Quaderni di Informatica Giuridica e Diritto dell Informatica

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1 Alcune ragioni per adottare le licenze Creative Commons di Carmelo Giurdanella e Fabrizio Traina Quaderni di Informatica Giuridica e Diritto dell Informatica

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3 Alcune ragioni per adottare le licenze Creative Commons Internet è per noi, anzitutto, scambio e condivisione. Ogni testo, immagine o filmato veicolato dalla rete è perciò stesso destinato ad una pluralità indeterminata di persone. Tuttavia occorre essere consapevoli del fatto che, in assenza di una specifica manifestazione di volontà dell'autore dei contenuti pubblicati sul web, questi ultimi sono inevitabilmente soggetti a quello che potremmo definire pieno diritto d'autore (1). Ne consegue che qualunque riproduzione del materiale immesso in rete, nonché qualsiasi opera derivata realizzata in qualunque forma, ed anche senza scopo di lucro, configura un illecito oggi potenzialmente soggetto a pesanti sanzioni amministrative e penali. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo rafforzamento della proprietà intellettuale dettato proprio dall'esigenza di reagire ai pericoli della condivisione dei contenuti tramite internet (2). Ma davvero internet rappresenta un pericolo per la produzione e diffusione della cultura o, invece, ci troviamo dinanzi ad una meravigliosa opportunità per la diffusione ed il fiorire delle arti e delle scienze? Nessuno naturalmente intende mettere in discussione il diritto dell'autore di trarre dalla propria opera una giusta remunerazione. Ma siamo proprio certi che le leggi che tutelano la proprietà intellettuale vadano a vantaggio principalmente dell'autore? L'art. 25 della legge 22 aprile 1941, n. 633 prevede che i diritti di utilizzazione economica dell'opera durino non solo per tutta la vita dell'autore, ma sino al termine del settantesimo anno solare dopo la sua morte. E' noto che questo termine, originariamente di cinquant'anni, è stato elevato dall'art. 17 della legge 6 febbraio 1996, n. 52. La giustificazione formale risiedeva nella necessità di adeguare la normativa dettata a tutela degli eredi degli autori al sopravvenuto allungamento della durata della vita media. In realtà la norma è stata introdotta per tutelare gli interessi dei gruppi economici detentori dei diritti di sfruttamento economico delle opere, determinando di fatto una estensione del monopolio esercitato sulle opere dell'ingegno. E' stato calcolato che solo il 2% delle opere sotto copyright hanno un effettivo valore di mercato. Il rimanente 98% si trova in una sorta di limbo. Per quanto si possa trattare di opere pregevoli non vi è più alcun interesse economico alla loro pubblicazione e diffusione, ma esse non possono essere raccolte e pubblicate su internet senza violare le norme poste a tutela del diritto d'autore (3). Infatti in molti casi è impossibile rintracciare i discendenti ed eredi attualmente titolari dei diritti di sfruttamento economico ed anche quando ciò è possibile non tutti i titolari sono disponibili a dare il proprio consenso alla diffusione in rete. Tutto questo patrimonio culturale ed artistico nascosto è condannato all'oblio. Ed invece, grazie alla rete, potrebbe rivivere una seconda giovinezza e costituire la linfa per il fiorire di nuove opere. La situazione è paradossale: la proprietà intellettuale riceve oggi una tutela più forte di quella riconosciuta alla proprietà dei beni materiali. Perché il diritto d'autore sussista non è necessario il compimento di alcuna formalità: è sufficiente la c.d. rivelazione. Inoltre non è previsto per la proprietà intellettuale alcun meccanismo analogo a quello dell'usucapione per la proprietà dei beni immobili. L'opera diviene di pubblico dominio solo dopo il decorso di settant'anni dalla morte dell'autore, senza che abbia alcuna rilevanza per l'ordinamento il fatto che essa sia stata abbandonata dai detentori dei relativi diritti di sfruttamento economico. Con la legislazione attuale è stato creato un monopolio della cultura nelle mani dei grandi gruppi finanziari che oggi hanno il potere di stabilire cosa debba essere pubblicato e distribuito. Ci troviamo di fronte ad una rendita di posizione ingiustificabile per una società che mira al libero mercato ed è veramente difficile sostenere che una così lunga durata dei diritti di sfruttamento economico dell'opera sia stata prevista per incentivare la creatività degli autori e per tutelare i loro discendenti

4 Carmelo Giurdanella e Fabrizio Traina E' da tempo che Lawrence Lessig, professore di legge presso l'università di Standford, conduce una battaglia per liberare il potenziale culturale che è stato nascosto nel limbo delle opere i cui diritti di sfruttamento economico non sono ancora scaduti. Nel 1999 Lessig impugnò dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti l'ennesima estensione alla durata dei diritti d'autore votata dal Congresso nel Le argomentazioni di Lessig erano semplici ed eleganti: la Costituzione degli Stati Uniti d'america prevede che il Congresso possa stabilire a tutela delle arti e delle scienze un periodo limitato di tempo durante il quale gli autori abbiano diritti esclusivi sulle loro opere (4). Ma negli ultimi quaranta anni, sotto la pressione dei grandi gruppi economici e finanziari, il Congresso ha esteso il termine di durata del copyright per ben undici volte. Lessig sostenne che di fatto ciò avrebbe potuto portare ad una estensione senza fine dei diritti di copyright in violazione del principio Costituzionale della loro durata limitata. Ma dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti ebbero la meglio gli interessi economici delle grandi majors e il ricorso di Lessig venne respinto. Lessig non si diede per vinto è iniziò a lavorare a due progetti: una proposta di legge per modificare la legislazione sul copyright e la creazione delle licenze Creative Commons. La prima prevedeva che, dopo cinquant'anni dalla pubblicazione di un'opera, l'autore, o i detentori dei relativi diritti di sfruttamento, potessero estendere mediante la sua registrazione (5) la durata del copyright al termine di 99 anni. In caso contrario l'opera sarebbe divenuta di pubblico dominio. Ma questa proposta, approdata al Congresso nel 2003, è stata duramente combattuta dalla lobby dei grandi gruppi economici che è riuscita a bloccarne l'approvazione (6). Con la ideazione delle licenze Creative Commons, Lessig ha inteso agire dal basso. Se si diffondesse tra gli autori la consapevolezza che proprio a causa dell'eccessivo rafforzamento del diritto d'autore la nostra è sempre meno una cultura libera e sempre più una cultura controllata dai grandi gruppi economici e finanziari (7), sarebbe possibile convincerli a rinunciare al pieno diritto d'autore e a pubblicare le proprie opere riservandosi su di esse solo alcuni diritti. La dicitura tutti i diritti riservati potrebbe essere, quindi, sostituita da quella alcuni diritti riservati. In questo modo ciascun autore sarà in grado di effettuare una scelta consapevole, evitando l'automatica applicazione del c.d. pieno diritto d'autore. Le Creative Commons, giunte alla versione 2.0, permettono a ciascun autore di scegliere: 1) di consentire la diffusione, la modifica ed l'utilizzo della propria opera per la realizzazione di opere derivative a condizione che venga sempre riconosciuta la sua paternità (Attribution); 2) di consentire la diffusione, modifica e utilizzo in opere derivate a condizione che ciò avvenga per fini non commerciali (NonCommercial); 3) di imporre a coloro che vogliano utilizzare l'opera per la realizzazione opere derivate di rilasciare queste ultime sotto la medesima licenza (ShareAlike).; 4) di consentire ogni uso, ma escludere l'utilizzazione in opere derivate (NoDerivs); 5) di consentire che la propria opera venga utilizzata per qualunque fine nei paesi in via di sviluppo; 6) di consentire che parti dell'opera possano essere copiati e diffusi a condizione che l'intera opera non lo sia; 7) di consentire che l'opera venga diffusa, modificata e utilizzata in opere derivate ma solo per fini educativi. 8) infine, di permettere la riproduzione di parti dell'opera, ma non di questa nella sua interezza. La scelta può essere effettuata in maniera semplice nel sito delle Creative Commons (8). Basta selezionare le caselle corrispondenti ai diritti che l'autore intende riservarsi, indicare la giurisdizione alla quale sottoporre la licenza ed il tipo di opera. Automaticamente viene generato il codice html da inserire sul web per contrassegnare l'opera con la licenza prescelta

5 Alcune ragioni per adottare le licenze Creative Commons Molti autori hanno già pubblicato in internet le proprie opere sotto una delle licenze Creative Commons senza per questo soffrire un calo nelle vendite delle loro opere, ma anzi ottenendone uno stupefacente incremento. In particolare lo scrittore emergente di fantascienza Cory Doctorow ha pubblicato la propria opera prima (9) sia sul web (10) sia sulla carta stampata. La prima edizione del romanzo è andata esaurita molti mesi prima di quanto era stato previsto dall'editore. In seguito Doctorow, impressionato dai risulti delle vendite, ha deciso di applicare al proprio romanzo una licenza Creative Commons ancor meno restrittiva (11)

6 Carmelo Giurdanella e Fabrizio Traina Note 1) L'espressione può trovare un parallelo nel termine giuridico piena proprietà che designa la sussistenza in capo al titolare di un pieno dominio sui beni materiali. 2) Lawrence Lessig, Free Culture, The Penguin Press, New York, 2004, pp. 116 e ss. Il libro di Lessig è disponibile in formato pdf all'indirizzo: Lessig ha sottoposto il suo saggio alla licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial. 3) Proprio per questi motivi numerosi film delle origini del cinema, che potrebbero essere restaurati e immessi in rete, stanno per andare irrimediabilmente perduti. Le pellicole sono, infatti, soggette a un rapido deterioramento e saranno ridotte in polvere per l'epoca in cui le opere saranno divenute di pubblico dominio. 4) Lawrence Lessig, op.cit., pp. 213 e ss. 5) If it is worth $1 to you, then register your work and you can get the longer term. Others will know how to contact you and, therefore, how to get your permission if they want to use your work. And you will get the benefit of an extended copyright term. If it isnt worth it to you to register to get the benefit of an extended term, then it shouldnt be worth it for the government to defend your monopoly over that work either. The work should pass into the public domain where anyone can copy it, or build archives with it, or create a movie based on it. It should become free if it is not worth $1 to you. Lawrence Lessig, op, cit., p ) Lawrence Lessig, op. cit., pp. 248 e ss. 7) This wildly punitive system of regulation will systematically stifle creativity and innovation. It will protect some industries and some creators, but it will harm industry and creativity generally. Free market and free culture depend upon vibrant competition. Yet the effect of the law today is to stifle just this kind of competition. The effect is to produce an overregulated culture, just as the effect of too much control in the market is to produce an overregulatedregulated market. Lawrence Lessig, op. cit., p ) Il sito è raggiungibile all'indirizzo: 9) Cory Doctorow, Down and Out in the Magic Kingdom, Tor Books )Il romanzo può essere scaricato integralmente e gratuitamente dal sito: 11) Inizialmente Doctorow aveva pubblicato i propri romanzi e raccolte di racconti sotto la licenza Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs che non consente la realizzazione di opere derivate. Nel 2004 Doctorow ha deciso di sottoporre le proprie opere alla licenza Attribution-NonCommercial-ShareAlike che consente la realizzazione di opere derivate a condizione che esse siano distribuite sotto lo stesso tipo di licenza