Rilievi e profili altimetrici da foto interpretazione, collab. DIAP Sapienza Università di Roma

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2 RESPONSABILE SCIENTIFICO Lucina Caravaggi DIAP Sapienza Università di Roma COORDINATORE SCIENTIFICO Susanna Menichini DIAP Sapienza Università di Roma URBANISTICA E ARCHITETTURA Cristina Imbroglini Progetto urbanistico e valutazioni ambientali, DATA Sapienza Università di Roma con Elena Cupisti Grazia di Giovanni Valentina Marino Massimiliano Paolini Leonardo Pompili Marco Vigliotti Rilievi, interpretazioni ed elaborazioni informatizzate relative a contesti urbani, spazi aperti ret, e sottoservizi, strumentazione urbanistica e stato di attuazione, effetti del sisma sui centri urbani, costruzione del Sistema Informativo Territoriale dei piani di Ricostruzione, assegn. DIAP Sapienza Università di Roma Ludovica Buzzelli Indagini ed elaborazioni grafiche per la verifica di assoggettabilità dei Piani a valutazione ambientale strategica, assegn. DIAP Sapienza Università di Roma Emanuela Carratoni, Fabio Cipriano Rilievi e profili altimetrici da foto interpretazione, collab. DIAP Sapienza Università di Roma Orazio Carpenzano con Fabio Balducci Armando Iacovantuono Alessandro Pirisi Valentina Sales Vincenzo Sammito Progetti di riqualificazione degli spazi pubblici nei centri storici, DIAP Sapienza Università di Roma Indagini, interpretazioni ed elaborazioni relative a spazi pubblici significativi, temi dominanti, interventi di progetto e sintesi grafiche, collab. DIAP Sapienza Università di Roma Valentina Azzone Organizzazione, quadro tecnico economico, collab. DIAP Sapienza Università di Roma Maurizio Alecci Responsabile Centro Progetti, DIAP Sapienza Università di Roma NORMATIVA Alfredo Fioritto con Rossana Corrado Architettura normativa e impostazione delle NTA, Facoltà di Giurisprudenza, Università di Pisa Sviluppo delle NTA e iter attuativo, collab. DIAP Sapienza Università di Roma

3 STRUTTURE, GEOLOGIA, GEOTECNICA SISMICA Luigi Sorrentino Luis D. Decanini Fabrizio Mollaioli Monica Pasca Coordinamento, DISG Sapienza Università di Roma Catalogo sismico locale, pericolosità sismica, indagini di sismicità storica; Percorsi e spazi sicuri; Norme Tecniche di Attuazione, DISG Sapienza Università di Roma Augusto Desideri Giuseppe Lanzo Enzo Fontanella Domenico Liberatore Patrizia Trovalusci Renato Masiani Laura Liberatore Giorgio Monti Marc'Antonio Liotta con Giuseppe Scalora Fabio Fumagalli Beatrice Vivio Maria Vitiello Mattia Marini Chiara Andreotti Annachiara Bertino Pietro Paviglianiti Elisabetta Raglione Laura Ronchetti Italia Vinciguerra Alessandra Marotta Dissesti; Pericolosità connessa ad eventi franosi e fenomeni erosivi; Pendenze; Microzone omogenee in prospettiva sismica e indagini, DISG Sapienza Università di Roma Aggregati edilizi di intervento; Consorzi e proposte di intervento; Accessi e cavalcavia; Elementi costruttivi; Categorie di Intervento; Criteri per le priorità di intervento, DISG Sapienza Università di Roma Agibilità, danno e vulnerabilità; Demolizioni e messa in sicurezza; Categorie di intervento, DISG Sapienza Università di Roma Unità edilizie; Categorie di Intervento; Percorsi e spazi sicuri; Norme Tecniche di Attuazione; Danneggiamenti in occasione dei terremoti storici; Edifici vincolati e potenzialmente di pregio, DISG Sapienza Università di Roma Unità edilizie (definizione); Tipi edilizi (definizione); Categorie d Intervento (definizione); Percorsi e spazi sicuri (definizione); Norme Tecniche di Attuazione (definizione), collab. DISG Sapienza Università di Roma Aggregati edilizi di intervento (definizione); Criteri e priorità di intervento (definizione); Norme Tecniche di Attuazione (aspetti strutturali), assegn. DISG Sapienza Università di Roma Evoluzione dei centri storici; Danneggiamenti in occasione dei terremoti; Edifici vincolati e potenzialmente di pregio (comuni di Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio, Lucoli), assegn. DISG Sapienza Università di Roma Evoluzione dei centri storici; Danneggiamenti in occasione dei terremoti; Edifici vincolati e potenzialmente di pregio (comune di Ovindoli ), assegn. DSDRA Sapienza Università di Roma Dissesti; Pericolosità connessa ad eventi franosi e fenomeni erosivi; Pendenze; Microzone omogenee in prospettiva sismica e indagini, assegn. DISG Sapienza Università di Roma Perimetrazioni e ambiti del Piano di Ricostruzione; Aggregati edilizi di intervento; Consorzi e proposte di intervento; Unità edilizie; Tipi edilizi; Accessi e cavalcavia; Elementi costruttivi; Agibilità, danno e vulnerabilità; Demolizioni e messa in sicurezza; Categorie di Intervento, Edifici potenzialmente di pregio; Percorsi e spazi sicuri; Criteri per le priorità di intervento, assegn. e collab. DISG Sapienza Università di Roma Catalogo sismico locale, pericolosità sismica, indagini di sismicità storica; Percorsi e spazi sicuri (definizione); Norme Tecniche di Attuazione; Elementi per il Quadro Tecnico Economico collab. DISG Sapienza Università di Roma

4 RIQUALIFICAZIONE URBANA E RIPIANIFICAZIONE TERRITORIALE Raffaele Panella Piero Ostilio Rossi Roberto Secchi Benedetto Todaro DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma Alessandra Capuano Stefano Catucci DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma Rosalba Belibani Laura Berardi Andrea Bruschi Alessandra Criconia Mara Memo Manuela Raitano Luca Reale Guendalina Salimei Fabrizio Toppetti DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma DIAP Sapienza Università di Roma

5 A Relazione Tecnico-Scientifica 3 spetti di geologia propedeutici alla microzonazione di I livello Relazione Tecnico-Scientifica 3 Aspetti di geologia propedeutici alla microzonazione di I livello ed alla valutazione della pericolosità ambientale di Rocca di Mezzo INDICE 1 Introduzione RICOGNIZIONI DEL SISTEMA GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO Unità litostratigrafiche affioranti Unità calcareo-dolomitica (UCD2) Calcari ciclotemici a gasteropodi e ooliti (CCG) Calcari e marne a carophyta e Salpingoporella dinarica (CMS) Calcari ciclotemici a requienie (CIR) Calcari a requienie, caprotine ed ostridi (RCO) Orizzonti bauxitici (ba) e Calcari intrabauxitici (IBX) Calcari a Radiolitidi (RDT) Calcari a briozoi e litotamni (CBZ3) Unità argilloso-marnosa (UAM2-3) Complesso torbiditico alto miocenico Laziale-Abruzzese (UAPb, d) Depositi tardo orogenici Conglomerati di Monte Coppe (COP) equivalenti Depositi quaternari (AVM, olo) Geologia strutturale Strutture compressive Strutture distensive Faglie sismogentetiche Aspetti geomorfologici di rilievo Aspetti idrogeologici di rilievo CONDIZIONI GEOLOGICHE LOCALI Geologia degli ambiti di piano di ricostruzione e dei settori circostanti Conclusioni ASPETTI DI RILIEVO PER LA RICOSTRUZIONE Mappa della pericolosità connessa ad eventi franosi e fenomeni erosivi Pericolosità sismica di base Mappa di microzonazione sismica di I Livello Zone stabili Zona Zona Zona Zone stabili suscettibili di amplificazioni locali

6 A Relazione Tecnico-Scientifica 3 spetti di geologia propedeutici alla microzonazione di I livello Zona Zona Zona Zona Zona Zona Zona Zona Zone instabili Altri elementi cartografici Considerazioni circa la microzonazione proposta Schede di pericolosità per gli ambiti di Piano di Ricostruzione ed Emergenza e Protezione Civile Indagini proposte INDICAZIONI PER LA PREVENZIONE DEI RISCHI GEOLOGICI, GEOMORFOLOGICI, IDROGEOLOGICI E GEOTECNICI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI INTRODUZIONE Secondo quanto previsto dagli indirizzi e criteri di microzonazione sismica di I livello (Gruppo di lavoro MS, 2008), questo studio sintetizza ed integra i dati di letteratura riguardanti la geologia sensu latu e la pericolosità ambientale (Tabella 1) con dati di terreno di nuova acquisizione raccolti al fine di verificare le condizioni per amplificazioni locali del moto sismico negli ambiti di Piano di Ricostruzione ed Emergenza e Protezione Civile (EPC). Tabella 1. Fonti per la ricognizione del sistema geologico, geomorfologico ed idrogeologico.. Tema Scala Fonte Web GIS o banca dati geologia/strutturale 1 : ISPRA progetto CARG idrogeologia - geomorfologia sismicità e faglie sismogenetiche fenomeni gravitativi e processi erosivi - Piano di Tutela delle Acque della Regione Abruzzo Piano del Parco Velino Sirente 2000 INGV; ISPRA progetto ITHACA - PAI; Progetto IFFI cque/ IT/Progetti/ITHACA_- _catalogo_delle_faglie_capaci dex.asp; In 2 si darà un quadro generale ricavato dalla bibliografia esistente circa la geologia del territorio del Comune di Ovindoli. In 3 verranno esposti, con riferimento specifico ai settori in cui ricadono gli ambiti di piano di ricostruzione e di emergenza e protezione civile, gli elementi geologici, i- drogeologici, geomorfologici e geotecnici di rilievo ai fini della microzonazione sismica, 2

7 A Relazione Tecnico-Scientifica 3 spetti di geologia propedeutici alla microzonazione di I livello verificati attraverso sopralluoghi di terreno. La pericolosità ambientale e la microzonazione sismica di I livello per le aree di interesse saranno presentate in 4 dove, inoltre, si riassumeranno i risultati della studio attraverso schede di pericolosità ( 4.5) e verranno proposti eventuali approfondimenti. Infine, in 5 si forniranno alcune indicazioni per la prevenzione e la riduzione dei rischi geologici individuati. 2 RICOGNIZIONI DEL SISTEMA GEOLOGICO, GEOMORFOLOGICO E IDROGEOLOGICO Nel caso del comune di Rocca di Mezzo, gli aspetti geologi di base sono tratti dai fogli geologici n 359 L Aquila e n 368 Avezzano. n 368 e relative note illustrative (Figura 1) della carta geologica d Italia alla scala 1 : Unità litostratigrafiche affioranti Qui di seguito sono descritte le unità del substrato roccioso affioranti all interno del territorio del Comune di Rocca di Mezzo Unità calcareo-dolomitica (UCD2) Di tale unità, suddivisa in due membri nell adiacente F 369, è presente solo il membro superiore (UCD2) che affiora unicamente in un limitato settore ai Piani di Pezza. Questo è costituito da prevalenti mudstones-wackestones nocciola ed avana, sovente dolomitizzati, in strati da spessi a molto spessi, organizzati in cicli subtidali e peritidali. In questi ultimi la parte sommitale è caratterizzata dalla presenza di frequenti strutture da disseccamento e/o dissoluzione. Il passaggio ai sovrastanti calcari ciclotemici a gasteropodi (CCG) è marcato dall incremento delle superfici d esposizione subaerea. Lo spessore massimo affiorante è di circa 150 metri. ETA : Calloviano-Titoniano Calcari ciclotemici a gasteropodi e ooliti (CCG) L unità, che affiora unicamente sul versante meridionale del Monte Rotondo, è caratterizzata da una notevole variabilità delle litofacies comprendenti calcari micritici ed oolitici, mudstones lagunari, calcari con porosità fenestrale e localmente, calcari stromatolitici. Nella porzione superiore dell unità orizzonti carsificati e fortemente arrossati legati a fasi di esposizione subaerea. Nel complesso questa unità può presentare, a seconda delle località un aspetto stratificato, con strati da spessi a molto spessi (1-2 m) o stratificazione poco sviluppata con bancate di spessore pluridecametrico. Il limite superiore dell unità, dove osservabile, poiché spesso tagliato dalla trasgressione miocenica, è posto in corrispondenza della comparsa degli strati spessi e molto spessi con rudiste dell unità RCO. Il passaggio è frequentemente caratterizzato dalla presenza dei sopra citati orizzonti carsificati, o dalla presenza di livelli argillosi o contenenti clasti neri. Il limite inferiore è osservabile solo nella dorsale del Monte Sirente dove l unità poggia sul membro superiore dell Unità calcareo-dolomitica abruzzese (UCD2). Lo spessore dell unità è di circa m. ETÀ: Berriasiano-Barremiano (Cretacico inferiore) Calcari e marne a carophyta e Salpingoporella dinarica (CMS) Questa unità è rappresentata da prevalenti litotipi calcarei ai quali, solo raramente, si intercalano sottili livelli argillosi molto sottili; le litofacies sono organizzate in cicli peritidali alla cui sommità compaiono porosità fenestrali ed orizzonti stromatolitici. Gli inter- 3

8 A Relazione Tecnico-Scientifica 3 spetti di geologia propedeutici alla microzonazione di I livello valli subtidali presentano localmente wackestones a requienidi, associati talora a piccoli radiolitidi, caprotine, gasteropodi. Queste caratteristiche rendono l unità molto simile a quella sovrastante (CIR) e rendono talvolta difficile la sua distinzione. Lo spessore dell unità varia da 50 a 100 m ETÀ: Aptiano inferiore pro parte Calcari ciclotemici a requienie (CIR) I calcari che costituiscono questa unità sono rappresentati da prevalenti mudwackestones di colore avana-nocciola, scarso contenuto piogeno e subordinati grainstones. Queste litofacies sono organizzate in cicli subtidali e peritidali al cui top possono essere presenti superfici di esposizione subaerea con sottili livelli argillosi di colore verde. Queste superfici sono più abbondanti nella porzione medio-alta della formazione. Il tetto dell unità è delimitato dal I orizzonte bauxitico (ba); ma spesso l unità viene troncata dalla trasgressione miocenica che, nell area del Sirente, interessa progressivamente, da W a E, terreni via via più antichi. L unità presenta un stratificazione ben sviluppata con strati sottili e medi nella sua parte inferiore che passano verso l alto a strati spessi e molto spessi; il suo spessore complessivo si aggira sui m. ETÀ: Aptiano superiore Albiano inferiore p.p Calcari a requienie, caprotine ed ostridi (RCO) Questa unità è costituita da calcari di piattaforma con frammenti di grandi bivalvi costruttori immersi in matrice micritica. Questi calcari si presentano di norma in strati spessi e molto spessi, di norma saldati a renderela stratificazione poco evidente. Lo spessore totale dell unità è generalmente inferiore ai 100 m. ETÀ: Barremiano superiore Aptiano inferiore Orizzonti bauxitici (ba) e Calcari intrabauxitici (IBX) Gli orizzonti bauxitici medio-cretacici sono presenti e particolarmente sviluppati nel settore aquilano dove marcano discontinuità stratigrafiche principali. Nel settore di studio il primo orizzonte bauxitico (ba) è presente nell area del Monte Velino ed all interno del 4

9 Area Omogenea dell Neve Comune di Rocca di Mezzo A Relazione Tecnico-Scientifica 3 spetti di geologia propedeutici alla microzonazione di I livello Figura 1. Stralcio dei fogli geologici alla scala 1:50000 n 359 L Aquila e n 368 Avezzano. La linea rossa indica il perimetro del territorio comunale Rocca di Mezzo. Per la descrizione delle formazioni, vedi il testo. 5

10 territorio comunale di Ovindoli, con spessori inferiori ai 40 m. Di norma la base dell orizzonte è costituita da livelli a requienidi. Verso E, lo spessore complessivo di questa unità si riduce fino ad un minimo di 1 m (Dorsale del Monte Sirente). Al disopra del I orizzonte bauxitico (ba) sono presenti i Calcari Intrabauxitici (IBX), rappresentati da un pacco di strati di spessore compreso tra i 40 e gli 80 m contenente al suo interno numerose superfici di esposizione subaerea. Queste ultime sono caratterizzate da diffuso paleocarsismo, marcato talvolta da orizzonti arrossati, dalla presenza di orizzonti argillosi e di calcrete / dolocrete. Nella parte alta di questa unità è presente un orizzonte di calcari arrossati e/o brecce in matrice rossa con piccole sacche bauxitiche (II orizzonte bauxitico) al di sopra del quale compaiono calcari fossiliferi, con tessiture variabili che segnano il passaggio ai sovrastanti Calcari a Radiolititi (RDT, infra 2.1.7) ETÀ: ba, dall Albiano inferiore p.p. al Cenomaniano inferiore; IBX, Cenomaniano p.p Calcari a Radiolitidi (RDT) Questa unità affiora, con spessori peraltro esigui, solamente nel settore di Santa Iona. La sua porzione basale è caratterizzata da calcari micritici a scarso contenuto biogeno ai quali si sovrappongono calcari con laminazioni criptalgali, fenestrae e cavità paleocarsiche. Verso l alto, compaiono e divengono più frequenti orizzonti ricchi in rudiste. Lo spessore dei Calcari a radiolariti è molto variabile, dal momento che essi sono tagliati al tetto da una superficie erosiva sulla quale poggiano i termini miocenici (trasgressione miocenica Auct.). A S di Rovere è presente solamente la porzione basale di questa formazione, il cui spessore aumenta verso W fino a raggiungere, nell area del Monte Velino, un massimo circa 250 m. ETÀ : Turoniano superiore Santoniano p.p Calcari a briozoi e litotamni (CBZ3) I Calcari a briozoi e litotamni è rappresentata nel territorio comunale di Rocca di Mezzo dalla sola associazione di facies CBZ3 presente nel sottosuolo di Rocca di Mezzo e di Rovere. Tale associazione è costituita da calcari bioclastici a grana relativamente grossolana con aspetto losangato, dovuto alla presenza di giunti stilolitici, con frequenti intercalazioni marnose. ETÀ: Serravalliano - Tortoniano p.p Unità argilloso-marnosa (UAM2-3) Le Marne a Cylindrites (UAM2) costituiscono il membro più antico dell Unità argilloso-marnosa affiorante nel territorio comunale di Rocca di Mezzo. Esso è presente in limitati lembi lungo il versante nord-orientale del Monte Ceresole (Rovere) ed a E di Rocca di Mezzo. I litotipi più rappresentati sono calcareniti marnose e marne generalmente ricche in glauconite e con abbondanti icnofaune (Cylindrites). Verso l alto, la componente carbonatica diminuisce progressivamente ed il membro sfuma nelle sovrastanti Argille ad Orbulina (UAM3). La stratificazione delle Marne a Cylindrites (UAM2) è fitta con strati da medi a sottili ed il suo spessore complessivo, che è peraltro difficilmente valutabile data la frammentarietà degli affioramenti, è in genere molto limitato tanto da essere cartograficamente accorpato in alcune località all unità sovrastante (UAM3). Il passaggio con i calcari sottostanti (Calcari a briozoi e litotamni, CBZ3) è marcato da un hard-ground glauconiticofosfatico o dalla presenza di abbondante glauconite. Le Argille ad Orbulina (UAM3) costituiscono il membro di tetto dell unità argilloso-marnosa e sono rappresentate da alternanze di marne, marne argillose ed argille grigio-brune, sottilmente stratificate e ricche di foraminiferi planctonici. L elevata erodibilità dell unità dà luogo a morfologie pianeggianti, o con blandi pendii, facilmente riconoscibili morfologicamente ma che impediscono osserva- 6

11 zioni di dettaglio della roccia non alterata. Questa unità affiora diffusamente alla base dei depositi silicoclastici dell unità UAP (infra ) e presenta uno spessore di alcune decine di metri. ETÀ: UAM2, Serravalliano superiore (?) Tortoniano p.p.; UAM3, Tortoniano p.p. - Messiniano inferiore p.p Complesso torbiditico alto miocenico Laziale-Abruzzese (UAPb, d) Di questa unità, che comprende una gran varietà di litofacies distinte cartograficamente (UAPa-d) nel foglio geologico n 368 Avezzano, è presente nel territorio comunale di Rocca di Mezzo, solamente l associazione di facies UAPb. Questa è presente solo nel settore compreso tra Rovere e Rocca di Mezzo ed è costituita da un alternanza irregolare di arenarie quarzoso-feldspatiche in strati da medi a spessi e granulometria medio-grossolana, e di peliti in strati sottili. ETÀ: Messiniano Depositi tardo orogenici Conglomerati di Monte Coppe (COP) equivalenti Tale unità è presente solo in prossimità di Rovere. È costituita da un conglomerato poligenico, ben cementato, a clasti eterometrici, calcarei e arenacei (meno frequenti), da bene a mediamente arrotondati, con matrice sabbiosa ocracea contenente foraminiferi planctonici. I clasti calcarei appartengono alle unità della successione locale. I conglomerati poggiano sulle calcareniti a briozoi (CBZ3) e sono riferibili ai Conglomerati di M. Coppe (Centamore et alii, 2006). ETÀ: Messiniano superiore p.p. Pliocene inferiore p.p Depositi quaternari (AVM, olo) I depositi quaternari affioranti nell area in studio sono riferibili al Sintema di Valle Majelama (AVM) e, secondariamente, ai depositi olocenici (olo) di fondovalle. Gli elementi (spessore, granulometria, tessitura, cementazione, presenza di falda, ecc.) necessari per valutare la rilevanza di possibili effetti di sito nei perimetri di ricostruzione, richiedono dati di sondaggio che al momento della stesura della presente relazione non sono disponibili. 2.2 Geologia strutturale Il territorio del Comune di Rocca di Mezzo si estende su parte del Massiccio del Velino-Magnola-Sirente, nel quale possono essere distinte tre unità tettoniche principali impilate per mezzo di sovrascorrimenti regionali dovuti alla compressione tardo-miocenica. Dal SW verso NE tali unità sono: 1) Unita M. Cefalone - M.ti della Magnola; 2) Unità Altopiano delle Rocche - Gole di Celano; 3) Unità M. Sirente (Figura 2). Questo edificio strutturale, dovuto alla presenza dei thrusts di Monte Rotondo Ovindoli - Serra di Celano (1 in Figura 2), e delle Gole di Celano (2 in Figura 2) è ulteriormente complicato dalla presenza di strutture distensive connesse alla fase tettonica pliocenico-quaternaria. Nel settore occidentale del territorio comunale di Rocca di Mezzo queste ultime sono rappresentate essenzialmente da fascio di faglie normali e transtensive sinistre con direzione NNW-SSE noto come Faglia Celano- S. Potito Ovindoli Pezza (infra 2.2.3). 7

12 Figura 2. Unità strutturali. Il rettangolo rosso indica la posizione approssimativa del territorio del Comune di Rocca di Mezzo. 1) Sovrascorrimento Monti d Ocre - Monte Cagno - Monte Rotondo - Serra di Celano; 2) sovrascorrimento delle Gole di Celano (infra 2.2.1). Dal Foglio geologico alla scala 1 : n 368 Avezzano Strutture compressive Le principali strutture a carattere compressivo che interessano l'area del comune di Rocca di Mezzo sono il sovrascorrimento di Monte Rotondo Ovindoli - Serra di Celano (1 in Figura 2), e quello delle Gole di Celano (2 in Figura 2). Il sovrascorrimento di Monte Rotondo Ovindoli - Serra di Celano si estende da M. Rotondo (a nord) a Ovindoli (a sud) per poi prosegue a sud fino a M. Faito e alla Serra di Celano; esso costituisce un segmento del sovrascorrimento regionale M.ti d'ocre - M. Cagno - M. Rotondo Serra di Celano, il quale ha direzione media NNW-SSE e immersione occidentale. Questo sovrascorrimento determina l'accavallamento dei calcari di piattaforma del Giurassico superiore - Cretacico inferiore sulle torbiditi silicoclastiche del Messiniano inferiore con direzione di trasporto tettonico verso NE. Nel segmento più settentrionale, tra M. Rotondo e M. delle Canelle, l impilamento strutturale del sovrascorrimento di Monte Rotondo Ovindoli - Serra di Celano è rappresentato da una serie di scaglie tettoniche embricate. Verso sud (segmento Pizzo d Ovindoli - M. Faito) lo stesso sovrascorrimento determina l accavallamento di una struttura anticlinalica rovesciata verso NE al disopra di una sinclinale di letto. Il sovrascorrimento delle Gole di Celano, con immersione N215 e inclinazione di 10-15, determina il raddoppio della successione meso-cenozoica, che si accavalla sulla più esterna Unità tettonica del M. Sirente. 8

13 2.2.2 Strutture distensive Area Omogenea dell Neve Comune di Rocca di Mezzo Nel settore corrispondente al fronte di accavallamento Monte Rotondo - Celano è presente una zona di taglio distensiva di importanza regionale, con andamento arcuato a convessità orientale, che si sviluppa tra i Piani di Pezza e San Potito per terminare nei pressi di Celano (Faglia Celano- S. Potito - Ovindoli - Pezza, infra 2.2.3). Questo fascio di strutture ha direzione WNW-ESE nel settore più settentrionale (faglia dei Piani di Pezza), ruota ad assumere direzione NW-SE tra Vado di Pezza a Monte delle Cannelle, ed infine si ri-orienta in direzione media NNW-SSE nel suo segmento più meridionale lungo l allineamento Monte delle Cannelle Ovindoli - San Potito - Celano. L inclinazione dei piani di faglia che costituiscono questa struttura varia fra i 40 ed i 60 verso i quadranti meridionali ed occidentali. L attività recente di questo sistema di faglie normali è evidenziata dalla presenza di scarpate di faglia su depositi wurmiani presenti nel settore compreso tra Ovindoli e Rovere (Biasini, 1966) Faglie sismogentetiche Il territorio comunale di Rocca di Mezzo è interessato, nel suo settore occidentale (Piano di Pezza) da un importante sistema di faglie ad andamento mediamente appenninico: il sistema Cerasitto - Campo Felice - Ovindoli - Pezza (Galli et alii, 2008), descritto nel paragrafo infra come faglia di Celano- S. Potito - O- vindoli - Pezza. Questo sistema, lungo complessivamente 27 km, è costituito da quattro tratti principali, con orientazione da NNW-SSE (Ovindoli), a NW-SE (Campo Felice - Colle Cerasitto), a WNW-ESE (Piano di Pezza). La maggiore evidenza di attività recente di questo sistema di faglia è lo sbarramento del Piano di Pezza, che attualmente costituisce un bacino endoreico. Figura 3. Faglie sismogenetiche nel territorio comunale di Rocca di Mezzo. 1) Faglia di Campo Felice; 2) Faglia Celano San Potito Ovindoli - Pezza che individualmente rappresentano parte della faglia Cerasitto-Campo Felice-Ovindoli-Pezza (Galli et al. 2008). Dall applicazione cartografica del progetto ISPRA-ITHACA. 9

14 La porzione meridionale del sistema è stata investigata da Cinti et alii (1992) e Pantosti et alii (1996) attraverso l'escavazione di trincee (tre presso il Piano di Pezza). Gli studi hanno messo in evidenza gli effetti di tre terremoti olocenici, l'ultimo dei quali avvenuto probabilmente nel Medio Evo ( AD). Il penultimo evento è collocabile circa 3900 BP, mentre il più antico si è verificato tra 7000 e 5300 BP. Salvi et alii (2003), invece, hanno scavato cinque trincee nel tratto più settentrionale del sistema (Colle Cerasitto), trovando evidenza di quattro eventi di fagliazione negli ultimi anni. Gli ultimi tre eventi sarebbero riferibili a 7200 BP, in buon accordo con quanto individuato a Piano di Pezza. In ogni modo, è possibile che i due tratti Ovindoli - Pezza (a sud) e Campo Felice - Colle Cerasitto (a nord) possano arrivare a rottura separatamente, originando quindi terremoti di magnitudo più bassa (M 6.3) rispetto a quella attesa per l'intero sistema di faglia (M=6.7). Il tempo di ritorno stimato per questo sistema di faglia 3000 anni. 2.3 Aspetti geomorfologici di rilievo Le forme più rappresentate all interno territorio comunale di Rocca di Mezzo sono certamente quelle carsiche, quali doline, uvale, valli cieche, polje e inghiottitoi. Aree con diffusa dissoluzione carsica e doline sono presenti sui rilievi che occupano il settore orientale del territorio comunale tra Rocca di Mezzo e Fontavigone. Il settore pianeggiante compreso tra Rovere e Rocca di Mezzo rappresenta, insieme all altopiano di Ovindoli, parte di una ampia valle cieca con direzione N-S dovuta alla presenza dei lineamenti tettonici distensivi del sistema Celano - San Potito - Ovindoli Pezza. Esso rappresenta un elemento di raccordo morfologico tra il bacino del Fucino e la Conca Aquilana sbarrato a N da una serie di faglie a direzione SW-NE, ed è drenato da alcuni inghiottitoi (Pozzo Caldaro nel territorio comunale di Rocca di Mezzo), che alimentano il circuito carsico della sorgente di Stiffe. 2.4 Aspetti idrogeologici di rilievo Il comune di Rocca di Mezzo ricade nel bacino idrografico del Fiume Aterno (Figura 4). Riguardo alla circolazione idrica sotterranea, al territorio comunale soggiacciono due corpi idrici sotterranei significativi 1, secondo il Piano di Tutela delle Acque della Regione Abruzzo (di seguito PTA 2010): Monti del Gran Sasso - Monte Sirente (GS-S); Monte Velino - Monte Giano - Monte Nuria (V-G-N). 1 corpi idrici sotterranei significativi: accumuli d acqua (falde idriche o acque intrappolate da litotipi impermeabili) non trascurabili ai fini del loro utilizzo, contenuti nelle rocce permeabili della zona di saturazione del sottosuolo (con esclusione, quindi, dei corpi idrici discontinui e/o di modesta estensione e/o contenuti in rocce poco permeabili e/o di scarsa importanza idrogeologica e/o di irrilevante significato ecologico). 10

15 Figura 4. Il territorio del comune di Rocca di Mezzo nel contesto idrologico dell'area in studio (modificato da PTA 2010). Il territorio comunale ricade quasi interamente all'interno del bacino idrografico dell'aterno. 1) bacino del Fucino; 2) bacino dell'aterno; 3) bacino dell'imele; 4) bacino del Pescara. In viola sono riportati i limiti comunali, in rosso quelli regionali. I complessi idrogeologici che caratterizzano i corpi idrici significativi individuati, di pertinenza dell'area in studio, sono riportati in Figura 5. In particolare, l'area in studio è sottesa da due corpi idrici sotterranei secondari: Monte Sirente - Monte Prezza, GS-S(b)2; Monte Velino - Monte Nuria, V-G- N(b)3-4. Le caratteristiche principali di questi corpi idrici sono brevemente descritte di seguito e rappresentati in Figura 6. Monte Sirente - Monte Prezza, GS-S(b)2. Questo corpo idrico ha recapiti preferenziali verso nord-est, nel gruppo sorgivo Molina Aterno (quota: ~ metri s.l.m.; portata: ~ 1,23 m3/s) e nel gruppo sorgivo di Raiano (quota: ~ metri s.l.m.; portata: ~ 1,45 m3/s), oltre che in travasi idrici sotterranei verso GS- S(b)1 (Monte Offermo Monte Mentino; con portate di travaso di ~ 6,3 m3/s; cfr. bilancio idrogeologico medio annuo). Si hanno anche travasi idrici sotterranei verso la Piana di Sulmona, di entità trascurabile, in corrispondenza del versante nord-orientale del Monte Prezza. 11

16 Il gruppo sorgivo di Molina Aterno è costituito da un fronte acquifero molto ampio che versa gran parte delle proprie acque direttamente nell alveo del Fiume Aterno; ciò è stato appurato attraverso misure di portata differenziali eseguite a monte e a valle di Molina. Anche all altezza dell abitato di Raiano, l emergenza della falda avviene lungo un fronte acquifero (mediante sorgenti e incrementi di portata in alveo), che si sviluppa lungo i bordi del massiccio carbonatico e lungo il corso del fiume Aterno, tra una quota compresa tra i 320 e gli 260 metri s.l.m. Esistono pure perdite idriche diffuse nella coltre fluvio-lacustre della Piana di Sulmona. Entrambe le emergenze possono essere considerate lo sfioro alto della falda di base (quota tra 320 e 450 metri s.l.m.), la quale, proseguendo verso nord-est, attraverso uno spartiacque sotterraneo aperto, va ad alimentare le sorgenti del corpo idrico GS-S(b)1 ubicate ad una quota di circa 250 metri s.l.m. In effetti, l importante disturbo tettonico che funge da spartiacque aperto tra Molina Aterno e Raiano consente il trabocco della falda in corrispondenza dei suddetti gruppi sorgivi, pur lasciando che aliquote d acqua consistenti defluiscano verso le sorgenti S. Liberata Capo Pescara [portata di travaso verso GS-S(b)1: ~ 6,3 m3/s]. Ciò è stato confermato anche dall analisi dei dati di portata delle principali sorgenti del gruppo Molina Aterno (sorg. Forma Grande, sorg. Lago del Barone, sorg. S. Antonio I-II). Essi, infatti, hanno evidenziato, oltre all estrema variabilità delle portate, anche l esistenza di periodi (soprattutto estivi) caratterizzati da portate nulle o pressoché nulle. C è da aggiungere anche che l alimentazione del corpo idrico GS-S(b)2, oltre ad essere dovuta alle acque di infiltrazione efficace diretta (circa 241,56 x 106 m3/a), è da attribuire anche all infiltrazione secondaria di acque superficiali che ruscellano in conche endoreiche, per un volume di circa 26,31 x 106 m3/a (cfr. bilancio idrogeologico medio annuo). Le principali conche endoreiche sono evidenziate in Figura 6. Monte Velino - Monte Nuria, V-G-N(b). Questo corpo idrico (Figura 6) corrisponde al settore centro-meridionale del massiccio. I suoi limiti sono rappresentati: a Sud-Est, da un importante direttrice tettonica che si allunga nella valle del torrente Raio, che ricade in parte nel territorio della Regione Lazio (spartiacque sotterraneo aperto ); a Nord-Est, dalla direttrice Alta Valle dell Aterno - Rocca di Cambio Ovindoli che lo separa dal Gran Sasso - Monte Sirente (GS-S) (limite di tamponamento); a Sud, dalla Piana del Fucino, la quale è impostata all intersezione di direttrici tettoniche di importanza regionale (limite di tamponamento); a Sud-Ovest, dalla direttrice tettonica dell alta valle dell Imele (che ricade in parte nel territorio della Regione Lazio), dove i Monti Carseolani risultano tettonicamente sovrapposti al Monte Velino con l interposizione dei depositi argilloso-arenaceo-marnosi miocenici poco permeabili (limite di tamponamento); ad Ovest, nel territorio della Regione Lazio, dai depositi argilloso-arenaceomarnosi miocenici poco permeabili e dalla faglia regionale Antrodoco- Olevano (limite di tamponamento). Il territorio comunale di Rocca di Mezzo, in particolare, interessa i settori V-G- N(b)3 e V-G-N(b)4 del corpo idrico secondario, che sono a contatto lungo l'elemento tettonico che caratterizza il Piano di Pezza (infra 2.2.3). La falda di base del Monte Velino Monte Nuria ha come recapito preferenziale le sorgenti del gruppo Canetra (portata dell ordine dei 7,0 m3/s) e del gruppo Peschiera (portata media dell ordine dei 8,0 m3/s) ubicate lungo il margine occidentale del monte Nuria, all interno del territorio laziale. Il deflusso idrico sotterraneo è orientato da Sud-Est verso Nord-Ovest. In parte tale corpo idrico è alimentato 12

17 anche dalla falda del Monte Giano [V-G-N(a)] attraverso travasi idrici sotterranei che avvengono lungo lo spartiacque aperto della valle del torrente Raio. Figura 5. Carta dei complessi idrogeologici che caratterizzano i corpi idrici significativi nel territorio del comune di Rocca di Mezzo (modificato da PTA 2010). In viola sono riportati i limiti comunali, in rosso quelli regionali. 13

18 Figura 6. Carta idrogeologica del territorio comunale di Rocca di Mezzo (modificato da PTA 2010). In viola sono riportati i limiti comunali, in rosso quelli regionali. FU-IMELE: corpo idrico sotterraneo significativo della Piana del Fucino e dell'imele; GS-S(b)2: corpo idrico sotterraneo significativo del Monte Sirente - Monte Prezza; V-G-N(b)3-4: corpo idri- 14

19 co sotterraneo significativo del Monte Velino - Monte Nuria; AVA: corpo idrico sotterraneo significativo della piana dell'alta Valle dell'aterno. Soltanto la falda della propaggine sud-orientale di Monte Velino presenta dei recapiti nel territorio abruzzese e più precisamente a Sud di Ovindoli, dove affiora la sorgente Rio Pago (portata media dell ordine di 0,1 m3/s), captata attualmente mediante un campo-pozzi (che hanno evidenziato l esistenza di una roccia calcarea molto trasmissiva). In effetti questa porzione di acquifero è delimitata da una serie di faglie bordanti i Monti della Magnola che funge da spartiacque sotterraneo aperto e che, pertanto, alimenta attraverso travasi idrici sotterranei i gruppi sorgivi di Canestra e Peschiera (con portate dell ordine di 2,0 m3/s). 3 CONDIZIONI GEOLOGICHE LOCALI Qui di seguito vengono presentati i risultati dei sopralluoghi di terreno propedeutici alla microzonazione di I livello. Si descriveranno in particolare le condizioni geologiche locali caratterizzanti i settori in cui ricadono gli ambiti di piano di ricostruzione ed emergenza e protezione civile. Ove possibile, la geologia di superficie è stata integrata con dati di sondaggio esistenti o stratigrafie desunte da scavi superficiali di varia natura (tagli stradali, scavi edili, ecc.). La fratturazione dell ammasso roccioso è stata valutata sul terreno su un certo numero di affioramenti e quantificata in termini di indice Jv (Volumetric Joint Count), ovvero della sommatoria del numero di giunti per metro lineare per ogni set di giunti. Sulla base del valore di questo indice sono state identificate le seguenti classi: integro-poco fratturato Jv<5 moderatamente fratturato 5<Jv<15 fratturato 15<Jv<30 molto fratturato Jv>30 alle quali si farà riferimento nel testo a scopo descrittivo. 3.1 Geologia degli ambiti di piano di ricostruzione e dei settori circostanti. Il Comune di Rocca di Mezzo comprende quattro perimetri di piano di ricostruzione per i quali in Tabella 2 è indicata la natura dei litotipi e delle eventuali coperture quaternarie, nonché lo stato di fratturazione dell ammasso roccioso che ne caratterizza il sottosuolo. Tabella 2. Rocce del substrato, depositi quaternari e stato di fratturazione dell ammasso roccioso nel sottosuolo dei perimetri di piano di ricostruzione di Rocca di Mezzo. Ambiti di di Piano Ricostruzione Fontavignone Rocca di Mezzo Litotipi del substrato roccioso e depositi quaternari Calcari stratificati e calcareniti losangate Calcareniti losangate Stato di fratturazione dell ammasso roccioso Da moderatamente a molto fratturato, J v~20-35 Moderatamente fratturato, J v~10-15 Rovere Calcareniti losangate Fratturato, J v~15-25 Terranera Calcareniti losangate e calcari stratificati Da moderatamente a molto fratturato, J v~

20 Fontavignone sorge su una dorsale di rocce carbonatiche prevalentemente cretaciche, posto al footwall del sovrascorrimento regionale Roio - M. d'ocre - M. Cagno e delle faglie distensive NW-SW del sistema di Fontecchio. Qui, all interno di una struttura a fiore negativo, faglie trastensive e normali, a direzione NW-SE, mettono a contatto i Calcari Ciclotemici a Requenie (CIR, su cui Fontavignone sorge) con i termini miocenici della successione (Calcari a Briozoi e Litotamni, CBZ; Unita Argilloso-Marnosa, UAM) a SW e con i più antichi Calcari ciclotemici a gasteropodi e ooliti (CCG) a NE. Figura 7. Fontavignone, strada comunale della Madonna. Calcari a Briozoi e Litotamni molto fratturati affioranti in prossimità della Faglia Valle del Prato-Stiffe, poco a S del perimetro del piano di ricostruzione. In accordo con la complessità strutturale del area in cui sorge l abitato, i rilievi di terreno hanno rivelato un ammasso roccioso da moderatamente a molto fratturato, dove la fratturazione cresce in prossimità del lineamento EW Valle del Prato-Stiffe e delle faglie di raccordo a direzione NE-SW tra questa e la faglia diretta che ribassa il blocco di Fontavignone rispetto ai settori nordorientali. Affioramenti particolarmente fratturati sono osservabili presso il bivio di accesso al paese (Strada Provinciale 38), dove i calcari stratificati di CIR sono ridotti ad un ghiaione, e lungo la Strada Comunale della Madonna dove vi sono esigui affioramenti di calcareniti losangate di CBZ compresi nella salbanda di fratturazione del lineamento EW Valle del Prato-Stiffe. Il grado di fratturazione si presenta minore in altri affioramenti (Via del Roncone e vicinanze campo sportivo) all interno del perimetro del piano di ricostruzione suggerendo come la blanda dorsale su cui sorge Fontavignone non sia affetta dal danneggiamento connesso alle faglie che la bordano. L intensa fratturazione nell intorno di Fontavignone è anche testimoniata dalla presenza di numerose doline, la cui formazione è stata promossa dalla diaclasi delle rocce calcaree nelle zone di danneggiamento delle faglie sopra menzionate. La dissoluzione carsica porta anche allo sviluppo di coltri d alterazione costituite da matrice argilloso-siltosa prevalente, di color rosso (terre rosse), e clasti lapidei, calcarei con granulometria dalla ghiaia fine al blocco (Figura 8). 16

21 Figura 8. Fontavignone, SP 38. Coltre di alterazione di rocce carbonatiche rappresentata da terre rosse argilloso-siltose con ghiaia e blocchi a composizione calcarea alterati per dissoluzione chimica. Terranera è ospitata in una sella intagliata in una blanda dorsale di rocce calcaree nel settore periferico del fascio di lineamenti tettonici che interessano Fontavignone. Il perimetro del piano di ricostruzione ricade per la maggior parte sui Calcari Ciclotemici a Requenie e solo in minor parte su i Calcari a Briozoi e Litotamni (SP 38 e a S di Via del Morrone). I primi affiorano estesamente lungo la suddetta dorsale ed in diversi piccoli affioramenti nell abitato (Via del centro, Via indipendenza, Via del Colle, Via del Rio), dove si presentano da moderatamente fratturati a fratturati (Figura 9). 17

22 Figura 9. Terranera, Via del Centro. Calcari ciclotemici a Requenie fratturati ed incarsiti al di sotto di un muro perimetrale. I Calcari a Briozoi e Litotamni affiorano estesamente lungo la SP38 a SW di Terranera dove si presentano molto fratturati e sono soggetti a carsismo con sviluppo di una caratteristica morfologia nella quale, a blandi poggi rocciosi, s interpongono piccoli solchi e doline (Figura 10). A poca distanza da Terranera, un elemento carsico ed idrogeologico di interesse e l inghiottitoio Pozzo Caldaio il quale, occupato da un laghetto, alimenta il circuito delle vicine sorgenti di Stiffe. Figura 10. Terranera, SP38. Calcari a Briozoi e Litotamni molto fratturati, localmente disarticolati. 18

23 Rocca di Mezzo sorge su un poggio costituito da Calcari a Briozoi e Litotamni (CBZ), dove gli strati immergono verso W per scomparire al disotto di depositi quaternari nel letto del Rio Gamberale. Tali depositi mascherano il passaggio stratigrafico alle arenarie dell Unità Arenaceo-Pelitica (UAP) e le interposte marne e peliti dell Unità Argilloso-Marnosa (UAM). All interno del perimetro del piano di ricostruzione, le calcareniti di CBZ sono osservabili in numerosi piccoli affioramenti, che indicano la completa assenza di coperture quaternarie o di coltri d alterazione di spessore apprezzabile. Figura 11. Rocca di Mezzo. Via Circonvallazione. Calcari a Briozoi e Litotamni esposti lungo la scarpata che delimita il poggio ad E. Affioramenti che mostrano una ammasso roccioso poco fratturato sono presenti lungo le scarpate che delimitano il poggio ad E (Via per Corte, Via Circonvallazione, Figura 11), in Largo Emilio degli eredi Eredi (Figura 12), Via Falsetto e nella parte settentrionale del perimetro del piano di ricostruzione (Via Morge, Via Tramontana). 19

24 Figura 12. Rocca di Mezzo, Largo Emilio degli Eredi. I settori pianeggianti a W di Rocca di Mezzo sono occupati dai prodotti di degradazione delle arenarie di UAP affioranti estesamente nel settore occidentale dell Altopiano delle Rocche o di più antichi depositi quaternari. Tali depositi sono stati osservati in corrispondenza di due sbancamenti all interno di altrettanti cantieri (Via di Pezza e SR 5bis, Figura 13) e sono rappresentati da colluvi a matrice siltoso-sabbiosa o sabbioso-siltosa dominante, contenenti rari elementi lapidei. Vista la prossimità di affioramenti di arenarie di UAP, e la morfologia, la presenza di depositi quaternari di spessore apprezzabile, interposti tra le coltri colluviali ed il substrato roccioso, è da ritenersi poco probabile. Nel settore perimetrale del poggio su cui sorge Rocca di Mezzo, così come il solco che lo divide dalle alture poste ad E, sono invece presenti colluvi sabbioso-limoso-argillosi contenenti una maggiore frazione di elementi lapidei calcarei con dimensioni dalla ghiaia al blocco, risultanti dal disfacimento delle rocce calcaree affioranti sui versanti circostanti. 20

25 Figura 13. Rocca di Mezzo, SR5bis. Colluvio sabbioso-siltosa con rara ghiaia calcarea. Rovere sorge sul versante occidentale di un poggio roccioso di calcari cretaceo-terziari (Calcari ciclotemici a Requenie, CIR; Calcari a Briozoi e Litotamni, CBZ) bordato da due lineamenti tettonici a direzione NE-SW (Figura 14), che lo separano dal M. Cerasole a SE e lo pongono a contatto con le peliti (Figura 15) dell Unità Arenaceo-Pelitica a NW. All interno del poggio stesso, un piano di sovrascorrimento minore raddoppia CBZ e campiona la porzione sommitale di CIR. Figura 14. Rovere, Via della Madonna-Via dell Arco. Rocce fratturate in corrispondenza di faglia minore su verticale ad orientazione NE-SW. 21

26 All interno del perimetro del piano di ricostruzione il substrato roccioso è esposto in numerosi piccoli affioramenti che mostrano un ammasso roccioso da fratturato a molto fratturato, con giunti principali e faglie minori subverticali coerenti con i lineamenti strutturali NE-SW che delimitano il poggio su cui sorge Rovere. Figura 15. Rovere, SR5bis. Peliti con sottili strati arenacei dell Unità Arenaceo-Pelitica. I depositi quaternari presenti nei settori circostanti Rovere sono perlopiù rappresentati da colluvi sabbioso-limosi e limoso-sabbiosi, originati da disfacimento ed alterazione di peliti ed arenarie di UAP, nonché di depositi quaternari più antichi (Figura 16). Depositi più ricchi in clasti calcarei eterometrici sono presenti nei settori limitrofi il versante occidentale e settentrionale del M. Cerasole. Il sondaggio S1, eseguito in Via G. D Annunzio (vedi Figura 33 per sua ubicazione), ha attraversato limi sabbiosi con frammenti litici eterometrici fino alla profondità di ~13 m dal piano campagna, prima di incontrare i Calcari a briozoi e Litotamni. Questo indicherebbe come il substrato roccioso, affiorante a poche decine di metri di distanza (Via Manetti, Via dei Fienili), sia delimitato da versanti abbastanza ripidi sigillati dai depositi quaternari (Figura 34). 22

27 Figura 16. Rovere, Via dell Acqua Savia. Deposti limoso-sabbiosi in un canale per la raccolta delle acque superficiali. Tabella 3. Contesto morfologico in cui sorgono gli ambiti di Piano di Ricostruzione del Comune di Rocca di Mezzo secondo le definizioni fornite nell appendice degli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (gruppo di lavoro MS, 2008) e classi di pendenza prevalenti ricavate da DTM con passo 20 m (Figura 17-Figura 20). Ambiti di Piano di Ricostruzione Contesto morfologico Classi di pendenza Fontavignone Dorsale blanda 0 15 Rocca di Mezzo Poggio 0-15 Rovere Poggio Terranera Sella di dorsale blanda 0-15 Per quanto riguarda l idrogeologia, il contesto morfologico in cui sorgono gli ambiti di Piano di Ricostruzione (Tabella 3) ed Emergenza e Protezione Civile consente di escludere circolazioni idriche superficiali di una certa importanza. La natura delle rocce affioranti nei settori di Terranera e Fontavignone e l intenso sviluppo di morfologie carsiche suggerirebbe, piuttosto, come questi settori rappresentino le aree di ricarica per circuiti carsici quali, ad esempio, quello di Stiffe. Al budget idrico di quest ultima contribuisce anche Pozzo Caldaio, il quale drena l Altopiano delle Rocche e quindi anche i settori di Rocca di Mezzo e Rovere. 23

28 Figura 17. Carta delle pendenze nel perimetro del piano di ricostruzione di Fontavignone e nei settori circostanti. 24

29 Figura 18. Carta delle pendenze nel perimetro del piano di ricostruzione di Terranera e nei settori circostanti. 25

30 Figura 19. Carta delle pendenze nel perimetro del piano di ricostruzione di Rocca di Mezzo e nei settori circostanti. 26

31 Figura 20. Carta delle pendenze nel perimetro del piano di ricostruzione di Rovere e nei settori circostanti. I dissesti presenti nel territorio del Comune di Rocca di Mezzo sono rappresentati essenzialmente da fenomeni franosi che coinvolgono esclusivamente i prodotti di alterazione delle formazioni calcaree e torbiditiche (Tabella 4 e Figura 21) e sono perciò di modesta estensione ed a carattere essenzialmente superficiale. Si osservano forme di erosione accelerata, movimenti franosi superficiali lenti ti- 27

32 po creep e soliflusso, e, subordinatamente, colamenti. Tutti i fenomeni sono quiescenti con eccezione di quello profondo che interessa i balzi dell Anatella nella zona a ESE di Rovere. Come mostrato dalla Figura 21, nessuno di questi dissesti interessa direttamente i perimetri di piano di ricostruzione. Tra i fenomeni geograficamente più prossimi ai perimetri si segnala la presenza di forme di dilavamento su gli accumuli detritici al piede del versante SE del poggio di Rovere (ID 2) e nelle adiacenze di Terranera (ID 19 e 22) e di movimenti superficiali lenti (ID 3 e 12) che interessano rispettivamente i versanti N del Monte Cerasole e del Colle delle Renare (Rovere). Scarpate di erosione fluviale che incidono depositi sabbioso-ghiaiosi di conoide sono presenti ad ovest di Rocca di Mezzo; queste sono legati all azione di rii alimentati dal versante orientale del Monte Rotondo e non insistono direttamente su nessuno degli ambiti oggetto di questo studio. 28

33 ID (Figura 21) Area Omogenea dell Neve Comune di Rocca di Mezzo Tabella 4. Natura dei dissesti segnalati dal Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) della Regione Abruzzo all interno del territorio comunale di Rocca di Mezzo e pericolosità ad essi associata. I codici identificativi nella prima colonna a sinistra fanno riferimento ai codici riportati in Figura 21. Stato: a, attiva; q, quiescente; na, non attiva. Classi di pericolosità (si veda il 4.1 per loro descrizione): P1, P2, P3. Settore, ambiti di piano di ricostruzione 0 Colle dell Olmo 1 Costa Cerasole 2 Rovere 3 Colle delle Renare 4-5 Colle delle Renare 6 Lamata 7 Colle Rosa Unità litostratigrafiche coinvolte Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e depositi alluvionali e detritici grossolani (AVM) depositi alluvionali e detritici grossolano (AVM) Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CIR, CBZ) Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e coltri colluviali Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e depositi alluvionali e detritici grossolani (AVM) Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP), depositi quaternari e olocenici di fondovalle (olo) Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e depositi alluvionali e detritici grossolani (AVM) 8 Colle Rosa Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) 9 Colle dell Olmo San Leucio Rovere (Monte Cerasole) Zona a nord di campo di Rovere Terranera 20 Fontavignone Terranera 24 Colle dell Olmo Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP), depositi quaternari e olocenici di fondovalle (olo) Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e depositi alluvionali e detritici grossolani (AVM) Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CIR, CBZ) Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CBZ) Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CIR, CBZ) Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CIR, CBZ) Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CIR, CBZ) Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e depositi alluvionali e detritici grossolani (AVM) Tipologia e stato Colamento (q), P2 Colamento (q), P2 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Movimenti superficiali lenti tipo creep, soliflusso (q), P2 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Movimenti superficiali lenti tipo creep, soliflusso (q), P2 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Movimenti superficiali lenti tipo creep, soliflusso (q), P2 Movimenti superficiali lenti tipo creep, soliflusso (q), P2 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Movimenti superficiali lenti tipo creep, soliflusso (q), P2 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Superficie con forme di dilavamento (q), P1 Colamento (q), P2 25 Costa Carbone Coltri eluvio-colluviali e Calcari (CBZ, CCG) Scorrimento traslativo (q), P2 26 Monte delle Cannellpositi alluvionali e detritici grossolani (AVM) vamento (q), P1 Alternanze arenaceo-pelitiche (UAP) e de- Superficie con forme di dila- 27 Costa Cerasole Coltri eluvio-colluviali e prodotti di alterazione di calcari (CIR, CBZ) vamento (q), P1 Superficie con forme di dila- 28 Balzi dell Anatella Depositi alluvionali e detritici grossolani Deformazione profonda ed e- (AVM), calcari (CCG) stesa di versante (a), P3 29

34 Area Omogenea dell Neve Comune di Rocca di Mezzo Figura 21 Stralcio cartografico con principali dissesti nel territorio comunale di Rocca di Mezzo. I numeri fanno riferimento ai codici identificativi di Tabella 4. 30

35 3.2 Conclusioni L integrazione dei dati geologici esistenti con i pochi dati di sottosuolo disponibili e le osservazioni di terreno condotte nel corso di questo studio, hanno consentito di delineare con maggior precisione gli aspetti geologici sensu latu propedeutici all individuazione di zone a comportamento sismico omogeneo, ovvero delle microzone omogenee in prospettiva sismica discusse nel 4.3. Il risultato di maggior rilievo consiste nel aver verificato che le coperture quaternarie sono del tutto assenti o presenti solo con spessori pellicolari (e di norma inferiori ad 1 metro) nei perimetri di piano di ricostruzione di Rocca di Mezzo. La caratterizzazione qualitativa dello stato di fratturazione dell ammasso roccioso ha permesso di individuare quei contesti in cui il substrato roccioso potrebbe non essere assimilabile ad un bedrock sismico (V s, 30 > 800 m/s), bensì a rocce tenere. E il caso diel perimetro di piano di ricostruzione di Rovere, dove la roccia si presenta estremamente fratturata in tutti gli affioramenti presenti all interno del centro storico per la presenza di piani di sovrascorrimento a faglie minori, e di parte del perimetro di Fontavignone. La conformazione morfologica del territorio su cui sorgono i gli ambiti di Piano di Ricostruzione e di Emergenza e Protezione Civile è piuttosto blanda (pendenze di norma inferiori ai 15 ) ad eccezione del poggio su cui sorge Rovere, dove si osservano pendenze comprese tra i 15 ed i 30. I dissesti presenti nel territorio oggetto di studio sono rappresentati da pochi eventi franosi, perlolppiù superficiali e quiscenti che oltretutto non insistono sugli ambiti di interesse o sulla rete viaria principale del territorio comunale. 4 ASPETTI DI RILIEVO PER LA RICOSTRUZIONE 4.1 Mappa della pericolosità connessa ad eventi franosi e fenomeni erosivi Lo studio di Pericolosità prodotto nell ambito del Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Abruzzo (PAI Abruzzo, di seguito), da cui sono tratti i dati utilizzati per la stesura delle mappe riportate in questo paragrafo, adotta una definizione semplificata di pericolosità in cui essa è svincolata da previsioni probabilistiche temporali. Tale approccio è motivato dal limitato valore statistico dei dati disponibili circa distribuzione, cause di innesco dei fenomeni e ricorrenza temporale. La pericolosità, che nella definizione classica è intesa come probabilità che un fenomeno di dissesto di determinata intensità si verifichi in una determinata area in un determinato intervallo di tempo, è perciò semplificata nella carta della pericolosità del PAI - Abruzzo e definita come probabilità che un fenomeno di dissesto si verifichi in una determinata area. La classificazione in classi di pericolosità è basata sullo studio statistico dei dati relativi ai dissesti censiti e tiene in considerazione numero, tipologia, stato di attività, litologia affiorante e acclività del versante interessato dal dissesto. Altri fattori, come le precipitazioni meteoriche, pur rappresentando un importante fattore di innesco dei fenomeni di dissesto, non sono presi in considerazione nella valutazione della pericolosità per la mancanza di informazioni spazio-temporali di sufficiente dettaglio. Con il termine dissesto ci si riferisce genericamente a qualsiasi fenomeno gravitativo o processo erosivo. Nello studio PAI-Abruzzo, i dissesti sono ricondotti alle tipologie di Tabella 5 ed alle macrocategorie dei Fenomeni Franosi (sensu GNGFG, 1987) e dei Processi Erosivi, i quali includono le superfici con forme di dilavamento prevalentemente diffuso o prevalentemente concentrato e superficie a calanchi e forme similari. Ai dissesti, differenziati quando possibile per stato di Attività, è assegnato nel PAI- Abruzzo un determinato livello di pericolosità in base alla tipologia, alla pendenza dei versanti e alla litologia del territorio. 31

36 La categoria piccola frana o gruppo di piccole frane non classificate non è stata considerata perché per essa non è stato possibile condurre un analisi significativa dei fattori di criticità: tali frane, infatti, sono per definizione non classificabili, ed inoltre non sono fedelmente cartografabili sul territorio. I fenomeni gravitativi e i processi erosivi sono suddivisi in funzione dello Stato di Attività su base storico-geomorfologica e tramite studi puntuali in: Attivi: forme e depositi associati a processi in atto al momento del rilevamento o che ricorrono stagionalmente. Quiescenti: forme e depositi non attivi al momento del rilevamento, per i quali esistono indizi di un oggettiva possibilità di riattivazione, in quanto non hanno esaurito la propria potenzialità di evoluzione, e per i quali permangono le cause predisponenti al movimento. Inattivi: forme e depositi che non possono essere riattivati in quanto sviluppati in condizioni geomorfologiche e/o climatiche considerevolmente diverse dalle attuali o rimossi naturalmente o stabilizzati artificialmente. Tabella 5. Categorie del Dissesto e rispettive descrizioni operative del Piano stralcio di Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale abruzzesi e del bacino interregionale del fiume Sangro. I quattro livelli di pericolosità, denominati P3, P2, P1 e Pscarpate sono definiti come segue: P3 Pericolosità Molto Elevata. Aree caratterizzate dalla presenza delle seguenti categorie di Dissesto allo stato attivo: versanti vistosamente interessati da deformazione profonda, versanti interessati da deformazioni superficiali lente attive, corpi di frana per crollo e ribaltamento attivi, corpi di frana di genesi complessa attivi, corpi di frana di colamento attivi, corpi di frana di scorrimento 32

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