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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA Corso di Laurea Magistrale in Scienze per l Ambiente e il Territorio Dipartimento di Scienze della Vita MONITORAGGIO E SORVEGLIANZA ENTOMOLOGICA DI Aedes albopictus (DIPTERA: CULICIDAE) NEL TERRITORIO MODENESE, ANNI Relatore: Prof. Ivano Ansaloni Tesi di: Valeria Tripi Correlatore: Dott.ssa Anna Maria Manzieri ANNO ACCADEMICO

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3 INDICE 1. Introduzione Scopo della tesi Nuove specie alloctone di zanzara in Italia Aedes albopictus Origine e dinamica della diffusione mondiale Abitudini Effetti sulla salute Ciclo vitale e morfologia Lotta integrata alla zanzara tigre Sorveglianza e monitoraggio Evoluzione del sistema di monitoraggio regionale Sistema di monitoraggio tramite ovitrappole Tecniche di sorveglianza Dati e risultati del monitoraggio Risultati del monitoraggio estivo Risultati del monitoraggio invernale Evoluzione dell infestazione nella Provincia di Modena Conclusioni Bibliografia Allegati...69

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5 1. Introduzione Se pensi di essere troppo piccolo per far la differenza, prova a dormire con una zanzara -- Dalai Lama La citazione iniziale non può essere più vera: non solo per il significato filosofico che porta, ma anche per quello biologico. Le zanzare potrebbero sembrare, ai più, insetti irrilevanti nel mondo della biodiversità: ma non esiste concetto più sbagliato. Questa tesi è un esempio di come le zanzare, animali di piccole dimensioni, possono influire sugli ecosistemi, sulle specie che li popolano e addirittura sulle abitudini umane, creando conseguenze significative anche a livello sanitario. Nel mondo esistono 3200 specie di zanzare, diverse tra loro per abitudini alimentari e habitat. La maggior parte è presente nelle zone calde del pianeta, ma alcune si sono adattate bene a climi temperato-freddi. Questo adattamento è stato spesso conseguenza, soprattutto in tempi recenti, di introduzioni accidentali. Negli ultimi anni infatti, l esposizione ad una probabile invasione biologica da parte di alcune specie di zanzare è aumentata, sia a causa dell incremento dei trasporti e delle vie di comunicazione internazionali, sia per l introduzione e il commercio di specie animali e vegetali esotiche, che sono spesso vettori di patologie e virus, ma possono fungere, in alcuni casi, da ponti biologici per altre specie. Il fenomeno delle invasioni biologiche, non solo relativo alle zanzare, è in rapida e costante crescita ed interessa tutti i tipi di ecosistemi e gruppi tassonomici. Gli effetti sono in alcuni casi devastanti per gli ambienti naturali e per gli organismi che vivono al loro interno. Le specie alloctone rappresentano a livello globale la seconda causa di minaccia per la biodiversità, entrando in conflitto con le specie autoctone. Altra problematica è quella che lega le invasioni biologiche ad elevati costi economici e sociali che rendono ancora più urgente un'azione rapida. Rispondere a questo tipo di invasioni è quindi una sfida particolarmente complessa. Sfida che si è cercato di intraprendere e risolvere dopo l introduzione accidentale della zanzara tigre in Italia circa venti anni fa. La prima registrazione di Aedes albopictus (Figura 1), nel nostro Paese è riconducibile all'inizio degli anni '90, quando la specie fu introdotta attraverso il commercio di pneumatici usati importati da un'azienda genovese in rapporti commerciali con paesi extraeuropei, tra i quali gli USA e il Giappone. Nei dieci anni successivi, la zanzara tigre ha trovato condizioni ideali per il suo sviluppo e 1

6 diffusione, andando a coinvolgere molte città italiane. La presenza di siti a rischio, come appunto i pneumatici usati e altri contenitori dove ristagnano anche piccole quantità di acqua, consente la creazione di aree primarie di colonizzazione dalle quali inizia l insediamento del territorio circostante. In Emilia-Romagna, per esempio, è bastato poco più di un decennio perché Ae. albopictus infestasse tutte le città capoluogo e la maggior parte dei comuni di pianura e bassa collina di ogni provincia. Attualmente la diffusione in nuove località avviene in gran parte per trasferimento passivo tramite il traffico veicolare. Oggi la zanzara tigre non viene più considerata un semplice fastidio ; infatti l'episodio epidemico di febbre da Chikungunya virus, verificatosi in alcune zone della Regione Emilia-Romagna nell'estate 2007, ha concretizzato il pericolo che gli esperti del settore avevano previsto fin dall'arrivo in Italia di Ae. albopictus. Si è trattato della prima comparsa ( outbreak ) di una malattia umana da arbovirus, trasmessa da uomo a uomo attraverso una zanzara, verificatosi in un paese a clima temperato al di fuori dell'area endemica. Da questo momento in poi la zanzara tigre si è trasformata da fastidioso insetto di interesse ambientale, al pericoloso vettore di arbovirus di grande importanza sanitaria. Figura 1 - Aedes albopictus (Regione Emilia Romagna, 2006). 2

7 2. Scopo della tesi La diffusione della zanzara tigre è un problema che riguarda la maggior parte dei paesi del mondo, arrivando a coinvolgere tutti i continenti. Problema che si è cercato di risolvere con azioni di monitoraggio, sorveglianza e lotta integrata in molti di questi Paesi, compresa l Italia. Proposito principale di questa tesi è l'elaborazione e l'analisi dei risultati provenienti da un costante monitoraggio e sorveglianza della zanzara tigre, realizzati nella Regione Emilia- Romagna, con particolare riferimento a quanto rilevato in Provincia di Modena. Attraverso un confronto non solo stagionale, ma anche tra più anni ( ), è stato valutato il grado di diffusione ed evoluzione della popolazione di zanzara tigre nel nostro territorio, al fine di poter condurre, in modo più mirato, azioni di lotta integrata contro questo insetto. Tramite l'utilizzo di sistemi GIS (ArcGis) e software di interpolazione dati, sono state realizzate mappe e grafici che consentono un efficace ed immediata valutazione e visualizzazione della diffusione di Ae. albopictus nei territori monitorati. 3

8 3. Nuove specie alloctone di zanzara in Italia Ae. albopictus non è l unica specie di zanzara che ha invaso la nostra penisola, molte sono infatti le popolazioni che hanno creato o potrebbero creare problemi dal punto di vista sanitario e di biodiversità in Italia. Sia a causa dei commerci internazionali, sia a causa dell introduzione di specie alloctone, la probabilità di un invasione da parte di popolazioni di zanzare esotiche è aumentata soprattutto in questi ultimi decenni. Rischio nel passato Il primo esempio di introduzione di specie esotiche di zanzare è quello dei carichi di merci infestate provenienti dal Nord America che hanno causato, nel 1997, l importazione di una seconda specie di zanzara: Aedes atropalpus (J Am Mosq Control Assoc, 1997), oltre ad Ae. albopicuts già presente. Ae. atropalpus è una specie che appartiene al sottogenere Finlaya, è spesso associata a cavità di rocce, alberi, ma anche a contenitori artificiali in aree antropizzate (Figura 2). Gli adulti pungono principalmente uomini e uccelli durante tutto il giorno. Come nel caso della zanzara tigre, le uova vengono deposte vicino al pelo dell acqua, a volte si possono trovare anche attaccate ad incavi di roccia, sempre nei pressi di serbatoi d'acqua, come luogo di riparo dai venti invernali. Grazie alla efficienza della rete di sorveglianza attivata in quell'anno si è comunque riusciti a circoscrivere l area d ingresso della specie (Treviso) e quindi a eradicarla. Figura 2- Distribuzione Aedes atropalpus (European Centre for Disease Control, 2011) 4

9 Rischio nel presente Un esempio attuale di introduzione di zanzare alloctone in Italia è quello di Aedes koreicus, importata in Europa tramite il commercio di piante tropicali e probabilmente altre merci, arrivata nel nostro territorio nel 2011 (Figura 3). Biologia ed etologia di Ae. koreicus sono molto simili a quelle della zanzara tigre, sembra infatti essere ben adattata all ambiente urbano, dove le larve si sviluppano in tutti i tipi di contenitori sia in aree pubbliche che private, ma anche in ambienti come cavità di alberi, rocce ecc Proviene anch'essa dalle giungle del sud-est asiatico (scoperta per la prima volta a Jejudo, un isola nel sud Corea), ma si adatta meglio ai climi freddi del nord Europa, e ciò ha consentito un espansione dell areale in Italia anche nelle zone collinari e prealpine. Morfologicamente risulta più grande della zanzara tigre ma meno aggressiva, inoltre a differenza di quest'ultima non presenta la linea bianca longitudinale sul dorso (Parasites & Vectors, 2011). E diurna, ma spesso è attiva anche di notte, e sfrutta piccole raccolte d acqua stagnante per deporre le uova. E' considerata un potenziale vettore di arbovirus in grado di trasmettere malattie come l'encefalite giapponese e la filariosi del cane (Dirofilaria immitis). La filariosi nel nostro territorio è legata soprattutto a zone di pianura, ma con l arrivo della zanzara coreana si sono riscontrati casi anche nelle zone collinari, in cui erano stati trovati focolai di questa specie. Figura 3- Distribuzione Aedes koreicus (European Centre for Disease Control, 2011) 5

10 Sino a maggio del 2011 si pensava fosse presente in Europa esclusivamente in un sito in Belgio. In seguito, con la scoperta di focolai in provincia di Belluno, si è ritenuto possibile un ulteriore espansione del suo areale; da poche larve iniziali infatti, in un breve periodo ne sono state rinvenute oltre un centinaio. Nonostante i nuovi ritrovamenti, la distribuzione di questa specie rimane limitata ad un area ristretta del Veneto, dove si è proceduto ad una ricerca estesa al fine di valutare l area infestata e tentare l eradicazione della specie. Purtroppo con il passare dei giorni si è osservato come la presenza di questa nuova specie sia ormai troppo diffusa per poter tentare una eradicazione totale; ad oggi ben 12 Comuni risultano infestati. In alcuni Comuni, sono risultati presenti sia la zanzara tigre che la zanzara coreana, anche se ad oggi non si è mai rinvenuto un focolaio misto. L introduzione di questa nuova specie ha indotto nel 2011, una maggiore attenzione e implementazione nel sistema di monitoraggio, di ricerca e di prevenzione dei potenziali rischi per la salute umana e animale. Rischio futuro Si rileva che l aumento delle temperature in alcune zone, come la Sicilia, potrebbe provocare l arrivo di un altra specie di zanzara, l asiatica Ae. aegypti che è più pericolosa dell' Ae. albopictus in quanto è in grado di trasmettere gli agenti virali della Chikungunya, della Febbre gialla e della Dengue, una malattia dei paesi tropicali che colpisce 50 milioni di persone e se non viene curata può risultare fatale per il 20% degli infettati (Figura 4). Ae. aegypti, è un insetto della famiglia Culicidi, si può riconoscere dalle macchie bianche sulle zampe e da una marcatura a forma di lira sul torace. È originaria dell'africa, ma il suo areale di diffusione è esteso a tutte le regioni tropicali e subtropicali. È in grado di svernare superando anche stagioni invernali molto rigide. Al momento comunque questa nuova specie non è ancora arrivata in Italia. I ricercatori, nel 2011, hanno sviluppato un primo vaccino vivo attenuato per contrastare il contagio di Dengue molto diffuso in Thailandia. Anche se rimane comunque complicata una copertura totale contro i quattro sierotipi del virus. Come per le dalle zanzare, limitare la presenza di pozze d acqua, dove gli insetti possono deporre le uova, rimane una misura preventiva efficace. Per ora le zone più colpite sono l Oceania, il Sud-Est asiatico, Sud e Centro America e l Africa sub-sahariana, ma non si esclude che le zanzare, ed i virus da essa trasmessi, non possano arrivare anche in Italia (Toma L. et al., 2011). 6

11 Figura 4 - Distribuzione Aedes aegypti (European Centre for Disease Control, 2011) 7

12 4. Aedes albopictus 4.1 Origine e dinamica della diffusione mondiale La zanzara tigre ha come areale originario le foreste tropicali del Sudest asiatico. E' un tipico esempio di organismo con una grande capacità colonizzatrice, infatti, pur essendo originaria dell'asia, negli ultimi 35 anni è riuscita a diffondersi con molta rapidità in gran parte del mondo. La sua diffusione è stata favorita dal riscaldamento climatico globale, e dalla sua straordinaria capacità adattativa ai climi temperati, ma soprattutto dall avvicinarsi delle aree urbane alle aree boschive, ciò le ha permesso di colonizzare zone antropiche. La comparsa della zanzara tigre nell America del Nord risale al 1985, quando fu rilevata a Houston, nello stato statunitense del Texas. Negli ultimi 20 anni, si è diffusa in 26 stati, verso nord fino a Chicago. Grazie alle misure di prevenzione e di lotta, in California è stato possibile eliminare tempestivamente questa specie. La zanzara tigre si è stabilita anche in Sudamerica e nei Caraibi e nel 1986 è stata segnalata in Brasile, dove si è diffusa in 7 stati. Hanno fatto seguito il Messico e la Repubblica Dominicana. Nel 1995 Ae. albopictus è stata avvistata a Cuba, in Bolivia e in Guatemala, a cui si sono aggiunti El Salvador, la Colombia, le isole Caimane e il Nicaragua. La sua comparsa in Africa risale al 1991 (in Nigeria e in Sudafrica). Sono stati colonizzati inoltre, il subcontinente indiano e le isole dell Oceano Pacifico nonché dell Oceano Indiano (Chastel, 2005). L Europa del bacino del Mediterraneo offre le condizioni migliori per l insediamento della zanzara tigre. Già nel 1979 è stata riportata la notizia della sua presenza in Albania. Questa data così precoce è presumibilmente riconducibile all intenso scambio di merci con la Cina, avvenuto in quegli anni. Soltanto 12 anni dopo, la zanzara tigre ha fatto di nuovo parlare di sé, quando nel 1990 infatti fu segnalata in Italia, in un deposito di pneumatici usati che commerciava anche con gli USA e il Giappone. Qui ha trovato condizioni ideali per lo sviluppo e la diffusione nel resto della penisola. In Francia, la zanzara tigre è stata rinvenuta nel 1999 in Normandia, in un deposito di vecchi pneumatici, dove però è stato possibile eradicarla (Schaffner & Karch, 2000). Un fenomeno relativamente nuovo è costituito dall avanzamento dell insetto dall Italia lungo la riviera francese, che ha interessato le regioni di Mentone e di Nizza. Oramai la zanzara tigre può considerarsi stabilita anche in Corsica. Sull insediamento della zanzara tigre nel Montenegro, in Croazia, in Serbia e Grecia sono stati pubblicati numerosi rapporti. In Spagna (Aranda et al. 2006), Ae. albopictus è stata rilevata nel 2004 nella regione di Barcellona, dove non è stato possibile tenerla sotto controllo. In Olanda, è stata rinvenuta 8

13 nel 2005 nelle zone delle serre. L importazione è avvenuta attraverso i container del tronchetto della felicità (Dracena), provenienti dalla Cina. Per far sì che le piante si mantengano fresche durante il trasporto vengono mantenute in acqua. Se le Dracene sono contaminate con uova di zanzara tigre, queste, essendo in acqua, possono schiudersi e produrre così indisturbatamente larve e adulti che una volta aperti i container, possono quindi fuoriuscire e, se trovano le condizioni adatte, colonizzare il nuovo ambiente. Purtroppo finora le autorità olandesi non hanno imposto, ma solo consigliato una disinfestazione alle ditte importatrici. In Germania, sotto la direzione del KABS (Comunità comunale d azione per la lotta alla zanzara), è stata implementata una rete di sorveglianza e monitoraggio lungo l autostrada del Reno, nel tratto compreso fra Basilea e Ludwigshafen. La Figura 5 mostra la diffusione a livello mondiale della zanzara tigre: in arancione sono segnate le aree in cui la zanzara si è insediata, mentre le strisce bianco - arancione indicano i paesi in cui ci sono state presenze sporadiche. I dati risalgono al 2008 e sono tra gli ultimi dati disponibili a livello mondiale ed europeo. La situazione non è comunque cambiata significativamente e i Paesi infestati, in questi ultimi anni, rimangono gli stessi; ciò che evolve è il numero di individui all interno di queste aree. Figura 5 Distribuzione globale di Aedes albopictus (Scholte & Schaffner, 2008) 9

14 In Italia Le informazioni su Ae. albopicuts nel nostro Paese sono ampie, questa zanzara è infatti presente in gran parte dell Italia. L unica regione che sembra esserne completamente priva è la Valle d Aosta. Quasi tutte le regioni hanno province infestate, anche se alcune lo sono più di altre. E stata registrata in oltre 1213 comuni su 8102; le aree più colpite sono quelle del Nord Est (Veneto e Friuli Venezia Giulia), la zona tra le Alpi e gli Appennini (buona parte della Lombardia e dell Emilia-Romagna) e le aree costiere del Nord e del Centro. Le aree dei delta (come quella del Po e i delta del Veneto e del Friuli) e le aree sino ai 500 metri di altitudine del nord Italia sono le più frequentemente infestate. Questo è dimostrato dalla proporzione dei comuni infestati nelle tre regioni più colpite. In Emilia-Romagna sono quasi l 80%, in Friuli il 65% circa, in Veneto oltre la metà sono infestati, soprattutto nell area a sud delle Prealpi e delle Alpi. Quasi tutte le aree in zone montane sopra i metri sul livello del mare sono libere da Ae. albopictus. Molti esperti sostengono che nelle Prealpi e nell Appennino, la zanzara tigre può essere ritrovata in piccole popolazioni in paesi anche sopra i 500 metri, dove ci sono strade che da aree molto infestate a quote più basse portano a quote più elevate. Relativamente poche sono le informazioni sulla presenza di questo insetto nelle aree meridionali dell Italia, anche se gli esperti ritengono che sia molto probabile che siano infestate molte aree costiere di Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Abruzzo e Sardegna. La scarsa informazione è dovuta ad una ridotta attività di sorveglianza. In Figura 6 viene mostrato l areale di diffusione accertata della zanzara tigre in Italia. La mappa si riferisce al 2008, ma a parte per l aumento del numero di uova negli ultimi anni, le aree infestate sono rimaste le stesse, grazie ad azioni di sorveglianza, monitoraggio e lotta integrata, che hanno consentito di limitarne la diffusione. Figura 6 Area di diffusione accertata della zanzara tigre (Scholte & Schaffner 2008) 10

15 Modalità di diffusione Quando si insedia in un territorio, la zanzara tigre si diffonde gradualmente, in modo eterogeneo, impiegando diversi anni per colonizzare completamente un area urbana. Inizialmente si osserva una presenza casuale dei focolai (random). Dopo qualche anno la colonizzazione è a macchia di leopardo e successivamente la zanzara si diffonde sull intero centro urbano con densità diverse a seconda delle condizioni ambientali, con una distribuzione definita a isole. In ambiente naturale i siti idonei allo sviluppo delle larve sono scarsi (rocce cave e alberi cariati, ma la loro reale importanza deve essere ancora chiarita). In ambiente rurale, i siti si trovano nei pressi delle aziende agricole e difficilmente nei campi coltivati a meno che non siano presenti contenitori d'acqua (bidoni, teli, pneumatici ecc...). Nei centri abitati l infestazione di Ae. albopictus è associata, sul suolo pubblico, ai caditoie e alle bocche di lupo per lo sgrondo dell acqua piovana (Figura 7). Questi ambienti, quando sono umidi e ricchi di residui vegetali (foglie e scarti), sono un vero e proprio elemento di attrazione per la femmina pronta per la deposizione delle uova. La dispersione nelle zone limitrofe può essere favorita dalla presenza di aree verdi nei quartieri residenziali con case e abitazioni singole con giardino. Questi spazi possono rappresentare infatti, dei veri e propri corridoi di dispersione attiva. Grazie al trasporto passivo offerto da auto, camion, treni, navi e aerei, gli adulti possono diffondersi anche a distanza di molti chilometri e colonizzare aree molto lontane da quella di origine. Tuttavia, un ruolo determinante nella diffusione e nello sviluppo delle infestazioni viene giocato da focolai che si trovano in aree private, come ad esempio: bottiglie barattoli lattine bicchieri annaffiatoi grondaie otturate sottovasi bidoni recipienti pneumatici anfore secchi e bacinelle piante in idrocoltura caditoie pluviali 11

16 abbeveratoi per animali teli di plastica che coprono cumuli di materiali e rocce ornamentali Figura 7 Presenza in percentuale di focolai larvali in aree private. 4.2 Abitudini La zanzara tigre (Ae. albopictus) è una delle 98 specie di zanzare che hanno colonizzato l Europa. La sua spiccata plasticità biologica, dovuta alla notevole variabilità genetica della specie, e la capacità delle uova di sopravvivere alla stagione invernale le hanno permesso di colonizzare rapidamente ambienti anche molto diversi tra loro, come ad esempio quello urbano e quello collinare, ma accomunati dalla presenza di acque stagnanti. Le strategie di adattamento della zanzara tigre si sono dimostrate diverse a seconda degli ambienti che ha colonizzato. La chiave della sua diffusione, oltre alla capacità di quiescenza delle uova durante i periodi asciutti, è dovuta al fatto che bastano piccole raccolte d acqua per la deposizione delle uova. Nel suo ambiente originario di foresta queste sono rappresentate da cavità negli alberi, ascelle di foglie o buchi nella roccia, mentre negli ambienti urbani delle nostre città possono essere sottovasi, tombini, bottiglie, barattoli e altri contenitori. La sua propensione a riprodursi in quantitativi di acqua molto ridotti è confermata dal fatto che non si osservano larve di zanzara tigre in fossi, laghi, canali e altri luoghi ricchi di acqua. Particolarmente aggressiva, la zanzara tigre è attiva anche in pieno giorno anche se la sua massima attività si esplica nelle prime ore della mattina e nel tardo pomeriggio. Alle nostre latitudini il periodo favorevole allo sviluppo della zanzara tigre va da aprile a ottobre. Questo periodo può naturalmente variare a seconda delle temperature, della zona (urbana, rurale, marittima o collinare) e del microhabitat (dimensione e volume del focolaio, grado di insolazione, ecc). La massima densità numerica della popolazione 12

17 adulta si osserva generalmente tra metà agosto e metà settembre. Il fastidio provocato dalle zanzare e il conseguente rischio sanitario ad esse collegato per la loro capacità di veicolare patogeni, è proporzionale alla densità degli insetti. Quando i cittadini ne avvertono la presenza, la colonia è già saldamente radicata nel territorio. Le condizioni ottimali sono l'alta umidità, le temperature sopra ai 20 gradi C e l'ombra. Nonostante possa pungere anche uccelli, rettili e perfino anfibi, la femmina di Ae. albopictus attacca preferibilmente l uomo procurando pomfi e irritazioni fastidiose. Gli adulti sono tendenzialmente esofili, preferiscono spazi aperti, al riparo negli ambienti freschi e ombreggiati e trovano quindi rifugio soprattutto tra l erba alta, le siepi e gli arbusti, per questo motivo spesso vengono percepiti dai cittadini come i luoghi in cui nascono le zanzare. In realtà i focolai di zanzara tigre sono sempre legati alla presenza di piccole raccolte d'acqua. Tuttavia, negli ultimi anni sono stati segnalati abbondantemente anche in zone assolate come i parcheggi dei supermercati o nelle aree industriali, dove ci sono pochi alberi (Regione Emilia Romagna, Linee guida per il controllo della zanzara tigre, Bologna, 2006). Tradizionalmente, si riteneva che la zanzara tigre si spostasse solo poche decine di metri. Studi recenti dimostrano, al contrario, che è capace di effettuare spostamenti anche di centinaia di metri, avvicinandosi al chilometro. Il colore scuro degli indumenti e gli odori del corpo rappresentano per l'adulto di zanzara uno stimolo attrattivo importante. Inoltre per la disposizione delle uova la femmina predilige l'acqua che ristagna a lungo all'aperto e quindi caratterizzata dalla presenza di detriti in decomposizione e da intensa attività microbica, dove le larve trovano abbondante cibo. 13

18 4.3 Effetti sulla salute La zanzara tigre rientra tra le specie pericolose per la salute pubblica, per la sua capacità di trasmettere patogeni, come ad esempio il virus della Chikungunya. In particolare nelle zone tropicali dell'asia, la zanzara tigre è vettore di diverse malattie virali causate da arbovirus, tra cui la Dengue, la febbre gialla e alcune encefaliti. Nel bacino del Mediterraneo, oltre a quello della Chikungunya sono 6 gli arbovirus attivi che potrebbero essere trasmessi dalla zanzara tigre, tra questi il West Nile virus e il virus della meningoencefalite dei tacchini, alcuni virus della famiglia Togaviridae e altri della famiglia Bunyaviridae. La zanzara tigre è risultata implicata nella trasmissione in natura di diversi arbovirus: 3 Flavivirus (Dengue, West Nile e Encefalite Giapponese) 6 Bunyavirus (Jamestown Canyon, Keystone, LaCrosse, Potosi, Chache Valley, Tens aw) 2 Alfavirus (Chikungunya, Encefalomielite Equina dell Est) Il virus responsabile della Chikungunya appartiene alla famiglia delle Togaviridae, del genere degli Alphavirus. Il virus viene trasmesso dalle zanzare del genere Aedes, come Ae. aegypti e Ae. albopictus. La Chikungunya è una malattia tropicale, che in molte zone convive con la Dengue. Data una certa somiglianza dei sintomi, non è sempre facile distinguere le due malattie. Dopo un periodo di incubazione di 3-12 giorni, si manifestano sintomi simili a quelli dell influenza, con febbre alta, brividi, cefalea, nausea, vomito e soprattutto importanti dolori articolari (da cui deriva il nome Chikungunya, che in lingua swahili significa "ciò che curva" o "contorce"), tali da limitare molto i movimenti dei pazienti che quindi tendono a rimanere assolutamente immobili e assumere posizioni che consentano di non sentire il dolore. In alcuni casi, si può sviluppare anche eruzione cutanea pruriginosa. Il tutto si risolve spontaneamente, in genere in pochi giorni, anche se i dolori articolari possono persistere per molti mesi. Le complicanze più gravi sono rare e possono essere di natura emorragica entro 3-5 giorni (anche se non così gravi come nella Dengue), o neurologica, soprattutto nei bambini. In rarissimi casi la Chikungunya può essere fatale, più che altro in soggetti anziani che presentano già altre patologie di base. Considerato che la zanzara tigre è un vettore naturale di questo e di altri arbovirus pericolosi per la salute umana e, visto che, la specie è ormai saldamente radicata in Italia, è necessario tenere sotto controllo l infestazione. Infestazione che può portare ad epidemie come quella avvenuta nel 2007 in Emilia Romagna sviluppatasi inizialmente in due paesini della provincia di Ravenna: Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna. Lo sviluppo del focolaio epidemico nelle due frazioni è stato favorito dalla concomitanza di più fattori: l alta densità della popolazione di zanzara tigre, le caratteristiche climatiche e ambientali, la presenza di una persona che aveva da 14

19 poco contratto l infezione all estero in un Paese ove la malattia è presente (Figura 8). Nel mese di settembre si sono originati 5 focolai secondari dell epidemia a Cervia, Ravenna, Cesena, Rimini e Bologna. Mentre i primi 3 hanno evidenziato relazioni con il primo caso identificato con il focolaio primario, per i focolai secondari di Rimini e Bologna, invece, non si è riusciti a ricostruire la catena epidemiologica. L ultimo caso di malattia si è manifestato il 28 settembre In generale il rischio di contrarre malattie trasmesse da vettori è correlato a due fattori: 1. rischio di introduzione del virus con la presenza di una persona infettata e in fase di virem ia; 2. rischio di trasmissione del virus attraverso insetti vettori competenti ed efficienti (intensità dell infestazione, caratteristiche eto-biologiche, ecc.). La presenza del virus Chikungunya in Emilia-Romagna è stata controllata attraverso una capillare campagna di disinfestazione della zanzara tigre, misura efficace per ridurre il rischio di diffusione della malattia. Al tempo stesso, un adeguato uso di misure di protezione personale, può ridurre il rischio di punture e quindi di infezione da Chikungunya (Regione Emilia-Romagna, Piano regionale dell Emilia-Romagna per la lotta alla zanzara tigre e la prevenzione della Chikungunya e della Dengue, 2008). Figura 8 - Trasmissione del virus Chikungunya (Regione Emilia- Romagna, 2008) Nella Regione Emilia-Romagna, la necessità di contenere l espandersi delle popolazioni di zanzara tigre ha reso necessaria una pianificazione degli interventi a diversi livelli; agli Enti Locali spetta la gestione della disinfestazione, mentre il Servizio sanitario regionale è tenuto a supportare le Amministrazioni pubbliche per quanto riguarda la sorveglianza sanitaria e entomologica, la programmazione degli interventi e le strategie di comunicazione e coinvolgimento dei singoli cittadini. 15

20 Dal 2008 ad oggi, in regione, non si sono verificati altri casi autoctoni di Chikungunya né di altre malattie trasmesse da Ae. albopictus. Uno dei danni maggiori sino ad ora associati alla zanzara tigre, in ogni caso, è il suo impatto sulle abitudini di vita dei cittadini. Si tratta infatti di un insetto molto aggressivo, che punge soprattutto nelle ore più fresche della giornata, al mattino presto e al tramonto. Le punture di Ae. albopictus procurano gonfiori e irritazioni persistenti, pruriginosi o emorragici, e spesso anche dolorosi. Nelle persone particolarmente sensibili, un elevato numero di punture può dare luogo a risposte allergiche che richiedono attenzione medica. La sua presenza in numerosi focolai può arrivare quindi a modificare le abitudini delle persone rendendo difficile, soprattutto ai bambini e agli anziani, la vita all aperto nelle ore fresche della giornata, proprio quelle più piacevoli durante la stagione calda. Aedes albopictus può inoltre infettarsi e trasmettere filarie. La dirofilariosi è una zoonosi provocata da diverse specie di nematodi appartenenti al genere Dirofilaria; una di queste è Dirofilaria repens (Figura 9). Questa malattia è in progressivo aumento, anche in Italia a causa dell arrivo del vettore Ae. albopictus e viene descritta da molti come una malattia emergente in diverse aree del mondo. Figura 9 Ciclo vitale di della Dirofilaria repens (Centers for Disease Control and Prevention, 2009). 16

21 4.4 Ciclo vitale e morfologia Insetto appartenente all ordine dei Ditteri, famiglia Culicidae, genere Aedes, la zanzara tigre, arrivata in Italia intorno agli anni 90, è ormai ben adattata ai nostri ambienti. Dal punto di vista dell aspetto morfologico, Ae. albopictus si distingue molto bene dalla zanzara comune (Ae. geniculatus) per la livrea tigrata. L adulto di zanzara tigre, infatti, ha un corpo nero con striature bianche su capo, torace addome e zampe. Le sue dimensioni sono al di sotto del centimetro, variano a seconda dell'ambiente in cui si sviluppano le larve e alla quantità di cibo disponibile durante le fasi di sviluppo. Il ciclo vitale della zanzara tigre (Figura 10), come di tutte le zanzare, comprende quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto. Le uova sono nere e lunghe circa mezzo millimetro, sono deposte dalla femmina in più siti appena sopra al pelo dell'acqua in piccoli contenitori (focolai larvali), che in ambiente urbano, sono rappresentati per lo più da pozzetti stradali, bocche di lupo, sottovasi, grigliati, bidoni ecc... Figura 10 - Ciclo vitale di Ae. albopictus (Regione Emilia- Romagna, 2008). La femmina di Aedes, responsabile delle punture all uomo, può compiere diversi pasti di sangue a distanza di 3-5 giorni uno dall altro e in condizioni ottimali (ad esempio in laboratorio), può vivere anche più di 40 giorni. A partire da circa 60 ore dopo il pasto di sangue le femmine depongono tra le 40 e le 80 uova, disponendole singolarmente appena sopra il livello dell acqua. In laboratorio si è visto che ogni femmina è in grado di deporre le uova anche per 7 cicli consecutivi, per un totale di uova/individuo nell'arco di vita. 17

22 Grazie a raffinati meccanismi bio-fisiologici (diapausa embrionale), le uova di zanzara tigre possono sopravvivere in forma quiescente anche durante il freddo invernale e i periodi di siccità (uova diapausanti). Addirittura, le uova si sono dimostrate capaci di sopravvivere a temperature di -10 C per 24 ore. Per cominciare a schiudersi, basta che le uova siano sommerse anche in una minima quantità d acqua per un ora, a temperature miti. Se l immersione si prolunga per almeno 7 giorni, il ciclo vitale della zanzara riparte. Le larve, che crescono e si sviluppano in acqua, quando non disturbate, stanno appena sotto la superficie e respirano col sifone respiratorio che permette loro di utilizzare ossigeno atmosferico. La durata dello stadio di larva dipende dalla temperatura, dalla disponibilità di cibo, dal volume dell'acqua e dalla densità delle larve. Dopo quattro mute, la larva si trasforma in pupa che rappresenta l'ultimo stadio della vita acquatica di questo insetto. Lo stadio di pupa (Figura 11) dura da un giorno ad una settimana (a seconda della temperatura dell'acqua), poi la ninfa distende il corpo sulla superficie dell'acqua, il tegumento si rompe, e attraverso una fenditura dorsale della cuticola emerge l'adulto (sfarfallamento), che rimane appoggiato sul pelo dell' acqua per qualche momento prima di prendere il volo. In primavera e autunno, dalla deposizione delle uova fino allo sfarfallamento dell adulto passano in media giorni, mentre in piena estate questo periodo si accorcia a soli 6-8 giorni (Regione Emilia-Romagna, Linee guida per il controllo della zanzara tigre, 2006). Figura 11 - Pupa di Ae.albopictus (Michele M., 2008) L'adulto si distingue in base a diverse caratteristiche morfologiche, visibili ad occhio nudo o con l'ausilio di una lente d'ingrandimento: la lunghezza capo-torace-addome è di 0,4-0,8 cm, con pigmentazione dominante nera (Figura 12). 18

23 Capo Il capo presenta una linea mediana di scaglie bianche che si estende sino allo spazio interoculare. Nella femmina l apparato pungente-succhiante mostra scaglie scure con palpi mascellari bianchi nella porzione distale; mentre nel maschio i palpi mascellari sono lunghi come la proboscide che presenta anellature di scaglie bianche. Figura 12 - Morfologogia Ae. albopictus: A. aspetto dorsale del maschio, B. aspetto laterale addome del maschio; C. aspetto laterale del capo della femmina; D. aspetto laterale del torace del maschio; E. superficie anteriore delle zampe (Michele M., 2008). Torace Il torace presenta una caratteristica linea longitudinale di scaglie bianche che attraversa la faccia superiore e prosegue sul capo. La lunghezza dell'ala è tra i 2,9-3,3 mm e sulla base della costa sono presenti scaglie argentee. Il terzo paio di zampe posteriore presenta tarsi con anellature bianche basali con il primo tarso completamente bianco; la tibia è uniformemente nera, mentre il femore presenta una linea corta di scaglie argentee. Addome I segmenti addominali sono provvisti di bande basali trasversali di scaglie argentee separate basolateralmente, formanti macchie triangolari. 19

24 Riconoscimento della specie Per la determinazione certa della specie a partire dagli stadi larvali (Figura 13). occorre l'ausilio di uno stereomicroscopio. Nel capo le setole frontali interne sono bifide o multifide, mentre la setola antennale è semplice; le antenne sono lisce prive di spicole. Il torace invece presenta setole flessibili, semplici o multifide; è privo di setole toraciche e addominali di forma stellata, a differenza di Aedes gaeniculatus. Infine nell addome, nell'ottavo segmento, sono presenti 6-13 scaglie in un'unica fila, formanti una grossa spina nella parte terminale. Il sifone respiratorio non ha setole sulla superficie dorsale, la setola sifonica è impiantata distalmente rispetto all'ultima spina del pettine e il suo apice non raggiunge l'estremità del sifone; il pettine ha spine uniformemente ravvicinate e di forma acuminata, caratterizzato inoltre dall assenza di auricola sifonica (a differenza di Aedes gaeniculatus). Il segmento anale, nel decimo segmento, è costituito da una sella formata da un largo sclerite che copre solo le superfici dorsali e laterali, interrotto centralmente (Regione Emilia-Romagna, 2006). Figura 13 - Stadio larvale di Ae. albopictus (Michele M., 2008) Per il riconoscimento delle le uova sono necessari stereomicroscopi che le ingrandiscano di almeno 100 volte (Figura 14). La forma dell'uovo è ellittica e il colore biancastro, subito dopo la deposizione, diventa via via più scuro sino a diventare nero lucente. Possono essere confuse con le uova di Ae. geniculatus, in quanto le loro dimensioni sono molto simili, ma in quest'ultima presentano una forma molto meno affusolata. Al microscopio elettronico a scansione le differenze si notano in maniera più evidente, in particolare il 20

25 corion delle uova di Ae. albopictus appare cosparso di tubercoli semisferici, mentre in quelle di Ae. geniculatus è percorso da cellule poligonali. Figura 14 - Uova di Aedes albopictus (Regione Emilia-Romagna, 2008). 21

26 5. Lotta integrata alla zanzara tigre Un piano di lotta integrata alla zanzara tigre si compone delle seguenti azioni censimento e mappatura dei focolai larvali non eliminabili e dei siti sensibili ; lotta antilarvale (eliminazione dei focolai, prevenzione alla creazione di nuovi focolai, trattamenti larvicidi, utilizzo di predatori come Gambusia e Copepodi Ciclopoidi ecc ); lotta agli adulti (trattamenti adulticidi a carattere straordinario, metodi di protezione meccanici e personali) monitoraggio quantitativo dei livelli di infestazione; divulgazione, educazione, sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza, istituzione di un Call Center applicazione di strumenti normativi e sanzionatori (Ordinanze, Regolamento di Igiene Pubblica); utilizzo di tecniche innovative per prevenire la diffusione della specie. Mappatura e censimento dei focolai larvali non eliminabili e dei siti sensibili La mappatura dei focolai larvali deve rappresentare un attività in continuo svolgimento e aggiornamento. Per siti sensibili si intendono gli ambiti in cui la presenza di forti infestazioni può creare particolare impatto: ne sono esempi le scuole materne, gli asili nido, i centri diurni, le case di riposo per anziani e le case di cura. I focolai inamovibili devono essere censiti, riportandone l indirizzo, il tipo, la presenza di larve e/o pupe, ecc.. La creazione di un data base dei focolai non eliminabili e dei siti sensibili da aggiornare in continuo, meglio se in forma digitalizzata con un programma GIS, è fondamentale per l organizzazione dei controlli e dei trattamenti larvicidi periodici. Lotta antilarvale La maggior parte dei focolai di sviluppo larvale nell ambiente urbano si concentra nelle proprietà private, mentre in area pubblica la più importante tipologia di focolaio è costituita dal sistema dei pozzetti stradali per lo sgrondo delle acque meteoriche. La rimozione dei focolai deve prevedere: la bonifica delle microdiscariche in aree sub-urbane e periferiche; l eliminazione, svuotamento dall acqua e stoccaggio al coperto di contenitori e manufatti a rischio potenziale; 22

27 lo stoccaggio al coperto di pneumatici inutilizzati (ad es. presso i gommisti) in alternativa la copertura con teli senza creare avvallamenti; la cura delle cavità nei tronchi; evitare dove possibile l utilizzo di sottovasi; la copertura ermetica (con rete zanzariera, con tappi o coperchi) dei fusti, dei bidoni, delle vasche impiegati negli orti e nei giardini; lo svuotamento settimanale e pulitura a fondo degli abbeveratoi per gli uccelli e gli animali domestici; il lavaggio e rinnovo completo dell acqua nelle caditoie delle aree cortilive. I trattamenti larvicidi sono necessari nei focolai che non possono essere eliminati e nei quali permane l acqua. È il caso tipico delle caditoie stradali e dei pozzetti pluviali. In genere il trattamento della sola tombinatura in area pubblica non raggiunge un livello sufficiente di contenimento dell infestazione a causa del forte ruolo dei focolai in ambito privato. Le campagne di informazione alla cittadinanza perché vengano adottati gli elementari principi di profilassi non danno in genere risultati di efficacia sufficienti poiché l adesione dei cittadini è sempre minoritaria. L opportunità di intraprendere iniziative di lotta larvicida diretta in ambito privato è materia lasciata alla discrezionalità della amministrazione locale. Secondo le indicazioni del gruppo regionale per la sorveglianza e la lotta alla zanzara tigre risulta invece obbligatorio attuare un piano straordinario di interventi porta a porta con trattamento larvicida dei focolai ineliminabili e rimozione di tutti i potenziali focolai larvali eliminabili: nelle aree dove si sono verificati casi di Chikungunya nel 2007 per le situazioni in cui si è in presenza di casi accertati o sospetti di Chikungunya o Dengue. Attualmente è obbligatorio impiegare formulati commerciali registrati allo scopo dal Ministero della Salute come Presidi medico-chirurgici (PMC). Il mercato offre gli stessi formulati larvicidi ad uso professionale anche in confezioni per l uso domestico. Principi attivi larvicidi formulati ad azione antilarvale sono a base chimica o microbiologica. Tra i principi attivi presenti sul mercato i più affidabili per l impiego nella tombinatura stradale risultano attualmente Diflubenzuron e Pyriproxyfen che uniscono buona efficacia e persistenza d azione a bassa tossicità. Il Bacillus thuringiensis israelensis non è consigliabile per scopi professionali per la scarsa persistenza delle formulazioni attualmente in commercio, ma è suggerito per l uso domestico visto il suo profilo tossicologico di grande sicurezza (Romi R., 2005). Bacillus thuringiensis israelensis E' un batterio, saprofita, patogeno facoltativo di insetti, aerobio, che si moltiplica per scissione semplice, è cosmopolita ed è stato isolato nel suolo di foreste e campi coltivati, cadaveri di insetti, prodotti stoccati derivati da piante. I batteri sono prodotti in grandi serbatoi di fermentazione in un substrato nutritivo artificiale. 23

28 Dopo la sporulazione i batteri separati mediante centrifugazione dal substrato nutritivo, vengono trasformati in polveri o granuli applicabili alle piante. L'efficacia del batterio è legata alle condizioni ambientali e alle caratteristiche delle piante. Le radiazioni ultraviolette inattivano rapidamente le proteine con attività insetticida prodotte da Bacillus thuringiensis israelensis. Quando le condizioni ambientali diventano sfavorevoli si ha la formazione di una endospora; in concomitanza con l'origine di questa vi è la formazione di corpi parasporali di aspetto cristallino e natura proteica dotati di attività insetticida, i quali vengono liberati alla dissoluzione dello sporangio. Bacillus thurgiensis israelensis è una sottospecie di Bacillus thuringiensis, le diverse sottospecie di questo batterio sono definite in base ad alcune caratteristiche biochimiche, alla varietà di ospiti e ai geni codificanti le protossine contenute nei cristalli. Il prodotto contenente il batterio è utilizzato soprattutto in presenza di giovani larve poiché maggiormente sensibili ed estremamente voraci. Lotta agli adulti 1) Trattamenti adulticidi in ambienti indoor In genere non è necessario il ricorso a trattamenti adulticidi all interno degli edifici data la scarsa tendenza endofila della zanzara tigre. In ambito domestico sono ampiamente utilizzati gli emanatori termici fumiganti come le piastrine per fornelletti elettrici, i vaporizzatori o emanatori elettrici per erogare insetticidi (normalmente piretroidi) dotati di potere abbattente e repellente per le zanzare. Contrariamente a quanto risulta l opinione più diffusa circa la scarsa pericolosità dei repellenti, questi devono essere utilizzati con tutti gli accorgimenti e la cautela che tutte le sostanze ad azione biocida meritano. Tra questi, quello di evitare il loro funzionamento quando si soggiorna nella stanza specie se l arieggiamento non è sufficiente a garantire il ricambio continuo d aria. 2) Trattamenti adulticidi all esterno Nelle aree infestate l uso di insetticidi nebulizzati nell ambiente aereo è un opzione a cui ricorrere in via straordinaria solo nel caso di una comprovata elevata densità di adulti in siti sensibili quali scuole, ospedali, strutture residenziali protette, ecc. o in presenza di rischio epidemico. Il trattamento adulticida, se condotto correttamente, ha l effetto di abbassare drasticamente la densità di adulti di zanzara, ma occorre sempre tenere presente come imprescindibili, i seguenti aspetti: effetto abbattente del trattamento, è di durata limitata nel tempo, l'impatto ambientale di questi trattamenti è considerevole; è necessario sottoporre l'intervento adulticida in area pubblica a parere preliminare del Dipartimento di Sanità Pubblica dell'ausl competente del territorio. 24

29 Ogni intervento deve essere preceduto da: verifica diretta dello stato di infestazione dell'area da sottoporre all'intervento; individuazione dell'area da trattare e pianificazione del percorso dell'unità operativa; informazione della popolazione in modo da prevenire e limitare l'esposizione durante l'irrorazione. Occorre tenere in considerazione che l'efficacia del trattamento aumenta con il diminuire della dimensione delle particelle che compongono la nube irrorata del nebulizzatore (Regione Emilia Romagna, Linee guida per un corretto utilizzo dei trattamenti adulticidi maggio 2009). Divulgazione, educazione, sensibilizzazione rivolta alla cittadinanza Per informare la cittadinanza sulle modalità di prevenzione e lotta e comunicare quanto la Pubblica amministrazione ha messo in campo per contenere il disagio è necessario condurre delle campagne informative impiegando i canali e i metodi più opportuni. Strumenti della divulgazione sono: depliant sulla biologia della zanzara tigre e sui metodi di controllo; manifesti e locandine da affiggere presso le sedi dell Aziende USL, delle farmacie, delle rivendite di materiale per giardinaggio, nelle sale di attesa di luoghi pubblici, alle fermate degli autobus, ecc.; pagina web dedicata all interno dei siti internet degli enti pubblici coinvolti; spot televisivi da trasmettere su emittenti locali; incontri pubblici a tema tenuti da esperti. Applicazione di strumenti normativi e regolamentari A livello locale gli strumenti a disposizione sono: regolamento Comunale di Igiene e Sanità Pubblica; ordinanza del Sindaco; prescrizioni nel contesto del Regolamento comunale edilizio e nelle concessioni edilizie. 25

30 Utilizzo di tecniche innovative per prevenire la diffusione della popolazione L uso di insetticidi di sintesi chimica può dare luogo a resistenze da parte degli insetti, compresa la zanzara tigre. Per questo e per ridurre l impatto ambientale legato alla diffusione delle sostanze chimiche, negli ultimi decenni, si è cercato di mettere a punto tecniche di lotta basate sul controllo biologico e genetico. Una tecnica di controllo genetico sperimentata sino dagli anni 50 è quella della diffusione in campo di maschi sterili (Sterile Insect Technique). La tecnica dell insetto sterile, creata da E.F. Knipling, può essere descritta come una tecnica per il controllo delle nascite negli insetti, la cui strategia consiste nell'accoppiamento di un maschio sterile con una femmina fertile. L'accoppiamento porta alla naturale produzione e deposizione del carico ovarico, con la differenza che non avverrà lo sviluppo e quindi la schiusa delle uova. Sino a quando il rapporto tra insetti fertili e sterili si mantiene basso, la maggior parte degli incroci risulta sterile, questo porta, con l'andare del tempo, ad una drastica riduzione della popolazione nativa. La tecnica SIT viene quindi utilizzata in varie parti del mondo per contenere o eradicare numerose specie di insetti, sia di interesse agrario che di sanità pubblica. L approccio ben si presta al caso di Ae. albopictus sottoposta in ragione della sua elevata aggressività nei confronti dell uomo, a interventi di lotta più o meno intensi, dimostrandosi comunque possibile un contenimento delle popolazioni entro livelli decisamente bassi. 26

31 6. Sorveglianza e monitoraggio Nella Regione Emilia-Romagna, la necessità di contenere l'espandersi delle popolazioni di zanzara tigre ha reso necessaria una pianificazione degli interventi a diversi livelli; agli Enti Locali spetta la gestione della disinfestazione, mentre il Servizio Sanitario Regionale è tenuto a supportare le Amministrazioni pubbliche per quanto riguarda la sorveglianza dell'infestazione, la programmazione degli interventi e le strategie di comunicazione e coinvolgimento dei singoli cittadini (Figura 15). Figura 15 - Sistema di organizzazione del monitoraggio nella regione Emilia-Romagna (Carrieri M. et al. Journal of Vector Ecology, 2011) Standardizzare le tecniche di monitoraggio è quindi utile e necessario al fine di ottenere informazioni quantitative sulla densità di popolazione della zanzara tigre e quindi valutare il rischio epidemiologico associato alla sua presenza, conoscerne la dinamica stagionale e descrivere l'andamento storico dell'infestazione. Il monitoraggio deve quindi rispondere a specifici criteri di casualità di raccolta dei campioni, di standardizzazione della gestione e non interferenza dei singoli siti di campionamento con operazioni di lotta specifica. 27

32 6.1 Evoluzione del sistema di monitoraggio regionale Prima di addentrarsi nelle modalità con cui si svolgono attualmente il monitoraggio e la sorveglianza e quali tecniche vengono utilizzate, va prima spiegato come questi si siano evoluti negli anni e cosa abbiano comportato le diverse modifiche fatte. Dalla comparsa della zanzara tigre in Regione (seconda metà degli anni 90) ad oggi infatti, il sistema di sorveglianza ha subito una notevole evoluzione, potenziandosi e divenendo sempre più capillare. Il monitoraggio, attività prevista nell'ambito della sorveglianza, all'inizio aveva il solo scopo di accertare la presenza della zanzara, ora, in seguito all'epidemia del 2007, ha l'obiettivo di misurare il livello di infestazione in tutte le province e nei maggiori centri urbani. Nel 2005 l Assessorato alle Politiche per la Salute della Regione Emilia-Romagna promosse un progetto regionale di sorveglianza e lotta alla zanzara tigre, per migliorare complessivamente la capacità di affrontare il problema posto dalla presenza di questo insetto, con l'obiettivo di: - mettere a punto linee guida per un corretto approccio alla gestione della problematica, sia in termini di sorveglianza dell'infestazione, sia di lotta alla zanzara tigre; - promuovere strategie innovative per il controllo dell'infestazione; - incentivare la partecipazione dei cittadini per la gestione dei focolai in aree private. Nel 2006 iniziò un lavoro di coordinamento e armonizzazione, attivato nei vari Comuni, allo scopo di ottenere un dato numerico dell infestazione, non confrontabile in senso spaziale, ma in grado di dare informazioni circa l evoluzione temporale dell infestazione. Questo comportò una raccolta dei dati relativi al monitoraggio e una codifica di ovitrappole regionali. La cadenza del monitoraggio generalmente era settimanale, solo in alcuni casi quindicinale e la gestione del monitoraggio a livello locale veniva affidata per la maggior parte a Ditte operanti sul territorio, a operatori del Comune o a volontari. Nel 2007, prima dell epidemia, vi erano in tutta la regione circa 1600 stazioni di monitoraggio, posizionate con metodologia non completamente uniforme; la maggior parte dei campioni veniva analizzata da Arpa Emilia-Romagna. Nasce inoltre in quel periodo una banca dati aggiornata in tempo reale pubblicata sul sito I dati erano pubblicati durante tutta la stagione estiva, da maggio a ottobre, con cadenza settimanale. L'epidemia del 2007 ha rappresentato un evento rilevante per l'intera Europa, e ha dimostrato come il rischio di trasmissione di malattie attraverso la zanzara tigre sia un rischio concreto e attuale. In questo contesto il Servizio Sanitario Regionale ha agito correttamente e tempestivamente, riuscendo a contenere il numero dei casi e intensificando il numero di ovitrappole nei territori colpiti dall' epidemia. 28

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