FILM DISCUSSI INSIEME Premio S. Fedele Centro Culturale San Fedele - Milano

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1 FILM DISCUSSI INSIEME 2002 Premio S. Fedele 2002 di ERMANNO OLMI Centro Culturale San Fedele - Milano

2 Centro Culturale San Fedele P.za San Fedele, 4 - Milano Film discussi insieme 2002 Volume 42 con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

3 FILM DISCUSSI INSIEME 2002 a cura di EUGENIO BRUNO S.I. coordinamento redazionale: RAFFAELLA GIANCRISTOFARO hanno collaborato per: manifesti : MIRELLA POGGIALINI la storia : LUISA ALBERINI collaborazione alla redazione: MARÌ ALBERIONE redazione: CENTRO CULTURALE SAN FEDELE P.zza San Fedele Milano (Mi) stampa: ARTI GRAFICHE COLOMBO Cusano Milanino (Mi) Ci scusiamo con i soci del fatto che non è stato possibile pubblicare, integralmente o in parte, tutti i commenti pervenuti. 2 FILM DISCUSSI INSIEME

4 Questo volume, che contiene la documentazione del Cine-referendum San Fedele , è offerto: - agli spettatori del Cine-referendum che, hanno voluto esprimere, con attenzione e responsabilità, la propria opinione su quanto, in idee e in stili, produttori e registi hanno fatto circolare nella società con alcuni dei loro recenti film; - a quegli autori cinematografici che, professando un sincero rispetto per il pubblico, sono attenti anche alle ragioni più profonde della sorte dei loro film, considerando gli spettatori più esigenti come i loro interlocutori preferiti; - ai critici cinematografici che cercano, mediante le recensioni sulla stampa, di provocare negli spettatori una più vivace sensibilità e un gusto più maturo, sperando di intrecciare con essi un fruttuoso dialogo; - a quegli esercenti delle sale cinematografiche che desiderano conoscere, non solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi le risposte del pubblico alle loro proposte; - a quegli operatori culturali che credono nel cinema come occasione di crescita umana e culturale, e si sforzano di creare occasioni di incontro, approfondimento, scambio; - a tutti coloro che vogliono confrontarsi con una varietà di giudizi, opinioni e riflessioni su e a partire da i film. FILM DISCUSSI INSIEME 3

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6 INTRODUZIONE Il Cinereferendum per il Premio San Fedele è un iniziativa che vuole promuovere un attenzione al cinema come mezzo di comunicazione culturale ma anche creare un momento di educazione per abituare alla convivenza delle diverse opinioni. Un atmosfera di rispetto, di attenzione e di simpatia che produce il frutto del Premio assegnato al film apparso alla maggioranza come il più riuscito. Il Ministero dei Beni e delle Attività culturali attraverso il Patrocinio concesso a questo Premio dà al pubblico di questa edizione - e a quelli che hanno dato vita alle 45 precedenti - un segno di stima e di ringraziamento. Risulta significativo, dal punto di vista della storia del Premio, che il riconoscimento vada a un regista autorevole e che fa onore alla storia del cinema italiano come Ermanno Olmi, già premiato nel 1958 per Il tempo si è fermato e nel 1979 per L albero degli zoccoli. I valori di Il mestiere delle armi, come degli altri film in concorso, sono presentati in questo volume soprattutto grazie ai commenti degli spettatori, scelti tra i molti scritti durante l anno. Siamo convinti d altra parte che proprio questa sia la specificità del Premio San Fedele: creare un contatto tra un pubblico attento ed esigente e gli autori dei film, offrire agli spettatori la possibilità di rispondere ai registi, di raggiungere il loro cuore e l intimo delle loro riflessioni. p. Eugenio Bruno S.I. Grazie ai soci che hanno scritto e ai redattori che hanno lavorato per questo volume. Sono stata particolarmente felice di accogliere la richiesta di Padre Bruno di scrivere questa breve prefazione, perché desidero contribuire a testimoniare l elevata qualità del Centro Culturale San Fedele e l entusiasmo di quanti concorrono a realizzare questa iniziativa. Scorrendo il programma delle proiezioni realizzate dal Centro San Fedele, mi è passato davanti agli occhi un anno di Cinema, un anno di Cinema di qualità: ho rivissuto le emozioni, le suggestioni e gli interrogativi, che ognuno di questi film, ottimamente selezionati, ha suscitato in me. E ho pensato al pubblico che ha avuto la possibilità di vedere e discutere insieme questi film. Proprio in questo discutere insieme risiede, a mio avviso, il significato più alto e la vera peculiarità di questa iniziativa. Il Centro San Fedele ha sollecitato lo scambio e il confronto proponendo un dibattito, un cine-referendum, coinvolgendo pubblico, autori e operatori del settore. Non conosco il pubblico che ha assistito alle proiezioni e animato il successivo dibattito, spero ne facciano parte molti giovani. È importante proporre ai giovani un Cinema di qualità, abituarli e farli innamorare della complessità del linguaggio cinematografico, è importante condividere con loro e confrontarsi su temi importanti, è importante che abbiano la possibilità di dialogare con chi questo buon Cinema concorre a realizzarlo per far comprendere loro quanto sia affascinante, e nello stesso tempo complesso, immaginare e comporre le immagini che passano sullo schermo, sul grande schermo. Per concludere, vorrei salutare e ringraziare tutti coloro che hanno lavorato, e continuano a lavorare, per rendere possibile tutto ciò, salutare e ringraziare il pubblico delle proiezioni del Centro San Fedele, destinatario e anima di questo progetto, infine salutare e ringraziare, per il suo Cinema e la sua intelligenza, il Maestro Ermanno Olmi, vincitore del Premio San Fedele Rossana Rummo Ministero per i Beni e le Attività Culturali FILM DISCUSSI INSIEME 5

7 Gli oltre 500 spettatori del Cinereferendum San Fedele, dopo aver visionato settimanalmente, in un anno, trenta film della stagione hanno assegnato, dopo ballottaggio tra i primi due film, il 46 PREMIO SAN FEDELE al regista ERMANNO OLMI Il DIPLOMA DI MERITO viene assegnato a MIKADO (Roma) per aver distribuito il film premiato per il film IL MESTIERE DELLE ARMI Per averci condotto, con la severa struggente bellezza delle immagini, su gelidi campi di battaglia che sono paesaggi dell anima e poi al capezzale di Giovanni, giovane guerriero figura Christi, tradito e sacrificato sull altare della politica. Per aver ritratto non tanto un eroe del passato, ma la verità esistenziale di un uomo che si trova ad affrontare in solitudine l agone più impegnativo della sua vita. Per aver restituito, attraverso una struttura narrativa e figurativa che coniuga visionarietà e realismo, allucinazione e ricordo, la contradditorietà e drammaticità del mistero del vivere ma anche la difficoltà e ineluttabilità del confronto con la morte. Per averci posto, con intonazione sapienziale, di fronte alla grandezza e alla miseria di ogni persona, sospesa tra la riduzione a una funzione, un ruolo, una corazza esteriore e la consapevolezza della propria responsabilità personale e della propria dignità spirituale. Per aver ritrovato nella filigrana di questa storia di ieri l attualità di un inquietudine giovanile che corteggia la morte, la denuncia della violenza della guerra e della pericolosità delle armi, la constatazione dell inaffidabilità dei politici. Per aver trasmesso attraverso gli occhi di un bambino, testimone degli eventi e figura dello spettatore, sentimenti di stupore, paura e candore controbilanciando con questa promessa di vita lo spegnersi del protagonista. 6 FILM DISCUSSI INSIEME MENZIONI valori umani Pauline e Paulette sceneggiatura fotografia regia manifesto Il mestiere delle armi sonoro Monsoon Wedding recitazione A Beautiful Mind

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10 Film discussi insieme 2002 La storia del Premio San Fedele per il cinema

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12 PREMIO SAN FEDELE PER IL CINEMA È stato creato nel 1956 come riconoscimento per le opere cinematografiche valide e animate da motivi spirituali, scelte tra la produzione italiana da una giuria composta da esponenti del mondo artistico e culturale (il premio consiste in una statua del martire Fedele, opera dello scultore Lucio Fontana) a Vittorio De Sica per Il tetto 1957 a Federico Fellini per Le notti di Cabiria 1958 a Pietro Germi per L uomo di paglia 1959 a Alberto Lattuada per La tempesta 1960 a Ermanno Olmi per Il tempo si è fermato 1961 a Gillo Pontecorvo per Kapò 1962 a Francesco Rosi per Salvatore Giuliano 1963 a Federico Fellini per Otto e mezzo 1964 a Luigi Comencini per La ragazza di Bube 1965 a Carlo Ludovico Ragghianti per Michelangelo 1966 a Carlo Lizzani per Svegliati e uccidi 1967 a Elio Petri per A ciascuno il suo Dal 1968 il Premio fu soppresso. Dal 1964 si chiese al pubblico di indicare il film migliore per assegnargli la Scheda d oro e furono ammessi anche film stranieri a Luigi Comencini per La ragazza di Bube 1965 a Pier Paolo Pasolini per Il Vangelo secondo Matteo 1966 a Alessandro Blasetti per Io, io, io e... gli altri 1967 a Claude Lelouch per Un uomo una donna 1968 a Fred Zinnemann per Un uomo per tutte le stagioni 1969 a Nelo Risi per Diario di una schizofrenica 1970 a Damiano Damiani per La moglie più bella 1971 a Damiano Damiani per Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica 1972 a Francesco Rosi per Il caso Mattei 1973 a Jan Kadar per Nuda dal fiume Dal 1974 il Premio San Fedele fu ripreso e affidato al pubblico che d ora in poi dovrà assegnarlo al film che assurgendo a dignità artistica, attua, con i mezzi propri del linguaggio cinematografico, una comunicazione sincera ed efficace dei valori umani. FILM DISCUSSI INSIEME 11

13 1974 a Ingmar Bergman per il film Sussurri e grida per avere felicemente proseguito e approfondito con linguaggio essenziale e trasparente, accomunando passato e presente nell unitaria interiorità dei personaggi, il dramma della solitudine di chi, vittima del proprio disfacimento morale, cade nell isolamento più disperato e crudele in contrasto con la serena comprensiva disponibilità di chi invece, in un autentica fiducia in Dio, trova forza di soffrire e di avvicinarsi pietosamente al dolore altrui a Dalton Trumbo per il film E Johnny prese il fucile che con immediatezza e aderenza psicologica, attraverso la commossa descrizione di un caso limite rivissuto in una drammatica costruzione narrativa articolata su efficaci contrasti di toni e di temi, conduce lo spettatore fino alla più appassionata protesta non solo contro i conflitti armati ma anche contro ogni forma di sopraffazione dell uomo, indicando ancora una volta l amore comprensivo e generoso come il primo valore fondamentale dell umanità a Milos Forman per il film Qualcuno volò sul nido del cuculo per aver affermato, attraverso la trasfigurata ricostruzione di un ambiente, nel quale i rapporti umani spesso sono più repressi che stimolati, riuscendo a fondere in un suggestivo spettacolo elementi drammatici e momenti di arguto sarcasmo, il diritto fondamentale di ogni uomo alla autodeterminazione sostenuta da un senso di fraternità universale a Akira Kurosawa per il film Dersu Uzala che con mirabili immagini e un ritmo maestoso di sequenze tematicamente dense e toccanti, propone un personaggio d altri tempi unito alla natura come al suo primario elemento vitale, affascinante nel suo rispetto generoso verso ogni creatura, indicando nella corresponsabilità cosmica l anima di un umanesimo migliore a Emili Lotjanu per il film I lautari che in uno scenario affascinante di una natura incontaminata percorsa da un folklore popolare ricco di sensibilità musicale e di aspirazioni alla giustizia e alla libertà, racconta con freschezza fotografica e unità di stile a metà tra il sogno e la realtà vista malinconicamente ma non senza speranza, il peregrinare di un suonatore di violino alla ricerca di un bene assoluto ripetendo gli eterni problemi della vita di ogni uomo chiamato a liberarsi dalle cose per incontrare l Amore a Ermanno Olmi per il film L albero degli zoccoli che nella soffusa luminosità della campagna bergamasca, resa solenne da un maestoso adagio musicale, rappresentando con sguardo devoto e lirico un passato appena trascorso, ritmato dal pacato susseguirsi delle stagioni, la vita semplice dilatata in una celebrazione rituale della terra e della fatica all insegna del pudore e della dignità, ammirando in essa la forza della famiglia unita, la solidarietà creata dal dolore, l obbediente fiducia in Dio cardine della vita umana, denunziando con sottile efficacia il peso dell ingiustizia sociale, invita a proseguire sulla strada della storia con il coraggio della gioia e della libertà a Robert Benton per il film Kramer contro Kramer che con una sceneggiatura sorretta da una motivata analisi del nostro tessuto sociale e costruita con tocchi delicati di situazioni e sentimenti spesso solo sfiorati e tutta da intuire, ha saputo raccontare in modo certamente scaltro e accattivante ma altrettanto puntuale e preciso col determinante apporto di attori la cui efficace espressione ha dato volto spontaneo all interiorità dei personaggi, il percorso doloroso di un esistenza vicina a tutti e di tutti i giorni senza invettive né odio né patetiche lusinghe dove il più bisognoso di amicizia diventa cardine per la riscoperta dell amore come dono consapevole del proprio sacrificio. 12 FILM DISCUSSI INSIEME

14 1981 a Akira Kurosawa per il film Kagemusha che con un denso impianto narrativo affidato a immagini suggestive per plasticità di forme e di riflessi cromatici, montato su ritmi ora lenti ora convulsi con lo sguardo al comportamento delle persone e sul magico agitarsi delle masse esaltate dal tragico rituale delle battaglie, ha efficacemente illuminato con altissima voce nel silenzio delle ipocrisie, in una maestosa ricostruzione dell epopea nipponica cinquecentesca la trasfigurazione morale di chi, chiamato dalla sorte a nascondere insinceramente la morte di un uomo nobile e valoroso, alla fine preferisce seguirlo nella realtà di un eroico sacrificio ex-aequo a Istvàn Szabó per il film Mephisto che con la straordinaria recitazione di un attore capace di percorrere mirabilmente la vasta gamma delle espressioni drammatiche con una sontuosa e affascinante sceneggiatura dai toni di raffinata narrazione teatrale producendo una suggestiva atmosfera di profonda tensione, affidata anche all incalzare dei dialoghi e alla robusta tenuta spettacolare, riesce a esprimere la costituzionale ambiguità di un personaggio che, per salvare la propria immagine di attore per l arte e quella minacciosamente esigita da altri di attore per il partito, gradualmente vive la penosa esperienza del proprio vuoto dietro una maschera scenica che diventa smorfia e disprezzo, nella quale è lecito leggere l emblematicità storica della disumanizzazione disperata e allucinante di quando la sopraffazione del potere nega l autenticità creatrice. e a John Badham per il film Di chi è la mia vita? che ambientato in un luogo di dolore, dalla perfetta organizzazione tecnica, nel quale si muovono personaggi spesso standardizzati nel loro comportamento estraneo al vero problema del malato con una narrazione dal ritmo svelto e scabro fino a una voluta parsimonia spettacolare dando convincimento alla dialettica incalzante, proposta con chiarezza ed equilibrio, riesce a esprimere il diritto alla libertà di ogni uomo, anche quando è privato della sua efficienza fisica, contro l aggressione ipocritamente filantropica di chi vorrebbe ridurlo a semplice oggetto da gestire per il proprio successo fino alla mostruosità che la natura stessa con le sue leggi non contempla rivelando l intimo sguardo dell oppresso morente verso quall artistica Mano che dà la vita nel cui cavo è raccolto l ultimo istante del racconto e l anelito di ogni esistenza umana a Richard Attenborough per il film Gandhi che con una sceneggiatura sempre incalzante, una convincente interpretazione del protagonista e una accuratissima e calibrata regia, è riuscito a rievocare la rigorosa ascesi spirituale del Mahatma Gandhi in dialogo con l immensità dei problemi morali e politici, spesso contraddittori, di un India dalla miseria avvilente e dalle tenaci speranze, invitando tutti alla conversione della coscienza per affermare la morale rivoluzionaria della non violenza in una resistenza passiva che con l insistente disarmata protesta porta alla condanna unanime dei fautori dell ingiustizia ex-aequo a Ingmar Bergman per il film Fanny e Alexander che attraverso lo sguardo di due candidi ragazzi, con linguaggio limpido, inciso e raffinato nell esatto rigore di una rivelazione poetica e nella cruda e appassionata aderenza al dramma dell uomo in cerca di assoluto, riassume, ricavandoli da uno scavo autoanalitico, antichi ricordi affettuosamente accarezzati con voluttuosa nostalgia di interrogativi cruciali del suo noto patrimonio artistico e morale con il suo rifiuto di un mondo malvagio e ipocrita incalzato dall angosciante silenzio di Dio tentato dall effimero godimento del quotidiano insufficiente a dare luce e colore al futuro dell uomo sempre in attesa della vita. e a Murray Lerner per il film Da Mao a Mozart che è riuscito con immediatezza creativa e delicatezza di impostazione narrativa apparentemente svagata a trasforma- FILM DISCUSSI INSIEME 13

15 re il documentario di un viaggio in un trattato di vita e di umanesimo accantonando ogni dimensione semplicemente politica e a indicare nell arte più pura l occasione efficace per l incontro di mondi lontani che si confrontano nella tendenza alla perfezione di una tecnica e di un sentire musicale risposta fervida e totale dello spirito all universale richiamo di serenità e di reciproca comprensione a Roland Joffé per il film Urla del silenzio che al suo debutto cinematografico, con uno stile documentaristico efficacemente ritmato, sostenuto da un commento appropriato e dall impeccabile recitazione dei due protagonisti nel quadro di un agghiacciante subdola e disumana lotta fratricida che non conosce pietà ma solo cieca rabbia vendicativa, denuncia il genocidio consumato in Cambogia ponendolo in contrasto con il valore di un amicizia che trova nella solidarietà totale per una sopravvivenza costruttiva la soluzione dei conflitti più radicali Il pubblico del Cine-referendum non si è trovato concorde sul film da premiare. Pertanto il Premio San Fedele non viene assegnato. Si segnalano però i tre film relativamente più votati: Dietro la maschera di Peter Bogdanovich per la dimostrazione drammatica ma soave del valore della persona come fonte di amicizia profonda ; Ran di Akira Kurosawa per il tenace rifiuto della violenza come follia della prepotenza in un racconto dalle forti emozioni spettacolari ; La mia Africa di Sidney Pollack per l affascinante ricostruzione di un paesaggio africano primitivo e accogliente che fa da ampio sfondo a una vicenda tenera e coraggiosa a Ettore Scola per il film La famiglia che con delicata sensibilità tra il divertito e il malinconico e la collaborazione di magistrali interpreti, raccontando ottant anni di vita trascorsi da persone comuni in uno stesso appartamento dalla ridotta quotidianità, conferma il senso e il valore della famiglia che pur mutando per vicende interne ed esterne rimane il cardine della nostra vita alla ricerca di nuovi autentici affetti a Richard Attenborough per il film Grido di libertà che con una splendida fotografia e una solida regia, capace di manovrare con ritmo esasperante scene di massa e momenti di tensione interiore, ha saputo coinvolgere, con appassionante partecipazione, nella sofferenza di un popolo represso e nella condanna di un insostenibile segregazione razziale a Gabriel Axel per il film Il pranzo di Babette per aver raccontato con un intensità plastica e cromatica fino ai vertici della poesia e della commozione, unendo con tocco sapiente e sottile umorismo l austero rigorismo scandinavo a una aperta vitalità latina, la generosa semplicità e l orgoglio professionale della cuoca Babette nel tentativo di riappacificare gli animi in un sereno incontro aperto alla felicità ex-aequo a Jerry Schatzberg per il film L amico ritrovato per aver narrato a ritroso, con immagini brevi dai colori caldi e dal fluire insinuante proprio dei ricordi, un viaggio alla ricerca di un identità spezzata, in un clima attuale che ancora impone reciproca incomprensione, per affermare quanto sia deleteria per la dignità dell uomo ogni forma di piccola o grande demagogia ex-aequo a Giuseppe Tornatore per il film Nuovo Cinema Paradiso per aver narrato gli anni d oro del cinema di provincia, unico rifugio delle folle per sognare una felicità negata dalla vita di ogni giorno, affidando al commovente rapporto tra l anziano operatore, fiero del proprio potere di elargire sogni, e il piccolo spettatore smanioso di crescere, il segno di una nostalgia che è invito a conservare l ingenuità dei semplici. 14 FILM DISCUSSI INSIEME

16 1991 a Kevin Costner per il film Balla coi lupi che con un senso arioso del racconto e uno stile suadente e discorsivo ricco di simpatiche annotazioni, solidamente strutturato in tempi ben calibrati, con immagini di grande suggestione in un meraviglioso spettacolo cinematografico, ambientato in una affascinante sconfinata prateria, presenta senza accenti retorici una seria e severa rivalutazione della fiera civiltà di alcune tribù indiane d America all arrivo degli europei a Zhang Yimou per il film Lanterne rosse che con un impeccabile partitura fotografica, esaltata da raffinati effetti cromatici, da scenografie allusive e stilizzate, affascinanti e misteriose, con un racconto dall intenso rigore narrativo scandito dal succedersi delle stagioni, con la significativa esclusione della primavera simbolo di giovinezza, esprime il dramma delle donne e di tutti coloro che, per affermare la dignità della persona umana, si lasciano sospingere verso la pazzia dalla paura e dalla devastante discesa nel gorgo dei compromessi piuttosto che sottomettere la propria volontà a un potere infido e nascosto a Maurizio Zaccaro per il film La valle di pietra per aver costruito un elegante racconto cinematografico, avvincente per il ritmo pacato, la felice scelta degli attori e la fotografia dai toni caldi che trasforma volti e oggetti in altrettante occasioni di incontri emozionanti, valorizzando il continuo affiorare di ricordi ambientati nell incanto di pesaggi dalla malinconica bellezza, per esaltare l amicizia come reciproca comprensione piena di pudore e di delicate attenzioni fino alla generosità nel sacrificio a Steven Spielberg per il film Schindler s List che con un montaggio teso e incalzante, una fotografia in bianco e nero dal sapore realistico, bilanciata da appassionati accenni di colore, una ricostruzione fedele e agghiacciante delle prigioni e delle torture, una regia scrupolosamente attenta a non deviare dallo scopo umanitario e ad avvicinare, senza retorica, alla realtà del dramma vissuto dagli ebrei nell ultimo conflitto mondiale ha comunicato il valore di ogni persona, della sua dignità e del suo diritto alla libertà, indicando nella progressiva decisione del protagonista di salvare degli innocenti di cui mirabile esempio è il contabile che lo assiste l urgenza che si riaffermi il coraggio della coerenza nel reagire sempre e dovunque all onda devastatrice dell odio, sotto qualunque simbolo si presenti, per dare all umanità oggi e domani giustizia e pace a Michael Radford per il film Il postino che attraverso la sofferta e coinvolgente interpretazione del compianto Massimo Troisi, sempre candido nella sua francescana umiltà, in uno scenario arioso di luce al quale il mare e il paesaggio dell isola donano genuini sapori di vitalità e di essenzialità, narra con stile garbato come in un giovane semplice e deluso il graduale sviluppo del senso della poesia lo porti alla scoperta del vero modo di vivere la realtà, di confrontare la natura con i propri sentimenti senza dimenticare le questioni sociali e politiche, costruendo una storia di amicizia filtrata dal piacere rivelatorio della metafora come segreto del conoscere e del comunicare a Theo Angelopoulos per il film Lo sguardo di Ulisse che con un ritmo lento, meditativo e ricco di fascino, costruito su un percorso aperto alla realtà e alla storia, costellato di testimonianze, colmo di metafore, con scene dallo stile incisivo e spesso ermetico ma che, con vigore espressivo, parlano alla mente e al cuore, raccontando un vivere tra interiorità e circostanze esterne nell annullamento del tempo, fa coesistere eventi tragici della recente storia dei Balcani con quelli altrettanto drammatici dell uomo di sempre, riflettendo una visione pessimistica del mondo privo di certezze, ma disperatamente alla ricerca di un possibile riscatto dal male per ritrovare l innocenza, nel segno della fratellanza e della pace. FILM DISCUSSI INSIEME 15

17 1997 a Francesco Rosi per il film La tregua che accostando emozioni, pathos, coscienza civile, storica e politica a momenti di ironia, bonarietà e umanissima vitalità, ha saputo raccontare l intensità della tragedia dei deportati che evolve in commedia quando ci si riappropria della vita attraverso un faticoso ritorno a casa, come se il protagonista e gli altri scampati ritrovassero la vita perduta, un pezzo alla volta, tra ricordi del passato che non danno tregua e una rinata voglia di sorridere al domani, costruendo nel dolore e nella speranza l epica di un moderno Ulisse che torna a essere un uomo senza odiare i carnefici ma senza dimenticare le loro atrocità, anzi avvalorando i sentimenti di amicizia e solidarietà e il dovere della cultura e della testimonianza di fronte alle colpe, alle omissioni, alle viltà e agli orrori di cui gli uomini sono responsabili a Roberto Benigni per il film La vita è bella che attraverso il miracolo dell amore coniugale e paterno dichiara la sua fede nella bellezza della vita facendo prevalere le ragioni dell amore e dell utopia su quelle della morte e della realtà, attraverso il valore attribuito alla finzione e alla favola trasforma in un gioco e in un giogo lieve gli aspetti più dolorosi di una vicenda di orrore, attraverso una comicità che si attenua nel sorriso un sorriso reso amaro dalla malinconia dona una sorprendente profondità al messaggio di speranza e di fede dell uomo a Walter Salles per il film Central do Brasil che attraverso il racconto dell evoluzione del rapporto e del lungo viaggio verso la conoscenza di sé e del mondo di una donna di mezza età e un bambino rimasto orfano, due diverse eppure complementari solitudini incarnate da interpreti spontanei e sinceri sullo sfondo di un Brasile che vive di tensioni contrastanti, mette a confronto il disincanto e la speranza, la paura e il desiderio, la vecchiezza e l infanzia sentimentali prima che anagrafiche riuscendo, con toni asciutti eppure avvicenti e con sguardo lucido e insieme partecipe, a far emergere la verità di un particolare contesto socio-culturale e l universalità di una vicenda umana esemplare che parte dalla durezza dei rapporti e dell esistenza, dall aridità della terra e dei cuori, per rimettere in moto l affettività e la tenerezza sopite, per ritrovare le radici e i sentimenti perduti, per riaffermare l importanza e la bellezza di amare e di essere amati, riconquistando con ciò la dignità perduta e il diritto a sperare nel futuro a Pedro Almódovar per il film Tutto su mia madre perché disegnando con mano sicura e sensibile personaggi insoliti ma autentici, che riflettono il ritratto di un umanità fatta di peccatori santi, si tuffa nel mistero profondo della vita animato da uno spirito di comprensione che abbraccia gli opposti della realtà e del sogno, del riso e del pianto, dell essere e dell apparire, rivelando la legge del dolore come quella del desiderio, i segreti nascosti nelle esperienze più amare e quelli rivelati nelle rappresentazioni più intense, la forza dirompente di Eros e quella devastante di Thanatos, riletti in chiave di invenzione della sessualità e di elaborazione del lutto, per mostrarci la radice di bellezza, varietà e ricchezza dell animo femminile ed erigere un altare per la Madre riconoscendo in questa figura archetipica la matrice di un attitudine sacrale e religiosa, l emblema di una compassione e di una vocazione sacrificale a farsi carico dei mali del mondo ma anche il modello di una disposizione fecondativa e rigenerativa della vita a Marco Tullio Giordana per il film I cento passi per aver riproposto all attenzione di tutti la vicenda di Peppino Impastato, la sua storia di coerenza, di amore per la libertà e per la propria bellissima terra, facendone non solo lo specchio dello scontro generazionale e politico che caratterizzò il periodo storico degli anni Settanta, ma anche una parabola sul valore della trasgressione alle leggi del branco, sulla disponibilità alla testimonianza fino al sacrificio, sulla coscienza e sensibilità che riscaldano il cuore della meglio 16 FILM DISCUSSI INSIEME

18 gioventù; per aver costruito una storia stratificata in cui si leggono i valori universali della lotta all ingiustizia e della speranza di un mondo nuovo regolato dall armonia, dalla verità, dalla bellezza ma anche riferimenti storici precisi, e precise denunce di omertà e indifferenza anche da parte di istituzioni che dovrebbero far rispettare la legge e onorare la verità; per aver dato vita a un conflitto tragico tra un figlio e un padre, emblemi di orizzonti etici e stili di vita antitetici il mortificante quieto vivere contro l inquietudine vitale ma anche per aver riproposto la lezione creativa e morale del comico e del satirico che castiga ridendo i costumi e combatte il potere greve e opaco della mafia, come conferma la verve radiofonica del protagonista a cui ridà vita uno splendido giovane attore. FILM DISCUSSI INSIEME 17

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20 Film discussi insieme 2002 Tabelle e manifesti dei film 19

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22 GRADUATORIA la percentuale indica quanti, tra coloro che hanno visto il film, lo reputano da premio. % da premio ballottaggio % da premio 1. Il mestiere delle armi 49,55 55,9 di Ermanno Olmi (Mikado) 2. A Beautiful Mind 13,11 33,15 di Ron Howard (Uip) 3. No Man s Land 12,97 di Danis Tanovic (01 Distribuzione) 4. Figli / Hijos 12,91 di Marco Bechis (Medusa) 5. La stanza del figlio 10,13 di Nanni Moretti (Sacher) 6. Monsoon Wedding 6,0 di Mira Nair (Keyfilms) 7. Il favoloso mondo di Amélie 2,92 di Jean-Pierre Jeunet (Bim) 8. Gosford Park 2,71 di Robert Altman (Medusa) 9. Il tempo dei cavalli ubriachi 2,6 di Bahman Ghobadi (Lucky Red) 10. Viaggio a Kandahar 2,47 di Mohsen Makhmalbaf (Bim) 11. L infedele 1,1 di Liv Ullmann (Mikado) 12. I vestiti nuovi dell imperatore 0,88 di Alan Taylor (Mikado) 13. Le biciclette di Pechino 0,83 di Xiaoshuai Wang (Teodora) 14. Pauline e Paulette 0,825 di Lieven Debrauwer (Bim) 15. In the Bedroom 0,822 di Todd Field (Medusa) 16. La maledizione dello scorpione di giada 0,75 di Woody Allen (Medusa) 17. Tornando a casa 0,66 di Vincenzo Marra (Sacher) 18. Parole e utopia 0,56 di Manoel De Oliveira (Mikado) 19. I nostri anni 0,52 di Daniele Gaglianone (Pablo) 20. A tempo pieno 0,44 di Laurent Cantet (Mikado) 21. Il voto è segreto 0,34 di Babak Payami (Istituto Luce) 22. Luce dei miei occhi 0,31 di Giuseppe Piccioni (01 Distribuzione) 23. La nobildonna e il duca 0,29 di Eric Rohmer (Bim) 24. Black Hawk Down 0,2 di Ridley Scott (Columbia) 25. Traffic 0,19 di Steven Soderbergh (Columbia) 26. Liam 0,17 di Stephen Frears (Bim) 27. Paul, Mick e gli altri 0,16 di Ken Loach (Bim) 28. Ritorno a casa 0,15 di Manoel De Oliveira (Mikado) gradimento 29. Chiedimi se sono felice -- 44,10 di Aldo Giovanni e Giacomo e M. Venier (Medusa) 30. Gocce d acqua su pietre roventi -- 24,47 di François Ozon (Keyfilms) TABELLE 21

23 CRITICI CINEMATOGRAFICI DI MILANO A tempo pieno A Beautiful Mind Black Hawk Down Le biciclette di Pechino Chiedimi se sono felice Il favoloso mondo di Amélie Figli / Hijos Gocce d acqua su pietre rov. Gosford Park L infedele In the Bedroom Liam Luce dei miei occhi La malediz.dello scorpione... Il mestiere delle armi Monsoon Wedding La nobildonna e il duca No Man s Land I nostri anni Parole e utopia Pauline e Paulette Paul, Mick e gli altri Ritorno a casa La stanza del figlio Il tempo dei cavalli ubriachi Tornando a casa Traffic I vestiti nuovi dell imperat. Viaggio a Kandahar Il voto è segreto ALBERIONE EZIO duel AUTERA LEONARDO Lumière BACCI MARCO Max CANOVA GIANNI duel DANESE SILVIO Il Giorno ESCOBAR ROBERTO Il Sole 24 Ore FITTANTE ALDO Film Tv LASTRUCCI MASSIMO Ciak 22 TABELLE

24 = FILM VISTI = FILM GRADITI = FILM PREMIATO MARTINI EMANUELA Film Tv MEREGHETTI PAOLO Corriere della Sera MORANDINI MORANDO Dizionario dei film NEPOTI ROBERTO La Repubblica PELLIZZARI LORENZO Cineforum PEZZOTTA ALBERTO ViviMilano POGGIALINI MIRELLA radio BluSat2000 PORRO MAURIZIO Corriere della Sera TASSI FABRIZIO Cineforum VIGANO DARIO EDOARDO Itinerari Mediali graduatoria Premio S. F TABELLE 23

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26 IL CINEMA DEI MANIFESTI I giudizi dei soci sui manifesti dei film : ottimo : buono : discreto : mediocre : insufficiente Èl impatto emotivo che domina, nei manifesti di questa annata cinematografica 2001/2: con un attenzione particolare e positiva per la semplificazione delle composizioni e per l essenzialità del messaggio, condensato in segni e figure che hanno il compito di comunicare e non di commentare. Prevalgono di gran lunga nell insieme i manifesti senza margine, in cui la figura emerge con forza dal contesto che la circonda e si impone senza mediazioni allo sguardo. Prevalgono, nelle immagini fotografiche, i volti in primo piano, di forte presenza, che instaurano un diretto rapporto con chi osservi. Ma sono pochi i manifesti elaborati graficamente, che dimostrino il coraggio di una ricerca più complessa: anche se va detto che, quando ci sono, sono di grande qualità. A parere di chi scrive sono ben pochi i manifesti degni di esser conservati e ricordati, autonomi insomma per la loro pregnanza e per l originalità della composizione. Dato comune di questi è la ricerca dell essenzialità, del rigore compositivo, dell aderenza non solo fattuale al film che propongono. Gli altri, salvo uno o due casi, sono tuttavia decorosi e apprezzabili, rivelano un attenzione non casuale in chi li presenta, e la comprensione della funzione simbolica che il manifesto assume, una volta per tutte, in rapporto al film che rappresenta e che dall immagine trae riconoscibilità a priori. Mirella Poggialini MANIFESTI 25

27 A tempo pieno di Laurent Cantet Il manifesto, curato da Interno zero, non teme la pagina vuota, si appropria dello spazio in funzione dialettica: e la pagina bianca senza marginature vede la figura elaborazione grafica di una fotografia del protagonista emergere dal basso, dall esiguo spazio scuro che racchiude il cast, definito in orizzontale a piccole lettere bianche. Spostata sulla sinistra del foglio, l immagine di un uomo intento a leggere, con il volto a metà ombreggiato, occupa i due terzi dello spazio in verticale. Al di sopra, dopo un intervallo bianco, campeggia il titolo in grandi lettere rosse, mentre il logo della mostra di Venezia Leone dell anno è visibile a destra, come tratto d unione con l immagine. Che è proposta con un colore sporco l azzurro del maglione e con un accentuazione delle ombre sul viso che indicano un inquietudine, una tensione: anche se null altro appare che possa far intuire il dramma dell uomo concentrato sui suoi fogli. La luce che investe la figura da destra si assimila al candore della pagina, ne diventa parte: il manifesto riguarda evidentemente un uomo e la sua storia, il rapporto fra il titolo e i fogli fra le mani del protagonista potrebbe alludere al lavoro. L osservante si accontenti: il messaggio è volutamente evasivo. 26 MANIFESTI

28 A Beautiful Mind di Ron Howard Non un manifesto sul film, ma un richiamo incentrato sull interprete, con un curioso ritardo nella citazione, in alto, dei quattro Golden Globe ottenuti dal film, anziché la citazione degli Oscar ottenuti in seguito. Su sfondo nero, illuminato da sinistra, il volto dell uomo emerge dal buio con un sorriso emozionato. Di profilo, il viso è come racchiuso nell abbraccio di una figura femminile che resta nell ombra, in secondo piano: dominano la parte inferiore del foglio le tre mani intrecciate in un abbraccio che esprime dolcezza, così come tenera appare l espressione del protagonista. Due anelli nuziali, che si notano nelle mani in primo piano, offrono una chiave di lettura: e il film viene così presentato come una tenera storia di amore coniugale, tralasciando le implicazioni drammatiche che, a film visto, si possono cogliere nella vicenda. Il nome dell attore, in caratteri gialli, precede il titolo, in identiche lettere bianche, posto in scansione sfalsata ad apertura del manifesto. È evidente che la proposta è riduttiva, pur se forte quanto a impatto emotivo: la popolarità dell attore è il punto di forza del richiamo, il personaggio che egli interpreta passa in qualche modo in secondo piano. Così che chi osserva coglie di questa figura armoniosa composta nella metà inferiore della pagina, il messaggio sentimentale: e la complessità esistenziale della sua esperienza straordinaria viene del tutto trascurata. Così che il manifesto appare forzatamente generico anche se seduttivo. MANIFESTI 27

29 Black Hawk Down di Ridley Scott Precipita in picchiata, cioè nella diagonale dell impostazione di pagina, il manifesto del film reso uniforme dal colore bruno risolto in varie sfumature: per indicare il movimento del velivolo, segnato con risalto dalla linea inclinata dell arma impugnata, dall alto verso il basso, da un giovane dal viso sanguinante. Il che dice subito, con i dettagli della carlinga imbullonata, che si tratta di un film di guerra e che vien descritto il divenire di un azione cruenta. Un piccolo elicottero, visibile appena in basso a sinistra, fa da logo e da spiegazione sintetica: alcune epigrafi, in caratteri neri, sulla destra a metà del foglio e poi nella parte inferiore, sopra i credits, chiariscono: Dal produttore di / Nemico pubblico / e / dal regista de / Il gladiatore, enuncia la prima, e Non abbandonare nessuno al suo destino, ammonisce la seconda. Il che non è poi tanto chiaro: ma intende rendere un clima di tensione e di dramma, evidente anche nell espressione tesa del giovane raffigurato che appare preso da una sua personale angoscia. Il titolo appare in rosso, in basso, e viene spiegata dalla traduzione posta in nero al di sotto: Black Hawk abbattuto, non del tutto chiara neppure questa tuttavia per chi non coglie il riferimento a un determinato tipo di elicotteri. Con l aggiunta, in fondo, dell indicazione del sito Internet relativo, il cast si allinea in fitti caratteri poco leggibili, e il nome del regista, il vero richiamo, appare due volte ma in posizione poco evidente. Il carattere della composizione è dato dalla diagonale, dal gioco delle sfumature sul monocromo, dal senso di un precipitare che suggerisce un attesa, in un immagine che emerge dalla pagina con immediatezza, senza marginature. 28 MANIFESTI

30 Le biciclette di Pechino di Xiaoshuai Wang Semplice nella composizione, riquadrato di rosso su fondo bianco, il manifesto riporta sulla parte destra, in verticale, l immagine fotografica tratta dal film con un giovane in bicicletta: camicia bianca aperta sul collo, piglio spavaldo, cravatta rossa svolazzante. L espressione del viso è ambigua, potrebbe essere un sorriso ma anche una smorfia di disappunto, quella che appare sul volto, fortemente illuminato. Il titolo, invece, si allinea su quattro righe, in caratteri rossi, a metà della pagina, in corrispondenza al volto del giovane, e in rosso è scandito il copioso cast articolato in verticale a sinistra, sopra e sotto il titolo. La pagina si apre con l indicazione relativa al festival di Berlino 2001 Gran premio della giuria, Orso d argento per i migliori attori esordienti ma il richiamo si affida tutto all immagine, che trasmette un senso di vitalità e giovinezza, pur nell esiguità degli elementi presentati. Altrettanto significativi appaiono il contrasto vivido dei colori, lo sfondo grigio chiaro che riflette la luce, la presenza del rosso nei dettagli. E la figura, che sembra uscire dal foglio a destra, offre una sensazione dinamica che corrisponde al titolo e all argomento del film. MANIFESTI 29

31 Chiedimi se sono felice di Aldo, Giovanni e Giacomo, Massimo Venier Impostare un messaggio di allegria non è facile, se le immagini sono fotografiche e non c è elaborazione grafica. Invece in questo manifesto che indica Ph: Marina Alessi PhotoMovie Progettazione grafica: Michele Conte già l accostamento di colori vivi crea un contrasto piacevole, unendo con una striscia azzurra verticale altrettante strisce in arancio, alle due estremità del foglio contornato di rosso su bianco. E disposti sui quattro punti cardinali i volti degli interpreti, pronti a far da richiamo in virtù della loro popolarità: con la figura femminile al centro, nella parte inferiore, a equilibrare e a sintetizzare la storia. Che si intravede in volti ilari ed espressioni corrucciate, nel titolo posto di fianco, in alto, su tre righe in caratteri blu che fanno da pendant ai nomi del trio, il vero appello: con un andamento verticale, sottolineato anche dalla disposizione dei credits nella parte inferiore, che costringe l occhio, per la tripartizione della composizione, a percorrere su e giù la pagina e costruire con lo sguardo il legame fra i personaggi rappresentati. È una costruzione semplice e insieme composita, che trasmette i giusti accenni per far sì che il genere del film sia suggerito senza nulla dire: e il tono del titolo e le espressioni degli attori si propongono come sciarada dalla chiara interpretazione. 30 MANIFESTI

32 Il favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet Tutto affidato agli occhi grandi e luminosi di Audrey Tautou, la protagonista del film, il manifesto si propone con un taglio imperativo, quasi incombendo su chi osserva con una decisione evidente. Il primo piano della protagonista, su sfondo verde vivo e abito rosso, proietta la sua sorridente immagine con immediatezza. Sottolineata, questa, dalla mancanza di cornici che stacchino la figura e dalla dimensione fatte salve le proporzioni di un volto che domina la pagina e cattura inevitabilmente lo sguardo. Espressione allusiva e sorridente, Amélie sembra lanciare un enigmatico messaggio: la centralità del sorriso a bocca chiusa. Che si propone esattamente a metà del foglio, è una sorta di interrogativo nel quale si condensano le caratteristiche del film. Sottilmente ambiguo, anche nella disposizione: colori vivi e chiari nella parte superiore del foglio, che si scuriscono sino al nero della parte inferiore, sulla quale il titolo si snoda variato in caratteri fantasia di un vivido giallo, il manifesto rivela un attento studio dei rapporti fra pieno e vuoto. L autore è forse indicato da un indirizzo e.mail posto a margine, a sinistra (eugenia@eu-genia.com) e si impone per sua sobria essenzialità che non concede nulla al grazioso. Il nome del regista è in alto a destra, bianco su nero: a metà del foglio un epigrafe spiega: questa ragazza / cambierà / la vostra vita. MANIFESTI 31

33 Figli/Hijos di Marco Bechis Il titolo, bianco su nero, campeggia in grandi lettere nella parte superiore del foglio, con la traduzione posta al di sotto di una sorta di riga di frazione, Hijos, per indicare, probabilmente, la duplice localizzazione della vicenda, che si snoda tra Italia e Spagna e si rifà ad avvenimenti accaduti in Argentina. Subito al di sotto, l indicazione un film di / Marco Bechis serve da richiamo: così come i nomi degli interpreti dovrebbero suggerire un riconoscimento, che in Italia riguarda soltanto il terzo nome, nella serie scandita a caratteri bianchi: quello di Stefania Sandrelli. Né molto di più suggeriscono i volti dei due giovani nella fotografia che domina la parte centrale del manifesto: lei vista di profilo a sinistra, come allontanandosi, lui lontano a destra, con espressione corrucciata. Fra di loro, la piatta distesa di una spiaggia brulla, di alcuni edifici lontani: l andamento orizzontale delle scansioni accentua una certa malinconia già espressa dalla scelta dei colori, dal nero dominante anche nella parte inferiore sulla quale si allinea il cast, dalla mestizia che traspare nell atteggiamento e nei volti dei due giovani ritratti. Curiosamente, il sito internet citato in basso, al centro - può far da richiamo per i cinefili attenti, che vi riconosceranno il precedente film del regista, che ragionava attorno allo stesso tema. Ma comunque il messaggio che il manifesto esprime è triste e accorato: un silenzio segreto sembra dominare l immagine e la composizione. 32 MANIFESTI

34 Gocce d acqua su pietre roventi di François Ozon Sofisticato nella composizione e nel colore, il manifesto gioca con la ripartizione dello spazio, diviso in verticale secondo una scansione in quattro parti. Sullo sfondo arancio senza marginature, con un colore che si intensifica dall alto verso il basso, si scorgono quattro nicchie o finestre, indicate da rettangoli di color giallo, davanti alle quali si stagliano figurine controluce di giovani ragazzi e ragazze intenti a danzare. Al di sopra, allineati con spazi ampi e regolari, i nomi di quattro interpreti. Chiude la parte superiore del foglio in orizzontale il titolo, proposto a lettere bianche in caratteri fantasia (l iniziale ha un ampio svolazzo) che alternano anche la dimensione. La partizione orizzontale, subito al di sotto, è segnata dalla estensione del cast a lettere nere, che insiste nel creare una divisione fra le due sezioni. In quella inferiore, caratterizzata da un colore arancio che si scurisce verso il fondo, appare l elaborazione di immagini fotografiche che allinea quattro personaggi (un uomo di profilo, due giovani donne dai capelli lunghi, una delle quali coperta della sola biancheria) e un altra figura maschile di tre quarti. La luce che investe frontalmente i volti li pietrifica in una fissità in cui si coglie la paura nello sguardo della seconda donna: in primissimo piano le mani dei due uomini si incontrano sulle ginocchia della ragazza svestita, come in un gesto di possesso. Diviso in sezioni orizzontali, il manifesto segue tuttavia un percorso verticale dall alto verso il basso nel definire sempre più chiaramente i personaggi e l ambiente, e lo sguardo di chi osserva, passando dalle figure indistinte al titolo e al cast ricade alla fine sulle figure e sui dettagli (gli sguardi e le mani) che indicano emozioni. MANIFESTI 33

35 Gosford Park di Robert Altman Tripartizione verticale, scansione orizzontale a metà del foglio: il manifesto corrisponde, nella complessità della costruzione, alla storia corale e composita raccontata dal film. In verticale, la figura colta a metà di un uomo in abito da cerimonia, con lo sparato bianco, divide in tre sezioni nero, bianco, nero tutta la parte superiore del foglio. A tre quarti della pagina, invece, un elaborato vassoio d argento inciso, con un biglietto e una penna stilografica, è sorretto da due mani guantate di bianco, e come inclinato verso chi osserva. Il titolo del film, in lettere rosse su avorio, si legge di sbieco sul biglietto. Al di sotto l abito nero è ora al centro, e ai due lati si vedono lussureggianti rose rosse. Al di sotto del vassoio, sul nero, risalta il nome del regista, il vero richiamo, mentre, con civetteria, di lato a destra, su quattro linee intervallate dal fregio di sette statuette dorate, si indica la candidatura a sette premi Oscar, in eleganti caratteri corsivi. Diviso quindi in funzione dinamica fra slancio verticale e dichiarazione orizzontale, il manifesto ostenta una ricercatezza raffinata anche negli elementi figurativi, per suggerire un atmosfera corrispondente al tono della vicenda e alla sua ambientazione, ed è caratterizzato da un attento equilibrio fra gli elementi. 34 MANIFESTI

36 L infedele di Liv Ullmann Sceglie il tono evocativo, il compilatore del manifesto. Che si apre con l indicazione Selezione ufficiale Festival di Cannes 2000 posta in alto su uno sfondo grigio rarefatto, che scompone i due piani dell immagine. E se la tonalità grigia è quella prevalente, in funzione allegorico-allusiva, la sfumatura chiara dello sfondo al centro, in cui si intravedono due figure, un uomo e una donna, al di là di una finestra chiusa da sbarre, contrasta con il grigio più scuro dell immagine in primo piano, che sembra salire dalla parte inferiore del foglio: un vecchio e una giovane donna, seduti e distanti, che si fronteggiano con espressione grave. A unirli o a separarli il titolo, scritto in caratteri rossi ben delineati da una sottile marginatura bianca: sotto il quale, in lettere bianche, l indicazione Un film di Liv Ullmann scritto da Ingmar Bergman offre a chi osserva gli elementi per porre il richiamo nella sua giusta dimensione. E a questo corrisponde anche il volto dell uomo, riconoscibile a chi legga il cast, scandito nella parte inferiore del foglio, in lettere bianche su sfondo nero: uno sfondo che sembra schiarirsi verso l alto conducendo l occhio in un percorso verticale che si conclude in una chiarità indistinta. E ugualmente scandiscono in verticale lo spazio le sbarre della figura centrale, pur se in grigio su grigio: creando un diagramma dialettico con l ideale tensione orizzontale in cui le due figure sedute sembrano respingersi dilatando lo spazio che si frappone fra di loro. Tensioni e dramma, insomma, e ricordo e malinconia: il manifesto evoca e richiama, con efficace complessità. MANIFESTI 35

37 In the Bedroom di Todd Field Sembra non aver fiducia nell immagine, l estensore di questo manifesto (che si firma RedDot Grafica ) e che anima la composizione su un tradizionale sfondo bianco marginato di rosso, con molti dati riferiti alle candidature agli Oscar. Che appaiono nella parte superiore, con l imperativa dizione Candidato a 5 premi Oscar a guidare lo sguardo in orizzontale, con citazioni e nomi: e che riappaiono nella parte inferiore, al di sotto del titolo in lettere rosse scandite fortemente su due righe prima del cast, piuttosto disordinato, schierato in nero con differenti dimensioni dei caratteri. L immagine posta nella sezione centrale del foglio segue l andamento orizzontale impresso alla visione: ma si divide in due parti, dal primo piano delle due figure sovrapposte a sinistra, all indefinita lontananza dell immagine di una casa (da cui esce una figura maschile) che compare in grigio sfumato alla destra. I due volti, acceso d ira quello dell uomo, perso in una sua dolente malinconia quello della donna, indicano un atmosfera drammatica, su un misurato sfondo grigio; la figura a fianco, con i toni che scolorano verso un orizzonte sfumato, accentua il senso di un azione, di un attesa. Un manifesto vecchio stile, in cui si condensano con elaborazione e sovrapposizione delle immagini alcuni elementi di richiamo: la composizione conta soltanto in funzione accessoria. La dialettica non sta nelle figure, ma nell opporsi delle indicazioni fra la parte superiore, che allude all Oscar, e quella inferiore, in cui si vanta (e il logo della statuetta fa da punto fermo) il premio già conquistato: Vincitore Golden Globe, come indica una scritta a lettere scandite. 36 MANIFESTI

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