APPUNTI GENERICI DI PSICOLOGIA

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1 Scuola di Specializzazione per l'insegnamento Secondario Stefano Caroselli APPUNTI GENERICI DI PSICOLOGIA Psicologia dinamica È una disciplina scientifica che si occupa di sviluppare modelli sperimentali; si è sviluppata a partire dalla psicanalisi di Freud, studiando come la psiche, in via ipotetica, si può sviluppare. Prima degli studi di Freud i bambini nel primo anno di vita venivano considerati non reattivi, come fossero ciechi e sordi, e quindi bisognosi di ogni attenzione; inoltre, vista l'elevata mortalità infantile nel passato, un bambino che arrivava ai 10 anni era considerato già un uomo maturo. Mentre Freud si interessava particolarmente del profondo della psiche, dell'inconscio, la psicologia dinamica si occupa dell'aspetto più superficiale dell'individuo, del suo modo di interagire con altri individui. Quindi ad esempio studia lo sviluppo della mente in relazione all'ambiente e alle condizioni in cui si trova: stimoli esterni, affetto dei genitori... Differente dalla psicologia dinamica è la psicologia clinica, che si occupa di studiare i disturbi psicologici nelle persone. Psicologia del ciclo vitale Da circa 10 anni si è affiancata alla psicologia dinamica e alla psicologia clinica, e studia lo sviluppo della mente di un individuo in tutte le sue fasi di crescita. Tale sviluppo è influenzato dall'interazione con l'ambiente, le persone, e dalla qualità di tali interazioni: non ha senso studiare il bambino a sé stante, ma si deve considerare l'intero background. Si è quindi pensato che esisteva un ciclo vitale della psiche: lo sviluppo dell'individuo non si ferma con l'adolescenza, e possono esserci nuove esperienze che possono arricchire la persona (come ad esempio diventare genitori). Le nuove teorie hanno dimostrato che può esserci una crisi adolescenziale per ogni ragazzo, a cui può corrispondere una crisi dei genitori, i quali scoprono di non avere più un bambino, ma un adulto. In generale può avvenire una crisi per ogni persona che si relaziona a tale adolescente; e se non c'è elasticità al cambiamento, la crisi può essere problematica.

2 Studi di Bowlby John Bowlby negli anni ha criticato le affermazioni di Freud, affermando che si dedicava troppo all'aspetto profondo della mente, trascurando le relazioni. Egli invece si è soffermato sulle relazioni tra le persone, introducendo ad esempio la teoria dell'attaccamento: il bambino ha bisogno di contatto, che può essere espresso nella forma di carezze o calore. Fu fatto un esperimento sui mammiferi a riguardo, (ignorando volutamente le teorie profonde più complesse, come il complesso di Edipo, l'invidia penis...) per confutare alcune teorie di Freud; si prese una scimmia piccola, di pochi mesi, e la misero davanti ad una scelta: da una parte vi era una finta mamma, fatta di ferro, con un biberon di latte, dall'altra parte una finta mamma fatta di materiale morbido, ma senza biberon. Infatti per Freud non ama a priori la sua madre, ma inizia ad amarla solo dopo che inizia a soddisfarlo, ad esempio con l'allattamento. Nell'esperimento invece la scimmia trascorreva quasi tutto il tempo con la madre morbida, e andava da quella di ferro solo quando aveva fame. Ne dedussero che esiste un bisogno innato da contatto che si manifesta in voglia d'affetto, di carezze, ecc. Gli orfanotrofi In seguito, nel dopoguerra, si iniziò a studiare il comportamento dei bambini negli orfanotrofi: bambini che avevano perso i genitori durante la guerra, che erano stati abbandonati o affidati per l'eccessiva povertà. Si osservò subito una esperienza depressiva nei bambini senza genitori, definita da Bowlby reazione anaclitica. In generale tale depressione era dovuta al fatto che i bambini avevano subito una mancanza significativa, e anche se fisicamente erano in salute, divenivano apatici, insonni, non mangiavano; a volte tale depressione portava alla morte. Questa reazione di tipo psico affettivo si osservò soprattutto nel primo anno di vita. Ci si accorse che i bambini avevano bisogno di stimoli e interazioni con l'esterno, ma l'interazione con il personale dell'orfanotrofio non era sufficiente: ogni 6 8 ore il turno finiva e il personale cambiava. Solo i bambini che avevano una puericultrice fissa stavano meglio, riuscendo a superare la depressione con più facilità. In generale si capì che molto spesso l'assenza, anche parziale, dei genitori portava alla rabbia nell'adolescente, causata proprio da una sensazione di perdita, quindi di protesta con il mondo circostante. Teoria dell'attaccamento Il bambino ha un bisogno naturale di avere qualcuno su cui contare: per il cibo, per avere protezione, affetto... La madre è un punto di riferimento per il bambino. Il sistema dell'attaccamento fornisce al bambino, dagli 8 mesi in poi, degli schemi mentali di interazione, con i cui il bambino riesce a prevedere quello che accadrà: se piange la mamma lo coccola e lo allatta; più è costante questo schema, più il bambino riesce ad adattarsi. Questa capacità iniziale di relazionarsi è la palestra e il prototipo per le future relazioni.

3 Il bambino inizialmente ha numerose potenzialità, avendo moltissimi neuroni, e riuscirà a svilupparle in base alle relazioni instaurate con l'esterno. La relazione è fondamentale per costruire schemi cognitivi: grazie a questa riesce a prevedere le situazioni e ad agire di conseguenza. È più grave una relazione caotica piuttosto che una relazione a disturbata; l'importante è che il bambino riesca a costruire degli schemi. Ogni bambino crea una sua diversa relazione con l'esterno, e si costruisce un diverso schema mentale; di conseguenza ognuno avrà una diversa personalità. Ad esempio: le mamme portano i figli al giardino; ogni bambino si comporta in modo diverso: chi sta attaccato alla mamma, chi gioca normalmente, e chi corre via con la mamma che lo insegue. Si distinguono fondamentalmente tre aree coinvolte nello sviluppo: area cognitiva, corporea e affettivo emotiva; tali aree sono interconnesse tra loro e sono tutte fondamentali per lo sviluppo: un bambino super intelligente ha l'area cognitiva molto sviluppata, tuttavia non può frequentare l'università, in quanto le altre due aree ancora non sono abbastanza sviluppate per l'università. Gli psicologi dividono il periodo dei primi 20 anni di vita di un ragazzo nei seguenti periodi: Prima infanzia (0 2 anni) in cui il bambino assimila ogni informazione; Età prescolare (3 6 anni) quando il bambino inizia a ragionare; Età scolare (6 11 anni) nella quale il bambino inizia a relazionarsi con altri bambini; Preadolescenza (11 14 anni) si diventa adulti (pubertà) e si ha un cambiamento interno; Media adolescenza (14 16 anni) migliora il pensiero scientifico e si intensificano le relazioni; Tarda adolescenza (16 20 anni) si inizia a pensare al futuro e fare progetti. Teoria di Freud Il bambino appena nato si relaziona solo con la madre; si abitua così ad una relazione tra due persone; in seguito si accorge della presenza del padre, e deve riadattare i suoi schemi e le sue abitudini per una relazione tra tre persone. Per Freud le sue regole erano universali, valevano in ogni contesto, e biologiche; inoltre supponeva che il comportamento umano si potesse spiegare per mezzo di un'unica variabile: la pulsione, ossia la necessità di appagare un bisogno (come se ogni principio fisico si potesse spiegare con la legge di gravità). Identità personale L'identità è un costrutto che si collega alla maturità della persona, quindi ai processi di autonomia e indipendenza. Lo sviluppo dell'identità nell'adolescente è un processo fondamentale: è di passaggio, non è automatico, ma è spinto da cambiamenti esterni.

4 Già dai tre anni il bambino inizia a formarsi una propria identità, infatti se viene chiamato per nome si volta, sapendo che si parla di lui. L'identità personale è definita come la persistenza di un individuo, attraverso le modifiche che si producono nel corso della vita, come i cambiamenti somatici. Un bambino di pochi mesi è completamente dipendente dagli altri; al contrario uno di un anno può camminare, mangiare quasi autonomamente: questi cambiamenti influenzano la psiche. Esperimento di Champiaché: se copriamo con un panno il giocattolo di un bambino di otto mesi, il bambino piange, non vedendo più il giocattolo; al contrario un bambino di un anno sa che basta togliere il panno per rivedere il giocattolo. Questa teoria vale anche per la percezione che il bambino ha dei genitori: solo ad una certa età il bambino comprende l'allontanamento di un genitore e ne capisce l'assenza. Analogamente anche un adolescente in fase di cambiamento subisce influenze sulla psiche e sul comportamento. Nella fase di pubertà subisce uno sviluppo somatico e ormonale: il timbro della voce diventa più profondo (questo influenza le relazioni con gli altri), cambiano i lineamenti, compare la peluria,aumenta la massa muscolare, e ciò a volte può dare un senso di estraneità o di scomodità. Possono esserci cambiamenti nelle abitudini, come il passaggio alla scuola media inferiore e poi superiore; questi cambiamenti possono essere influenzati da aspettative dei genitori, o dal pensiero di conoscenti e amici; senza dimenticare l'influenza della cultura e della società in cui il ragazzo vive. I cambiamenti possono essere anche a livello intellettuale: la cognizione, la conoscenza, il modo di pensare si modificano con l'esperienza scolastica; con la scuola superiore l'adolescente acquista il pensiero formale, inizia a ragionare in modo ipotetico deduttivo. Ricerca della propria identità William James paragona l'identità ad un torrente che scorre e ne possiede tre caratteristiche fondamentali: gli argini, la continuità e l'autonomia. La fase di ricerca di identità è un processo principale dell'adolescenza; per descrivere lo stato di un adolescente è utile quest'aforisma di Eric Erikson: Non sono quello che dovrei essere, e neanche quello che ho intenzione di essere, però non sono quello che ero prima L'identificazione è la modifica della propria personalità per assomigliare alla percezione di una persona ammirata; questo è spesso collegato ad un distaccamento (opposizione) dai genitori, per una ricerca d'indipendenza e autonomia. Dinamiche psicologiche emergenti La ricerca dell'identità è un compito evolutivo fondamentale; non è una successione di tappe, ma uno sviluppo continuo, e ha il suo centro nell'adolescenza; possono esservi eventi tuttavia che modificano l'identità anche in età adulta, come il diventare padre o

5 madre. È definita compito in quanto l'adolescente è un protagonista attivo di questa formazione: gli eventi influenzano l'individuo, ma anche l'individuo influenza gli eventi. L'adolescente è molto più impegnato del bambino, perché ragiona di più, e si sta preparando ad entrare nel mondo degli adulti; sorge quindi un processo di identificazione in un adulto, e si cercano sempre nuovi modelli ( fame d'oggetto P. Blos). Allo stesso tempo si manifesta un desiderio di ritiro in sé stessi, a tratti asociale, dovuto alla voglia di difendere la propria identità; questo processo piace all'adolescente ma gli fa paura. Questo processo viene definito il secondo processo di separazione individuazione. Nel primo processo, intorno ai tre anni, il bambino si lega ai genitori e acquisisce amore familiare; con il secondo processo l'adolescente se ne distacca per amare oggetti extra familiari. Nell'adolescenza, o meglio, nel processo adolescenziale, si ha per la prima volta la definizione di un'identità in un contesto maturo, mentre prima era in un contesto infantile. Possiamo evidenziare 4 compiti evolutivi, che l'adolescente deve svolgere: 1. assumersi l'autorità dei genitori, ossia imparare ad auto controllarsi; 2. affrontare o rinunciare ai conflitti e ai traumi infantili; 3. stabilire un senso di continuità col passato, in modo che l'adolescenza non sia una frattura; 4. risolvere definitivamente i conflitti sulla sessualità e sulle preferenze sessuali. Processi di sviluppo individuali nell'adolescenza Modifiche fisiologiche del funzionamento corporeo: nelle femmine i processi sono più interni, quindi le ragazze tendono a chiudersi, sono più emotive; nei maschi i processi sono più esterni e tendono a reagire esternando le loro sensazioni: vivacità, aggressività, ecc. Potenziamento delle abilità sul piano cognitivo e autonomia intellettuale: l'adolescente è in grado di relativizzare, di fare ipotesi, di astrarre; riflette sul comportamento degli altri, sulle loro motivazioni, e ciò comporta: 1. tendenza alla costruzione di ideali, teorie, sistemi; 2. dimostrazione della fondatezza delle proprie affermazioni; 3. discussione alla pari con gli adulti; 4. desiderio e volontà di potenza (egocentrismo) e sopravvalutazione di sé stessi; 5. intellettualizzazione, come difesa da forti cambiamenti corporei: chiudersi nel pensare. Un gruppo di adolescenti è più indipendente (e pericoloso) di un gruppo di bambini, non avendo necessità di un adulto. Modelli di crescita Per Anna Freud durante l'adolescenza era necessaria una crisi evolutiva: era normale che ci fosse discontinuità, e si rifaceva alla corrente dello Sturm und drang (tempesta e impeto); in seguito nacquero movimenti opposti a questa teoria, che promuovevano invece l'interventismo sulle crisi adolescenziali; tra i maggiori esponenti di questa

6 teoria c'era P. Bloss, che proponeva un modello di crescita cumulativo. Offer si mise a studiare i diversi approcci psicologici alla questione, e classificò 5 miti, cinque correnti di pensiero: 1. l'adolescente normale e tumultuoso; 2. l'adolescenza è l'epoca di un incremento dell'emotività; 3. la pubertà è un evento negativo per gli adolescenti; 4. l'adolescenza è l'epoca in cui è presente un maggior rischio di suicidio (tarda adolescenza); 5. il pensiero dell'adolescente è di tipo infantile. Successivamente, anche in base alle risposte ad un questionario da lui proposto, capì che non poteva esserci un modello unico che descrivesse la crescita di un adolescente, ma propose un modello si sviluppo multiplo, in cui si differenziavano 3 diverse situazioni: crescita continua: l'adolescente è soddisfatto nel suo contesto, senza troppe crisi, e la famiglia incoraggia la sua autonomia; ha fiducia in sé stesso, è socialmente aperto, possiede una buona stabilità emozionale e padroneggia gli impulsi; crescita discontinua: l'adolescente è soddisfatto, nonostante alcune difficoltà ma la sua famiglia non incoraggia la sua autonomia; in generale è una via di mezzo tra la crescita continua e quella tumultuosa; crescita tumultuosa: l'adolescente ha una crisi emotiva e comportamentale e vive in un contesto instabile, con legami eccessivamente forti, con relazioni con i pari di forte dipendenza; ha sfiducia in sé stesso e rifiuta il pensiero logicoformale, considerandolo rischioso; non ha controllo degli impulsi.

7 Differenziazione sessuale Nella vita di tutti i giorni il corpo e la mente sono perfettamente integrati e interagiscono tra loro: se siamo preoccupati allora non abbiamo fame, e viceversa abbiamo l'influenza stiamo giù di morale; in genere tale legame si scioglie solo in situazioni particolari, come ad esempio durante un'anestesia totale. Tale legame fa sì che quando avvengono complesse trasformazioni somatiche, come in adolescenza, ci possono essere altrettanto complesse ripercussioni sul piano mentale. Analizziamo quindi il processo di sviluppo psico somatico con un modello multiprospettico: Sesso Genetico Gonatico Corporeo Anagrafico Assegnato Vissuto Gli aspetti genetico, gonatico, corporeo, anagrafico sono prestabiliti, e presuppongono differenze fisse tra uomo e donna. Tali differenze si notano si dalla nascita o addirittura, nel caso dell'aspetto genetico, dal concepimento. In alcuni casi particolari tali aspetti non sono ben definiti alla nascita, come gli ermafroditi; in altri casi le componenti ermafrodite compaiono molto dopo la nascita. Gli altri due aspetti sono in generale più flessibili; l'aspetto assegnato dipende molto dalle abitudini della propria famiglia e della cultura della propria società: ad esempio nella nostra società i bambini giocano a pallone, le bambine con le bambole, ma ci possono essere casi non conformi. L'aspetto vissuto deriva infine dalle proprie esperienze personali. Normalmente c'è una certa armonia tra tutte queste componenti, e possono cambiare, in maniera continua o discontinua, negli anni; ad esempio, l'aspetto assegnato è cambiato molto negli ultimi anni: solo un secolo fa la società marcava molto la differenza tra uomini e donne nelle abitudini, nella cultura, nei costumi, mentre oggi tale differenza si molto assottigliata, e in alcuni campi è scomparsa del tutto. Questo è quindi un modello dinamico, che segue l'evoluzione dei tempi. Identità di genere Huston (1985) e Sugar (1997) descrivono gli aspetti multidimensionali che si riferiscono ad attitudini e comportamenti correlati al genere maschile e femminile gender identity role. Prima di loro Meyer (1980), studiando l'identità di un individuo, separa l'identità di genere dall'identità sessuale. L'identità di genere è il senso della mascolinità o della femminilità di una persona, e come appare esteriormente in base alle sue attitudini e ai suoi comportamenti. L'identità sessuale è l'insieme dei sentimenti e degli aspetti interiori di un individuo

8 che evolve nel corso della vita, e che genere di relazioni cerca (o desidera). L'identità di ruolo di genere non deve confondersi con l'identità di ruolo socialmente determinato; a livello adolescenziale, c'è differenza tra come un ragazzo o una ragazza si sente e come invece vuol apparire, in base alla società, alla cultura e alle aspettative sue e degli altri; in gioco ci sono diversi fattori: identificazione con i genitori dello stesso sesso; è importante in generale che l'adolescente abbia una figura maschile e una femminile di paragone; rappresentazioni intra psichiche delle interazioni di ruolo, ossia il crearsi degli schemi cognitivi; fattori culturali e sociali che codificano i comportamenti di ruolo: ad esempio fino a poco tempo fa non c'erano soldati donna; fattori cognitivi, legati alla riflessione sulla propria esperienza personale, i propri interrogativi e questioni. Sessualità nel bambino e nell'adolescente In genere la sessualità di un bambino è chiara sin dalla nascita; può avvenire però che ci siano malformazioni, oppure che durante la crescita il bambino subisca influenze di tipo diverso. Secondo Freud il bambino possiede delle pulsioni sessuali, ma non sa come utilizzarle; la sua vita sessuale è autoerotica, in quanto non prevede piacere dall'altro, e le pulsioni parziali (orale, anale, fallica) governano il piacere. Durante la pubertà queste tre pulsioni convergono verso la pulsione genitale, la quale, al contrario delle altre, è diretta verso una meta (la procreazione) e un oggetto (il partner). L'acquisizione del piacere ora passa quindi attraverso gli organi genitali. Freud considera l'identità di genere e l'identità sessuale la stessa cosa, e la sua teoria perdurò fino agli anni '50; infatti ad esempio in passato l'omosessualità era considerata un disturbo mentale. Con la pubertà torna la bisessualità psichica: la persone ha comportamenti che possono apparire bisessuali; ma mentre nell'infanzia sono dovuti al fatto che non si ha controllo delle pulsioni, nell'adolescenza si possono spiegare in una prova che l'individuo fa nei vari campi: è spinto dalla curiosità, e cerca di fare esperienze di ogni tipo. In seguito, le ragazze tendono ad identificarsi con donne mature, mentre i ragazzi si identificano con altri ragazzi più grandi di qualche anno. Nell'infanzia è la famiglia il posto dove il bambino si allena a vivere, sperimentando emozioni, relazioni, problemi, ecc.; con l'adolescenza si esce da questa palestra e si entra nella vita vera, dove tutti gli schemi costruiti vengono rimessi in dubbio.

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