del FBI che in 15 anni ha passato qualche centinaio di documenti segreti fotocopiati al KGB, nonchè il recente caso di Bradley Manning che in qualche

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1 EDITORIALE Internet, definita la rete delle reti, è nata nel 1989 e quest anno compie 25 anni. Oggi, dopo tutti questi anni di esperienza e di utilizzo della rete si parla sempre più dei pericoli presenti nella stessa, quegli stessi pericoli che danno origine a termini come Cyber-Crime e Cyber-Warfare. Perché dopo 25 anni ci accorgiamo di tutto questo? La rete ci è stata presentata come strumento indispensabile ed utile per il nostro lavoro e per la vita quotidiana. Gli strumenti che normalmente utilizziamo ci danno la possibilità di controllare, tramite l accesso alla rete, i nostri file di lavoro, il nostro computer di casa e tutti i nostri apparati interconnessi. Ma in tutti questi anni nessuno ha mai istruito i c.d. naviganti su come le informazioni vengano trattate sulla rete. I protocolli maggiormente utilizzati (es. http) sono protocolli che fanno viaggiare le informazioni in chiaro e quindi, chiunque, con un minimo di capacità, può intercettare e leggere il traffico da noi generato. Inoltre il continuo diffondersi di malware, costruito ad arte per raccogliere informazioni sui computer infetti e trasmetterli a server opportunamente nascosti, mettono a dura prova la sicurezza di qualsiasi organizzazione. Cosa possiamo fare? La rete nasce come strumento non sicuro e quindi l opportunità di divulgare sulla stessa determinate informazioni deve essere valutata dal singolo. Come sempre avviene, l anello più debole della catena di sicurezza è rappresentato dall uomo. Comportamenti poco attenti come l utilizzo di software di dubbia provenienza oppure di chiavette USB senza una preventiva scansione con un antivirus opportunamente aggiornato, potrebbero iniettare all interno di un computer e di una organizzazione uno o più codici malevoli. E i danni sulla riservatezza di una organizzazione nel mondo digitale sono decisamente molto elevati rispetto al vecchio modo di trattare le informazioni. Basti pensare ai due casi americani noti al pubblico: Robert Philip Hanssen agente

2 del FBI che in 15 anni ha passato qualche centinaio di documenti segreti fotocopiati al KGB, nonchè il recente caso di Bradley Manning che in qualche mese ha consegnato al fondatore di WIKILEAKS migliaia di documenti segreti utilizzando una semplice pennetta USB. Sono questi i dati che ci devono far riflettere! Nel mondo digitale tutto è più facile e ciò tende a minimizzare la percezione del rischio. E allora cosa possiamo fare? La risposta è riassunta nel termine sicurezza che nello specifico si traduce in sicurezza delle informazioni. Non serve coniare nuovi termini come Cyber- Security o Sicurezza Cibernetica, piuttosto basta applicare il complesso di norme e procedure che da sempre disciplinano il mondo dell Infosec (Information Security), ovvero garantire: Integrità, Riservatezza, Autenticità e Disponibilità delle informazioni. Ancorchè gli strumenti per garantire i quattro principi citati siano già presenti, questi, in realtà, non hanno alcun valore se a essi non si affianca un attenta osservanza di regole e comportamenti a cura dell utente. In conclusione auguro un Felice Anno Nuovo ed una buona lettura. Magg. A.A.r.a.n. Claudio Pellegrino

3 I PERICOLI DELL INTRATTENIMENTO ON-LINE (E possibile hackerare il soggiorno?) Ormai l intrattenimento domestico è diventato una realtà, sempre di più si usufruisce delle nuove tecnologie applicate a internet per guardare programmi in streaming, condividere musica o fotografie, fare acquisti on-line. Ma avete mai pensato che, in realtà, tutti i più comuni dispositivi per l intrattenimento domestico on-line costituiscono una reale minaccia alla sicurezza informatica? Ciò perché il software di queste apparecchiature presenta diverse vulnerabilità e mancano di alcune tra le più elementari misure di sicurezza come la connessione ad internet cryptata. David Jacoby, uno degli analisti alla sicurezza della Kaspersky, ha condotto uno studio/ricerca direttamente nel suo soggiorno, per vedere quanto fosse, dal punto di vista della sicurezza informatica, protetta la sua casa. Quindi ha testato i dispositivi connessi: il router, la smart TV, il NAS (Network Attached Storage), la stampante e via dicendo, in modo da scoprire eventuali vulnerabilità agli attacchi informatici. Ebbene si.. Anche il Security Analyst di Kaspersky Lab. Aveva delle vulnerabilità informatiche in casa. Jacoby, dall esame dei dispositivi della sua rete domestica, ha rilevato 14 vulnerabilità nelle memorie connesse alla rete, 1 vulnerabilità nella smart TV e diverse potenziali funzioni di controllo remoto nel router. Individui e aziende devono capire i rischi di sicurezza connessi ai dispositivi in rete. Dobbiamo anche tenere a mente che le nostre informazioni non sono al sicuro solo perché abbiamo una password forte e che ci sono molti fattori che non possiamo controllare. Ci sono voluti meno di 20 minuti per trovare e verificare vulnerabilità estremamente serie in un dispositivo che sembra sicuro e allude persino alla sicurezza nel suo stesso nome. Che risultati otterrebbe una simile ricerca se fosse condotta su scala più ampia? Questa è solo una delle molte domande che devono essere affrontate dai vendor, dalle comunità di sicurezza e dagli utenti nell immediato futuro. Un altra questione importante è il ciclo di vita dei dispositivi. Come ho appreso discutendo con i produttori, alcuni di loro non sono disposti a sviluppare una soluzione di sicurezza per un dispositivo vulnerabile nel momento in cui il suo ciclo di vita sia giunto al termine. Solitamente, questo ciclo di vita dura uno o due anni, mentre la vita reale dei dispositivi ad esempio i NAS è molto più lunga. Da qualunque punto di vista la si guardi, non si tratta di una politica molto corretta. Questo è stato il commento dello stesso David Jacoby, l autore della ricerca.

4 Ovviamente si sta cercando di fare capire che questi sistemi, ancorché connessi ad internet, bisogna utilizzarli con attenzione ed applicando dei criteri di sicurezza che possano farci stare tranquilli. A questo proposito, l infographic che segue può essere di aiuto e dare qualche suggerimento per potere avere un soggiorno tecnologicamente avanzato e sicuro (?)

5 I Paesi che spiano L articolo 12 della Dichiarazione dei Diritti dell Uomo, recita testualmente: Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato della legge contro tali interferenze o lesioni. Questo articolo sembra sia in pericolo, a rivelarlo è un rapporto stilato dalla Vodafone, la seconda compagnia telefonica al mondo, dove mette in evidenza le modalità di raccolta dei dati da parte dei governi di 29 paesi (quelli in cui opera) e come vengono effettuati i controlli delle comunicazioni. Secondo la Vodafone, i governi di alcuni paesi avrebbero il controllo diretto dei dati e delle comunicazioni dei loro clienti, ciò senza chiedere alcuna autorizzazione, mandato o richiederlo alla stessa compagnia. Vodafone accenna anche ad una rete cablata in grado di permettere, a delle agenzie di sorveglianza di alcuni paesi, di ascoltare conversazioni e, in qualche caso, di effettuarne la geolocalizzazione. Vodafone non ha reso noti i nomi dei paesi in cui questo può accadere, ma potrebbero essere tra quelli dove è in vigore il divieto assoluto, da parte delle compagnie di telecomunicazione, di rivelare il numero delle intercettazioni e il modo in cui vengono eseguite. Nel rapporto, intanto, viene richiesto ai governi dei paesi di modificare la normativa cosi che le intercettazioni possano avere luogo soltanto per ragioni giuridiche.

6 BOTNET Uno dei termini informatici diventato molto famoso negli ultimi anni è botnet. Ma cos è esattamente una botnet, da dove deriva questo nome e, soprattutto, cosa fa? Intanto cominciamo dal nome, il termine bot è un abbreviazione di robot mentre net, ovviamente, si riferisce alla rete, quindi una bot non è altro che una rete di robot. Sostanzialmente un bot è un programma, in questo caso un malware, compilato per collegarsi ad un server ed eseguire, su richiesta, un comando o una serie di funzioni, quindi, in poche parole, consente ad un aggressore di assumere il controllo della macchina infetta che potrebbe essere un PC o un laptop o, comunque, qualunque dispositivo che si può connettere ad internet. Questi dispositivi, infettati da un bot e chiamati in gergo zombie, fanno parte, in genere, di una rete di computer infetti sparsi per il mondo e chiamata botnet, ovviamente ogni botnet assume un nome ed è gestita dal botmaster, il criminale informatico che la controlla. Alcune botnet possono essere composte da qualche centinaio di macchine fino ad arrivare ad un paio di migliaia di dispositivi, ma altre, le più complesse e potenti, riescono ad avere a disposizione centinaia di migliaia di macchine zombie. La maggior parte di questi dispositivi sono infetti senza che il proprietario ne sia consapevole, anche perché il malware, una volta che si va ad insediare nella macchina, non svolge alcuna attività. Ma come fa un bot ad introdursi in una macchina? I bot si diffondono attraverso internet, vanno alla ricerca delle vulnerabilità dei sistemi e, una volta trovate, le sfruttano ed infettano rapidamente il dispositivo. Una volta contaminato la macchina entrerà a fare parte della botnet controllata e gestita dall hacker il quale darà un identificativo unico ad ogni macchina. Una macchina zombie potrà essere utilizzata per svolgere diverse attività: Invio di spam, di virus e di spyware Furto di informazioni personali e riservate Lancio di attacchi DoS e DDoS.

7 Come fare per difendersi dall aggressione dei bot? Ecco alcuni consigli: Installare e mantenere aggiornato un software per la sicurezza (antivirus) Configurare le impostazioni software del dispositivo per l aggiornamento automatico Aumentare le impostazioni di sicurezza del browser in uso Non aprire allegati di dubbia provenienza (verificarne sempre l origine) Controllare che il sistema sia sempre aggiornato con le ultime patch rilasciate Configurare le impostazioni della sicurezza del dispositivo per l aggiornamento automatico, solo in questo modo la disponibilità delle patch più recenti può essere garantita. Blackphone, lo smartphone che tutelerà la privacy??? Il 2013 è stato l anno che ha messo in evidenza quanto siano vulnerabili le informazioni trattate sul web, e non solo. Questo lo si deve, principalmente, a Edward Snowden che, scoperchiando la pentola, ha reso pubblica l attività di raccolta dati, da parte dell NSA, tramite l ascolto, la selezione e l uso dei dati che viaggiano sul web e sulla rete telefonica, sia quella cablata che senza fili. La parte più appetibile di queste informazioni sono i nostri dati, quei dati che le agenzie e le aziende vogliono, quei profili di utenti registrati sulla rete dai quali si può sapere praticamente tutto. Per questo è nato il progetto Blackphone, un programma su scala internazionale che è stato svelato, ufficialmente, durante il Mobile World Congress 2014 di Barcellona. Questo nuovo smartphone ha l obiettivo di dare alla privacy dell utente la priorità su tutto. Il sistema operativo installato sul BlackPhone è una versione modificata di Android 4.4 PrivateOs. Questo Sisitema Operativo non ha servizi di Google preinstallati e tutte le app più recenti (Chrome, Hangout ecc ) sono state sostituite da versioni precedenti open source. Durante le fasi di setup delle impostazioni, bisogna selezionare un codice PIN forte in grado di proteggere il dispositivo ed il sistema di crittografia della memoria interna

8 ( Le società che hanno dato vita al progetto sono la Silent Circle e la Geeksphon, con una joint venture ubicata in Svizzera. Ma il blackphone, è veramente sicuro? Questo dispositivo, stando a quando dichiarano gli ideatori, proteggerà davvero la privacy degli utenti? Da quello che è accaduto alla BlackHat Security Conference di Las Vegas sembra che non sia proprio così. Ebbene, sono bastati 5 minuti, e un ricercatore è riuscito a bucare il dispositivo ottenendo i diritti di root. Ovviamente la patch per eliminare la vulnerabilità è già stata rilasciata, ma rimane sempre da pensare che; nessun dispositivo è veramente sicuro...