Progetto TartaLife, per la riduzione della mortalità della tartaruga marina Caretta caretta nelle attività di pesca professionali

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1 Ambiente Progetto TartaLife, per la riduzione della mortalità della tartaruga marina Caretta caretta nelle attività di pesca professionali di Alessandro Lucchetti Nelle acque del Mediterraneo si registra la presenza di tre delle set te specie di tartarughe marine esi stenti: la tartaruga comune Caretta caretta, la tartaruga liuto Der mochelys coriacea e la tartaruga verde Chelonia mydas. La tartaruga comune Caretta caretta è la specie di tartaruga marina più diffusa in Mediterraneo ed è l unica che si riproduce abitualmente lungo le coste italiane, di solito frequentando siti di nidificazione ricorrenti. Negli ultimi anni la conservazione della Caretta caretta, specie prioritaria inserita nella Direttiva Habitat e protetta da numerose convenzioni internazionali, ha assunto un aspetto strategico per il bacino del Mediterraneo, dove la pesca professionale sembra rappresentare la principale minaccia per la sopravvivenza della specie. Stime recenti suggeriscono, infatti, che nel Mediterraneo, ogni anno, oltre tartarughe marine rimangono vittima di catture accidentali da parte dei pescatori professionisti. Circa abboccano agli ami utilizzati per la pesca al pesce spada, Esemplare di tartaruga marina Caretta caretta. oltre restano intrappolate nelle reti a strascico e circa in quelle da posta, per un totale annuo stimato di oltre decessi. Numeri impressionanti e peraltro decisamente sotto stimati: se infatti consideriamo in questo calcolo tutti i pescherecci comunitari e le migliaia di piccole imbarcazioni da pesca che operano nei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, si arriva più verosimilmente ad una stima di catture e proporzionalmente a circa decessi. I numeri potrebbero essere ancora più allarmanti se si considera che i pescatori sono sempre piuttosto restii a comunicare i reali dati di cattura; eppure, le catture degli individui di tartaruga marina Caretta caretta realizzate nella pesca professionale avvengono accidentalmente nell intenzione di catturare specie di interesse commerciale. Questa parte della cattura, che non è direttamente bersaglio di un attività di pesca, è nota a livello mondiale con il nome di bycatch. I dati di cattura sopra delineati, le testimonianze dei pescatori e l aumento degli interventi dei centri di recupero lungo le coste italiane testimoniano la necessità di arginare tale fenomeno, che determina il ferimento o l uccisione di molti individui e ostacola la conservazione della specie, in preoccupante declino nel Mediterraneo. IL PESCE, 5/14 69

2 16/0 OPI circle hock 2 Mustad J hook BOA RADARABILE 2.7 cm 2.6 cm TRAVE PRINCIPALE 4.4 cm 3.3 cm BRACCIOLO AMO INNESCATO Amo tradizionale a J e amo circolare (Circle hook) a confronto. Schema di un palangaro. CAVO DI TRAINO CALAMENTO LIMA DEI GALLEGGIANTI Un altra minaccia, che ancora incide pesantemente sulla mortalità post cattura delle tartarughe marine, è la mancanza di strutture e dotazioni adeguate e personale periodicamente aggiornato all interno dei centri per il recupero delle tartarughe lungo le coste italiane. Inoltre, i pescatori stessi, che potrebbero intervenire immediatamente a bordo, riducendo di molto la mortalità post cattura, nella maggior parte dei casi ignorano le basilari procedure da mettere in atto per la salvaguardia degli esemplari catturati. DIVERGENTE LIMA DEI PIOMBI SACCO Schema di una rete a strascico. BANDIERE DI SEGNALAZIONE LIMA DEI SUGHERI LIMA DEI PIOMBI ANCORAGGIO Schema di una rete da posta. Descrizione del progetto Il progetto TartaLife, promosso nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare, si inserisce in questa complessa problematica e si prefigge di ridurre la mortalità della tartaruga marina Caretta caretta indotta dalle attività di pesca e dunque di contribuire alla conservazione della specie nel Mediterraneo. Il progetto è finanziato dall Unione Europea attraverso il fondo LIFE+NATURA 2012 e cofinanziato dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari Forestali, Direzione generale Pesca e dalla Regione Marche. Al progetto, coordinato dal CNR-ISMAR di Ancona, collaborano anche: CTS Centro Turistico Studentesco e Giovanile; Fondazione Cetacea; Legambiente; Consorzio UNIMAR; Parco Nazionale dell Asinara; Area marina protetta Isole Egadi ; 70 IL PESCE, 5/14

3 Amo nello stomaco. Area marina protetta Isole Pelagie ; Provincia di Agrigento. Il progetto intende contribuire alla riduzione della mortalità della tartaruga marina nelle attività di pesca professionale attraverso l introduzione e la diffusione nella flotta da pesca italiana di strumenti e sistemi capaci di ridurre sensibilmente le catture accidentali e attraverso un intensa azione di sensibilizzazione dell opinione pubblica e di formazione (per gli addetti al settore pesca e per gli operatori dei centri di recupero delle tartarughe). Pertanto TartaLife intende perseguire la riduzione della mortalità di Caretta caretta determinata dalle attività di pesca professionali attraverso due obiettivi specifici: riduzione del bycatch attraverso modifiche tecniche agli attrezzi in uso; riduzione mortalità post cattura, con formazione dei pescatori e rafforzamento dei presidi di recupero/primo soccorso. Proprio perché i pescatori sono i principali attori del sistema pesca, nel progetto è stato coinvolto il consorzio UNIMAR. Infatti, per il buon esito del progetto è essenziale la collaborazione dei pescatori, che negli ultimi anni si sono dimostrati sempre più responsabili e sensibili alle tematiche ambientali. Ciclo vitale di Caretta caretta Il ciclo vitale di Caretta caretta prevede tre fasi ecologiche di vita: una fase pelagica, della durata di alcuni anni, in cui soprattutto le giovani tartarughe frequentano prevalente mente le acque del largo nutrendosi di prede pelagiche; una fase demersale, in cui gli esemplari giovanili e sub-adulti passano ad un alimentazione di tipo bentonico (cioè si cibano di prede che trovano sul fondo), che le porterà fino alla maturazione sessuale; una fase neritica intermedia, in cui le tartarughe passano da areali di alimentazione pelago-oceanici ad areali bentoneritici (TOMAS et al. 2001). L impatto delle diverse attività di pesca sugli esemplari di Caretta caretta in Mediterraneo è quindi strettamente dipendente dalle fasi ecologiche di vita della specie e dall ambiente in cui queste attività vengono condotte. La distribuzione degli individui di Caretta caretta in Mediterraneo non è omogenea, come già accennato; la batimetria e le caratteristiche ambientali di aree differenti (temperatura, disponibilità di cibo) determinano la distribuzione della specie e la sua abbondanza. Per cui differenti tipi di attrezzi da pesca (reti passive, reti trainate in superficie o sul fondale, palangari derivanti o fissi) determinano tassi di cattura e mortalità diversi, in relazione alle diverse fasi ecologiche di vita. Riduzione delle catture accidentali di tartarughe marine nei palangari Come accennato, i nuovi nati di Caretta caretta, subito dopo la schiusa, abbandonano le spiagge e iniziano un periodo di vita prettamente pelagica, all interno dei grandi sistemi di correnti, che dura vari anni, per trasferirsi poi in ambienti costieri dove rimangono generalmente per gran parte della loro vita. Aree in cui le tartarughe trascorrono la fase di vita pelagica e dove è possibile riscontrare un alta presenza di esemplari giovanili sono state individuate nel sud Adriatico, nello Ionio, nello Stretto di Sicilia e nel Mediterraneo occidentale (Spagna). Inoltre, lo Stretto di Messina e il Canale di Sicilia rappresentano entrambi aree di transito tra il bacino occidentale e orientale per le rotte migratorie sia di giovanili che di adulti. Queste caratteristiche ecologico-ambientali spiegano il motivo per cui, nelle aree appena descritte, le tartarughe marine vengano catturate generalmente tramite palangari, attrezzi che sono utilizzati in superficie o lungo la colonna d acqua. Il palangaro è l attrezzo ad ami più usato nella pesca professionale. Esso è costituito da una serie di ami innescati e collegati tramite degli spezzoni di filo di nylon detti braccioli a un unico filo o cavo, detto trave o madre, lungo anche Esemplare di Caretta caretta catturato dall amo di un palangaro. IL PESCE, 5/14 71

4 Esemplare di Caretta caretta catturato da una rete a strascico. diversi chilometri. Esistono due diversi tipi di palangari: i fissi e i derivanti. I palangari derivanti sono così denominati perché vengono lasciati in balia dei venti e delle correnti e posizionati a mezz acqua o in prossimità della superficie per la cattura di specie pelagiche di grandi dimensioni quali il pesce spada (Xiphia gladius), il tonno alalunga (Thunnus alalunga) e il tonno rosso (Thunnus thynnus). Ampiamente utilizzato nel Mediterraneo centrale presso il Canale di Sicilia e l isola di Lampedusa, nel Mar Ionio, nel sud Adriatico, e nel Tirreno lungo le coste di Liguria, Toscana, Lazio, Campania e Calabria, oltre alla cattura delle specie target, il palangaro derivante cattura accidentalmente 72 altre specie (bycatch), tra le quali rientrano specie marine protette come la tartaruga marina Caretta caretta, specialmente durante la sua fase di vita pelagica. Si stima che i palangari derivanti siano la peggiore minaccia per la conservazione della specie in Mediterraneo in termini di catture/anno. I palangari di fondo, invece, sono ancorati al fondale e vengono utilizzati sul fondo o in sua prossimità per la cattura di specie demersali come il nasello (Merluccius merluccius), i saraghi (Diplodus spp.), il branzino (Dicentrarchus labrax) e altre specie di pesce bianco. Le differenze sostanziali tra i due tipi di palangari consistono nel loro posizionamento (in superficie o lungo la colonna d acqua nel caso del palangaro derivante e sul fondo nel caso del palangaro fisso) e nella dimensione degli ami (molto grandi nel caso dei palangari derivanti, più piccoli nel caso dei palangari da fondo). In entrambi i casi l attività di cattura di un palangaro si esplica con un movimento volontario della preda verso l amo, attirata dall esca posta su questo. Le tartarughe vengono quindi catturate dall amo di un palangaro nel momento in cui si avventano sull amo nella convinzione di trovare una facile preda, rappresentata dall esca. I problemi maggiori per la sopravvivenza delle tartarughe marine che abboccano agli ami dei palangari risiedono nell ingestione degli ami. Infatti, nel momento in cui l amo viene ingerito e rimane attaccato all esofago o addirittura penetra più in profondità, la percentuale di sopravvivenza si riduce drasticamente, per via delle lacerazioni dei tessuti interni. Al contrario, se l amo rimane più superficiale o conficcato nella bocca, l animale può continuare a vivere, anche se le capacità predatorie ne vengono fortemente compromesse. Una delle soluzioni sperimentate con successo in più parti del mondo consiste nel sostituire i tradizionali ami a forma di J con ami di forma circolare (circle hooks). In tal modo sembra che l ingestione dell amo risulti molto più difficoltosa, consentendo all amo di infi lzarsi superficialmente. Questo permette al pescatore di toglierlo, o comunque di tagliarlo abbastanza agevolmente, consentendo all animale di tornare a vivere tranquillamente una volta liberato. Il progetto TartaLife, nell ottica di garantire la conservazione della Caretta caretta in Mediterraneo, intende testare e diffondere nella flotta italiana 18 palangari armati con circa ami circolari. Circa 200 equipaggi di barche che utilizzano palangari saranno coinvolti in prove di pesca con ami circolari; inoltre sono previsti incontri per la formazione sull utilizzo dell attrezzo con circa pescatori. IL PESCE, 5/14 PES

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6 Preparazione da parte dell equipaggio di un modello di TED utilizzato nelle reti a strascico in TartaLife. Riduzione delle catture accidentali di tartarughe marine nelle reti a strascico Durante la fase di vita demersale gli adulti e giovani di Caretta caretta si concentrano in acque poco profonde della piattaforma continentale (aree definite di alimentazione e di svernamento ), a profondità in genere minori di 50 m, dove si cibano prevalentemente di invertebrati bentonici come crostacei e molluschi. Il centro-nord Adriatico, insieme ad altre aree del Mediterraneo come il golfo di Gabès in Tunisia, le coste libiche, alcune aree costiere della Turchia e dell Egitto, rappresenta proprio una delle principali aree di svernamento e foraggiamento. Le piattaforme continentali sono aree generalmente ristrette e caratterizzate da bassi fondali, dunque in queste aree la concentrazione di individui è maggiore e maggiori risultano anche le catture accidentali. L Adriatico, con i suoi fondali poco profondi e ricchi di nutrimento, è un habitat ideale per la tartaruga Caretta caretta che, infatti, popola in maniera massiccia quest area alla ricerca di cibo. Il centro-nord Adriatico, per le sue caratteristiche, fondi molli (sabbiosi, sabbio-fangosi e fangosi) e privi di asperità (rocce e afferrature sul fondo), è però un area intensamente sfruttata dalla pesca a strascico, che prevede l utilizzo di reti trainate sul fondo e che rappresenta l attività di pesca più importante a livello italiano. È facile immaginare che, in un area ad elevata densità di tartarughe e intensamente sfruttata dallo strascico, gli episodi di catture accidentali siano tutt altro che rari. Si stima che in centro-nord Adriatico siano circa gli episodi di cattura accidentale con reti a strascico, per il solo lato italiano del bacino. Le reti a strascico, essendo trainate dal peschereccio, nel loro passaggio possono accidentalmente intercettare tartarughe che si trovano sul fondo per cibarsi. In genere le tartarughe catturate dalle reti a strascico sono vive al momento del rilascio, tuttavia non è escluso che lo stesso individuo possa essere ricatturato più volte. Il rischio maggiore per le tartarughe marine catturate dalle reti a strascico deriva, oltre che dai danni fisici causati dall impatto con le diverse parti dell attrezzo, dal tempo di permanenza sottacqua. Infatti il rischio di affogamento degli animali, anche se capaci di prolungate apnee, in condizioni di stress e di limitazione di movimento, risulta elevatissimo. Oltre alla morte per annegamento, sono frequenti GRIGLIA APERTURA APERTURA Funzionamento del TED. GRIGLIA esemplari che presentano livelli di danno comunque elevati dovuti alla prolungata permanenza in mare in condizioni di stress che, sulla base dei dati disponibili, possono manifestare un decorso tutt altro che banale. Quindi, in considerazione dell elevato numero di catture, sono necessarie misure di mitigazione per salvaguardare la specie. Fra le diverse tecnologie studiate in varie parti del mondo per evitare la cattura di tartarughe marine con reti a strascico, senza dubbio i TED (Turtle Excluder Device, cioè meccanismo di esclusione delle tartarughe) rappresentano la soluzione più convincente. Il TED è costituito da una sorta di griglia inclinata che si inserisce prima del sacco terminale della rete a strascico, con la funzione di espellere le tartarughe catturate accidentalmente durante il passaggio della rete. Fattore fondamentale per il buon esisto della ricerca sarà quello di minimizzare eventuali perdite commerciali. Le prime prove hanno avuto esiti molto confortanti in quanto la perdita commerciale era praticamente azzerata. Nell ambito del progetto Tarta- Life saranno affidati alcuni TED perfezionati a circa 38 imbarcazioni della pesca a strascico con l intenzione di coinvolgere oltre 200 pescatori. Inoltre, sono previsti corsi di forma- 74 IL PESCE, 5/14

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8 Esemplare di lampada a UV da utilizzare come deterrente nelle reti da posta. zione sull utilizzo del nuovo attrezzo rivolti a circa pescatori. Riduzione delle catture accidentali di tartarughe marine nelle reti da posta Le reti da posta sono reti destinate a sbarrare spazi acquei, allo scopo di intercettare e fare ammagliare pesci, crostacei e molluschi che vi incappano. Esse si suddividono in reti fisse e reti derivanti. Le prime sono ancorate al fondo marino, le seconde sono lasciate all azione dei venti e delle correnti. Queste reti sono attrezzi tipicamente impiegati lungo la zona costiera dalla piccola pesca artigianale; rientrano fra gli attrezzi denominati passivi, in quanto vengono posizionati in un area di pesca e aspettano che siano le prede a incontrare l attrezzo e ad essere catturate durante i loro spostamenti. È molto difficile fare una stima reale delle catture accidentali realizzate con reti da posta e dei tassi di mortalità indotti da questo tipo di attrezzi, perché questa attività comprende piccole imbarcazioni disperse in una miriade di porti e punti di sbarco non ben definiti. I dati di cattura non sempre sono disponibili per tutte le aree per cui le statistiche ufficiali non sempre sono affidabili. Nonostante gli studi condotti sulle reti da posta fisse in Mediterraneo siano molto rari, è cosa certa che queste reti rappresentano una minaccia per le tartarughe marine soprattutto lungo le zone costiere. Il danno potenziale che queste reti possono determinare attraverso la cattura accidentale di specie marine protette, quali la tartaruga marina Caretta caretta, è molto elevato. I tassi di mortalità diretta supposti e registrati per le reti da posta fissa sono molto più elevati di quelli registrati per altri tipi di attrezzi da pesca, questo perché le tartarughe marine che rimangono impigliate nelle reti sono costrette ad un apnea forzata e prolungata per diverse ore (mediamente una rete viene lasciata in posta per circa 12 ore). La cattura accidentale è determinata dal movimento delle tartarughe verso le reti in un atto in genere volontario degli animali, attirati dalla presenza di pesce nelle reti, e si verifica per: 1. incapacità delle tartarughe di percepire ed evitare le reti; 2. tentativo di depredazione del pescato dalle reti. Al momento non esistono soluzioni tecniche in grado di ridurre le catture accidentali di tartarughe marine con reti da posta se non quella di limitarne l uso nei periodi e aree di maggior presenza di tartarughe marine (soluzione poco praticabile nella maggior parte del Mediterraneo). TartaLife intende affrontare il problema delle catture accidentali di tartarughe marine realizzate con reti da posta attraverso un duplice approccio: da un lato testando e introducendo una nuova tecnica di mitigazione rappresentata da un dissuasore visivo, testato fino ad ora in Messico (Baja California), dall altro diffondendo attrezzi alternativi alle tradizionali reti da posta. In primo luogo si intende sviluppare e successivamente sperimentare un dissuasore visivo rappresentato da lampade a UV montate sulle reti. Tali lampade dovrebbero fungere, nelle intenzioni, da deterrente per le tartarughe senza compromettere la cattura commerciale. Al momento non è possibile quantificare in dettaglio l efficacia di questo dispositivo sulla riduzione del bycatch; tuttavia gli approcci tradizionali a tale riduzione nelle reti da posta hanno fino ad ora avuto risultati poco confortanti. Il fine delle lampade sarà quindi quello di limitare i contatti fra tartarughe marine e reti da posta, unica soluzione per ridurre facili impigliamenti che quasi sempre conducono alla morte per annegamento degli esemplari intrappolati. Infine, saranno sviluppati e sperimentati attrezzi alternativi alle reti da posta tradizionalmente Modello di TED utilizzato nelle reti a strascico in TartaLife. 76 IL PESCE, 5/14

9 Esemplare di nassa che sarà sperimentata per ridurre le catture accidentali di tartarughe marine. utilizzate in Italia, con i seguenti requisiti: azzeramento catture accessorie di tartarughe marine; non incremento della cattura di altre specie non commerciali; facilità di impiego su imbarcazioni di piccole dimensioni; rendimenti di pesca paragonabili a quelli di una rete da posta. A tal fi ne è stata individuata una tipologia di nassa fi no ad ora mai sperimentata in Mediterraneo, che dovrà essere ulteriormente sviluppata e testata. Tale nassa, utilizzata con successo nel Nord Europa per la pesca del merluzzo nordico (Gadus morhua), è di grandi dimensioni (1,5 m lunghezza, 1,0 m larghezza,1,2 m altezza), ma essendo collassabile e quindi richiudibile su se stessa, non occupa molto spazio a bordo, requisito fondamentale quando si opera con imbarcazioni di piccole dimensioni. È costituita da due camere sostenute da tre telai rettangolari in alluminio. Nella parte inferiore si trova l entrata e il sacchetto in nylon destinato a contenere l esca; la parte superiore, in comunicazione con quella inferiore per mezzo di un apertura, è vuota e adibita a raccogliere il pesce che entra. Tale nassa non richiede particolari manutenzioni; al contrario, le reti da posta necessitano di essere pulite quotidianamente dopo le IL PESCE, 5/14 operazioni di pesca, cosa che in alcuni casi richiede diverse ore e che incide notevolmente sui costi di gestione. Il motivo principale per cui tale attrezzo avrà un impatto positivo sulla riduzione del bycatch di tartarughe marine rispetto alle reti da posta risiede nel fatto che la cattura delle nasse implica un ingresso della preda all interno della trappola, cosa di fatto impossibile per una tartaruga, a causa delle dimensioni considerevoli. Le nasse, quindi, evitando qualsiasi evento di depredazione e allo stesso tempo avendo dimensioni considerevoli, da un lato eviteranno la cattura di tartarughe marine, dall altro potranno essere usate in sostituzione degli attrezzi tradizionali altamente impattanti. In conclusione il progetto TartaLife, con le innovazioni tecniche che saranno introdotte, unite alla profonda azione di formazione dei pescatori e di rafforzamento dei centri di recupero, nel corso dei prossimi quattro anni punta a dare un contributo sostanziale alla riduzione della mortalità della tartaruga marina Caretta caretta nelle acque italiane. Fattore fondamentale per il buon esito del progetto sarà la collaborazione dei pescatori, veri protagonisti di TartaLife e maggiori responsabili della conservazione di questa specie. Alessandro Lucchetti

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