Invecchiare con cura: tutelare la libertà di scelta dell anziano e dei familiari
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- Gennaro Campo
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1 Nono Seminario regionale della Rete europea dei difensori civici Cardiff giugno Seconda sessione: Promuovere i diritti di una popolazione che invecchia Invecchiare con cura: tutelare la libertà di scelta dell anziano e dei familiari di Donato Giordano* L Italia è uno dei paesi al mondo in cui si invecchia di più, il terzo nella classifica mondiale secondo gli ultimi dati dell Organizzazione Mondiale della Sanità (dietro a Svizzera e Singapore), con un aspettativa di vita media alla nascita di 82,6 anni. L aumento della speranza di vita, che un secolo fa si attestava ai 65 anni, e una costante riduzione delle nascite hanno comportato una progressiva crescita della popolazione anziana. Ad oggi, ogni 5 abitanti 1 ha più di 65 anni e le previsioni demografiche elaborate dall ISTAT (Istituto nazionale di statistica) pronosticano che nel 2050 un italiano su 3 avrà più di 65 anni. E chiaro quindi che una rivoluzione demografica di tale portata avrà incidenze enormi non solo dal punto di vista previdenziale, per le quali lo stato italiano, come altri in Europa ha già previsto riforme che possano essere economicamente sostenibili, ma soprattutto dal punto di vista sociale per le quali a mio parere non esiste ancora un approccio organico e globale. Esistono molte azioni a sostegno dell anziano, ma non mi sembra ci siano politiche dell invecchiamento. L allungamento aspettativa di vita fa sì che accanto ad anziani ancora socialmente attivi e in buona salute vi siano anziani bisognosi di cure continue. Vi saranno sempre più famiglie in cui figli anziani dovranno prendersi cura di genitori ancora più anziani. E necessario quindi, che la rete sociale sia organizzata in modo tale da intervenire
2 efficacemente nei casi di emarginazione, povertà, disabilità, solitudine, pur compatibilmente con le risorse economiche. In Italia le prestazioni sanitarie sono a carico delle Regioni che le erogano attraverso le aziende sanitarie e le aziende ospedaliere mentre le prestazioni socio assistenziali sono a carico dei Comuni e dei singoli individui in base alla loro capacità reddituale. Ciò comporta che vi possano essere notevoli disomogeneità nella gestione dei servizi socio sanitari tra una regione e l altra, ma anche tra un Comune e l altro impedendo così all anziano e ai suoi familiari di scegliere liberamente come e dove vivere la propria vecchiaia. Nonostante le politiche regionali lombarde puntino sulla domiciliarizzazione dei servizi e delle cure attraverso l emissione di voucher per l Assistenza domiciliare integrata (buoni che vengono erogati dalle ASL direttamente al richiedente, con i quali acquistare servizi prestazioni di assistenza domiciliare, socio sanitaria e cure palliative) sia perché meno costosa per la comunità, sia soprattutto perché permettono all anziano di restare nel proprio ambiente familiare, può accadere che il livello di non autosufficienza o i problemi familiari siano tali da rendere necessario il ricovero in una Residenza socio assistenziale. A titolo di esempio, vi esporrò due casi di ricovero in RSA (Residenze Socio Assistenziali) trattati dal mio ufficio: uno relativo alla copertura della quota sanitaria della retta da parte della ASL (Azienda Sanitaria Locale) competente per territorio e l altro relativo al contributo di integrazione della quota assistenziale della retta da parte del Comune. In entrambi i casi era comunque in discussione la libertà dell anziano di accedere all unità di offerta sociosanitaria assistenziale più adatta alle sue esigenze. Il primo caso riguarda la richiesta di ricovero di un anziana signora residente in Lombardia in una residenza socio assistenziale in Toscana in modo da consentire alle figlie, che vivono a Firenze, di prendersi cura della madre gravemente malata. Cercando di ottenere informazioni circa l erogazione del contributo regionale per la copertura della parte sanitaria della retta di ricovero della madre, le figlie sono riuscite ad ottenere solo risposte verbali discordanti tra loro: l azienda sanitaria lombarda competente per territorio (Varese) sosteneva di non essere competente all erogazione del contributo e, viceversa, l azienda sanitaria di Firenze e la direzione della Residenza socio assistenziale
3 sostenevano che il contributo era a carico della regione di residenza dell assistita prima del ricovero. Lo stesso Sportello Disabili della Regione Lombardia, nell unica risposta scritta fornita, sosteneva che non era prevista da parte di Regione Lombardia nessuna copertura per la parte sanitaria di una retta in una residenza fuori regione. Come in casi analoghi già trattati in precedenza, siamo intervenuti nei confronti della competente Direzione Generale di Regione Lombardia facendo espresso riferimento sia alle norme contenute nella legge regionale (l.r. n. 3/2008) che tutelano il principio di libertà di scelta delle unità d offerta da parte dell utente, sia a quanto era stato già affermato in precedenza dalla stessa Regione: nulla osta da un punto di vista normativo al ricovero di un cittadino lombardo presso un unità d offerta sociosanitaria accreditata ubicata in un altra regione. Abbiamo pertanto invitato l amministrazione regionale a dare disposizioni all azienda sanitaria competente affinché effettuasse le verifiche necessarie ad accertare l accreditamento della residenza sanitaria scelta dalla signora ed erogasse il contributo richiesto. Il caso si è positivamente risolto, ma resta il fatto che enti che avrebbero dovuto dare informazioni corrette e puntuali avevano in precedenza dato una sommaria risposta di diniego. Nel secondo caso, il richiedente è una persona di 94 anni residente in un Comune in provincia di Mantova, le cui parenti più prossime sono due sorelle entrambe molto anziane. Non essendo mai stato sposato ha sempre vissuto solo, aiutato negli ultimi anni da una persona che lo assisteva. A causa dell età molto avanzata e dell invalidità che lo affligge decide che la soluzione migliore per sé stesso è il ricovero in una Residenza Socio Assistenziale; pertanto comunica questa sua intenzione al Comune di residenza, chiedendo nel contempo un contributo ad integrazione della retta a cui non può far fronte per intero con la sua pensione. Questo accade nel settembre 2009.
4 Nel febbraio 2010, non avendo ricevuto nessuna risposta dal Comune e considerato l aggravarsi delle sue condizioni di salute, l anziano signore decide di ricoverarsi in una casa di riposo del suo Comune che aveva disponibilità di posti. La retta era di circa 500,00 euro in più rispetto alle sue disponibilità. Dal Comune ancora nessuna risposta scritta. Finalmente, nel gennaio 2011, dopo oltre un anno dalla richiesta, il Comune risponde alla nipote che nel frattempo si è fatta carico di seguire la questione per conto dello zio proponendo un contributo mensile di 200,00 euro, insufficiente a coprire le spese, basandosi arbitrariamente sulle rette medie applicate dalle strutture assistenziali del proprio Distretto e non sulla base della valutazione economica del richiedente e dei suoi familiari, come la legge stabilisce. Ovviamente il Comune non ha nessuna ragione: se si rende necessaria un integrazione della retta è il Comune di residenza dell assistito prima del ricovero che ha l obbligo di intervenire. La vicenda si trascina per altri due anni durante i quali, deceduti i familiari ancora rimasti nella sua zona, le nipoti decidono di trasferire lo zio più vicino alla propria abitazione, a Monza, per potersene prendere cura con più regolarità e con minori spese, non dovendo più pagare una persona che prestasse assistenza all anziano. Nel 2013, il Comune dell anziano ha erogato alla nuova residenza solo una parte della quota dovuta per l integrazione della retta, sempre basandosi sull arbitraria decisione di corrispondere 200,00 euro al mese e senza tenere in considerazione gli arretrati dovuti. A seguito del nostro intervento, anche questo caso sembra avviato ad una soluzione soddisfacente per le parti coinvolte: nei giorni scorsi abbiamo ricevuto la risposta del Comune che si impegna a liquidare gli arretrati relativi al ricovero nella precedente residenza oltre, naturalmente ad erogare il contributo per il 2014 per il ricovero nella residenza attuale. Il fatto da considerare però è che, a parte i casi di confusione e disinformazione come quello descritto in precedenza, per quanto riguarda le prestazioni sanitarie in generale le procedure sono piuttosto fluide perché sono stati definiti i Livelli Essenziali di Assistenza a carico del Servizio Sanitario nazionale. Diversamente, le prestazioni assistenziali per anziani e persone
5 non autosufficienti sono a carico dei Comuni che possono chiedere e chiedono in quanto le risorse trasferite dai fondi per la non autosufficienza non bastano la compartecipazione dell utente. I Comuni dovrebbero essere organizzati in modo tale da fare una valutazione complessiva dello stato di bisogno di una persona e trovare le soluzioni migliori per assisterla: di fatto ciò accade nei Comuni più grandi e meglio organizzati, ma in Lombardia, su 1544 Comuni, 759 hanno meno di 5000 abitanti. La presa in carico dell anziano non autosufficiente quindi, deve essere ripensata. Da questo punto di vista, le regole per la gestione del sistema socio-sanitario 2014 adottate dalla Regione Lombardia sono senz altro un passo nella direzione giusta. Il nuovo piano punta ad un integrazione organica e coerente tra i servizi sanitari e i servizi assistenziali, riassegnando alle Aziende Sanitarie Locali la gestione degli accessi alle prestazioni in modo da ricomporre l attuale frammentazione degli interventi. Le nuove regole inoltre si focalizzano sulla Valutazione Multidimensionale del bisogno con la presa in carico della persona e della sua famiglia per guidarle e seguirle all interno della rete delle diverse tipologie di offerta: un sistema più indirizzato all offerta di un servizio adeguato piuttosto che all erogazione di un contributo tout- court. * Difensore regionale della Lombardia Garante dei detenuti Garante del Contribuente
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