Comunicazione Interculturale

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1 Comunicazione Interculturale Anno Accademico Prof. Gaia Moretti

2 Ricapitolando 1. Cos è la cultura? 2. Cos è la comunicazione? 3. Cos è la comunicazione interculturale?

3 Ricapitolando Il Modello Dinamico della Sensibilità Interculturale: l APPROCCIO la funzione del pregiudizio e le sue conseguenze Le cornici e le situazioni: COSA SUCCEDE il linguaggio verbale e non la CNV: i sistemi vocali e non vocali gli stili di comunicazione, cognitivi, di conflitto i valori

4 Come fare? Il mediatore culturale secondo wikipedia: Il suo compito è quello di facilitare la comprensione e risponde ad un'esigenza riconosciuta anche a livello filosofico[1]. Il mediatore è identificato dall'osservatore, e lo aiuta nella ricerca, o facendo parte del gruppo di interesse o intrattenendo relazioni con i membri della società in esame. Nel suo aiuto al ricercatore, egli ha un ruolo molto delicato, quello di rassicurare sulle intenzioni dell'osservatore quando lo presenterà ai guardiani, cioè coloro che proteggono il gruppo da occhi indiscreti e che giustamente vogliono informazioni sul suo scopo. Dal punto di vista dell'intervento sociale quella del mediatore culturale è una figura professionale che ha il compito di facilitare l'inserimento dei cittadini stranieri nel contesto sociale del paese di accoglienza, esercitando la funzione di tramite tra i bisogni dei migranti e le risposte offerte dai servizi pubblici. "per mediatore interculturale intendiamo l'insegnante che, con consapevolezza, si interroga e si attrezza per favorire non tanto la transizione da una cultura all'altra quanto la sintesi - dove è possibile - tra culture, allo scopo di creare momenti pedagogici capaci di andare oltre le reciproche differenze"[3].

5 Come fare il comunicatore interculturale? Non si tratta solo di fare i mediatori culturali, ma di essere capaci di comunicare interculturalmente. Le competenze della comunicazione interculturale hanno a che fare più con la sensibilità che con l apprendimento di nozioni o pratiche. Poiché è la cultura che costruisce e definisce il mondo, e viceversa il mondo influenza l evoluzione della cultura, mente e mondo sono due aspetti di un unico tutto in cui sviluppare le competenze legate alla comunicazione interculturale.

6 Come posso comunicare senza sapere chi sono? Io - Altro tendiamo sempre a costruire la nostra identità definendo ciò che non siamo; solo successivamente riusciamo ad esprimere con chiarezza ciò che positivamente siamo.

7 L identità: una questione di sé il sé sociale si riferisce alle proprie appartenenze e può riguardare gruppi più o meno numerosi; parla di riti, regole, norme, abitudini, lingue, sistemi di cura e fornisce conoscenze e informazioni essenziali delle rispettive culture in senso etnografico e anche antropologico. Il sé individuale riguarda l approccio socio- costruzionista ed è personale e unico; comprende il modo in cui ogni individuo percepisce e sente la propria vita e il mondo che lo circonda. Si concentra sul proprio sistema di significati e parla di linguaggi anziché di lingue. Il sé relazionale, infine, diventa un metalivello perché riguarda gli altri tre: rappresenta i vissuti dei conversanti messi a confronto. (Edelstein, 2003)

8 La questione del sé Il sé sociale: quello che si esprime in pubblico e quindi fa parlare di sè; espresso (o trascinato) nelle arene pubbliche, il sé sociale è il veicolo per la definizione delle culture presenti sul territorio, e diventa ormai spesso il capro espiatorio per la definizione di una cultura come sbagliata, cattiva, o violenta. Il sé individuale è privato ed unico: può trovare espressione negli altri due sè, ma non è rintracciabile nelle arene pubbliche a meno che la persona non si interessata a partecipare ad un dibattito in cui emergano, necessariamente, il sé individuale e quello sociale. Ai tempi dei social network, entrambi i sé si dichiarano e vengono diffusi in maniera ben diversa dagli ultimi dieci anni. Il sé relazionale può essere scoperto e sperimentato solo nella relazione, nel quale intervengono necessariamente gli altri due, e che diviene così il sé nel quale si costruisce la relazione tra i singoli, i gruppi e gli altri sè.

9 Un solo sé non è possibile Ognuno di noi appartiene ad una molteplicità di gruppi. Le relazioni sono multiple. L identità unica è un abuso. Le identità non sono riducibili a una appartenenza sia essa religiosa, etica o comunitaria. Ognuno è complesso, siamo figli di incroci di civiltà. Il bisogno di identità non può essere un culto delle origini mitizzando un improbabile passato che ci dovrebbe dare una identità (De Vita, in Malizia 2008)

10 Il comunicatore interculturale ha preso coscienza della propria identità, e delle identità multiple che essa implica riconosce il proprio background culturale e non lo nega è ad un livello integrato del MDSI (o sta provando ad arrivarci) sviluppa le competenze comunicative interculturali nella coscienza di una relazione mente - mondo

11 Problemi interculturali legati alla lingua a. Problemi legati a suono della lingua b. Problemi legati alla scelta delle parole e degli argomenti c. Problemi legati ad alcuni aspetti grammaticali d. Problemi legati alla struttura del testo e. Problemi di natura sociolinguistica f. Problemi pragmatici: le mosse comunicative Problemi legati ai linguaggi non verbali a. La cinesica: comunicare con il corpo - la testa, il viso - le braccia, le gambe - postura - odori e rumori del corpo - altro b. La prossemica: la distanza tra corpi come forma di comunicazione c. L oggettemica: comunicare con oggetti - i vestiti, l abbigliamento, le uniformi - gli status symbol - il denaro - il cibo, le bevande - altro Balboni e Caon 2015: il modello competenza linguistica mente mondo della competenza comunicativa interculturale competenze extra-linguistiche competenze sociopragmatica e (inter)culturale padronanza capacità di agire in eventi comunicativi interculturali Problemi di comunicazione dovuti a valori culturali a. Problemi legati al concetto di tempo b. Problemi legati al concetto spazio c. Problemi legati a gerarchia, rispetto, status d. Problemi legati al concetto di famiglia e. Problemi legati al concetto di onestà, lealtà, fair play f. Problemi legati al mondo metaforico g. Problemi legati al concetto di pubblico/ privato h. Problemi legati alla sessualità i. Problemi legati alla sfera religiosa j. Problemi legati ad altri modelli culturali k. Altre peculiarità culturali utili per la comunicazione interculturale Gli eventi comunicativi a. Dialogo e telefonata b. Riunione formale, lavoro di gruppo c. Il cocktail party, il pranzo, la cena, il barbecue d. Il monologo pubblico: conferenza, presentazione dei risultati di un gruppo e. La festa, il relax, il gioco f. Il corteggiamento Altri generi, da aggiungere a seconda dei propri interessi

12 1. Il quadro 1. Quadro del mondo: le azioni le situazioni fattuali in cui la comunicazione interculturale si sviluppa 2. Quadro della mente: le competenze linguistiche: comunicazione verbale extralinguistiche: comunicazione non verbale e para verbale La padronanza delle abilità linguistiche e relazionali è a cavallo tra la mente e il mondo, tra le situazioni e le cornici: tra noi, come leggiamo il mondo, e il mondo stesso, che si fa leggere ma si presta ad essere letto anche dagli Altri. Quando le culture materne implicate nello scambio comunicativo sono due si entra in una logica interculturale; le abilità linguistiche non saranno più solo quelle di comprensione, realizzazione e manipolazione di testi ma anche quelle di relazione interculturale Le regole che governano gli eventi non saranno più quelle proprie della cultura ma l interazione tra le regole sociali delle culture che interagiscono

13 2. La competenza il significato del termine competenza [...] ha a che fare non solo con l efficacia e l appropriatezza degli individui nelle relazioni interculturali, ma soprattutto con la loro capacità di aumentare progressivamente la possibilità di comprendere la realtà e, quindi, l esperienza della differenza in maniera sempre più complessa. Questo livello di competenza si presenta come una sorta di contenitore, un equipaggiamento cognitivo di base, che possiamo riempire di capacità e competenze pratiche, ma senza il quale ogni sforzo di apprendimento, per esempio su un altra cultura, rimane un attività slegata, non trasferibile, in definitiva non utile nel contesto pluriculturale nel quale siamo inseriti oggi. (Castiglioni, 2005)

14 3. I momenti un momento conoscitivo (che può comprendere anche la presentazione delle differenze culturali anche di storica tradizione: gli usi, i costumi, le feste, la storia); un momento processuale, legato cioè alle abilità relazionali che è necessario mettere in campo se si vuole assumere un atteggiamento interculturale M D S I

15 4. Le abilità relazionali 1. Saper osservare 2. Saper relativizzare 3. Saper sospendere il giudizio 4. Saper ascoltare attivamente 5. Saper comprendere emotivamente 6. Saper negoziare i significati

16 4. Le abilità relazionali 1. saper osservare: nell incontro con l altro, portiamo con noi esperienze pregresse, idee, proiezioni, concezioni estetiche, valori che ci condizionano al momento del contatto. Portiamo anche i filtri con cui leggiamo la realtà (pregiudizi, stereotipi, aspettative inconscie), che ci rendono difficile, almeno ad un primo impatto, opereranno comunicazione non condizionata e per quanto possibile obiettiva. effetto primacy: la prima impressione è quella che conta e che determina l evoluzione del rapporto: Saper osservare significa sviluppare una capacità di vedere realmente le cose, in equilibrio tra il distacco (lettura oggettiva della situazione o del contesto) e la partecipazione (capire come stanno le cose, essere coinvolti personalmente) L osservazione è una attività intenzionale che si pone in equilibrio tra distacco e partecipazione e prevede lo sviluppo di: capacità di decentramento: sviluppare un distacco rispetto ai propri ruoli o ai comportamenti abituali; riuscire a interpretare l evento comunicativo da una posizione terza, fuori dal proprio centro, differente sia dalla propria idea sia da quella dell interlocutore: essere capaci, cioè, di osservare se stessi dall esterno e parlare di sé in terza persona; capacità di straniamento: attuare un distacco emotivo rispetto alla situazione osservata. Al processo di decentramento deve seguire un processo di restituzione, attraverso il quale l osservatore rende esplicita la propria visione all interlocutore. Si restituisce quanto osservato sospendendo il giudizio e si permette così ad osservatore e osservato di relativizzare la propria visione, poiché, quasi certamente, le due visioni non potranno essere entrambi vere.

17 4. Le abilità relazionali 2. saper relativizzare: essere coscienti e consapevoli del proprio parziale punto di vista, e lentamente trasformare questa consapevolezza in un atteggiamento costante di ricerca di un dialogo volto a definire significati chiari e condivisi ai comportamenti, e a comprendere cosa quei significati e quei comportamenti identificano all interno del paradigma valoriale dell altro. Questo atteggiamento permette di relativizzare il relativismo, cioè di uscire dall impasse del relativismo culturale. Non agire perchè bisogna rispettare a cultura altrui implica spesso l abbandono del relativismo culturale in favore di visioni ed approcci molto più monoculturali. Dobbiamo allenarci a comunicare per mettere in dubbio il nostro orizzonte culturale

18 4. Le abilità relazionali 3. saper sospendere il giudizio: non possiamo fare a meno di giudicare e generalizzare. Abbiamo una urgenza classificatoria, che ci orienta verso credenze pregiudiziali piuttosto che verso meticolose analisi dell esperienza. In una prospettiva interculturale dobbiamo sviluppare la capacità di convivere col disagio dell incertezza (che ci turba e che NON è per noi economica). Sospendendo il giudizio che ci verrebbe così naturale esprimere, possiamo evitare l insorgere del pregiudizio, che sposterebbe la comunicazione dalla persona alla categoria culturale senza permettere l incontro.

19 4. Le abilità relazionali 4. saper ascoltare attivamente L ascolto attivo implica il passaggio da un atteggiamento del tipo giusto sbagliato, io ho ragione tu hai torto, amico nemico, vero falso, normale anormale, ad un altro in cui si assume che l interlocutore è intelligente e che dunque bisogna mettersi nelle con- dizioni di capire com è che comportamenti e azioni che ci sembrano irragionevoli e/o che ci disturbano o irritano, per lui sono totalmente ragionevoli e razionali (...). L Ascolto Attivo non è un comportamento o una serie di comportamenti, è un processo relazionale complesso che richiede, per poter dirsi compiuto, il ricorso alla autoconsapevolezza emozionale e alla gestione creativa dei conflitti. (Sclavi, 2005)

20 4. Le abilità relazionali 5. saper comprendere emotivamente: essere competenti nella comunicazione interculturale significa soprattutto avere risorse emotive profonde e strutturate. Comunicare con chi ha una cultura diversa dalla nostra mette in gioco strati profondi che hanno a che fare con la percezione del nostro sé, con le nostre emozioni e con la volontà di farci inquinare dall altro. decentramento funzionale della comprensione: tenere sempre conto delle emozioni dell Altro che possono essere filtrate dai suoi elementi culturali - come le nostre!

21 4. Le abilità relazionali empatia: la capacità di partecipare attivamente allo stato emozionale dell interlocutore riconoscendo la qualità del suo vissuto emotivo. Riconoscere il vissuto degli altri significa ritrovare connessioni indirette con il nostro: cioè pensare mettendosi dal punto di vista dell altro, o mettendosi al posto dell altro. In questo senso, immedesimarci nell altro ci aiuta ad instaurare un rapporto empatico - sentire quello che l altro sente. exotopia: la capacità di riconoscersi diversi dagli altri e di riconoscere la loro diversità. In un certo senso il termine è il contrario di empatia, ed indica una tensione dialogica in cui l altro è riconosciuto come portatore di differenza (che quindi sente cose diverse), ed in questa differenza riposa il suo valore autonomo. L empatia è il tentativo di mettersi nelle scarpe dell altro: l exotopia, la scoperta che quelle scarpe non ci vanno bene, dopo esserci però tolte le nostre.

22 4. Le abilità relazionali 6. saper negoziare i significati: essere disponibili ad accogliere l altro e a valutare se ciò che egli propone (con i suoi atti, le sue parole o semplicemente con la sua esistenza) possa essere accolto e integrato nel nostro sistema cognitivo o se, invece, sia da accettare parzialmente o da rifiutare (transitività cognitiva) Il significato è sempre il prodotto della sua negoziazione [...], non esiste né in noi, né nel mondo ma in quella relazione dinamica che è il vivere nel mondo», riteniamo che il saper negoziare i significati muova dall idea che l attribuzione dei significati ai comportamenti (connotati culturalmente e, di conseguenza con alta probabilità differenti nelle manifestazioni), sia da cercare nella co-costruzione di un discorso comune che espliciti il più possibile quegli impliciti culturali che spesso creano problemi comunicativi in ambito interculturale. (Wenger, 2006)

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