controllo del dolore/tot. parti vaginali Anno 2007 (1) : 27,3% - di cui % di parti vaginali assistiti con analgesia epidurale/n. totale di parti vaginali di cui % di parti vaginali assistiti con metodica non farmacologica di controllo di dolore/ tot. parti vaginali Anno 2007 (1) : 6,8% parti vaginali assistiti in analgesia epidurale e 18,8% parti vaginali assistiti con metodica non farmacologica di controllo di dolore Per l obiettivo: In alcune Aziende sanitarie individuate, costituzione di un gruppo multidisciplinare, analisi della curva di persistenza dell allattamento al seno, definizione delle priorità per la stesura del piano di implementazione con scelta delle raccomandazioni da implementare, identificazione dei fattori di ostacolo e delle azioni e strumenti da mettere in campo per superarli; Le Aziende individuate sono: AUSL Piacenza, AUSL e AOSP Reggio Emilia, AUSL e AOSP Modena, AUSL e AOSP Ferrara, AUSL Forlì - AUSL Piacenza, AOSP Reggio Emilia, AUSL e AOSP Modena: costituito il gruppo multidisciplinare, in corso l analisi della curva di persistenza - AUSL Reggio Emilia: costituito il gruppo multidisciplinare, in corso l analisi della curva di persistenza e l indagine presso i professionisti (analisi dei risultati) - AUSL e AOSP Ferrara e AUSL Forlì: costituito il gruppo multidisciplinare, eseguita l analisi della curva di persistenza dell allattamento al seno, con definizione dello scenario in cui si colloca la criticità, eseguita l indagine presso i professionisti e in corso l individuazione delle criticità e dei fattori favorenti e la costruzione del piano di implementazione - N. di Aziende che hanno costituito il gruppo multidisciplinare per l adozione delle raccomandazioni sull allattamento al seno/tot. Aziende coinvolte 8/8 (100%) - N. delle Aziende che hanno effettuato la curva di prevalenza dell allattamento al seno delle donne/tot. Aziende coinvolte 8/8 (100%) - N. delle Aziende che hanno effettuato l indagine qualitativa sui professionisti del punto nascita sul tema dell allattamento al seno/tot. aziende coinvolte 4/8 (50%) - N. delle Aziende che hanno redatto il piano di implementazione per l allattamento al seno/tot. Aziende coinvolte 3/8 (37,5%) Per gli obiettivi: 1 Nota: non è ancora chiusa la banca dati SDO regionale per l anno 2008 pagina 60 di 68

61 Rilevazione della prevalenza dell allattamento al seno, in tutto il territorio regionale tramite somministrazione di questionari alle mamme al momento della prima e seconda vaccinazione del bambino; Rilevazione con l indagine di cui sopra anche della posizione del sonno, dell utilizzo di mezzi di protezione in auto e della protezione del bambino dal fumo passivo postnatale per avere elementi di valutazione dell efficacia delle attività di promozione svolte nell ambito della campagna regionale Genitori più ; Dal 3 novembre al 13 dicembre 2008: realizzazione dell indagine sulla prevalenza dell allattamento al seno, sulla posizione del sonno, sull utilizzo di mezzi di protezione in auto e sulla protezione del bambino dal fumo passivo postnatale nella Regione Emilia- Romagna tramite somministrazione di questionario alle mamme al momento della prima e seconda vaccinazione del bambino presso i servizi vaccinali della regione. (Delibera di Giunta Regionale n. 2084/2008) - % di bambini con allattamento completo a 3 e 5 mesi - % di bambini con madre straniera e allattamento completo a 3 e 5 mesi. - % di bambini messi a dormire a pancia in su/tot. bambini coinvolti nell indagine - % bambini che vengono trasportati in auto nel seggiolino o ovetto/tot. bambini coinvolti nell indagine - % bambini sottoposti a fumo passivo/ tot. bambini coinvolti nell indagine Dati ancora in fase di elaborazione Per l obiettivo: Riduzione del tasso totale di tagli cesarei attraverso l identificazione delle sottopopolazioni di donne gravide maggiormente rappresentate all interno delle quali determinare le azioni per ridurre il ricorso al taglio cesareo; Analisi dei dati dei certificati di assistenza al parto per l anno 2007 (anno 2008 ancora in fase di elaborazione) e descrizione dei risultati nel 5 rapporto La nascita in Emilia- Romagna anno Il rapporto è scaricabile on-line alla pagina del portale della regione Emilia-Romagna al seguente indirizzo: - Peso percentuale di ciascuna classe di partorienti identificata utilizzando la classificazione di Robson sul totale della popolazione che partorisce - Peso percentuale di ciascuna classe di partorienti con taglio cesareo identificata utilizzando la classificazione di Robson sul totale dei parti cesarei pagina 61 di 68

62 Clas se I II III IV V VI VII VIII IX X Caratteristiche popolazione donne nullipare, parto a termine, travaglio spontaneo, feto singolo, presentazione cefalica. donne nullipare, parto a termine, travaglio indotto o TC prima del travaglio, feto singolo, presentazione cefalica donne pluripare, parto a termine, travaglio spontaneo feto singolo, presentazione cefalica donne pluripare, parto a termine, travaglio indotto o TC prima del travaglio, feto singolo, presentazione cefalica pregresso taglio cesareo, parto a termine, feto singolo, presentazione cefalica donne nullipare, feto singolo, presentazione podalica donne pluripare, feto singolo, presentazione podalica gravidanze multiple feto singolo, presentazione anomala feto singolo, presentazione cefalica, pretermine Per l obiettivo: Monitoraggio delle modalità del trasporto neonatale nei punti nascita della regione per l individuazione delle criticità, delle tipologie di intervento e delle priorità. Analisi della situazione esistente per ciò che riguarda i nati pretermine assistiti nelle strutture neonatologiche della regione. La frequenza di trasporto risulta maggiore tra i bambini appartenenti alle classi di peso più elevate ed è determinata principalmente dal back transport Analisi dei nati di basso peso alla nascita e luogo di nascita (presenza o meno di terapia intensiva neonatale) pagina 62 di 68

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