Atlante dei Centri Abitati Instabili della Liguria II. Provincia di Genova

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1 Consiglio Nazionale delle Ricerche Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi drogeologiche Università degli Studi di Pisa Dipartimento di Scienze della Terra Unità Operativa 2.13 Atlante dei Centri Abitati nstabili della Liguria. Provincia di Genova P.R. Federici, M. Capitani, A. Chelli, N. Del Seppia, A. Serani con la collaborazione di M. Falcini, F. Rapetti e G. Masetti Regione Liguria

2 l volume è stato stampato a cura della Regione Liguria. Lo studio e i rilevamenti sono stati compiuti con fondi del C.N.R. G.N.D.C.. assegnati all Unità Operativa 13 (Pisa) (Responsabile Prof. P.R. Federici) della Linea 2 Previsione e prevenzione degli eventi franosi a grande rischio (Responsabile Prof. P. Canuti), Programma Speciale: Studio dei Centri Abitati nstabili

3 AUTOR Paolo Roberto Federici - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa. E il Responsabile dell Unità Operativa 2.13 (Pisa). Ha progettato le ricerche e il volume. Ha coordinato e partecipato ai lavori sul terreno. E autore del testo e ha sovrainteso alla elaborazione dell opera. Marco Capitani - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa. Si è occupato del rilevamento, dell approntamento delle carte geomorfologiche e delle relative schede della Val Bisagno, Val Fontanabuona e Valle Scrivia. Alessandro Chelli - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Parma. Si è occupato del rilevamento, dell approntamento delle carte geomorfologiche e delle relative schede della Val d Orba, Val Polcevera e Valle Stura. Nicola del Seppia - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Siena. Si è occupato del rilevamento, dell approntamento delle carte geomorfologiche e delle relative schede della Val d Aveto, Valle Sturla, Val Graveglia e Valle Scrivia. Alessandro Serani - Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Pisa. Si è occupato del rilevamento, dell approntamento delle carte geomorfologiche e delle relative schede della Val Petronio, Valle Scrivia, Val Trebbia e della Riviera. A Giulio Masetti si deve lo studio dei centri di Ascona e Santo Stefano d Aveto; a Marco Falcini e Franco Rapetti lo studio climatico

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5 l Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi drogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche, nell ambito del Programma speciale S.C.A.. Studio dei centri abitati instabili, prende in esame a livello nazionale le situazioni di instabilità dei versanti che interessano in particolare centri abitati. Dopo il primo volume dell Atlante dei centri abitati instabili della Liguria, relativo al territorio della Provincia della Spezia, la Regione Liguria pubblica il secondo volume riguardante la Provincia di Genova che, come il precedente, contiene gli studi effettuati dall Unità Operativa dell Università di Pisa. La maggiore estensione del territorio e la presenza di numerose situazioni di interesse dell indagine hanno prodotto l individuazione di una quarantina di centri abitati instabili meritevoli di studio e numerose segnalazioni di situazioni potenzialmente critiche. rilevamenti cartografici originali e le valutazioni contenute nelle schede descrittive costituiscono una sintesi di un forte approfondimento conoscitivo di fenomeni già in parte noti nel tempo per gli effetti prodotti, integrandosi con i contenuti della pianificazione di bacino in oggi operativa. Evidenziando l estrema attenzione degli enti locali per gli ambiti più fragili del territorio che necessitano di opportuni ed adeguati interventi di sistemazione e mitigazione del rischio, è di interesse per la Regione Liguria pubblicare le risultanze di tale ricerca nelle sue progressive tappe di realizzazione; il prossimo volume riguarderà il territorio provinciale del savonese, per il quale gli studi sono già in avanzato corso. Franco Orsi Assessore al Territorio e Ambiente - 5 -

6 l Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi drogeologiche (GNDC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) è stato costituito con decreto del 12 Dicembre1984 dal Ministero per il Coordinamento delle niziative per la Ricerca Scientifica di concerto con il Ministro dei Lavori Pubblici ed il Ministero della Protezione Civile. l GNDC negli ultimi 15 anni ha promosso, sviluppato e coordinato ricerche interdisciplinari, sia di base che applicate, finalizzate al miglioramento delle conoscenze scientifiche e tecniche nel settore della difesa dalle catastrofi geologiche, idrauliche e idrogeologiche e alla realizzazione di prodotti scientifici utili nella pianificazione territoriale. L attività di ricerca del GNDC è articolata in 4 linee di ricerca; la Linea 2 riguarda: Previsione e prevenzione di eventi franosi a grande rischio. All interno di ciascuna Linea di ricerca numerosi sono i programmi e i progetti volti alla realizzazione delle finalità scientifiche anzidette su temi a carattere territoriale e/o disciplinare. l Progetto SCA della Linea 2 ne costituisce un esempio, particolarmente interessante alla luce degli sviluppi normativi che, a partire dal suo inizio, coincidente con la costituzione del GNDC, sono intervenuti per regolamentare l attività di amministrazione e gestione territoriale in aree urbanizzate soggette a fenomeni di instabilità dei versanti. l Progetto SCA ha posto infatti tra i suoi scopi la determinazione dell estensione delle situazioni di pericolosità derivanti da fenomeni franosi in corrispondenza di centri abitati, in un ottica che oggi è quella nella quale devono porsi gli Enti Locali (Regioni, Autorità di Bacino, etc.). l Progetto SCA può dirsi precursore dell attuale strategia politica e amministrativa. l presente volume, che illustra le situazioni dei dissesti presenti nei centri abitati della Liguria nel territorio della Provincia di Genova, costituisce un esempio dell attività del GNDC in questo ambito e rappresenta dunque una ulteriore conferma della validità della politica scientifica perseguita dal GNDC fin dalla sua costituzione. Prof. ng. Lucio Ubertini Direttore del Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi drogeologiche - 6 -

7 l Progetto SCA (Studio dei Centri Abitati nstabili) è uno dei più importanti impegni presi dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi drogeologiche ed anche uno dei più delicati per le implicazioni che dagli studi sui centri urbani possono derivare, in particolare nel campo della valutazione del rischio. Tuttavia, al di là di questo, al Gruppo Nazionale è sembrato suo dovere affrontare con decisione il tema con l unico scopo di compiere un servizio utile alla società civile. l Progetto dell Atlante dei Centri Abitati nstabili della Liguria rientra in questa linea di pensiero e di lavoro volta a fornire agli Enti Locali un patrimonio di conoscenze e di dati preziosi. Al suo compimento l Atlante contribuirà grandemente ad una migliore pianificazione degli interventi del territorio. l volume sui Centri Abitati della Provincia di Genova rileva la situazione di numerosi centri urbani con uno schema, ormai consolidato, di presentazione degli studi sui singoli Centri per mezzo di schede che esaustivamente riferiscono delle condizioni della loro stabilità. Forti delle esperienze precedenti il Prof. P. R. Federici ed i suoi Collaboratori hanno prodotto un quadro completo della situazione; il lavoro si distingue per la accuratezza dei rilievi e delle carte geomorfologiche che sono già strumenti operativi immediati, per l individuazione dei processi generatori di rischio, per l ampiezza della presentazione delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche della regione studiata e per l introduzione del tema, illustrato con speciali tavole, delle grandi frane del Passato che in Liguria hanno una primaria importanza e che costituiscono lezione per gli eventi probabili del futuro. Lo scrivente, in qualità di Responsabile della Linea Previsione e prevenzione di eventi franosi a grande rischio, entro cui il Progetto SCA viene svolto, è lieto di presentare questo volume, che mostra, ancora una volta, l efficacia della produttiva collaborazione fra Enti Territoriali e di ricerca nell ambito di Programmi di studio quali quelli del CNR GNDC. Prof. Paolo Canuti Responsabile della Linea 2 del GNDC - 7 -

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9 1 Premessa l Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi drogeologiche del Consiglio Nazionale delle Ricerche (G.N.D.C..) nell ambito delle sue quattro Linee di Ricerca e in particolare della Linea 2 Eventi franosi a grande rischio dette il via al Programma Speciale S.C.A.. Studio Centri Abitati nstabili. L unità Operativa 2.13 Pisa aderì a questa iniziativa per le aree di sua competenza, la Liguria e la Sardegna centrosettentrionale. lavori di rilevamento geomorfologico e gli studi sulla franosità applicata ai centri urbani sono ormai terminati e quindi c è la possibilità di rendere noti i risultati per un loro utilizzo da parte della comunità scientifica, degli Enti Locali e di tutti coloro che con quel grave problema devono confrontarsi. Dopo il 1 volume dedicato alla Provincia della Spezia, si è ora in grado di presentare il 2 che riguarda la Provincia di Genova, la più estesa della Liguria. Esso segue l impianto del volume precedente, salvo alcune semplificazioni negli Estratti delle Schede di rilevamento, ed è accompagnato da un cospicuo numero di carte a colori o in bianco e nero di centri effettivamente sottoposti al pericolo da frana e da un certo numero di casi da segnalare agli enti di competenza per una loro sorveglianza. Fig.1 - Ubicazione dell area di studio. Si ringraziano in primo luogo Marco Falcini e Franco Rapetti dell Università di Pisa per la stesura dell importante capitolo sui Lineamenti climatici e Giulio Masetti per lo studio dei centri abitati di Santo Stefano d Aveto e Ascona. Si ringraziano: la dott. Giovanna Gorziglia del Settore Politiche dell Assetto del Territorio della Regione Liguria, per il costante sostegno alla realizzazione dell opera, il dott. M. Lombardi, il dott. S. Oddone, il dott. A. Tomaselli della Provincia di Genova, per la disponibilità e la messa a disposizione dei dati in possesso dell ente locale, i Sindaci e i funzionari dei Comuni della Provincia e delle Comunità Montane per l ausilio sia tecnico che logistico che spesso ha molto facilitato il lavoro sul terreno. Si desidera, in particolare, ringraziare per le loro disponibilità nel mettere a disposizione materiale tecnico e cortesia per le preziose informazioni, indicazioni e i suggerimenti forniti: dott. E. Pesenti; dott. M. Trimboli della Società di Geotecnica e Geomeccanica (S.G.G.); dott. B. Piombo e geom. M. Vigo della Comunità Montana Alta Val Polcevera; geom. Alismo della Comunità Montana delle Valli Sturla e Orba; geom. M. Costa del Comune di Borzonasca; geom. L. Odano e Sig. L. Melandri del Comune di Tiglieto; dott. A. De Stefanis degli Studi Associati di Ricerche e Consulenze Geologiche geosarc; dott. E. De Stefanis, dott. D. Bottero e dott. F. Poggi della Regione Liguria; dott. P. Timossi della Comunità Montana Alta Valle Scrivia; dott. F. Olivari, Assessore del Comune di Camogli; geom. S. Piergallini della Comunità Montana Alta Val Trebbia; ing. A. Lucano del Comune di Busalla; dott. C. Baracco, libero professionista di Genova, il prof. S. Nosengo dell Università di Genova. Fruttuose discussioni sulla geologia della Provincia sono state fatte con il Prof. M. Marroni, il dott. L. Pandolfi ed il dott. A. Ellero dell Università di Pisa. Alla dott. L. Antompaoli, del Dipartimento di Scienze della Terra dell Università di Siena, si deve la redazione degli originali d autore delle carte geomorfologiche

10 2. ntroduzione l volume raccoglie gli studi eseguiti sui centri abitati instabili della Provincia di Genova, ossia una monografia più completa possibile di quei centri abitati di dimensioni superiori alle unità urbane, negli annali di statistica indicati come Nuclei Elementari, che sono stati coinvolti, subendo danni, da fenomeni di instabilità dei versanti. l problema di questi centri si è posto ufficialmente fin dagli inizi del secolo scorso, quando fu emanato un provvedimento legislativo, la Legge 445 del 9 Luglio 1908, nella quale è contenuto un elenco di abitati instabili da consolidare o abitati da trasferire e ricostruire in un altra sede a causa del loro dissesto idrogeologico. La legge riguardava le regioni Basilicata e Calabria, ma l elenco poteva essere ampliato ed esteso ad altre regioni, come poi è avvenuto, con decreti specifici sia dello Stato che degli Enti Locali. Così, tra gli altri, si sono avuti provvedimenti legislativi nel 1916, 1952, 1955 e E da rimarcare che con la Legge 2 Febbraio 1974 n. 64 sono stati meglio specificati gli interventi nei Comuni aventi centri abitati instabili inseriti nell elenco della legge del 1908, avendo individuato negli Uffici del Genio Civile e poi nelle Regioni i soggetti preposti a emettere pareri di compatibilità in merito agli strumenti urbanistici. nfatti, con il D.P.R. 15 Gennaio 1972, N.8 (Suppl. ord. G.U. 29 Gennaio 1972, n.26) si era avuto il Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di urbanistica e di viabilità, acquedotti e lavori pubblici di interesse regionale e dei relativi personali ed uffici ; in esso alla voce m) del comma 2 (giurisprudenza) sono indicate le opere di consolidamento e trasferimento degli abitati. Ai sensi della L. 445/1908 sono stati via via inseriti: 1) Comune di Borzonasca località Prato Sopralacroce, classificato con D.M. del 17 Agosto ) Comune di Camogli fraz. S. Rocco - Mortola, classificato con D.P.R. n del 24 Ottobre ) Comune di Lumarzo fraz. Pannesi, classificato con D.M. del 6 Giugno ) Comune di Rondanina fraz. Retezzo, deliberazione C.R. n. 71 del 23 Aprile ) Comune di S. Olcese fraz. Chiesa; fraz. Vicomorasso; fraz. Torrazza; deliberazione C.R. n. 58 del 20 Maggio ) Comune di S. Stefano d Aveto capoluogo, classificato con D.M. del 28 Gennaio 1956 l lavoro sul terreno e i contatti con gli enti locali hanno però mostrato, come già in Provincia della Spezia, che una cosa è l elenco dei centri ufficialmente dichiarati instabili attraverso vari decreti e una cosa è l effettiva situazione di stabilità. nfatti, con le nostre ricerche si sono via via aggiunti uno dopo l altro numerosi altri centri abitati meritevoli di attenzione e diversi sono poi stati acquisiti fra quelli sottoposti al pericolo da frana, altri sono stati inseriti tra quelli da non trascurare per i potenziali pericoli di dissesto che potrebbero interessarli, altri ancora anche fra quelli in precedenza indiziati sono stati riconosciuti non correre sostanziali pericoli. Sono stati così riconosciuti come instabili o potenzialmente instabili oltre 40 centri abitati, mentre altri vengono segnalati, come detto in precedenza, in quanto meritevoli di attenzione. Si veda in proposito la figura 2. Va sottolineato che in molti casi le Amministrazioni Locali hanno effettuato in un passato remoto o recente interventi di mitigazione del rischio, con azioni tendenti a diminuire il pericolo da frana per questo o quel centro e/o la loro vulnerabilità. Le varie schede riportano perciò gli interventi eseguiti. Gli studi che hanno permesso di redigere questo volume sono stati condotti con le abituali metodologie collaudate nel Programma Speciale S.C.A... Le ricerche d archivio attraverso la consultazione di varie fonti, scientifiche e non, scritte od orali presso le comunità abitanti i centri della Provincia e la collaborazione oltre che con la Regione e la Provincia di Genova con i singoli comuni hanno permesso di costruire una raccolta di dati di partenza già buona per iniziare gli studi specifici. l lavoro sistematico sul terreno ha poi permesso successive integrazioni fino alle ultime fasi della ricerca

11 CENTR ABTAT NSTABL F. Scrivia Tiglieto Acquabona Masone Costagiutta-Paveto soverde Borgo Ferrandi Paravanico M. Zuccaro 767 Pietrafraccia Bastia Migliarina Mignanego M. Crovo 755 EMLA-ROMAGNA T. Vobbia Orero Pedemonte Minceto Savignone Ponterosso Piccarello Vicomorasso Pino Soprano Torrazza Fontana Vallegina Montoggio Crocetta d Orero S. Olcese Chiesa Tullo Marsiglia S. Martino Moranego Sella Boasi Vallebuona Forca Pannesi Sussisa Lazzeruole Liteggia Retezzo Casabianca San Rocco-Mortola Rondanina Aveno Cassingheno M. Caucaso Craviasco 1250 Neirone Ognio M. Verzi 774 Garbarini Cassottana Garbarino Valle Canale Camposasco Rovegno Vicosoprano F. Trebbia T. Brevenna Vicomezzano Alpepiana Magnasco Costa Figara Bertigaro Temossi Campori S. Colombano Certenoli Ascona S. Stefano d Aveto T.Stura T.Orba Cerisola T. Aveto T. Laccio Prato-Sopracroce T.Cerusa Zolezzi Zanoni Vallepiana T.Bisagno T.Leiro T.Penna T.Sturla T.Lentro T.Polcevera T.Varenna M. Sciguello 1103 Rossiglione Bric Preburon 818 M. Reisa 1183 M. Colma 856 M. Delle Figne 1172 M. Antola 1597 M. Carmo 1640 M. Bosasca 1537 T.Sturla T.Recco T.Nervi Prato T.Lavagna T.Graveglia M. Rotten 1222 PEMONTE Cogoleto Campo Ligure Arenzano Voltri Mele Sestri Ponente Bric Rondinino 608 Ronco Scrivia Busalla Bolzaneto Genova M. Castellazzo 940 Casella Bavari Nenno M. Banca 928 M. Bastia 846 Arezzo Vobbia Bogliasco M. Cordona 802 M. Rinudo 1239 Sori M. Penso 1065 M. Duso 1451 Recco Camogli Torriglia M. Scietto 1150 M. Lavagnola 1118 M. Caravagli 627 M. Bocco 1092 M. Lasagna 756 Rapallo S. Margherita Ligure M. Zatta 1404 M. Penna 1741 Arzeno M. Bue 1777 M. Chiappozzo 1126 T.Bargonasco Portofino Passo della Rocca 1246 M. Pagliaro 1180 M. Ramaceto 1345 Chiavari Fontanigorda T.Ponsema M. Argentea 1086 M. Giallo 968 M. Pennone 801 M. Ottine 724 M. Pennello 995 M. Riondo 713 M. Posasso 1182 Carasco M. Cucco 1051 Lavagna M. Pezze 1732 Né M. Carpenardo 693 Sestri Levante M. Degli Abeti 1542 Borzonasca Rio Nergone Rio Lerca N M. Acuto 537 M. Bianco 972 Lemeglio M. Zenone 1053 M. Bastia 760 T.Petronio Missano Masso Mar Ligure 0 Studiati Segnalati Km Carpenara Le Cascine Camarza Crocefieschi Caselline F. Scrivia Fontane Libiola Campegli M. S.Nicolao 847 Fig.2 - La Provincia di Genova e i centri abitati instabili

12 La metodologia di lavoro sul terreno è stata quella di un accuratissimo rilevamento geomorfologico applicato all instabilità dei versanti eseguito con un meticoloso lavoro a grande scala, avente per base la Cartografia Tecnica Regionale con specifici ulteriori ingrandimenti di scala a seconda del caso. Per quanto riguarda la cinematica dei fenomeni gravitativi, la sua conoscenza si è basata soprattutto sul rilevamento sul terreno e contemporaneamente su un esame fotointerpretativo (anche la copertura aerea è stata garantita dalla Regione), confrontando i dati di tutti i voli disponibili e integrandolo con notizie storiche, a dire il vero piuttosto scarse. Quando possibile sono stati utilizzati dati geologico tecnici e il tutto inserito nel suo contesto geomorfologico strutturale. l compito in alcune vallate è stato facilitato dall esistenza di rilevamenti geologici recenti di qualità elevata. Un notevole peso ha assunto l osservazione sistematica sullo stato delle infrastrutture e degli edifici civili e religiosi e delle eventuali fratture visibili, spesso controllate anche un anno dopo, data la lunghezza del tempo dedicato a questo studio. dati ricavati sono confluiti in succinte monografie di ogni centro comprendenti: un estratto della scheda di rilevamento, con dati sintetici sulla localizzazione, consistenza dell abitato, ecc.; una sintesi delle conoscenze geologiche, geomorfologiche, dei fenomeni di instabilità e dei loro effetti, nonché delle eventuali opere di intervento effettuate; una carta geomorfologica di grande dettaglio a colori, redatta secondo una legenda standard che fa riferimento a quella elaborata dal Gruppo Nazionale Geografia Fisica e Geomorfologica e dal Servizio Geologico Nazionale, con una più precisa distinzione in uso presso la Regione Liguria. Alcuni centri sono stati inseriti in un contesto morfo-evolutivo più generale entro schemi geomorfologici (in bianco e in nero) della franosità ereditata. Nelle schede ogni centro è indicato con il proprio nome e accompagnato da un numero che corrisponde al codice STAT. 3 La Provincia di Genova La Provincia di Genova è la maggiore delle province liguri con i suoi 1824,13 km 2 di superficie ed è anche quella che, grazie alla presenza della conurbazione del Capoluogo regionale, ha la maggiore densità di popolazione distribuita in 67 Comuni. l territorio provinciale è soprattutto montuoso, con scarsi fondi vallivi pianeggianti e limitato a sud da una lunghissima costa rocciosa sul Mar Ligure, mentre a nord non ha veri confini naturali, ma determinati più spesso da motivi storici. La barriera montuosa è in realtà attenuata dalla presenza di bassi vallivi specialmente nel tratto centrale, cosicché attraverso di essi sono penetrate le grandi direttrici di traffico nord-sud che assieme a quella lungo la costa rappresentano gli assi portanti umani ed economici del territorio. Confina oltre che con la Provincie di Savona e della Spezia, con quelle di Asti e di Alessandria (Piemonte), di Pavia (Lombardia), di Piacenza e di Parma (Emilia Romagna) Lineamenti geologici La Provincia di Genova corrisponde ad un territorio di grandissimo interesse geologico. nfatti, in essa si trovano sia la terminazione meridionale della catena alpina sia la terminazione nord occidentale della catena appenninica. Per quanto riguarda l orogeno alpino, ad ovest di Genova è presente, sottoforma di varie unità tettoniche sovrapposte, il Gruppo di Voltri, composto esclusivamente da ofioliti e calcescisti di pertinenza alpina; lungo il bacino del Polcevera e dintorni in una strettissima fascia, nota come Zona Sestri-Voltaggio, affiorano Unità ofiolitifere e una Unità triassicoliassica essenzialmente dolomitica e calcarea, molto raddrizzata; a est di Genova affiorano le Unità tettoniche Liguri interne ed esterne di pertinenza appenninica e i terreni dell nsieme Subligure. Le Unità della Zona Sestri- Voltaggio poggiano sopra il gruppo di Voltri, ma a oriente sono ricoperte dalle Liguridi. Al di sopra, sia pure con limitati affioramenti in discordanza sulle varie unità tettoniche alpine ed appenniniche, giacciono i sedimenti del Bacino Terziario del Piemonte, che quindi salda le varie strutture piegate. Essi sono il prodotto della trasgressione marina iniziata nell Oligocene nferiore e legata all evoluzione tardiva degli orogeni. Sul versante marittimo stanno, con il medesimo significato, i Conglomerati di Portofino dell Oligocene, che a loro volta rappresentano i primi sedimenti clastici deposti sopra i flysch cretacei dopo il piegamento e una successiva fase erosiva. Lembi di Pliocene Medio marino sono localmente presenti a Genova, a pochi metri s.l.m., mentre mano a mano che ci si sposta verso occidente essi si trovano a quote sempre più alte; non vi sono invece affioramenti di Pliocene nella Liguria Orientale. l Quaternario è diffuso soprattutto nei fondi vallivi, nei litorali e sui versanti. nfine bisogna ricordare che nei pressi di Arenzano affiora sotto forma di un minuscolo isolato massiccio un complesso polimetamorfico di gneiss, anfiboliti e migmatiti con intrusi granitoidi di età ercinica. E considerato alloctono. Nella figura 3 viene presentato lo schema geologico-strutturale della Provincia di Genova. Nella lettura si tenga presente che per necessità di spazio alcune formazioni geologiche sono state raggruppate, come si nota nella relativa didascalia

13 Segni convenzionali Km contatto stratigrafico contatto stratigrafico incerto 15 sovrascorrimento principale sovrascorrimento di importanza minore 2 faglia faglia incerta a 32b c b c a a a 1 13b 32b a 13a N c M A R 26c d 26c LG U 28 26a R E 1 Fig. 3 - Schema geologico-strutturale della Provincia di Genova. Esso corrisponde alla Carta Geologica della Liguria, scala 1: , di S. Giammarino, G. Giglia, G. Capponi, L. Crispini, M. Piazza, LAC, Firenze Ad essa sono state apportate alcune modifiche riguardanti la nomenclatura, anche in seguito ad accorpamenti di formazioni, e inoltre sono state introdotte nell nsieme Ligure nterno le Unità Tettoniche Portello, Vermallo e Due Ponti, di recente riconosciute 26b 24 26c LEGENDA: 1.Depositi continentali e litorali: depositi alluvionali, alluvionali terrazzati, falde e coni detritici, coperture superficiali, depositi periglaciali; 2. Depositi tardo e post-orogeni del Bacino Terziario del Piemonte: Conglomerati di Savignone, Formazione di Molare, Conglomerati di Portofino; 3-6.Gruppo di Voltri (Unità Voltri Rossiglione, Unità Beigua, Unità Erro Tobbio): Calcescisti del Turchino, quarzoscisti e quarziti (3); Anfiboliti eclogitiche di Vara (4); Serpentinoscisti, serpentiniti, metagabbri, prasiniti (5); Lherzoliti, harzburgiti, duniti (6); 7-8. Unità Monte Gazzo soverde: Formazioni di Torbi, Lencisa e Gallaneto (7); Dolomia di Monte Gazzo (8); Unità Cravasco Voltaggio: Filladi con calcari cristallini, Calcari e Diaspri (9); Serpentiniti, metagabbri, metabasalti (10); Unità di Monte Figogna: Argille del Passo della Bocchetta(11); Calcareniti e diaspri (12); Metabasalti, metagabbri, serpentiniti (13 a, b) nsieme Ligure nterno: 14. Unità Valpolcevera: Torbiditi del Flysch di Busalla; Unità di Monte Antola: Torbiditi del Flysch Antola (15); Argilliti di Montoggio (16); 17. Unità Portello: Formazione di M. Lavagnola, Formazione di Ronco e Argille a Palombini; 18. Unità Vermallo: Formazione di Cassingheno; 19. Unità Due Ponti: Formazione di Canale; Unità del Monte Gottero: Argilliti di Giaiette (20); Arenarie del Monte Gottero (21); Gruppo degli Scisti della Val Lavagna (22); Argille a Palombini (23); Unità del Bracco Val Graveglia: Argille a Palombini (24); Calcari a Calpionelle e diaspri (25); Basalti (Diabasi Auct.), complesso gabbrico, ultramafiti e brecce ofiolitiche (26 a, b, c, d); Unità di Colli Tavarone: Formazione di Colli Tavarone (27); Gruppo degli Scisti della Val Lavagna (28); Argille a Palombini (29) nsieme Ligure Esterno: Unità di Ottone S. Stefano: Torbiditi del Flysch di Ottone e del Flysch di M. Orocco (30); Argilliti a blocchi di Monte Veri (31); Complesso di Casanova e brecce di S. Maria (32 a, b); Ofioliti (33) nsieme Subligure: Unità di Canetolo: Arenarie della Val d Aveto (34); Argille e calcari e Flysch di Vico (35); Unità Monte Penice (36)

14 Qui di seguito si dà un quadro delle Unità tettoniche e una succinta descrizione delle formazioni ad esse appartenenti. Oltre che alle conoscenze personali si è fatto riferimento alla letteratura più aggiornata, privilegiando nelle denominazioni, quando controverse, e nella collocazione geometrica quanto riportato nella categoria ufficiale CARG. n mancanza di questa si è fatto ricorso appunto alla letteratura, con ovvie verifiche sul terreno. Neoautoctono e Bacino Terziario del Piemonte Conglomerati di Savignone (CGS): bancate più o meno massicce di paraconglomerati ben cementati, ricchi di matrice sabbioso-ciottolosa con intercalazioni di corpi conglomeratici o sabbioso-pelitici lenticolari. Clasti eterometrici e poligenici. Ambienti di conoide. Età: Oligocene. (1) Formazione di Molare (FMO): conglomerati e brecce con elementi di grandezza variabile, spesso superiore a 10 cm, anche di qualche m 3, costituiti soprattutto da serpentiniti, prasiniti e calcescisti. Si alternano anche arenarie, marne e siltiti, brecce monogeniche di calcari dolomitici triassici, calcari corallini, ligniti in lenti. Età: Oligocene. Conglomerati di Portofino (CGP): ciottoli di taglia da piccola a media immersi in una matrice sabbiosa. Essi sono prevalentemente di natura sedimentaria (elementi del Flysch ad Elmintoidi e suo complesso di base), ma non mancano esemplari di rocce magmatiche. Età: Oligocene. Gruppo di Voltri e Zona Sestri-Voltaggio Sebbene il cosidetto Gruppo di Voltri sia suddivisibile in più unità sovrapposte, si ritiene che i loro componenti facessero parte di un unica serie stratigrafica, con alla base serpentinoscisti con lenti di eclogiti e ammassi di gabbri eclogitici e al di sopra una successione con basalti-prasiniti, quarzoscisti manganesiferi e scisti silicei, calcari picchiettati, filladi e calcescisti. Mentre le serpentiniti sono derivate dalle peridotiti del mantello, i gabbri dalle relative sequenze intrusive e i basalti dagli omologhi magmi oceanici, le formazioni sovrastanti sono a loro volta simili od equivalenti allo strato sedimentario della crosta oceanica. Dovrebbero avere età Giurassica medio-superiore. Per semplificare, le varie unità possono essere raggruppate come segue: a) Unità Erro-Tobbio (ΩET): costituita da lherzoliti, con subordinate harzburgiti più o meno serpentinizzate e duniti, con caratteri metamorfici simili a quelli del Gruppo di Voltri. b) Unità con dominanza di calcescisti, quarzoscisti e quarziti; metabasiti, metagabbri e serpentiniti (U. Alpicella, U. Ortiglieto, U. Palmaro-Caffarella, U.Voltri Rossiglione) (CCT). c) Unità costituite da serpentinoscisti, serpentiniti antigoritiche, metagabbri eclogitici e prasiniti, talvolta con qualche lembo della copertura di calcescisti e quarzoscisti (U. Beigua, U. Ponzema, U. S. Luca-Colma) (Ω). A occidente del Gruppo di Voltri affiora l Unità di Montenotte, a sua volta costituita da serpentiniti, gabbri, basalti, brecce ofiolitiche, scisti silicei, marmi, calcarei micacei e filladi. La zona Sestri-Voltaggio, già considerata limite geologico tra Appennino e Alpi oppure come una struttura a faglie trascorrenti, è costituita da tre Unità tettoniche sovrapposte con una distribuzione allungata da Nord a Sud, che emergono ad oriente sotto il Flysch dell Antola, ma poggiano a ovest sulle Unità ofiolitiche del Gruppo di Voltri. l piano di sovrascorrimento tettonico è stato però raddrizzato fino alla verticale. Le Unità sono: a) M. Gazzo-soverde b) Cravasco-Voltaggio c) M. Figogna. E considerata di pertinenza piemontese. Unità Monte Gazzo - soverde Formazione di Torbi (TOR): argilloscisti neri con livelli di calcareniti e di calcari di ambiente emipelagico in straterelli. Età: Giurassico Medio-Superiore. Calcari di Lencisa (CLE): al di sopra di livelli di brecce, una potente sequenza di calcari scuri in banchi anche plurimetrici, con spalmature di ossidi di ferro. Verso l alto si ha un arricchimento in argilla e compaiono calcareniti. Età: Lias nferiore-medio. Calcari di Gallaneto (CGA): calcari grigio-azzurri in strati sottili alternati sottilmente a marne e argilliti nerastre in cicli ripetuti. Verso l alto sono presenti livelli erosivi. Età: Trias Superiore (Retico). Dolomia di M. Gazzo (DMG): dolomie grigie in banchi metrici, con sottili intercalazioni di marne giallastre, criptocristallini e saccaroidi. Verso l alto compaiono filoni sedimentari di argille e brecce intraclastiche. Età: Trias Superiore (Carnico-Norico). Verso l alto compaiono brecce evaporitiche e carniole discontinue e di spessore variabile, con detriti e cavità riempite di terra rossa di tipo bauxitico (Norico? Retico?). (1) - Le sigle tra parentesi corrispondono a quelle della legenda geologica

15 Unità Cravasco - Voltaggio E considerato un lembo sradicato dell Unità di Montenotte, per i simili caratteri stratigrafici e metamorfici. Filladi ad intercalazioni di calcari cristallini (MCC): filladi e metapeliti nerastre con bande millimetriche di quarzo cristallino con intercalazioni di calcari cristallini tipo palombini. Età: Cretaceo nferiore. Calcari di Voltaggio (CAV): calcari grigi talora bianchi, cristallini, quarzo-micacei. Verso l alto compaiono livelli di scisti e filladi. Età: Cretaceo nferiore. Diaspri (DA): scisti silicei ricchi in ematite, con livelli di radiolariti o ftaniti, talora livelletti di metaareniti ofiolitiche. Età: Giurassico Superiore. Metabasalti (Ω): caratteristica facies a cuscini, talvolta metabasiti scistose, metarodingiti a tessitura blasto-ofitica. Età: Giurassico Superiore. Metagabbri (Ω): talora a tessitura gneissica. Sono presenti filoni basaltici e talora brecce gabbriche. Età: Giurassico Medio-Superiore. Serpentiniti (Ω): per lo più cataclastiche talora con relitti di lherzolite. Età: Giurassico Medio-Superiore. Unità Monte Figogna Argille a palombini del Passo della Bocchetta (APA): Metargilliti con strati discontinui di calcari micritici, calcari arenacei e marne (Cretaceo Superiore?). Secondo alcuni autori, la formazione passa gradualmente a delle emipelagiti argilloso-scistose con intercalazioni di arenarie quarzose in strati sottili (Argilliti di Montanesi). Queste ultime a loro volta passano a delle torbiditi siltosoarenacee medio-fini (Formazione di Mignanego Auctt.) (Flysch di Busalla). Alcuni autori ritengono che l Unità Monte Figogna possa avere la sua copertura con il Flysch di Busalla; lavori recentissimi hanno collocato invece questo Flysch fra le Liguridi interne. Calcareniti (CAL): grigie o biancastre, in strati sottili e regolari, con indizi di gradazione, in strati di modesto spessore. Corrispondono ai Calcari di Erselli. Età: Cretaceo nferiore-medio. Diaspri (DA): scisti silicei, ftaniti, raramente radiolaritici, rossi talvolta verdastri, spessori sempre modesti. Età: Giurassico Superiore. Metabasalti (Ω): basalti spilitici a cuscini, ialoclastiti, filoni basaltici, spesso porfirici molto spessi, brecce basaltiche. Età: Giurassico Superiore. Metagabbri (Ω): talora con tessitura primaria conservata. Età: Giurassico Medio-Superiore. Serpentiniti (Ω): presentano frequentemente relitti di lherzoliti e harzburgiti. Talora vi sono filoni basaltici e anche dioritici. Possono trovarsi brecce serpentinitiche a cemento calcitico (oficalci). Età: Giurassico Medio-Superiore. Unità Appenniniche nsieme Ligure nterno Si distinguono varie unità tettoniche, la cui posizione dall alto verso il basso è : a) Unità Valpolcevera (Flysch di Busalla), b) Unità Monte Antola; c) Unità Portello, d) Unità Vermallo, e) Unità Due Ponti, f) Unità M. Gottero, g) Unità Bracco-Val Graveglia, h) Unità Colli-Tavarone. La principale caratteristica, già accennata, è quella della loro origine oceanica, dimostrata dalla posizione, non modificata successivamente, delle grandi masse di ofioliti sotto la copertura sedimentaria. Unità Monte Antola Formazione di M. Antola (FAN): sequenze di strati da medi e molto potenti di torbiditi carbonatiche caratterizzate da alternanze ritmiche di calcareniti, calcari marnosi, marne, marne calcaree. Gli intervalli intertorbiditici sono costituiti da sottili strati di argilliti emipelagiche. Età: Campaniano Superiore Maastrichtiano. Argilliti di Montoggio (AMG): emipelagiti argillose di colore verde, grigio e rosso con rare intercalazioni di torbiditi pelitico-arenacee e subordinatamente di strati medi e fini di areniti da medie a fini. Età: Santoniano Campaniano nferiore

16 Unità Valpolcevera Flysch di Busalla (FBU): Torbiditi pelitico-arenacee costituite da argilliti scure e siltiti; torbiditi calcaree, sostituite da calcareniti, marne, marne calcaree e argilliti (Cenomaniano-Campaniano). Unità Portello Formazione di M. Lavagnola (MLV): torbiditi silico-clastiche in strati sottili, argilliti grigio scure, generalmente caratterizzate da assenza di strutture sedimentarie: Età: Paleocene. Formazione di Ronco (ROC): Metapeliti scistose scure con livelli di scisti calcarei e banchi calcarei detritici di tipo torbiditico. Età: Campaniano nferiore-medio. Alcuni autori considerano questa formazione il Membro superiore del Flysch di Busalla che per i caratteri risulta assimilabile agli Scisti della Val Lavagna appenninici. Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcareo-marnose in strati medi, costituite da calcilutiti silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l alto della formazione compaiono marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Santoniano-Campaniano basale. Unità Vermallo Formazione di Cassingheno (CAS): torbiditi silico-clastiche con pebbly sandstones e blocchi franati in genere dalla copertura sedimentaria della sequenza ofiolitica e dalla stessa principalmente riferibili alla formazione delle Argille a palombini; slumping e bioturbazioni. Età: Paleocene?. Unità Due Ponti Formazione di Canale (CAN): alternanze ritmiche di strati da sottili a plurimetrici di litoareniti con clasti prevalenti e peliti argillose e, meno presenti, da areniti ibride con peliti calcareo-marnose. Nella parte alta intercalazioni di pebbly-mudstone. Età: Santoniano sommitale-campaniano. Unità Monte Gottero Argilliti di Giaiette (AGT): argilliti varicolori e, in netto subordine, calcareniti, siltiti e quarzoareniti in strati medi e sottili, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistostromi derivati dal disfacimento di una successione sedimentaria a basamento ofiolitico. Età: Paleocene p.p.. La formazione si pone in discordanza stratigrafica sulle Arenarie del Gottero. Arenarie del M. Gottero (FMG): torbiditi arenaceo-pelitiche costituite da arenarie quarzoso-feldspatiche (grovacche feldspatiche), argilliti e siltiti in strati medi e spessi; sono frequenti strati arenacei amalgamati e intercalazioni lenticolari di argilliti varicolori, argilliti marnose e marne. Età: Maastrichtiano superiore Paleocene p.p.. Gruppo degli Scisti della Val Lavagna Scisti zonati (SZO): siltiti, areniti fini, argilliti e marne in strati gradati sottili e medi. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo con depositi da colata di detrito. Età: Campaniano superiore Maastrichtiano inferiore. Ardesie di Monte Verzi (AMV): marne, marne calcaree e calcari marnosi in strati gradati da medi a molto spessi, generalmente con base arenitica fine a composizione ibrida, con intercalazione di peliti non carbonatiche in strati molto sottili. Subordinatamente sono presenti areniti a composizione arkosica alternate a peliti in strati gradati di spessore da medio a sottile. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano. Scisti manganesiferi (SMG): argilliti scure manganesifere, siltiti ed areniti fini in strati gradati medi e spessi. Verso l alto intercalazioni di areniti medie e grossolane a composizione subarkosica e peliti in strati gradati medi. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano nferiore. Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcareo-marnose in strati medi, costituite da calcilutiti silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l alto della formazione compaiono marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Aptiano-Campaniano basale. Unità Bracco - Val Graveglia Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcareo-marnose in strati medi, costituite da calcilutiti silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l alto della formazione compaiono marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Aptiano-Campaniano basale

17 Calcari a Calpionelle (CCA): alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi e spessi separati da strati molto sottili di emipelagiti argillitiche. Le torbiditi calcaree sono costituite da calcilutiti talvolta con base calcarenitica. Sono inoltre presenti marne e marne calcaree in strati medi e spessi. Età: Berriasiano-Santoniano. Diaspri (DA): alternanza regolare di radiolariti e subordinate ftaniti in strati medi e sottili; alla base della formazione sono presenti intercalazioni di siltiti ed arenarie ofiolitiche in strati medi e sottili. Età: Calloviano Medio-Superiore - Titoniano. Basalti (Diabasi Auct.) (Ω): rocce a struttura granulare da media a fine, di colore scuro per lo più verdastro, con microstruttura ofitica, spesso si trovano con giacitura a pillows, talvolta brecciati. La formazione è attribuibile al Giurassico Superiore. Complesso gabbrico (Ω): Mg gabbri (troctoliti, gabbronoriti e olivingabbri), generalmente con strutture isotropa, spesso pegmatoide. Sono presenti shear zones con struttura gneissica occhiadina e filoni basaltici. l complesso è attribuibile al Giurassico Medio-Superiore. Ultramafiti (Ω): lherzoliti e, in netto subordine, harzburgiti, duniti e pirosseniti con strutture tettoniche e protogranulari. Le ultramafiti sono parzialmente o totalmente serpentinizzate. Presenti filoni basaltici. l contatto con la copertura sedimentaria è talvolta marcato da livelli metrici di oficalciti (Breccia di Levanto); allineamenti di ultramafiti serpentinizzate sono spesso localizzati lungo i contatti tettonici principali e le faglie. Le ultramafiti sono attribuibili al Giurassico Medio-Superiore. Unità Colli - Tavarone Formazione di Colli-Tavarone (CLT): comprende argilliti varicolori e in netto subordine, calcareniti, siltiti e quarzoareniti in strati medi e sottili, con intercalazioni lenticolari di brecce e di numerosi olistoliti e olistostromi provenienti dal disfacimento di una successione sedimentaria a basamento ofiolitico. Età: Paleocene p.p.. Gruppo degli Scisti della Val Lavagna Scisti manganesiferi (SMG): argilliti scure manganesifere, siltiti ed areniti fini in strati gradati medi e spessi. Verso l alto intercalazioni di areniti medie e grossolane a composizione subarkosica e peliti in strati gradati medi. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano nferiore. Ardesie di Monte Verzi (AMV): marne, marne calcaree e calcari marnosi in strati gradati da medi a molto spessi, generalmente con base arenitica fine a composizione ibrida, con intercalazione di peliti non carbonatiche in strati molto sottili. Subordinatamente sono presenti areniti a composizione arkosica alternate a peliti in strati gradati di spessore da medio a sottile. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo. Età: Campaniano. Scisti zonati (SZO): siltiti, areniti fini, argilliti e marne in strati gradati sottili e medi. Torbiditi ed emipelagiti di ambiente marino profondo con depositi da colata di detrito. Età: Campaniano Superiore Maastrichtiano nferiore. Argille a palombini (APA): alternanza regolare di torbiditi calcaree in strati medi, costituite da calcilutiti silicee talvolta con base calcarenitica e di emipelagiti in strati medi e spessi. Verso l alto della formazione compaiono marne e marne calcaree in strati medi e spessi e quarzoareniti in strati sottili e medi. Età: Aptiano-Campaniano basale. Alla base possono trovarsi ofioliti. nsieme Subligure Si tratta di Unità molto composite che sostanzialmente si trovano sopra la Falda Toscana,anche se suoi frammenti sono intercalati alle torbiditi del macigno sotto forma di olistostromi. Si può interpretare come l espressione dei corpi alloctoni, temporalmente i primi, originati dalla migrazione verso est di un avanfossa prossima al bordo interno del bacino del Macigno Toscano. Unità Canetolo Flysch di Vico (FV): torbiditi calcareo marnose in strati da medi a spessi con banchi di areniti fini; sono presenti peliti emipelagiche grigioverdi e nere. Età: Eocene nferiore-medio. Argille e calcari (ACC): argilliti scure, fissili, con intercalazioni di strati calcarei e spezzoni di bancate calcareo marnose e calcareniti bioclastiche; i calcari ed i calcari-marnosi con patina di alterazione ocracea sono compatti e a grana finissima con frattura concoide, hanno uno spessore variabile da pochi cm a circa 50 cm e sono notevolmente deformati e spesso boudinati : il tutto è assai tettonizzato. Età: Paleocene (?) Eocene Medio

18 Unità Monte Penice Flysch di Monte Penice (FMP): Torbiditi carbonatiche costituite da calcari marnosi e marne. Età: Paleocene Superiore Oligocene. Unità Val d Aveto Arenarie della Val d Aveto (FAV): arenarie torbiditiche di color verdastro a composizione silicoclastica in strati spessi e molto spessi; conglomerati in strati spessi con clasti arrotondati di rocce metamorfiche e magmatiche, in subordine sedimentarie. E presente l importante componente detritica andesitica di serie calcalcalina di margine continentale. La base è data da strati medi e spessi di argilliti rosso-verde con intercalazioni di torbiditi arenaceopelitiche. Età: Oligocene nferiore. La formazione è equivalente alle Arenarie di Petrignacola (APE). nsieme Ligure Esterno E costituito da varie unità tettoniche variamente disposte, ma in generale sono presenti delle grandi falde di Flysch ad Elmintoidi a dominante calcarea, che lungo superfici di scollamento sovrastano i Complessi di base, prevalentemente argillosi e con olistoliti ofiolitici. Le unità di M. Orocco e di Ottone hanno complessi di base ad affinità oceanica. Unità Ottone S. Stefano Flysch di Ottone (FOT): torbiditi calcareo marnose grigio scure a base arenitica, in strati da medi a molto spessi e banchi. ntercalazioni di torbiditi arenaceo pelitiche in strati medi sottili. Talora alla base sono presenti brecce poligeniche ad ofioliti. Età: Campaniano (cfr. Marne di Sopralacroce). Argilliti a blocchi di M. Veri (AMV): brecce costituite da frammenti di strato appartenenti alla formazione delle Argille a palombini in matrice argillitica. Sono presenti masse non dissociate di Argille a palombini, olistoliti di brecce ofiolitiche, di ofioliti e della relativa copertura sedimentaria. Si trovano anche intercalazioni di brecce monogeniche, a supporto di matrice, costituite da clasti angolari e subangolari di calcari riferibili alla formazione delle Argille a palombini in matrice argillitica. Le Argilliti a blocchi di M. Veri sono presenti come intercalazioni all interno del Flysch ad Elmintoidi. Età: Campaniano Medio-Superiore. Complesso di Casanova (CCN): è costituito da più litotipi fondamentalmente brecce monogeniche e poligeniche e arenarie grossolane. Nella porzione inferiore del complesso sono presenti scaglie ofiolitiche. Le brecce (Brecce di S. Maria) sono monogeniche e poligeniche a supporto di matrice pelitica, costituite da clasti angolari e subangolari di calcari e calcareniti riferibili alla formazione delle Argille a palombini; sono presenti olistoliti di brecce ofiolitiche. Le arenarie (Arenarie di Casanova) comprendono sequenze torbiditiche formate in prevalenza da arenarie ofiolitiche a grana media o arenarie quarzoso-micacee fini con subordinate argilliti e argilliti siltose. Sono presenti bancate calcareo marnose in strati spessi e molto spessi. Età: Campaniano. Ofioliti (Ω): ultramafiti serpentinizzate, gabbri, granitoidi, basalti, sotto forma di olistoliti di dimensioni da decametriche a chilometriche. Unità Monte Orocco Flysch di M. Orocco (FOR): torbiditi calcareo marnose grigio scure a base arenitica, in strati da medi a molto spessi e banchi. ntercalazioni di torbiditi arenaceo pelitiche in strati medi sottili. Età: Campaniano Maastrichtiano Evoluzione paleogeografica e tettonica Sulla base dei dati di superficie, Appennini e Alpi sono state considerate due catene orogeniche distinte, che si giustappongono nei pressi della Zona Sestri-Voltaggio. Questa sarebbe, secondo l interpretazione più classica il limite fra esse, anche se un altra interpretazione la considera un importante linea trascorrente. n effetti la Zona Sestri- Voltaggio è il limite delle associazioni metamorfiche alpine di alta pressione e bassa temperatura verso oriente, poiché le formazioni appenniniche raggruppate nelle falde di ricoprimento Liguridi sono caratterizzate da assenza di metamorfismo alpino. Le formazioni a ovest della linea sono in sostanza le terminazioni meridionali delle Alpi, delle quali hanno i caratteri strutturali, tra cui la vergenza dovuta alla deformazione paleogenica. Le formazioni ad est della linea hanno acquisito vergenze orientali dopo le fasi deformative neogeniche, che si sono sovrapposte alle precedenti verso ovest di tipo ed età alpina (Paleocene-Eocene). Suturata dai sedimenti del Bacino Terziario del Piemonte, è pensabile che la struttura apparentemente bidimensionale

19 delle catene sia risolvibile a scala crostale. dati geofisici uniti agli altri di superficie conducono tuttavia a considerare domini distinti il complesso alpino, il complesso appenninico e il complesso padano. Essi sono separati da discontinuità crostali che si ritengono attive fin dall Oligocene, lungo le quali sono avvenuti prima lo scorrimento del basamento alpino sulle Liguridi e poi di questo insieme sulla crosta insubrica. Secondo R. Polino (1994) dunque il limite Alpi-Appennino è il frutto di un evoluzione spaziale di quelle superfici di discontinuità che si sono evolute e posizionate nel tempo nell ambito di un unico sistema orogenico. Per quanto riguarda la parte occidentale della Provincia di Genova, dominata dalle ofioliti, essa è il frutto di quella parte dell orogeno alpino derivato dall evoluzione dell oceano ligure-piemontese, un classico bacino posto fra i continenti europeo e africano, ove i sedimenti si deposero sopra lo strato basaltico. domini europei (delfinese ecc.) non sono sostanzialmente presenti così come non si rinvengono lembi insubrici. materiali oceanici sopravvissuti alla subduzione durante l avvicinamento e la collisione dei due continenti nonché quelli continentali più vicini sono stati deformati in più fasi fra 90 e 40 milioni di anni fa dando origine ad una megastruttura a falde di ricoprimento traslate ad ovest verso l avampaese europeo. Ogni falda o Unità tettonica possiede una propria serie stratigrafica con relativa età e una propria posizione geometrica nell edificio alpino. Le Unità ofiolitifere hanno sempre forte impronta metamorfica, anche se variabile da una all altra. L età delle ofioliti si deduce sulla base dei terreni sedimentari che li ricoprono direttamente, laddove presenti (diaspri, calcari, ecc.), che sono di età compresa fra il Giurassico Superiore e il Cretaceo nferiore. Si può quindi ritenere che l apertura del bacino oceanico ligure-piemontese si collochi nel Giurassico Medio. La progressiva scomparsa delle ofioliti è dovuta all instaurarsi di piani di subduzione immergenti verso l nsubria in tempi via via più recenti. Va ricordato che si pensa che proprio dall oceano ligure-piemontese provengano anche la maggior parte delle falde di ricoprimento formate dai flysch ad Elmintoidi cretaceo superiori-terziari, con i loro complessi di base. Flysch ad Elmintoidi si trovano nella Liguria occidentale, ma le formazioni appenniniche sono a loro volta tutte sormontate dall Unità del Flysch del M. Antola, che occupa vaste estensioni a est di Genova e che è stata sicuramente deformata e strutturata in età alpina in quanto ricoperta dai depositi del Bacino Terziario Piemontese. Oltre l Antola, l Appennino Settentrionale presenta altre montagne costituite da flysch ad Elmintoidi, spesso caratterizzati da morbide pieghe, anche plurichilometriche. Ciò significa che per la chiusura del bacino ligure-piemontese, i flysch ad Elmintoidi sono andati a costituire assieme ad altri litotipi le Liguridi, che sono state traslate verso Est e coinvolte nella genesi della catena appenninica. Si danno qui informazioni più dettagliate sulla paleogeografia e la tettonica dell Appennino, considerato che le sue formazioni occupano la maggior parte della Provincia di Genova. Si danno anche alcune informazioni sui legami con il dominio toscano, anche se qui non affiorante, indispensabile per la comprensione dell evoluzione e della posizione delle Liguridi. La genesi della catena appenninica è connessa all evoluzione paleogeografica (apertura e successiva chiusura) della Tetide. Momenti importanti sono stati, nel Trias superiore, una forte subsidenza del margine continentale africano con la formazione di sedimenti dolomitico-evaporitici e nel Lias la costruzione di una piattaforma carbonatica che ebbe fine nel Sinemuriano con una sua sommersione e fratturazione. Successivamente si ebbe lo sviluppo di facies calcaree pelagiche e poi per un aumento della profondità, nel Dogger-Malm, di facies silico-radiolaritiche. E questo il segnale dell apertura oceanica che ha causato la nascita del bacino Ligure-Piemontese, che ha permesso così la sedimentazione di Diaspri e di Calcari a Calpionelle anche sul margine continentale africano (Placca Apula o Adria). Nel Cretaceo-Eocene si depositarono uniformemente sul dominio Toscano le marne pelagiche della Scaglia Rossa. Nell Oligocene Medio(?)- Superiore si ha infine la sedimentazione delle torbiditi arenacee del Macigno, il flysch che chiude la serie Toscana probabilmente nel Miocene nferiore. primi corpi geologici dell evoluzione dell oceano Ligure-Piemontese, le ofioliti, sono presenti in masse colossali nelle Liguridi nterne (per es. Unità Bracco-Val Graveglia) come nuclei di pieghe coricate e provviste della loro copertura sedimentaria (Diaspri e Calcari a Calpionelle, Argille a palombini). Con il Campaniano Superiore-Maastrichtiano compaiono le potenti torbiditi arenacee degli scisti della Val Lavagna e del Gottero, che si concludono con le argilliti varicolori nel Paleocene. Per le Liguridi Esterne, che sono completamente scollate dal loro substrato, la storia sedimentaria è ricostruibile solo con l Albiano e Campaniano inferiore con i complessi di base argillosi, ma ricchi di materiali detritici ofiolitici e sedimentari. L elemento più vistoso sono le intercalazioni di masse ofiolitiche, anche grandi, segno dell instabilità dei vicini rilievi oceanici di natura ofiolitica (Ruga del Bracco). Con il Campaniano-Paleocene si ha la diffusione delle torbiditi a dominante calcarea dei Flysch ad Elmintoidi. Verso l Emilia la sedimentazione continua fino all Eocene ed oggi i Flysch ad Elmintoidi scollati sono fra loro indipendenti e costituiscono varie unità tettoniche. La storia evolutiva dell Appennino settentrionale si attua con una serie complessa di fasi tettogeniche che si possono sintetizzare in due principali. La prima deformazione corrisponde all insieme delle fasi liguri, così dette in quanto si sono espresse nel dominio interno, con una fase di raccorciamento, formazione di pieghe isoclinali e sovrapposizione di falde, seguita da una seconda ulteriore compressione e ripiegamento dei contatti tettonici e poi da una terza con formazione di retrocarreggiamenti. Le fasi liguri si sono verificate prima della sedimentazione del Bacino Terziario del Piemonte, la potente serie terrigena trasgressiva delle Langhe, dell Alto Monferrato e della zona Lemme-Staffora dell Oligocene

20 La seconda deformazione corrisponde alle cosiddette fasi toscane, che comportano, nella strutturazione del margine apulo, la sovrapposizione delle Liguridi già deformate sulle unità Sub-Liguri, che si sovrappongono a loro volta a quelle toscane. La deformazione termina in Toscana nel Tortoniano superiore com una diversa fase, la deposizione dei sedimenti trasgressivi del cosiddetto Neoautoctono. Questa sedimentazione è stata possibile poiché alle fasi tettogeniche si sono succedute alcune fasi tardo-postorogeniche, che si sono manifestate in regime estensionale con la genesi di fratture normali associate e tali da compartimentare la regione appenninica in alti e bassi morfologici. Definite le grandi architetture, gli edifici montuosi hanno continuato a sollevarsi dando perciò il via alle fasi neotettoniche che, tra l altro, hanno permesso la forte erosione subaerea che è andata a produrre i materiali che si ritrovano in gran parte nei depositi tardo-orogeni posti alla periferia. nfatti i sedimenti del Bacino Terziario del Piemonte e gli altri padani, nonché gli affioramenti sul versante marittimo dimostrano che il mare paleogenico ha invaso solo parzialmente la periferia e le insenature delle masse montuose in sollevamento in seguito alle trasgressioni e regressioni marine terziarie e quaternarie. l sollevamento è continuato fino ad oggi, con rilevanti condizionamenti dell equilibrio statico delle masse rocciose e dei versanti. 3.3 Lineamenti climatici caratteri climatici del territorio provinciale sono determinati dagli andamenti stagionali della circolazione atmosferica generale e locale, dalla configurazione orografica del territorio, completamente collinare e montuosa, e dall ampio e profondo contatto con il mare. rilievi presenti nella Provincia hanno altitudini, dimensioni e orientamenti tali da influire in modo determinante sui caratteri climatici dell area, interponendosi come una barriera sia ai venti tiepidi e umidi provenienti dai quadranti meridionali, sia a quelli freddi settentrionali. Tali condizioni determinano una elevata pericolosità pluviometrica, che si traduce, in conseguenza della vulnerabilità di alcune parti del territorio, specialmente di quelle che si insinuano lungo le aste terminali dei torrenti, in un rischio idrogeologico di forte intensità, presente del resto lungo tutta la fascia costiera ligure e della Toscana settentrionale, fino al Massiccio Apuano. Nel semestre freddo lo stato dell atmosfera è dominato dall attività delle perturbazioni atlantiche, le quali, nel loro moto di traslazione verso levante, attraversano la regione, potenziate dalle ciclogenesi sottovento alle Alpi che si generano sul Golfo di Genova, con intensità più elevate nei mesi invernali. n tale periodo si verificano condizioni di tempo generalmente perturbato, accompagnate da abbondanti precipitazioni, in alcune circostanze di elevata intensità. Nei mesi estivi l azione di schermo esercitata sulle perturbazioni occidentali dagli anticicloni delle Azzorre e del Sahara, e l attenuazione della ciclogenesi sul Golfo di Genova, determinano invece condizioni atmosferiche stabili, accompagnate da cielo soleggiato, temperature elevate e lunghi periodi di siccità meteorologica. L analisi climatica, che si riferisce al trentennio , è stata condotta sulla base dei dati rilevati nelle stazioni termopluviometriche di Genova Università (21m l.m.m.), Mignanego (250 m l.m.m.), soverde (270 m l.m.m.), M. te Cappellino (600 m l.m.m.), Scoffera (678 m l.m.m.), mentre per l elaborazione della carta delle isoiete sono stati utilizzati tutti i dati pluviometrici disponibili. nsolazione e radiazione solare. Le stazioni eliografiche che presentano un adeguato numero di anni di osservazioni sono quelle di Genova e di Chiavari del Servizio Meteorologico dell Aeronautica Militare (tab. 1). Tabella 1 Soleggiamento effettivo (ore) (F) e relativo (F%); radiazione solare (G) e relativa (G%) (Ly/giorno). Stazione G F M A M G L A S O N D Anno F Genova F% G G% Chiavari F F% Nelle due stazioni l insolazione annua è stata di 2218 ore a Genova e di 2194 ore a Chiavari, con i valori più elevati verificatisi in Luglio e in Agosto. Le modeste differenze riscontrate tra le due località sono probabilmente da mettere in relazione alla maggiore nuvolosità orografica di Chiavari, che si trova sopravvento a rilievi di notevole altitudine, come il M. te Ramaceto (1345 m l.m.m.) e il M. te Zatta (1404 m l.m.m.), distanti una quindicina di chilometri dalla costa

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