Provincia di Forlì-Cesena

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1 Provincia di Forlì-Cesena VARIANTE AL PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (approvato con delibera di CP n /149 del 14/09/2006) IN RECEPIMENTO DEI PIANI DI GESTIONE DEI DISTRETTI IDROGRAFICI DELL'APPENNINO SETTENTRIONALE E DELL'APPENNINO CENTRALE E DEL PIANO REGIONALE DI TUTELA DELLE ACQUE Attuazione dell'art. 27 bis della L.R. 20/2000 e s.m.i. zone di protezione delle acque sotterranee nel territorio collinare-montano relazione illustrativa ALLEGATO 6

2 Indice generale 1. LE ZONE DI PROTEZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE, APPENNINO FORLIVESE E CESENATE Premessa Individuazione delle emergenze naturali della falda (art. 44 PTA) Le basi dati utilizzate Analisi dei dati e considerazioni Considerazioni sulle captazioni di acque classificate minerali o termali Individuazione delle aree di ricarica nel territorio collinare e montano: le "roccemagazzino" (art. 44 Norme PTA) Aree di ricarica nella Formazione Marnoso-arenacea Aree di ricarica in altre situazioni idrogeologiche di ordine principale Altre suddivisioni proposte Ambiti di tutela s.l Limiti dell area di studio Delimitazione delle aree di alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano Individuazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano Le aree di possibile alimentazione Conclusioni e indicazioni per successivi approfondimenti Alcune considerazioni sull applicazione delle Norme del PTA...20 Bibliografia consultata

3 1. LE ZONE DI PROTEZIONE DELLE ACQUE SOTTERRANEE, APPENNINO FORLIVESE E CESENATE. Relazione Illustrativa (a cura di Maria Teresa De Nardo, Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli, Regione Emilia- Romagna Viale Silvani 4/3, Bologna) 1. Premessa In base alla richiesta pervenuta con lettera prot. PG del , il Servizio Ambiente e Sicurezza del Territorio della Provincia di Forlì-Cesena ha richiesto la collaborazione del Servizio Geologico regionale, per lo svolgimento delle seguenti attività: Individuazione delle emergenze naturali della falda, attraverso l acquisizione e sintesi, relativamente all area appenninica forlivese e cesenate, delle basi dati sulle sorgenti, ricavabili da censimenti e banche dati disponibili presso la Provincia ed altri Enti elaborazione di cartografie tematiche per l individuazione delle rocce-magazzino 1 o aree di ricarica, propedeutiche alla delimitazione delle zone di protezione delle acque sotterranee in ambito collinare e montano, in attuazione del Piano di Tutela delle Acque. delimitazione delle aree di possibile alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano. Queste analisi territoriali sono finalizzate all aggiornamento del quadro conoscitivo del PTCP, a costituire variante in adeguamento al Piano di Tutela delle Acque (PTA), nell ambito dell elaborazione del Piano provinciale di Tutela delle Acque (PPTA). Il metodo utilizzato nelle analisi territoriali prescritte è illustrato nella Relazione generale del PTA, a cui chi scrive ha contribuito per lo specifico argomento (Par ), avvalendosi dei risultati di cartografie pubblicate dal Servizio Geologico ( Schema Direttore della Pericolosità Geoambientale, Viel et alii, 2003). Le cartografie tematiche predisposte descrivono i costituenti fondamentali delle zone di protezione delle acque sotterranee nell ambito collinare e montano della Provincia di Forlì-Cesena, come specificato dall art. 44, comma 1, punto c) delle Norme del PTA. Si descrivono sinteticamente i contenuti delle basi dati e cartografie predisposte, come risultato della collaborazione tra i due Enti. Oltre a chi scrive, le attività sono state svolte dal collega Stefano Segadelli del Servizio Geologico, Simico e dei Suoli; è stata fondamentale la collaborazione con la referente per la Provincia, Liana Bovelacci, Responsabile dell Ufficio Pianificazione, Reflui Idustriali e Fanghi, e con Stefano Guardigli dell Ufficio di Protezione Civile, 1 Con il termine informale e intuitivo di rocce-magazzino si indicano le unità geologiche sede dei principali acquiferi nell ambito collinare e montano (da: Schema Direttore della Pericolosità Geoambientale, Viel et alii, 2003). 3

4 che ha provveduto al raccolta e consegna dei dati relativi agli archivi sulle sorgenti di più recente acquisizione da parte della Provincia. Lo svolgimento di tali attività è stato reso possibile grazie all impegno del Responsabile del Servizio Geologico regionale, dott. Raffaele Pignone. 2. Individuazione delle emergenze naturali della falda (art. 44 PTA). 2.1 Le basi dati utilizzate Sin dal 1999 presso il Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli è in corso il censimento delle sorgenti nell area dell Appennino emiliano-romagnolo, come contributo alla realizzazione del catasto dei punti d acqua che le Regioni dovevano formare in base al dlgs 152/99. Per la preparazione del già citato Schema Direttore della Pericolosità Geoambientale, nel 2000 erano stati acquisiti dalla Provincia di Forlì-Cesena i dati informatizzati sull ubicazione delle sorgenti, ricavate dal PTCP allora vigente. Anche sulla base di quelle 156 scaturigini così censite era stata effettuata una prima delimitazione delle rocce-magazzino nell area dell Appennino forlivese e cesenate (e nell Appennino emiliano-romagnolo più in generale); tale cartografia era stata quindi indicata come primo riferimento dal PTA, essendo propedeutica ai prescritti approfondimenti da parte dei PTC provinciali per l individuazione delle zone di protezione delle sorgenti (art. 43). L approfondimento per il settore montano della provincia di Forlì-Cesena è descritto in questa Relazione e la cartografia elaborata va a dettagliare quella indicata dal PTA, secondo le prescrizioni delle Norme del medesimo. In seguito ad un incontro svolto con i tecnici della Provincia, è risultato che esisteva la disponibilità di nuovi dati, recenti e di provenienza qualificata, tali da rendere superata la base dati ufficiale del PTCP: da qui la comune decisione di utilizzare direttamente i nuovi dati acquisiti dalla Provincia per le elaborazioni cartografiche di interesse. A questi sono stati aggiunti dati pregressi, disponibili presso il Servizio Geologico regionale, raccolti e informatizzati nel 2004 in previsione di quegli approfondimenti in ambito provinciale che già lo Schema Direttore aveva individuato come necessari. Si elencano le basi dati utilizzate, differenziate per provenienza: Hera S.p.A., localizzazione di 144 sorgenti che alimentano pubblici acquedotti, acquisite tramite la Provincia nel gennaio 2009 (shape sorgenti_hera). Si evidenzia come 17 punti corrispondano (esplicitamente, nella denominazione o verosimilmente, trovandosi entro i depositi alluvionali di fondovalle) a pozzi 2. Questi casi, che generano incertezza nella delimitazione delle aree di possibile alimentazione, sono stati opportunamente differenziati nella classificazione di queste ultime (vedi capitolo 5) 2 Si tratta delle captazioni denominate: Pozzi (da 1 a 7) Paganico, Pozzi (da 1 a 3) Fontanine, Pozzo Piscina; Pozzo Monteguidi, captazioni Poggio Le Lastre, Sega, Giardini. 4

5 Acquedotti rurali, localizzazione di 88 captazioni acquisite tramite la Provincia nel marzo 2009 (shape Acquedotti_ rurali_fc ) Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, localizzazione e dati accessori su 318 scaturigini, prodotta dal Parco e ricadenti nell Alto Appennino forlivese e acquisiti tramite la Provincia (shape sorgenti_parco_nazionale). Si tratta di sorgenti libere e fontane aventi vario grado di attività (da perenni ad effimere) quando questo non è indeterminato. Limitatamente all area del Parco, sono identificabili con le sorgenti di particolare pregio naturalistico-ambientale, la cui individuazione è prescritta dall art. 44 del PTA; allo stato attuale delle conoscenze, tali segnalazioni risultano invece mancanti nel resto dell area di studio Servizio Tecnico di Bacino (STB) Fiumi Romagnoli, Regione Emilia-Romagna localizzazione di 629 sorgenti ricavate dalla georeferenziazione, eseguita presso il Servizio Geologico, delle scaturigini oggetto di richiesta di concessione in via preferenziale divenute pubbliche ai sensi dalle Legge Galli e pervenute al Servizio competente nel periodo compreso tra il 1999 e il (shape stb_forli). Le richieste si riferiscono a sorgenti captate per uso idropotabile, anche da parte di privati; le segnalazioni non sono state mai oggetto di una sistematica verifica sul terreno. Per un confronto, è stata anche utilizzata: la Base informativa delle reti acquedottistiche (versione provvisoria) ediz. 2003, pubblicata a cura del Servizio Tutela e Risanamento Risorsa Acqua della Regione Emilia- Romagna. 2.2 Analisi dei dati e considerazioni Attraverso l acquisizione dei dati sopra descritti risultano documentate 1179 punti o emergenze naturali della falda come definite nelle Norme del PTA; alcune sono però da considerarsi segnalazioni ripetute e riferite ad una stessa scaturigine, in quanto in alcuni casi (non diffusi) i punti documentati in archivi diversi risultano localmente sovrapposti o contigui. Questa particolarità si riscontra comunemente lavorando con basi dati di diversa provenienza e non inficia i risultati della cartografia delle zone di protezione, in quanto l errore così generato è in un certo senso assorbito dal confronto tra la distribuzione delle scaturigini e la geologia (per effetto della definizione stessa di zona di protezione ). Al contrario, nella delimitazione delle aree di possibile alimentazione, la presenza di probabili segnalazioni ripetute comporta dei locali e cautelativi ampliamenti nell estensione di queste, al fine di ovviare appunto agli errori di ubicazione di cui sopra e che sono risolvibili attraverso approfondimenti successivi. Va precisato che i casi di ripetizione di segnalazioni si riscontrano quando le basi dati di Hera e degli acquedotti rurali (tra loro indipendenti) vengono confrontate con quella fondata sui dati del 3 La raccolta dati fu possibile grazie alla collaborazione del Servizio Tecnico di Bacino, in particolare della dott.ssa Amedea Benini, responsabile dell allora Ufficio Risorse Idriche e del collega dott. Alessandro Stefani. 5

6 Servizio Tecnico di Bacino (STB), in quanto quest ultima riepiloga sorgenti oggetto di richiesta di concessione (aggiornate al 2004) che comunque devono avere un riscontro anche negli altri due archivi. La base dati STB si è comunque dimostrata utile per la delimitazione delle zone di protezione nei settori dell Appennino forlivese dove erano assenti segnalazioni da altri archivi: è il caso dell area compresa tra il F.Montone e il T.Borello, attraversata dall allineamento Rocca S.Casciano-Civitella di Romagna-Civorio; trattandosi di segnalazioni di sorgenti non verificate attraverso un rilevamento di campagna, alle aree di possibile alimentazione ricavate esclusivamente in base ad esse è stato attribuito un significato di incertezza o comunque di area da verificare (par. 5.2) Tra le possibili elaborazioni che si ottengono dall analisi dei dati acquisiti, il grafico di figura 1 rappresenta la distribuzione del numero delle sorgenti censite in ogni comune (a prescindere dal grado di approssimazione raggiunto, come sopra discusso), questi ultimi elencati in ordine alfabetico. In forma di istogramma, è rappresentata la distribuzione del totale delle emergenze naturali della falda censite nell area di studio; attraverso linee sono invece differenziati i contributi delle singole basi dati per ciascun comune, secondo l elenco di pagina TOTALE HERA 120 RURALI 100 STB 80 PARCO BAGNO DI ROMAGNA CASTROCARO TERME CESENA CIVITELLA DI ROMAGNA DOVADOLA GALEATA MELDOLA MERCATO SARACENO MODIGLIANA PORTICO E SAN BENEDETTO PREDAPPIO PREMILCUORE ROCCA SAN CASCIANO SANTA SOFIA SARSINA SOGLIANO AL RUBICONE TREDOZIO VERGHERETO Figura 1, spiegazioni nel testo 6

7 I comuni più ricchi in scaturigini censite sono quelli S. Sofia, Bagno di Romagna e Premilcuore, che si qualificano come aree di importanza anche provinciale per l approvvigionamento idropotabile da questa fonte. Sono seguiti da due raggruppamenti di comuni, dati da Tredozio- Verghereto-Civitella e Galeata-Modigliana-Rocca S.Casciano. Le captazioni di acque sorgive a servizio di pubblico acquedotto sono localizzate prevelentemente nei comuni di Bagno di Romagna e Verghereto. A Bagno di Romagna le sorgenti in gestione ad Hera (in quanto gestore del Servizio Idrico Integrato) sono nettamente superiori in numero a quelle utilizzate da acquedotti rurali; l abbondanza della risorse idriche sotterranee è testimoniata oltretutto dal numero delle sorgenti libere s.l. censite dal Parco, nonchè da quello delle scaturigini STB (con le precisazioni di cui sopra). Al di fuori dal territorio del Parco, una situazione simile a quella del comune di Bagno di Romagna è riscontrabile in quello di Verghereto. Negli altri comuni, le sorgenti in gestione ad acquedotti rurali sono sempre numericamente paragonabili a quelle in capo ad Hera, con l eccezione di Modigliana e Tredozio che evidentemente riflettono modalità diverse nella gestione dei locali acquedotti. 2.3 Considerazioni sulle captazioni di acque classificate minerali o termali. La Provincia di Forlì-Cesena è una delle più ricche in concessioni di acque minerali e termali: secondo la documentazione risalente al , ne risultano presenti almeno 17 (tra attive e dismesse) 16 delle quali ricadono nel settore montano. Le captazioni (generalmente pozzi) censiti in quell approssimazione sono almeno 25. Si ricordano, tra le concessioni: Castrocaro, una delle più antiche e vaste presenti nel territorio regionale; Bagno di Romagna, sede delle venuta a giorno di acque mineralizzate e naturalmente calde (45 C), unico caso del genere assieme a Porretta nell Appennino emiliano-romagnolo. Pur non entrando nel merito della materia (non regolamentata dal PTA ed oggetto di una specifica normativa di settore), per l abbondanza di concessioni nell area di studio e per l importanza ambientale ed economica di queste risorse si ritiene opportuno evidenziare quanto segue: la cartografia delle zone di protezione delle sorgenti, in quanto basata sulla delimitazione delle aree di ricarica per infiltrazione diretta ( rocce-magazzino ) esula dall individuazione delle unità geologiche interessate dai circuiti profondi che alimentano le sorgenti classificabili come termali per peculiare mineralizzazione e/o temperatura. le captazioni di acque sotterranee classificabili come termali, per peculiare mineralizzazione e/o temperatura, non necessariamente (o solo parzialmente) ricadono entro il perimetro delle aree di ricarica di cui sopra. E il caso delle concessioni di Bagno di Romagna e Castrocaro ciò non vale per le captazioni di acque sotterranee classificabili come minerali che abbiano caratteristiche del tutto simili alle acque utilizzate localmente per il consumo umano: ad 4 Si tratta, a tutt oggi, dell unica documentazione disponibile in ambito regionale, in quanto anteriore alla delega della materia alle Province successiva alla L.R. 3/99; è in corso l aggiornamento di tale base dati promosso dal Servizio Difesa del Suolo, della Costa e Bonifica e dal Servizio Geologico regionali, con la fondamentale collaborazione delle Province 7

8 esempio, ricadono entro aree ricarica le concessioni e captazioni presenti nei comuni di Dovadola, Galeata, Verghereto, Rocca S. Casciano, Premilcuore Alcune captazioni di acque classificate come termali per mineralizzazione sono contigue a un unità geologica di caratteristiche peculiari, quale la Formazione Gessoso-Solfifera: è il caso di una delle concessioni documentate nel comune di Bertinoro 3. Individuazione delle aree di ricarica nel territorio collinare e montano: le "roccemagazzino" (art. 44 Norme PTA). La distribuzione delle sorgenti è stata confrontata con la geologia, tratta dalla base dati informatizzata relativa alla Carta Geologica dell Appennino emiliano-romagnolo a scala 1: e predisposta dal Servizio Geologico regionale. Per l inquadramento geologico dell area di studio entro il contesto dell Appennino emiliano-romagnolo si rimanda alla consultazione del sito: Per il completamento dell inquadramento geologico, si rimanda inoltre alle Note Illustrative e ai Fogli pubblicati numeri 265 Bagno di Romagna Bagno e 254 Modigliana della Nuova Carta Geologica d Italia a scala 1: L addensamento dei punti d acqua non è casuale e corrisponde alle unità geologiche sede di risorse idriche sotterranee, differenziate in ammassi rocciosi e coperture detritiche di versante ad essi sovrapposte. L elaborazione ottenuta dettaglia la cartografia di prima approssimazione a cui fa riferimento il PTA (a scala 1: ). Sono rocce-magazzino a tutti gli effetti (art. 44 del PTA), le aree cartografate nei seguenti files, consegnati alla Provincia., suddivise in: ammassi rocciosi (file rocce_magazzino.shp, in particolare il campo Nome indica la formazione geologica di appartenenza, in base alla banca dati relativa alla carta geologica dell Appennino emiliano-romagnolo a scala 1: coperture detritiche di versante prevalentemente associate agli ammassi rocciosi, che ne costituiscono localmente il substrato (file Coperture_generale.shp, campo sintesi = roccemagazzino ). Il campo Nome indica il tipo di copertura detritica, in base alla banca dati relativa alla carta geologica dell Appennino emiliano-romagnolo a scala 1:

9 Nella figura seguente è illustrata la cartografia risultante. Figura 2, schematizzazione della carta delle rocce-magazzino o aree di ricarica delle acque sotterranee dell Appennino forlivese e cesenate. Il significato delle altre categorie di aree individuate è spiegato nei successivi capitoli 4 e 5. Le rocce-magazzino o aree di ricarica, nucleo delle zone di protezione delle acque sotterranee, si rinvengono in contesti geologici distinti (o situazioni idrogeologiche di ordine superiore), descritti nei paragrafi seguenti Aree di ricarica nella Formazione Marnoso-arenacea La Formazione Marnoso-arenacea (FMA) è l unità geologica arealmente dominante nell Appennino Forlivese e Cesenate. Per l elaborazione della cartografia delle rocce-magazzino nell Appennino ravennate (De Nardo, Ercolessi e Parisi, 2007), geologicamente affine all area di studio, era anche stata studiata la distribuzione delle sorgenti censite in relazione a una suddivisione praticabile in FMA, secondo il seguente criterio: le unità che appaiono più favorevoli allo sviluppo di una fratturazione efficiente 9

10 ai fini della permeabilità e quindi allo sviluppo di reti acquifere sono i membri della formazione caratterizzati dai maggiori rapporti arenaria/pelite, in presenza di strati da spessi a molto spessi. L individuazione di tale criterio derivava anche dai risultati di uno studio-pilota condotto negli anni nell alto bacino del F. Montone (Appennino forlivese) da Alessandro Gargini e collaboratori del Dipartimento di Scienze della Terra dell Università di Ferrara. Di conseguenza, sono stati ricavati dei raggruppamenti di membri e litofacies in tre classi A, B, C con caratteristiche litologiche che predisporrebbero allo sviluppo di una permeabilità relativa decrescente, secondo il criterio illustrato in tabella 1 (da mettere anche in relazione alla locale presenza di strutture deformative): classi strati Rapporto arenaria/pelite strati A Da spessi a molto spessi, banchi Da maggiore a molto maggiore di 1 B Medi, sottili, raramente spessi e molto spessi Da uguale a minore di 1, raramente maggiore di 1 C Da medi, a sottili, a molto sottili Da uguale a minore di 1 Tabella 1 10

11 Con riferimento alla banca dati associata alla cartografia geologica informatizzata dell Appennino emiliano-romagnolo a scala 1:10.000, si elencano le sotto-unità di FMA (elencate in ordine stratigrafico in tabella 2) appartenenti a ciascuna delle tre classi: classi A Unità geologiche in FMA Membro di Fontanelice (FMA 13); Membro di Fontanelice, litofacies arenacea (FMA 13c); Membro di Castel del Rio (FMA 12); Membro di Castel del Rio, litofacies arenacea (FMA 12 a); Membro di Castel del Rio, litofacies arenaceo-pelitica (FMA 12 b) Membro di Premilcuore (FMA 3) B Membro di Fontanelice, litofacies pelitico-arenacea (FMA 13 b) Membro di Dovadola (FMA 10) Membro di Civitella (FMA 9) Unità caotica di Visignano Membro di Nespoli (FMA 8) Membro di Nespoli, litofacies pelitica (FMA 8 b) Membro di Nespoli, litofacies pelitico-arenacea (FMA 8 a) Membro di Monte Bassana (FMA 7) Membro di Collina (FMA 5) Membro di Galeata, litofacies arenaceo-pelitica (FMA 4 b) Membro di Corniolo (FMA 2) Membro di Biserno (FMA 1) C Membro di Borgo Tossignano (FMA 14) Membro di Modigliana (FMA 11) Membro di Galeata (FMA 4) Tabella 2 Confrontando questo schema con i risultati di uno studio pubblicato da Canuti, Ermini, Gargini, Martelli, Piccinini,e Vincenzi (2009) La gallerie TAV attraverso l Appennino toscano: impatto idrogeologico ed opere di mitigazione, si riscontrano delle sostanziali similitudini in quanto gli Autori attribuiscono ai membri della FMA della classe A il ruolo di acquiferi, anche di importanza regionale (Membro di Premilcuore); tutte le unità della classe C sono attribuite dagli Autori ad acquicludi (localmente acquitardi). Del resto il criterio di una suddivisione di FMA Nella cartografia allestita per la Provincia di Ravenna, i risultati del censimento delle sorgenti avevano portato ad una delimitazione delle rocce-magazzino che non si adattava ai risultati dell applicazione della sola classificazione di cui sopra, per cui era stato adottata la soluzione di cartografare le aree di ricarica più sicure e meglio documentabili (le uniche sostenibili in vista dell applicazione di norme d uso ad esse collegate), prescrivendo per il resto di FMA approfondimenti successivi (censimenti delle sorgenti, anche libere) che avrebbero chiarito quanto meno l esistenza di eventuali zone di riserva. 11

12 Rispetto all Appennino ravennate, nell area di studio è maggiore il numero di sorgenti captate (quindi censite) e lo sviluppo degli acquedotti che da esse si approvvigionano 5 ; la distribuzione preferenziale delle stesse, associata alla presenza di acquiferi locali, si accorda meglio con l applicazione di questo criterio, con un importante eccezione rappresentata dal Membro di Galeata (FMA4). Questa unità, una delle più estese, ha nell area di studio un comportamento diversificato: tra le valli del Montone e del Bidente, nell alto Appennino forlivese FMA4 reca una minore densità di sorgenti complessivamente censite 6 ; in quello stesso settore, ma riferito al medio Appennino forlivese, FMA4 reca una buona densità di segnalazioni, provenienti soprattutto dalle basi dati degli acquedotti rurali e del Servizio Tecnico di Bacino. Va detto che nel secondo caso è maggiore anche la densità di faglie cartografate in FMA4, dalle carte geologiche a scala 1:10.000, a giustificazione dello sviluppo di una permeabilità relativa maggiore. In sintesi, viene confermato che, lavorando in ambito provinciale e quindi in area vasta, la delimitazione delle aree di ricarica delle sorgenti attraverso l applicazione dei soli criteri di classificazione sopra espressi: è agevole in presenza di situazioni in cui le sorgenti documentate siano numerose, caratteristica che a sua volta è funzione anche delle modalità di locale approvvigionamento idroptabile va comunque adattata ai risultati del censimento medesimo, in quanto possono esservi alcune eccezioni rappresentate da sotto-unità di FMA o da porzioni di esse Sulla base dello stato attuale delle conoscenze e per gli scopi di questo lavoro, non sono state praticate altre suddivisioni entro FMA finalizzate a dettagliare meglio le zone di protezione delle sorgenti es. per bacini o altro. Dovendo individuare le aree di ricarica di particolari gruppi di sorgenti, ad esempio, si dovrà procedere per approfondimenti idrogeologici successivi, partendo dalla cartografia elaborata in questa approssimazione e dall individuazione del modello geologico, basato sullo studio delle locali caratteristiche stratigrafico-strutturali, della natura e caratteristiche delle coperture detritiche di versante. 3.2 Aree di ricarica in altre situazioni idrogeologiche di ordine principale Oltre a FMA, nell area di studio si rinvengono altri contesti sede di principali acquiferi utilizzati per l approvvigionamento idropotabile. Sono i seguenti: 1. Unità toscane del crinale (Macigno?, nella Banca Dati geologica a scala ; Formazione di Monte Falterona nella Banca Dati dei fogli della Nuova Carta Geologica d Italia a scala 5 Infatti, nell Appennino ravennate sono gli acquedotti rurali di uso locale ad essere alimentati da sorgenti, mentre gli acquedotti principali servono le zone di fondovalle e sono alimentati da captazioni da acque superficiali o da campi-pozzo esterni al settore montano. A causa delle differenze nell esito dei censimenti delle sorgenti, motivata dalle locali diversità nella gestione delle risorse idriche di montagna, la delimitazione areale delle rocce-magazzino nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena ha portato agli esiti descritti nel capitolo 6 degli approfondimenti. 6 Tanto da giustificarne la classificazione come ambito di approfondimento di importanza primaria e non di roccia-magazzino o area di ricarica s.s. (vedi cap. 4) 12

13 1:50.000), in sovrascorrimento sulla Formazione Marnoso-arenacea, con l interposizione della formazione argillitica della Scaglia Toscana, quest ultima con funzione di soglia di permeabilità 2. Unità della Successione epiligure (Formazione di Monte Fumaiolo, Formazione di S. Marino, Arenarie di Poggio Carnaio) e dei Domini ligure e subligure (Formazione di Sillano, Formazione di Monte Senario) associate al Complesso della Valle del Savio. Sono sede di sorgenti numerose quando sono sovrapposte a unità a minore permeabilità relativa, quali le Marne di Antognola, le unità argillitiche del Dominio ligure appartenenti al Complesso (Argille della Val Samoggia), il membro di S. Paolo delle Marne di Verghereto 7 che le separa, per interposizione, da FMA. 3. La Formazione del Barbotto (litofacies marnoso-calcarea e arenacea), appartenente alla Successione epiligure, quando tettonicamente sovrapposta alla formazione delle Argille Azzurre plio-pleistoceniche, presso Sogliano al Rubicone. 4. I membri delle Arenarie di Borello e dello Spungone stratigraficamente intercalati nelle Argille azzurre plio-pleistoceniche Tra queste situazioni idrogeologiche, le rocce-magazzino associate al Complesso della Valle del Savio sono sede di una densità veramente elevata di sorgenti, in rapporto all estensione; si configurano quindi tra le più importanti in ambito provinciale e vi si rinvengono localmente acque sotterranee di pregio qualitativo superiore, se il criterio di valutazione è dato da valori della conducibilità elettrica inferiori a quelli documentabili nel contesto di FMA (De Nardo, dati inediti). 7 Il resto della formazione delle Marne di Verghereto è stato attributo agli ambiti di approfondimento di importanza primaria (vedi cap. 4) in quanto sede di segnalazioni di sorgenti captate da acquedotti rurali, anche se rare. 13

14 4. Altre suddivisioni proposte 4.1 Ambiti di tutela s.l. Secondo il PTA, la cartografia delle rocce-magazzino è propedeutica alla delimitazione delle zone di protezione delle sorgenti, nelle quali viene tutelato lo stato delle risorse utilizzate o utilizzabili a scopo idropotabile. E quindi sembrato più appropriato differenziare in altro modo quelle unità geologiche sede di risorse idriche sotterranee per le quali il sistematico utilizzo per il consumo umano non risulti documentato in questa approssimazione oppure sia soggetto a naturali limitazioni. Si è scelto di cartografare tali unità come ambiti di tutela a sè stanti, che saranno esclusi dalla ricerca di possibili zone di riserva (art. 44 del PTA) nell ambito della montagna forlivese e cesenate, ricerca che invece interesserà senz altro le aree delle rocce-magazzino qualora la competente Autorità d Ambito Territoriale Ottimale e la Provincia intendessero procedere a questo approfondimento. Gli Ambiti di approfondimento, importanza primaria (file primo_approfondimento.shp) corrispondono a sotto-unità della Formazione Marnoso-arenacea che, in questa approssimazione recano segnalazioni di sorgenti censite meno numerose (più disperse), per lo più documentate come libere oppure tratte dall archivio del Servizio Tecnico di Bacino: questa base dati, come già precedentemente discusso, necessita di una validazione attraverso il rilevamento di campagna. Le aree necessitano di un approfondimento in primis del censimento delle sorgenti, dal cui esito dipenderà l inclusione o meno di settori di esse nella categoria superiore (dal punto di vista delle tutele) delle rocce-magazzino o aree di ricarica. Sono state selezionate le coperture di versante che hanno come substrato le unità geologiche corrispondenti agli ambiti di approfondimento di importanza primaria (file Coperture_generale.shp, campo sintesi = Ambiti di approfondimento, importanza primaria ). Gli Ambiti di approfondimento, importanza secondaria (file secondo_approfondimento.shp) corrispondono a sotto-unità della Formazione Marnoso-arenacea, facies arenacee o marnose nelle Argille Azzurre plio-pleistoceniche (Arenarie di Borello, Marne di Cella) e alle Sabbie di Imola (Sabbie Gialle Auctt.), cartografate non perchè sede di sorgenti censite in questa approssimazione ma in quanto sede di sorgenti storicamente documentate. Queste ultime derivano dalle segnalazioni tratte dalla Carta Topografica d Italia dell Istituto Geografico Militare rilevata negli anni 30 del secolo scorso 8. Si tratta quindi di aree non esenti da sorgenti documentabili, ma in cui l eventuale approfondimento del censimento e delle conseguenti analisi territoriali è da considerarsi successivo a quello degli ambiti sopra descritti. Ad esempio, gli ambiti di approfondimento di importanza secondaria hanno caratteristiche litologiche tali da far supporre la presenza es. di sorgenti libere che potrebbero aver qualche interesse, se non altro per il 8 La loro informatizzazione è stata resa possibile attraverso la collaborazione tra Istituto dei Beni Artistici Culturali e Naturali e Servizio Geologico della Regione Emilia-Romagna 14

15 completamento del censimento di quelle di particolare pregio naturalistico-ambientale, in fase di approfondimento del PTCP. Per semplicità, non sono state cartografate le coperture di versante il cui substrato è costituito da queste unità. L area in cui affiora la Formazione Gessoso-solfifera (gessi messiniani,file Gessoso_solfifera.shp), accompagnata dalle coperture detritiche di versante di cui costituisce il substrato (file Coperture_generale.shp, campo sintesi = ambiti tutela naturalistica s.l. ) è stata cartografata come Ambito di tutela naturalistica. Non si è rinvenuta alcuna segnalazione di sorgenti nei censimenti più recenti, salvo qualche segnalazione relativa all archivio di quelle storicamente documentate. Questa caratteristica è conforme a quanto si è riscontrato, per la stessa formazione del margine appenninico, nel corso delle analisi territoriali svolte per i PPTA di Reggio Emilia e Ravenna (De Nardo et alii, 2006 e 2007), a conferma di come queste acque sotterranee possano avere un chimismo indesiderabile per l uso idropotabile, a causa dell elevata concentrazione di solfati e in altri sali disciolti in generale (da cui anche l elevata conducibilità elettrica) Si tratta di un complesso idrogeologico caratterizzato da elevata permeabilità, sede di scaturigini delle quali andrà invece valutata la classificazione entro la categoria di particolare pregio naturalisticoambientale. 4.3 Limiti dell area di studio Il file abc_fc.shp (fonte: ARPA-Ingegneria Ambientale) definisce i settori A, B, C in cui sono suddivise le zone di protezione delle acque sotterranee nel territorio di pedecollina e pianura (art. 44). Nelle altre Province, il settore C è stato assunto come limite settentrionale dell area di studio, come definito nel PTA; nel caso di Forlì-Cesena ciò non è stato possibile poichè il settore C non ha continuità laterale; la Provincia ha inoltre già acquisito per il PTCP la cartografia delle zone di protezione delle acque sotterranee nell ambito di pedecollina e pianura, precedentemente elaborata presso il Servizio Geologico regionale, con la quale sarà necessario confrontarsi. In attesa di ciò, si forniscono provvisoriamente i files in questione, utilizzabili per suddividere il settore montano dal resto. 15

16 5. Delimitazione delle aree di alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano. Se le aree di ricarica rappresentano il principale costituente delle zone di protezione delle acque sotterranee nel territorio collinare-montano, l art. 44 del PTA prescrive che al loro interno siano delimitate le aree di alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano. 5.1 Individuazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano Nell ambito delle molteplici basi dati analizzate, relative alle sorgenti dell Appennino forlivese e cesenate, nell individuazione di quelle utilizzate per il consumo umano si è proceduto con una certa larghezza, comprendendo le sorgenti che alimentano acquedotti, siano essi in capo al gestore del Servizio Idrico Integrato, siano essi rurali sorgenti captate da fontane pubbliche o libere, censite nel territorio del Parco, nell ipotesi che uno dei motivi della segnalazione fosse non solo il particolare pregio naturalistico-ambientale ma anche il valore turistico legato anche ad un loro utilizzo occasionale a scopo potabile. Si è prudenzialmente utilizzato il fatto che nel file fornito dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi la potabilità era indicata come non definita ; vi sono state comprese anche sette sorgenti classificate non potabili in vista di un loro possibile recupero. Per i problemi di ubicazione riscontrati (es. ripetizione di segnalazioni di scaturigini utilizzate da acquedotto) e per il fatto che facilmente esse comprendono anche sorgenti utilizzate ad uso domestico per il consumo umano (indifferenziate), altrettanto prudenzialmente sono state incluse nell insieme generale le segnalazioni dell archivio del Servizio Tecnico di Bacino. Le aree di possibile alimentazione ottenute sulla base delle sole segnalazioni di questo archivio sono state opportunamente differenziate, per il loro maggiore grado di incertezza (vedi discussione, cap. 2) Le aree di possibile alimentazione Per la delimitazione delle aree di alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano sono state seguite le indicazioni nel paragrafo della Relazione generale del PTA, alla cui stesura chi scrive ha contribuito. In sintesi, è stato utilizzato il metodo altimetrico-morfologico (Piacentini, 1994) che individua nell isoipsa a valle della scaturigine e nei corsi d acqua delle incisioni vallive laterali (in quanto limiti di flusso), i confini di prima approssimazione dell area che contiene quella effettivamente corrispondente al bacino di alimentazione della sorgente considerata. 16

17 Alle aree che si potevano ottenere dalla sola applicazione di questo utile criterio, nel corso della perimetrazione sono state applicate anche le seguenti regole, derivanti dal confronto con la banca dati della Carta Geologica dell Appennino emiliano-romagnolo a scala 1:10.000: in presenza di formazioni non carsificabili, quali sono in larga maggioranza quelle nell area di studio, è verosimile che gli spartiacque sotterranei coincidano con quelli superficiali e quindi delimitino almeno superiormente l area di alimentazione in presenza di formazioni caratterizzate da stratificazione lateralmente persistente, accompagnata da alternanze di litotipi arenacei e pelitici, è cautelativo tenere conto anche della possibilità che la circolazione idrica sotterranea avvenga lungo strato o comunque interessi sistemi di fratture con apertura e interconnessione sufficienti a garantire tale sviluppo prevalente, entro gli intervalli arenacei; si sono considerati, anche se in modo speditivo, i rapporti tra l assetto della stratificazione, il versante e le scaturigini. da esperienza, il reticolo idrografico minuto è più fitto di quello disegnato nella Carta Tecnica Regionale, specie in corrispondenza di vallecole ben rappresentate nella topografia. in presenza di formazioni litologicamente omogenee (arenacee) si è tenuto conto della presenza di faglie, anche presunte, indicate nella carte geologica regionale si è tenuto conto dei grandi corpi di frana sistematicamente associati alla presenza di sorgenti captate, dati da accumuli coalescenti, che interessano interi versanti e sono riconducibili a scivolamenti roto-traslativi, anche di interi lembi monoformazionali. Le aree di possibile alimentazione (file aree_alimentazione_bo.shp) sono state suddivise nelle seguenti tipologie, in base ai valori del campo classe (numerico): 0: generiche, in ammassi rocciosi e nella porzione di versante opposto (da cui è ipotizzabile possa provenire un contributo all alimentazione per circolazione lungo strato) a quello che ospita le aree di classe superiore, quando siano presenti le condizioni geologiche e morfologiche descritte per la classe 2. 1: certe, che comprendono ammassi rocciosi oppure ammassi rocciosi associati a corpi di frana, questi ultimi interessati da sorgenti e corpi di frana recanti le condizioni al contorno descritte per la classe 2 2: potenziali zone di riserva (da verificare), ove esitano condizioni geologiche potenzialmente favorevoli all immagazzinamento di acqua nel sottosuolo date dalla sistematica associazione di: strati con elevata continuità laterale (es. ettometrica) versanti poco acclivi, con stratificazione franapoggio a inclinazione minore o uguale al pendio presenza di corpi di frana, anche coalescenti 3, aree di possibile alimentazione di sorgenti utilizzate a scopo termale, riferite ad un unica segnalazione e solo a titolo indicativo, per quanto discusso nel par

18 4, aree di possibile alimentazione, in depositi alluvionali e porzioni di versante ad essi adiacenti, da cui possa provenire un contributo all alimentazione dal ruscellamento (solo indicativamente delimitati) Le altre informazioni fornite sono quelle di seguito indicate, esplicitate attraverso altri campi. Il campo Sit (situazione idrogeologica locale) è numerico. A numero diverso corrispondono aree di possibile alimentazione singole o raggruppate; uno stesso numero indica le aree potenzialmente interessate dagli effetti di azioni (es. cambiamenti nell uso del suolo), relativamente alla tutela delle sorgenti ivi localizzate. Il campo tipo è numerico, ed ha valore 1 se si tratta di area di possibile alimentazione da verificare, in quanto sede di sorgenti segnalate soltanto nell archivio del Servizio Tecnico di Bacino, essendo necessaria una loro validazione attraverso il rilevamento di campagna. Il PTA prescrive anche l individuazione delle cavità ipogee, assoggettate a misure di tutela se in sicura connessione con i circuiti di alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano (art. 47). E stato innanzitutto fornito alla Provincia uno shapefile (2_cavita_fc) estratto dall archivio informatizzato fornito dal Servizio Sistemi Informativi Geografici regionale, basato sui rilevamenti dei Gruppi Speleologici della Federazione Speleologica dell Emilia-Romagna (FSER) e relativo all area dell Appennino forlivese e cesenate. Tra le 10 cavità ipogee censite (la cui distribuzione non è qui associata a litotipi carsificabili come i gessi messiniani, quanto piuttosto a FMA o allo Spungone interessati da faglie), sono individuate quelle che ricadono in aree di possibile alimentazione o nelle immediate adiacenze. Sono: FO475, comune di Premilcuore località Castel dell Alpe FO548 e 549 in comune di S. Sofia, località Cabelli E in quest ambito che andranno ricercate e verificate le cavità ipogee in sicura connessione con le sorgenti utilizzate per il consumo umano (nella definizione cautelativamente allargata utilizzata in queste elaborazioni) in base all art. 47, comma 4, del PTA. Per l individuazione di queste vie preferenziali d infiltrazione (anche di eventuali inquinanti) nel sottosuolo, saranno richiesti degli approfondimenti di carattere idrogeologico specialistico. 18

19 6. Conclusioni e indicazioni per successivi approfondimenti E stato dettagliato, per l Appennino forlivese e cesenate, il quadro sulle zone di protezione delle acque sotterranee delineato dal PTA in ambito regionale. Sono state delimitate le aree di ricarica, nucleo delle zone di protezione, con le suddivisioni prescritte, ad eccezione delle aree esterne alle rocce-magazzino, da cui possano provenire eventuali inquinanti per ruscellamento. Ciò in considerazione del fatto che, nell area di studio, le rocce-magazzino in ammassi rocciosi sono per la maggior parte dei casi anche morfologicamente rilevate e anche arealmente estese. Si forniscono le seguenti indicazioni per approfondimenti successivi, per lo svolgimento delle quali il Servizio Geologico è disponibile a stabilire nuove collaborazioni con gli Enti a vario titolo competenti (es. Provincia, Comuni, Autorità d Ambito, Gestore del Servizio Idrico Integrato): a) Risoluzione dei problemi emersi dalla sintesi delle sorgenti censite, attraverso l implementazione, es. con uso di strumentazione GPS, del censimento delle sorgenti. Si risolvono in questo modo i casi di eventuale sovrapposizione dei dati di localizzazione derivati da archivi diversi b) Avvio di collaborazioni con gli Enti a vario titolo competenti per giungere alla formazione di una banca dati aggiornata, validata e condivisa sulle sorgenti che alimentano acquedotti; conseguente revisione della Base Informativa delle reti acquedottistiche, ediz. provvisoria c) Censimento di sorgenti e pozzi che interessano i depositi alluvionali terrazzati, propedeutico all individuazione di zone di tutela delle acque sotterranee in settori di fondovalle d) Applicazione di criteri geologici e idrogeologici per l individuazione delle aree di ricaricaalimentazione di gruppi di sorgenti, individuati tra quelli localmente più importanti per l approvvigionamento idropotabile. A tale scopo, è possibile sperimentare anche nell Appennino forlivese e cesenate, l applicazione di criteri individuati in contesti geologicamente simili (ricerche in corso presso il Servizio Geologico regionale: vedi interv_denardo_segadelli.pdf ) e) Gli stessi criteri di cui al punto precedente sono applicabili per l individuazione e cartografia delle zone di riserva in ambito collinare e montano. f) Implementazione del censimento delle sorgenti es. di antico uso, collocate in contesti di elevato valore naturalistico e/o storico, con particolari mineralizzazioni ecc., classificabili come aventi particolare pregio naturalistico-ambientale, nei settori esterni al perimetro del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. g) Approfondimenti legati al tema delle acque sotterranee nel cotesto dei Siti di Importanza Comunitari (SIC) montani di propria competenza. 19

20 h) Con il coinvolgimento dei competenti Servizi della Provincia di Ravenna, approfondimenti sul tema delle sorgenti libere o captate da acquedotti rurali nel contesto della Formazione Marnoso-Arenacea, per la risoluzione delle diverse attribuzioni di questa unità geologica assegnate in base alle analisi territoriali svolte per i Piani di provinciali di Tutela delle Acque di Ravenna e Forlì-Cesena. 7. Alcune considerazioni sull applicazione delle Norme del PTA Ai fini dell applicazione dell art. 47 del PTA che disciplina le zone di protezione delle acque sotterranee in territorio collinare e montano, si propongono le seguenti riflessioni: la delimitazione delle rocce-magazzino o aree di ricarica della falda individua i settori più generali a cui applicare le disposizioni dell art. 45 comma 2, punto a), che regolamentano lo spandimento di liquami e il censimento dei centri di pericolo. è opportuno estendere l applicazione delle disposizioni sullo spandimento liquami (art. 45, comma 2, punto a1) agli ambiti di approfondimento di importanza primaria nella Formazione Marnoso-arenacea, per la loro contiguità alle aree di ricarica, unitamente alle indicazioni in merito all approfondimento del censimento delle sorgenti. nelle zone di protezione, l aspetto idrogeologico dovrà essere considerato e approfondito (con diversi gradi di approssimazione, in relazione alle finalità e al tipo di areale interessato) nelle analisi territoriali a corredo degli strumenti di pianificazione territoriale e di settore, di ambito comunale e sovracomunale, e comunque nelle analisi territoriali correlate a trasformazioni d uso del suolo. l applicazione delle disposizioni dell art. 45, comma 2, punti b1, b2 e b3 è riservata alle aree di possibile alimentazione. Il punto b1 regolamenta le attività estrattive, per le quali l approfondimento idrogeologico rientra nelle considerazioni fatte al punto precedente. L applicazione dei punti b2 e b3 è condizionata anche dall esecuzione di studi idrogeologici che, almeno in aree di possibile alimentazione selezionate e individuate come prioritarie in ambito provinciale, vengano effettuati per risolvere il grado di approssimazione legato al metodo morfologico-altimetrico. Per l impegno (anche metodologico) richiesto da tali approfondimenti, è richiesto il coinvolgimento di Enti sovraordinati rispetto ai Comuni, tra cui il Gestore delle captazioni e l ATO competetene. Nelle aree di possibile alimentazione delle sorgenti sono vietate le discariche di rifiuti pericolosi e non (art. 47, comma 3). Le aree di ricarica in generale hanno caratteristiche non idonee alla realizzazione di discariche (e a quelle di rifiuti pericolosi in particolare), trattandosi di interventi che vanno ad incrementare localmente i centri di pericolo (il cui censimento è peraltro prescritto dal punto a2 del comma 2, art. 45) e quindi la pericolosità e conseguentemente il rischio d inquinamento. Quanto meno, per le discariche di rifiuti non pericolosi e non altrimenti localizzabili andranno individuati i settori delle aree di ricarica con caratteristiche morfologiche e altimetriche idonee a minimizzarne gli effetti sulla circolazione idrica sotterranea (es. le aree prossime ai fondovalle), mentre sono da escludersi i settori delle aree di ricarica situati a monte 20

21 o nelle adiacenze delle aree di possibile alimentazione delle sorgenti utilizzate per il consumo umano. Nella Formazione Gessoso-solfifera, ambito di tutela naturalistica, è vietata l apertura di discariche. E inoltre: La ricostruzione del modello geologico locale è propedeutico allo svolgimento delle analisi territoriali a cui si fa riferimento nei punti che seguono Nelle aree di ricarica va indirizzata la ricerca di siti idonei all apertura di nuove captazioni di acque sorgive o all implementazione dell uso di quelle esistenti, applicando metodologie che approfondiscano l aspetto quantitativo (a salvaguardia delle captazioni già in atto e del naturale rinnovamento della risorsa) e qualitativo. Nelle aree di ricarica, lo svolgimento delle attività estrattive in tutte le loro fasi deve avvenire in modo tale da salvaguardare le risorse idriche sotterranee, indipendentemente dal loro stato di utilizzo. Nei settori delle aree di ricarica situati a monte o nelle adiacenze di aree di possibile alimentazione delle sorgenti, lo svolgimento delle attività estrattive in tutte le loro fasi deve anche garantire la mancanza di interferenze con le aree di possibile alimentazione medesime. Nei settori delle aree di ricarica situati a monte o nelle adiacenze delle aree di possibile alimentazione di sorgenti utilizzate per il consumo umano, la realizzazione di trasformazioni d uso che diano origine ad attività potenzialmente inquinanti, è subordinata agli esiti di approfondimenti finalizzati alla successiva valutazione delle interferenze tra la realizzazione degli interventi e le aree di alimentazione delle sorgenti; in particolare la realizzazione di discariche (di rifiuti pericolosi e non) è vietata nei settori delle aree di ricarica situati a monte o nelle adiacenze delle aree di possibile alimentazione delle sorgenti, in considerazione del margine di incertezza relativo al perimetro di tali aree, legato all applicazione del metodo morfologico-altimetrico per le sorgenti a servizio di pubblico acquedotto, per le quali sono prescritte zone di rispetto, la riperimetrazione di queste ultime con criteri diversi da quello geometrico ( dei 200 metri di raggio) condizionerà anche l estensione delle aree di possibile alimentazione ottenuta con il metodo morfologico-altimetrico, da cui la necessità di affrontare il problema dell individuazione delle zone di rispetto delle captazioni non prescindendo da quello della ri-perimetrazione delle aree di alimentazione medesime. 21

22 Bibliografia consultata CANUTI P., ERMINI L., GARGINI A., MARTELLI L., PICCININI L., VINCENZI V. (2009) - La gallerie TAV attraverso l Appennino toscano:impatto idrogeologico ed opere di mitigazione. Provincia di Firenze., DE NARDO M.T. (2008) Le zone di protezione delle acque sotterranee, Appennino bolognese. Relazione Illustrativa delle cartografie predisposte come contributo al Quadro Conoscitivo della variante al PTC della Provincia di Bologna, in adeguamento al Piano di Tutela delle Acque. DE NARDO M.T. con contributi di BONAPOSTA D., CHIERICI A., FAVA E., SEGADELLI S. (2006) Contributo al Quadro Conoscitivo del Piano di Tutela delle Acque Provinciale, variante al PTCP; perimetrazione delle zone di protezione delle acque sotterranee in ambito collinare e montano. Cartografie e Relazione Illustrativa predisposte per la Provincia di Reggio Emilia. DE NARDO M.T., ERCOLESSI G. E PARISI A. (2007) Progetto per la perimetrazione delle zone di protezione delle acque sotterranee in ambito collinare e montano: contributo al Piano provinciale di Tutela delle Acque. Cartografie e Relazione Illustrativa predisposte per la Provincia di Ravenna. DE NARDO M.T., SEGADELLI S. E VESCOVI P. (2006) Caratterizzazione geologica delle sorgenti nella zona del Monte Nero (alto Appennino parmense e piacentino): primi risultati. In: DE NARDO M.T., SEGADELLI S. E VESCOVI P., con contributi di GHIRETTI A. e NEGRINO F. (2007) Studio pilota per la caratterizzazione delle sorgenti nelle zone di Monte Nero (alta Val Ceno e alta Val Nure, Province di Parma e Piacenza). Il Geologo dell Emilia-Romagna, anno VII/2007, n. 25. NUOVA CARTA GEOLOGICA D ITALIA, scala 1:50.000, fogli 265 e 254. Sito per relativi Autori e bibliografia. PIACENTINI D. (1994) Zona di possibile alimentazione delle sorgenti: criterio di delimitazione con il metodo altimetrico-morfologico. In: AA. VV. Studi sulla vulnerabilità degli acquiferi, l Appennino modenese. A cura di: D. Piacentini, A. Zavatti. Quaderni di Tecniche di Protezione Ambientale, n. 35. Protezione delle acque sotterranee. Pitagora Editrice. REGIONE EMILIA-ROMAGNA (1982) Catasto delle cavità naturali dell Emilia-Romagna REGIONE EMILIA-ROMAGNA, ASSESSORATO AMBIENTE E SVILUPPO SOSTENIBILE (2005) Piano di Tutela delle Acque, Relazione Generale. ARPA, Ingegneria Ambientale REGIONE EMILIA-ROMAGNA, SERVIZIO GEOLOGICO, SISMICO E DEI SUOLI Carta geologica dell Appennino emiliano-romagnolo, a scala 1: Sito: REGIONE EMILIA-ROMAGNA, SERVIZIO TUTELA E RISANAMENTO RISORSA ACQUA (2003) Base informativa delle reti acquedottistiche (versione provvisoria) della provincia di Piacenza. VIEL G., DE NARDO M.T. E MONTAGUTI M. (2003) - Schema Direttore della pericolosità geo-ambientale, Servizio Geologico d Italia e Servizio geologico, sismico e dei suoli, Regione Emilia-Romagna. 4th European Congress on Regional Geoscientific Cartography and Information Systems, Bologna, giugno

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