IUAV - Corso di Disegno e Rilievo AA Prof. Fiorenzo Bertan Tutor: Arch. Alessandro Basso NOTA SUGLI ORDINI ARCHITETTONICI

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1 IUAV - Corso di Disegno e Rilievo AA Prof. Fiorenzo Bertan Tutor: Arch. Alessandro Basso NOTA SUGLI ORDINI ARCHITETTONICI Gli ordini architettonici (in latino ordonatio ) sono gli stili architettonici, ognuno distinguibile per proporzioni, profili e dettagli caratteristici. Sono stati elaborati dapprima dalle civiltà mesopotamiche ed egizia e, a partire dal X secolo a. C., da quella greca. Il termine stilo in greco indica propriamente solo la colonna (stilos). Per i greci è la colonna quindi la parte principale degli elementi architettonici che individua per metonimia l intero insieme di elementi formali e geometrico-proporzionali che caratterizzano un ordine architettonico. Gli ordini elaborati in modo autonomo dai greci sono tre: dorico, ionico e corinzio. Cinque invece sono i tipi classificati dall'architettura classica greco-romana: tuscanico, dorico, ionico, corinzio e composito. Il primo e l'ultimo furono quindi inseriti dagli architetti romani. Ogni ordine si basa su precisi rapporti proporzionali riferiti al modulo che è individuato dal diametro della colonna preso all'imoscapo, cioè nel punto più basso della colonna stessa. Ogni ordine architettonico si articola in tre parti: il piedistallo (A), spesso omesso nel caso di utilizzo in colonnati semplicemente trabeati (architettura greca), ma sempre presente nel caso di colonne addossate ad archi o a muri (architetture romane); la colonna (B), che è l elemento di sostegno verticale per antonomasia; la trabeazione (C) che costituisce l elemento orizzontale di coronamento superiore. La disposizione delle semplici colonne con trabeazione costituisce l insieme trilitico tipico dell architettura greca. Le tecniche costruttive romane, che prevedevano un largo uso dei sistemi voltati ad arco o a volta, spesso richiedevano quindi anche l uso del piedistallo. Il piedistallo è suddiviso in tre parti: basamento, dado e cimasa. La colonna si compone di altre tre parti: base, fusto e capitello. La trabeazione è costituita da: architrave, fregio e cornice. Il capitello è il principale elemento formale che consente una facile e precisa distinzione dei diversi ordini architettonici. Il dorico e lo ionico, già presenti nell VIII secolo a.c., si diffusero dal VI secolo a.c. con una netta prevalenza del dorico nella Grecia continentale e nelle colonie della Magna Grecia in Italia, mentre lo ionico si diffuse in prevalenza nelle città greche dell'asia Minore, cioè l odierna Turchia. Il tuscanico, che può essere considerato una variante italiana del dorico, è un ordine legato alla tradizione architettonica etrusca diffusa nella Tuscia, corrispondente all odierna Toscana, parte dell Emilia e l alto Lazio. Il corinzio è originario della raffinata cultura della città di Corinto, e costituisce un ordine di grande ricercatezza e di complessa determinazione formale. Il primo esempio di capitello corinzio risale al V secolo a.c. nel famoso tempio di Apollo del santuario di Bassae attribuito all architetto Ictino. Egli fu il principale architetto ad Atene all'epoca di Pericle, e progettò e realizzò con Callicrate il Partenone (447/6-438 a.c.) e il nuovo Telesterion o sala dei Misteri ad Eleusi. In questo tempio si ritrovano tutti e tre gli ordini dell'architettura classica greca: il dorico, lo ionico ed il corinzio. Le colonne doriche formano il peristilio, quelle ioniche accompagnano i lati lunghi della cella mentre le colonne corinzie furono collocate sul fondo della cella. L'ordine composito tipicamente romano fu creazione dell'epoca di Augusto, ottenuta attraverso la contaminazione degli stili ionico e corinzio. Il Tuscanico, un ordine molto semplice e privo di particolari ornamenti, è considerato uno stile agreste, austero, povero ed essenziale. La colonna ha di solito una proporzione di 1:7, raramente di

2 1:8, è rastremata solo in altezza e non è mai scanalata. Il capitello è costituito da un basso echino preceduto da un collarino, detto astragalo. Il Dorico, presenta di solito la superficie della colonna scanalata, raramente è disposto su piedistallo e anticamente terminava sopra lo stilobate senza il caratteristico basamento a toro. È considerato, data la sua origine e la sua forma, l ordine maschile, poderoso e solido, adatto allo stile guerriero dei Dori (Spartani). La sua proporzione usuale è di 1:8, è rastremato in altezza e il suo capitello, molto semplice, è costituito da un grande echino sormontato dall abaco. Lo Ionico è l ordine prettamente femminile. Più slanciato dei precedenti, ha in genere una proporzione di 1:9 e presenta un capitello con volute aggettanti sull echino. La colonna è spesso scanalata e presenta una rastremazione sia verso l alto che verso il basso. In questo modo all altezza di un terzo della colonna è apprezzabile l entasi, cioè il caratteristico rigonfiamento della stessa, che contribuisce a fornire la sensazione di una maggiore altezza complessiva della colonna. Il Corinzio è un ordine con proporzione di 1:10 ed è caratterizzato dalla presenza di un capitello con foglie d acanto stilizzate, disposte su tre livelli, con piccole volute terminali. Può essere, come lo ionico, rastremato verso l alto e verso il basso, con l entasi disposta a un terzo della colonna. La sua proporzione e la presenza dell entasi determinano la netta sensazione di maggiore altezza fra i diversi ordini classici. La colonna può essere scanalata e disposta su un piedistallo. Per la sua complessità e ricercatezza formale è l ordine dedicato alla divinità. Il Composito è l ordine classico ideato a Roma in età augustea. Le forme del suo capitello derivano dalla composizione di quello corinzio con sovrapposte le volute caratteristiche dello ionico. La sua proporzione è di 1:10, in alcuni autori di 1:11, presenta rastremazioni ed entasi simili al corinzio da cui in larga parte deriva. È per antonomasia lo stile imperiale per le forme di grande eleganza e la sua particolare complessità compositiva. COSTRUZIONE GEOMETRICA DELL ORDINE IONICO SECONDO A. PALLADIO L Ordine Ionico L'ordine ionico è il secondo dei tre ordini architettonici classici ed è riferito all'insieme delle tradizioni artistiche e culturali riconducibili all'etnia degli Ioni, cioè delle popolazioni greche insediate sulle coste dell'asia Minore (Ionia). Esse furono particolarmente influenzate dagli stili orientali vivendo a stretto contatto con le culture degli Assiri e dei Babilonesi, dalle quali hanno variamente assorbito e rielaborato alcuni caratteristici motivi architettonici. Il capitello con volute sembra sia un invenzione Assira di cui non è pervenuta traccia concreta, ma solo antiche raffigurazioni in bassorilievi. Geometrie e proporzioni dell ordine ionico di Andrea Palladio Tutte le proporzioni, riportate di seguito in moduli e minuti, sono riprese dalle tavole del Primo Libro di Andrea Palladio pubblicate ne I Quattro Libri dell Architettura a Venezia nel 1570 per i tipi di Domenico de Franceschi. Come già ricordato il riferimento principale per la costruzione geometrica dell'ordine è costituito dal modulo, che è la misura corrispondente al diametro della colonna preso nel suo punto inferiore (imoscapo). Per ciò che riguarda le colonne di ordine ionico l altezza è pari a 9 moduli, compreso il capitello. L'intera trabeazione, composta di architrave, fregio e cornice, corrisponde, invece, alla quinta parte dell'intera altezza della colonna (figura 1). Nei colonnati semplici la distanza fra due colonne contigue, l'intercolunnio, corrisponde ad un minimo di 2 moduli e un quarto. Nei colonnati ad archi la larghezza dell intercolunnio corrisponde alla mezza altezza della colonna. In questo caso, infine, si può notare che la larghezza dei pilastri corrisponde usualmente a un terzo dell'intera larghezza dell intercolunnio.

3 Figura 1. Ordine Ionico. A = piedistallo B = colonna C = trabeazione Piedistallo e base della colonna Nel caso in cui oltre alla colonna sia presente un piedistallo, questo sarà alto la metà della larghezza dell'arco, e a sua volta sarà diviso in sette parti e mezza. Di queste due costituiranno la base (G+H), una la cimasa (E), le restanti quattro e mezza andranno a costituire il dado (F), detto anche intermezzo (figura 2).

4 Figura 2. Il Piedistallo composto da base, dado, cimasa. Sopra è indicata la base della colonna. Nel dettaglio, la base, che possiede anche un orlo (H) con altezza 28 e 1/2 minuti e larghezza 1 modulo e 55 e 1/2 minuti) è costituita da tre strati (a, b, c; rispettivamente alti 4, 5 e 3 e 1/2 minuti e rientranti da un filo di piombo ideale puntato sull'esterno dell'orlo di 2 e 1/2, 9 e 14 e 1/2 minuti) divisi a loro volta da cimbie (d, alte 1 1/3 minuti). Sopra la base (G), quindi vi è il dado (F) con altezza 1 modulo e 35 minuti e larghezza 1 modulo e 22 e 1/2 minuti. Superiormente a questo vi è l'insieme della cimasa (E), che è costituita da più strati uno più sporgente dell'altro mano a mano che si sale di quota (e, f, g, h, i), rispettivamente alti 3 e 1/2, 5 e 1/2, 4 e 1/2, 3 e 1/2, 2 e 1/2 minuti con cimbie di divisione (d) tra i primi tre strati (e, f, g) alte 1 e 1/3 moduli, e sporgenze sempre riferite ad un ideale filo di piombo calato dall'estremità maggiore di 15, 14 e 1/2, 11 e 1/2, 5, 4 minuti). Sopra quest'ultima è presente la base della colonna, costituita dall'orlo (D) con altezza 10 minuti e rastremazione pari alla larghezza del dado), dal bastone inferiore (C) con altezza 7 e 1/2 minuti), dal cavetto (B con altezza 4 e 3/4 minuti e rientrante rispetto al bastone inferiore di 4 minuti nel punto più basso e 7 e 3/4 minuti nella mezzeria) con relative cimbie inferiore e superiore (di altezza 1 e 1/3 minuti), e, infine, dal bastone superiore (A) con altezza 5 e 1/3 minuti e rientrante sempre di 4 minuti rispetto al bastone inferiore. (figura 3)

5 Figura 3. Elementi costitutivi del piedistallo. L entasi della colonna Come già ricordato, la colonna ionica è alta nove moduli e suddivisa in tre parti di uguale altezza. Il suo diametro è leggermente diminuito, rastremato, verso la parte superiore a partire dal primo terzo in altezza. Andrea Palladio propone nel suo trattato solo la rastremazione verso l alto (figura 4, a sinistra). La rastremazione in alcuni casi può essere attuata anche verso il basso (figura 4, a destra). In questo caso è più evidente il rigonfiamento centrale della colonna, chiamato dai greci entasis che significa appunto rigonfiamento. Il fusto presenta come decorazione delle scanalature, in genere ventiquattro, che sono ripartite su tutta la circonferenza in maniera eguale con profondità rilevabile secondo i dettagli forniti dal Palladio. L'entasi costituisce un movimento del tutto immaginario delle colonne che induce la sensazione di un piccolo cedimento strutturale dovuto al peso sovrastante. Oltre all entasi anche le scanalature contribuiscono a rendere più slanciate le colonne attraverso una percezione visiva di chiari e scuri che rigando la superficie determinano una sensibile accelerazione prospettica. L'entasi, la rastremazione e la rigatura della superficie sono accorgimenti ottici di carattere prettamente estetico. In particolare la costruzione dell entasi intende correggere la sensazione di eccessiva snellezza e di fragilità delle colonne se viste da lontano in controluce. Esistono due differenti metodi grafici per ottenere l entasi. Il primo riguarda gli ordini tuscanico e dorico, mentre il secondo viene impiegato per gli altri tre ordini, che presentano un profilo maggiormente slanciato.

6 Per quanto riguarda la costruzione geometrica dell'entasi descritta da Palladio (figura 4), egli divide il fusto della colonna in tre parti uguali, lasciando la terza parte dal basso perfettamente a piombo. Da li traccia una linea che va a congiungersi, sotto al collarino, al punto di diminuzione superiore. In questo primo caso la rastremazione inizia solo a partire da un terzo dell'altezza del fusto mediante due curve, appena accennate, il cui profilo è ottenuto secondo la seguente costruzione: si proietta AA' sul diametro BB'; in seguito va effettuata la suddivisione dei segmenti BC e C'B' in sei parti uguali e l'analoga suddivisione dell'altezza dei due rimanenti terzi di fusto in altrettante porzioni uguali. I punti d intersezione (1,1'; 2,2'; 3,3'; 4,4'; 5,5' in figura 4) delle verticali alzate dai punti individuati sul diametro del fusto al terzo medio con le orizzontali mandate dai punti individuati sull'altezza dei due terzi superiori, congiunti insieme, forniscono il profilo del fusto. Palladio ottiene così la rastremazione lineare del fusto in un modo, però, prettamente empirico. Figura 4. I due modi di determinazione geometrica della rastremazione. A sinistra è illustrato il procedimento empirico suggerito dal Palladio, a destra il calcolo con rastremazione inferiore e superiore della colonna (entasi). Nel secondo caso, valido per gli ordini ionico, corinzio e composito, il punto di larghezza massima della colonna non è posto solo all'imoscapo, ma anche a un terzo del fusto (figura 4). Da qui parte sia la rastremazione naturale verso il collarino sottostante il capitello, sia una rastremazione inversa verso il punto più basso della colonna stessa. Il profilo curvo è ottenuto tramite una costruzione che prevede di tracciare la perpendicolare dell'asse del fusto all altezza di un terzo, individuando poi su di essa, a partire dal punto C di incontro delle due rette, il segmento (CD) equivalente ai due terzi (medio e superiore) del fusto. Dal vertice D di tale segmento si fa poi partire un fascio di rette inclinate a 10 l'una rispetto all'altra (due orientate verso il terzo inferiore della colonna e quattro orientate verso i due terzi superiori) sulle quali, a partire dalla loro intersezione con l'asse verticale, si riporta la dimensione del diametro della colonna, cioè del modulo. L'unione dei punti così individuati genera il profilo complessivo del fusto della colonna.

7 Il capitello Il capitello corrisponde alla parte superiore della colonna che sorregge direttamente l'architrave. È costituito dall'abaco (A), dal canale (B) detto anche incastro della voluta, dall'ovolo (C), dal tondino (D) e dalla cimbia (E) (figura 5). Per disegnare la voluta si esegue una divisione del modulo della colonna in diciotto parti. Diciannove di queste parti corrispondono alla larghezza e lunghezza dell'abaco, e la metà di queste corrisponde all'altezza del capitello con le volute (quindi l'altezza può essere considerata di nove parti e mezza). Una parte e mezza costituisce l'abaco e la sua cimasa; le altre otto restano alla voluta. Per costruirla (la sequenza è in figura 6), si traccia una linea a piombo dall'estremità della cimasa verso l'interno, che va a dividere la voluta a metà (cateto). Ora, essendo già divisa in otto parti, scendendo dall'alto di quattro parti e mezza lungo il cateto si ottiene il punto relativo al centro dell'occhio della voluta, il diametro del quale corrisponde a una parte in unità di misura. A questo punto, dal centro dell'occhio si traccia una linea perpendicolare al cateto (cateto orizzontale) che divide la voluta in quattro parti. Nell'occhio si va a costruire un quadrato inscritto e di questo si disegnano le diagonali. Queste, a loro volta, vanno divise in sei parti uguali. A ognuno dei punti di divisione è assegnato un numero d'ordine la cui sequenza è quella indicata da Palladio. Quindi, partendo proprio dall'estremità inferiore dell'abaco, si punta il centro dell'arco nel punto 1 e si tira la linea fino all'intersezione con il cateto orizzontale (figura 6, passo n. 1). Partendo quindi dal punto trovato si fissa il centro dell'arco nel punto 2 e si traccia la curva fino all'intersezione con il cateto (figura 6, passo n. 2) e così via fino a raggiungere l'occhio della voluta (figura 6, passi n. 3/4/5). Figura 5. Determinazione geometrica della voluta nell ordine ionico. Dettaglio della costruzione dell occhio.

8 Figura 6. Successive fasi di costruzione geometrica della voluta ionica. La trabeazione La trabeazione (architrave, fregio e cornice), come già detto corrisponde alla quinta parte dell'intera altezza della colonna. È divisa in dodici parti, di cui quattro formano l'architrave (I+K+L+M), tre il fregio (G+H) e cinque la cornice (A+B+C+D+E+F). (figura 7) L'architrave si divide in ulteriori cinque parti (figura 8 in basso) una costituisce la cimasa (detta anche cimacia), e il resto è ulteriormente suddiviso in altre dodici parti. Tre costituiscono la prima fascia (con relativo astragalo), quattro la seconda fascia (con relativo astragalo) e cinque la terza. La cornice, a sua volta, è suddivisa in 7 parti e ¾. Due vanno a costituire il cavetto e l'ovolo, due il modiglione e le restanti 3 e 3/4 vanno alla corona e gola. (figura 8 in alto) Partendo dall'abaco del capitello fino ad arrivare alla cornice riassumendo si hanno: la terza fascia (M con altezza 6 e 1/2 minuti e rientrante dalla cimasa 5 e 2/3 minuti); la seconda fascia (L con altezza 8 e 1/3 minuti e rientrante dalla cimasa 5 e 1/2 minuti); la prima fascia (K con altezza 10 e 1/2 minuti e rientrante dalla cimasa 5 minuti). La cimasa dell'architrave (I con altezza 4 e 3/4 minuti e rientranza rispetto alla sua parte superiore di 4 minuti); il fregio (H con altezza 27 minuti e larghezza pari alla cimasa); il cavetto (G con altezza 5 minuti); l'ovolo (F con altezza 6 minuti); la fascia dei modiglioni (E con altezza 8 minuti e rientrante dall'estremità superiore della gola dritta di 20 minuti); la cimasa della fascia dei modiglioni (D con altezza 3 minuti e rientrante 17 minuti); il gocciolatoio (C con altezza 8 minuti e rientrante 12 e 1/2 minuti); la gola rovescia (B con altezza 3 e 3/4 minuti e rientrante nella sua parte superiore di 8 minuti) e, infine, la gola dritta (A con altezza 7 minuti). Figura 7. Elementi costitutivi della trabeazione ionica.

9 Figura 8. Elementi di dettaglio della trabeazione ionica. Modanature Ciascuno dei principali trattatisti, S. Serlio, A. Palladio, J. Barozzi da Vignola, D. Barbaro, V. Scamozzi, ha elaborato metodi diversi per determinare e costruire i differenti elementi decorativi e le modanature dei diversi ordini. Per un esame dettagliato delle proporzioni in ciascun autore si rimanda quindi alle tavole esplicative fornite nelle loro opere. Per quanto riguarda le modanature va precisato che, avendo proporzioni diverse per ogni ordine, la loro costruzione produce differenti profili per i diversi ordini. Le modanature più importanti sono complessivamente otto: il listello (regolo o pianetto), l'ovolo dritto o rovescio, il guscio dritto o rovescio (detto anche sguscio o cavetto), il toro, il tondino (astragalo o fusarolo), la scozia, la gola dritta, la gola rovescia. La loro costruzione geometrica è relativamente semplice poiché derivano da porzioni di cerchio di raggio facilmente individuabile. A queste otto si aggiungono le più rare e specifiche quali il becco di civetta e varie forme di scozia. Vi sono infine alcune modanature composite: dentelli, modiglione, fascia, astragalo con gocciolatoio, guscio con listello, ovolo con listello. Le loro geometrie di costruzione sono parzialmente ricavabili anche attraverso il Manuale degli Ordini fornito dal presente Corso. La costruzione delle gole, dritta e rovescia, costituisce un caso che merita qui una breve trattazione (figura 9). Il procedimento di costruzione consiste nella determinazione iniziale del quadrato ABCD. Al suo interno si traccia la diagonale DA che si divide poi nel punto medio E. Fatto centro con raggio AE nei punti A, E, D, si determinano per intersezione i punti esterni F, G. Puntando ora nei punti F e G con la medesima apertura AE, si possono facilmente descrivere gli archi di raccordo AE ED cercati.

10 Figura 9. Costruzione geometrica della gola. La rappresentazione tridimensionale Dovendo eseguire la rappresentazione tridimensionale, in assonometria, dell ordine ionico con i sistemi CAD, il relativo procedimento può essere abbastanza intuitivo (figura 10). Importate le piante e i prospetti in proiezione ortogonale, e ruotate questi ultimi in modo che siano perpendicolari alle piante. Si ottiene così la mappatura generale della struttura. Procedendo ora per intersezione di punti e linee, si crei il profilo tridimensionale di ogni singolo elemento. La realizzazione dell'intero modello si otterrà attraverso l'unione di ogni singola parte. Per facilitare il lavoro è consigliabile l'utilizzo di diversi layer attribuiti per esempio a ogni porzione di elemento, quali modanature, decorazioni e volute. Per ogni superficie da creare, in particolare ci si riferisce al capitello e alla sua voluta, serviranno le linee del modello bidimensionale che potranno essere usate come guida. Va rilevato, infine, che nel caso dell ordine ionico la maggior parte dei solidi da modellare non sono lineari e quindi non sono ottenibili mediante semplici comandi standard. Figura 10. Ricostruzione tridimensionale dell ordine ionico.

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