Sempre più gli allevatori

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1 Avicoltura e inquinamento, le tecnologie disponibili di Laura Valli* Giuseppe Bonazzi* Claudio Fabbri* Due direttive comunitarie impongono agli allevatori l introduzione delle Migliori Tecniche Disponibili per ridurre l impatto ambientale degli allevamenti. L analisi della situazione in uno studio del CRPA 10 * CRPA SpA Sempre più gli allevatori devono confrontarsi con le problematiche relative alla riduzione dell impatto ambientale, non solo in relazione all inquinamento dei corpi idrici e del suolo, ma anche dell atmosfera. In particolare due direttive europee coinvolgono gli allevatori nella necessità di riduzione delle emissioni in atmosfera originate dalle attività zootecniche: la Direttiva e la Direttiva NEC (National Emission Ceiling). La Direttiva 2001/81/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, nota anche come Direttiva NEC, recepita in Italia con il decreto legislativo 171/2004, nasce dall esigenza di combattere i fenomeni dell acidificazione, dell eutrofizzazione e della presenza di ozono a basse quote attraverso un approccio integrato. Essa prevede la predisposizione di un sistema di limiti nazionali per le emissioni degli inquinanti responsabili di tali fenomeni. La direttiva stabilisce, per ogni Stato membro, dei tetti alle emissioni annuali di biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili e ammoniaca, da rispettare entro il 2010 (nel caso dell ammoniaca il limite per l Italia è di 419 migliaia di tonnellate/anno), per assicurare non solo il conseguimento delle riduzioni delle emissioni di tali inquinanti, ma anche per favorire il raggiungimento di obiettivi comunitari a lungo termine in materia ambientale. La direttiva stabilisce inoltre che gli Stati membri elaborino dei programmi nazionali di riduzione delle emissioni degli inquinanti oggetto della direttiva, in cui sia riportata una descrizione delle politiche e delle misure adottate o previste per il raggiungimento e il mantenimento dei livelli di emissione al di sotto dei tetti fissati dalla direttiva stessa ed una stima degli effetti che queste politiche e misure avranno al La Direttiva 96/61/CE, conosciuta anche come Direttiva (Integrated Prevention Pollution Control), recepita in Italia con il decreto legislativo n. 59/2005, si propone di conseguire la prevenzione dell inquinamento dalle installazioni industriali in modo integrato, prendendo contemporaneamente in considerazione i diversi corpi recettori, aria, acqua e suolo. La direttiva stabilisce che alle installazioni industriali venga rilasciata una unica autorizzazione che dovrà comprendere tutte le forme di scarico: in atmosfera; nelle acque e nel suolo; nei siti di raccolta dei rifiuti solidi prodotti. Fra le attività normate dalla direttiva sono previsti anche gli allevamenti avicoli intensivi, cioè quelli con più di capi. La direttiva prevede il rilascio di una autorizzazione (la cosiddetta Autorizzazione Integrata Ambientale o AIA), condizionata al fatto che gli Figura 1 - Responsabilità dei diversi settori nelle emissioni nazionali di ammoniaca (anno 2004, fonte: APAT). Fertilizzanti 20% Trasporti 4% Rifiuti 1% Altro 0% Zootecnia 75% AVICOLTURA

2 Tab. 1 - Polli da carne: classi di ampiezza degli allevamenti Tab. 2 - Galline ovaiole: classi di ampiezza degli allevamenti Polli da carne Aziende Capi dei capi Galline ovaiole Aziende Capi dei capi < 50 82, % 1,129,705 1% , % 186,660 0% , % 400,487 0% % 74,876 0% % 1,546,576 1% % 1,327,744 1% % 7,224,412 7% % 8,283,065 8% > % 87,423,451 81% Totale 90, % 107,596, % < , % 1,437,131 4% , % 128,077 0% % 139,140 0% % 172,129 0% % 76,815 0% % 188,354 1% % 390,076 1% % 4,000,161 11% % 3,677,900 10% > % 25,175,832 71% Totale 128, % 35,385, % attuale non sono disponibili informazioni statistiche raccolte in modo sistematico sulla loro effettiva penetrazione nel settore. Un progetto condotto dal CR- PA su incarico di APAT e in collaborazione con ENEA si è proposto di colmare questa mancanza di conoscenze, sia mediante una analisi delle caratteristiche tecniche e delle prestazioni ambientali delle diverse BAT, sia del loro attuale grado di introduzione negli allevamenti zootecnici intensivi, per valutare il poallevatori adottino tecniche di riduzione dell impatto ambientale dell insediamento. La direttiva si basa sul concetto di Migliori Tecniche Disponibili (MTD o BAT Best Available Techniques), che sono quelle disponibili sul mercato e tecnicamente ed economicamente sostenibili fra le quali gli allevatori possono scegliere per ridurre le emissioni e, di conseguenza, l impatto ambientale. Considerando le emissioni nazionali di ammoniaca, stimate da APAT (Agenzia per la Protezione dell Ambiente e Servizi Tecnici) nell ambito dell inventario nazionale delle emissioni, si può osservare (figura 1) come l agricoltura rappresenti il settore maggiormente responsabile, con il 95% delle emissioni totali. Nell ambito del settore agricolo, le principali sorgenti di emissione di ammoniaca sono gli allevamenti zootecnici e l uso di fertilizzanti azotati. L implementazione della direttiva nel settore zootecnico porterà sicuramente a una sempre maggiore diffusione delle BAT negli allevamenti, anche se al momento 100% 80% 60% 40% 20% 0% Polli da carne capi < sono stati allevati polli da carne (con una consistenza media di 99 milioni di capi), galline per uova da consumo (di cui di produzione nazionale), galline per uova da cova, tacchini da carne (di cui di produzione nazionale), faraone, tra anatre ed oche. La ripartizione delle per classi di consistenza è disponibile solo sulla base dei dati dell indagine ISTAT Struttura e produzione delle agricole (SPA) per l anno 2003 (ISTAT 2005). Va evidenziato che i dati di consistenza da fonte ISTAT differiscono anche significativamente da quelli da fonte UNA (Unione Nazionale dell Avicoltura), in particolare per quanto riguarda le galline ovaiole che secondo ISTAT ammontavano nel 2003 a 35,3 milioni di capi, mentre secondo UNA a 53,5 milioni di capi, con una differenza di 18,2 milioni di capi (52% in più); nel caso dei polli da carne i valori risultano invece molto più confrontabili: il dato ISTAT risulta di 107,6 mitenziale di riduzione delle emissioni di ammoniaca provenienti dal settore agricolo a seguito dell implementazione della direttiva. Il lavoro svolto ha riguardato gli allevamenti avicoli soggetti alla direttiva, ma anche quelli suinicoli. L INDAGINE EFFETTUATA Consistenza del patrimonio avicolo e sua ripartizione Nel 2004 (fonte UNA, Unione Nazionale Avicoltura) in Italia > Figura 2a - Classi di consistenza degli allevamenti di polli da carne (ISTAT, SPA 2003). AVICOLTURA

3 100% 80% 60% 40% 20% 0% < Galline ovaiole capi > Figura 2b - Classi di consistenza degli allevamenti di galline ovaiole (ISTAT, SPA 2003). lioni di capi, mentre quello UNA di 103,9 milioni di capi ( 3%). L indagine SPA non prevede esplicitamente la soglia, ma solo la soglia > capi. Tuttavia una specifica elaborazione richiesta da CRPA a ISTAT, riferita ai dati dell indagine SPA 2003, ha consentito di ottenere la ripartizione per classi di capi superiore alla soglia ( capi avicoli). In tabella 1 e in tabella 2 si riporta la ripartizione degli allevamenti per classi di ampiezza e specie allevata (anno 2003), evidenziata poi nei grafici di figura 2a e figura 2b. Nel caso dei polli da carne, considerando la sola classe con più di capi, questa corrisponde all 81% dei capi allevati e solo allo 0,8% delle, ossia a 764, mentre nel caso delle galline ovaiole la classe superiore ai capi assorbe il 71% dei capi, con solo lo 0,2% delle, pari a 218. È evidente la forte intensificazione dell allevamento avicolo, che assume connotati di tipo industriale. Questa situazione, nel caso delle galline ovaiole, non è caratteristica solo del nostro Paese, infatti anche nel BREF (Bat Reference Document) viene evidenziato che il numero di soggette alla direttiva in ciascuno Stato membro è relativamente limitato; complessivamente a livello comunitario questa soglia è raggiunta da poco più di Invece gli allevamenti avicoli da carne con più di posti (e quindi soggetti alla direttiva ) sono molto più diffusi in tutta Europa. Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Ligura Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Per quanto riguarda il settore avicolo, le Regioni Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, con rispettivamente il 44,8, 26,0, 8,6 e 3,7% nel caso della carne di pollame e con rispettivamente il 16,0, 15,0, 17,0 e 8,0% nel caso delle uova, rappresentano più dell 80% dell intera produzione nazionale nel caso delle carni e del 55% nel caso delle uova. In figura 3 viene mostrata la ripartizione regionale della percentuale di galline ovaiole in con più di capi, evidenziando, per ogni regione, la percentuale di capi sia sul totale regionale sia sul totale nazionale. Si può notare come nel caso delle galline ovaiole siano il Veneto, il Friuli - Venezia Giulia, l Emilia Romagna, l Umbria, le Marche e la Sicilia a presentare più alte percentuali (oltre il 70%) di capi in allevamenti intensivi. Considerando tuttavia il numero complessivo dei capi in allevamenti con più di capi rispetto al totale nazionale della stessa classe di consistenza, sono Emilia Galline ovaiole (2003) Romagna (30%), Lombardia (24%) e Veneto (15%) le regioni che assommano il maggior numero di capi. Il numero di di galline ovaiole coinvolte dall risulta a livello nazionale pari a 218, delle quali 42 in Emilia Romagna, 66 in Lombardia, 32 in Veneto e 20 in Sicilia. In figura 3b viene mostrata la ripartizione regionale della percentuale di polli da carne in con più di capi. Nel caso dei polli da carne sono ben 8 regioni collocate sia al Nord sia al Centro e Sud (Trentino - Alto Adige, Friuli - Venezia Giulia, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Puglia e Sicilia) ad avere più dell 80% dei capi in con più di capi, ossia a mostrare una elevata intensificazione dell allevamento. Considerando tuttavia il numero complessivo dei capi in allevamenti al di sopra della soglia rispetto al totale nazionale della stessa classe di consistenza, valutando cioè quali regioni hanno ri- 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% % su totale regionale % su totale nazionale Figura 3a - Ripartizione regionale della percentuale di galline ovaiole in con più di capi. 12 AVICOLTURA

4 Piemonte Valle d'aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Ligura Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna levanza sul piano nazionale, sono Veneto (34%) ed Emilia Romagna (16%) le regioni che assommano il maggior numero di capi, seguite da Lombardia (11%) e Umbria (8%). Il numero di da carne coinvolte dall a livello nazionale risulta di 764, di cui 269 in Veneto, 62 in Emilia Romagna, 113 in Lombardia e 84 in Umbria. Metodologia di indagine Al momento di conduzione dell indagine la grande maggioranza delle Regioni non aveva ancora chiuso la scadenza dei termini di presentazione delle domande di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) ai sensi della Direttiva, per cui non è stato possibile ottenere informazioni utili dall esame delle domande stesse. Per raccogliere dati che consentissero una valutazione della diffusione attuale delle Migliori Tecniche Disponibili negli al- Polli da carne (2003) 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% % su totale regionale % su totale nazionale Figura 3b - Ripartizione regionale della percentuale di polli da carne in con più di capi. 1 Si ringrazia l ARPA di Forlì-Cesena per avere reso disponibili al CRPA gli archivi utilizzati per questo studio. ARPA, che conteneva numerose informazioni sulle caratteristiche delle strutture e sulle dotazioni degli allevamenti 1, sia da una indagine condotta ad hoc sulle caratteristiche delle strutture di allevamento. Gli allevamenti avicoli considerati nel campione raccolto sono quelli di galline ovaiole e di polli da carne, che sono le categorie animali che contano consistenze assolutamente prevalenti sul numero di capi avicoli nazionali (secondo fonte UNA al 2004 in Italia sono mediamente presenti in allevamento 53 milioni di galline e 99 milioni di broiler su un totale di 191 milioni di calevamenti intensivi, si è quindi dovuto ricorrere a fonti di dati diverse da quelle relative alle domande AIA, quali archivi di dati già raccolti con finalità diverse e in possesso di amministrazioni provinciali o regionali, delle Agenzie Regionali (Arpa) o di associazioni di categoria. Il campione analizzato, nel caso degli allevamenti avicoli, si riferisce alla provincia di Forlì-Cesena, che è uno dei distretti a più elevata intensità zootecnica avicola del Paese. I dati derivano sia dagli archivi provinciali relativi alle domande di autorizzazione allo spandimento degli effluenti, sia da un archivio provinciale Tunnel essiccazione Fossa profonda Ventaglio Nastro ventilato Gabbie a piani sfalsi Ovaiole 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% Figura 4 - Ripartizione delle tipologie di ricovero per galline ovaiole. pi avicoli). Sono state analizzate le tipologie di allevamento per galline ovaiole, di cui pari al 90% in, e per polli da carne di cui pari all 83% in, che corrispondono quindi rispettivamente al 3 e al 4% del totale nazionale e al 23 e al 17% del totale regionale. Va inoltre sottolineato che le soggette a sono gli allevamenti caratterizzati da una maggiore industrializzazione, dotati di strutture e attrezzature moderne e che hanno adottato quelle proposte tecnologiche innovative che consentono una riduzione della manodopera e una ottimizzazione della gestione degli impianti. Per tale motivo le dotazioni tecnologiche di questi allevamenti risultano abbastanza omogenee sul territorio regionale e nazionale, tenuto conto anche del fatto che le che producono impianti e attrezzature per il settore avicolo nel nostro Paese sono in numero abbastanza ristretto e quindi anche l offerta del mercato risulta poco diversificata. Di conseguenza si può considerare che il campione sia ugualmente ben rappresentativo di quella che è la situazione degli allevamenti intensivi a livello nazionale. I RISULTATI DELL INDAGINE I dati raccolti sono stati analizzati relativamente alle fasi emissive tipiche degli allevamenti zootecnici, rispetto alle quali sono identificabili le rispettive Migliori Tecniche Disponibili per la loro riduzione: ricovero degli animali, stoccaggio dei reflui, spandimento agronomico dei reflui. AVICOLTURA

5 a prod. fertilizzanti vasca scoperta vasca coperta platea scoperta platea coperta nessuno Ricoveri Nell analisi dei dati raccolti si è stabilito di adottare le descrizioni presenti nel BREF relativo agli allevamenti zootecnici intensivi e in particolare le codifiche specificate nelle Linee guida nazionali per l individuazione delle MTD negli allevamenti intensivi emanate con Decreto del Ministero dell Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare del 29 gennaio 2007 e pubblicate sul Supplemento ordinario n. 127 della GU n. 125 del , che contiene una traduzione e sintesi del BREF valida per il nostro Paese, con schede descrittive per ogni MTD. Ovaiole I risultati dell indagine condotta in riferimento alle modalità di stabulazione delle galline ovaiole viene mostrato in figura 5. Risulta che nelle soggette a la quasi totalità dei capi (95%) è 14 Ovaiole: stoccaggio 0% 20% 40% 60% 80% Figura 5a - Tipologie dei contenitori di stoccaggio per gli effluenti degli allevamenti di galline ovaiole. a prod. fertilizzanti platea scoperta platea coperta nessuno Polli da carne: stoccaggio 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Figura 5b - Tipologie dei contenitori di stoccaggio per gli effluenti degli allevamenti di polli da carne. già dotata di BAT: fra queste, nella grande maggioranza dei casi (83% dei capi con BAT) la tecnica adottata è quella del nastro ventilato e in misura assai minore (12% dei capi) quella del ricovero a due piani. Una presenza modesta contano le altre due tecniche: il nastro ventilato con sistema a ventaglio (2%) e il tunnel di essiccazione sopra le gabbie (3%). Solo per il 5% dei capi è ancora in adozione il cosiddetto sistema di riferimento, ossia le gabbie a piani sfalsati senza essiccazione della pollina, che non è considerato BAT. Nelle non soggette a, invece, lo stato di applicazione delle BAT risulta molto più limitato: solo il 30% dei capi risulta servito dalla tecnica a nastro ventilato, mentre per il 70% dei capi non risulta applicata alcuna BAT. Risulta ridotto di conseguenza il margine per ulteriori introduzioni di BAT, in quanto per gli allevamenti di piccole dimensioni le condizioni economiche generali non consentiranno presumibilmente l impegno in rilevanti ristrutturazioni aziendali. Polli da carne L indagine effettuata in provincia di Forlì relativa alle caratteristiche delle strutture di allevamento ha analizzato la presenza di abbeveratoi antispreco, il grado di coibentazione del ricovero, il livello di regolazione del condizionamento ambientale, le caratteristiche delle strutture di stoccaggio delle deiezioni. È stato così possibile ottenere interessanti informazioni sul livello di modernizzazione delle strutture di allevamento dei polli da carne, che vengono illustrate nel seguito. Per quanto riguarda lo stato di coibentazione dei locali di allevamento nel caso dei polli da carne non si sono rilevati, né per gli allevamenti né per quelli, edifici caratterizzati da un livello scarso di coibentazione (cioè caratterizzati da un k medio dell edificio maggiore di 2 W/m 2 C). Questo a testimonianza del fatto che le esigenze termiche degli animali in accrescimento sono molto più vincolanti che non per quelli già in fase adulta. Il livello di coibentazione è risultato migliore nel caso delle sotto i capi (55% dei capi con livello medio e 45% con livello buono ) che non in quelle intensive (86% dei capi con livello medio e solo 14% con livello buono ). A questo risultato può forse essere ricollegata la più elevata densità dei capi allevati, riscontrata negli allevamenti intensivi, che potrebbe consentire il mantenimento di livelli termici più alti anche in assenza di una buona coibentazione. Tuttavia una buona coibentazione dei locali dovrebbe essere un elemento da tenere in grande considerazione da parte degli allevatori in quanto il ridurre quanto più possibile le dispersioni termiche risulta, nel caso dei broiler più che non in quello delle galline, una condizione necessaria per poter ottimizzare i regimi di ventilazione ottenendo un habitat ottimale per gli animali e un buon livello di essiccazione della lettiera, presupposto quest ultimo che più di ogni altro consente bassi livelli di emissioni ammoniacali. Le tipologie di abbeveratoi riscontrate sono risultate, nella totalità dei casi, sia nelle sia in quelle, quelle a goccia, ossia una tipologia considerata in grado di evitare gli indesiderati bagnamenti della lettiera nei pressi degli abbeveratoi (che si verifica invece in misura assai maggiore quando questi siano lineari o circolari), che sono causa di un incremento delle emissioni di ammoniaca e della formazioni di crostoni compatti sulla lettiera che ne compromettono la qualità. Gli abbeveratoi a goccia dotati di tazzetta salvagoccia sono adottati solo nelle intensive (21% dei capi), mentre risultano assenti nelle più piccole. Tale tipologia, che dovrebbe salvaguardare in misura ancora maggiore da eventuali sprechi di acqua, non incontra sempre il favore degli allevatori, che la considerano un possibile punto di accumulo di sporcizia e un elemento in più da dover ripulire a fine ciclo. Per quanto riguarda il livello di controllo della ventilazione fra le prevale un livello classificabile AVICOLTURA

6 presenti anche contenitori per effluenti liquidi nel caso la pollina non sia resa palabile attraverso processi di essiccazione (quindi essenzialmente nelle che non hanno introdotto BAT). Nel caso dei polli da carne solo minime quantità di lettiere esauste vengono stoccate su platea. La quantità prevalente va all accumulo direttamente sui terreni in cui verrà utilizzata. Le modalità di stoccaggio degli effluenti degli allevamenti avicoli che risultano dall indagine effettuata vengono riportati in figura 6 per le galline ovaiole e in figura 7 per i polli da carne. Nel caso delle ovaiole per quanto riguarda le, che sono nella maggioranza dotate di BAT e che producono cioè pollina con elevato tenore di sostanza secca in forma palabile, la grande maggioranza (62% dei capi) si è dotata di platea di stoccaggio coperta. È anche molto diffuso (per oltre il 20% dei capi) il concome basso (55% dei capi), basato su un azionamento manuale dei ventilatori e delle aperture di immissione dell aria. Per il restante 45% il controllo è invece affidato a sistemi computerizzati. Nel caso delle il controllo manuale viene abbandonato e la classe più rappresentata (41% dei capi) è quella caratterizzata dall uso di centraline elettroniche. Sono ben presenti anche sistemi di azionamento on/off (31% dei capi) e non mancano dotate di sistemi di ventilazione naturale (29%). Stoccaggio I dispositivi di stoccaggio degli effluenti nel caso degli allevamenti avicoli sono prevalentemente adibiti allo stoccaggio di materiali solidi (pollina disidratata nel caso delle ovaiole, lettiere esauste nel caso dei polli da carne): si tratta quindi di platee coperte o scoperte. Possono essere Ovaiole: spandimento agronomico rapida <4h rapida <12-24h a tuo campo ( >24h) 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Figura 6 - Galline ovaiole: modalità di spandimento agronomico dei materiali palabili. rapida <4 h rapida <12-24 h a tuo campo ( oltre le >24h) Polli da carne: spandimento agronomico 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% Figura 7 - Polli da carne: modalità di spandimento agronomico dei materiali palabili. ferimento a impianti di produzione di fertilizzanti, il che significa che per questa quota di materiali non devono essere considerate emissioni in atmosfera attribuibili all allevamento di provenienza (in quanto i materiali escono immediatamente dal centro aziendale). Risulta quindi che la quasi totalità dei capi (82% dei capi) è servita da sistemi di stoccaggio della pollina che ne consentono una buona gestione, senza rischio di una riumidificazione del materiale e di rilascio di percolati. Per contro, fra gli allevamenti e senza BAT, quelli cioè che producono pollina in forma di liquame, risulta diffuso (72% dei capi) lo stoccaggio su platea, coperta o scoperta, benché sia una modalità di stoccaggio non adeguata al tipo di deiezione, che non è palabile. Se a questo aggiungiamo anche le (4% dei capi) che dichiarano di non essere dotate di alcun tipo di stoccaggio, risulta che più del 75% dei capi, nelle di tale tipologia, non è provvisto di strutture di stoccaggio della pollina tali da garantire un sufficiente livello di salvaguardia ambientale. Nel caso dei polli da carne fra gli allevamenti risultano parimenti diffusi sia l assenza di stoccaggio (45% dei capi) sia lo stoccaggio su platea scoperta (55%). Anche nelle di grosse dimensioni, se escludiamo quelle, abbastanza ben rappresentate (41% dei capi) che conferiscono il materiale a impianti di produzione di fertilizzanti, non viene prevista alcuna struttura concepita appositamente per lo stoccaggio della pollina (59% dei capi con nessun tipo di stoccaggio). In considerazione di cautele di tipo sanitario, gli allevatori allontanano rapidamente le lettiere esauste a fine ciclo, in genere accumulandole a piè di campo. Ciò è consentito dalle normative vigenti (D.M. 07/04/06) che considerano sufficiente, per l accumulo a piè di campo, uno stoccaggio di 60 gg in platea. Viene a questo fine assimilata allo stoccaggio in platea la permanenza delle lettiere nel ricovero durante il ciclo di allevamento. Spandimento TECNICA Nel caso delle deiezioni avicole, come precedentemente evidenziato, i materiali da considerare sono essenzialmente materiali palabili, in quanto i polli da carne sono allevati su lettiera che viene estratta, mescolata alle deiezioni, a fine ciclo, mentre per le galline ovaiole sono ormai prevalentemente diffusi i sistemi di essiccazione aziendale della pollina che viene quindi portata allo spandimento agronomico in forma di materiale caratterizzato da un tenore in sostanza secca variabile dal 50 all 80%. La ripartizione fra le diverse modalità di spandimento è stata effettuata sulla base di una indagine condotta presso contoterzisti operanti all interno dell area considerata. I risultati vengono mostrati per le galline ovaiole in figura 6 e per i polli da carne in figura 7. Per la pollina essiccata prevalgono tecniche di spandimento con rapida (sia immediata entro le 4 h sia dilazionata nella giornata successiva all applicazione). Questa situazione virtuosa risulta rovesciata nel caso delle lettiere dei polli da carne, per i quali prevale decisamente l uso dello spandimento senza rapida (71%). AVICOLTURA

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