Nora. Il foro romano

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1 Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Archeologia Nora. Il foro romano Storia di un area urbana dall età fenicia alla tarda antichità Volume II.2 - I materiali romani E GLI ALTRI REPERTI a cura di JACOPO BONETTO - GIOVANNA FALEZZA - ANDREA RAFFAELE GHIOTTO Padova 2009

2 La collana Scavi di Nora raccoglie studi monografici sulla città antica editi dalle Università di Genova, Milano, Padova e Viterbo che operano in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano. La presente opera, suddivisa in quattro volumi, è l esito di una ricerca condotta nell'ambito di una Convenzione tra il Ministero per i Beni e le Attività culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, e il Dipartimento di Archeologia dell'università di Padova. Università di Padova - Dipartimento di Archeologia Piazza Capitaniato, Padova tel Ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano Piazza Indipendenza, Cagliari tel L opera è stata realizzata con il contributo e la partecipazione di: Dipartimento di Architettura, Urbanistica e Rilevamento - Università di Padova Dipartimento di Costruzioni e Trasporti - Università di Padova ISBN: Italgraf - Noventa Padovana Tutti i diritti sono riservati. è vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni. Distribuzione: Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. - via Ajaccio 41/ Roma tel fax qn@edizioniquasar.it

3 Scavi di Nora I Padova 2009

4 Capitolo 24 La ceramica medievale Cat e r i n a Ni e d d u * Si presenta di seguito una serie di frammenti ceramici rinvenuti in alcuni strati asportati durante le campagne di scavo condotte nell area P di Nora a più riprese tra il 2000 e il I pezzi, che provengono da contesti stratigrafici diversi, ad eccezione dei nn. 1 e 2, rinvenuti nella medesima US, abbracciano un arco cronologico piuttosto ampio che si colloca tra la fase altomedievale della Sardegna e il Basso Medioevo. Nello specifico si tratta di un fr. di parete di ceramica comune del tipo decorato a pettine, di un orlo riconducibile a ceramica da fuoco pure decorata a pettine, di due fondi pertinenti a manufatti di piccole dimensioni, forse una coppetta ed un unguentario, di probabile ceramica islamica, ed infine un orlo con parte del collo di difficile identificazione. I frammenti oggetto del presente studio sono riconducibili a classi ceramiche ben precise e testimoniate in diversi contesti del territorio isolano. La ceramica medievale decorata a pettine rientra nella macroclasse definita ormai ordinariamente ceramica comune. Con questo termine, per la fase storica di riferimento, si indicano manufatti d uso quotidiano per i quali prevale lo scopo funzionale su quello estetico, secondo le definizioni degli studiosi che, nel corso dei decenni, hanno affrontato la questione 1. Poiché questo tipo di ceramica ricerca * Regione Autonoma della Sardegna - Servizio Beni Culturali. 1 Per chiarezza, si precisa che s intende come ceramica comune una macroclasse di manufatti di natura differente, impiegati nell ambito domestico, sia per la cottura (olle, pentole, casseruole, tegami, coperchi, colini, testi e fornetti-coperchio) che per la preparazione dei cibi (mortai, ciotole, catini, colini, vasi a filtro); altri tipi di vasi utilizzati in cucina o nelle dispense per contenere o conservare alimenti solidi e liquidi (olle, brocche, bottiglie, anfore e dolia); vasellame di uso vario destinato alla tavola (piatti, ciotole, coppe, bicchieri, brocche, bottiglie, quasi esclusivamente la funzionalità, alcune forme particolarmente utili rimangono in uso senza eccessive varianti per molto tempo, rendendo così difficoltosa la collocazione cronologica (in questo caso si deve tener conto di altri reperti datanti rinvenuti nello strato) 2. Nonostante prevalga la caratteristica funzionale, in alcuni tipi si registra un tentativo di abbellimento estetico, realizzato con tecniche elementari ed a basso costo, come nella ceramica incisa a pettine. Questo sottogruppo registra al suo interno forme quasi esclusivamente chiuse: boccali, brocche, bottiglie, più rari i catini con orlo arrotondato e parete sub verticale, colatoi con piede troncoconico, fondo piano apodo, a volte forato, forse con piccola presa. L impasto, piuttosto depurato e compatto, varia dal nocciola al marrone; solo di rado si presenta poco depurato, con inclusi di tipo quarzoso di colore rosso arancio. I motivi decorativi sono costituiti da linee parallele orizzontali o ondulate, spesso alternanti tra loro, più raramente con motianforette, situle, piatti da portata e per il consumo di cibi, terrine); una vasta gamma di oggetti per la cura personale (bacini e pelves, unguentari, pissidi, ciotoline e pitali); recipienti che assolvevano ad un utilizzo vario legato al culto (incensieri, bracieri, vasi per il corredo funerario), o ad altre attività domestiche (bacini per la tintura di stoffe, braceri, vasi per fiori); infine, vasi la cui funzione è ancora ignota. Per quanto riguarda l impasto, esso può essere più o meno depurato a seconda dell utilizzo cui erano destinati i manufatti. La decorazione o il trattamento superficiale viene relegato dal vasaio ad un ruolo di secondo piano rispetto alla funzionalità: essendo manufatti destinati ad assolvere a funzioni essenzialmente pratiche e legate al quotidiano, ne risulta che l aspetto estetico era una caratteristica accessoria e non indispensabile. La m b o g l i a 1950; Ma n n o n i 1970, ; Ve g a s 1973, 2; Ca r a n d i n i, Pa n e l l a 1973, ; Fr o va 1977, 409; Pa r i s e Ba d o n i, Gi o v e 1984, 54; Ca r a n d i n i, Ri c c i 1985, ; Rat t i 1987, ; Ol c e s e 1993, 49-50; Lavazza, Vitali 1994, 17-19; Tronchetti 1996a, ; Pav o l i n i 2000, ; Go r i, Pierini 2001, Ni e d d u , 65-66; Ni e d d u , 277.

5 758 Caterina Nieddu vo del tipo a festone. Questo gruppo di manufatti è attualmente attestato in ambito sardo a Cagliari (scavi di Sant Eulalia 3, di Vico III Lanusei 4, di via Brenta 5 e di località Predio Ibba 6 ); a Santa Filitica di Sorso 7, nel Sassarese; a Oristano, presso la chiesa di Santa Maria 8, a Cornus 9 e nel nuraghe Losa di Abbasanta 10. Non è possibile individuare un preciso arco cronologico entro cui collocare la produzione della graffita a pettine acroma, ma pare plausibile individuare il periodo di massima produzione tra il IV e l VIII secolo, anche se in maniera più sporadica questa sottoclasse permane almeno fino al XIII secolo 11. La ceramica basso medievale, di produzione islamica, rinvenuta in contesti sardi, è ancora parzialmente studiata, se si escludono i bacini ceramici 12 e le giare a decorazione impressa. In realtà, questa sorte è comune anche a tutte le ceramiche medievali della fase tarda che non presentano particolari decorazioni esteriori. Ciò può essere imputato alla difficoltà di inserire le ceramiche monocrome ingobbiate e invetriate all interno di produzioni note. Da circa un trentennio, l attenzione per questi manufatti è andata progressivamente aumentando, ma si è ancora lontani dal poterle inquadrare con precisione, individuandone le aree di provenienza. Alcune osservazioni macroscopiche sul tipo di impasto o di rivestimento possono orientare verso una regione di produzione piuttosto che su altre, ma si tratta quasi sempre di un gioco ad esclusione, nel tentativo di circoscrivere l ubicazione degli ateliers, basandosi spesso su confronti relativi a ceramiche rinvenute negli scavi e non ancora edite. Nel caso dei due fondi rinvenuti a Nora e oggetto del presente contributo, l attribuzione ad area meghrebina è plausibile, soprattutto in raffronto a ceramiche rinvenute nel contesto di Uthina in Tunisia, ancora in fase di studio, o quelle esposte nel Museo Archeologico di Cartagine. I reperti oggetto del presente studio verranno di 3 La ceramica decorata a pettine proveniente da Sant Eulalia è attualmente in corso di studio. Per alcuni esemplari editi, cfr. R. Piroddi in Ma rto r e l l i, Mu r e d d u 2002b, Do r e, So d d u 2006, Ga r a u 2002, Da d e a 1995, 257, fig Ro v i n a 1998, , fig. 1, De pa l m a s 1995, 224, 239, tav. 6, 5. 9 Gi u n t e l l a 1986, , tav. XC, Se r r a 1993, 154, 197, tav. XII, Do r e, So d d u 2006, 173 e relativa bibliografia. 12 Per un inquadramento generale delle problematiche inerenti lo studio dei bacini ceramici in Sardegna, cfr. Ni e d d u 2008 e relativa bibliografia. seguito schedati collocandoli nella rispettiva US di rinvenimento e saranno contraddistinti attribuendo loro un numero progressivo crescente. US 11531, settore IV, saggio PH Da questa US provengono due frr. Il n. 1 (NR05/PH/11531/CMe/1, fig. 1) 13 è un fr. di parete priva di qualunque rivestimento ma annerito dall atmosfera di cottura riducente cui è stato sottoposto. Le dimensioni sono chiaramente irregolari, e la lungh. max è di cm 5,5. È ben evidente la decorazione a pettine in senso verticale sulla superficie esterna. L impasto è di colore aranciomattone, depurato, con pochi inclusi di piccolissime dimensioni. Lo spessore medio delle pareti è di mm 3-4. Sulla superficie interna sono visibili le tracce di lavorazione al tornio. Non è possibile stabilire se il reperto sia pertinente ad una forma aperta o chiusa, a causa delle dimensioni ridotte del fr. che impediscono di stabilire confronti morfologici credibili. Difficile anche fissare un arco cronologico ragionevolmente circoscritto, tenendo conto che la ceramica comune decorata a pettine si estende per tutto il Medioevo, fino alla sua fase più tarda. Tuttavia, si ritiene che il reperto n. 1 sia più vicino alle produzioni di XI-XIII secolo testimoniate negli scavi di Via Brenta a Cagliari rispetto alla ceramica decorata a pettine dell Alto Medioevo 14. NR05/PH/11531/CMe/1 1 Fig. 1. Ceramica decorata a pettine: fr. di parete (a destra) e riproduzione grafica (a sinistra). Il fr. n. 2 (NR05/PH/11531/CMe/2, fig. 2) sembra riconducibile ad un olla dalle pareti non spesse, circa mm 4, e dall orlo svasato verso l esterno. Il diam. della bocca è di cm 10 e l h. residua di cm 2,5. Le superfici, apparentemente nude, almeno per la porzione residua, sono prive di qualunque rivestimento ma annerite dall atmosfera di cottura riducente cui 13 Le immagini e le riproduzioni grafiche del presente contributo sono tutte a cura della scrivente. 14 Ga r a u 2002,

6 La ceramica medievale 759 sono state sottoposte; sono presenti anche tracce di contatto con la fiamma, da attribuire all utilizzo che è stato fatto del manufatto. È evidente la presenza di decorazione a pettine lungo la parte superiore dell imboccatura. L impasto è di colore arancio chiaro, tendente al nocciola, ben depurato, con pochi inclusi di piccolissime dimensioni. Sulla superficie interna sono visibili le tracce di lavorazione al tornio. Lo spessore ridotto delle pareti porterebbe ad escludere che questo manufatto sia stato pensato per essere utilizzato su fuoco, anche se la presenza di segni fuligginosi segnalano che questo è stato il suo uso effettivo. Tra i confronti più convincenti in ambito sardo, si segnalano le ollette rinvenute presso gli scavi di via Brenta a Cagliari, che rimandano ad una cronologia basso medievale 15, ed alcune forme da cucina di Cornus, datate tra il IV ed il VI secolo, raffrontabili con produzioni africane dello stesso periodo 16. diffuse ampiamente in tutta la penisola italica 17. In generale, le ceramiche decorate a pettine, da mensa e da dispensa, rinvenute in Sardegna si presentano di buona fattura, dagli impasti depurati, con rari inclusi, spesso di natura micacea. Le olle sono testimoniate di differenti dimensioni, destinate a contenere sostanze liquide o semisolide 18, e provengono da diversi contesti di ambito isolano: a Cagliari, negli scavi di Sant Eulalia 19, di Vico III Lanusei 20, di via Brenta 21 ed in località Predio Ibba 22 ; a Santa Filitica di Sorso 23, nel Sassarese; a Oristano, presso la chiesa di Santa Maria 24, a Cornus 25 e nel nuraghe Losa di Abbasanta 26. Come si è già anticipato, le ridotte dimensioni dei due frr. consentono di recuperare pochi elementi utili alla collocazione cronologica, tenendo conto che la ceramica comune decorata a pettine si estende per tutto il Medioevo, fino alla sua fase più tarda. L unità stratigrafica all interno della quale sono stati rinvenuti i reperti si estende nella zona nord del portico occidentale. È costituita da un accumulo di terra che presenta molti grumi biancastri di malta, numerosi frammenti ceramici, tra cui sigillata africana, tegole e laterizi, e monete, inquadrabili prevalentemente nel IV secolo 27. US 5165, settore I, saggio PD Il fr. n. 3 (NR00/PD/5165/CMe/1, fig. 3) è pertinente ad un fondo con piede ad anello del diam. di cm 8,4 e con h. residua di cm 1,6. L impasto, di colore beige, è depurato, privo di inclusi visibili macroscopicamente. Il reperto era in origine rivestito da vetrina piombifera, oggi deteriorata, su entrambe le superfici. Su quella esterna, il rivestimento assume una colorazione monocroma verde chiara e opaca con evidenti iridescenze, mentre su quella interna NR05/PH/11531/CMe/2 2 Fig. 2. Ceramica decorata a pettine: fr. di orlo (sotto) e riproduzione grafica (sopra). I frr. nn. 1-2 sono accomunati dalla decorazione a pettine, tecnica molto elementare, di facile realizzazione, dalle origini antichissime che fu ripresa, successivamente, a partire dall epoca romana e si 15 Ga r a u 2002, 355, fig. 3, nn. 2, Fu l f o r d 1984, fig. 69, n. 24.1; Fi c h e r a, Ma n c i n e l l i 2000, 246, tav. XXXVI, nn Mannoni 1975, 14; Blake 1986, e relativa bibliografia; Br o g i o l o, Ge l i c h i 1986, , 300; Ol c e s e 1993, 211, fig. 40, nn ; Ri c c i 1998, figg. 6-9, Ga r a u 2002, Cfr. R. Piroddi in Ma rto r e l l i, Mu r e d d u 2002b, Do r e, So d d u 2006, Ga r a u 2002, Da d e a 1995, 257, fig Rovina 1998, , fig. 1, De pa l m a s 1995, 224, 239, tav. 6, Gi u n t e l l a 1986, , tav. XC, Se r r a 1993, 154, 197, tav. XII, Si tratta di sigillata africana del tipo Hayes 62b-15, Hayes 61-21, Lamboglia 9a, databili all ultimo quarto del IV secolo d.c., e di monete di Costantino I, di Costante (ante riforma) e di Costanzo II (ante riforma) databili con precisione entro la prima metà del IV secolo, tra il 338 ed il 348 d.c. Cfr. il capitolo di M. Pavoni sui reperti numismatici.

7 760 Caterina Nieddu la vetrina si presenta cangiante, con striature di marrone chiaro. Sotto la vetrina è presente uno strato di ingobbio chiaro. Il fr. potrebbe essere ricondotto ad ambito islamico, anche se le ridotte dimensioni e lo stato di conservazione non buono impediscono di individuare un area di produzione ben precisa. Sembrerebbe trattarsi della porzione superstite di un piede ad anello pertinente ad un oggetto di piccole dimensioni, verosimilmente una forma aperta, forse una coppetta, vista la presenza di invetriatura sulla superficie interna. I confronti morfologici rimandano ad una vasta gamma di contenitori aperti, di epoca basso medievale, rinvenuti in diverse zone dell Italia Meridionale, prodotti in loco o importati da area islamica. Particolarmente, il reperto è vicino a pezzi similari provenienti dagli scavi di Segesta, databili tra il XII ed il XIII secolo, di Mazara del Vallo 28, e di San Lorenzo Maggiore a Napoli, nonché in diversi siti del Lazio e della Campania 29. In ambito tunisino, piccole coppe con piede ad anello sono abbastanza comuni e l utilizzo di rivestimento vetroso in monocromia verde è frequente se non tipico 30. In ambito sardo, invece, sono noti e testimoniati numerosi manufatti aperti dal piede ad anello e rivestimento monocromo verde, ma lo studio delle ceramiche invetriate basso medievali non ha ancora raggiunto livelli sufficienti a sciogliere le problematiche inerenti le aree di produzione e provenienza ed i canali di smercio, dati senza i quali è difficile reperire confronti soddisfacenti. Sicuramente raffrontabile con il fr. di Nora sia per l impasto, che per la forma e per il tipo di rivestimento è un piede ad anello del diam. di cm 5 proveniente dagli scavi presso l area archeologica di Vico II Lanusei a Cagliari 31. Non va ignorato il fatto che fondi di questo tipo, sia per dimensioni che per caratteristiche morfologiche, si riscontrano sia nelle produzioni di Paterna e Manresa decorate in verde ramina e bruno di manganese, sia in quelle di area spagnola-maiorchina, che nelle policrome dipinte di area tirrenica 32 e ciò a dimostrazione del 28 Anche in questo caso, l identificazione risulta problematica: si tratta di fondi invetriati in verde riconducibili a forme aperte, quali tazze, a forme chiuse, quali boccali, ma non si esclude una possibile attribuzione a vasi con filtro del tipo islamico. Cfr. Mo l i n a r i, Cassai 2006, 95-96, 109, tav. 6, III Fo n ta n a 1984, 62-63; Mo l i n a r i 1997, 147, n. IV.8.1 e n. VI Lo u h i c h i , 92, Pi n n a 2006, Si confronti, a questo proposito, i reperti rinvenuti a Cagliari presso gli scavi di Vico III Lanusei (Carta 2006, 227, C110, n. 79; Ni e d d u 2006, 260, C134, n. 33; Liscia 2006, 273, C145, n. 60). fatto che, a causa dell ampia diffusione geografica del piede ad anello in epoca basso medievale, spesso è solo il tipo di trattamento superficiale ad orientarci verso un tipo di produzione. Relativamente alla cronologia, il pezzo di Nora è stato rinvenuto all interno di uno strato di humus superficiale. Tuttavia, grazie ai rari confronti, al tipo di rivestimento e di impasto, il fr. potrebbe essere ricondotto ad area nord-africana e ad un periodo compreso nei primi tre secoli del Basso Medioevo. NR00/PD/5165/CMe/1 3 Fig. 3. Ceramica islamica (?): fr. di piede ad anello (sotto) e riproduzione grafica (sopra). US 11294, settore III, saggio PG Il fr. n. 4 (NR05/PG/11294/CMe/1, fig. 4) è un piede a disco pieno pertinente ad un manufatto di piccolo dimensioni. Il diam. del fondo è di cm 3,8, mentre l h. residua è di cm 2. L impasto si presenta di colore beige chiaro, compatto, ben depurato, con rarissimi inclusi neri di ridottissime dimensioni. Su entrambe le superfici sono presenti incrostazioni che lasciano appena intravedere le tracce di un rivestimento, forse una vetrina deteriorata di colore azzurro verdastro, lucente, che parrebbe steso sulla sola superficie esterna, mentre su quella interna non sono visibili segni di copertura. Anche per questo motivo, oltre che per la morfologia del reperto, si ritiene che esso sia da identificarsi col piede di un

8 La ceramica medievale 761 piccolo oggetto di forma chiusa, probabilmente una brocchetta o anforetta, forse un contenitore per unguenti. Il tipo di impasto e le poche tracce di rivestimento sembrano ricondurre a produzioni dell Islam occidentale, del Maghreb, soprattutto Tunisia, o Sicilia, ed a una cronologia compresa tra l XI ed il XIII secolo. Non sono numerosi in Sardegna i contesti che hanno restituito manufatti di questo tipo: alcuni esemplari provengono da collezioni private di Cagliari 33, altri da Vico III Lanusei, raffrontabili soprattutto per il tipo e il colore del rivestimento 34. ristiche morfologiche farebbero pensare 35. Tuttavia, la presenza del rivestimento biancastro e rossastro, probabilmente di natura vetrosa, porta ad escludere una collocazione cronologica così alta, mentre sembra orientare piuttosto verso il Basso Medioevo. Potrebbe trattarsi di un unguentario o del beccuccio/versatoio di un vaso da farmacia, dei quali non sono stati reperiti confronti convincenti. Più verosimile l accostamento ad un cantir barcellonese, soprattutto alle produzioni di XIV-XV secolo, ma anche successive, oppure ad una imitazione locale di area oristanese: il fr. potrebbe essere parte di uno dei versatoi che caratterizzavano questo tipo di manufatto 36. Si tratta di una proposta di lavoro, di un tentativo di identificazione, non supportata da confronti stringenti e che si scontra sia con le ridotte dimensioni del reperto che con il suo pessimo stato di conservazione. NR05/PG/11294/CMe/1 4 Fig. 4. Ceramica islamica (?): fr. di piede a disco (a destra) e riproduzione grafica (a sinistra). US 11052, settore III, saggio PG Il fr. n. 5 (NR04/PG/11052/CMe/1, fig. 5) corrisponde alla parte superiore del collo e dell orlo di un piccolo contenitore. L h. max residua è di cm 3, mentre il diam. della bocca è di cm 2. L orlo si presenta arrotondato e leggermente pronunciato verso l esterno, mentre la parete è quasi perpendicolare ad esso. Il fr. ha tracce evidenti di rivestimento biancastro sia sulla superficie interna che esterna, forse un ingobbio sotto vetrina deteriorata dal contatto con la terra, oppure uno smalto in pessimo stato di conservazione. La parte superiore dell orlo era invece decorata con un rivestimento (ingobbio chiaro sotto vetrina?) di colore rossastro o bruno mattone. L impasto è beige chiaro, leggermente rosato, ben depurato; le pareti sono sottili, con uno spessore medio di mm 3. È molto difficile proporre una qualunque identificazione di questo reperto, rinvenuto all interno di uno strato posto appena sotto il livello di humus superficiale. Questo elemento potrebbe ricondurre ad un assimilazione con gli unguentari di epoca romana o ad una bottiglia, cui le caratte- 33 Se r r e l i, Po r c e l l a, De g i o a n n i s 1993, 34, nn Pi n n a 2006, , figg NR04/PG/11052/CMe/1 5 Fig. 5. Ceramica medievale rivestita: fr. di orlo (a destra) e riproduzione grafica (a sinistra). 35 Cfr. Do r e, So d d u 2006, 170, C A titolo esplicativo, possono essere visionati gli esemplari custoditi presso il Museu del Cantir d Argentoa ( Questo tipo ceramico ebbe molta fortuna in area oristanese, ove fu mutuato dai figoli locali che, a partire dal cantir, diedero origine al cosiddetto vaso-galletto con ansa sulla parte superiore, che è prodotto sino ai giorni nostri; col tempo, tali brocche si sono evolute fino a divenire dei manufatti non più solo funzionali, ma delle vere e proprie opere d arte, caratterizzate dall inserzione di elementi decorativi applicati, tra cui anche versatoi che perdono la loro funzione primaria per piegarsi al forte richiamo dell horror vacui. Cfr. Ma r i n i, Fe r r u 1993, ,

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