Papa Francesco in Terra Santa

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1 n ot i z i a r i o I N F O R M AT I V O GERUSALEMME a m a r e l a t e r r a s a n t a e f a r l a a m a r e Numero 34 Giugno 2014 Patriarcato Latino di Gerusalemme P.O.B Gerusalemme Tel : Fax : Media office: meo@lpj.org Il Patriarcato Latino di Gerusalemme è su: STAMPA DEL PATRIARCATO LATINO BEIT JALA 2014 Editoriale Papa Francesco in Terra Santa Dopo una maratona sfiancante di tre giorni, il Santo Padre ha raggiunto il Vaticano. Tre giorni che profumano di aromi del mattino della Resurrezione. Lo stallo cui, da qualche settimana, erano fermi i negoziati di pace è diventato una strada. La Terra Santa, ancora emozionata dal passaggio folgorante del pellegrino vestito di bianco, può scorgere con maggior fede la strada che condurrà verso un orizzonte nuovo, il giorno in cui la Chiesa raccoglierà e riunirà nel suo seno tutti i suoi figli. La preghiera nel pomeriggio della domenica di Pentecoste ne è il segno. Alcune immagini resteranno scolpite per sempre nelle memorie e nei cuori. Papa Francesco che si piega verso le acque sante del Giordano; Francesco appoggiato al muro di separazione tra Betlemme e Gerusalemme; Francesco inginocchiato con Bartolomeo davanti alla Pietra dell Unzione al santo Sepolcro; i due prostrati, con slancio unanime e con una sola supplica, nel bacio della Tomba di Cristo; Francesco in preghiera al Muro del Pianto. O ancora quando appoggia la mano sul memoriale delle vittime del terrorismo. Davvero non ha mai smesso di piegarsi, di pregare, di inginocchiarsi, di abbracciare. Con quell umiltà di Gesù che si piega sulle ferite dell uomo per guarirle come egli stesso ha ricordato nella celebrazione della messa ad Amman. Ogni volta si è inchinato in silenzio. Quel silenzio più eloquente di tante parole, davanti alla sofferenza e all inganno in cui si trova questa regione del mondo, troppo ferita. Umilmente, sceso dall aereo in abito bianco e comuni scarpe nere, portando lui stesso la propria borsa, è venuto a visitare i grandi della terra e i minimi, i rifugiati e i bimbi. Non ha voluto dimenticare nessuno. Al suo arrivo all aeroporto di Tel Aviv, non ha dimenticato di salutare i cristiani di Galilea né ha varcato la lunghezza prevista per il suo discorso al Getsemani per sostenere i cristiani di Gerusalemme che sono stati impediti di accoglierlo nella loro città. Nonostante un programma calcolato al minuto e le barriere della sicurezza, il suo sorriso, la sua mimica, l abito e la papalina al vento e soprattutto i suoi gesti forti, lo hanno reso in ogni occasione accessibile e vicino al suo popolo. In Giordania, in Palestina e in Israele, era in mezzo ai suoi come un padre tra i suoi figli. Numero Speciale In ogni occasione prima di prendere la parola ha voluto ascoltare e piuttosto che fare dichiarazioni ha preferito fermarsi sotto ogni muro per pregare. La pioggia di flash che si è abbattuta su di lui per tentare di immortalare tutti questi momenti non riuscirà a trasformarlo in uno stereotipo. I suoi gesti sono stati di una autenticità disarmante. L abbraccio ai piedi del Muro del Pianto col rabbino Skorka e l imam Aboud non era finto né artificiale. Era l abbraccio di tre amici di lunga data che vivono l amore di ciò che li unisce più che la divisione delle loro differenze. Una amicizia segno di quella pace che non sarà duratura se non quando sarà costruita artigianalmente dai piccoli e grandi gesti della nostra vita quotidiana come diceva il Santo Padre nell omelia ad Amman. Tanto che Salam! e Shalom! hanno concluso i suoi discorsi coi quali non ha mai smesso di invitare alla Pace con franchezza e coerenza. Tanto ad Abbas quanto a Peres, rischiando di ripetersi nei due discorsi a Betlemme e a Tel Aviv, ha ripetuto che siano evitati, da tutte le parti, le iniziative e gli atti che contraddicono la volontà dichiarata di giungere a un accordo e non si cessi di perseguire la pace con determinazione e coerenza invitando gli uni e gli altri a camminare risolutamente verso la pace rinunciando ciascuno a qualcosa. L Uomo in bianco non ha smesso di patrocinare la causa della pace e dell unità, al santo Sepolcro ha pregato per l ecumenismo del sangue sottolineando come il sangue cristiano sia il medesimo. Poiché l unità realizzata della Chiesa sarà il segno della Pace. Pace per la grande famiglia umana nella quale tutti sono fratelli e figli dell unico Padre che è nei cieli ha concluso il Santo Padre nella sua ultima messa di pellegrinaggio nel Cenacolo. In questo numero speciale della News letter troverai altri articoli su questo triduo eccezionale. Myriam Ambroselli

2 P A G. 2 GIORDANIA Papa Francesco ha iniziato il suo pellegrinaggio in Terra Santa, il 24 maggio 2014, dalla Giordania dove è stato accolto dalla famiglia reale prima di presiedere alla Messa. Nel pomeriggio, ha visitato il sito del Battesimo sul lato giordano per incontrare i rifugiati e le persone con disabilità. Numero Speciale n ot i z i a r i o I N F O R M AT I V O G E RU S A L E M M E Papa Francesco in Terra Santa GIORDANIA Il pomeriggio di papa Francesco in Giordania: «La pace non può essere comprata» giorno in Giordania. Papa Francesco è ancora una volta a favore di una soluzione pacifica: «Una soluzione pacifica alla crisi siriana è più che mai necessaria e urgente, e una giusta soluzione al conflitto israelo-palestinese». Papa Francesco è giunto alle ore 13,00 all aeroporto di Amman dove è stato accolto dal principe ereditario di Giordania, il principe Ghazi bin Muhammad. Dopo un breve incontro, il Pontefice è stato condotto presso il Palazzo reale di Amman, dove la famiglia reale del Regno hascemita al completo lo ha accolto. Era già la terza volta che si incontrava con il Re. Le prime parole sono state di apprezzamento: «Ringrazio Dio di poter visitare il Regno hascemita di Giordania, sulle orme dei miei predecessori Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, e ringrazio Sua Maestà il Re Abdullah II per le sue cordiali parole di benvenuto, in cui è viva la memoria del nostro recente incontro in Vaticano». Il Papa, rispondendo al re Abdullah II, si è rallegrato per averlo accolto nella «terra della pace e dell armonia tra cristiani e musulmani, e nella casa dei profeti e dei santi». Entrambi gli interventi si sono concentrati sui legami importanti tra musulmani e cristiani nel Regno, ma anche sulla vita dei cristiani. Il Papa ha accolto tutte le azioni messe in atto per proteggere questa minoranza. «Le comunità cristiane possono sviluppare un lavoro qualificato e apprezzato nei settori dell istruzione e della sanità, scuole e ospedali, e possono professare la loro fede con la pace, il rispetto per la libertà religiosa come diritto umano fondamentale e che io spero si terrà in grande considerazione in tutto il Medio Oriente». Infine, i due capi di Stato hanno discusso della Siria, e della situazione di molti rifugiati siriani che arrivano ogni «La pace non può essere comprata» Ne è seguita la Messa allo stadio di Amman, partecipata da molti fedeli. Mentre papa Francesco girava nella sua papamobile scoperta, il vento soffiava, finché si è portato via il suo berretto. In un mix di arabo e italiano, la folla cantava e ascoltava con attenzione le parole dell omelia. Parole forti: «La pace non può essere comprata». Poi ha continuato a dire che la pace è «un dono da accogliere con pazienza e costruire in modo artigianale con piccoli e grandi gesti che coinvolgono la nostra vita quotidiana. La via della pace è consolidata, se ci rendiamo conto che tutti abbiamo lo stesso sangue e siamo parte della razza umana; se non ci dimentichiamo che abbiamo un unico Padre celeste e che siamo tutti suoi figli, fatti a sua immagine e somiglianza». Il Patriarca, mons. Fouad Twal, ha voluto presentare al Santo Padre la Chiesa di Giordania, ma anche la diocesi di Gerusalemme con queste parole: «La Chiesa cattolica locale, in particolare il Patriarcato latino di Gerusalemme, genera un grande sforzo di unità nel suo seno, tra le Chiese e tra i popoli. Siamo una piccola chiesa, ma una Chiesa che ascolta, sostiene e collabora con queste forze modeste in un cammino di conversione». In serata, il Papa recandosi al Giordano, per incontrare le persone disabili e i rifugiati, ha voluto ricordare, alle radici del Battesimo, che il primo impegno legato a questo sacramento è vivere nella carità il giornaliero. È questa una via verso la pace. Pierre Loup de Raucourt

3 a m a r e l a t e r r a s a n ta e fa r l a a m a r e Ai poveri e ai rifugiati: «Che Dio converta i violenti» Nu me ro P A G. 3 Sp ec ial e BETANIA OLTRE IL GIORDANO Nella prima serata del 24 maggio 2014, papa Francesco si è recato sul luogo presunto dove Giovanni Battista ha battezzato Gesù, per incontrare le persone con disabilità e i migranti. Una visita ai più poveri e un appello alla comunità internazionale. Suo malgrado, la Giordania è un paese che accoglie il mondo. Circondata da paesi in cui le popolazioni si lacerano, il Regno hascemita è invaso da siriani, iracheni e palestinesi. Il numero dei profughi è quasi equivalente a quello dei nativi. La risposta del governo è complicata: tutto ciò è costoso e richiede del lavoro. In Giordania, ci sono anche persone con disabilità. Solo dal 1993 una legge permette loro di avere cure adeguate, di avere un lavoro, e di accedere alla formazione. Molti centri sono stati istituiti dalla Chiesa e sono divenuti punti di incontro tra cristiani e musulmani. Ampiamente supportati dalla famiglia reale, questi progetti aiutano le persone a riscattarsi dalla miseria sociale, alla quale si aggiunge quella fisica e mentale. Questi sono i poveri che il Papa ama tanto incontrare. Egli non ha mancato di farlo e benedirli, invitandoli con coraggio a pregare per la pace e ad offrire le loro sofferenze a Dio. Francesco ha sottolineato l ospitalità generosa del Regno. Appello alla comunità internazionale Da diversi mesi, il governo giordano grida aiuto: è finanziariamente sopraffatto dall afflusso giornaliero di rifugiati. Papa Francesco ha di nuovo fatto eco alla loro chiamata a fare, implorando la comunità internazionale affinché «non lasci soli la Giordania ad affrontare l emergenza umanitaria dovuta all arrivo sul territorio di un elevato numero di rifugiati; ma continui e aumenti i suoi sforzi per sostenere e aiutare». Ribadendo il suo appello per la Siria, il Papa ha anche chiesto «di abbandonare ogni pretesa di usare armi per risolvere i problemi e che si ritorni al percorso della negoziazione. La soluzione, infatti, può venire solo dal dialogo e dalla moderazione, dalla compassione per coloro che soffrono, dalla ricerca di una soluzione politica e un senso di responsabilità verso i fratelli». Allo stesso tempo (come emerge dal suo testo e come lui sa fare assai bene), papa Francesco ha fustigato la tendenza a mantenere il conflitto con due domande: «Chi c è dietro la vendita delle armi?», e «chi è responsabile della vendita di armi ai belligeranti, alimentando così il conflitto?». Non fornisce risposte, ma subito, fatta la faccia seria, chiede preghiere, perché «Dio converta i violenti». Questo incontro importante, espressamente voluto dal Papa e al quale hanno partecipato molti bambini e rifugiati, pone fine al primo giorno di pellegrinaggio in Terra Santa. Un giorno caratterizzato, come ci si doveva aspettare, dall attenzione ai rifugiati e alla situazione allarmante in Siria e nella regione piena di conflitti che non finiscono. Allo stesso tempo, la Santa Messa celebrata dal Santo Padre e la sua visita al luogo del battesimo ricorda che il Papa è venuto anche per i cristiani e per ricordare alla Chiesa le promesse battesimali, che si vivono principalmente nel sostegno e nell accompagnamento dei più poveri. Pierre Loup de Raucourt

4 Nu me G E RU S A L E M M E PA G. 4 n o t i z i a r i o IN F OR M ATI V O ro Sp ec Papa Francesco in Terra Santa BETLEMME ial e Palestina: Il Papa ai piedi del Muro BETLEMME - Papa Francesco è arrivato la mattina del 25 maggio 2014 in Palestina per trascorrervi solo alcune ore. Recandosi a Betlemme, ha incontrato il Presidente dell'autorità palestinese e ha percorso qualche passo lungo il muro di separazione eretto da Israele. Un iniziativa che rafforza ulteriormente l'impatto politico di questo pellegrinaggio. «Questa situazione sta diventando sempre più inaccettabile» Alle prime ore del mattino, un elicottero ha trasportato papa Francesco da Amman a Betlemme. Questo primo passo è già un simbolo: il Papa non passa attraverso Israele per raggiungere i Territori. Ancora più forte è stata la sua volontà di avvicinarsi al Muro di separazione costruito da Israele dal Scendendo dalla sua papamobile, il Papa ha percorso qualche passo breve ma intenso, lungo i grandi blocchi di cemento. La costruzione della «barriera di sicurezza», oltre i confini stabiliti nel 1967, è fortemente presa in causa dalla comunità internazionale; e talvolta anche dalla giustizia israeliana. La decisione del Papa di andare lì potrebbe quindi impressionare e (molti lo sperano) pregiudicare il progetto del governo israeliano di estendere ulteriormente il Muro. Il terzo gesto della mattinata è stato l incontro dall impatto politico con Mahmoud Abbas. Quest ultimo, ricevuto un paio di mesi fa in Vaticano, non ha mai nascosto la sua gioia di accogliere il Pontefice. Al momento del loro incontro, dopo un lungo abbraccio, il presidente Abbas ha accolto il Santo Padre e ha ricordato i forti legami che esistono tra la Santa Sede e la Palestina, prima di discutere del «muro orribile» eretto da Israele. Rispondendo al Presidente dell Autorità palestinese, papa Francesco ha ricordato la sua vicinanza a coloro che soffrono per i lunghi conflitti in Medio Oriente per «decenni». Riprendendo il discorso diplomatico che da molti anni il Vaticano porta avanti, ha descritto una situazione diventata ancora più «insostenibile», e ha chiesto una risoluzione rapida, con due Stati, come lui stesso ha spiegato: «È giunto il momento per tutti di avere il coraggio e la creatività a favore del bene, il coraggio della pace, fondata sul riconoscimento, da parte di tutti, del diritto per entrambi gli stati di esistere e di godere pace e sicurezza dentro confini internazionalmente riconosciuti». Questa pace sarà efficace, soprattutto se la libertà religiosa sarà mantenuta. «Il rispetto di questi diritti umani fondamentali è continua -, infatti, una delle condizioni irrinunciabili di pace, fratellanza e armonia; ha detto al mondo che è necessario e possibile trovare un buon accordo tra culture e religioni diverse». Un unico Regina Coeli Più tardi, infine, la Santa Messa. Vi ha partecipato Mahmoud Abbas, e papa Francesco, sorprendendo tutti, ha invitato il Presidente dell Autorità palestinese e il suo omologo israeliano, Shimon Peres, a pregare insieme per il dono della pace. «Offro la mia casa, in Vaticano, per ospitare questo incontro di preghiera», ha proposto il Papa, di fronte ad un assemblea attonita. L invito è esteso. I due capi di Stato avranno risposto in modo favorevole? È questa la speranza di molti uomini, donne e bambini della Terra Santa e del mondo intero. Pierre Loup de Raucourt

5 a m a r e l a t e r r a s a n ta e fa r l a a m a r e Messa a Betlemme: «I bambini sono un segno» BETLEMME - Papa Francesco ha celebrato la Messa, domenica 25 maggio, nella Piazza della Mangiatoia di fronte a circa un migliaio di persone. Nel luogo della nascita di Gesù, è tornato in gran parte della sua omelia sui bambini, un segno di speranza e di vita. Nu me ro P A G. 5 Sp ec ial e Il numero di posti, teoricamente distribuito, era di posti a sedere. Ma in realtà, il numero di chi ha partecipato alla Messa di papa Francesco a Betlemme sulla piazza della Mangiatoia è stato inferiore. In un clima di entusiasmo, sotto un sole cocente, il Papa è arrivato nella sua papamobile, dopo aver incontrato Mahmoud Abbas e dopo essersi fermato ai piedi del Muro di separazione tra Israele e Palestina. Alternando momenti di silenzio e di canto insieme al bel coro, i fedeli hanno ascoltato con attenzione le parole dell omelia pronunciata prima in italiano dal Papa e poi tradotta in arabo da mons. Shomali, vicario patriarcale per Gerusalemme. I bambini al cuore del messaggio Se i bambini sono «segni di vita e di speranza», sono anche «segno diagnostico per capire la salute di una famiglia, di una società, del mondo». Il Papa ha anche avvertito: «Quando i bambini sono accolti, amati, difesi, tutelati nei loro diritti, la famiglia è sana, la società è migliore, il mondo è più umano». Ringraziando le istituzioni che proteggono i bambini, ha menzionato il centro Eppheta Paolo VI, istituzione nata per volontà di Paolo VI, per accogliere e formare i bambini sordomuti della zona di Betlemme. Papa Francesco nel suo passaggio dal palazzo presidenziale alla Piazza della Mangiatoia è stato accolto da urla e dal linguaggio dei segni da parte di una piccola folla di bambini, e dai loro genitori. Allo stesso tempo, il Papa ha avvertito: «Il bambino è fragile ed è facile da distruggere. Molti bambini di oggi sono sfruttati, maltrattati, schiavizzati, oggetto di violenza e traffici illeciti. Molti bambini oggi sono rifugiati, sradicati, a volte annegati nei mari, soprattutto nelle acque del Mediterraneo. Di tutto questo ci vergogniamo oggi davanti a Dio, il Dio che si è fatto Bambino». Un discorso forte che Francesco ha controbbilanciato con parole di speranza e con un invito a guardare di nuovo il neonato della mangiatoia e ad adottare un nuovo stile di vita, «dove i rapporti non sono più di conflitto, oppressione, del consumato, ma sono rapporti di fratellanza, di perdono e di riconciliazione, condivisione e amore». Ha concluso la sua omelia con una breve preghiera: «O Maria, Madre di Gesù, hai ricevuto, insegnaci ad accettare; tu hai amato, insegnaci ad amare,voi che seguite, insegnateci a seguire. Amen». Dopo la Messa, per il pranzo ha incontrato le famiglie cristiane per poi recarsi a Gerusalemme e compiere il momento centrale del suo pellegrinaggio, l incontro con il Patriarca di Costantinopoli. Pierre Loup Raucourt Betlemme: ultimi preparativi prima dell arrivo del Papa Maggio Mentre Betlemme si prepara per il gran giorno, quello dell arrivo del successore di Pietro, papa Francesco, gli occhi di tutto il mondo si rivolgono alla più umile delle città di Palestina. Tutti già si figurano l immagine esuberante del Papa: tenero, amorevole, umile. Tutti si immaginano il suo arrivo a Betlemme, di vederlo camminare per le sue strade, di circondarlo in occasione della messa nella Piazza della Mangiatoia e ascoltarlo parlare al popolo cristiano assetato di una parola giusta e vera che potrebbe consolare le loro pene e piegarsi sulle loro ferite antiche e presenti. Chi pranzerà con papa Francesco? Intervista a mons William Shomali, vescovo ausiliare di Gerusalemme, sulla scelta delle familgie che pranzeranno con papa Francesco a Betlemme, dopo la messa sulla Piazza della Mangiatoia. Papa Francesco desidera passare un poco di tempo con le famiglie povere di Betlemme e coi loro bambini per ascoltare le loro voci e testimoniare la sua vicinanza e la sua tenerezza. Non ha voluto pranzare con le autorità ma bensì con le famiglie povere. C è voluto del tempo per capire le ragioni di questo gesto. Questo rende il papa veramente ammirevole: proprio come Gesù egli vuole essere vicino ai poveri Lo Stato di Palestina nella gioia di accogliere Francesco Il 20 maggio 2014, il Presidente dello Stato di Palestina, sig. Mahmoud Abbas, ha rilasciato un comunicato con cui rivolge il benvenuto a papa Francesco, atteso dal popolo palestinese a Betlemme e a Gerusalemme, con tutto il rispetto che si conviene alla sua dignità e al messaggio d amore e di pace che egli porta. Un presepio in stile locale per la messa el Papa. Un opera d arte di ben 14 metri di lunghezza per 6 di altezza: nulla è sufficientemente grande e bello per accogliere il papa. La tela, realizzata da un artista palestinese, sarà posta sul fondo, dietro l altare della messa papale. Quest opera ha un bel da essere figurativa! Rigurgita infatti di simboli. Un vero presepio in stile locale.

6 Nu me G E RU S A L E M M E PA G. 6 n o t i z i a r i o IN F OR M ATI V O ro Sp Papa Francesco in Terra Santa GERUSALEMME ecia le Sulla tomba vuota, Francesco e Bartolomeo in preghiera SANTO SEPOLCRO - Cinquant anni dopo Paolo VI e Atenagora, nel momento culminante del suo pellegrinaggio, papa Francesco s incontra con il Patriarca ecumenico presso la Tomba vuota del Signore risorto. Il 25 maggio 2014, duemila anni più tardi: Pietro e Andrea fanno loro la preghiera di Gesù «che tutti siano uno... perché il mondo creda» (Gv 17, 21). Le campane del Santo Sepolcro suonano a festa. Sono attesi il Santo Padre e il Patriarca. Si trovano ancora alla Delegazione Apostolica. Tempo di comunione e di condivisione: l incontro, assai caloroso, è durato più del previsto. È stato firmato un accordo. Una dichiarazione congiunta in dieci punti che conferma con favore i progressi verso l unità, incoraggia «sempre una più profonda conoscenza delle tradizioni degli altri», nella ricerca della «verità tutta intera che Cristo ha donato alla sua Chiesa», invocando «l urgenza del momento che ci obbliga a cercare la riconciliazione e l unità della famiglia umana», tra cui la «situazione dei cristiani in Medio Oriente». Finalmente, «al Baba» arriva a Jaffa Gate. Pochi istanti dopo, l abbraccio tanto atteso. Emozione e semplicità. Un momento storico, una scintilla di eternità nella storia della Chiesa e dell umanità. Il Papa e il Patriarca procedono l uno verso l altro e si abbracciano calorosamente, prima di aiutarsi a vicenda per scendere giù per le scale che li porta al Sepolcro. Entrambi s inginocchiano umilmente per baciare la Pietra dell Unzione, situata a pochi metri dalla Tomba, nel luogo in cui il corpo di Cristo fu unto prima della sepoltura. I due fratelli, Pietro e Andrea, si avvicinano insieme alla tomba vuota. la volontà del Signore». Facendo eco alle parole dell angelo, ha ripetuto: «Non temete» e ha invitato «a respingere un altra forma di paura che è probabilmente la più comune nei tempi moderni: vale a dire, la paura dell altro, la paura del diverso, la paura del credente di un altra religione o di un altra confessione». Un grande raccoglimento davanti al Luogo più sacro della cristianità. Il coro greco dà presto il cambio al coro latino, accompagnato dall organo. Cristo è risorto! «Christos Anesti!», come dirà in greco Francesco, Vescovo di Roma, nel suo discorso. Di fronte alla tomba vuota del Signore, papa Francesco ha ricordato «la grazia straordinaria di essere qui riuniti in preghiera» davanti alla «tomba vuota» e ha sottolineato che l'annuncio della Risurrezione è «il fondamento della fede che ci unisce». Questa è la «grandezza della nostra vocazione cristiana: siamo uomini e donne di risurrezione, non di morte». Di fronte alla morte e Risurrezione, siamo tutti «cristiani», ha detto il Papa. «Quando i cristiani di varie denominazioni si trovano a soffrire insieme, uno accanto all altro, e ad aiutarsi l un l altro con carità fraterna, si realizza un ecumenismo della sofferenza, l ecumenismo del sangue ( ). Quelli che per odio della fede uccidono e perseguitano i cristiani, non chiedono loro se sono ortodossi o cattolici, sono cristiani. Il sangue cristiano è lo stesso». Da parte sua, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, ha ricordato di fronte al Santo Sepolcro: «il luogo è terribile», è la «porta del cielo» (Gen 28,17). Il percorso dell Amore è «l unica strada che conduce al compimento del- Grande raccoglimento per questa celebrazione senza bagno di folla. Un momento intimo tra i due Apostoli e il loro Signore che, ritornati insieme nella tomba, si sono stretti in lungo abbraccio. Per questo grande momento di preghiera e di unità, papa Francesco e il patriarca Bartolomeo sono stati ricevuti dai tre Superiori delle comunità dello Status quo (la greco-ortodossa, l armena apostolica e la francescana): nelle persone del Patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III; del Custode di Gerusalemme, padre Pierbattista Pizzaballa, OFM; e del Patriarca armeno apostolico, Sua Beatitudine Nourhan Manoogian. Erano presenti anche il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal e i vescovi di Terra Santa, l Arcivescovo siriano, l Arcivescovo etiope, il Vescovo anglicano, il Vescovo luterano e altri vescovi. Una cerimonia in cui il greco e il latino, intervallandosi, si sono riconciliati affinché dal Sepolcro salga verso il cielo un unica preghiera. Myriam Ambroselli

7 Numero Speciale a m a r e l a t e r r a s a n t a e f a r l a a m a r e P A G. 7 La mattinata interreligiosa di papa Francesco GERUSALEMME - Arrivato a Gerusalemme il 25 maggio 2014 per l'incontro ecumenico presso il Santo Sepolcro, papa Francesco ha continuato il suo pellegrinaggio nella Città Santa lunedì, 26 maggio con la visita alla Spianata del Tempio e al Muro del Pianto prima di incontrare due rabbini. Sin dalle prime ore del mattino, papa Francesco è stato ricevuto presso il Monte del Tempio, il terzo luogo più sacro dell Islam sunnita, per un incontro con il Gran Mufti di Gerusalemme. C era anche il principe ereditario di Giordania Ghazi bin Muhammad, dato che la Spianata è sotto la giurisdizione del regno hashemita. In un discorso politicizzato, il Gran Mufti ha inviato un messaggio di benvenuto in Palestina al Santo Padre, in un luogo ambito dagli ebrei e da Israele. Il Papa, felice di incontrare altri musulmani, ha incentrato il suo discorso su Abramo, che ha unito le tre grandi religioni monoteiste in Terra Santa. Le sue parole invitano a non abbandonare la ricerca di Dio, «non possiamo limitarci a rimanere chiusi, ognuno nelle nostre convinzioni. Davanti al mistero di Dio, siamo tutti poveri, sentiamo che dobbiamo essere pronti a uscire da noi stessi, obbediente alla chiamata che Dio ci rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire per noi». Una chiamata, senza dubbio, a sviluppare il dialogo interreligioso che è al servizio di tutti i cristiani, musulmani ed ebrei, per la comune ricerca di Dio. Papa Francesco ha anche fatto appello a cercare la pace, facendo di tutto perché il Nome di Dio non venga strumentalizzato per giustificare la violenza. Qualche minuto dopo a pochi metri più in basso Subito dopo il Papa si è recato ai piedi del Muro del Pianto. Posando le mani, il Santo Padre si è raccolto pochi istanti prima di lasciare il suo messaggio tra le pietre del Muro, il principale luogo sacro degli ebrei. Sembra che il messaggio sia il Padre Nostro in spagnolo, sua lingua madre, che ha preso e ha trovato il tempo di leggere e recitare di fronte al Muro. Il Papa ha anche sorpreso scambiando un abbraccio forte e onesto con i suoi due amici argentini con i quali è venuto: il rabbino Abraham Skorka, visibilmente commosso, e il professore musulmano Omar Abboud che, visitando il luogo sacro ebreo, ha compiuto un importante gesto politico e religioso. Un trio che ha marchiato con un immagine il discorso di Francesco: gli uomini devono amarsi e rispettarsi, indipendentemente dalla loro religione, e anche del nome della loro religione. Dopo la dimensione ecumenica della domenica, papa Francesco ha messo un accento forte sulla dimensione interreligiosa. Questa breve mattinata, più religiosa che politica, si è conclusa rapidamente sulla tomba di Herzel, il fondatore del movimento sionista, e allo Yad Vashem. Pierre Loup de Roucourt Papa Francesco allo Yad Vashem: Uomo dove sei? Lunedì 26 maggio, nella seconda parte della mattina particolarmente dedicata al colloquio interreligioso, papa Francesco ha onorato molti appuntamenti di protocollo legati alla sua posizione di capo di Stato. Si tratta degli incontri allo Yad Vashem -il memoriale della Shoah- l incontro coi due Grandi Rabbini di Israele e con le più altre cariche dello Stato di Israele Conclusione del pellegrinaggio coi religiosi e i vescovi Prima di rientrare a Roma, il papa ha dedicato il tempo a incontrare i religiosi e le religiose di Terra Santa nella basilica del Getsemani per poi concelebrare la messa nel Cenacolo coi vescovi cattolici. Nella sua omelia il papa ha domandato ai vescovi di ricordarsi di tutto ciò che il Cenacolo evoca: il servizio, la fraternità, la pace e la dimensione famigliare della Chiesa dopo l annuncio della resurrezione. Francesco in aereo: Dimmi un po, il tuo Cristo quand è che resuscita? Dopo tre giorni di incontri intensi e di preghiera in Terra Santa, papa Francesco è rientrato in Vaticano. In aereo si è intrattenuto a lungo coi giornalisti. Una data condivisa per tutti i cristiani per la celebrazione della Pasqua e un incontro di preghiera in Vaticano con Abbas e Peres saranno tra i primi grandi frutti di questo pellegrinaggio ecumenico e interreligioso fuori dal comune. Il Papa rende grazie per il suo pellegrinaggio all udienza di mercoledì 28 maggio Nel corso della tradizionale udienza del mercoledì, papa Francesco ha reso grazie per il suo pellegrinaggio in Terra Santa: lo scopo principale era il 50esimo anniversario dell incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora. Con Sua Santità Bartolomeo abbiamo pregato insieme al Santo Sepolcro e abbiamo espresso il desiderio di perseverare sul cammino della piena comunione. Ho parimenti voluto, nel corso del pellegrinaggio, incoraggiare il cammino verso la pace in questa regione del Medio Oriente, in particolare in Siria ( )

8 Invito di Papa Francesco ai presidenti Abbas e Peres in Vaticano Numero Speciale Invito di Papa Francesco a Abbas e Perez Regina Coeli a Betlemme «In questo luogo, dove è nato il Principe della Pace, desidero estendere un invito a voi, signor presidente Mahmoud Abbas, e il signor presidente Shimon Peres, per raccoglierci in preghiera insieme a me, e per invocare da Dio il dono della pace. Offro la mia casa, in Vaticano, per ospitare l incontro di preghiera. Tutti vogliamo la pace; molte persone la edificano ogni giorno con piccoli gesti. Molte sono le persone che soffrono e sopportano pazientemente gli sforzi nei molti tentativi di costruirla. E tutti specialmente coloro che sono posti al servizio del loro popolo abbiamo il dovere di farci strumenti e operatori di pace, soprattutto attraverso la preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e tutte le donne di questa terra e di tutto il mondo ci chiedono di portare davanti a Dio il loro desiderio di pace». Per saperne di più: Anche i cristiani di Gaza vogliono incontrare Francesco (15 maggio 2014) Bambini cattolici di lingua ebraica con il Papa sul Monte Herzl e a Yad Vashem (23 maggio 2014) Il menu per la cena del Papa al Patriarcato (23 maggio 2014) Incendio nella Chiesa della Dormizione: gli atti di vandalismo riprendono (26 maggio 2014) La Terra Santa e il Patriarcato Latino accolgono il capo della Chiesa maronita (30 maggio 2014) Abbonarsi Per l abbonamento (abbonamento gratuito), scrivere a: meo@lpj.org Per visitare il nostro sito: Patriarcato Latino di Gerusalemme P.O.B Gerusalemme Tel: Fax: Media office : meo@lpj.org

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