TESTO di APPROFONDIMENTO

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1 TESTO di APPROFONDIMENTO Metodo Manenti: un processo produttivo per un'agricoltura ecocompatibile. Coltivazione senza alcun utilizzo di fertilizzanti attraverso la micorrizazione spontanea delle piante coltivate. Breve descrizione del progetto In un panorama nazionale e internazionale sempre più attento al tema della produzione del cibo e alla sua genuinità, nonché ai risvolti ecologici e socio-economici ad essa connessi, proponiamo un metodo di coltivazione completamente eco-compatibile, consolidato negli anni e allineato ai più recenti sviluppi riguardanti i principi che regolano la nutrizione delle piante in natura. Abbiamo messo a punto un metodo di coltivazione - riferito principalmente agli ortaggi, ma operante anche sulle altre produzioni - che non fa uso di alcun tipo di fertilizzante, né di origine chimica né organica, ma consente la nutrizione delle piante tramite la simbiosi con microrganismi naturalmente presenti nel terreno, garantendo ottimi livelli di produzione sia in quantità che in qualità. Da trent anni produciamo con metodo biologico certificato secondo le norme CEE, affinando il nostro metodo nei primi dieci anni di produzione e avviando collaborazioni con istituti di ricerca per approfondire e indagare il risvolto scientifico micro-biologico delle tecniche impiegate. Siamo tutt'ora in contatto con le dottoresse Bianciotto e Lumini del CNR di Torino - Istituto di Protezione delle Piante e con la Professoressa Paola Bonfante dell'università degli Studi di Torino - Dipartimento di Scienza della Vita e Biologia dei Sistemi. La nostra azienda produce su circa 6 ettari, di cui metà a orto e la parte restante a frutteto misto, con una piccola vigna e un piccolo uliveto. La distribuzione dei nostri prodotti è stata adattata a diversi canali di vendita nel corso degli anni: dapprima a negozi specializzati in prodotti biologici, successivamente alla grande distribuzione e attualmente consiste quasi per intero nella vendita diretta in azienda, con un ampia gamma di ortaggi. Il progetto è in fase sperimentale avanzata. Ormai da una ventina di anni non utilizziamo più alcun tipo di fertilizzante, e abbiamo avuto modo di verificare e consolidare nel tempo le possibilità produttive. 1 di 5

2 Sintesi dei presupposti teorico-scientifici di riferimento L agricoltura tradizionale sia chimica che biologica ha come riferimento teorico per la fertilizzazione l analisi chimico-fisica dei terreni. Il nostro processo di produzione si basa invece su un diverso modo di concepire la nutrizione delle piante in coltivazione che fa riferimento ai più recenti studi di microbiologia (per un'introduzione al tema si veda Microbiologia Agroambientale, B. Biavati, C. Sorlini, 2008 CEA); tali studi hanno come oggetto i processi che regolano in natura, negli ambienti in cui non interviene l attività umana, la nutrizione delle piante spontanee. Il processo fondamentale è costituito dallo scambio fra prodotti contenenti carbonio assorbito dalle piante tramite la fotosintesi e in parte ceduto (10-20% dei metaboliti prodotti dalla pianta) ai microrganismi simbionti, e l'azoto, i minerali, e gli oligoelementi che questi a loro volta forniscono alla pianta. Un ruolo fondamentale è svolto dai funghi micorrizici, ormai definiti biofertilizzatori naturali. Tramite la rete delle ife fungine avviene anche l assorbimento di acqua. I funghi micorrizici svolgono inoltre un importante azione protettiva per la pianta rispetto a funghi e batteri patogeni e impediscono l assorbimento di metalli pesanti. Per salvaguardare questi importanti processi e renderli attivi anche nelle piante coltivate, dove l intervento umano ha finora distrutto questa modalità di nutrizione, abbiamo messo a punto un insieme di tecniche di gestione dei campi coltivati che differiscono da quelle normalmente in uso in agricoltura, sia chimica che biologica, e che garantiscono un'alta produttività. Va sottolineato che da queste tecniche sono del tutto esclusi l'utilizzo e l'aggiunta di micorrize riprodotte in laboratorio. Approfondimento sugli ASPETTI AMBIENTALI Questo metodo consente di azzerare qualunque forma di inquinamento dovuta all uso di fertilizzanti chimici e/o biologici, sia nel terreno che nelle acque superficiali o di falda; anche eventuali inquinamenti da prodotti fitosanitari ammessi con metodo biologico (rame, zolfo) sono ridotti a livelli insignificanti: nell orto, ad esempio, il loro uso avviene una volta ogni 5/6 anni e solo in condizioni climatiche particolarmente avverse. La qualità ecologica dell ambiente coltivato è stata indagata e dimostrata attraverso un indagine sulla pedofauna utilizzando gli indici sulla Qualità Biologica del Suolo QBS (vedi Allegato 2). È inoltre mantenuta una buona biodiversità microbiologica del suolo (vedi Allegato 4), il che risulta tanto più rilevante poiché la coltivazione di ortaggi in rotazione stretta richiede una continua lavorazione del terreno, soprattutto in serra; si tratta quindi del tipo di coltivazione che presenta potenzialmente l'impatto più forte da questo punto di vista. Del resto la biodiversità dei microrganismi è la base indispensabile per la biodiversità nel mondo vegetale superiore e risulta quindi uno degli aspetti cardine da preservare. 2 di 5

3 La presenza di un alta attività dei microrganismi è l origine dell elevato e stabile contenuto di sostanza organica humificata. La sostanza organica è passata da un valore di 1.5% rilevato trenta anni fa, a 2.5-3% stabile da oltre 15 anni (Allegato 3 e Analisi Laboratorio Regione Piemonte). Vi è inoltre un minor consumo, rispetto all agricoltura tradizionale, di acqua per l'irrigazione, ma questo risulta difficilmente quantificabile, poiché il consumo di acqua è fortemente condizionato da numerosi fattori quali il tipo di terreno, il tipo di coltivazione, l andamento della piovosità e delle temperature. Anche per quanto riguarda il consumo di energia è possibile riscontrare un risparmio notevole, sia rispetto all'agricoltura chimica che rispetto all'agricoltura biologica. Nell agricoltura chimica vengono infatti utilizzati come minimo 3/4 q. a ettaro di concimi azotati per la cui produzione vi è un rilevante consumo di gas naturale (m. cubi 930 di gas per tonnellata di fertilizzante azotato), oltre al consumo di concimi a base di fosforo e potassio. Rispetto all agricoltura biologica, invece, la maggior parte dei concimi organici confezionati deve essere preventivamente sterilizzata, comportando un alto dispendio energetico. Per entrambi i tipi di agricoltura vi è poi il risparmio dell energia utilizzata per gli imballaggi, il trasporto e per lo spargimento in campo dei concimi stessi. Dal punto di vista energetico c è un altro aspetto rilevante: i vegetali sequestrano carbonio dall aria, e i microrganismi in simbiosi con le radici lo stabilizzano nel terreno. Nell agricoltura tradizionale si ha un impoverimento progressivo di sostanza organica e quindi una cessione di carbonio, mentre con questo metodo il carbonio non utilizzato direttamente dalla pianta viene ceduto ai microrganismi, quindi anche le coltivazioni possono contribuire a sequestrare carbonio dall aria. Questo aspetto è stato particolarmente sottolineato dalla Prof. Concetta Vazzana alla Facoltà di Agraria dell Università di Firenze in occasione della presentazione del nostro lavoro (25 gennaio 2013). Nell agricoltura tradizionale, infine, soprattutto con le arature autunnali che lasciano scoperto il terreno fino a primavera, si liberano notevoli quantità di biossido di azoto, rilevante per l effetto serra. Tali pratiche sono completamente escluse dalla nostra metodologia di lavoro, a causa del loro effetto deleterio sui terreni agrari e sull ambiente. In sintesi, il cambiamento di prospettiva genera nella nostra azienda un modo di fare agricoltura completamente ecologico: infatti non vengono apportati nell ambiente elementi estranei, mentre i processi produttivi, per dare il massimo della resa, sono orientati alla massima salvaguardia dell'ambiente, in particolare della fertilità naturale del suolo. In questo modo vengono invertiti i rapporti tradizionali tra produttività e salvaguardia ambientale. 3 di 5

4 Approfondimento sugli aspetti SOCIALI Le conoscenze sulla microbiologia della rizosfera consentono oggi di prospettare un superamento sia dell agricoltura chimica sia dell'agricoltura condotta con metodo biologico, basate entrambe sul concetto di reintegro tramite concimi di quanto asportato attraverso il raccolto. L efficacia del nostro metodo, in termini di produzione, può costituire quindi un primo punto di riflessione per l agricoltura industriale, che a fronte di grandi produzioni a basso prezzo presenta gravi contraddizioni sul lato ambientale con le sue molte esternalità mai computate; l agricoltura biologica, invece, può orientarsi verso un superamento di alcune pratiche (sovescio, uso di concimi proteici di origine animale, pacciamature con film plastici) che comportano un grave squilibrio dei microrganismi del terreno che si ripercuote sulla crescita delle piantine in termini di maggiori patologie. Il nostro metodo di coltivazione si presta particolarmente dove l attività agricola è a conduzione familiare e in particolare in quelle zone dove l accesso ai mezzi tecnici dell agricoltura tradizionale è difficoltoso o troppo oneroso economicamente: in questa chiave, potrebbe essere particolarmente idoneo a valorizzare le agricolture dei paesi in via di sviluppo, sia dal punto di vista ambientale che socio-economico. Prendendo invece in considerazione le aziende dei paesi industrializzati, si può sottolineare il fatto che esso consenta di offrire un prodotto salubre e di alta qualità (nutrizionale, organolettica, e che esclude la concimazione prodotti di origine animale) oggi molto richiesto da ampie fasce di consumatori. È infine probabile che a migliori caratteristiche organolettiche corrispondano caratteristiche nutrizionali migliori soprattutto rispetto a un inferiore quantitativo di acqua per unità di prodotto e a un maggior contenuto di microelementi, come ad esempio acidi organici, vitamine, fitormoni ecc. Si tratta di aspetti rilevanti sotto molti punti di vista, pertanto contiamo di poterli indagare con maggior rigore in futuro. Dal punto di vista del lavoro in agricoltura questo metodo prevede che si operi con maggior consapevolezza dei processi con i quali i vegetali si alimentano e crescono e richiede quindi operatori più preparati, con maggiori prospettive di soddisfazione per il lavoro svolto anche per chi esegue le mansioni manuali. Diminuendo drasticamente l apporto di prodotti chimici, diminuisce di conseguenza il rischio relativo alla salute per chi lavora nel settore della produzione agricola. Prendendo invece in considerazione una prospettiva più ampia, che identifichi l'intero territorio all'interno del quale l'azienda agricola si colloca, si possono rilevare una serie di aspetti positivi. Da un lato attraverso queste tecniche si difendono le specificità tipiche di ogni territorio e si valorizzano maggiormente le caratteristiche peculiari delle produzioni di ogni singolo luogo, valorizzandone le possibilità produttive; si tratta di aspetti che possono instaurare un circolo virtuoso che porta a migliori possibilità nella commercializzazione. Dall'altro, consentendo la nascita di aziende medio-piccole con buone capacità produttive, potrebbe accrescerne il numero, contribuendo ad incentivare il ruolo di presidio e cura del territorio che esse svolgono, particolarmente in zone collinari come quella in cui noi operiamo (caratterizzate negli ultimi decenni da un progressivo abbandono) e che si ritrovano in tutto il territorio italiano. Una presenza di questo tipo, quindi, svolge una importante funzione di tutela ambientale, ma contemporaneamente assume un rilevante ruolo sociale, proprio per il valore aggiunto che porta con sé un 4 di 5

5 tipo di agricoltura eco-compatibile così fortemente ancorata ai più recenti studi scientifici e fortemente consapevole della centralità delle tematiche che si trova ad affrontare, sia sul piano teorico-scientifico che sul lato economico e sociale. Tale ruolo può essere ulteriormente accresciuto in aziende aperte alla promozione di attività didattiche e di approfondimento, rivolte non soltanto agli specialisti del settore ma anche ai cittadini e alle famiglie, per cercare di diffondere una diversa cultura ambientale e alimentare. In questa chiave, e coerentemente con la nostra impostazione di collaborazione con tutti coloro che si sforzano di attuare agricolture rispettose dell ambiente, mettiamo a disposizione la nostra esperienza attraverso una continua possibilità di confronto. Nel corso degli ultimi anni, infatti, abbiamo strutturato e ampliato sia l'attività didattica che svolgiamo in azienda, soprattutto attraverso corsi e visite, sia aumentando il numero di incontri presso Enti e Associazioni. In questo modo siamo diventati uno dei piccoli nodi attraverso i quali si articola la fitta rete di relazioni che coinvolge quanti sono interessati ad approfondire le tematiche socio-ambientali legate al mondo del cibo e dell'agricoltura. Tra le collaborazioni più rilevanti va citata quella con il CNR di Torino - Istituto di Protezione delle Piante e con altri giovani studenti e ricercatori, collaborazioni che sono sfociate nei tre contributi contenuti in appendice al libro che abbiamo pubblicato nel maggio 2012, Alle radici dell agricoltura di Gigi Manenti e Cristina Sala, LEF, Firenze. Si tratta dei dottori Fabio Porta (vedi Allegato 2); Silvia Chersich (vedi Allegato 3); Andrea Berruti, Valeria Bianciotto ed Erica Lumini dell Istituto per la Protezione delle Piante CNR Torino c/o Dipartimento di Biologia Vegetale dell Università di Torino (vedi Allegato 4). 5 di 5

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