Le località, allo stato attuale delle ricerche, in cui sono stati rinvenuti materiali ceramici bizantini sono otto.

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1 LA CERAMICA BIZANTINA IN LIGURIA 1. Premessa Fino a non molti anni fa erano scarsi i ritrovamenti in Liguria di ceramiche importate dall'area bizantina durante il basso medioevo. Questo era dovuto sia alle rare ricerche archeologiche, che alla scarsa conoscenza dei prodotti bizantini, dovuta anche alla limitatezza della bibliografia specifica sull'argomento che spesso riportava i prodotti di maggior pregio e non quelli d'uso comune. È nell'ultimo decennio, grazie all'intensificarsi degli scavi stratigrafici, specie nei centri urbani e di riflesso anche nel territorio (castelli, monasteri, ecc.), che si hanno i primi cospicui ritrovamenti di ceramiche bizantine 1. I ritrovamenti di ceramiche importate dal Mediterraneo orientale sono localizzati principalmente nelle città mercantili e siti costieri ma non mancano anche in altri tipi di insediamento (Fig. 1). Le prime notizie sulla presenza di ceramiche bizantine in Liguria vengono riportate dal Mannoni nella sua nota classificazione sulla ceramica medievale in Liguria (MANNONI 1975, pp. 20, 57, 62-63) 2. Altri ritrovamenti vengono segnalati nella pubblicazione dello scavo dell'area sud del chiostro di S. Silvestro a Genova [47] (PRINGLE 1977, pp , tavv. XXI-171, XXII-174/178, XXIII-173). E con lo scavo stratigrafico di Palazzo Ducale a Genova che viene alla luce il gruppo più consistente di ceramiche prodotte nell'area bizantina (CABONA-GARDINI-PIZZOLO 1984). Da quel momento, grazie ad una maggiore conoscenza dei materiali importati dal Mediterraneo orientale, si hanno ulteriori nuovi ritrovamenti. Si può affermare che in Liguria, in particolare nel corso del XII secolo, c'è stata una certa importazione di ceramiche dal mondo bizantino ma non nelle stesse quantità ritrovate nell'area adriatica (GELICHI 1984, PP. 253~67) ed in special modo a Venezia (LAZZARINI-CANAL 1983). Fra le ceramiche bizantine importate in Liguria sono stati distinti quattro gruppi: - Contenitori da trasporto (anfore). - Ceramiche invetriate. - Ceramiche ingubbiate. - Ceramiche graffite. I contenitori da trasporto sono abbastanza diffusi in tutti gli insediamenti presi in esame. Gli altri tre gruppi, che consistono nel pregiato vasellame da tavola, si riscontrano nei contesti legati alla presenza di famiglie nobiliari o di importanti ordini religiosi. [48] 2. Le località di rinvenimento Le località, allo stato attuale delle ricerche, in cui sono stati rinvenuti materiali ceramici bizantini sono otto. 1 Ceramiche bizantine di epoca tardo-medievale sono state scoperte nell'ambito di ricerche condotte dalla Soprintendenza Archeologica della Liguria, dall'istituto di Studi Liguri e dall'istituto per la Storia della Cultura Materiale. Ringrazio vivamente C. Varaldo e F. Benente per la disponibilità dimostratami e per le utili informazioni sui siti e sui materiali di Savona ed Andora. Un particolare ringraziamento a P. Melli che mi ha dato la possibilità di visionare i reperti dello scavo del chiostro di S. Lorenzo a Genova. Sono grato a E. Starnini per I'elaborazione dell'istogramma a Fig. 12 e per la composizione della tavola sui bacini del campanile di S. Giovanno di Pré a Genova. I disegni e le fotografie dei reperti di Savona ed Andora sono di F. Benente. Le altre tavole sono state curate da L. Tomasi mentre le fotografie dei materiali di Genova sono state eseguite dal Laboratorio Fotografico della Soprintendenza Archeologica della Liguria. 2 Si tratta dei tipi: 6, 42 e 45 della classificazione del Mannoni.

2 [48] Andora (SV). Nel castello di Andora gli scavi condotti, a cura di C. Varaldo, negli ultimi anni hanno permesso di mettere in evidenza una serie di importanti fasi (dal X al XV secolo) di vita del Castello (VARALDO 1390, pp ). Fra i reperti ceramici basso medievali sono da segnalare frammenti di anfore e di graffite importate dal Mediterraneo orientale. Varigotti (SV). Lo scavo di una porzione di deposito archeologico nel fondo della grotta di Punta Crena ha messo in luce una fase di secolo XII con frammenti di pareti di anfore scanalate di produzione del Mediterraneo orientale. Le anfore della prima fase con pareti scanalate all'esterno, di un impasto depurato color giallo-nocciola, duro e compatto, erano associate con frammenti di bacini nord africani del XII secolo (GIANNICHEDDA-DAVITE 1986, PP , fig. 4, nn. 5e13). Noli (SV). Gli scavi inerenti il complesso monumentale di S. Paragorio pare non abbiano restituito materiale di produzione bizantina. È invece ben attestata la presenza di ceramica islamica sia negli scavi che sull'abside della chiesa posti come bacini (FRONDONI 1988). L'analisi mineralogica di un bacino di invetriata verde, posto sulla chiesa di S. Giulia, l'ha attribuita a produzioni orientali (D'AMBROSIO-MANNONI-SFRECOLA 1984, pp ). Savona. Gli scavi condotti da molti anni nella fortezza del Priamar hanno consentito di recuperare una grande quantità di materiale ceramico. I frammenti di ceramiche graffite sono pochi rispetto alle migliaia di frammenti di graffita arcaica (sia scarti d'uso che scarti di produzione). Nei livelli di XIII secolo 1'80% del vasellame da tavola è costituito da graffita arcaica di produzione savonese. Rara la presenza di anfore scanalate (LAVAGNA-VARALDO 1987). Castel Delfino (SV). Lo scavo di Castel Delfino si è rilevato d'estrema importanza per l'associazione ceramica rinvenuta e per la cronologia circoscritta al primo terzo del XIII secolo come proposto ed evidenziato dal Milanese in due suoi articoli (MILANESE 1382a; MILANESE ). È interessante nell'associazione ceramica di Castel Delfino la presenza di prodotti ingubbiati monocromi, decorati a macchie, e di una scodella graffita monocroma imitanti le

3 analoghe produzioni bizantine. L'analisi mineralogica [49] allora effettuata su di una serie di campioni aveva evidenziato che erano fabbricati con terre di Savona (D'AMBROSIO-MANNONI- SFRECOLA 1984, p. 608); una nuova più accurata revisione di quei dati in occasione di questo studio ha chiarito che una ingubbiata a decorazione a macchie del settore F, strato III (MILANESE 1982, p. 93, n. 57) e L'ansa di un boccale ingubbiato monocromo dal settore L, strato III (MILANESE 1982a, p. 96, n. 91) hanno un impasto troppo ricco di miche per appartenere a terre di Savona 3. Questo attesterebbe ancora la presenza di prodotti d'importazione dall'area bizantina insieme alle nuove produzioni locali. Varazze (SV). Sulla facciata della chiesa di S. Ambrogio vecchio, datata alla fine del XII secolo, è conservato un gruppo di nove bacini ceramici. Uno dei bacini assegnabile al gruppo dello Zeuxippus Ware è associato con altri bacini: ceramica a cobalto e manganese; ceramiche silicee con decorazione sotto vetrina alcalina blu turchese (tipo Raqqa) e a protomaiolica siciliana (VARALDO 1982). Genova. Genova è località che ha restituito la maggiore quantità di ceramica bizantina presente in Liguria. Si tratta principalmente di vasellame da tavola che proviene sia da insediamenti nobiliari che a carattere religioso. Dagli scavi del Castello di Molassana sono stati recuperati alcuni frammenti di anfore scanalate (D'AMBROSIO -MANNONI-SFRECOLA 1984, P. 608). Dai livelli agricoli di XI secolo di una delle Domuscultae vescovili, nell'area di via S. Vincenzo, sono stati ritrovati i primi prodotti ingubbiati d'importazione individuati negli scavi liguri e classificati dal Mannoni come: ingubbiata chiara iniziale (MANNONI 1975, pp , tipo 45; BELLATALLA - BERTINO - GARDINI 1989, PP. 381, , tavv. VIII- 92, 93, 101; IX-102). I1 recupero della discarica dei rifiuti della famiglia Fieschi in via Ginevra ha permesso di individuare una certa quantità di anfore scanalate, un frammento di tesa di piatto di graffita bizantina e una serie di scodelle e piatti del tipo classificato come ingubbiata bianca (MANNONI 1975, PP. 64, tipo 46a, p. 75, tipo 58a; GARDINI - GORICCHI - ODONE 1972). Lo scavo del complesso vescovile di S. Silvestro sul colle di Castello è quello che ha fornito i maggiori risultati, insieme agli scavi di Palazzo Ducale, sulle importazioni di ceramiche dal mondo mediterraneo in special modo per quanto riguarda i secoli XI - XIII. Oltre alle anfore scanalate sono state individuate anche produzioni ingubbiate con decorazione a macchie, graffite [50] monocrome bizantine e dello Zeuxippus Ware (PRINGLE 1377, PP ) 4. Nei livelli bassomedievali scavati nel chiostro quadrangolare del Convento di Sant'Agostino provengono alcuni frammenti di ceramiche graffite bizantine (BERTINO-GARDINI 1984). Gli scavi condotti dall'istituto per la Storia della Cultura Materiale a Palazzo Ducale agli inizi degli anni '80 hanno consentito, grazie ad una serie di saggi con importanti sequenze stratigrafiche, di fare il quadro della situazione per quanto riguarda le importazioni a Genova nei secoli XII-XIV (CABONA - GARDINI - PIZZOLO 1984). Notevole è stata la possibilità di ben identificare i tipi ceramici d'importazione precedenti la comparsa della graffita arcaica savonese. E proprio dai livello precedenti la comparsa della graffita arcaica che si ha il gruppo più consistente di Zeuxippus Ware conosciuto in Liguria. I recenti scavi nel chiostro dei Canonici di S. Lorenzo hanno portato alla individuazione di tipi ceramici, in particolare le graffite, importati dall'area bizantina (MELLI 1990). A parte va considerato il gruppo di quattordici bacini presenti sul campanile della chiesa di S. Giovanni di Pré (GARDINI 1988). I1 campanile databile fra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo ben concorda con il materiale ceramico in esso inserito. Vi sono: scodelle invetriate verdi; ingubbiate monocrome di colore verde e giallo-paglierino; bacini a vetrina chiazzata ed una ciotola 3 I due frammenti sono contrassegnati con i numeri di analisi: 1626 e Vedi: D'AMBROSIO - MANNONI - SFRECOI.A I1 pezzo pubblicato da D. Pringle a tav. XIII-83 e assegnato alla graffita arcaica è invece da attribuirsi allo Zeuxippus Ware per la forma, l'impasto e la decorazione. I1 frammento è qui pubblicato alla Tav. V, 54.

4 appartenente allo Zeuxippus Ware. Questo gruppo di bacini si differenzia assai nettamente, specie per le ingubbiate e la graffita, con quanto si ritrova nei contesti di scavo dello stesso periodo. S. Fruttuoso di Camogli (GE). Lo scavo di un ambiente interrato ha restituito una interessante associazione con ceramica da cucina e da mensa che va dal XII al XIV secolo (GARDINI 1990, pp ). Poche sono le ceramiche importate dall'area bizantina: anfore scanalate ed ingubbiate monocrome. E da rimarcare la presenza, inglobata nella parete sud della chiesa, di un'anfora a pareti scanalate con impasto di colore rosso. L'anfora inserita originariamente al momento della costruzione della chiesa (databile fra fine X-inizi XI secolo) doveva servire come nido per uccelli. È l'attestazione più antica dell'importazione di uno di questi contenitori da trasporto nella Liguria medievale. [51] 3. I materiali 3.1. Le ceramiche di produzione bizantina qui di seguito presentate sono state studiate e classificate sia dal punto di vista tipologico, sia valendosi della analisi mineralogiche che in alcuni casi si sono rivelate basilari per stabilire la provenienza di alcuni prodotti difficilmente classificabili Le anfore. In quasi tutti gli insediamenti presi in esame compaiono, specialmente nei livelli di XII - XIII secolo, frammenti di anfore scanalate di produzione bizantina come confermato dalle analisi mineralogiche. La forma, di difficile ricostruzione data la frammentarietà degli oggetti, dovrebbe consistere in un corpo ovoidale (privo di puntale) a fondo arrotondato, collo cilindrico, anse a sezione ellittica e profilo a maniglia (Tav. I, 1-7; Figg. 2-3). Lo spessore delle pareti varia dai cm. 0,4 ai cm. 1,2. Scanalature più o meno ampie o profonde a seconda del contenitore e delle pareti dello stesso. Sono stati distinti tre impasti principali: uno di colore rosso ben depurato, tenero; un altro di colore grigio, ricco di inclusi di piccole dimensioni, quasi duro; un terzo depurato di colore giallo-nocciola, duro e compatto. La frammentazione dei reperti impedisce la ricostruzione di forme precise, fatto che crea delle notevoli difficoltà nei confronti con i materiali presenti nel Mediterraneo orientale. A quei prodotti si possono avvicinare per quanto riguarda la forma delle anse e le scanalature sulle pareti. Alcuni confronti si possono attuare con anfore bizantine trovate in Italia meridionale (ARTHUR 1987, pp ); in Serbia (BJELAJAC 1987, pp , figg. 2-3) e in Turchia (GUNSENIN 1987). Mentre l'anfora murata nella parete della chiesa di S. Fruttuoso di Camogli (X-XI secolo) è ben confrontabile con delle anfore piriformi trovate sul relitto di nave naufragata al largo di Serçe Limani (Turchia) e datata alla terza decade dell'xi secolo (VAN DOORNINCK JR 1987, pp , fig. 4). Si tratta in ogni caso di oggetti che hanno grande produzione e diffusione soprattutto nella parte orientale del Mediterraneo. Questi contenitori erano comunemente usati per il trasporto di generi alimentari: vino, vino dolce, olio di oliva e olive nel bacino medio-orientale come risulta dalle ricerche 1à condotte (VAN DOORNINCK JR. 1387, pp ). [52] I contenitori da trasporto bizantini trovati in Liguria, prodotti con terre dell'attica, dovevano essere utilizzati con ogni probabilità per il trasporto del vino di Malvasia che era prodotto ed esportato dall'attica come testimoniato dalle fonti di archivio (BALARD 1978, p. 843). I1 vino di Malvasia era un prodotto pregiato per cui si verrebbe cosi a spiegare la presenza delle anfore quasi sempre in contesti relativi a ceti ricchi e alle classi dominanti. Un'altra ipotesi, da ritenersi però alquanto improbabile, può essere quella che le anfore venivano trasportate nell'area Siro-palestinese per essere utilizzate come contenitori per il trasporto di spezie come il pepe, la noce moscata e i 5 Le analisi mineralogiche dei materiali oggetto di questo studio sono state eseguite dal Prof. T. Mannoni presso la Sezione di Mineralogia applicata all'archeologia dell'università di Genova. Per i dati più dettagliati si rimanda al contributo di T. Mannoni in questo stesso volume.

5 chiodi di garofano. Altre utilizzazioni per il trasporto di altri tipi di merci non sono allo stato attuale delle ricerche ipotizzabili. È' da escludere il loro utilizzo per il trasporto di olio e di olive della Grecia sia perché questi prodotti non vengono presi in considerazione nelle fonti per quanto riguarda il loro commercio verso l'occidente sia perché tali prodotti agricoli potevano essere reperiti sia in Liguria che in aree limitrofe ad essa (QUAINI 1973, pp ) Le ceramiche invetriate. Le invetriate verdi sono il tipo di ceramica da mensa più rappresentato quantitativamente nei contesti di XII fino alla metà del XIII secolo. Notevoli sono le problematiche relative alle ceramiche invetriate verdi, data la grande quantità dei reperti di scavo e i numerosi centri di produzione presenti nel bacino mediterraneo. Nei livelli di XII ma anche di XIII secolo insieme alle ceramiche invetriate verdi importate dall'area magrebina e dalla Sicilia, assai ben riconoscibili per le forme e l'impasto con dimagrante a [53]

6 quarzo eolico o l'impasto rosso a punti gialli, vi sono altre ceramiche che per impasto e forma differiscono dalle precedenti. Infatti esiste un gruppo di piatti e scodelle ad invetriatura verde con impasti duri, depurati, di colore che varia dal giallo chiaro al rosa chiaro e che dalle analisi mineralogiche risultano essere prodotti con terre del1'attica e forse di Corinto. Le forme differiscono da quelle delle invetriate verdi islamiche. Si tratta di scodelle su piede ad anello, con ampia tesa inclinata, orlo sagomato; piatti sempre su piede ad anello e con breve tesa (Tav. II, 8-15). La vetrina è sottile, aderente, leggermente cavillata, di colore verde chiaro o verde scuro. La superficie esterna, esclusa la tesa, è priva di rivestimento. Vi sono alcuni esemplari che presentano la parete esterna coperta da una vetrina verde più chiara rispetto alla superficie interna. Questo tipo di invetriate sono state identificate a Noli; Genova: Palazzo Ducale (Tav. II, 8-15) e sul campanile della chiesa di S. Giovanni di Pré (Tav. VI, 1). I1 problema delle ceramiche invetriate verdi è sempre stato piuttosto [54] [55] complesso data la grande quantità e diffusione di questo tipo ceramico e le sue numerose aree di produzione. Una classificazione delle ceramiche invetriate verdi prodotte nel territorio bizantino non è stata ancora fatta, anche se come è emerso durante il colloquio di Siena questo tipo di produzione sembra assai diffuso. Ceramiche invetriate verdi sono presenti ad Arta (Epiro) 6 ; a 6 Vedere il contributo di Tsouris-Papadopolou in queste stesso volume.

7 Corinto (MORGAN 1342, p. 53 e ss.); ed a Atene [55] (ALISON FRANTZ 1938, p. 461). Ulteriori scavi e studi, specialmente in Grecia, potrebbero fornire maggiori e più precise informazioni sulla produzione di ceramiche invetriate verdi di età basso medievale all'interno dell'impero bizantino. Ceramiche a vetrina di colore marrone scuro sono frequenti nei contesti di XII secolo a Genova (S. Silvestro, Palazzo Ducale). Ceramiche ad invetriatura marrone sono Presenti sia nel mondo islamico che in quello bizantino. A Genova sono state trovate ceramiche ad invetriatura color marrone chiaro o color miele con decoro in manganese che si possono riferire a materiali spagnoli (CABONA - GARDINI-PIZZOLO 1984, pp ), mentre per le ciotole e scodelle a vetrina marrone più densa e più scura le analisi danno come area di produzione la Grecia (Tav. II, 16-21). L'impasto è depurato, duro, di colore rosso. È invetriata sia la superficie interna che quella esterna, escluso in alcuni casi il fondo del piede. La superficie esterna può avere la stessa invetriatura che l'interno o una vetrina marrone più densa. Prodotti con una invetriatura di colore marrone sono attestati ad esempio a Corinto (MORGAN 1942, pp ), ma anche in altre aree della Grecia Le ceramiche ingubbiate. I prodotti ingubbiati da mensa sono fra le prime ceramiche importate in Liguria dall'area bizantina. A suo tempo il Mannoni (MANNONI 1975, pp ) aveva distinto all'interno della classe delle ceramiche ingubbiate alcuni tipi che erano stati denominati: ingubbiata chiara iniziale (tipo 45); ingubbiata chiara normale (tipo 46); ingubbiata bianca (tipo 46a). Si ritiene opportuno in questa sede di mantenere la classificazione tipologica elaborata dal Mannoni. Dopo i boccali invetriati di produzione laziale di fine X secolo, la cosiddetta ingubbiatura chiara iniziale è da considerarsi fra i primi prodotti pregiati importati dall'area bizantina nel corso dell'xi secolo. Frammenti di questo tipo ceramico compaiono negli strati archeologici precedenti la comparsa delle ceramiche islamiche. Le forme consistono in ciotole con orlo appuntito e scodelle con breve tesa (Tav. III, 22-25). Impasto di colore rosso, duro, compatto. Spesso ingubbio bianco e vetrina sottile trasparente. L'analisi degli impasti conferma la provenienza dell'area dell'egeo. Nei livelli archeologici, anteriori alla comparsa della graffita arcaica e dei suoi derivati semplicemente monocromi, compaiono soprattutto scodelle ma anche altre forme di prodotti ingubbiati monocromi. Tali oggetti, rivestiti solo all'interno, hanno vetrine: di colore chiaro o a volte giallopaglierino; di colore giallo-marrone; di colore verde dalle tonalità più scure a quelle più chiare (Tavv. III, 26-33; VI, 2). Gli impasti sono di colore rosso o cuoio, ben depurati con rari inclusi; l'ingubbio che ricopre la superficie interna è di [56] colore bianco o leggermente rosato. Anche per questa produzione le analisi hanno stabilito che si tratta di terre della Grecia ed in particolar modo dell'attica. Ceramiche ingubbiate monocrome sono frequenti in scavi e contesti relativi alle aree d'influsso bizantino. Ceramiche ingubbiate monocrome sono state trovate a Corinto (MORGAN 1942, pp ); ad Atene (ALISON FRANTZ 1938, p. 430); in Focide (ARMSTRONG 1989, p. 13, Fig. 8; pp , fig. 10; pp , fig. 13; p. 23, fig. 14; pp , fig. 16; p. 34, fig. 13; P. 37, fig. 23); a Famagosta (PAPANIKOLA-BAKIRTZIS 1987, p. 236, figg. 2,5). Lo studio delle ceramiche ingubbiate monocrome è complesso anche perché i tipi d'importazione potrebbero sovrapporsi a quelli di produzione locale. Si può osservare che lei ingubbiate monocrome d'importazione, in particolar modo quelle a vetrina che è il tipo predominante, compaiono nel corso del XII secolo insieme alle importazioni islamiche ed altre produzioni bizantine. Le ceramiche monocrome scompaiono progressivamente con l'apparire sul mercato genovese e ligure della graffita arcaica savonese e dei tipi monocromi della stessa produzione. È interessante notare che nel corso del XII secolo i tipi ingubbiati monocromi sono preponderanti rispetto alle graffite d'importazione mentre con la comparsa della graffita arcaica sono i tipi graffiti ad essere presenti in percentuale maggiore rispetto a quelli ingubbiati e questo sin dall'inizio del secolo XIII come è dimostrato dallo scavo di Castel Delfino (MILANESE 1982a). Nelle pubblicazioni riguardanti la ceramica bizantina è difficile trovare edite le ceramiche monocrome. Queste comunque erano largamente utilizzate insieme alle ceramiche dipinte o graffite come attestano le ricerche nella Focide orientale (ARMSTRONG 1989). Su di una campionatura di nove villaggi bizantini con materiali di XII ma anche di XIII secolo, i prodotti ingubbiati

8 monocromi (piatti e scodelle) sono bene attestati. Una scodella ingubbiata con vetrina verde (ARMSTRONG 1989, pp. 55, fig. 13, n. 61) trova confronti con le scodelle ingubbiate del campanile della chiesa di S. Giovanni di Pré a Genova (Tav. VI, 2). Un altro tipo ingubbiato prodotto in Attica, come attestano le analisi, è la cosiddetta ingubbiata bianca. Si tratta di un tipo particolare di ceramica ingubbiata che presenta come forme piatti e scodelle (Tav. IV, 38-43). Caratteristica di questa produzione è un ingubbio bianco dato sia all'interno che all'esterno del vaso esclusa la superficie interna del piede. I piatti all'esterno presentano alcune zone risparmiate dall'ingubbio in modo da creare una semplice decorazione contrastata fra il bianco dell'ingubbio ed il rosso del biscotto. Anche se non è stato possibile trovare confronti precisi per questo tipo di decoro, è assai frequente trovare sulle ceramiche bizantine delle decorazione [58] [59]

9 [57]

10 all'esterno dei piatti, delle ciotole e delle scodelle, fatte a zone risparmiate o a colature d'ingubbio come il caso dello Zeuxippus Ware (MEGAW 1968, tavv. 15-d,e; 21-b) o su altre tipologie di ceramiche graffite dove si ha una semplice decorazione che varia da zone ingubbiate a zone risparmiate (VAVYLOPOULOU-CHARITONIDOU 1987, Figg. 8, 13, 30, 39, 45). Dagli impasti si possono distinguere due diverse fabbriche: una ad impasto di colore rossobruno, duro, depurato con piccoli inclusi scuri, è una produzione più curata (Tav. IV, 39-41); l'altra presenta un impasto di colore rosso tendente al viola, quasi duro, meno depurato e più ricco d'inclusi di colore bianco e scuro. Si tratta di una produzione meno curata nella foggiatura dei pezzi rispetto alla prima (Tav. IV, 38). Sia piatti che scodelle presentano all'interno i segni dei distanziatori di cottura. La scodella riprodotta al n. 38 di Tav. IV presenta, unico caso, una lettera graffita al centro del cavetto. L'ingubbiatura bianca si trova in contesti di XII-XIII secolo (prima metà) e al momento non esistono confronti con le produzioni conosciute in ingubbiate monocrome bizantine. Ceramiche ingubbiate somiglianti al nostro tipo sono state trovate ad Arta (Epiro) 7. Fra le produzioni di ceramiche ingubbiate dipinte a chiazze e colature tipiche delle fabbriche bizantine (MORGAN 1942 pp , 84-85; ARMSTRONG 1983, pp. 8-9) vi sono numerosi esemplari trovati a Genova nei contesti stratigrafici di Palazzo Ducale e di S. Silvestro (Tav. III, 34-36), oltre che sul campanile di S. Giovanni di Pré (Tav. VI, 3). Dagli scavi di Palazzo Ducale a Genova proviene l'unico esemplare, di ceramica appartenente alla classe dello Slip Painted Ware (Tav. III, 37), conosciuto al momento in Liguria. Lo Slip Painted Ware è un tipo ceramico assai diffuso nel Mediterraneo orientale (MORGAN l942, pp. 35-l03, tavv. XXXI - XXXII; ARMSTRONG 1989, p. 6 e ss.; PRINGLE l985, pp , figg. 5-6). Gli ultimi tipi citati di ceramiche ingubbiate provengono da contesti del secolo XII-inizi XIII Le ceramiche graffite. È la classe ceramica meglio rappresentata e conosciuta, e compare in quattro dei siti presi in esame. I1 tipo più diffuso e noto delle ceramiche graffite è lo Zeuxippus Ware. Le forme rappresentate sono piatti, scodelle e ciotole appartenenti alla classe II della classificazione del Megaw (MEGAW l968; MEGAW 1987). L'impasto è di colore rosso, duro, compatto e depurato. Ingubbio bianco; vetrina trasparente di colore paglierino o leggermente giallo. Le superfici esterne sono rivestite d'ingubbio tranne [60] il piede e la zona interna al piede stesso. Decorazione data dal graffito con riempitivo di colore giallo-bruno. All'esterno linee tracciate dal tornio o decorazione ad archetti pendenti o cerchi tracciati con l'ingubbio come nei pezzi provenienti dagli scavi di Savona (Fig. 10b). Il repertorio decorativo dei materiali trovati in Liguria (Tavv. V, 45-46; VI, 4) è quello comune allo Zeuxippus Ware della classe II e diffuso nel Mediterraneo centrale ed orientale (MEGAW 1968; MEGAW 1987). Citiamo come esempio i motivi che utilizzano: la serie di cerchi concentrici al centro del cavetto (Tav. V, 55); i triangoli (Tav. V, 51-52); la combinazione degli elementi precedenti (Tav. V, 54) o altre combinazioni (Tav. V, 49). Precisi riscontri trova la scodella al n. 51 di Tav. V: nel medaglione centrale, ricavato entro due incisioni a stecca, è conservato un cerchio a segno doppio con al centro un fiore stilizzato. Fra questo cerchio e le tracce di un altro c'è un triangolo pendente (MEGAW 1968, tav. 16: c.14, d.16: LAZZARINI-CANAL l983, p. 40, tav. IV-47). Come decorazione si differenzia la tesa a Tav. V, 56, che è comunque da attribuirsi allo Zeuxippus Ware Segnaliamo la presenza della ciotola del campanile di S. Giovanni di Pré che si diversifica per la forma con orlo appuntito, e in parte per la decorazione, rispetto agli altri materiali ritrovati in Liguria (Tav. VI, 4). Questo tipo di forma compare più frequentemente nella classe Ia-Ib (MEGAW 1968, pp , figg. l-6939, 2-10) e si confronta con una ciotola analoga di Zeuxippus Ware 7 Vedi nota precedente.

11 [62] trovata a Corinto (STILLWELL MACKAY 1967, pp , fig. 1-28, tav ). La decorazione è la combinazione di vari motivi decorativi presenti nella II classe dello Lo Zeuxippus Ware compare in contesti del secolo XII precedenti la presenza della graffita arcaica savonese. Negli scavi medievali di Genova sono da segnalare alcuni piccoli frammenti [63] [62]

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13 [64]

14 appartenenti a ceramiche graffite con decorazioni a spirali, a volute, e geometriche tipiche delle produzioni graffite bizantine (Tav. V, 57-58, Fig.7). Le ridotte dimensioni dei frammenti non consentono di attuare puntuali confronti. Ricordiamo fra le ceramiche graffite a Genova (S. Silvestro) un invetriatura marrone coprente un ingubbio bianco. È databile al XIII-XIV secolo (PRINGLE 1977, pp , tav. XXII ) [65]

15 Di estremo interesse è un piatto su basso piede ad anello, a bordo diritto ed orlo arrotondato che presenta una tipica forma delle ben note produzioni di ceramica graffita bizantina (Tav. V, 59; Fig. 8). Impasto di colore bruno, duro, depurato ma ricco d'inclusi. Ingubbio bianco e vetrina gialla all'interno e sul bordo all'esterno. II resto della superficie esterna è privo di rivestimento. Manca la decorazione centrale mentre ai margini compare un motivo a forma di C poste in fila ed un motivo a spirali e linee ondulate. La forma del piatto è frequente nelle graffite bizantine (MORGAN 1942, figg. 95b, l03f) mentre la decorazione a caliper sembra piuttosto rara (MORGAN l942, tavv. XLIIa, XLIIIb, d; ARMSTRONG 1989, p. 18, tav e 37). I1 motivo a caliper appare nel Developed Style dello Sgraffito Wares del MORGAN ed è datato alla metà del XII secolo. II piatto di S. Lorenzo compare in livelli riportati di età posteriore A parte va considerato il fondo di una ciotola o scodella su piede ad anello (Tav. IV, 44) Proveniente dagli scavi del Castello di Andora (strato A, vano nord, 1988); impasto di colore rosso ben depurato. Ingubbio bianco e vetrina all'interno; superficie esterna priva di rivestimento. Nel cavetto, testa umana graffita che trova precisi riscontri in area palestinese dove tipi simili sono datati al XIII secolo (BAGATTI 1984, p. 186, fig. 65-4/5, tav. 72-2/3). Dagli scavi savonesi del Priamar, da contesti di XIV-XV secolo, provengono i frammenti di un catino di grandi dimensioni e di una scodella. I1 primo esemplare è a impasto chiaro, depurato; ingubbio bianco a vetrina di colore marrone su ambedue le superfici. All'interno, sul bordo, fascia di brevi lineette ondulate; all'esterno fitto motivo decorativo ad archetti continui e sovrapposti (Fig. 10a, b). Sempre sulla parete esterna è presente una grappa di riparazione. La scodella si basa su di un ampio piede ad anello. La superficie esterna è priva di rivestimento e l'attacco fra parete e bordo presenta una carenatura a tacche incise. Impasto di colore rosso ricco di inclusi di colore giallo (chamotte). Superficie interna ingubbiata e ricoperta da una vetrina di colore giallo. La decorazione consiste in un complesso ed elaborato graffito eseguito con una punta fine. Al centro del cavetto, motivo composto da quattro foglie lanceolate, marcate all'interno da un fitto graticcio. Negli spazi fra le foglie, motivi a carattere floreale. Sulla parete, breve fascia di motivi a [66] serpentello, sopra la quale vi è un'altra fascia di motivi a triangolo formati da fitte linee parallele. Per ultimo, fascia di motivi a spirale (Fig. 11). Queste due ceramiche, di cui a1 momento non si è potuto compiere l'analisi mineralogica, non sembrano rientrare per la forma, ma soprattutto per il repertorio decorativo, nelle produzioni graffite presenti in Liguria nel corso del XIV-XV secolo (MANNONI l975, pp ) Anche se non sono stati trovati precisi riscontri, i due motivi decorativi rientrano nel repertorio di tradizione ed influenza bizantina, che interessa tutta la parte orientale del Mediterraneo e 1' area balcanica (MOUDZALI 1986, pp , n 305; YENISEHTR - LIOGLU 1987, figg. 8-9; PAPANIKOLA - BIKIRTZIS 1987, figg. 4-5; VAVYLOPOULOU - CHARITONIDOU l987, figg. 15, 36, 56; BAJALOVIC - HADZI-PESIC: 1981, pp , tav. XLI). A partire dalla metà del XIII secolo, con 1' intensificarsi delle produzioni locali di ceramica fine da mensa, cessano in pratica le consistenti importazioni [68]

16 [67]

17 [68] di ceramiche bizantine nel territorio ligure. Non terminano invece nei secoli XIV-XV, periodo in cui si datano i nostri reperti, i contatti con l'area bizantina. Per cui deve trattarsi di oggetti portati a Savona come corredo personale, dato che si tratta di pezzi unici. Infine è da ricordare che, anche se non proprio come nei secoli precedenti, i traffici e le rotte commerciali savonesi verso l'oriente, nel corso del XIV fino alla metà del XV secolo, sono ancora di notevoli proporzioni (NICOLINI , pp ). 4. Considerazioni sull'importazione delle ceramiche bizantine 4.1. Le ceramiche bizantine importate in Liguria, a partire, dall'xi secolo, si possono dividere in due gruppi: i contenitori da trasporto (anfore) ed il vasellame da tavola (ceramiche invetriate, ingubbiate e graffite). Le anfore scanalate sono già attestate dall'xi secolo e si ritrovano ancora numerose nei contesti urbani di XIII secolo (Genova). Le anfore fabbricate in Attica servivano pei il trasporto del vino di Malvasia, che era un vino assai pregiato e prodotto in Grecia. Questo vino era largamente esportato a Genova e in Liguria (BALARD 1978, pp. 843, 858). Nel vasellame da tavola, composto prevalentemente da forme aperte (piatti, scodelle e rare ciotole), predominano i prodotti invetriati e ingubbiati monocromi rispetto a quelli graffiti. All'interno delle importazioni di ceramiche graffite è la classe II dello Zeuxippus Ware ad essere la più rappresentata quantitativamente e ad avere una maggiore distribuzione sul territorio ligure. Come si è scritto precedentemente, quasi tutti i materiali analizzati sono prodotti con terre dell'attica. Sono ben note le difficoltà di penetrazione commerciale nel cuore dell'impero bizantino soprattutto nel corso dell'xi secolo. Anche se i genovesi nel 1155 ottengono una contrada a Costantinopoli non avranno la possibilità di traffico che hanno invece Venezia e Pisa. È certa un'attiva presenza di Genova nella Grecia occidentale, in special modo in Attica, già nel corso del XII secolo. I documenti notarili quando citano i viaggi in Romania intendono la parte occidentale

18 dell'impero bizantino cioè la Grecia centrale (Attica, Peloponneso) (ORIGONE 1992) 8. È da segnalare il rafforzamento della presenza genovese in Attica nel XII secolo con la creazione del principato franco di Attica e Beozia, istituito nel 1204 in [69] coincidenza con la quarta Crociata. Ad Atene e Tebe il comune di Genova riesce ad ottenere, a partire dal 1240, un quartiere per i propri mercanti (STRINGA 1982, pp , 290, 333). Si vorrebbe così spiegare la cospicua presenza a Genova di ceramiche ingubbiate ed invetriate, oltre alle anfore, prodotte in Attica. Ricerche relative a questa problematica non sono ancora state compiute in altre aree della Liguria, per cui al momento Genova è il sito della Liguria in cui si registra questo fenomeno. La minima e poco incisiva presenza dei genovesi nel cuore dell'impero bizantino, nel XII secolo, forse non permetteva di attingere a quei mercati dove è facile procurarsi pregiati prodotti graffiti come il Fine Sgraffito Ware e l' Incised Sgraffito o ingubbiati come lo Slip Painted Ware. Il fatto che a Genova nel corso del XII secolo e nei primi decenni del XIII venissero importate ceramiche da mensa invetriate ed ingubbiate monocrome prodotte in Attica, in quantità maggiore rispetto alle ceramiche graffite, al contrario di quanto avviene a Venezia (LAZZARINI- CANAL 1983), induce a dover rimeditare le problematiche relative alle produzioni ed esportazioni di ceramica bizantina. A questo punto la ricerca, supportata da campagne di scavo sistematiche e con l'utilizzo di metodiche analisi di laboratorio sia mineralogiche che chimiche, deve spostarsi e concentrarsi in Grecia Il grosso delle importazioni delle ceramiche fini da mensa dall'area mediterranea a Genova e in Liguria avviene dopo la prima Crociata. E' probabile che i primi arrivi di ceramica dall'area bizantina, nel corso dell'xi secolo, come la cosiddetta ingubbiata chiara iniziale avvengano attraverso il commercio intermediario, acquistando quei prodotti attraverso le città marinare che avevano già consolidati rapporti con Bisanzio. È da rimarcare che nei contesti urbani durante 1'XI secolo, accanto alle produzioni di ceramiche grezze 1ocali che perdurano nelle città costiere ancora nel corso dell'xi secolo, iniziano a comparire le prime ceramiche importate dal bacino mediterraneo. Come accennato in precedenza, è nel periodo successivo alla prima crociata, con l'espandersi dei traffici marittimi e commerciali di Genova e delle altre città costiere come Savona, Noli, Varazze, che inizia a comparire una grande quantità di materiale d'importazione sia come vasellame da tavola, che come ceramica d'uso comune e contenitori da trasporto. In piccole o grandi quantità si può affermare che compaiono quasi tutti i tipi ceramici più rappresentativi nel bacino mediterraneo, nei luoghi toccati dalle rotte commerciali di Genova e delle altre città liguri: Maiorca, la Spagna, il Maghreb, l'egitto, la Siria - Palestina, 1'Egeo, la Grecia, 1'Italia meridionale e la Sicilia. In questa grande varietà di materiale le ceramiche [70] graffite bizantine, ad esempio, rappresentano solo una piccola percentuale del vasellame da mensa utilizzato Ritengo opportuno fare qualche considerazione a carattere personale relativa alla nascita e sviluppo della graffita arcaica tirrenica prodotta a Savona. Comunque sarà fondamentale lo studio e la pubblicazione definitiva dei materiali di scavo di Savona, in studio da parte di Carlo Varaldo. Dagli scavi medievali attualmente pubblicati o di cui ho potuto visionare il materiale, ho notato che il vasellame da tavola, importato nel corso dell'xi-xiii secolo, si ritrova in particolari contesti legati ad insediamenti di famiglie nobiliari urbanizzate e feudali, di autorità ecclesiastiche come il Vescovo o di potenti ordini religiosi. A partire dagli inizi del XIII secolo la graffita arcaica savonese diventa la ceramica da mensa più diffusa in Liguria e non solo in essa, ed anche in ogni tipo d'insediamento e contesto sociale. Nel corso del secolo XIII, in coincidenza con lo sviluppo delle città, in particolare di Genova e Savona, e con l'affermarsi di nuove classi sociali, da quelle imprenditoriali ed artigianali 8 Desidero ringraziare la Prof.ssa Sandra Origone per le importanti ed utili informazioni e pareri sul commercio di Genova in Romania.

19 alla nuova borghesia mercantile, deve avvenire un cambiamento per quanto riguarda gli usi e le abitudini relative alla mensa. Si crea la necessità ed il desiderio di possedere degli oggetti di un certo pregio. Forse non c'era più la convenienza d'importare e trasportare una grande quantità di ceramiche da tavola. La nascita della graffita arcaica a Savona sorge sicuramente come una operazione mercantile atta a soddisfare una domanda non solo locale ma esportandone i prodotti in gran parte dell'area tirrenica. L'operazione è certamente avvenuta con I'introduzione dall'area orientale del Mediterraneo di maestranze padrone della tecnica e capaci di produrre ceramiche ingubbiate. Mercanti di Savona sono piuttosto attivi in molti empori del Mediterraneo orientale sulla scia dei mercanti genovesi (NICOLINI ). Non è da escludere, all'interno di questa impresa commerciale, la presenza del capitale genovese. A partire dal primo quarto del XIII secolo si ha la presenza a Savona di importanti famiglie genovesi e più estesi rapporti con l'ambiente mercantile genovese (RICCHEBONO - VARALDO 1982, p. 75). In relazione a quanto sopra esposto è interessante accennare alla presenza a Savona, alla fine del XII secolo, di un certo Guglielmo Greco, personalità piuttosto importante 9, [71] attiva sia in imprese commerciali che con incarichi pubblici. I problemi sulla dinamica della nascita e sviluppo della graffita arcaica savonese sono ancora complessi (GELICHI 1991, pp ), ma le prospettive legate alle attuali ricerche fanno bene sperare per la soluzione di alcune problematiche relative alla produzione della graffita arcaica di Savona Sui dati già pubblicati e conosciuti, relativi al materiale d'importazione dal settore A di palazzo Ducale (CABONA - GARDINI - PIZZOLO 1984, pp ), si è elaborato, su di un campione di quasi 2000 frammenti (1974 per la precisione), I'istogramma rappresentato a Fig. 12. Sono state prese in considerazione tredici unità stratigrafiche con materiali precedenti la comparsa della graffita arcaica savonese e databili fra la fine del XI - inizi XII al primo quarto del XIII secolo. Si tratta solo di vasellame da mensa d'importazione. Le ceramiche islamiche (Maghreb, Spagna, Mediterraneo orientale islamico) rappresentano il 70~'0 delle importazioni rispetto al meno del 30% proveniente dall'area bizantina. Dato che conferma quanto già noto dalle fonti storiche, il commercio genovese diretto od intermediario nel XII e nella prima metà del XIII secolo privilegia le relazioni con i paesi islamici o nelle aree a contatto con essi (BALARD 1982, pp. 9-15). È da rimarcare inoltre che le ceramiche invetriate monocrome verdi, sia islamiche che bizantine, rappresentano il 59,30~b del materiale, mentre i tipi monocromi invetriati più quelli ingubbiati sono il 77%. A questo ultimo dato si possono aggiungere anche i tipi monocromi smaltati per cui si arriva ad avere una percentuale di oltre 80% relativa alle produzioni non decorate. I tipi decorati si attestano tutti su percentuali piuttosto basse come ad esempio: il 2,30% per le invetriate tipo Raqqa; il 2,50% per le graffite bizantine; il 3,30% per le ceramiche decorate a cobalto e manganese; lo 0,50% per le ceramiche con decoro a lustro; ed il 2,20% per le invetriate ed ingubbiate dipinte. Nei livelli posteriori compresi fra la seconda metà del XIII secolo e gli inizi del XIV, prima delle massicce importazioni d'ispano-moresca di Malaga e Valencia, il dato più Interessante è che le ceramiche ingubbiate monocrome rappresentano il 44% del totale. Le invetriate verdi sono solo 1'8,40%; la graffita arcaica ha una percentuale del 20%; la maiolica arcaica ligure-pisana del 13,80%. Le produzioni liguri e dell'alto Tirreno (ingubbiate ed invetriate con il biscotto della graffita arcaica, la graffita arcaica e la maiolica arcaica) rappresentano oltre 1'80% del materiale ceramico. Le importazioni dal Mediterraneo occidentale ed orientale escluse la Sicilia e 1'Italia meridionale sono al [72] sotto del 10%. Dati ricavati su di una campionatura minore di frammenti: 759. I1 dato interessante è il crollo verticale delle ceramiche d'importazione, dovuto alla presenza delle nuove produzioni italiane, rispetto al precedente periodo. Un recupero delle 9 Guglielmo Greco è menzionato negli Atti dei notai Armando Cumano e Giovanni di Donato ( ). Devo l'informazione a Fabrizio Benente che ringrazio per la preziosa notizia.

20 importazioni avverrà dalla prima metà del XIV secolo con le ampie importazioni a Genova e in Liguria della ceramica ispano-moresca. [73] [73] 5. Conclusioni Le prime importazioni di ceramiche bizantine in Liguria, in particolare a Genova, avvengono nel corso del secolo XI con l'arrivo delle prime anfore scanalate e delle prime ingubbiate monocrome. Si tratta, con ogni probabilità, di oggetti procurati attraverso un commercio intermediario e non direttamente sui mercati del Mediterraneo orientale. Col XII secolo e l'apertura di nuovi mercati del Levante, a partire dalla prima Crociata, a Genova ed in Liguria iniziano a comparire in notevole quantità le prime importazioni di ceramiche pregiate provenienti, sia dall'occidente che dall'oriente mediterraneo (Maghreb, Sicilia, Egitto, Siria - Palestina). In seguito, dalla metà del XII secolo - dal ll55 c'è la presenza genovese a Costantinopoli come da Bolla [74] imperiale emanata da Manuele I Comeno - iniziano a comparire in Liguria le ceramiche bizantine invetriate, ingubbiate e graffite con le anfore utilizzate per il commercio del vino. Le ceramiche bizantine sono ancora importate nei primi decenni del secolo XIII. Iniziano a scomparire, in particolare il vasellame uso mensa, con l'affermarsi e I'espandersi della graffita arcaica savonese e dei suoi derivati ingubbiati. A partire dalla seconda metà del XIII secolo e nei secoli successivi vi sono ancora importazioni di anfore legate al commercio del vino e la presenza di sporadici oggetti collegati, forse, ad un uso personale più che a un voluto traffico commerciale, come poteva essere quello attuato successivamente con il commercio delle maioliche turche.

21 Le importazioni di ceramiche bizantine si inseriscono in quelle che sono le rotte e le correnti di traffico realizzate da Genova, Savona e le altre città marinare della Liguria (Fig. 13) [75]. ALEXANDRE GARDINI [74] Abbreviazioni bibliografiche Byzantine = Recherches sur la céramique byzantine ( Bulletin de Correspondance Hellénique, suppl. XVIII), ed. V. Déroche-J.M. Spieser, Athènes 1387 (= Paris 1989). Siena = La ceramica medievale nel Mediterraneo Occidentale, Siena-Faenza 1984 (= Firenze 1986). Bibliografia M. ALISON FRANTZ, 1938, Middle Byzantine Pottery in Athens, Hesperia, VII, pp P. ARMSTRONG, 1989, Some Byzantine and Later Settlements in Eastern Phokis, The Annual of the British School at Athens, 84, pp P. ARTHUR, 1987, Aspects of Byzantine Economy: an Evaluation of Amphora Evidence from Italy, in Byzantine, pp B. BAGATTI, 1984, Gli scavi di Nazaret, vol.: Dal secolo XII ad oggi, ( Studium Biblicum Franciscanum, Collectio Maior 17), Gerusalem. M. BAJALOVICH - HADZI -PESIC, 1981, Keramica. U srednjovekonoj Srbiji, Beograd. M. BALARD, 1978, La Romanie Genoise (XII - Début du XV siècle), Atti della Società Ligure di Storia Patria, N.S. vol. XVIII (fasc. I - III), Genova.

22 M. BALARD, 1982, Per una storia dell'insediamento Genovese nel Mediterraneo medievale, in P. STRINGA, Genova e la Liguria nel Mediterraneo. Insediamenti e culture urbane, Genova, pp [75]. E. BELLATALLA, A. BERTINO, A. GARDINI, 1989, Lo scavo dell'area suburbana di Via S. Vincenzo a Genova, Archeologia Medievale, XVI, pp L. BJELAJAC, l987, Byzantine Amphorae in The, Serbian Danubian Area in the 11th - 12th Centuries, in Byzantine, pp D. CABONA, A. GARDINI, O. PIZZOLO, 1984, Nuovi dati sulla circolazione delle ceramiche mediterranee dallo scavo di Palazzo Ducale a Genova (secc. XII XIV), in Siena, pp B. D'AMBROSIO, T. MANNONI, S. SFRECOLA, 1984, Stato delle ricerche mineralogiche sulle Ceramiche mediterranee, in Siena, pp A. FRONDONI, l988, (a cura di), S. Paragorio di Noli. Scavi e restauri, Genova. A. GARDINI, l988, I bacini medievali del campanile di S. Giovanni di Pré a Genova, in Atti del XXl Convegno lnternazionale della Ceramica, Albisola, pp A. GARDINI, l990, Le indagini archeologiche, in S. Fruttuoso di Capodimonte. L'ambiente, il monumento, Milano, pp A. GARDINI, R. GORICCHI, P. ODONE, 1972, 1 tipi ceramici usati dai Fieschi nei secoli XllI e XIV, in Atti del V Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola, pp , S. GELICHI, 1984, La ceramica ingubbiata medievale nell'italia nord-orientale, in Siena S. GELICHI, l99l, Ceramiche e commerci con il Mediterraneo orientale nel tardo-medioevo (XII-XIII secolo), XXXVIII Corso di Cultura sull'arte Ravennate e Bizantina, pp E. GIANNICHEDDA, C. DAVITE, l986, Stratificazioni naturali e frequentazioni antropiche nella grotta marina di Punta Crena (Varigotti, SV), Archeologia Medievale, pp N. GUNSENIN, 1987, Recherches sur les amphores byzantine dans les musées turcs, in Byzantine, pp R. LAVAGNA, C. VARALDO, l987, Fortezza del Priamar. S. Domenico il vecchio, in Archeologia in Liguria III.2. Scavi e scoperte , Genova (1990), pp L. LAZZARINI, R. CANAL, 1983, Ritrovamenti di cermica bizantina in laguna e la nascita delgraffito veneziano, Faenza, LXIX, pp T. MANNONI, 1975, la ceramica medievale a Genova e nella Liguria, Bordighera - Genova A.H.S. MEGAW, 1968, Zeuxippus Ware, in The Annual of the British School at Athens, LXIII, pp , tavv A.H.S. MEGAW, l987, Zeuxippus Ware again, in Byzantine, pp P. MELLI, l990, Scavi nel chiostro dei Canonici di S. Lorenzo, Bollettino d'archeologia, 1-2, Roma, pp M. MILANESE, l982a, Lo scavo archeologico di Castel Delfino (Savona), Archeologia Medievale, IX, pp M. MILANESE, l982b, Alcune Problematiche della ceramica savonese della prima metà del XIII secolo alla luce delle acquisizioni dello scavo di Castel Delfino, in Atti del XV Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola, pp CH. MORGAN, l942, Corinth XI. The Byzantine Pottery, Cambridge Mass. A. MOUDZALI, l986, Ceramics, in Byzantine and Postbyzantine Art, Athens. A. NICOLINI, , Viaggi e commerci nella Savona medievale, Rivista Ingauna [76] ed Intemelia, N.S. XLII-XLIII, 1-4 (1990), pp S. ORIGONE, 1992, Bisanzio e Genova, Genova. D. PAPANIKOLA - BAKIRTZIS, 198 7, Medieval Pottery from Enkoni, Famagusta, in Byzantine, pp D. PRINGLE, 1977, La ceramica dell'area Sud del Convento di San Silvestro a Genova, Archeologia Medievale, VI, pp

23 D. PRINGLE, 1985, Medieval Pottery from Caesarea: the Crusader Period, Levant, XVII, pp M. QUAINI, 1973, Per la storia del paesaggio agrario in Liguria, Savona. M. RICCHEBONO, C. VARALDO, 1982, Savona, Genova. T. STILLWELL MACKAY, 1967, More Byzantine and Frankish Pottery from Corinth, Hesperia, XXXVI, pp P. STRINGA, 1982, Genova e la Liguria nel Mediterraneo. Insediamenti e culture urbane, Genova. F.H. VAN DOORNINCH JR., 1980, The Cargo Amphoras on the 7th-century Yassi Ada and 11th-century Serce Limani Shipwercks: Two Examples of Reuse of Byzantine Amphoras as Transport Jars, in Byzantine, pp C. VARALDO, 1982, I bacini medievali della chiesa di Sant'Ambrogio vecchio a Varazze, in Atti del XV Convegno Internazionale della Ceramica, Albisola, pp C. VARALDO, 1990, Scavi archeologici nel Castello di Andora, in Attività e ricerche dell'istituto Internazionale di Studi Liguri (Sezione Sabazia), Savona, pp A. VAVYLOPOULOU - CHARITONIDOU, 1987, Céramique d 'offrande trouvée dans des tombes byzantines tardivel de l'hippodrome de Tessalonique, in Byzantine, pp F. YENISEHIRLIOGLU, 1987, La Ceramique glaçurée de Gulpinar, in Byzantine, pp

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