I BOSCHI DEL PIEMONTE. Conoscenze e indirizzi gestionali

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1 I BOSCHI DEL PIEMONTE Conoscenze e indirizzi gestionali

2 REGIONE PIEMONTE Assessorato allo sviluppo della montagna e foreste I BOSCHI DEL PIEMONTE Conoscenze e indirizzi gestionali a cura di Istituto per le Piante da Legno e l Ambiente S.p.A. Torino

3 Realizzazione a cura di IPLA S.p.A. Settore Vegetazione e Fauna C.so Casale 476, Torino ( Testi a cura di Andrea Ebone, Paolo Camerano, Franco Gottero, Pier Giorgio Terzuolo con la collaborazione di Annalisa Guaraldo (*), Aldo Canepa (*) (*) collaboratore IPLA Settore Vegetazione e Fauna Regione Piemonte 2007 Progetto e coordinamento editoriale a cura di Assessorato allo sviluppo della montagna e foreste, opere pubbliche, difesa del suolo Direzione Economia Montana e Foreste Settore Politiche Forestali Corso Stati Uniti Torino Dirigente del Settore: Franco Licini, funzionari incaricati: Marco Corgnati, Lorenzo Camoriano, Franca De Ferrari, Gabriele Peterlin, con la collaborazione di Nathalie D Andrea Questo libro è stato realizzato nell ambito dei progetti di interesse regionale, affidati dalla Regione Piemonte all Istituto per le Piante da Legno e l Ambiente (IPLA S.p.A.) I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese microfilm e copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi Forma raccomandata per la citazione: GOTTERO F., EBONE A.,TERZUOLO P., CAMERANO P., 2007 I boschi del Piemonte, conoscenze e indirizzi gestionali Regione Piemonte, Blu Edizioni, pp. 240 Per richiedere il volume: Regione Piemonte Settore Politiche Forestali Corso Stati Uniti Torino Tel Fax tosettore.foreste14-2@regione.piemonte.it Progetto grafico e impaginazione: Maria Beatrice Zampieri Stampa a cura di Blu Edizioni C.so Cairoli, 8 bis Torino Finito di stampare nel mese di febbraio 2007 presso Stargrafica srl, San Mauro (TO)

4 Presentazione I boschi del Piemonte costituisce la naturale sintesi delle indagini che da anni l Assessorato regionale alle politiche per la montagna, le foreste e i beni ambientali svolge nel settore forestale. Attraverso l elaborazione delle carte tematiche forestali e sulla base dei dati dell inventario forestale regionale contenuti nel Sistema Informativo Forestale Regionale,il volume fornisce una serie di informazioni e di sintesi che permettono di mettere in relazione categorie forestali e le relative forme di gestione, le destinazioni ed attitudini degli ambienti forestali e gli indirizzi di intervento gestionale miranti alla valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale; i dati sono presentati a scala regionale, provinciale e per fasce altimetriche. La parte centrale del testo inquadra in modo dettagliato le 21 categorie forestali presenti nel territorio piemontese, attraverso le loro caratteristiche compositive, dendrometriche ed ecologiche, con l articolazione in tipi forestali. Inoltre sono analizzati i dati sulla viabilità silvopastorale, indicando stato di servizio, funzioni e migliorie da realizzare. Infine, con 47 schede sintetiche si descrivono le caratteristiche di ogni Area Forestale omogenea in cui è stato suddiviso il territorio regionale ai fini gestionali. Rivolto ad amministratori, professionisti e tecnici del settore, I boschi del Piemonte è un documento schematico che fornisce un inquadramento completo dello stato attuale dei boschi regionali. E quindi uno strumento che risponde all attuale esigenza di conoscere meglio la risorsa per attuare la gestione razionale e sostenibile del patrimonio forestale regionale, anche in relazione all avvio del Piano di Sviluppo Rurale e agli strumenti organizzativi ed economici previsti dal disegno di legge forestale recentemente approvato dalla Giunta Regionale. BRUNA SIBILLE Assessore allo sviluppo della montagna e foreste, opere pubbliche, difesa del suolo

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6 Indice 1. Fonte dei dati forestali regionali Introduzione 1.2. Caratteristiche dei Piani Forestali Territoriali (PFT) 2. Quadro di sintesi Il territorio L uso del suolo 3.2. La superficie forestale 3.3. Superfici forestali per fasce altimetriche 3.4. Boschi di neoformazione 3.5. Formazioni lineari 4. Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Protezione del territorio 4.2. Naturalistica 4.3. Produzione e protezione 4.4. Produzione 4.5. Fruizione 4.6. Evoluzione libera 4.7. Le destinazioni per fasce altimetriche 5. Indirizzi gestionali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Interventi selvicolturali 5.2. La gestione dei cedui Ceduazione Conversione a fustaia 5.3. La gestione delle fustaie Tagli intercalari rinnovazione 5.4. Interventi straordinari 5.5. Monitoraggio (Evoluzione controllata) 5.6. Evoluzione naturale 5.7. Indirizzi gestionali per fasce altimetriche 6. Aspetti patrimoniali Tipi di proprietà rilevate 6.2. La proprietà nei boschi piemontesi 7. Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Introduzione alla tipologia forestale 7.2. Categorie Forestali del Piemonte Formazioni legnose riparie Robinieti Querco-carpineti

7 Querceti di roverella Orno-ostrieti Pinete di pino marittimo Querceti di rovere Cerrete Pinete di pino silvestre Boscaglie pioniere e d invasione Alneti planiziali e montani Acero-tiglio-frassineti Faggete Abetine Peccete Larici-cembrete Pinete di pino montano Arbusteti subalpini Arbusteti planiziali e montani Rimboschimenti 8. Accessibilità e sistemi di esbosco Sviluppo e caratteristiche della viabilità silvopastorale 8.2. Accessibilità e miglioramento della rete 8.3. Sistemi e distanze di esbosco 9. Prodotti ottenibili dalla gestione forestale Biodiversità forestale Le Aree Forestali del Piemonte Sistema Informativo Forestale Regionale (SIFOR) Testi di riferimento 240

8 1. Fonte dei dati forestali regionali 1.1. Introduzione La pianificazione forestale tradizionale (piani economici silvo-pastorali ai sensi R.D.L. n. 3267/23, poi piani di assestamento ai sensi L.R. n. 57/79) fino alla seconda metà del secolo scorso era basata su un duplice obiettivo: da un lato la conservazione della risorsa e la protezione del territorio, dall altro la ricerca della massimizzazione dei prodotti legnosi e non. Dopo decenni di sostanziale non gestione o di pianificazione non attuata, recentemente la politica forestale a livello nazionale e regionale piemontese risulta di più ampio respiro e mira a valorizzare anche le altre funzioni sociali del bosco quali la conservazione del paesaggio, la tutela degli ecosistemi, la fruizione pubblica, divenute ormai di irrinunciabile importanza accanto al classico binomio produzione e protezione del territorio. L attuale esigenza è di gestire tutti i boschi,pubblici o privati,sottoposti o meno al vincolo idrogeologico, in modo razionale e multifunzionale, secondo sistemi di pianificazione che, sulla base delle potenzialità delle risorse forestali in relazione con le condizioni ambientali, sociali ed economiche del territorio, permettano di impostare una corretta programmazione degli interventi ottenendo gli auspicati benefici. La pianificazione forestale in Piemonte è oggi articolata su più livelli. REGIONALE: PIANO FORESTALE REGIONALE (PFR),documento programmatico pluriennale della Regione, redatto sulla base dei dati contenuti nel Sistema Informativo Forestale, in particolare l inventario e le carte tematiche dove vengono individuati gli obiettivi settoriali da perseguire, gli interventi e le risorse necessarie per raggiungerli. AREA FORESTALE: PIANO FORESTALE TERRITORIALE (PFT),documento previsto e già predisposto a livello di studio per la valorizzazione polifunzionale del patrimonio forestale e pastorale. Riguarda ciascuno dei 47 ambiti omogenei, denominati Aree Forestali (AF), in cui è stato suddiviso il territorio regionale. LOCALE : PIANO FORESTALE AZIENDALE (PFA),strumento assimilabile ad un piano d assestamento forestale,particolareggiato e coordinato con il PFT,di cui le singole proprietà più significative, pubbliche, private, consortili, singole o associate, possono dotarsi per assicurare maggior dettaglio conoscitivo e continuità gestionale del proprio patrimonio. Il PFA è affidato dalla proprietà a tecnici forestali i quali, seguendo gli indirizzi metodologici predisposti dagli uffici forestali regionali,inquadrano l elaborato nell ambito di destinazioni,obiettivi e prescrizioni contenute nel PFT. Anche i Piani Forestali di Aree Protette e di Siti della Rete Natura-2000 sono assimilabili a particolari PFA. 7

9 Fonte dei dati forestali regionali Figura 1 I livelli di pianificazione e gestione forestale in Piemonte Caratteristiche dei Piani Forestali Territoriali (PFT) La redazione dei Piani Forestali Territoriali, promossa dall Assessorato regionale allo sviluppo della montagna e foreste con il coinvolgimento degli Enti Locali, finanziata con fondi Europei,è stata attuata tramite l Istituto per le Piante da Legno e l Ambiente IPLA S.p.A.,Società controllata della Regione Piemonte con funzione di Ente Strumentale.L IPLA ne ha dapprima sperimentato la metodologia, mettendo a punto le Norme Tecniche di pianificazione forestale e pastorale, quindi nella fase operativa ha svolto funzione di Ufficio di pianificazione forestale, assumendo i compiti di selezione dei gruppi di tecnici forestali, per rilievi e stesura dei singoli PFT, assistenza tecnica, verifiche in corso d opera e collaudo finale, inserimento dei dati nel Sistema Informativo Forestale Regionale (SIFOR), appositamente progettato e predisposto. La base territoriale di pianificazione dei PFT è l Area Forestale, ambito sovracomunale e subprovinciale omogeneo dal punto di vista territoriale e forestale, con suddivisione estesa all intera superficie della Regione a prescindere dai soggetti proprietari e dalle fasce altimetriche. Il PFT è lo strumento di conoscenza e valorizzazione del territorio che, oltre ai boschi, prende in considerazione anche le praterie e le aree naturali non forestali, con gradi e tipi di approfondimenti variabili a seconda delle realtà locali e della loro rilevanza in senso multifunzionale. I contenuti del PFT sono sintetizzati nello schema che segue: La base informativa quanti-qualitativa sul patrimonio forestale è costituita dall inventario forestale, realizzato in ciascuna Area Forestale con protocollo standardizzato, comprendente informazioni di inquadramento stazionale, vegetazionale, dendrometrico, fitosanitario ecc., (secondo le specifiche delle Norme Tecniche di pianificazione), e inserito nel Sistema Informativo Forestale Regionale. I rilievi so- 8

10 Fonte dei dati forestali regionali Figura 2 Contenuti dei Piani Forestali Territoriali. no realizzati con aree di saggio temporanee a densità fissata su basi statistiche, e interessano l intera superficie forestale del Piemonte. Il reticolo inventariale utilizzato è a maglia quadrata di 500 m di lato, con una densità pari a un punto di campionamento ogni 25 ha. In funzione di fattori legati a Tipo Forestale, destinazione prevalente, tipo di proprietà, valore del soprassuolo, produttività e accessibilità, la densità di campionamento è stata talora modificata, da un minimo di un area di saggio ogni 100 ha a un massimo di una ogni 5 ha di superficie boscata. In totale sono state rilevate aree di saggio. Le conoscenze stazionali e quelle delle cenosi vegetali sono state approfondite al continuo su base cartografica mediante l individuazione delle Categorie e Tipi Forestali con i relativi assetti evolutivo-colturali:questi costituiscono gli elementi della carta forestale e il fondamento della valutazione delle potenzialità per definire le scelte gestionali di destinazioni, interventi e relative priorità. Oltre alle superfici forestali e pastorali sono state rilevate le altre coperture del territorio e le formazioni lineari, creando una carta di «Land cover» regionale a scala di dettaglio (Carta Forestale e delle altre Coperture del Territorio). L indirizzo gestionale è volto a valorizzare le risorse forestali, pascolive e naturali tenendo conto delle funzioni svolte e attualmente richieste a tali aree e dei vincoli territoriali e ambientali esistenti (idrogeologico, paesaggistico-ambientale, aree protette, Siti di Importanza Comunitaria, fasce fluviali ecc.) nonché della potenzialità di produzione diretta,oggetto della pianificazione forestale tradizionale.ne segue una compartimentazione per destinazioni funzionali anch esse riportate su carta tematica allegata a ciascun PFT (Carta delle Destinazione Funzionali Prevalenti),sulla cui base si definiscono gli obiettivi selvicolturali e quindi gli indirizzi d intervento, anch essi cartografati, nella loro distribuzione spazio-temporale (Carta degli Interventi Gestionali e della Viabilità). Le norme d intervento del PFT vengono delineate a livello di categoria e, ove op- 9

11 Fonte dei dati forestali regionali portuno, di Tipo forestale, con specificazioni secondo le destinazioni e le proprietà; il PFT fornisce anche un quadro di norme gestionali generali, a integrazione locale delle Prescrizioni di Massima e di Polizia Forestale. Il periodo di riferimento degli indirizzi gestionali è di 15 anni, con priorità articolate in quinquenni. Nell ambito dei PFT è stata inoltre svolta un indagine patrimoniale per l analisi della consistenza delle proprietà forestali e pascolive dei diversi Enti pubblici e delle principali proprietà private,georeferenziate sulla base della Carta Tecnica Regionale (Carta delle Compartimentazioni). L indagine sul patrimonio pastorale costituisce parte integrante dei PFT, volta ad acquisire adeguate conoscenze sulla consistenza delle praterie e delle strutture d alpe, che permettano di programmare e impostare una corretta gestione dei comprensori di pascolo. Parallelamente alle attività sopraesposte è stata realizzata un indagine mirata a individuare, descrivere e classificare la viabilità di interesse forestale e pastorale. Il censimento ha due obiettivi: integrare la CTR e ottenere una banca dati che permetta di conoscere le funzioni e le caratteristiche di ogni tracciato che abbia sviluppo superiore ai 300 m. I dati raccolti vengono utilizzati per redigere una carta tematica che individua ciascun tracciato schedato e, mettendo in relazione i dati della pianificazione forestale, evidenzia le zone effettivamente servite per l esbosco (indice QS). Si è inoltre effettuata la classificazione del territorio in Unità di Terre e il rilievo dei dissesti con l individuazione delle situazioni di vulnerabilità presenti e la verifica dell assetto delle fasce di corsi d acqua in ambito forestale, prescindendo tuttavia dai fenomeni più rilevanti già noti e classificati, che esulano dalle competenze dei tecnici forestali. Dall unione dei dati puntuali e cartografici rilevati in ciascuna Area Forestale con gli studi per i PFT inseriti nel Sistema informativo regionale si sono ottenuti l inventario e le carte tematiche forestali regionali, aggiornate convenzionalmente all anno medio 2000, cui sono riferiti i dati riportati nel presente rapporto. L opera di redazione degli studi per i PFT ha avuto inizio nel 1996 con la sperimentazione della metodologia su tre Aree Forestali (Val Varaita, Val Vigezzo e Collina torinese); successivamente, a partire dal 1999 al 2004, è stata portata a termine su tutto il territorio regionale. Questo strumento di pianificazione è stato cofinanziato tramite fondi strutturali dell Unione Europea (INTERREG II Italia-Francia per le Aree montane delle province di Cuneo e Torino, Reg. 2081/98 Ob. 5b per le Aree montane delle province di Alessandria, Asti, Vercelli e parte di Verbania e dal Piano di Sviluppo Rurale per le restanti zone di montagna, collina e pianura). L investimento complessivo per la redazione dei PFT è stato di circa di euro, che si traducono in circa 2,6 euro/ha di superficie territoriale o 7,2 euro/ha di superficie forestale. Informazioni metodologiche di maggiore dettaglio sono reperibili su:regione Piemonte, IPLA S.p.A, 2004 La pianificazione forestale in Piemonte Norme Tecniche per i Piani Forestali Territoriali Indirizzi Metodologici per i Piani Forestali Aziendali, CD Rom in distribuzione gratuita presso la Direzione Economia Montana e Foreste della Regione Piemonte. 10

12 2. Quadro di sintesi Superfici Ettari % Superficie territoriale regionale Superficie forestale boschi arboricoltura da legno totale Superficie boscata pubblica Superficie boscata privata Assetti colturali dei boschi Ettari % Cedui semplici e composti Fustaie Boschi di neoformazione Boschi senza gestione Macrocategorie forestali Superficie [ha] Provvigione [m3/ha] Incremento corrente [m3/ha/anno] Superficie gestione attiva Superficie destinazioni produttive Ripresa potenziale [m3/anno] ,3 89% 84% Faggete ,6 56% 67% Querceti e Ostrieti ,7 66% 58% Robinieti ,1 86% 82% Boschi di neoformazione ,5 34% Lariceti ,7 3 33% Pinete , Arbusteti ,1 4% Abetine e Peccete ,6 6 52% Formazioni igrofile ,7 42% 24% Totale ,8 62% 62% Fasce altimetriche Superfici [ha] Indice boschi serviti per l esbosco Produttiva 16% Protettivoproduttiva 46% Montagna % Collina % Pianura % Totale % Figura 3 Ripartizione delle destinazioni dei boschi a livello regionale. Naturalistica 1 Fruizione Evoluzione libera 7% Protettiva 1 11

13 3. Il territorio 3.1. L uso del suolo Elaborando i dati dalla Carta forestale e delle altre coperture del territorio, acquisiti in un sistema informativo geografico (GIS), sono state quantificate le superfici dei diversi tipi di occupazione del suolo dell intero territorio regionale; la Figura 4 mostra una sintesi delle informazioni relative alle categorie più significative oggetto di rilievo. Si evidenzia che la superficie forestale occupa più di 1/3 del territorio regionale, con un indice di boscosità medio pari al 36% (34% boschi e 2% arboricoltura da legno).tra gli altri tipi di occupazione del suolo una notevole estensione raggiungono le aree agricole (37%), e quelle di interesse pastorale (prateria e prato-pascoli montani). Tabella 1 superfici delle categorie di copertura del territorio. Ambito Categoria Superficie [ha] Prato-pascoli Praterie Aree a valenza pastorale Praterie non utilizzate Praterie rupicole Cespuglieti Cespuglieti pascolabili Totale Prati stabili di pianura Aree agricole Seminativi Frutteti e vigneti Coltivi abbandonati Totale Impianti per arboricoltura da legno Aree urbanizzate, infrastrutture Aree urbanizzate Aree verdi urbane Aree estrattive Totale Rocce, macereti e ghiacciai Acque Acque, greti e zone umide Greti Canneti, zone umide, torbiere 350 Praterie aride di greto 545 Totale Boschi Totale

14 Il territorio Aree a valenza pastorale 13% Aree agricole 37% Rocce, macereti e ghiacciai 7% Figura 4 Ripartizione della superficie delle principali categorie di coperture del territorio. Acqua, greti e zone umide Arboricoltura da legno 2% Boschi 34% Aree urbanizzate 6% 3.2. La superficie forestale Dal rilievo cartografico della superficie forestale effettuata tramite fotointerpretazione e con sistematici sopralluoghi di controllo in campo l estensione complessiva dei boschi regionali risulta pari a ha, di cui circa il 6 è costituito da quattro categorie tra le 21 individuate: (23%), Faggete (16%), Robinieti (12%), Larici-cembrete (9%). Categoria Superficie [ha] Categoria Superficie [ha] Categoria Superficie [ha] Abetine Faggete Pinete di pino silvestre Acero-tiglio-frassineti Larici-cembrete Querco-carpineti Alneti planiziali e montani Ostrieti Querceti di roverella Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti subalpini Querceti di rovere Peccete Robinieti Pinete di pino marittimo 806 Rimboschimenti Cerrete Pinete di pino uncinato Formazioni legnose riparie Cerrete 0, 23,4% Boscaglie pioniere di invasione 6,9% Larici-cembrete 9, Faggete 15, Arbusteti planiziali, collinari, montani 0,3% Alneti planiziali e montani 0,6% Arbusteti subalpini 3,6% Ostrieti 1, Acero-tigliofrassineti 4,7% Peccete 1, Abetine 1,7% Pinete di pino marittimo 0, Formazioni legnose riparie 1,4% Pinete di pino uncinato 0,3% Pinete di pino silvestre 1,6% Querco-carpineti 4, Querceti di roverella 4,9% Querceti di rovere 4,4% Robinieti 12,4% Rimboschimenti 2,2% Tabella 2 Superfici delle categorie forestali. Figura 5 Ripartizione della superficie forestale in categorie. 13

15 Il territorio Figura 6 Carta delle categorie forestali. 14

16 Il territorio Figura 7 Ripartizione delle principali categorie per Aree Forestali. 15

17 Il territorio Verbano-Cusio Ossola Biella Novara Torino Vercelli Alessandria Asti Cuneo Figura 8 Ripartizione delle principali categorie forestali per province. 16

18 Il territorio Provincia [ha] Faggete [ha] Robinieti [ha] Lariceti [ha] Altre categorie [ha] Totale [ha] Alessandria Tabella 3 Superfici delle principali categorie forestali per province. Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano- Cusio Ossola Vercelli Regione Ceduo semplice 42% Ceduo a sterzo 0, Figura 9 Ripartizione degli assetti strutturali dei boschi a livello regionale. Ceduo in conversione Ceduo composto 19% Boschi senza gestione 9% Rimboschimenti 2% Bosco di neoformazione Fustaia 22% 17

19 Il territorio Tabella 4 Superfici degli assetti strutturali per categoria forestale. 18 Ceduo in conversione [ha] % Ceduo semplice con o senza matricine [ha] % Ceduo a sterzo [ha] % Ceduo composto [ha] % Fustaia [ha] % Bosco di neoformazione [ha] % Rimboschimento [ha] % Bosco senza gestione per condizionamenti stazionali [ha] Formazioni legnose riparie Robinieti Querco-carpineti Querceti di roverella Ostrieti Pinete di pino marittimo Querceti di rovere Cerrete Pinete dippino silvestre Boscaglie pioniere di invasione Alneti planiziali e montani Acero-tiglio-frassineti Faggete Abetine Peccete Larici-cembrete Pinete di pino uncinato Arbusteti subalpini Arbusteti planiziali, collinari, montani Rimboschimenti Totale % Totale [ha]

20 Il territorio A livello di singole specie la Figura 10 mostra che la più diffusa, sia in termini numerici sia di volume legnoso, risulta il castagno; seguono il faggio, la robinia e il larice, specie che costituiscono le quattro categorie forestali più diffuse già citate. Il larice tuttavia, sebbene risulti in numero di individui/ha inferiore rispetto alla robinia, possiede valori di volume e area basimetrica superiori. Fra le altre specie, escludendo quelle il cui apporto in termini di area basimetrica è inferiore all del totale, risultano significative fra le latifoglie le diverse specie quercine, le latifoglie mesofile (frassino, ciliegio, aceri di monte e riccio) e fra le conifere il pino silvestre,l abete bianco e l abete rosso.in termini numerici circa il 9 degli alberi del Piemonte è costituito da latifoglie mentre solo il restante è da attribuire alle conifere; queste tuttavia vedono la loro incidenza raddoppiata ( circa) in termini di volume. 4 Alberi Volume Area basimetrica Altre latifoglie e conifere Pino silvestre Betulla Robinia Acero montano, riccio Ciliegio selvatico Frassino maggiore Rovere Farnia Roverella Faggio Castagno Larice Abete bianco Abete rosso Figura 10 Composizione specifica dei boschi piemontesi in % di alberi/ha, volume/ha e area basimetrica/ha. Sintesi caratteristiche dendrometriche (dati per ettaro) N alberi 928 polloni 54% da seme, affrancate 46% Ceppaie (n ) 243 Area basimetrica (m2) 24 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 278 (29,9 %) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 31 (3,3 %) Volume (m3) 175 Incremento corrente (m3) 5,8 Tabella 5 Sintesi delle caratteristiche dendrometriche medie a ettaro. 19

21 Il territorio A livello di superfici, le categorie forestali a prevalenza di latifoglie coprono circa ha (8), quelle costituite da conifere ha (13%) mentre le formazioni miste di conifere e latifoglie, in cui ciascuno dei due gruppi di specie ammonta a almeno 1/4 della copertura, sono pari ai restanti ha (6%). Dall analisi dei dati inventariali emerge che i boschi piemontesi in generale presentano un elevato numero di soggetti/ha, dovuto al tipo di assetto prevalente che risulta, per oltre il 4 della superficie, a ceduo più o meno invecchiato. I polloni, con oltre il 5 dei soggetti, risultano prevalenti rispetto agli individui da seme o affrancati, anche se il loro apporto in volume è pari a solo poco più del. Provincia Superficie territoriale [ha] Superficie forestale [ha] Indice di boscosità Alessandria Asti % Biella Cuneo Novara % Torino % Verbano-Cusio Ossola Vercelli % Tabella 6 Ripartizione dell indice di boscosità per province. Regione % Statisticamente in Piemonte vegetano oltre di alberi (con diametro superiore ai 7,5 cm) con volume medio unitario pari a circa 0,2 m3. Il diametro medio,inferiore ai 20 cm,e la ripartizione diametrica,con meno del dei soggetti nelle classi superiori o pari ai 20 cm (che peraltro formano circa l 8 del volume totale) e solo poco più del 3% nella classe superiore ai 35 cm, completano il quadro dell assetto prevalente dei boschi. A spostare verso il basso la seriazione diametrica sono i soggetti appartenenti alla classe dei 10 cm che costituiscono quasi il 5 del totale degli individui, contribuendo tuttavia a meno del in termini di volume. A fronte dei dati medi di sintesi sopra enunciati, la situazione delle singole categorie forestali e delle diverse fasce altimetriche e Aree Forestali è assai articolata. 20

22 Il territorio Figura 11 Indici di boscosità per Aree Forestali. 21

23 Il territorio Verbano-Cusio Ossola Biella Novara Torino Vercelli Alessandria Asti Cuneo Figura 12 Indici di boscosità per province. 22

24 Il territorio 3.3. Superfici forestali per fasce altimetriche Operando una suddivisione fisiografica del territorio, derivata dalla carta delle Unità di Terre, ovvero rappresentazione grafica di porzioni di territorio omogenee per caratteristiche geolitologiche, morfologiche e di uso del suolo, oggetto di rilevamento nell ambito degli stessi piani forestali, è stato possibile ottenere una ripartizione della superficie forestale regionale fra i diversi ambiti: montano, collinare e planiziale. Si precisa che tale ripartizione può parzialmente differire da quella basata sui limiti amministrativi comunali, in quanto quest ultima prende in considerazione la quota media dei fogli di mappa catastale, senza far riferimento all effettiva morfologia del territorio. La superficie forestale montana del Piemonte risulta pari a ha, equivalente a circa il 72% della superficie forestale regionale; l indice di boscosità (rapporto tra superficie forestale e territoriale) è del 54%. In ambito montano, accanto ai boschi, le categorie d uso del suolo più diffuse risultano le aree a valenza pastorale, comprensive dei cespuglieti e delle praterie, e quelle di alta quota quasi prive di vegetazione, riconducibili a rocce, macereti e ghiacciai. La superficie forestale collinare risulta pari a ha, equivalente a circa il 18% della superficie forestale regionale; l indice di boscosità in ambito collinare è del 4, anch esso superiore seppur di poco alla media regionale. Accanto ai boschi le categorie d uso del suolo più estese risultano le aree agricole, comprensive dei seminativi e dei frutteti e vigneti, e quelle a valenza pastorale. In pianura la superficie forestale risulta pari a ha, equivalente a circa il della superficie forestale regionale; l indice di boscosità in questo ambito scende al 13%, decisamente sotto la media regionale. Le categorie d uso del suolo più estese in pianura sono le aree agricole e quelle urbanizzate,comprensive delle aree edificate, aree verdi di pertinenza e aree estrattive. Aree urbanizzate 2% Boschi 54% Arboricoltura da legno 0,04% Rocce, macereti e ghiacciai 1 Aree agricole Aree a valenza pastorale 2% 26% Acqua, greti e zone umide Figura 13 Ripartizione delle principali coperture del territorio montano. 23

25 Il territorio Figura 14 Ripartizione delle principali coperture del territorio collinare. Aree agricole 49% Rocce, macereti e ghiacciai 0,3% Aree urbanizzate 4% Aree a valenza pastorale 6% Boschi 38% Acqua, greti e zone umide 0,2% Arboricoltura da legno 3% Figura 15 Ripartizione delle principali coperture del territorio di pianura. Aree agricole 7 Aree a valenza pastorale 2% Acqua, greti e zone umide 2% Rocce, macereti e ghiacciai 0,0 Arboricoltura da legno 4% Boschi 9% Aree urbanizzate 12% Ambito Montagna [ha] Collina [ha] Pianura [ha]) Aree a valenza pastorale Acqua, greti e zone umide Arboricoltura da legno Boschi Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai Aree agricole Tabella 7 Categorie di coperture del territorio per fascia altimetrica. Totale

26 Il territorio Figura 16 Suddivisione delle categorie forestali in montagna. 2 1 Arbusteti Alneti planiziali, montani Acero-tiglio-frassineti Abetine Saliceti e pioppeti ripari Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Querceti di roverella Querco-carpineti Pinete di pino silvestre Pinete di pino montano Pinete di pino marittimo Peccete Alneti di ontano alpino Orno-ostrieti Lariceti Faggete Cerrete Boscaglie pioniere di invasione 4 Figura 17 Suddivisione delle categorie forestali in collina Saliceti e pioppeti ripari Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Querceti di roverella Querco-carpineti Pinete di pino silvestre Pinete di pino marittimo Orno-ostrieti Faggete Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti Alneti planiziali, montani Acero tiglio frassineti Saliceti e pioppeti ripari Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Querceti di roverella Querco-carpineti Pinete di pino silvestre Pinete di pino marittimo Orno-ostrieti Faggete Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti Alneti planiziali, montani Acero tiglio frassineti Figura 18 Suddivisione delle categorie forestali in pianura. 25

27 Il territorio Tabella 8 Suddivisione per ambito territoriale delle categorie forestali. Categoria Montagna [ha] Collina [ha] Pianura [ha] Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Faggete Larici-cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Totale In montagna la forma di governo prevalente, su oltre 1/3 della superficie, risulta il ceduo semplice (generalmente con matricine) a cui seguono per diffusione la fustaia e il ceduo composto. Fra le categorie forestali con assetto a ceduo prevalgono (52%), Faggete(28%) e Querceti di rovere (7%). Fra le categorie con assetto a fustaia prevalgono viceversa: Larici-cembrete (43%), Acero-tiglio-frassineti (9%), Abetine (9%), Boscaglie pioniere e d invasione (8%), Faggete(8%) e Pinete di pino silvestre (7%). Fra i cedui composti le categorie forestali maggiormente rappresentate sono: Faggete(38%), (32%), Acero-tiglio-frassineti (1) e Querceti di rovere (8%). Poco più del della superficie è costituita da boschi senza gestione, assetto attribuito ai popolamenti di origine naturale, situati in stazioni di scarsa accessibilità (limiti superiori della vegetazione forestale, zone impervie, rupestri, a suolo superficiale, colatoi di valanga, stazioni riparie) e senza possibilità di interventi selvicolturali, la cui composizione per categorie forestali risulta la seguente: Alneti di ontano verde (34%), Boscaglie pioniere e d invasione (27%), Faggete(12%) e Larici-cembrete (9%). 26

28 Il territorio Con riferimento al regime patrimoniale in ambito montano la proprietà pubblica costituisce circa 1/3 della superficie forestale. Ceduo in conversione Ceduo semplice 36% Ceduo a sterzo Ceduo composto 17% Figura 19 Ripartizione degli assetti dei boschi montani. Boschi senza gestione 1 Rimboschimenti 3% Bosco di neoformazione Fustaia 26% Analogamente all ambito montano in collina la forma di governo prevalente, qui su quasi i 2/3 della superficie, è il ceduo semplice a cui seguono il ceduo composto, la fustaia e i boschi di neoformazione. Fra le categorie forestali con assetto a ceduo prevalgono Robinieti (4), (2) e Querceti di roverella (24%). Fra i cedui composti le categorie forestali maggiormente rappresentate sono ancora i Robinieti (36%), e a seguire Querco-carpineti (28%) e Querceti di roverella (). Le fustaie sono viceversa rappresentate per circa il 2 da Querco-carpineti, per il 2 da Robineti e per 1 da Querceti di roverella. I boschi di neoformazione sono formati per oltre il 42% da Boscaglie pioniere e d invasione, per il resto da Robinieti e Arbusteti. Per quanto concerne il regime patrimoniale in collina la quota di superficie forestale ascrivibile a proprietà pubbliche scende al 4%. Rimboschimenti Bosco di neoformazione 6% Fustaia 6% Boschi senza gestione 3% Ceduo in conversione Figura 20 Ripartizione degli assetti dei boschi collinari. Ceduo composto 18% Ceduo semplice 6 27

29 Il territorio Anche in ambito planiziale prevale il governo a ceduo,in quota percentuale intermedia tra montagna e collina; in pianura la percentuale di boschi con assetto a ceduo composto è superiore alle altre fasce e la quota a fustaia è tripla rispetto alla collina. Fra i cedui semplici prevalgono i Robinieti (74%) mentre fra i cedui composti e le fustaie le maggiori estensioni sono raggiunte dai Querco-carpineti (rispettivamente con il 43 e il 47%). È interessante notare che in pianura i boschi senza gestione risultano più numerosi sia in percentuale sia in termini assoluti rispetto alla collina; su tale assetto incidono soprattutto le Formazioni legnose riparie (7) delle aree golenali. In pianura la quota di superficie forestale di proprietà pubblica sale rispetto alla collina, portandosi all 1 in relazione alla diffusione delle aree di demanio fluviale. Figura 21 Ripartizione degli assetti dei boschi planiziali. Ceduo in conversione 0,2% Ceduo 42% Ceduo a sterzo 0, Boschi senza gestione 7% Rimboschimenti Bosco di neoformazione 4% Fustaia 18% Ceduo composto 28% Tabella 9 Suddivisione degli assetti dei boschi suddivisi per ambiti territoriali. Assetti colturali Montagna [ha] Collina [ha] Pianura [ha] Ceduo in conversione Ceduo semplice Ceduo a sterzo Ceduo composto Fustaia Bosco di neoformazione Rimboschimenti Boschi senza gestione Totale

30 Il territorio 3.4. Boschi di neoformazione Si tratta di soprassuoli forestali di recente costituzione (ultimi 20 anni) che hanno ricolonizzato spontaneamente pascoli e prati, ex-coltivi o colture legnose specializzate abbandonati. In Piemonte i boschi originatisi per reinvasione spontanea di zone abbandonate dall agricoltura o dalla pastorizia, soprattutto in collina e montagna, sono una realtà diffusa e ancora in aumento. La percentuale stimata di tali boschi rispetto alla superficie complessiva risulta attualmente il 1. Boscaglie pioniere e d'invasione 28% Orno-ostrieti 0,3% Alneti di ontano verde 16% Pinete di pino 0,4% Querceti di roverella Figura 22 Ripartizione delle categorie comprendenti Tipi forestali riconducibili a formazioni d invasione. Arbusteti 2% Alneti planiziali e montani 22% Robinieti Come si osserva dalla Figura 23 tra le categorie in cui è maggiore l estensione di Tipi forestali con carattere d invasione,spiccano i Robinieti,le Boscaglie pioniere e d invasione, gli Acero-tiglio-frassineti e gli Alneti di ontano verde. Circa il 76% della superficie risulta di proprietà privata mentre la restante parte è riconducibile a vario titolo a proprietà pubbliche. Circa il 46% di tali boschi hanno potenziale funzione di produzione, associata o meno alla protezione, e su tale quota si prevede di intervenire nel prossimo quindicennio in particolare con ceduazioni, tagli di miglioramento e tagli di rinnovazione in fustaia. Solo 1/4 di tali popolamenti non sono considerati suscettibili di gestione attiva, nemmeno a lungo termine (arbusteti). Produttiva 2 Acero-tigliofrassineti Produttivoprotettiva 3 Naturalistica 13% Turistico-ricreativa Evoluzione libera 16% Protettiva 14% Figura 23 Ripartizione delle destinazioni nelle formazioni d invasione. 29

31 Il territorio Figura 24 Ripartizione degli interventi previsti nelle formazioni d invasione. Monitoraggio 32% Evoluzione naturale 24% rinnovazione in fustaia 3% Ceduazione 2 Gestione ceduo composto 2% miglioramento 14% 3.5. Le formazioni lineari Tabella 10 Estensione delle formazioni lineari. Nell analizzare le aree di pianura, con patrimonio forestale limitato e fortemente subordinato all uso agricolo del territorio, sono state rilevate anche le formazioni lineari,definite come formazioni arboree o arbustive che presentano uno sviluppo in larghezza della proiezione delle chiome inferiore a 20 metri, con uno sviluppo longitudinale di almeno 150 metri e una distanza tra le chiome non superiore a 20 metri. L analisi ha riguardato circa ha di pianura e sono stati cartografati complessivamente circa km di formazioni lineari, con una media di circa 6,3 metri lineari a ettaro di territorio, valore che sale a 8,4 considerando le sole superfici agrarie che possono effettivamente ospitare tali formazioni. All interno delle province si notano significative differenze (da 5,8 m/ha nella provincia di Vercelli a 10,5 m/ha in quella di Torino), in relazione a diversi usi del suolo o a effettive densità minori per ettaro. Il tipo strutturale maggiormente rappresentato risulta il filare di esclusive specie arboree a fustaia e/o ceduo per il 46% circa del totale rilevato, pari a circa km. I filari compenetrati da specie arbustive sono complessivamente il 54% del totale. PROVINCIA Superficie indagata (ha) Superficie potenziale (ha) Metri formazioni lineari Metri/ha lordi Metri/ha netti Alessandria ,8 9,7 Asti ,3 6,4 Biella ,5 7,0 Cuneo ,6 8,0 Novara ,7 7,8 Torino ,0 10,5 Vercelli ,8 5,8 Totale ,3 8,4 30

32 4. Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Le funzioni dei boschi, come ormai ampiamente riconosciuto, sono oggi molteplici e prevaricano gli aspetti puramente produttivi e protettivi, un tempo prevalenti; hanno dunque assunto sempre maggiore importanza le funzioni più propriamente sociali e ambientali, tra le quali il valore estetico-paesaggistico, la funzione climatica (igienico-ossigenante e di riduzione dell effetto serra), la fruizione turistica, per escursionismo e ricreazione, senza dimenticare gli aspetti naturalistici di conservazione della biodiversità e scientifici,essendo i boschi tra gli ecosistemi più complessi e naturali presenti sul territorio. L approccio alla pianificazione e alla gestione forestale nella realtà attuale non può quindi che essere quello multifunzionale per tutti i boschi, indipendentemente dall ubicazione e dal regime patrimoniale. Tuttavia affinché le foreste possano assolvere alle funzioni attese, attraverso la definizione di modelli gestionali e colturali mirati ed efficaci, è necessario che vengano di volta in volta evidenziate le funzioni e le relative destinazioni prioritarie, come definite nell ambito della pianificazione forestale territoriale,di seguito elencate nell ordine logico di valutazione e ampiamente descritte nella trattazione successiva: protezione generale e diretta (destinazione protettiva); conservazione naturalistica (destinazione naturalistica); produzione di legno associata a protezione del territorio (destinazione produttiva-protettiva); produzione diretta di legno e altri prodotti (destinazione produttiva); fruizione pubblica,turismo e ricreazione (destinazione fruizione); ambientale generale senza possibilità di benefici diretti (destinazione evoluzione libera). Boschi Definizione Funzione Destinazione Stazioni di versante con insediamenti e infrastrutture Aree protette (parchi, riserve, S.I.C.) o di particolare interesse per la conservazione della biodiversità Aree di proprietà pubblica di facile accesso ad elevata fruizione turistica e ricreativa Ambienti con forti limitazioni stazionali presenti anche nelle fasce riparie Non migliorabile Migliorabile Protezione diretta Conservazione degli ecosistemi Fruizione pubblica Ambientale generale (passiva) Protezione generale Protettiva Naturalistica Fruizione Evoluzione libera Protettiva Ambienti senza limitazioni con buona fertilità e possibilità di esbosco Produzione diretta di legno e frutti Produttiva Figura 25 Schema logico gerarchico per la definizione delle destinazioni forestali. Stazioni senza forti limitazioni con copertura forestale e feracità almeno discreta Polifunzionale orientata a produzione e protezione Produttiva - Protettiva 31

33 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Figura 26 Destinazioni dei boschi a livello regionale. Produttiva 16% Protettivoproduttiva 46% Tabella 11 Ripartizione delle destinazioni per categoria forestale. Naturalistica 1 Fruizione Evoluzione libera 7% Protettiva 1 Categorie Evoluzione libera Fruizione Naturalistica Produttiva Protettiva- Produttiva Protettiva ha % ha % ha % ha % ha % ha % Abetine Acero-tigliofrassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Faggete Larici-cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Totale

34 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Figura 27 Ripartizione delle destinazioni per Aree Forestali. 33

35 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Verbano-Cusio Ossola Biella Novara Torino Vercelli Alessandria Asti Cuneo Figura 28 Ripartizione delle destinazioni per province. 34

36 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Provincia Evoluzione libera [ha] Fruizione [ha] Naturalistica [ha] Produttiva [ha] Produttiva protettiva [ha] Protettiva [ha] Totale [ha] Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano- Cusio Ossola Vercelli Regione Tabella 12 Superfici delle destinazioni funzionali prevalenti per provincia. Assetti Evoluzione libera Fruizione Naturalistica Produttiva Produttiva Protettiva Protettiva Totale Ceduo in conversione Ceduo semplice con o senza matricine ha % ha % ha % ha % ha % ha % ha % Ceduo a sterzo Ceduo composto Fustaia Bosco di neoformazione Rimboschimento Bosco senza gestione per condizionamenti stazionali Tabella 13 Superfici delle destinazioni per assetti strutturali. 35

37 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Interventi Evoluzione libera Fruizione Naturalistica Produttiva Protettiva- Produttiva Protettiva ha % ha % ha % ha % ha % ha % miglioramento rinnovazione in fustaia Ceduazione Gestione ceduo composto Monitoraggio Evoluzione naturale Totale Tabella 14 Ripartizione delle destinazioni per intervento Protezione del territorio Come noto i boschi e, in misura diversa, altre forme vegetali di copertura del suolo (erbe e cespugli) svolgono un ruolo fondamentale di protezione del territorio contro gli agenti meteorici destabilizzanti grazie all azione degli apparati radicali e delle parti epigee. In particolare i boschi possono prevenire l erosione diffusa, i dissesti,la caduta di massi,valanghe e,lungo i corsi d acqua,l erosione spondale.i boschi di protezione evidenziati nell ambito dei PFT, avendo un ruolo diretto o generale di tutela degli insediamenti, manufatti e delle aree più vulnerabili (versanti franosi e sponde fluviali), rivestono sempre maggiore importanza, per il progressivo diffondersi delle attività umane sul territorio e pertanto devono essere prioritariamente identificati e opportunamente gestiti e mantenuti. Attualmente le foreste di protezione, in particolare nelle Alpi, manifestano talora carenza di rinnovazione e scarsa stabilità, frutto di una gestione passata non sempre costante e puntuale e di un successivo abbandono con mancata esecuzione delle necessarie cure colturali; tali fattori le rendono maggiormente vulnerabili agli eventi biotici e abiotici. La gestione dei boschi di protezione deve dunque mirare all aumento della stabilità dei popolamenti, con un approccio attivo e consapevole, ricorrendo ove necessario anche alla ricostituzione boschiva e a opere e manufatti ausiliari, soprattutto per massi e valanghe Naturalistica I boschi a destinazione naturalistica costituiscono circa il 1 della superficie forestale. Tali boschi comprendono i soprassuoli forestali inseriti in Aree Protette, Siti di Interesse Comunitario (SIC), ZPS, o di particolare valore per la conservazione della flora e della fauna, esclusi quelli di protezione diretta; tali ambienti necessitano una gestione improntata al mantenimento, miglioramento o recupero della funzionalità dell ecosistema,sempre secondo gli approcci della selvicoltura prossima alla natura, considerando che tale destinazione non significa affatto abbandono.tra le foreste a destinazione naturalistica prevalgono le Faggete e a se- 36

38 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali guire Larici-cembrete e Querco-carpineti, con assetto a fustaia prevalente. Oltre il 6 della superficie, almeno nel prossimo quindicennio, non sarà soggetta a interventi di gestione attiva; tuttavia su circa 1/5 della superficie sono previsti interventi di miglioramento e in particolare diradamenti e conversioni a fustaia nei cedui semplici o composti (12%) Produzione e protezione Le foreste con funzione produttivo-protettiva,nettamente prevalenti in ambito montano e collinare, con oltre il 4 di superficie, risultano preponderanti anche a livello regionale; tale destinazione è comprensiva dei soprassuoli posti sotto vincolo idrogeologico ma comunque in stazioni con buona fertilità e possibilità di accesso, senza funzioni di protezione diretta, in cui è possibile effettuare una selvicoltura sostenibile mirata anche alla produzione senza compromettere la stabilità dei popolamenti stessi.le foreste piemontesi a destinazione produttiva-protettiva risultano per circa il composte da e per il da Faggete; oltre il di esse è costituito da Robinieti diffusi in ambito collinare e planiziale.l assetto prevalente risulta il ceduo semplice,su circa il 5 della superficie,mentre su circa il 2 sono presenti forme di governo misto (a ceduo sotto fustaia). Su circa i 3/4 della superficie è prevista la gestione attiva: in particolare ceduazione, tagli di rinnovazione in fustaia mediante tagli a scelta colturali, tagli di miglioramento con diradamenti e conversioni Produzione I boschi di produzione (16% a livello regionale) comprendono i soprassuoli di buona fertilità, possibilità di accesso ed esbosco, che non presentano particolare rilevanza naturalistica o protettiva; essi costituiscono, in termini assoluti e percentuali, la destinazione prevalente in ambito planiziale. In tale funzione ricadono per circa il 4 e per oltre il Robinieti. Per quanto riguarda gli interventi, il governo a ceduo (semplice e composto) interessa circa il 6 della superficie, mentre i tagli di rinnovazione in fustaia (per un totale del 6%) sono equamente ripartiti fra i diversi interventi di tagli a scelta colturali, successivi e a buche. Fra i tagli di miglioramento prevalgono diradamenti e conversioni Fruizione La destinazione di fruizione è attribuita alle aree boschive soggette ad alta frequentazione turistica per ricreazione,in cui prevale tale funzione sociale,e comporta una gestione mirata a mantenere/migliorare la struttura e la stabilità del soprassuolo per consentire la massima frequentazione possibile in sicurezza. A tale funzione molto circoscritta, che a livello regionale corrisponde a circa l della superficie forestale totale, con diffusione prevalentemente in proprietà pubbliche montane, assolvono in maggior misura i Larici-cembreti. La forma di governo più frequente è la fustaia, generalmente rada, adatta alla frequentazione sia invernale che estiva. Operativamente su circa il 4 della superficie si prevedono interventi di miglioramento tra i quali diradamenti (17%) e completamento della conversione a fustaia (1). 37

39 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali 4.6. Evoluzione libera La destinazione a evoluzione libera, riservata ai boschi in cui non si evidenzia alcuna valenza specifica tra quelle precedenti, soprattutto per limitazioni stazionali, e su cui non è prevista, né possibile né utile alcuna gestione attiva; è costituita da cenosi presenti in ambienti marginali (rupi,macereti,greti fluviali,ecc.) che si estendono dalla rete fluviale al piano subalpino; tra questi raggiungono le maggiori estensioni gli Alneti di ontano verde, le Boscaglie pioniere e d invasione e i Laricicembrete. Si tratta di formazioni in grado di garantire un certo grado di copertura del suolo e di assolvere quindi alle funzioni ambientali genericamente richieste, di componente del paesaggio, di conservazione naturalistica e di tutela idrogeologica, senza l intervento diretto dell uomo Le destinazioni per fasce altimetriche Tra le destinazioni in montagna prevale nettamente quella tipicamente multifunzionale produttiva-protettiva, in cui il bosco possiede interesse produttivo, in stazioni dotate di buona fertilità, pur conservando un ruolo attivo per il mantenimento della stabilità dei versanti.considerando anche la funzione produttiva,assegnata a stazioni con buona fertilità e buone possibilità di accesso ed esbosco in aree spesso non sottoposte a vincolo idrogeologico, la percentuale di superficie boschiva di interesse per la produzione legnosa sale a quasi il 6; in tale ambito le categorie forestali con maggiore estensione risultano: (38%),Faggete (2),Larici-cembrete (7%) e Acero-tiglio-frassineti (7%).La funzione protettiva,diretta a tutela di manufatti e insediamenti antropici da valanghe,caduta massi,lave torrentizie,o generale antierosiva in stazioni fragili, interessa circa il 1 della superficie forestale montana e riguarda prevalentemente le seguenti categorie: Larici-cembrete (19%), Faggete(14%), (13%), Boscaglie pioniere e d invasione (), Acero-tiglio-frassineti (9%) e Alneti di ontano verde (6%). Produttiva 1 Protettivoproduttiva 47% Naturalistica 1 Figura 29 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi in montagna. Turistico-ricreativa 2% Evoluzione libera 1 Protettiva 1 La destinazione naturalistica riguarda il 1 della superficie; questa funzione è attribuita a popolamenti inclusi in Aree Protette (Parchi e Riserve Naturali Nazionali e Regionali), Siti della Rete Natura-2000 (SIC, ZPS) e altri ambiti o di particolare importanza per la conservazione della biodiversità; le categorie più rappresen- 38

40 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali tative risultano ancora: Faggete(2), Larici-cembrete (), (12%), Alneti di ontano verde () e Boscaglie pioniere e d invasione (9%). Poco più del 1 della superficie forestale montana è costituita da boschi destinati alla libera evoluzione, popolamenti per i quali non si evidenzia alcuna valenza specifica né possibilità di gestione attiva, soprattutto a causa di forti limitazioni stazionali; tale distinzione è stata attribuita prevalentemente ad Alneti di ontano verde (26%),Boscaglie pioniere e d invasione (24%), Larici-cembrete (22%) e Faggete(1). Anche in ambito collinare la destinazione prevalente è quella produttiva-protettiva, che insieme a quella produttiva costituisce oltre i 3/4 della superficie forestale totale; rispetto alla montagna si mantiene sostanzialmente costante la percentuale destinata alla protezione, qui soprattutto in funzione antierosiva mentre si riduce fortemente la percentuale in evoluzione libera. Fra le categorie maggiormente produttive prevalgono Robinieti (4), e seguono a distanza le altre categorie più diffuse, (2) e Querceti di roverella (18%). Le categorie che maggiormente assolvono alla funzione di protezione risultano nuovamente, sebbene in ordine invertito, Querceti di roverella (3) propri delle stazioni con maggiori limitazioni, Robinieti () e (13%) questi diffusi in stazioni più favorevoli. Le categorie di maggiore interesse naturalistico risultano Querco-carpineti (27%), Robinieti ove misti con latifoglie spontanee (23%) e nelle varianti con querce(16%). Protettivoproduttiva 54% Figura 30 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi in collina. Produttiva 22% Naturalistica 9% Evoluzione libera 2% Turistico-ricreativa 0,2% Protettiva 13% In pianura la destinazione prettamente produttiva risulta prevalente e insieme alla destinazione produttivo-protettiva supera il 6 della superficie; contribuiscono a tale funzione soprattutto i Robinieti (54%) e i Querco-carpineti (16%). La destinazione naturalistica, attribuita principalmente a Querco-carpineti (43%), a Robinieti misti con latifoglie autoctone (22%) e a Formazioni legnose riparie (16%), risulta nettamente superiore alle altre fasce altitudinali; in percentuale e in assoluto per estensione è quasi doppia rispetto a quella riscontrata in collina, in relazione alla rarità e pregio dei boschi seminaturali residui. Anche in pianura la funzione di protezione non è marginale; rispetto agli altri ambiti, dove la difesa dei versanti e delle pendici è prioritaria, essa è soprattutto rivolta alla tutela dell assetto spondale dei corsi d acqua; essa infatti interessa per circa il 42% le Formazioni legnose riparie. 39

41 Destinazioni e attitudini degli ambienti forestali Figura 31 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi in pianura. Produttiva 38% Protettivoproduttiva 24% Naturalistica 2 Turistico-ricreativa Evoluzione libera 0,3% Protettiva 12% Tabella 15 Ripartizione delle destinazioni funzionali dei boschi suddivise per ambiti territoriali. Destinazioni Montagna [ha] Collina [ha] Pianura [ha] Evoluzione libera Turistico ricreativa Naturalistica Produttiva Protettivo produttiva Protettiva Totale

42 5. Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale 5.1. Interventi selvicolturali In seguito alla definizione delle funzioni prevalenti, che i complessi forestali sono chiamati a svolgere,e in base agli assetti-evolutivi delle diverse categorie si è giunti alla definizione degli obiettivi gestionali e dei conseguenti interventi selvicolturali. I modelli colturali a cui si rifanno gli interventi di seguito discussi sono conseguenti al ruolo multifunzionale che tutti i boschi del Piemonte hanno e seguono i principi della selvicoltura naturalistica; con tale aggettivo si definisce la selvicoltura che,sulla base della conoscenza dei cicli e delle dinamiche naturali delle cenosi boschive, imposta una gestione capace di assecondarli, riducendo al minimo i costi degli interventi a parità di servizi/prodotti e realizzando l auspicato equilibrio tra ecologia ed economia. Durante la trattazione e nelle relative rappresentazioni grafiche si è ricorsi,per maggiore sintesi, a un accorpamento dei singoli tipi di intervento: Cure colturali miglioramento rinnovazione Gestione passiva Interventi ordinari Conversione a fustaia Diradamento Ricostituzione boschiva Interventi straordinari Trasformazione Tagli a scelta colturali In fustaia Tagli successivi adattati Tagli a buche In cedui semplici Ceduazione In cedui composti Gestione del ceduo composto Monitoraggio (evoluzione controllata) Evoluzione naturale 41

43 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Categoria Taglio di miglioramento Monitoraggio Evoluzione naturale rinnovazione in fustaia Ceduazione Gestione ceduo composto ha % ha % ha % ha % ha % ha % Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Faggete Lariceti e cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Totale Tabella 16 Ripartizione degli interventi per categorie forestali. Monitoraggio 26% Evoluzione naturale 12% rinnovazione in fustaia 6% Figura 32 Ripartizione degli interventi selvicolturali. miglioramento 23% Gestione ceduo composto 7% Ceduazione 26% 42

44 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Trasformazione Tagli a buche Tagli successivi Taglio a scelta Ricostituzione boschiva Evoluzione naturale Evoluzione controllata Diradamento Diradamento e conversione Conversione attiva Gestione ceduo composto Ceduazione Cure colturali Figura 33 Ripartizione degli interventi per assetti strutturali. Fustaia Ceduo composto Ceduo a sterzo Ceduo semplice o matricinato Ceduo in conversione Rimboschimento Bosco di neoformazione Senza gestione 5.2. La gestione dei cedui Ceduazione Nei cedui semplici, generalmente matricinati, la scelta di mantenere o recuperare l attuale assetto è legato alla necessità di soddisfare la domanda di legna da ardere e degli assortimenti destinati alla piccola, media e grande paleria, e dalla non convenienza o inopportunità di effettuare miglioramenti attraverso la conversione a fustaia di cedui ancora vitali. Gli interventi di ceduazione interessano circa il 26% della superficie forestale totale e costituiscono oltre la metà dei tagli di rinnovazione. Si tratta essenzialmente di (49%) e Robinieti (27%) con una localizzazione prevalente montana nel primo caso e nel secondo collinare e planiziale. Circa l 1 della superficie governabile a ceduo semplice ricade in boschi a destinazione di protezione, mentre la maggior parte riguarda boschi produttivoprotettivi o produttivi. Il ceduo composto, forma di governo misto in cui coesistono il ceduo nel piano dominato e la fustaia in quello dominante, fornisce i diversi assortimenti tipici delle due forme di governo.si tratta di una forma di gestione storica del bosco di complesso mantenimento, per le difficoltà di rinnovazione della fustaia e, nelle formazioni planiziale e collinari, per l invadenza della robinia che tende a sostituire a tutti i livelli le altre specie arboree; frequentemente se la situazione evolutivo colturale del bosco non è sufficientemente seguita, nel lungo periodo si rischia quindi di ottenere popolamenti estremamente semplificati per struttura e composizione, pertanto in taluni casi l indirizzo è da considerare transitorio o mirato a costituire popolamenti a ceduo e fustaia in mosaico anziché biplani. Gli interventi di gestione del ceduo composto, interessano solo 1/3 della relativa superficie e riguardano prevalentemente Robinieti (33%), (27%) e Querco-carpineti (19%). 43

45 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Conversione a fustaia Su circa il 16% dei cedui semplici e il 38% dei cedui composti è prevista la conversione a fustaia; si tratta di interventi che riguardano prevalentemente popolamenti invecchiati oltre il turno massimo di ceduazione, stabilito orientativamente in anni oltre i quali si esaurisce la capacità pollonifera (ad eccezione di robinia e castagno) aventi struttura, stabilità e fertilità idonee a essere avviati a fustaia. L opportunità di intervenire in tal senso può essere dettata non solo dalla possibilità di ottenere assortimenti di maggiore pregio e valore, in un ottica di incremento della qualità della produzione, ma anche, nel caso di popolamenti inseriti in aree protette,dalla necessità di conferire al bosco una struttura più simile a quella naturale e quindi in maggiore equilibrio con i fattori ambientali, ovvero dall esigenza di assicurare una maggiore protezione diretta da caduta massi e valanghe.tali interventi interessano prevalentemente le Faggete, seguono i misti e in minor misura i Querceti, soprattutto di rovere. Un cenno meritano i boschi con assetto già a ceduo in conversione e i cedui a sterzo, presenti rispettivamente su poco meno del 2% e dell della superficie forestale totale. Su tali popolamenti si intende intervenire principalmente con interventi di completamento della conversione attiva, che interessano circa metà dei cedui a sterzo e i 2/3 dei cedui in conversione La gestione delle fustaie Tagli intercalari I tagli intercalari includono le cure colturali e i diradamenti; le prime riguardano gli interventi nelle fasi più giovanili del soprassuolo, dal novelleto alla spessina, ma anche le operazioni di contenimento dalla vegetazione avventizia nei giovani rimboschimenti e gli interventi di spalcatura e potature, anche a carico di da frutto. I diradamenti afferiscono viceversa agli stadi evolutivi più avanzati del popolamento, dalla perticaia alla giovane fustaia. Per oltre i 3/4 della superficie le cure colturali incidono su, spesso da frutto, e per circa l 8% su Rimboschimenti. I diradamenti riguardano prevalentemente Acero-tiglio-frassineti (19%),Rimboschimenti (18%) e Larici-cembrete (12%). Riguardo gli assetti i diradamenti interessano per circa il 43% rimboschimenti e per il 13% fustaie. I tagli intercalari interessano per oltre il boschi con funzione prevalente di protezione diretta. rinnovazione Nel periodo di riferimento dei PFT i tagli di maturità, ovvero di rinnovazione e di curazione, intesi come tagli a buche/fessura, tagli successivi adattati e tagli a scelta colturali, complessivamente possono interessare circa 1/4 della superficie delle fustaie corrispondenti ad appena il 6% della superficie totale. In particolare i tagli a buche, idonei alla messa in rinnovazione di boschi coetanei con specie prevalentemente eliofile o che necessitano di particolari condizioni di illuminazione e mineralizzazione del suolo negli stadi iniziali, interessano circa il 6% delle fustaie,le categorie maggiormente interessate sono Larici-cembrete (57%) e in misura minore Abetine (14%) e Pinete di pino silvestre (9%). 44

46 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale I tagli successivi adattati,destinati anch essi alla rinnovazione di fustaie coetanee generalmente per gruppi più o meno grandi, attraverso interventi scalari nel tempo di diversa intensità (da 2 a 5, tra preparazione, sementazione, secondari e di sgombero), interessano anch essi circa il 6% delle fustaie; tale intervento incide principalmente su Faggete(28%), Acero-tiglio-frassineti (19%), Querco-carpineti (19%) e Pinete di pino silvestre (18%). Il taglio a scelta colturale (taglio saltuario o di curazione), trattamento proprio delle fustaie disetanee per gruppi o per piede d albero, comprende interventi in tutte le fasi di sviluppo del bosco. Risulta applicabile complessivamente su circa il 13% delle fustaie (3% della superficie forestale). Il taglio a scelta incide principalmente su Larici-cembrete (34%), Abetine (2) e Querco-carpineti (12%) Interventi straordinari In tale categoria rientrano particolari interventi di miglioramento e recupero dei boschi consistenti in trasformazione e disetaneizzazione e di ricostituzione boschiva, tagli fitosanitari e rinfoltimenti. Nel primo caso sono contemplati gli interventi volti a modificare la composizione specifica, la struttura o il trattamento dei boschi degradati, instabili, privi di rinnovazione o non rispondenti alle attuali funzioni attese. Nel secondo caso sono compresi interventi di diverso tipo volti a recuperare l efficienza della copertura forestale in seguito a eventi eccezionali (incendi, attacchi parassitari, deperimento) che hanno compromesso il soprassuolo attuale e le possibilità di rinnovazione ed evoluzione. Complessivamente la superficie che necessita di tali interventi costituisce poco più dell del totale; in particolare le trasformazioni incidono su Rimboschimenti (43%) e Robinieti (29%), mentre le ricostituzioni prevalgono su () e ancora su rimboschimenti degradati (24%) Monitoraggio (Evoluzione controllata) Tale forma di gestione passiva a medio termine viene attribuita ai soprassuoli dove per recenti utilizzazioni, stadio di sviluppo o sufficiente stabilità non sono previsti interventi nell arco dei successivi 15 anni; al termine di tale periodo, previa verifica, sarà possibile rinnovare questa scelta o passare a interventi di gestione attiva. A livello di categoria il monitoraggio riguarda principalmente Faggete, Larici-cembrete e Boscaglie Evoluzione naturale L evoluzione naturale è assegnata alle formazioni poste in stazioni limite, per giacitura e quota, (stazioni rupicole, del piano subalpino e dei greti fluviali) dove la lenta evoluzione, la copertura discontinua o prevalentemente arbustiva e la scarsa accessibilità non giustificano né consentono interventi che potrebbero avere ripercussioni negative sui delicati equilibri vegetazionali e idrogeologici, tantomeno a fini produttivi.si tratta quindi di cenosi con destinazione generica di protezione ambientale, che vengono lasciate evolvere secondo la dinamica naturale. Circa 1/4 della superficie in evoluzione naturale è costituita da Alneti di ontano verde, a cui seguono per estensione Boscaglie pioniere e d invasione, Faggete e Larici-cembrete. 45

47 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Figura 34 Ripartizione degli interventi per Aree Forestali. 46

48 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Verbano-Cusio Ossola Biella Novara Torino Vercelli Alessandria Cuneo Asti Figura 35 Ripartizione degli interventi per province. 47

49 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Provincia Ceduazione (ceduo semplice e composto) [ha] rinnovazione in fustaia [ha] miglioramento [ha] Monitoraggio [ha] Evoluzione naturale [ha] Totale [ha] Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio Ossola Vercelli Regione Tabella 17 Superfici degli interventi per provincia Indirizzi gestionali per fasce altimetriche In montagna la superficie potenzialmente interessata da interventi selvicolturali nell arco del quindicennio di riferimento, risulta quasi equamente ripartita fra tagli di rinnovazione, di miglioramento e monitoraggio. Figura 36 Ripartizione degli interventi previsti nei boschi montani. miglioramento 26% Monitoraggio 28% rinnovazione Evoluzione naturale 16% Nell ambito dei tagli di miglioramento, gli interventi più estesi risultano quelli di conversione dei cedui a fustaia con l 8% della superficie, prevalentemente su Faggete e ; il diradamento è previsto su circa il 6% della superficie, prevalentemente a carico di Acero-tiglio-frassineti, Rimboschimenti e Larici-cembrete. Tra gli interventi di rinnovazione in cedui e fustaie, la ceduazione (19%) riguarda prevalentemente, Faggete e Querceti di rovere, la gestione del ceduo composto (4%) principalmente i, mentre i tagli a scelta interessano soprattutto Larici-cembrete, Abetine, Peccete e Acero-tiglio-frassineti. 48

50 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale In collina la superficie potenzialmente interessata da gestione attiva è superiore, in termini percentuali,a quella riscontrata in ambito montano; infatti solo il 2% della superficie è destinata all evoluzione naturale e solo 1/4 della superficie non è gestibile attivamente nei prossimi 15 anni. miglioramento 1 Monitoraggio 24% Evoluzione naturale 2% Figura 37 Ripartizione degli interventi previsti nei boschi collinari. rinnovazione 63% Su oltre il 6 della superficie sono previsti tagli di rinnovazione, costituiti per oltre il 5 da ceduazioni,principalmente a carico di Robinieti e e per circa il 12% da interventi di gestione del ceduo composto, prevalenti su Robinieti.Fra i tagli di miglioramento prevale la conversione dei cedui composti (12%), in particolare a carico di Robinieti e Querco-carpineti. Su circa il 4% della superficie sono previsti interventi di conversione di cedui semplici a carico di Querceti di rovere, e Robinieti. In pianura solo poco più del dei boschi non sarà potenzialmente interessato da interventi di gestione attiva nell arco del quindicennio di riferimento; le rilevanti superfici gestibili con tagli di rinnovazione e secondariamente con tagli di miglioramento, vedono prevalere nella prima categoria la ceduazione (3), che interessa per il 7 Robinieti, e la gestione del ceduo composto (19%); fra i tagli di miglioramento prevalgono per il 7% diradamenti e per il 6% diradamenti abbinati a conversioni. miglioramento Monitoraggio 2 Evoluzione naturale rinnovazione 58% Figura 38 Ripartizione degli interventi previsti nei boschi planiziali. 49

51 Indirizzi selvicolturali per la valorizzazione multifunzionale del patrimonio boschivo regionale Tabella 18 Interventi suddivisi per fasce altimetriche. Interventi Montagna [ha] Collina [ha] Pianura [ha] miglioramento rinnovazione Monitoraggio Evoluzione naturale Totale

52 6. Aspetti patrimoniali 6.1. Tipi di proprietà rilevate L indagine patrimoniale ha permesso di rilevare le proprietà agro-silvo-pastorali di Enti pubblici (Demanio dello Stato,Regione Piemonte,Province,Comuni) o altri Enti e Società di pubblico servizio (ASL, Università, ENEL, AEM, Ferrovie ecc.), di eventuali proprietà collettive (Consorzi, Consorterie, Frazionisti ecc.) e miste pubbliche e private; le proprietà di privati sono state rilevate ove superiori a 100 ettari di superficie o 25 ettari se boscati purché accorpati. Per maggiore chiarezza e leggibilità del dato le proprietà di soggetti affini sono state raggruppate come segue: proprietà pubblica (Demanio dello Stato, Regione, Province, Comuni), privata rilevata, Altri Enti, Consorzi, proprietà miste (ASL, Università,ENEL,AEM,Ferrovie,Consorzi,Consorterie,Frazionisti,ecc.) e altre proprietà private,nelle quali confluiscono prevalentemente le proprietà private non rilevate, ossia di estensione unitaria inferiore a quella richiesta dalle Norme Tecniche. Tabella 19 Ripartizione in percentuale delle proprietà per categoria forestale. Categorie forestali Proprietà pubblica [%] Proprietà privata rilevata [%] Altri Enti, Consorzi e prop. miste [%] Altre proprietà private [%] Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Arbusteti planiziali, collinari, montani Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Faggete Lariceti e cembrete Ostrieti Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino marittimo Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Superficie forestale totale

53 Aspetti patrimoniali Figura 39 Ripartizione dei tipi di proprietà della superficie forestale piemontese. Privata rilevata 2% Altre proprietà private 68% Pubblica 28% Altri Enti 2% 6.2. La proprietà nei boschi piemontesi Riguardo agli aspetti patrimoniali emerge che il 7 del patrimonio forestale ricade in proprietà private costituite, per la quasi totalità, da piccole proprietà non rilevabili nell ambito dei Piani Forestali Territoriali. Con riferimento alle categorie forestali si osserva che circa i 2/3 della proprietà pubblica sono ripartiti tra Faggete,Larici-cembrete,Boscaglie pioniere e d invasione e Alneti di ontano verde; la proprietà privata rilevata è anch essa principalmente costituita da Faggete e Laricicembrete ma con una quota superiore al costituita da Alneti di ontano verde e maggiore incidenza nei ; le altre proprietà viceversa interessano principalmente e Robinieti,che costituiscono le categorie con maggiore incidenza della destinazione produttiva, ove sono previsti tagli di maturità (ceduazione e tagli di rinnovazione in fustaia). Il cartogramma che segue mostra la ripartizione dei tipi di proprietà per le singole Aree Forestali. 52

54 Aspetti patrimoniali Figura 40 Ripartizione della proprietà per Area Forestale. 53

55 Aspetti patrimoniali Verbano-Cusio Ossola Biella Novara Torino Vercelli Alessandria Cuneo Asti Figura 41 Ripartizione della proprietà per province. 54

56 Aspetti patrimoniali Provincia Proprietà pubblica [ha] Proprietà privata rilevata [ha] Altri enti, consorzi e proprietà miste [ha] Altre proprietà private [ha] Totale [ha] Alessandria Asti Biella Cuneo Novara Torino Verbano-Cusio Ossola Vercelli Regione Tabella 19 -Ripartizione per province delle proprietà forestali. Proprietà Montagna % Collina % Pianura % Proprietà pubblica Tabella 20 Ripartizione per fasce altimetriche delle proprietà forestali. Proprietà privata rilevata Altri Enti, Consorzi e proprietà miste Altre proprietà private Totale

57 7. Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 7.1. Introduzione alla tipologia forestale. L unità di base ecologica adottata per la classificazione dei boschi piemontesi è il Tipo forestale; tuttavia in questa sede per una maggiore sintesi e chiarezza si è utilizzata quale base di analisi per la descrizione delle risorse forestali regionali la Categoria, unità gerarchica fisionomica superiore che raggruppa i Tipi forestali affini. Ciascuna categoria è definita dalla dominanza di una o più specie arboree, che concorrono ad attribuirne il nome, ad esempio Faggete,, Peccete ecc.; per le categorie che sono definite dalla compresenza di più specie il nome è costituito dalla loro combinazione,per esempio Querco-carpineti,Acero-tiglio-frassineti, Larici-cembrete ecc. Una specie è considerata dominante e definisce una categoria quando la relativa copertura supera il 5. In Piemonte sono state definite 21 Categorie Forestali. Il Tipo forestale come si è detto costituisce l unità fondamentale per la classificazione dei boschi, risultando omogeneo sotto gli aspetti ecologico, dinamico-evolutivo e gestionale. Nell ambito del Tipo vi possono essere ulteriori suddivisioni con Sottotipi, per evidenziare differenze di substrato (acidofilo, calcifilo), stazionali (superiore, inferiore) o di evoluzione (pioniero,d invasione),o Varianti nel caso di variazioni della composizione dello strato arboreo ove una specie normalmente accessoria costituisca almeno il 2 di copertura (es. Robinieto, variante con latifoglie mesofile). In totale per la Regione Piemonte sono stati individuati 93 Tipi, descritti nel manuale I Tipi Forestali del Piemonte (Regione Piemonte IPLA S.p.A., 2004) Categorie forestali del Piemonte Nelle pagine che seguono vengono analizzate le singole Categorie forestali del Piemonte trattate per fasce altimetriche di diffusione,a partire dal piano basale (rete fluviale e pianura) fino a quello subalpino; per ultimi sono presentati i rimboschimenti, inseriti in tutti i tipi di stazioni. Per ciascuna di esse sono indicate estensione, localizzazione, composizione specifica, articolazione in Tipi forestali e dinamiche evolutive. Vengono quindi esaminati il regime patrimoniale, i principali parametri dendrometrici, l assetto e lo stadio di sviluppo, evidenziando i valori di maggiore interesse forestale. Infine sono analizzate le destinazioni prevalenti e gli interventi selvicolturali previsti con i principali sistemi di esbosco. Formazioni legnose riparie (SP) Le Formazioni riparie raggruppano le superfici forestali in cui vi sia almeno il 5 di copertura attribuibile a uno o più dei seguenti gruppi fisionomici o specie: salici arbustivi, salice bianco, pioppo nero e pioppo bianco. Con poco più di ha esse costituiscono una delle categorie meno rappresentate sul territorio piemontese, pur avendo una capillare diffusione territoriale lungo i fiumi principali. 56

58 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Formazioni legnose riparie Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 548 polloni 36% seme 64% Ceppaie (n ) 116 Area basimetrica (m2) 19 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 211 (39%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 31 (6%) Volume (m3) 146 Incremento corrente (m3) 8 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1500 m (formazioni arbustive) Ambiti geografici prevalenti Pianura e fondivalle principali montani e collinari Superficie ha (1,4%) I popolamenti possono essere suddivisi in base alla fisionomia in formazioni arbustive prevalentemente di greto (con Salix purpurea, S. eleagnos e S. triandra), e arboree a salice bianco, a pioppo nero in particolare sulle porzioni di greto più ciottolose, e a pioppo bianco. Tipo ha % Saliceto arbustivo ripario Tabella 21 Tipi forestali delle Formazioni legnose riparie e relative superfici. Saliceto di salice bianco Pioppeto di pioppo nero Pioppeto di pioppo bianco Alberi Volume Area basimetrica Figura 42 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Formazioni legnose riparie Rovere Frassino maggiore Ciliegio selvatico Robinia Pioppi clonali Altre latifoglie e conifere La composizione specifica che emerge dall analisi inventariale non comprende i popolamenti e le specie arbustive, generalmente costituite da soli salici che difficilmente raggiungono diametri cavallettabili; la dizione «altre latifoglie», che costituisce circa l 8 di composizione e volumi, comprende salici a portamento arboreo, pioppo nero e pioppo bianco e sporadici ontani. La tendenza evolutiva è strettamente legata alla dinamica fluviale e all eventuale 57

59 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali gestione tradizionale a ceduo, in assenza delle quali i popolamenti, che in condizioni naturali con presenza di portaseme e continuità forestale evolverebbero verso formazioni a legno duro (Querceti), sono spesso destinati alla senescenza e al collasso, o all invasione di specie esotiche arbustive e suffruticose. Figura 43 Ripartizione delle proprietà delle Formazioni legnose riparie. Altre proprietà private 69% Privata rilevata Pubblica 29% Altri Enti Il numero di piante/ha,così come i valori di area basimetrica e volume,risultano tra i meno elevati se comparati alle altre categorie; tuttavia il valore del volume/ha è superiore ad altre formazioni come Robinieti, Querceti di roverella e Orno-ostrieti in cui è maggiore l attitudine produttiva; l incremento corrente, di poco inferiore agli 8 m3/ha, risulta fra i più elevati in relazione alla buona disponibilità idrica, inferiore solo a Robinieti e. A fronte di una ripartizione diametrica concentrata nelle classi inferiori, il diametro medio superiore ai 20 cm va attribuito alla presenza, sebbene in numero limitato, di individui di grandi dimensioni, pioppi anche clonali e salici fino a 80/100 cm di diametro. Gli assetti sono in gran parte anch essi il risultato del continuo disturbo naturale operato dal corso d acqua, che genera boschi in parte di origine agamica da talee naturali fluitate e in parte da seme con struttura articolata e privi di impronta gestionale. Lo stadio di sviluppo prevalente, come conseguenza della preponderanza di popolamenti senza gestione, è quello irregolare. La destinazione funzionale prevalente, con quasi il 5 della superficie, è quella protettiva generale, di stabilità delle fasce fluviali dall erosione in massa e di laminazione delle piene, a difesa di insediamenti e infrastrutture umane, a cui tali cenosi possono assolvere solo se opportunamente gestite e monitorate; si tratta di una delle categorie in cui la quota di superficie destinata alla protezione risulta più elevata. Della restante superficie circa 1/3 assume destinazione naturalistica, trattandosi di formazioni radicate prevalentemente in aree protette fluviali e in particolare lungo il corso del Po, soprattutto nei tratti cuneese e alessandrino. 58

60 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Produttiva 2% Protettivoproduttiva 13% Protettiva 49% Figura 44 Ripartizione delle destinazioni delle Formazioni legnose riparie. Naturalistica 3 Fruizione Evoluzione libera 4% Per quasi il 6 della superficie si tratta di boschi in cui non sono previsti interventi per il prossimo quindicennio o a tempo indeterminato (formazioni arbustive di greto). Sulla restante parte è ritenuta utile la gestione attiva con tagli di miglioramento, in particolare diradamenti (4%), e con tagli di rinnovazione mediante ceduazione (19%),gestione dei cedui composti (9%) e tagli a scelta (); si tratta di interventi finalizzati prevalentemente al mantenimento di popolamenti stabili, vitali e meno soggetti a rischio di erosione e asportazione, capaci di ospitare l avifauna nidificante (ardeidi). Monitoraggio 54% Figura 45 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Formazioni legnose riparie. miglioramento 7% rinnovazione 33% Evoluzione naturale 6% Trattandosi di aree prevalentemente planiziali le attività di taglio ed esbosco risultano prive di particolari limitazioni e possono essere eseguite,dove necessario,per oltre il 6 con trattore. Robinieti (RB) I Robinieti per estensione sono la terza Categoria forestale in Piemonte.Hanno diffusione prevalentemente collinare, planiziale e talora pedemontana, con rare digitazioni all interno delle vallate alpine. 59

61 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Robinieti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 772 polloni 46% seme 54% Ceppaie (n ) 299 Area basimetrica (m2) 15 Diametro medio (cm) 16 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 155 () Ripartizione diametrica > 35cm (n ) 11 () Volume (m3) 111 Incremento corrente (m3) 8,15 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 800 m Ambiti geografici prevalenti Collinare, planiziale e pedemontano (fondivalli e distretti esalpici) Superficie ha (12,4%) In passato la specie fu ampiamente diffusa dall uomo, e lo è tuttora in alcune aree del Piemonte, per le sue caratteristiche di frugalità, rapidità di accrescimento, sviluppo dell apparato radicale, a elevato potere consolidante, ma soprattutto per le caratteristiche del legno, assai resistente e durabile, impiegabile in svariati usi dalle travature, alla paleria e ottimo come combustibile. Tuttavia la specie, proprio per la sua facilità di diffusione, soprattutto agamica mediante polloni radicali, ha progressivamente colonizzato e in parte sostituito le formazioni forestali naturali collinari e planiziali, causando la rarefazione e la degradazione dal punto di vista della biodiversità. Se da un lato i Robinieti hanno accresciuto nei boschi la produzione di biomassa destinabile a legna da ardere,dall altro ne hanno impoverito, se non nelle stazioni più fertili, le potenzialità, in termini di assortimenti legnosi di pregio, di ricchezza specifica e capacità di rigenerazione, in caso di abbandono della ceduazione a regime, rendendo i popolamenti maggiormente vulnerabili a processi di senescenza e collasso. La composizione dei Robinieti risulta costituita per circa 2/3 da robinia in termine di volume, quota che sale a quasi il 7 per numero di alberi/ha; tuttavia dove la ceduazione è mantenuta a regime con turni medio-brevi sono molto frequenti formazioni quasi in purezza. Una quota del è costituita da specie quercine, in particolare farnia e rovere, spesso con soggetti di grosse dimensioni in qualità di matricine/riserve; meno del è costituito da castagno, che talvolta può essere considerato relittuale in popolamenti degradati e successivamente infiltrati dalla robinia. Le latifoglie mesofile come ciliegio selvatico, frassino maggiore, olmo campestre possono essere presenti accanto alla robinia in boschi di neoformazione, cui talora partecipa anche la farnia. Tabella 22 Tipi forestali dei Robinieti e relative superfici. Tipo ha % Robinieto Robinieto st. di greto I dati emersi dall inventario trovano riscontro nella composizione delle varianti del Tipo più diffuso dove prevale quella con latifoglie mesofile, cui queste ultime contribuiscono con più del 2 di copertura; seguono il Tipo sostanzialmente puro e la variante con castagno. 60

62 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 8 Figura 46 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Robinieti. 7 6 Alberi Volume Area basimetrica 5 4 Castagno Farnia Rovere Frassino maggiore Ciliegio selvatico Robinia Acero campestre Frassino orniello Altre latifoglie e conifere Raffrontando i dati dendrometrici con le altre Categorie ad assetto analogo, prevalentemente riconducibile al ceduo, risulta che nei Robinieti il numero di piante a ettaro è assai limitato; anche il volume/ha risulta tra i più bassi, in relazione all assidua gestione attiva ed è superiore solo ai Querceti di roverella e agli Ostrieti, dove evidentemente incidono i fattori stazionali; il valore di incremento corrente,con più di 8 m3/ha, è fra i più elevati, inferiore solo ai. Altre proprietà private 9 Figura 47 Ripartizione delle proprietà della categoria Robinieti (%). Privata rilevata Pubblica 3% Altri Enti Anche la ripartizione diametrica evidenzia una scarsità di individui nelle classi diametriche maggiori.tutti questi fattori trovano giustificazione nell assetto colturale prevalente, in cui i turni di utilizzazione possono essere assai brevi (anche entro i 10 anni), e tenendo conto che il rilascio di matricine, se non appartenenti a specie autoctone o richiesto in specifici strumenti pianificatori, non è attualmente obbligatorio. Tra gli assetti prevalgono i cedui semplici (con o senza matricine), con una lieve prevalenza per quelli giovani a regime; seguono i cedui composti, in cui la robinia viene ceduata a turni brevi e la fustaia rada viene destinata alla produzione di assortimenti da lavoro. Le fustaie non sono da ricondurre a popolamenti di origine gamica, ma da polloni radicali per colonizzazione ed includono una quota di cedui invecchiati i cui polloni risultano totalmente affrancati. 61

63 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali La destinazione prevalente è quella produttiva, che diviene polifunzionale produttivo-protettiva per le aree collinari sottoposte a vincolo idrogeologico; la superficie destinata alla produzione risulta per estensione inferiore solo a quella dei e delle Faggete. Si conferma quindi l importanza di questi boschi per la produzione di biomassa, in particolare per scopi energetici. I Robinieti vengono destinati a funzione protettiva (fasce fluviali,versanti sedimentari instabili) e a funzione naturalistica (qualora compresi in aree protette) in egual misura, circa 9%; infatti in alcuni ambiti planiziali, in cui l indice di boscosità risulta assai basso,anche i Robinieti, puri o meglio ove misti, assumono importanza in termini naturalistici, come unico possibile habitat e rifugio per la fauna locale. Figura 48 Ripartizione delle destinazioni dei Robinieti (%). Produttiva 4 Protettivo-produttiva 42% Protettiva 9% Naturalistica 9% Fruizione < Evoluzione libera < La tendenza evolutiva di questi popolamenti è fortemente legata al tipo di gestione e alla frequenza degli interventi di utilizzazione: in popolamenti abbandonati vi può essere il rischio di senescenza e collasso per perdita di vitalità della robinia e mancanza di rinnovazione,spesso ostacolata dal denso sottobosco presente (rovi, vitalba, sambuco). La ceduazione a regime favorisce la robinia e può diminuire la mescolanza specifica rallentando ogni processo evolutivo; interventi di conversione e diradamento in popolamenti misti di buona fertilità conferiscono loro maggiore stabilità permettendo in tempi successivi, con altri interventi intercalari o di rinnovazione, di incrementare la partecipazione delle altre latifoglie. In accordo con la funzione prevalentemente produttiva svolta dai Robinieti gli indirizzi di intervento prevedono la gestione attiva su quasi l 8 della superficie; sono previsti tagli di rinnovazione su oltre i 3/4 della superficie, principalmente attraverso la ceduazione (57%) e la gestione del ceduo composto (18%) da cui si ottengono assortimenti prevalentemente utilizzabili a scopo energetico ma potenzialmente anche da opera e paleria; interventi di miglioramento vengono essenzialmente attuati con conversioni (3%) e diradamenti (3%).Poco meno del 1 della superficie, almeno nel medio periodo (15 anni), non sarà soggetta a interventi di gestione attiva per la giovane età dei popolamenti,recentemente ceduati o sviluppatisi su coltivi abbandonati. 62

64 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali rinnovazione 76% miglioramento Figura 49 Ripartizione degli indirizzi di intervento nei Robinieti (%). Evoluzione naturale Monitoraggio 13% Le possibilità di utilizzazione in generale risultano prive di forti limitazioni, trattandosi di aree prevalentemente planiziali e collinari,e l esbosco è eseguibile,per quasi il 9 della superficie, con trattore. Querco-carpineti (QC) Querco-carpineti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 589 polloni 32% seme 68% Ceppaie (n ) 121 Area basimetrica (m2) 21 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 220 (37%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 41 (7%) Volume (m3) 182 Incremento corrente (m3) 7,7 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 600 m Ambiti geografici prevalenti Collinare, planiziale, fondovalli e rilievi alpini (distretto esalpico) e appenninici. Superficie ha (4%) I Querco-carpineti sono formazioni costituite principalmente da farnia e carpino bianco con differenti gradi di mescolanza,e con la partecipazione secondaria di altre latifoglie (frassino maggiore, ciliegio, tiglio selvatico ecc), in funzione delle caratteristiche stazionali e dell assetto evolutivo-colturale. I Querco-carpineti sono per estensione la nona Categoria forestale, con una diffusione che interessa circa il 6 delle Aree Forestali. Si tratta di formazioni ad ambito prevalentemente planiziale e collinare dove,accanto ai boschi planiziali più rilevanti,nuclei generalmente di limitata estensione si sono conservati in stazioni favorevoli lungo i corsi d acqua principali al di là delle golene, sulle scarpate e sommità dei terrazzi fluvio-glaciali meno fertili, nell alta pianura negli impluvi e fondivalle collinari. Si tratta in realtà di stazioni relittuali di un areale assai più vasto che un tempo doveva interessare in particolare gran parte della pianura ora agricola; alcuni popolamenti di particolare interesse per estensione e grado di conservazione sono oggetto di tutela nei Parchi e Riserve Naturali Regionali, tra questi il Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (VC), de La Mandria (TO), di Stupinigi (TO), le Vaude (TO) e le Baragge (VC, BI). 63

65 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Dalle analisi inventariali e della carta forestale risulta che accanto alla farnia e al carpino bianco è spesso presente un ampio corteggio di altre latifoglie mesofile, oltre alla diffusissima robinia. In particolare nei Querceti della bassa pianura, in cui sono incluse le formazioni golenali generalmente prive di carpino bianco, la specie più frequente è la robinia, favorita dove i turni di utilizzazione sono più brevi, accanto a varianti con latifoglie mesofile dove le condizioni stazionali risultano caratterizzate da una maggiore freschezza dei suoli. Anche nell alta pianura dei terrazzi fluvio-glaciali, sia con elevate sia con basse precipitazioni, e negli ambienti mesoxerofili dei rilievi collinari interni, accanto alle formazioni più naturali,sono frequenti i popolamenti con robinia.nell alta pianura spesso divengono rilevanti i popolamenti con varianti a castagno e rovere, in particolare sulle scarpate e declivi dove minori sono i rischi di ristagno; viceversa nelle stazioni dove si hanno fenomeni di idromorfia stagionale compaiono i Sottotipi a Molinia sp. con pioppo tremolo e betulla. Nei rilievi collinari interni, in condizioni di maggiore mesofilia, accanto alla variante con robinia prevale quella con latifoglie miste. La dinamica dei Querco-carpineti, al di là di altri fattori stazionali biotici e abiotici, è in gran parte condizionata dalla presenza di robinia e dalla sua gestione; dove le ceduazioni sono più frequenti i popolamenti tendono alla progressiva semplificazione della composizione specifica e della struttura, condizione che si verifica spesso nelle aree prive di strumenti pianificatori specifici, dove talora il taglio delle matricine/riserve di farnia avviene in modo indiscriminato senza assicurarne la rinnovazione. Tabella 23 Tipi forestali dei Querco-carpineti e relative superfici. Tipo ha % Querco carpineto della bassa pianura Querco-carpineto d alta pianura a elevate precipitazioni Querco-carpineto d alta pianura a basse precipitazioni Querceto misto d impluvio dei rilievi collinari interni Querco-carpineto mesoxerofilo del Monferrato e/o Colline del Po Figura 50 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Querco-carpineti. 6 5 Alberi Volume Area basimetrica 4 Betulla Cerro Farnia Castagno Rovere Robinia Ciliegio selvatico Frassino maggiore Carpino bianco Altre latifoglie e conifere Ontano nero Pioppi clonali 64

66 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Con un volume/ha di poco superiore ai 180 m3 i Querco-carpineti a livello regionale evidenziano un valore di provvigione relativamente modesto; tuttavia nelle stazioni più fertili collinari e di pianura, escludendo quindi i terrazzi dove il suolo difetta in drenaggio o le aree golenali dove viceversa il suolo risulta troppo drenante, le provvigioni salgono a 200 e sino a 400 m3/ha. Modesti valori di volume legnoso trovano riscontro in bassi valori di area basimetrica e nel limitato numero di individui presenti nelle classi diametriche superiori. Altre proprietà private 86% Figura 51 Suddivisione delle proprietà della categoria Quercocarpineti (%). Privata rilevata 3% Pubblica 8% Altri Enti 3% L incremento corrente, con quasi 8 m3/ha annui risulta fra i più elevati, e localmente può essere anche superiore e raggiungere valori di 10 m3/ha. L assetto prevalente, con quasi il 6 della superficie, è il ceduo composto, forma di governo tradizionale in cui la fustaia è costituita da farnia, e il ceduo da carpino bianco e nocciolo,specie tolleranti l ombreggiamento; tuttavia fustaie più rade,per la perdita progressiva di riserve non compensata da rinnovazione, ospitano frequentemente cedui di robinia; segue in ordine di estensione l assetto a fustaia,che interessa oltre il della superficie. In entrambi gli assetti risultano prevalere gli stadi adulti. I Querco-carpineti hanno rilevante funzione naturalistica in quanto rari e spesso inclusi nelle aree protette già citate e risultano tra le categorie con la maggiore estensione di superficie con tale destinazione dopo Faggete e Lariceti; si tratta di popolamenti di elevato interesse conservazionistico per la ricchezza specifica, talvolta estremamente localizzata,del sottobosco erbaceo,riconosciuta anche a livello europeo (Direttiva «Habitat» 42/93/CEE). Tali popolamenti rivestono anche un valore storico-culturale quali vestigia della vegetazione forestale che un tempo ricopriva gran parte degli ambienti planiziali. Più del 5 della superficie, includendo anche i boschi di ambiti sottoposti a vincolo idrogeologico,possiede destinazione produttiva; tuttavia in termini di superficie il valore risulta poco rilevante se comparato con le altre categorie. 65

67 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 52 Ripartizione delle destinazioni della categoria Quercocarpineti (%). Produttiva 2 Naturalistica 44% Fruizione Evoluzione libera < Protettiva 2% Protettivoproduttiva 28% Gli indirizzi di gestione prevedono soprattutto tagli di rinnovazione,da attuarsi prevalentemente attraverso la gestione sostenibile dei cedui composti (3),tagli a scelta () e tagli successivi (8%) in fustaia.i tagli di miglioramento prevedono,sull 1 della superficie, la conversione a fustaia attraverso interventi misti di diradamento a carico della fustaia e selezione di allievi sulle ceppaie del ceduo. Si tratta di una forma di gestione auspicata soprattutto nei popolamenti con migliore struttura delle stazioni più fertili e in generale nelle aree incluse nei Parchi; su circa il della superficie sono previsti interventi di diradamento a carico delle fustaie. Solo poco più di 1/4 della superficie,almeno per il prossimo quindicennio,non verrà sottoposta a interventi di gestione attiva. Da notare che anche in popolamenti con destinazione prevalentemente naturalistica risulta necessario intervenire in tempi relativamente brevi.formazioni da lungo tempo sottoposte a gestione attiva più o meno razionale in cui la robinia, e altre specie esotiche in minor misura, hanno progressivamente colonizzato il sottobosco, devono essere guidate nell evoluzione per evitarne la repentina degradazione e assicurarne la stabilità e l avvenire. Figura 53 Ripartizione degli indirizzi di intervento della categoria Querco-carpineti (%). miglioramento 24% Monitoraggio 2 Evoluzione naturale rinnovazione 5 La localizzazione dei popolamenti prevalentemente planiziale o comunque caratterizzata da elementi orografici poco impervi,agevola le operazioni di esbosco che, per quasi il 9 della superficie, può essere attuato mediante trattore. 66

68 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Querceti di roverella (QR) Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1098 polloni 52% seme 48% Ceppaie (n ) 323 Area basimetrica (m2) 17 Diametro medio (cm) 14 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 169 (1) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 5 (0,) Volume (m3) 91 Incremento corrente (m3) 4,2 Querceti di roverella Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1000 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici, collinari interni e alpini con preferenza per le esposizioni più assolate. Superficie ha (4,9%) I Querceti di roverella sono popolamenti dominati da roverella o da talora da forme ibride (con farnia e rovere). In Piemonte la Categoria viene suddivisa, a seconda degli ambiti geografici, in formazioni dei rilievi collinari e appenninici e delle Alpi. Dall analisi inventariale emerge che la specie più frequente accanto alla roverella è l orniello; tale specie, a temperamento pioniero e frugale, risulta abbondante sui rilievi collinari interni, sull Appennino e talora nelle Alpi Marittime mentre altrove è più sporadica e forma nuclei di limitata estensione. Altre specie legate ai Querceti di roverella sono pino silvestre, castagno, cerro e carpino nero. La dinamica evolutiva di questi popolamenti è piuttosto lenta a causa dei forti condizionamenti stazionali; l allungamento dei turni nei cedui ha talora determinato la regressione del castagno e del pino silvestre, quest ultimo condizionato anche da fattori climatici essendo specie relitta di periodi post-glaciali più freddi. Tipo ha % Orno-querceto di roverella Querceto mesoxerofilo di roverella dei rilievi collinari interni e dell Appennino Querceto xero-acidofilo di roverella con Erica arborea Tabella 24 Tipi forestali dei Querceti di roverella e relative superfici. Querceto xero-basifilo di roverella delle Alpi Querceto mesoxerofilo di roverella delle Alpi Querceto xero-acidofilo di roverella delle Alpi

69 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 54 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Querceti di roverella. 6 5 Alberi Volume Area basimetrica 4 Castagno Roverella Rovere Cerro Carpino nero Orniello Robinia Ciliegio selvatico Altre latifoglie e conifere Pino silvestre Il numero di piante/ha risulta fra i più elevati, avvicinandosi a condizioni di elevata densità e bassa statura propri dei cedui appenninici; la provvigione risulta modesta,a causa dei forti condizionamenti stazionali come dimostrano anche gli scarsi incrementi,di poco superiori a quelli riscontrati in Pinete di pino montano,ostrieti e categorie con fisionomia arbustiva. Figura 55 Ripartizione delle proprietà nei Querceti di roverella (%). Altre proprietà private 94% Privata rilevata Pubblica 4% Altri Enti I soggetti risultano prevalentemente ripartiti nelle classi diametriche inferiori ai 20 cm e solo una minima parte, riconducibile alle matricine di più turni, ricade nelle classi superiori. L assetto principale è dunque il ceduo matricinato che risulta prevalentemente allo stadio maturo (3) e secondariamente allo stadio giovane (16%). Ai Querceti di roverella si riconosce una funzione principalmente produttiva e protettiva; le condizioni stazionali spesso limitanti, come emerge dall analisi dei dati dendrometrici, ne riducono le potenzialità ma senza precludere la gestione attiva, ora sporadica per motivi economici. Molti Querceti di roverella svolgono anche funzione prioritaria di protezione, su una superficie, assoluta e percentuale, che risulta fra le più elevate tra le categorie forestali, legata soprattutto all importante ruolo di difesa dall erosione di suoli già impoveriti. 68

70 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Protettivoproduttiva 6 Figura 56 Ripartizione delle destinazioni dei Querceti di roverella (%). Produttiva 4% Naturalistica 7% Evoluzione libera 3% Protettiva 26% Su quasi il 5 della superficie si prevede la possibilità di mantenere l attuale forma di governo, spesso nell ambito di cedui composti, con interventi di ceduazione che forniranno prevalentemente assortimenti a uso energetico. miglioramento potranno essere attuati principalmente attraverso la conversione a fustaia (). Su oltre il 4 della superficie per ragioni legate allo stadio di sviluppo, scarsità di prodotti e accessibilità,non sono previsti interventi di gestione attiva almeno nell arco dei prossimi 15 anni. Evoluzione naturale 4% rinnovazione 52% Figura 57 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Querceti di roverella (%). Monitoraggio 38% miglioramento 6% L esbosco risulta eseguibile per oltre il 6 della superficie con trattori e su circa il mediante avvallamento. 69

71 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Orno-ostrieti (OS) Orno-ostrieti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1293 polloni 7 seme Ceppaie (n ) 509 Area basimetrica (m2) 17 Diametro medio (cm) 13 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 127 () Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 3 (0,2%) Volume (m3) 85 Incremento corrente (m3) 5,2 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1400 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici, collinari interni (Alta Langa) e alpini (Alpi Marittime). Superficie ha (1,) Sono popolamenti formati prevalentemente da carpino nero e da orniello (frassino minore). Gli Ostrieti occupano di preferenza stazioni collinari o montane con caratteristiche da mesofile a mesoxerofile mentre nell Appennino possono divenire formazione pioniera, colonizzando limitati ambienti detritici, e d invasione su pascoli e coltivi abbandonati. Dall analisi della composizione specifica emergono popolamenti costituiti da un ampio corteggio di specie arboree: accanto alle due specie principali si associano roverella e cerro (specie stabili), castagno e pino silvestre. Sia in ambito collinare sia appenninico prevalgono le varianti con querce, in particolare roverella, e secondariamente con pino silvestre.viceversa in ambito montano alpino le specie che più frequentemente danno origine a varianti sono faggio e castagno. I popolamenti ceduati a regime risultano relativamente stabili grazie anche alla notevole facoltà pollonifera del carpino nero; se indisturbati generalmente si arricchiscono di specie mesofile in ambito alpino,e prevalentemente quercine in quello appenninico. Tabella 25 Tipi forestali degli Orno-ostrieti e relative superfici. Tipo ha % Orno-ostrieto dell Appennino calcareo-marnoso a Knautia drymeia Orno-ostrieto delle Alpi Liguri e Marittime Orno-ostrieto dei rilievi collinari marnoso-arenacei

72 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 6 5 Alberi Volume Area basimetrica Figura 58 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica negli Orno-ostrieti. 4 Castagno Faggio Roverella Cerro Carpino nero Orniello Ciliegio selvatico Robinia Acero campestre Pino silvestre Altre latifoglie e conifere Gli Orno-ostrieti sono la Categoria con il numero di piante/ha più elevato,a cui corrisponde tuttavia un valore di volume/ha assai modesto, superiore solo agli Arbusteti (dove tuttavia gli apporti in volume non sono dalle specie costitutrici la categoria ma da quelle accessorie arboree). Il valore di diametro medio risulta il più basso fra tutte le categorie forestali, e come conseguenza la ripartizione diametrica vede solo una minima parte di individui presenti nelle classi superiori ai 20 cm, da ricondurre principalmente a matricine di querce di più turni o pini. Altre proprietà private 92% Figura 59 Ripartizione delle proprietà degli Orno-ostrieti (%). Privata rilevata < Pubblica 8% Altri Enti < L assetto è riconducibile per quasi il 9 a cedui matricinati,come evidenziato anche dai parametri dendrometrici, il cui stadio prevalente è riconducibile ad adulto/maturo, secondariamente invecchiato. La destinazione prevalente è quella produttivo-protettiva, legata all utilizzazione del ceduo, essendo minima la componente a fustaia. La quota di superficie destinata alla protezione diretta in percentuale, se comparata con le altre categorie forestali, risulta tra le più elevate in ragione della marcata fragilità e scarsa fertilità delle stazioni, seconda solo alle formazioni riparie. Con l invecchiamento dei cedui abbandonati per scarsa redditività in taluni casi il riequilibrio passa attraverso fasi di collasso delle ceppaie di carpino. 71

73 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 60 Ripartizione delle destinazioni degli Orno-ostrieti (%). Protettivoproduttiva 4 Protettiva 4 Produttiva Naturalistica 3% Fruizione < Evoluzione libera 7% Gli interventi, possibili, consistenti principalmente nel mantenimento/ripresa del governo a ceduo,interessano oltre il 7 della superficie,quota in assoluto più elevata fra tutte le categorie forestali. Si propone dunque di mantenere attiva l attitudine produttiva di questi popolamenti che possono fornire assortimenti a uso energetico di buona qualità con turni anche relativamente brevi, pur se in modesta quantità. Figura 61 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Ornoostrieti (%). rinnovazione 7 Evoluzione naturale 7% Monitoraggio miglioramento L esbosco risulta eseguibile prevalentemente con trattori (oltre 5 della superficie), secondariamente mediante gru a cavo e avvallamento, entrambe su oltre il della superficie. 72

74 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Pinete di pino marittimo (PM) Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 713 polloni 14% seme 86% Ceppaie (n ) 44 Area basimetrica (m2) 18 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 270 (38%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 8 () Volume (m3) 102 Incremento corrente (m3) 4,75 Pinete di pino marittimo Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 800m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici tra Val Lemme e Valle Erro. Superficie 806 ha (0,) Le Pinete di pino marittimo comprendono le formazioni boschive naturali in cui vi sia almeno il 5 della copertura dovuta a Pinus pinaster. Le Pinete di pino marittimo sono la Categoria forestale con la minore estensione in Piemonte e possiedono una diffusione territoriale assai limitata in ambito appenninico; altre superfici in aree limitrofe sono di origine artificiale e quindi annoverate tra i rimboschimenti. Tipo ha % Pineta di pino marittimo st. rupicolo Tabella 26 Tipi forestali delle Pinete di pino marittimo e relative superfici. Pineta di pino marittimo st. d invasione Analizzando la composizione di queste pinete si osserva, accanto al pino marittimo, la significativa presenza di castagno e soprattutto rovere; quest ultima insieme alla roverella costituisce una delle varianti più diffuse nei popolamenti del sottotipo di invasione. In tali specie il rapporto tra n alberi e volume, in netto favore del primo, indica la presenza di soggetti di dimensioni ridotte, da ricondurre a cedui sotto fustaia o a nuclei di rinnovazione ormai affermata sotto la copertura del pino. La diffusione del piano dominato in successione viene agevolata dalla bassa densità e dal carattere eminentemente pioniero del pino marittimo, come evidenziato dal numero limitato di alberi/ha: essendo specie eliofila perde progressivamente competitività nei confronti delle querce e delle altre latifoglie, soprattutto dove cessano fenomeni di disturbo, tra i quali gli incendi che viceversa ne agevolano la rinnovazione (pirofita attiva). 73

75 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 62 Composizione specifica percentuale ad ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Pinete di pino marittimo. 6 5 Alberi Volume Area basimetrica 4 Castagno Rovere Pino silvestre Pino marittimo Altre latifoglie e conifere Le Pinete di pino marittimo, a causa delle forti limitazioni stazionali, presentano bassi valori di volume/ha, e accrescimenti modesti soprattutto per la componente pino marittimo (2,7 m3/ha); come conseguenza la ripartizione diametrica evidenzia uno scarso numero di individui nelle classi superiori. Figura 63 Ripartizione delle proprietà delle Pinete di pino marittimo (%). Altre proprietà private 8 Privata rilevata 7% Pubblica 8% Altri Enti 4% Gli assetti prevalenti sono il ceduo composto e la fustaia, la quale risulta per oltre il 6 allo stadio adulto/maturo. La destinazione prevalente è quella produttivo-protettiva mentre circa 1/5 della superficie, essendo compresa nell area protetta del Parco Regionale Capanne di Marcarolo, ha funzione naturalistica; le pinete possono costituire, in ambienti indisturbati, habitat preferenziali per l avifauna e in particolare per gli uccelli rapaci. Si tratta di formazioni che per assetto e struttura possono svolgere, anche nell ambito dell area protetta, un importante funzione di fruizione. 74

76 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Protettivoproduttiva 47% Figura 64 Ripartizione delle destinazioni delle Pinete di pino marittimo (%). Naturalistica 17% Fruizione 1 Protettiva 2 Gli indirizzi di intervento prevedono il monitoraggio su oltre 1/3 dei boschi e per il resto il miglioramento attivo, agendo su popolamenti spesso degradati o di più antica origine artificiale, non ritenuti in sufficiente equilibrio con i fattori stazionali e non rispondenti alle destinazioni funzionali attese. Su circa 1/3 della superficie si prevede la trasformazione, ossia un insieme di interventi misti di diradamento, conversione e, dove necessario, anche rinnovazione artificiale, volti a produrre una profonda modificazione delle struttura e della composizione specifica delle pinete, accelerandone l evoluzione verso boschi più stabili con maggiore presenza di latifoglie. Secondariamente si prevede di intervenire con diradamenti e conversioni (16%) in popolamenti con assetto a ceduo composto e con diradamenti (7%) in fustaia, anche al fine di mantenere o rinnovare alcune pinete rappresentative. Monitoraggio 37% Figura 65 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Pinete di pino marittimo (%). miglioramento 58% rinnovazione L esbosco risulta eseguibile su oltre il 5 della superficie mediante trattore e su circa il con avvallamento. 75

77 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Querceti di rovere (QV) Querceti di rovere Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 983 polloni 52% seme 48% Ceppaie (n ) 249 Area basimetrica (m2) 21 Diametro medio (cm) 16 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 242 (2) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 14 () Volume (m3) 136 Incremento corrente (m3) 4,8 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1400m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini (distretti mesalpici ed esalpici), appenninici e collinari interni. Superficie ha (4,4%) I Querceti di rovere, con una diffusione che interessa il 9 delle Aree Forestali, risultano una Categoria assai frequente a livello regionale ma con popolamenti in genere frammentati e di ridotta estensione che raggiungono globalmente una superficie non vasta, di poco inferiore ai ha. I tre ambiti di diffusione dei Querceti, alpino, appenninico e collinare, ne identificano altrettanti Tipi fisionomici ed ecologici ben caratterizzati. In ambito alpino, nei distretti più asciutti, sono frequenti i Tipi con sottobosco a Potentilla alba e Teucrium scorodonia, dove betulla, faggio, castagno e altre latifoglie mesofile costituiscono le varianti con le maggiori estensioni, mentre nei settori con precipitazioni più abbondanti si ha la formazione di Querco-tiglieti, in cui la Variante con castagno risulta la più estesa. Nel Tipo appenninico, affine a quello collinare, risulta frequente la mescolanza con castagno e secondariamente con pino marittimo (pino silvestre in collina). Tabella 27 Tipi forestali dei Querceti di rovere e relative superfici. Tipo ha % Querceto di rovere a Teucrium scorodonia Querco-tiglieto Querceto di rovere/roverella con orniello ed Erica cinerea Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei rilievi collinari interni Querceto di rovere a Physospermum cornubiense dei substrati silicatici dell Appennino Querceto di rovere a Potentilla alba Dall analisi della ripartizione specifica emerge l ampia eterogeneità che caratterizza i Querceti di rovere, con soggetti appartenenti a numerose specie di latifoglie che, tuttavia, solo nel caso del castagno superano il in n alberi e volume. 76

78 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 6 5 Alberi Volume Area basimetrica Figura 66 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nei Querceti di rovere. 4 Castagno Rovere Roverella Cerro Carpino nero Orniello Robinia Ciliegio selvatico Altre latifoglie e conifere Pino silvestre La dinamica evolutiva è fortemente condizionata dai fattori stazionali, per un fenomeno che in passato ha visto il progressivo confinamento dei Querceti di rovere in stazioni marginali, spesso rupicole, a favore del castagno e di colture agrarie. Attualmente i popolamenti delle aree meno fertili risultano i più stabili, ove non intervengano fattori esogeni come gli incendi, soprattutto per la scarsa competitività offerta dalle altre specie. Negli ambiti più favorevoli i Querceti tendono gradualmente alla costituzione di formazioni miste,alle quote superiori potenzialmente anche con faggio ove meno pesante è stata la secolare sostituzione antropica con il castagno, che ha separato le fasce di vegetazione di queste due specie. Altre proprietà private 7 Figura 67 Ripartizione delle proprietà dei Querceti di rovere (%). Privata rilevata 4% Pubblica 19% Altri Enti 2% Con quasi 1000 piante/ha i Querceti di rovere sono tra le categorie con il maggior numero di individui per unità di superficie; il valore di volume/ha risulta invece fra i meno elevati, in quanto le forti limitazioni stazionali incidono sugli accrescimenti che risultano modesti.l assetto prevalente è quello ceduo,spesso composto con componente agamica tradizionalmente a castagno,ora spesso con robinia; rilevanti sono pure i popolamenti senza gestione.scarsa fertilità e assetto si riflettono sulla ripartizione diametrica,dove solo dei soggetti supera la classe dei 35 cm (matricine/riserve). Lo stadio di sviluppo prevalente nel ceduo è quello maturo (26%), seguito dal ceduo invecchiato (1), mentre per la fustaia è quello adulto. 77

79 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali La destinazione prevalente è quella produttivo-protettiva, trattandosi di ambiti collinari e montani con marcate limitazioni prevalentemente sottoposti a vincolo idrogeologico.circa 1/4 della superficie,che in termini assoluti risulta tra le più elevate, possiede destinazione naturalistica, poiché inclusa in aree protette tra cui l estesa proprietà regionale alle Capanne di Marcarolo, ponendo quindi tra i principali obiettivi della gestione dei Querceti la conservazione e il miglioramento, aspetto di particolare importanza per popolamenti relittuali di elevato valore. Figura 68 Ripartizione delle destinazioni dei Querceti di rovere (%). Produttiva 9% Protettivoproduttiva 5 Naturalistica 24% Fruizione Evoluzione libera 3% Protettiva 13% Nell ottica di una valorizzazione polifunzionale dei Querceti gli interventi di miglioramento vengono previsti su una porzione di superficie significativa; in particolare si prevedono interventi di diradamento e conversione (16%) e conversione (14%).I Querceti di rovere sono la categoria su cui gli interventi selvicolturali di miglioramento previsti raggiungono la maggiore estensione. I tagli di rinnovazione prevedono il mantenimento del governo a ceduo su circa della superficie, e ceduo composto sul. Su 1/3 della superficie non si prevede gestione attiva per almeno un quindicennio. Figura 69 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Querceti di rovere (%). miglioramento 3 rinnovazione 32% Evoluzione naturale 8% Monitoraggio 2 L esbosco risulta attuabile su circa il 5 della superficie con trattori,su circa il 1 con gru a cavo e su poco meno del 1 con avvallamento. 78

80 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Cerrete (CE) Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1190 polloni 56% seme 44% Ceppaie (n ) 385 Area basimetrica (m2) 26 Diametro medio (cm) 17 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 275 (23%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 25 (2%) Volume (m3) 161 Incremento corrente (m3) 7,5 Cerrete Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 800 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici, alpini (dei distretti più esterni), collinari interni e alti terrazzi della pianura. Superficie 3967 ha (0,) La Cerreta è tra le Categorie meno rappresentate sul territorio piemontese ma con una presenza relativamente diffusa, di poco superiore al 4 delle Aree Forestali, soprattutto nei rilievi collinari meridionali e appenninici. La composizione specifica risulta abbastanza eterogenea ma gli apporti più significativi sono forniti da orniello, castagno, roverella e carpino nero; tali specie tuttavia, almeno in termini di area basimetrica, non superano il, conferendo alle Cerrete un aspetto spesso puro. Il castagno e il carpino nero costituiscono le Varianti con maggiore estensione, rispettivamente nei Tipi Cerreta mesofila e acidofila e nei Tipi mesoxerofilo e appenninico. Le Varianti con roverella e latifoglie miste sono ancora frequenti rispettivamente nei Tipi mesoxerofilo e mesofilo. Tipo ha % Cerreta mesofila Tabella 28 Tipi forestali delle Cerrete e relative superfici. Cerreta mesoxerofila Cerreta acidofila Cerreta mista appenninica a Sesleria cylindrica L utilizzazione con la ceduazione a regime tende a mantenere stabile la composizione con prevalenza di cerro; viceversa l abbandono o sistemi di gestione orientati al trattamento delle fustaie favoriscono la mescolanza specifica e l ingresso di altre latifoglie più esigenti. 79

81 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 70 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica nelle Cerrete. 7 6 Alberi Volume Area basimetrica 5 4 Castagno Roverella Farnia Rovere Cerro Carpino nero Orniello Ciliegio selvatico Robinia Acero campestre Altre latifoglie e conifere Le Cerrete possiedono un numero di alberi/ha fra i più elevati, a cui corrispondono valori di volume e area basimetrica/ha altrettanto alti se comparati con le altre categorie a prevalente assetto ceduo; anche l incremento medio annuo, con oltre 7,5 m3/ha, risulta fra i maggiori. La ripartizione diametrica indica un numero limitato di individui nelle classi diametriche superiori ai 35 cm, come conseguenza di una preponderanza di cedui o di popolamenti a fustaia in evoluzione non sottoposti a diradamenti. Sia negli assetti a ceduo sia a fustaia lo stadio di sviluppo più frequente risulta quello adulto (in entrambi i casi con il 29%). Figura 71 Ripartizione delle proprietà delle Cerrete (%). Altre proprietà private 94% Privata rilevata Pubblica Altri Enti, consorzi e prop. miste < La destinazione prevalente è quella produttivo-protettiva, ma una percentuale elevata di superficie ha funzione di protezione. La destinazione naturalistica incide per quasi un quinto della superficie e interessa popolamenti che solo in parte sono già sottoposti a tutela; questi necessitano di una particolare attenzione essendo estremamente frammentati, a carattere relittuale sia in pianura, nelle colline settentrionali sia in ambito montano alpino, quindi di particolare valore. 80

82 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Protettivo-produttiva 39% Figura 72 Ripartizione delle destinazioni delle Cerrete (%). Produttiva 6% Naturalistica 18% Evoluzione libera 7% Protettiva Una quota di poco superiore al 5 della superficie almeno nei prossimi 15 anni non è suscettibile di gestione attiva. I tagli di rinnovazione riguardano principalmente cedui per i quali si prevede il mantenimento su circa metà della relativa superficie. Su una significativa parte dei cedui semplici o composti invecchiati si prevede la conversione attiva a fustaia. Monitoraggio 44% Evoluzione naturale 7% Figura 73 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Cerrete (%). miglioramento 13% rinnovazione 36% L esbosco è possibile per oltre il 7 della superficie mediante l uso di trattori,mentre su circa il si prevede l installazione di gru a cavo. 81

83 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali (CA) Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1134 polloni 7 seme 2 Ceppaie (n ) 339 Area basimetrica (m2) 31 Diametro medio (cm) 19 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 363 (32%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 34 (3%) Volume (m3) 220 Incremento corrente (m3) 8,3 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1400 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini (nei distretti più esterni), appenninici, collinari interni e scarpate di terrazzi planiziali. Superficie ha (23,4 %) I sono la Categoria forestale con la maggiore estensione in Piemonte e una presenza che interessa quasi il 10 delle Aree Forestali. Tale diffusione, spesso in purezza, di una specie pur indigena è soprattutto opera dell uomo che fin dall antichità ha progressivamente sostituito le formazioni boschive originarie,in particolare Querceti di rovere e,alle quote superiori,faggio,con il castagno. Molteplici sono le possibilità di impiego di questa specie che in passato costituì fonte di cibo, energia e materia prima per costruzioni, attrezzi e paleria, per le popolazioni delle aree montane e collinari. Progressivamente l importanza del castagno si è ridotta:prima per l avvento di nuove colture (mais e patata),che ne hanno diminuito l importanza alimentare,poi per un complessivo mutamento delle condizioni socio-economiche e il conseguente spopolamento delle montagne, e infine per il diffondersi di importanti patologie come il mal dell inchiostro e il cancro corticale; quest ultimo, dotato inizialmente di un elevata virulenza, aveva fatto temere per la stessa sopravvivenza della specie. Con il diffondersi di ceppi ipovirulenti oggi il cancro corticale risulta dannoso solo nelle aree meno vocate per il castagno, ossia dove vi sono già forti condizionamenti stazionali; ciò ha alimentato negli ultimi anni un nuovo interesse per la castanicoltura da frutto e da legno, sostenuto attraverso programmi di recupero e ricerca applicata volti al miglioramento dei cedui e dei da frutto, anche con la costituzione di campi collezione per la conservazione del patrimonio genetico delle più importanti cultivar locali. Un nuovo recente pericolo è costituito dalla diffusione dell Imenottero Cinipide Dryocosmus kuriphilus, rinvenuto nella provincia di Cuneo nel 2002, i cui effetti nelle zone di maggiore diffusione sono stati estremamente dannosi. Dall analisi inventariale emerge che i risultano costituiti per oltre l 8 da castagno; tuttavia la partecipazione delle altre specie, a seconda delle condizioni ambientali, assetti e stadi di sviluppo, può localmente non essere secondaria. I, essendo formazioni di origine antropica, si mantengono stabili solo attraverso una gestione attiva che una volta cessata innesca, in tempi più o meno brevi, la regressione del castagno passando anche attraverso fasi di collasso delle ceppaie dominate. Nei da frutto abbandonati si ha l insediamento progressivo di latifoglie pioniere e mesofile che, in tempi relativamente brevi, ne modificano la composizione e la struttura. 82

84 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tipo ha % Castagneto da frutto Tabella 29 Tipi forestali dei e relative superfici. Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi Castagneto acidofilo a Physospermum cornubiense dell Appennino e dei rilievi collinari interni Castagneto neutrofilo dell Appennino e dei rilievi collinari interni Dall analisi della composizione specifica dei vari Tipi si osserva che le latifoglie mesofile,quindi faggio,aceri,frassino e localmente rovere costituiscono le varianti con maggiore estensione nei a Salvia glutinosa, mentre in quelli a Teucrium scorodonia a comporre le Varianti con maggiore superficie sono betulla e, nuovamente, rovere e faggio Alberi Volume Area basimetrica Figura 74 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica Castagno Faggio Rovere Ciliegio selvatico Robinia Betulla Pino silvestre Altre latifoglie e conifere Il numero di alberi/ha risulta fra i più elevati, con oltre 1100 individui, a cui corrisponde un valore di volume e area basimetrica/ha altrettanto significativo e superiore a quello riscontrabile nelle altre categorie ad assetto ceduo prevalente.gli accrescimenti annui, di poco superiori agli 8 m3/ha, risultano i più elevati e localmente, nelle stazioni più fertili, possono anche superare i 10 m3/ha. Altre proprietà private 89% Figura 75 Ripartizioni delle proprietà dei (%). Privata rilevata Pubblica 9% Altri Enti 83

85 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Come conseguenza del tipo di assetto prevalente gli individui per quasi il 7 risultano polloni compresi nella classe inferiore ai 20 cm, mentre solo il 3% degli alberi è incluso in quella superiore ai 35; tale apporto è prevalentemente dovuto ai popolamenti con assetto a fustaia inquadrabili nel Tipo Castagneto da frutto o a riserve di querce e faggio nei cedui composti. L assetto prevalente è il ceduo matricinato, con oltre il 7 della superficie e, secondariamente il ceduo composto (); lo stadio evolutivo prevalente nel ceduo e nella fustaia è quello adulto (rispettivamente 4 e 12%), segue quello a ceduo invecchiato. Figura 76 Ripartizione delle destinazioni dei (%). Protettivo-produttiva 56% Produttiva 27% Naturalistica 7% Evoluzione libera Fruizione Protettiva 8% La destinazione prevalente è quella produttivo-protettiva che in valore assoluto raggiunge l estensione maggiore rispetto tutte le altre categorie forestali; anche la funzione prettamente produttiva raggiunge l incidenza massima, nel cui ambito ricadono i da frutto e in generale i popolamenti ubicati in stazioni con buona stabilità dei versanti. Nelle stazioni più fertili, ove non sia diffuso il difetto delle «cipollatura», il castagno può fornire anche assortimenti da lavoro destinabili alla tranciatura, segheria, falegnameria e travatura, oltre a paleria. L elevato contenuto di tannino (ampiamente sfruttato da un grande impianto di estrazione in provincia di Cuneo), rende difficoltosa la combustione; tuttavia l impiego come combustibile, almeno a livello famigliare dopo una lunga stagionatura in ambiente aperto, risulta elevato e decisamente ampliabile in impianti razionali di maggiori dimensioni. La produttività del Castagneto non si limita al legname o al frutto ma si estende anche ai prodotti,comunemente definiti «secondari»,come i funghi fra i quali i più noti e apprezzati sono i boleti del gruppo porcino (Boletus aereus, B. aestivalis, B. edulis e B. pinophilus) e gli ovuli (Amanita caesaria) che in valore possono superare quello del legno. Si tratta comunque di una produzione complementare essendo tali specie fungine legate a una gestione attiva del bosco che mantenga vitali le piante simbionti e favorisca, con la periodica messa in luce del suolo, la decomposizione della lettiera. Poco meno del della superficie dei ha funzione naturalistica, trattandosi di popolamenti inclusi in Aree Protette; con la Direttiva «Habitat» (93/42/CEE) i sono stati designati tra gli habitat di interesse comunitario, sebbene in ambito regionale, data l ampia diffusione, non costituiscano una reale emergenza naturalistica. 84

86 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali In considerazione della funzione prevalentemente produttiva su circa il 9 della superficie, che in termini assoluti è di gran lunga quella con maggiore estensione per una Categoria forestale a livello regionale, sono previsti interventi di gestione attiva nei prossimi 15 anni. Si tratta prevalentemente di tagli di rinnovazione, attuabili attraverso il mantenimento/ripresa delle ceduazioni (5); tale forma di gestione se applicata con turni più lunghi (35-50 anni) e accompagnata da 1 o 2 diradamenti intercalari, consente di ottenere assortimenti da lavoro con incrementi regolari, riducendo anche i rischi di difetti legati alla formazione della «cipollatura», senza compromettere la vitalità delle ceppaie, pressoché illimitata per il castagno. Tra gli interventi di miglioramento sono previsti la conversione a fustaia, per circa il 7% dei cedui semplici e il 13% dei cedui composti (generalmente popolamenti misti con altre specie).circa il della superficie potrà essere oggetto di interventi di cure colturali, destinate prevalentemente alla gestione e recupero dei migliori da frutto. rinnovazione 63% miglioramento 27% Figura 77 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei (%). Evoluzione naturale Monitoraggio 9% L esbosco risulta eseguibile su circa il 6 della superficie mediante trattori, su circa il mediante avvallamento e su circa il 1 con gru a cavo. Pinete di pino silvestre (PS) Pinete di pino silvestre Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 866 polloni 14% seme 86% Ceppaie (n ) 70 Area basimetrica (m2) 31 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 413 (48%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 44 () Volume (m3) 206 Incremento corrente (m3) 4 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 200 fino a 1900 (2000) m. Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini (distretti endalpici e mesalpici), alta pianura (terrazzi fluvioglaciali), rilievi collinari e appenninici. Superficie ha (1,6 %) 85

87 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Le Pinete di pino silvestre sono diffuse discontinuamente, in prevalenza sulle Alpi (8), secondariamente in ambito planiziale e sui rilievi collinari interni. L analisi della composizione specifica evidenzia la presenza di latifoglie e altre conifere con ecologia assai differente; tuttavia in termini di area basimetrica, solo il larice supera in media il. Il pino silvestre, specie eliofila, mesoxerofila-xerofila, spiccatamente pioniera, subentra nelle prime fasi di colonizzazione ma, in assenza di disturbo, si mantiene stabile solo in stazioni marginali, talora rupicole, dove la concorrenza delle altre specie risulta limitata. La formazione di popolamenti misti con faggio, abete bianco, rovere, roverella e castagno è più frequente nel Tipo acidofilo dei distretti mesalpici, dove tali specie potenzialmente stabili, a seconda della condizioni stazionali, costituiscono le varianti con maggiore estensione; le querce e le latifoglie miste sono frequenti anche nei Tipi mesalpici basifili e dei rilievi collinari interni. Tabella 30 Tipi forestali delle Pinete di pino silvestre e relative superfici. Tipo ha % Pineta di brughiera su morene e terrazzi fluvio-glaciali Pineta endalpica basifila di pino silvestre Pineta endalpica acidofila di pino silvestre Pineta endalpica di greto di pino silvestre Pineta endalpica mesoxerofila di pino silvestre Pineta mesalpica acidofila di pino silvestre Pineta mesalpica basifila di pino silvestre Pineta di pino silvestre dei rilievi collinari interni Figura 78 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Pinete di pino silvestre Alberi Volume Area basimetrica 5 4 Abete rosso Larice Castagno Faggio Roverella Rovere Betulla Pino silvestre Altre latifoglie e conifere 86

88 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Le Pinete di pino silvestre, con oltre 200 m3/ha, possiedono un valore di biomassa tra i più elevati se comparati con le altre categorie forestali,a cui tuttavia corrisponde un incremento corrente modesto, a conferma di un limitato interesse produttivo da cui discendono gli accumuli di biomassa. L analisi della ripartizione diametrica evidenzia poco meno del 5 dei soggetti nelle classi diametriche superiori a 20 cm, indicando la presenza di popolamenti in stadio evolutivo adulto; nelle fustaie questo risulta esteso a circa il 7 della superficie. Privata rilevata Altre proprietà private 48% Figura 79 Ripartizione delle proprietà delle Pinete di pino silvestre (%). Pubblica 5 Altri Enti < Con oltre il 4 della superficie la destinazione prevalente risulta quella produttiva-protettiva; in tal senso le potenzialità delle pinete aumentano nelle aree di maggiore diffusione, come l Alta Valle Susa e le Valli Chisone e Germanasca, dove sono presenti popolamenti accessibili con soggetti caratterizzati da buon portamento. Nelle Pinete di pino silvestre la percentuale destinata alla protezione è una delle più elevate fra le diverse categorie forestali; il pino,in popolamenti comunque soggetti a cure minime, è in grado di svolgere tale funzione in modo efficace, grazie al profondo e robusto apparato radicale. Produttiva 8% Protettivo-produttiva 43% Figura 80 Ripartizione delle destinazioni delle Pinete di pino silvestre (%). Naturalistica 14% Fruizione Evoluzione libera 4% Protettiva 87

89 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Nei prossimi 15 anni sono previsti interventi di gestione attiva su poco più del 5 della superficie, per lo più attraverso l applicazione di tagli di rinnovazione; in particolare si intende ricorrere a tagli successivi adattati per gruppi (18%), ampiamente utilizzati nella selvicoltura delle pinete in Alta Valle Susa e secondariamente tagli a buche (9%). I tagli di miglioramento consistono soprattutto in diradamenti che potenzialmente interessano il 1 della superficie. Figura 81 Ripartizioni degli indirizzi di intervento delle Pinete di pino silvestre (%). Monitoraggio 42% Evoluzione naturale miglioramento rinnovazione 33% L esbosco risulta non eseguibile solo su una minima quota, mentre su circa il 4 della superficie è possibile utilizzare trattori, su circa il 1 l avvallamento e su circa il le gru a cavo. Boscaglie pioniere e d invasione (BS) Categoria estremamente eterogenea,raggruppa formazioni caratterizzate da struttura e composizione specifica assai diversa in funzione delle stazioni e degli ambiti di diffusione, a carattere pioniero, secondario o stabile. Presente in tutte le Aree Forestali, per estensione risulta una della categorie più diffuse (quinta per estensione in Piemonte). Boscaglie pioniere e d invasione Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 731 polloni 42% seme 58% Ceppaie (n ) 182 Area basimetrica (m2) 14 Diametro medio (cm) 16 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 158 (22%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 10 () Volume (m3) 93 Incremento corrente (m3) 4,6 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino ai limiti della vegetazione arborea Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini, collinari interni e pianura. Superficie ha (6,9 %) 88

90 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali L analisi della composizione specifica evidenzia la prevalenza di betulla, con circa il, diffusa soprattutto in ambito montano, secondariamente ciliegio selvatico e olmo, il secondo prevalente in collina e pianura, poi faggio, castagno e sorbi ancora di ambiti montani. Tipo ha % Betuleto planiziale di brughiera Tabella 31 Tipi forestali delle Boscaglie pioniere e d invasione e relative superfici. Betuleto montano Boscaglie d invasione Corileto d invasione Pioppeto d invasione a pioppo tremolo Saliceto paludoso di Salix cinerea 3 0 Boscaglia rupestre pioniera I popolamenti sono di tipo pioniero o primario in stazioni rupicole, greti e detriti di falda soggetti a disturbo naturale, o secondario se d invasione su superfici agricole abbandonate. Solo nelle stazioni più fertili si osserva un evoluzione dei popolamenti con progressiva infiltrazione delle specie più esigenti, mentre altrove i forti condizionamenti stazionali limitano i processi evolutivi. 4 Alberi Volume Area basimetrica Figura 82 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Boscaglie pioniere e d invasione. Larice Altre latifoglie e conifere Sorbo montano Sorbo uccellatori Pioppi clonali Pioppo tremolo Betulla Robinia Aceri montano, riccio Ciliegio selvatico Frassino maggiore Rovere Farnia Faggio Castagno Le Boscaglie possiedono un volume/ha tra i meno elevati a livello regionale, a cui corrispondono valori di area basimetrica e diametro medio altrettanto modesti, dovuti a incrementi annuali non particolarmente sostenuti e agli stadi evolutivi giovanili; anche la ripartizione dei diametri risulta sbilanciata verso le classi diametriche inferiori. Assai eterogeneo risulta l assetto, con prevalenza di boschi senza gestione per condizionamenti stazionali, e, secondariamente, di neoformazione e fustaie; come conseguenza lo stadio evolutivo prevalente è quello irregolare, cui seguono per estensione gli stadi più giovanili delle fustaie. 89

91 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 83 Ripartizioni delle proprietà delle Boscaglie pioniere e d invasione (%). Altre proprietà private 54% Privata rilevata 2% Pubblica 42% Altri Enti 2% La destinazione rispecchia l eterogeneità,con quasi il 4 di popolamenti potenzialmente produttivi. Circa 1/5 della superficie ha specifica funzione di protezione, imponendo su tali una gestione mirata da attuarsi prevalentemente attraverso diradamenti e ricostituzione boschiva, e/o un periodico monitoraggio. Le forti limitazioni stazionali fanno destinare oltre1/5 della superficie alla libera evoluzione, valore che in termini assoluti risulta fra i più elevati a livello regionale. Figura 84 Ripartizione delle destinazioni delle Boscaglie pioniere e d invasione (%). Protettivoproduttiva 34% Protettiva 18% Produttiva Naturalistica 16% Fruizione Evoluzione libera 26% Solo su poco più del della superficie è prevista la gestione attiva nei prossimi 15 anni; si tratta in prevalenza di tagli di miglioramento e in particolare diradamenti (6%) e cure colturali (2%). 90

92 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Monitoraggio 53% Figura 85 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Boscaglie pioniere e d invasione (%). miglioramento rinnovazione 2% Evoluzione naturale 3 Per l esbosco su circa il 4 della superficie è possibile utilizzare trattori, su poco più del l avvallamento e su poco meno del 1 le gru a cavo; su circa 1/3 della superficie l esbosco risulta non necessario essendo aree prive di gestione attiva, mentre solo una minima parte della superficie risulta non esboscabile. Alneti planiziali e montani (AN) Alneti planiziali e montani Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 881 polloni 44% seme 56% Ceppaie (n ) 181 Area basimetrica (m2) 25 Diametro medio (cm) 19 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 320 (36%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 25 (3%) Volume (m3) 179 Incremento corrente (m3) 7,4 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1600 m Ambiti geografici prevalenti Fondovalle principali e versanti dei rilievi alpini centro-settentrionali, pianura e rilievi collinari interni. Superficie ha (0,6%) Gli Alneti hanno estensione limitata costituendo meno dell delle superficie forestale complessiva; tuttavia, sebbene in nuclei di modesta estensione, risultano avere diffusione elevata con una presenza che interessa oltre l 8 delle Aree Forestali soprattutto planiziali. Analizzando la composizione specifica emerge che, accanto all ontano nero, frassino maggiore, castagno, ciliegio selvatico e olmo (sempre di modeste dimensioni, spesso non cavallettabile) sono le specie maggiormente rappresentate. Più sporadica la presenza dell ontano bianco, come conseguenza di una minore diffusione del Tipo forestale montano. Il frassino costituisce una fase evolutiva di tali popolamenti, altrimenti stabili, in cui per cause naturali o di origine antropica vi sia un progressivo abbassamento della falda o cessino i disturbi legati alla dinamica dei versanti. 91

93 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 32 Tipi forestali degli Alneti planiziali e montani e relative superfici. Tipo ha % Alneto di ontano nero Alneto di ontano bianco La Categoria comprende essenzialmente due Tipi forestali: il primo è caratterizzato dalla predominanza dell ontano nero con diffusione prevalentemente planiziale e pedemontana,inclusi i fondivalle alpini; il secondo è costituito da ontano bianco, che viceversa presenta diffusione prevalentemente montana, con rare discese a quote inferiori lungo le aste dei principali fiumi e torrenti,qui talora anche in mescolanza con l ontano nero. Figura 86 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Alneti planiziali e montani. 6 5 Alberi Volume Area basimetrica 4 Farnia Castagno Ontano bianco Aceri montano, riccio Frassino maggiore Robinia Ciliegio selvatico Betulla Pioppi clonali Ontano nero Altre latifoglie e conifere Con un volume di poco inferiore ai 180 m3/ha, risultano formazioni che, se comparate con le altre categorie, presentano un valore di biomassa considerevole con incrementi anch essi piuttosto elevati, in particolare per l Alneto di ontano nero, grazie alla disponibilità idrica. Circa 1/3 degli individui risultano compresi nella classe diametrica superiore a 15 cm mentre solo una minima parte, inferiore al, presenta diametri di classe superiore ai 35 cm. L assetto prevalente risulta il ceduo Figura 87 Ripartizioni delle proprietà degli Alneti planiziali e montani (%). Altre proprietà private 82% Privata rilevata Pubblica 14% Altri Enti 3% 92

94 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali composto,secondariamente il ceduo e la fustaia; gli stadi di sviluppo risultano prevalentemente giovani o adulti nelle fustaie e adulti/maturi per i cedui. Trattandosi di ambiti prevalentemente planiziali, non inclusi in territori sottoposti a vincolo idrogeologico, la percentuale destinata alla produzione risulta relativamente elevata. Circa 1/3 della superficie assume destinazione naturalistica trattandosi di aree sottoposte a tutela e comunque di interesse conservazionistico; gli Alneti infatti sono inclusi tra gli habitat di interesse comunitario prioritario in base alla Direttiva «Habitat». Possono inoltre divenire siti elettivi per la nidificazione degli ardeidi, in particolare nei popolamenti in cui l estensione è di alcuni ettari. Produttiva 18% Protettivo-produttiva 26% Figura 88 Ripartizione delle destinazioni degli Alneti planiziali e montani (%). Naturalistica 26% Fruizione 2% Evoluzione libera 3% Protettiva 2 Circa il 5 della superficie, almeno nei prossimi 15 anni, non è suscettibile di interventi di gestione attiva; circa 1/3 della superficie può essere viceversa percorsa attraverso la gestione del ceduo semplice (1) o composto (1) e diradamenti in fustaia (8%). Monitoraggio 48% Evoluzione naturale 7% Figura 89 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Alneti planiziali e montani. miglioramento 17% rinnovazione 28% L esbosco,dato l ambito prevalente di diffusione,può essere attuato su circa il 7 della superficie mediante trattori mentre solo una minima parte risulta non esboscabile. 93

95 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Acero-tiglio-frassineti (AF) Acero-tiglio-frassineti Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 850 polloni 39% seme 6 Ceppaie (n ) 154 Area basimetrica (m2) 21 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 255 () Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 23 (3%) Volume (m3) 159 Incremento corrente ( m3) 6,3 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1600 m Ambiti geografici prevalenti Alpi in fondovalle, forre e versanti, in prevalenza su coltivi e pascoli abbandonati. Superficie ha (4,7%) Si tratta di una delle categorie con la superficie più estesa a livello regionale. Le specie principali costituenti il soprassuolo sono il frassino maggiore, gli aceri di monte e riccio, tigli e castagno. In particolare il frassino maggiore, acero di monte e tiglio cordato sono le specie che, nell ambito del Tipo d invasione, rappresentante circa i 3/4 della superficie dell intera categoria, più frequentemente costituiscono popolamenti puri, ossia con almeno il 7 della copertura di una sola delle prime due specie. Il castagno, viceversa, così come il faggio, risultano specie accessorie, del Tipo di invasione. Si tratta in prevalenza di formazioni secondarie, sviluppatesi in ambito montano in seguito all abbandono di prati e coltivi dei fondivalle e dei versanti più freschi, caratterizzati da una maggiore fertilità stazionale; la facilità di disseminazione e la rapidità di accrescimento hanno contribuito alla diffusione di queste formazioni, talora in nuclei di limitata estensione, determinata dal regime patrimoniale e dalla conseguente frammentazione particellare. Il ruolo di specie pioniere svolto dal frassino maggiore e dall acero di monte viene sottolineato dalla rapida evoluzione che spesso i popolamenti d invasione subiscono,in particolare dove più favorevoli risultano le condizioni stazionali; in tali ambiti alle specie principali costituenti il soprassuolo ne subentrano altre che costituiranno le cenosi definitive in equilibrio con i fattori ambientali locali. Condizione più marginale è assunta dagli Acero-tiglio-frassineti di forra che si sviluppano su greti, impluvi incassati e versanti ombrosi con suoli poco profondi o a tasche; si tratta di popolamenti di tipo primario,soggetti a periodici ringiovanimenti, la cui dinamica evolutiva risulta più lenta o del tutto bloccata. Tabella 33 Tipi forestali degli Acero-tiglio-frassineti e relative superfici. Tipo ha % Acero-tiglio-frassineto di forra Acero-tiglio-frassineto d invasione Tilieto di tiglio a grandi foglie 6 < 1 94

96 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 6 5 Alberi Volume Area basimetrica Figura 90 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Acero-tigliofrassineti. 4 Farnia Castagno Ontano bianco Aceri montano, riccio Frassino maggiore Robinia Ciliegio selvatico Betulla Pioppi clonali Ontano nero Altre latifoglie e conifere Analizzando i parametri dendrometrici il volume medio risulta modesto, compensato tuttavia da valori di incremento significativi se comparati con le altre categorie.circa 1/3 dei soggetti risulta ripartito nella classi diametriche superiori ai 15 cm, mentre solo una minima parte possiede diametri di dimensioni elevate. Tale ripartizione diametrica, che evidentemente si riflette sui modesti valori di biomassa, trova riscontro nell attuale stadio di sviluppo prevalente che risulta per circa 1/4 dato dalla fustaia giovane. Altre proprietà private 82% Figura 91 Ripartizione delle proprietà degli Acero-tiglio-frassineti (%). Privata rilevata Pubblica 16% Altri Enti La destinazione, per circa i 2/3 della superficie, risulta almeno in parte produttiva, relativamente agli ambiti di invasione con caratteristiche stazionali e di fertilità, versanti poco acclivi e facilmente accessibili. La fertilità dei suoli, un tempo destinati alle colture agrarie e alla praticoltura, contribuisce al rapido sviluppo dei soggetti che, se opportunamente assistiti da interventi intercalari, possono assumere buone caratteristiche forestali a elevato valore degli assortimenti legnosi da opera. Circa 1/4 della superficie possiede destinazione protettiva, assunta in maggior misura dal Tipo di forra che occupa le stazioni caratterizzate da maggiore instabilità e a rischio di dissesto. La destinazione naturalistica, che include le superfici ricadenti in aree protette, in- 95

97 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali cide per poco meno del ; il tipo di forra caratterizzato anche da notevole ricchezza floristica del sottobosco costituisce habitat di interesse prioritario in base alla Direttiva omonima. Figura 92 Ripartizioni delle destinazioni degli Acero-tigliofrassineti (%). Protettivoproduttiva 5 Produttiva 14% Protettiva 23% Naturalistica 8% Fruizione 2% Evoluzione libera 2% Su circa il 4 della superficie sono previsti interventi di miglioramento, prevalentemente costituiti da diradamenti (2), e diradamento-conversione (17%) destinati ai cedui composti. Gli interventi intercalari,in considerazione della qualità del legname ritraibile e della facilità di accesso, possono essere anche remunerativi ma rimangono comunque essenziali al fine di incrementare la stabilità, la rapidità di accrescimento dei popolamenti e il valore del legname. Si prevede di attuare tagli di rinnovazione principalmente attraverso tagli successivi adattati (7%),che ben si prestano a formazioni con prevalenza di frassino e acero di monte,specie tolleranti un certo grado di ombreggiamento almeno negli stadi iniziali di accrescimento; nelle strutture disetaneiformi si prevedono tagli a scelta per gruppi (6%) mentre su circa il della superficie si prevede di mantenere il ceduo a regime. Su oltre 1/3 della superficie non si prevedono interventi, almeno a medio termine. Figura 93 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Acerotiglio-frassineti (%). miglioramento 4 rinnovazione 2 Evoluzione naturale 3% Monitoraggio 3 96

98 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Su oltre il 5 della superficie è possibile effettuare l esbosco per mezzo di trattori mentre su il è possibile utilizzare l avvallamento e su circa il 1 gru a cavo. Faggete (FA) Faggete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 1207 polloni 63% seme 37% Ceppaie (n ) 318 Area basimetrica (m2) 29 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 333 (28%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 33 (3%) Volume (m3) 204 Incremento corrente (m3) 6 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 400m fino a 1900 m Ambiti geografici prevalenti Versanti meno esposti dei rilievi alpini (distretti esalpici e mesalpici), appenninici baraggia novarese e rilievi collinari interni. Superficie ha (15,) Costituiscono una delle categorie con la superficie più estesa a livello regionale, seconda solo ai. Le Faggete occupano prevalentemente l ambito montano, e in particolare la catena alpina, collocandosi nei distretti più esterni dove possono raggiungere il limite altitudinale della vegetazione arborea come avviene nelle zone appenniniche. In tali ambiti le precipitazioni risultano più abbondanti e le temperature mitigate per la risalita di aria più calda e umida dalla pianura, con minore rischio di gelate tardive e precoci. Il faggio è una specie mesofila a temperamento suboceanico favorita appunto da ambienti piuttosto livellati in termini di temperature e di precipitazioni; il suo optimum è rappresentato da stazioni con inverni anche freddi, ma non gelidi e con primavere piovose e nebbiose, senza gelate. Dall analisi inventariale le Faggete risultano popolamenti in gran parte in purezza, dove il faggio costituisce circa l 8 in termini di area basimetrica, volume e numero di piante/ha. Ciò è dovuto alla gestione storica, che ha eliminato le conifere e anche alla scarsa associabilità del faggio che esercita una forte concorrenza sulle altre specie che relega a un ruolo secondario; castagno,larice,betulla e abeti rosso sono le altre specie rilevate più frequentemente, la cui consistenza tuttavia non supera in media il ; le specie pioniere si diffondono quando la faggeta regredisce dopo ceduazioni in popolamenti immediati. Il Tipo forestale più diffuso risulta la Faggeta oligotrofica, presente in tutto l arco alpino; è la formazione in cui è maggiore la mescolanza specifica e in particolare risultano più estese le Varianti comprendenti latifoglie miste, betulla e abete bianco. La Faggeta è una cenosi tendenzialmente stabile dove il faggio,specie notoriamente sciafila, rinnova sotto la propria copertura, mantenendo una netta predominanza sulle altre specie. Le secolari ceduazioni tuttavia hanno contribuito a impoverire la composizione specifica delle Faggete con una selezione negativa in particolare a carico dell abete bianco. 97

99 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 34 Tipi forestali delle Faggete e relative superfici. Tipo ha % Faggeta appenninica a Physospermum cornubiense 544 0,4 Faggeta eutrofica appenninica Faggeta mesoxerofila Faggeta eutrofica delle Alpi Faggeta mesotrofica Faggeta oligotrofica Faggeta altimontana a megaforbie 516 0,4 Faggeta basifila pioniera 437 0,3 Figura 94 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Faggete. 8 7 Alberi Volume Area basimetrica Abete rosso Abete bianco Larice Castagno Faggio Betulla Altre latifoglie e conifere Con un volume di poco superiore ai 200 m3/ha, ripartito su oltre 1200 piante/ha, le Faggete risultano fra le categorie con la maggiore quantità di biomassa; l area basimetrica sfiora i 30 m2/ha e il diametro medio è compreso nella classe dei 20 cm. Analizzando la ripartizione diametrica risulta che poco meno di 1/3 degli individui ricade nella classe diametrica superiore ai 15 cm mentre solo una minima parte, inferiore al, raggiunge diametri superiori alla classe 35 cm (matricine adulte e rare fustaie). Tale ripartizione concorda con quanto emerge dall analisi degli assetti che indicano una prevalenza del ceduo semplice (su circa il 5 della superficie) e composto (circa ). Lo stadio di sviluppo relativamente prevalente è il ceduo adulto/maturo con circa 1/3 della superficie, a cui seguono i cedui invecchiati e le fustaie giovani/adulte, entrambi con valori prossimi al 2; rari sono i relitti di cedui a sterzo anch essi invecchiati. La situazione evolutivo-colturale attuale è il frutto della gestione pregressa dove il ceduo di faggio fu, in ambito montano, la fonte primaria di energia per riscaldamento domestico (tronchetti e carbone), per forni (fascine) e attività artigianali-industriali; in seguito ai noti mutamenti socio-economici dal secondo dopoguerra il rapporto tra uomo e risorse forestali si è modificato, lasciando alla libera evoluzione una notevole estensione di boschi un tempo assiduamente utilizzati e anzi degradati, con conseguente accumulo di biomassa. 98

100 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Privata rilevata 3% Altre proprietà private 47% Figura 95 Ripartizione delle proprietà delle Faggete (%). Pubblica 48% Altri Enti 2% Oltre i 2/3 della superficie possiede funzione almeno in parte produttiva; la legna da ardere sta riprendendo un notevole interesse e risulta un prodotto largamente disponibile nelle vallate alpine. Circa il 1 delle Faggete assumono destinazione naturalistica, entità che in valore assoluto risulta più elevato fra le categorie forestali piemontesi. In termini di superficie le Faggete,dopo Lariceti e,sono la categoria che maggiormente concorre alla protezione diretta delle infrastrutture e del territorio. Una quota inferiore al, comunque significativa in termini di superficie (circa ha), è destinata alla libera evoluzione trattandosi di popolamenti con forti limitazioni stazionali. Protettivo-produttiva 62% Figura 96 Ripartizioni delle destinazioni delle Faggete (%). Produttiva Naturalistica 1 Fruizione Evoluzione libera 7% Protettiva Su oltre il 5 della superficie sono previsti interventi di gestione attiva e in particolare interventi di miglioramento. Si tratta per il 4 della superficie di interventi di completamento o di avvio alla conversione dei cedui invecchiati; tali popolamenti hanno ormai ridotto la facoltà pollonifera e in caso di ulteriori ceduazioni non è più garantita la continuità del soprassuolo; pertanto occorre optare per la conversione a fustaia, attraverso una fase transitoria, che garantisca la perpetuità del soprassuolo,senza rinunciare alla fornitura di grandi quantità di legna da ardere. 99

101 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Solo per circa il 7% dei cedui è previsto, nell arco del quindicennio, il mantenimento dell attuale forma di governo con taglio del ceduo. Su circa 1/3 delle fustaie, oggi costituenti circa il delle Faggete, vengono previsti tagli successivi, opportunamente adattate per gruppi. Figura 97 Ripartizioni degli indirizzi di intervento delle Faggete (%). miglioramento 44% rinnovazione 12% Evoluzione naturale 14% Monitoraggio Su oltre il 30 % della superficie l esbosco può avvenire solo mediante gru a cavo, su circa 1/4 delle superficie è possibile utilizzare i trattori, mentre su poco meno del 1 si può effettuare l avvallamento. Abetine (AB) Con oltre ha le Abetine costituiscono poco meno del 2% della superficie forestale totale. Si tratta di una categoria diffusa su tutto l arco alpino, sebbene spesso a formare popolamenti circoscritti e di limitata estensione; questi sono il risultato di una sistematica eliminazione dell abete in favore del larice, per accrescere le superfici a pascolo. Abetine Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 720 polloni 16% seme 84% Ceppaie (n ) 71 Area basimetrica (m2) 36 Diametro medio (cm) 25 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 356 (49%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 98 (14%) Volume (m3) 318 Incremento corrente (m3) 6,2 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 400 fino a 2000 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie ha (1,7%) Le Abetine sono presenti in maggior misura nelle Alpi Pennine, Cozie e Marittime. I popolamenti sono per lo più in purezza o misti con faggio, che mostra notevoli potenzialità di reinserimento soprattutto dove vi sono sufficienti piante portaseme, non frequenti a causa della selezione negativa operata in passato dall uomo alle quote superiori; gli elevati valori di numero di alberi e volume, indicano per 100

102 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali questa categoria la presenza di soggetti di dimensioni ridotte riconducibili a rinnovazione affermata anche da latifoglie e a polloni del ceduo costituenti il piano dominato, accanto ad alberi spesso di grandi dimensioni, lasciati sviluppare per lo scarso interesse commerciale.viceversa l apporto del larice e dell abete rosso è dovuto a soggetti di dimensioni maggiori che partecipano alla composizione del piano dominante; localmente (Alta Valle di Susa-Gran Bosco di Salbertrand) si osserva, alle quote superiori, una progressiva mescolanza anche con il pino cembro. Con un volume/ha pari a circa 320 m3 risulta la categoria forestale con la quantità di biomassa più elevata a livello regionale, valore che diviene significativo anche considerando i valori medi riscontati in popolamenti di altre regioni alpine e appenniniche. I popolamenti risultano composti da un numero elevato di soggetti appartenenti alle classi diametriche superiori o uguale a 20 cm,come si evidenzia dall analisi della ripartizione diametrica, e, indirettamente, dall elevato valore di area basimetrica e dal basso rapporto n soggetti/volume della maggior parte delle principali specie costituenti il soprassuolo. Con oltre 6 m3/ha gli incrementi annui risultano tra i più elevati se si considerano unicamente le categorie ad ambito prevalentemente montano. Tipo ha % Abetina eutrofica Tabella 35 Tipi forestali delle Abetine e relative superfici. Abetina mesotrofica mesalpica Abetina oligotrofica mesalpica Abetina altimontana a megaforbie Abetina endalpica Analizzando la composizione dei Tipi, il faggio costituisce le varianti con maggiore superficie nei Tipi eutrofico,mesotrofico e oligotrofico mesalpico; il larice e l abete rosso danno origine alle varianti con maggiore superficie rispettivamente nei Tipi mesotrofico e oligotrofico endalpico. 7 6 Alberi Volume Area basimetrica Figura 98 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Abetine. 5 4 Abete rosso Abete bianco Larice Faggio Altre latifoglie e conifere 101

103 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali La dinamica evolutiva delle Abetine differisce in funzione delle condizioni stazionali; in generale la minore pressione antropica ha favorito la rinnovazione delle latifoglie aumentando la mescolanza specifica. In aree in cui il carico di ungulati risulta elevato spesso tuttavia l abete stenta a rinnovarsi trattandosi di una specie assai appetita e il popolamento invecchia perdendo in termini di struttura e quindi di stabilità. L assetto prevalente è la fustaia che risulta per oltre il 6 allo stadio adulto e per la restante quota disetanea. Figura 99 Ripartizione delle proprietà delle Abetine (%). Pubblica 6 Privata rilevata 2% Altre proprietà private 26% Altri Enti 7% Si tratta di boschi con buone potenzialità produttive,nell ambito comunque di una funzione polivalente e in particolare protettiva trattandosi di boschi montani spesso in stazioni acclivi o su macereti.circa il 13% assolve a funzione di protezione generale o diretta. Oltre il ha funzione naturalistica per la conservazione dell habitat in aree protette, mentre solo una minima parte, soggetta a condizionamenti stazionali o inaccessibile, viene destinata alla libera evoluzione. Figura 100 Ripartizione delle destinazioni delle Abetine (%). Produttiva 3% Protettivoproduttiva 47% Naturalistica 32% Fruizione Evoluzione libera 4% Protettiva 13% Su oltre il 5 della superficie è prevista la gestione attiva attraverso l applicazione di tagli di rinnovazione, da attuarsi prevalentemente con tagli a scelta (39% della superficie) e tagli a buche (12%). 102

104 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Con la finalità di aumentare la stabilità e facilitare l ingresso delle latifoglie, in popolamenti prevalentemente in purezza, sono previsti tagli di miglioramento e in particolare diradamenti su circa il 4% della superficie. Su circa 1/3 della superficie, almeno per il quindicennio di riferimento, non sono previsti interventi di gestione attiva. Evoluzione naturale 9% rinnovazione 52% Figura 101 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Abetine (%). Monitoraggio miglioramento 9% Su oltre il 5 della superficie l esbosco risulta attuabile con gru a cavo, secondariamente è utilizzabile l avvallamento (oltre il ) e il trattore (). Peccete (PE) Peccete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 670 polloni 13% seme 87% Ceppaie (n ) 43 Area basimetrica (m2) 37 Diametro medio (cm) 27 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 342 (5) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 106 (16%) Volume (m3) 317 Incremento corrente (m3) 4,4 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 700 fino a 2200 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie ha (1,) Le Peccete hanno una modesta estensione e diffusione limitata ai distretti climatici più interni delle valli, a climi continentali ma con precipitazioni abbondanti. La frammentarietà dei popolamenti in Piemonte è dovuta, oltre che alla diversa ridistribuzione dell areale in seguito all ultima glaciazione, a una più recente opera dell uomo che ne ha limitato la diffusione a favore di altre specie, in particolare del larice. 103

105 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tabella 36 Tipi forestali delle Peccete e relative superfici. Tipo ha % Pecceta montana mesalpica Pecceta montana endalpica Pecceta subalpina I popolamenti raramente risultano in purezza, salvo limitati nuclei; più frequentemente emerge dall analisi inventariale la mescolanza con larice,abete bianco,faggio e castagno. Il larice costituisce le varianti con maggiore estensione sia nelle Peccete montane, nel distretto mesalpico unitamente al faggio, e in quelle subalpine. Le Peccete risultano generalmente stabili sotto l aspetto evolutivo e talora in espansione rinnovandosi, in ambito montano e subalpino, sotto la copertura dei larici nei Lariceti pascolivi in abbandono. Figura 102 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Peccete. 7 6 Alberi Volume Area basimetrica 5 4 A bete rosso Abete bianco Larice Castagno Faggio Altre latifoglie e conifere Con un volume/ha pari a 317 m3,dopo l Abetina,è la seconda categoria con la maggiore provvigione a ha; viceversa i valori di area basimetrica e di diametro medio risultano in assoluto i più elevati. Gli incrementi annui sono di poco superiori ai 4 m3/ha, valori in linea con altre categorie dei piani montano e subalpino, e delle stazioni marginali. Gli elevati valori di area basimetrica e diametro medio si riflettono sulla ripartizione diametrica dei soggetti; oltre il 5 degli individui risultano nelle classi diametriche superiori ai 15 cm, dato inferiore solo a quello riscontrato nei Larici-cembreti, e per circa il 16% in quelle superiori ai 35 cm, dato in assoluto più elevato. L assetto prevalente risulta la fustaia con quasi il 9 mentre circa il è privo di gestione; lo stadio di sviluppo prevalente, con oltre il 6, è la fustaia giovane/adulta, mentre circa 1/4 della superficie è a fustaia disetanea. 104

106 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Protettivoproduttiva 5 Protettiva 16% Figura 103 Ripartizione delle proprietà delle Peccete (%). Produttiva 7% Naturalistica 13% Fruizione Evoluzione libera 13% Circa il 6 della superficie possiede potenzialità almeno in parte produttiva; tuttavia la frammentarietà dei popolamenti e lo status di Habitat di interesse comunitario, ne amplia l interesse e la funzione naturalistica anche oltre la percentuale attribuita. Oltre 1/6 della superficie assolve a funzione di protezione generale o diretta di infrastrutture e insediamenti umani, mentre circa il 13% viene destinato alla libera evoluzione. Figura 104 Ripartizione delle destinazioni delle Peccete (%). rinnovazione 43% miglioramento 19% Evoluzione naturale 17% Monitoraggio 2 Su oltre il 6 della superficie è possibile, per i prossimi 15 anni, la gestione attiva, ricorrendo prevalentemente a tagli di rinnovazione e, subordinatamente, a tagli di miglioramento con diradamenti delle fustaie (18%); nei popolamenti maturi sono previsti principalmente tagli a scelta (32%) e tagli a buche (1). 105

107 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 105 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Peccete (%). rinnovazione 43% miglioramento 19% Evoluzione naturale 17% Monitoraggio 2 L esbosco risulta attuabile su circa il 6 della superficie con gru a cavo; secondariamente sono utilizzabili l avvallamento e il trattore, entrambi su circa il 1 della superficie, mentre sulla restante superficie l esbosco risulta non eseguibile. Larici-cembrete (LC) Larici-cembrete Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 467 polloni 1 seme 89% Ceppaie (n ) 28 Area basimetrica (m2) 24 Diametro medio (cm) 25 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 251 (54%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 64 (13%) Volume (m3) 184 Incremento corrente (m3) 2,70 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 800 fino a 2300 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie ha (9,) I Larici-cembreti sono la quarta Categoria forestale per estensione in Piemonte,con una diffusione limitata al settore alpino che interessa poco più del 5 delle Aree Forestali. La specie in passato fu ampiamente favorita dall uomo, a scapito delle altre conifere anche al di fuori del proprio ambito ottimale, per le caratteristiche tecnologiche del legno e per lo scarso ombreggiamento della chioma che consentiva nel sottobosco la formazione di un cotico erbaceo adatto al pascolamento. Il larice è specie pioniera di climi continentali che trova il suo optimum nei distretti endalpici presenti nelle vallate alpine più profonde ed estese, caratterizzate da scarsa nuvolosità e bassa umidità dell aria. I popolamenti,puri o frequentemente misti con pino cembro,peccio,faggio e abete bianco, ma senza che questa mescolanza incida significativamente in termini di volume e area basimetrica, sono presenti a partire da quote inferiori ai 1000 m fino ai limiti della vegetazione arborea. 106

108 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Tipo ha % Lariceto pascolivo Tabella 37 Tipi forestali dei Laricicembrete e relative superfici. Lariceto montano Lariceto mesoxerofilo subalpino Lariceto a megaforbie Lariceto-cembreto su rodoreto-vaccinieto Lariceto dei campi di massi Cembreta xero-acidofila Lariceto di greto 189 0, Alberi Volume Area basimetrica Figura 106 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica dei Larici-cembrete A bete rosso Abete bianco Larice Faggio Pino cembro Altre latifoglie e conifere Alle quote superiori il pino cembro in presenza di portaseme (spesso relegati in zone rupicole) può risubentrare nella dinamica di questi popolamenti incrementando progressivamente la propria consistenza; in assenza di pascolo o altri fattori di disturbo, a tutt oggi sono assai rare le Cembrete in purezza, riscontrabili nel bosco dell Alevè (Val Varaita CN) e in limitati lembi del Piccolo Bosco di Salbertrand (Alta Valle Susa TO). Alle quote inferiori la permanenza dei Lariceti puri è legata a una selvicoltura mirata o ad altri fattori esogeni come il mantenimento del pascolo i quali, una volta cessati, consentono la rinnovazione, a seconda delle stazioni, di altre conifere (peccio e abete bianco) e latifoglie e in particolare faggio, frassino e acero di monte con altre specie pioniere secondarie.tale circostanza è ben evidenziata nel Tipo montano, in cui le varianti di maggiore estensione sono determinate dalle specie succitate. Il larice forma inoltre cenosi prevalentemente pure stabili per condizioni stazionali e su detriti di falda caratterizzati da elementi litoidi di grandi dimensioni sfruttando le tasche di suolo ivi presenti anche lungo i greti dei torrenti. Con un volume medio di poco inferiore ai 200 m3/ha i Lariceti presentano un valore di provvigione media non molto elevata essendo popolamenti che possono insediarsi nelle fasce altitudinali più elevate, fino al limite della vegetazione arborea e, in generale, in ambiti caratterizzati da una bassa fertilità stazionale; conseguentemen- 107

109 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali te anche il valore di incremento corrente risulta modesto, superiore unicamente a quello riscontrabile nelle categorie arbustive e nelle Pinete di pino uncinato. Tuttavia localmente,negli ambienti più favorevoli,e in particolare nelle stazioni del piano montano,si possono avere formazioni di interesse produttivo anche per l elevato pregio del legname ritraibile. I popolamenti risultano composti da quasi 500 piante/ha, con una quota superiore al 5 appartenenti alle classi diametriche superiori ai 15 cm, fattore evidenziato dall analisi della ripartizione diametrica e, indirettamente, dal basso rapporto n soggetti/volume del larice. L assetto prevalente è la fustaia e lo stadio di sviluppo fustaia adulta (con oltre il 6), mentre poco meno del costituisce boschi privi di gestione a causa di forti condizionamenti stazionali. Figura 107 Ripartizione delle proprietà dei Larici-cembrete (%). Pubblica 68% Privata rilevata 3% Altre proprietà private 26% Altri Enti 3% Oltre il della superficie possiede destinazione prevalentemente produttivaprotettiva o produttiva, valore che in termini di superficie risulta fra i più elevati a livello regionale. Figura 108 Ripartizione di superficie delle destinazioni dei Larici-cembrete (%). Produttiva Protettivoproduttiva 27% Naturalistica 24% Fruizione 4% Evoluzione libera 17% Protettiva 23% 108

110 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali I Larici-cembreti sono la Categoria con la superficie a specifica destinazione di protezione generale diretta di infrastrutture e manufatti, più estesa; si tratta di ambiti prevalentemente alpini dove i pericoli naturali risultano particolarmente elevati. Circa 1/3 della superficie assume destinazione naturalistica,essendo inclusa in aree soggette a tutela; ai sensi della Direttiva «Habitat» tali cenosi sono considerate di interesse comunitario. Quasi il della superficie, che in termini assoluti risulta la più elevata a livello di categoria, ha funzione di fruizione, destinazione che i Lariceti svolgono negli ambiti più antropizzati e dove preferenzialmente le strutture dei boschi risultano semplificate, con radi soggetti di medio-grandi dimensioni, riferibili in particolare al Tipo del Lariceto pascolivo. Nei Larici-cembreti sono previsti interventi di gestione attiva, nei prossimi 15 anni, su circa il della superficie; per oltre il si tratta di tagli di rinnovazione, da attuarsi principalmente attraverso tagli a scelta (12%), in formazioni prevalentemente del piano subalpino caratterizzate da maggiore mescolanza specifica e struttura più diversificata, e tagli a buche e/o a fessura (9%) destinati viceversa a popolamenti con struttura più semplificata, prevalentemente del piano montano, in cui si intende mantenere una buona partecipazione del larice. Su circa l 8% della superficie sono previsti tagli di miglioramento, prevalentemente diradamenti, (7%) volti a regolare lo spazio di crescita e migliorare le condizioni di sviluppo dei soggetti ritenuti più idonei in popolamenti con strutture tendenzialmente semplificate. Circa 1/3 della superficie totale viene lasciata alla libera evoluzione a tempo indefinito; la restante e più consistente parte della superficie non è percorribile con interventi di gestione attiva, almeno a medio termine. miglioramento 8% Monitoraggio 4 Figura 109 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Laricicembrete (%). rinnovazione 22% Evoluzione naturale 2 Su circa il della superficie l esbosco risulta attuabile con trattore, su meno del per avvallamento e su ben il 3 con l impiego di gru a cavo o teleferiche; poco più del 6% della superficie risulta non esboscabile. 109

111 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Pinete di pino montano (PN) Pinete di pino montano Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 620 polloni seme 10 Ceppaie (n ) 0 Area basimetrica (m2) 17 Diametro medio (cm) 18 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 230 (37%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 14 (2%) Volume (m3) 89 Incremento corrente (m3) 2,2 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 1000 fino a 2000 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini dei distretti mesalpici ed endalpici. Superficie ha (0,3%) Le Pinete di pino montano occupano una superficie estremamente limitata, con una diffusione frammentaria e puntiforme esclusiva dell ambito alpino. Le maggiori estensioni si sono rilevate in particolare nelle Alpi Marittime e Cozie. I popolamenti sono per lo più in purezza con oltre il 9 di piante e l 8 dell area basimetrica di pino montano; il larice è tra le altre specie la più frequente, in particolare dove le Pinete di pino montano entrano in contatto con Larici-cembrete; anche il pino silvestre di cui può essere considerata specie vicariante nelle stazioni più difficili del piano montano. Tabella 38 Tipi forestali delle Pinete di pino montano e relative superfici. Tipo ha % Pineta di pino uncinato eretto Pineta di pino montano prostrato Nell ambito di tale Categoria sono presenti due diversi Tipi forestali, distinti in base alla fisionomia: nel primo caso i soggetti possiedono portamento prevalentemente eretto, nel secondo prostrato con individui policormici di aspetto arbustivo. Si tratta di formazioni che prediligono stazioni marginali, poco fertili, del piano montano e subalpino e, nel caso specifico del pino montano prostrato, ambiti di macereti o ghiaioni mobili al limite per la vegetazione arborea. 110

112 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 9 8 Alberi Volume Area basimetrica Figura 110 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica delle Pinete di pino montano Larice Pino silvestre Pino m ontano Altre latifoglie e conifere Si tratta di popolamenti stabili, in equilibrio con le condizioni stazionali locali; con un volume/ha inferiore a 100 m3 risultano una delle categorie forestali con la minore massa legnosa, superiore solo agli ostrieti e alle categorie a fisionomia arbustiva. L area basimetrica è altrettanto modesta, a cui tuttavia corrisponde un diametro medio di 20 cm; poco meno del 4 degli individui risulta compreso nelle classi diametriche superiori o uguali ai 20 cm. L assetto risulta ripartito tra fustaia, prevalentemente allo stadio giovane/adulto, e popolamenti senza gestione per condizionamenti stazionali. Pubblica 83% Figura 111 Ripartizione delle proprietà delle Pinete di pino montano (%). Privata rilevata Altri Enti Altre proprietà private 1 Si tratta di boschi con scarso o nullo interesse produttivo che tuttavia svolgono un importante ruolo protettivo, essendo radicati in aree spesso instabili e soggette a dissesti; ma la valenza delle Pinete di pino montano è soprattutto naturalistica; essendo tra l altro annoverate tra gli Habitat di interesse comunitario, prioritario se radicate su suoli calcarei. 111

113 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 112 Ripartizione delle destinazioni delle Pinete di pino montano (%). Evoluzione libera 7% Naturalistica 6 Protettiva Protettivoproduttiva 3% Produttiva < In considerazione della funzione prevalentemente naturalistica gli interventi di gestione attiva, almeno nei prossimi 15 anni, sono previsti su una superficie assai limitata; poco meno del 5 della superficie tuttavia viene sottoposta a monitoraggio,e in particolare i boschi di protezione dei quali è opportuno seguirne l evoluzione valutando la possibilità di programmare cure minime qualora vi siano elementi che possano pregiudicarne la stabilità. La quota maggioritaria è invece destinata all evoluzione naturale. Figura 113 Ripartizione degli indirizzi di intervento delle Pinete di pino montano (%). Monitoraggio 4 miglioramento rinnovazione < Evoluzione naturale 54% Trattandosi di boschi privi di gestione l esbosco risulta prevalentemente non necessario mentre sul restante circa è possibile utilizzare altre modalità. 112

114 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Arbusteti subalpini (OV) Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 363 polloni 59% seme 4 Ceppaie (n ) 68 Area basimetrica (m2) 8 Diametro medio (cm) 17 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 71 () Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 13 (3%) Volume (m3) 64 Incremento corrente (m3) 1 Arbusteti subalpini Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Da 800 fino a 2000 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini prevalentemente sul piano subalpino. Superficie ha (3,6%) Si tratta della più rilevante categoria di vegetazione forestale arbustiva, diffusa esclusivamente sull arco alpino, in particolare nel piano subalpino, con preferenza per i versanti esposti a settentrione,lungo i quali può scendere anche al piano montano. Gli Alneti di ontano verde prevalgono nei settori alpini centro-settentrionali, e in particolare nelle Alpi Cozie e Graie. Si tratta di formazioni arbustive prevalentemente pure, nelle quali a seconda della quota e delle caratteristiche stazionali possono infiltrarsi altre specie arboree e in particolare il larice, faggio, abete rosso, betulla e sorbo degli uccellatori. I popolamenti sono suddivisi in due principali Tipi forestali: uno primario, evolutosi prevalentemente su canaloni di valanga e uno secondario, d invasione su aree precedentemente pascolate. Nel primo caso l evoluzione è pressoché assente, ostacolata dalle dinamiche naturali,nel secondo più evidente con reinsediamento progressivo delle specie arboree anticamente eliminate dall uomo, in particolare larice, altre conifere e latifoglie pioniere. Tipo ha % Alneto di ontano verde st. primario Tabella 39 Tipi forestali degli Arbusteti subalpini e relative superfici. Alneto di ontano verde st. d invasione

115 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 114 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Arbusteti subalpini. 7 6 Alberi Volume Area basimetrica 5 4 Abete rosso Larice Faggio Pino nero Betulla Sorbo uccellatori Altre latifoglie e conifere Trattandosi di una cenosi prevalentemente arbustiva, con soggetti in gran parte sotto la soglia cavallettabile, la massa legnosa risulta estremamente bassa, così come i valori di area basimetrica. Anche gli incrementi risultano assai modesti, di poco superiori a 1 m3/ha anno. Conseguentemente la ripartizione diametrica risulta sbilanciata verso le classi diametriche inferiori e solo 1/5 delle piante è compreso nella classe superiore o uguale a 20 cm. L assetto prevalente è dato da formazioni prive di gestione per evidenti condizionamenti stazionali; lo stadio evolutivo risulta di conseguenza prevalentemente irregolare. Figura 115 Ripartizione delle proprietà degli Arbusteti subalpini (%). Privata rilevata Pubblica 5 6% Altre proprietà private 33% Altri Enti 6% Si tratta di cenosi che per fisionomia, struttura e accessibilità risultano in gran parte prive di una specifica destinazione e pertanto vengono lasciate alla libera evoluzione. Poco meno di 1/5 della superficie possiede destinazione protettiva, con funzione di consolidamento dei versanti, in particolare per quanto riguarda la pre- 114

116 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Fruizione < Naturalistica 3 Figura 116 Ripartizione delle destinazioni degli Arbusteti subalpini (%). Evoluzione libera 5 Protettiva 17% servazione dai dissesti più superficiali. Su oltre 1/3 della superficie prevale la destinazione naturalistica; si tratta di cenosi che, anche in ambiti esterni alle aree protette costituiscono importanti aree di rifugio per la fauna alpina e in particolare per il gallo forcello che fra gli arbusti trova riparo, siti per la nidificazione e fonte di nutrimento. Protettivoproduttiva Date le particolari destinazioni, su oltre i 3/4 della superficie non sono previsti interventi di gestione attiva, sulla restante parte nel prossimo quindicennio è previsto il monitoraggio, in particolare per i boschi di protezione sui quali potranno rendersi necessari interventi di cure specifiche. Evoluzione naturale 77% Figura 117 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Arbusteti subalpini (%). Monitoraggio 22% miglioramento rinnovazione < Trattandosi di boschi senza gestione l esbosco risulta in gran parte non necessario; sul circa della superficie è possibile intervenire con altre modalità. 115

117 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Arbusteti planiziali e montani (AS) Arbusteti planiziali e montani Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 76 polloni 37% seme 63% Ceppaie (n ) 8 Area basimetrica (m2) 2 Diametro medio (cm) 19 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 31 (4) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 4 () Volume (m3) 16 Incremento corrente (m3) 1,4 Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino a 1400 m Ambiti geografici prevalenti Rilievi appenninici, alpini e collinari interni. Superficie ha (0,3%) In tale Categoria rientrano le cenosi composte in prevalenza da specie arbustive con altezza non superiore ai 3 m e copertura inferiore al ; qualora vi sia un superamento di tali parametri si ricade automaticamente nelle Boscaglie. La diffusione di tale Categoria risulta piuttosto frammentaria sebbene presente in vari ambiti del territorio regionale a causa dell elevata eterogeneità e valenza ecologica dovuta alla presenza di tipi forestali a varia ecologia; tuttavia le maggiori estensioni sono state rilevate per gli Arbusteti mesoxerofili di Prunus spinosa e Cornus sanguinea localizzati con maggiore frequenza negli ambiti collinari, dei rilievi appenninici e collinari interni, su coltivi e pascoli abbandonati. Dall analisi inventariale emerge che le specie arboree più frequenti sono quelle quercine e in particolare farnia e rovere; tuttavia il maggior contributo è fornito dalla categoria altre latifoglie e conifere nella quale confluiscono un mosaico di specie arboree e arbustive i cui singoli apporti non sono valutabili. L evoluzione di tali cenosi è estremamente variabile in funzione del Tipo forestale; per gli Arbusteti mesoxerofili di Prunus spinosa e Cornus sanguinea, più diffusi e interessanti sotto l aspetto produttivo, l evoluzione è spesso accompagnata dalla rinnovazione delle prime specie arboree,e in particolare, quelle quercine,che conducono alla costituzione in tempi più o meno rapidi di popolamenti arborei. Tabella 40 Tipi forestali degli Arbusteti planiziali e montani e relative superfici. Tipo ha % Arbusteto montano xerofilo di Prunus sp.pl/berberis vulgaris Arbusteto rupestre di Amelanchier ovalis Arbusteto montano di Buxus sempervirens 36 1 Arbusteto mesoxerofilo di Prunus spinosa e Cornus sanguinea Arbusteto di Spartium junceum

118 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali 8 7 Alberi Volume Area basimetrica Figura 118 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica degli Arbusteti planiziali e montani Ciliegio selvatico Robinia Pino silvestre Farnia Rovere Pioppi clonali Altre latifoglie e conifere La struttura e la fisionomia di tale Categoria, con composizione prevalentemente arbustiva e copertura assai modesta, influisce negativamente sulla quantità di biomassa, che risulta la meno elevata rispetto alle altre categorie. Tuttavia la presenza di un modesto numero di piante cavallettabili ma con diametro elevato produce un diametro medio di classe 20, fra i più elevati, con conseguente ripartizione di circa il 5 degli individui nella classe superiore o uguale a 20 cm. L assetto è attribuito in parte a boschi senza gestione e in parte a quelli di neoformazione, con stadio di sviluppo prevalentemente irregolare. Altre proprietà private 82% Figura 119 Ripartizione delle proprietà degli Arbusteti planiziali e montani (%). Privata rilevata Pubblica 16% Altri Enti La destinazione prevalente risulta quella produttiva; con l evoluzione e il progressivo insediarsi delle latifoglie le potenzialità produttive di alcuni popolamenti, in funzione del Tipo forestale e della localizzazione,potrebbero essere elevate,in prospettiva anche per il conseguimento di assortimenti di pregio. 117

119 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 120 Ripartizione delle destinazioni degli Arbusteti planiziali e montani (%). Protettivo-produttiva 36% Protettiva 28% Produttiva 6% Naturalistica 23% Evoluzione libera 7% Su circa il 9 della superficie, almeno nel prossimo quindicennio, non sono previsti interventi di gestione attiva. Figura 121 Ripartizione degli indirizzi di intervento degli Arbusteti planiziali e montani (%). Monitoraggio 74% miglioramento 2% rinnovazione 3% Evoluzione naturale 2 L esbosco risulta attuabile mediante trattori, su oltre il 5 della superficie, mentre sulla restante parte non é strettamente necessario. 118

120 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Rimboschimenti (RI) Caratteristiche dendrometriche ad ettaro N alberi 874 polloni seme 9 Ceppaie (n ) 41 Area basimetrica (m2) 31 Diametro medio (cm) 21 Ripartizione diametrica 20 cm (n ) 417 (48%) Ripartizione diametrica > 35 cm (n ) 41 () Volume (m3) 221 Incremento corrente (m3) 7,7 Rimboschimenti Caratteristiche ecologiche Limiti altitudinali Fino ai limiti della vegetazione Ambiti geografici prevalenti Rilievi alpini e appenninici, prevalentemente del piano montano. Superficie ha (2,2%) I Rimboschimenti in Piemonte occupano poco più del 2% della superficie forestale totale e hanno diffusione prevalentemente alpina soprattutto nella fascia pedemontana. Si tratta di impianti con età assai variabile, realizzati diffusamente a partire dall inizio del secolo scorso. Le conifere maggiormente utilizzate risultano larice, abete rosso, pino nero e pino silvestre; la quercia rossa risulta la specie più impiegata in ambito planiziale. Nella categoria delle «altre latifoglie e conifere» è incluso il pino strobo, ampiamente utilizzato in ambito planiziale e collinare; le altre latifoglie autoctone presenti sono da considerarsi prevalentemente spontanee, fase di evoluzione naturale, che diviene particolarmente rapida nei popolamenti realizzati con specie fuori stazione. Tipo ha % Rimboschimento dei piani planiziale e collinare Tabella 41 Tipi forestali dei Rimboschimenti e relative superfici. Rimboschimento del piano montano Rimboschimento del piano subalpino

121 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Figura 122 Composizione specifica percentuale a ettaro di alberi, volume e area basimetrica dei Rimboschimenti. Alberi Volume Area basimetrica Abete rosso Abete bianco Larice Faggio Castagno Pino nero Betulla Pino silvestre Pino marittimo Altre latifoglie e conifere Con un volume/ha pari a oltre 220 m3 i Rimboschimenti risultano una delle categorie con la maggiore biomassa, inferiore solo alle Abetine e Peccete; anche gli incrementi annuali risultano fra i più elevati a livello regionale. L area basimetrica è superiore a 30 m2/ha e il diametro medio superiore a 20 cm, con circa il 5 dei soggetti nella classe superiore o uguale ai 20 cm.tali parametri indicano anche l assenza o carenza di interventi intercalari. L assetto prevalente è il rimboschimento, che viene attribuito a quei popolamenti dove la copertura della fustaia artificiale è superiore al 5; lo stadio di sviluppo prevalente risulta la fustaia giovane/adulta con circa il 7 della superficie. Figura 123 Ripartizione delle proprietà dei Rimboschimenti (%). Privata rilevata 4% Altre proprietà private 4 Pubblica 52% Altri Enti 4% Si tratta di boschi con buone potenzialità produttive, come sottolineato dalla ripartizione delle destinazioni; poco meno di 1/3 della superficie svolge funzione protettiva o generale diretta di infrastrutture e insediamenti umani. In termini di percentuale e di estensione risulta una delle categorie in cui la funzione di fruizione assume maggiore importanza. 120

122 Categorie forestali: aspetti ecologici, dendrometrici ed evolutivo-colturali Protettivo-produttiva 34% Figura 124 Ripartizione delle destinazioni dei Rimboschimenti (%). Produttiva 12% Naturalistica 17% Fruizione 7% Evoluzione libera Protettiva 29% Su oltre i 3/4 della superficie è prevista la gestione attiva, attraverso tagli di miglioramento che prevedono in particolare diradamenti (43%) e trasformazioni (1) verso diverse composizioni. Sono interventi che guidano l evoluzione del bosco, ne migliorano la stabilità e la resistenza agli incendi boschivi che spesso li devastano le priorità sono in particolari contesti in cui sono state impiegate specie esotiche o autoctone fuori stazione. miglioramento 69% Figura 125 Ripartizione degli indirizzi di intervento dei Rimboschimenti (%). rinnovazione 7% Evoluzione naturale Monitoraggio 23% L esbosco risulta attuabile con trattori su oltre il 5 della superficie; su circa il con gru a cavo e su oltre il con l avvallamento; solo una minima parte, inferiore al, non risulta esboscabile. 121

123 8. Accessibilità e sistemi di esbosco Sulla base della cartografia ufficiale di riferimento (CTR Regione Piemonte 1:10.000) e di sopralluoghi sul terreno sono stati individuati e censiti tutti i tracciati che attraversano aree silvopastorali per almeno 300 m di sviluppo. Per ciascuno di essi è stata compilata una scheda descrittiva relativa a caratteristiche dimensionali e costruttive dell opera, stato di manutenzione, aspetti patrimoniali e regime d uso. A partire da queste informazioni è stato quindi possibile eseguire una classificazione delle strade/piste da un punto di vista costruttivo e funzionale. Per quanto riguarda il tipo costruttivo, la classificazione adottata differisce in parte da quelle utilizzate da altri Autori*. La classificazione secondo le funzioni ha invece inteso descrivere l attuale utilizzo prevalente dell infrastruttura. La rete è stata suddivisa fra viabilità pubblica (costruita e gestita per finalità di collegamento, utilizzabile limitatamente per le attività agro-forestali) e la rete agro-silvopastorale, destinata specificamente alle attività di gestione, con transito motorizzato riservato ai soli aventi diritto. Caratteristiche Larghezza prevalente piano viabile (esclusa eventuale cunetta) (m) Larghezza minima della carreggiata nei rettifili (m) Raggio minimo di curvatura (m) Pendenza media massima (%) Pendenza massima per brevi tratti (max 50 m) (%) Strade camionabili principali (S1) Strade camionabili secondarie (S2) Strade trattorabili (S3) Piste camionabili (P1) Piste trattorabili (P2) Piste per mezzi agricoli minori (MP) ,5 3 2,5 1, non definito Contropendenza max (%) Massicciata sì sì sì no no no Cunetta longitudinale sì sì a tratti eventuali localmente eventuali localmente no Opere di sostegno sì sì sì eventuali localmente eventuali localmente no Tabella 42 Parametri dimensionali e costruttivi utilizzati per la classificazione della viabilità in Piemonte. * Le piste camionabili e trattorabili sono state considerate come viabilità principale e permanente, mentre è stata introdotta un ulteriore categoria rappresentata dalle «piste per mezzi agricoli minori»,ovvero da tracciati di sezione trasversale ridotta transitabili solo con piccoli trattori. Tali piste, diffuse nelle proprietà private della fascia pedemontana, non consentono allo stato attuale l impiego di macchinari moderni e produttivi, ma costituiscono l unica via di accesso al bosco. 122

124 Accessibilità e sistemi di esbosco Per quanto riguarda l analisi delle esigenze di viabilità e lo stato di servizio,vengono individuate,per ogni tracciato,fasce servite a monte e a valle di ampiezza planimetrica pari a e 400 m, in base al tipo di intervento selvicolturale e al sistema di esbosco. PENDENZA DEL TERRENO SISTEMI DI ESBOSCO ED AMPIEZZA DELLE FASCE SERVITE 100 m 200 m 400 m Classe Descrizione Assortimenti di piccole e medie dimensioni Assortimenti di grandi dimensioni salita discesa salita discesa Trattore con verricello o rimorchio Trattore con verricello o rimorchio Terreni pianeggianti Trattore con verricello Avvallamento guidato (canalette) Gru a cavo a stazione motrice mobile Trattore con verricello o rimorchio 2 P= 26-5 Terreni pendenti Trattore con verricello Avvallamento libero Gru a cavo tradizionali 3 P>5 Terreni fortemente pendenti Inoltre la metodologia utilizzata distingue le esigenze di accesso alle foreste da quelle di esbosco. Si richiede il solo accesso di personale munito di attrezzature leggere (motoseghe, decespugliatori,attrezzi manuali,ecc.) quando,nel quindicennio di validità del piano, si prevedono interventi colturali in soprassuoli giovani o cure minime nei boschi di protezione senza l esbosco di legname. In questi casi si considera servita una fascia dell ampiezza di 400 m planimetrici a partire dalla strada,uguale per tutte le classi di pendenza.ciò significa che il tempo di accesso per raggiungere il punto più lontano della particella e il corrispondente dislivello da percorrere non sono costanti,ma crescono all aumentare della pendenza del terreno,variando da 15 Figura 126 Ampiezza delle fasce servite dalla viabilità (espressa in metri e considerata uguale a monte e a valle del tracciato) in funzione degli assortimenti ritraibili e della pendenza del terreno. Si considera legname di grandi dimensioni quello proveniente da alberi aventi diametro >30 cm, di piccole e medie dimensioni da alberi rispettivamente di e cm. 123

125 Accessibilità e sistemi di esbosco minuti a un ora. Nelle aree dove invece si prevede di ritrarre legname in ragione di almeno 10 m3/ha sono state considerate servite le fasce,a monte e valle di ciascun tracciato, di ampiezza planimetrica pari a 100, 200 o 400 m. L ampiezza è stabilita in base alle attrezzature impiegabili, scelte secondo una griglia di valutazione che prende in considerazione pendenza del terreno e dimensioni del legname (Figura 126): si distinguono i terreni da trattori (fino al 5 di pendenza) dove prevalgono i sistemi di esbosco via terrestre,da quelli da teleferiche dove le linee aeree integrano e sostituiscono la viabilità, in misura sempre maggiore all aumentare della pendenza del terreno. Il metodo così concepito porta a prevedere una maggiore necessità di viabilità (densità da 25 a 50 m/ha) nelle comprese costituite da boschi cedui dove, quando i terreni superano il 2 di pendenza, le dimensioni ridotte del legname limitano la scelta dei sistemi di esbosco; nelle fustaie la rete viabile può essere meno densa poiché sono ipotizzabili, per ragioni tecniche ed economiche, distanze di esbosco maggiori, grazie anche a un impiego diffuso delle gru a cavo, con una densità di strade preferibilmente camionabili compresa fra 15 e 25 m/ha Caratteristiche e sviluppo della viabilità silvopastorale Il reticolo viario censito ammonta a km suddivisi in tracciati, con una densità media pari a 15,2 m di strade e piste per ettaro di territorio. Tale reticolo è costituito da viabilità pubblica non di interesse forestale (collegamento o altro) per km, da viabilità pubblica di interesse forestale per km,e da viabilità a uso agro-silvopastorale per km.all interno di quest ultima categoria si possono poi distinguere i tracciati destinati al servizio prevalente dei boschi (9.280 km), da quelli il cui utilizzo più importante è legato alle attività alpicolturali o di foraggicoltura di bassa valle (4.940 km). Figura 127 Ripartizione della rete viabile sulla base delle funzioni prevalenti. Viabilità pubblica di interesse forestale 43% Viabilità Agrosilvopastorale 37% Viabilità pubblica non di interesse forestale Con riferimento alla classificazione per tipi costruttivi la viabilità pubblica è costituita per il 27% da strade camionabili principali, il 37% da camionabili secondarie, il 26% da strade trattorabili e il restante da piste. Le caratteristiche dimensionali della viabilità agro-silvopastorale sono mediamente inferiori, con soli km di tracciati camionabili (14%) e il restante 86% della rete costituito da piste o strade di larghezza inferiore a 3 m. 124

126 Accessibilità e sistemi di esbosco P2 MP P MP S3 Sviluppo (km) P S P S3 S1 0 Viabilità agrosilvopastorale S2 Viabilità pubblica di interesse forestale I dati che seguono sono da riferirsi esclusivamente al territorio montano,dove sono stati rilevati in quanto essenziali per la corretta gestione dell accessibilità al patrimonio forestale e pastorale. Per quanto riguarda le opere d arte, i dati evidenziano una generale carenza. Le opere di sostegno sono presenti in quantità limitate nel 4 dei tracciati: prevalgono quelle in pietrame con il 36% dei casi, seguiti dai tracciati ove si hanno più tipologie costruttive (32%) e dai manufatti in calcestruzzo () mentre le tecniche di ingegneria naturalistica sono ancora poco utilizzate (2%). Con riferimento alle opere di regimazione delle acque, le cunette longitudinali sono presenti su tutto il tracciato o anche solo a tratti, nel 4 dei casi (in genere strade e piste camionabili), nel restante 52% esse sono del tutto assenti. Le cunette trasversali dovrebbero integrare le precedenti nei tratti a maggiore pendenza; il numero rilevato è però solo pari a 2 unità per chilometro, circa 10 volte inferiore ai valori ritenuti idonei per percorsi di montagna*; meno di un terzo dei tracciati presenta manufatti per l attraversamento di acque superficiali: si contano fra ponti e ponticelli, rispetto alle opere presenti a corredo della viabilità pubblica. Spicca altresì il modesto numero di piazzali di manovra e deposito del legname (aventi superficie di almeno 30 m2), attualmente in ragione di uno ogni 3,6 km di tracciato.tale carenza va a detrimento della sicurezza di circolazione, ma è soprattutto causa di difficoltà e maggiori costi nell organizzazione ed esecuzione delle operazioni di utilizzazione forestale. Figura 128 Ripartizione della rete viabile in funzione dei tipi costruttivi. * Non sono state registrate le opere costruite con soli movimenti di terreno quali piccoli sciacqui o dossi trasversali. 125

127 Accessibilità e sistemi di esbosco Tipo costruttivo Strade camionabili secondarie (S2) Strade trattorabili (S3) Piste camionabili (P1) Piste trattorabili (P2) Piste per mezzi agricoli minori (MP) Tutti i tracciati Fondo artificiale o migliorato Sostegno scarpate Ponti e tomboni Cunette longitudinali Frequenza (%) Cunette trasversali Unità/km 3,4 3,7 2,2 1,8 0,7 2,0 Piazzole 0,6 0,4 0,5 0,4 0,2 0,4 Tabella 43 Presenza di manufatti nella viabilità agro-silvopastorale (espressa come frequenza percentuale di tracciati che presentano il manufatto, rispetto al totale della categoria). Per quanto riguarda lo stato di manutenzione della rete viabile agro-silvopastorale montana, si rileva che quasi il 29% dei tracciati richiede interventi: principalmente emerge la necessità di lavori di spianamento o ricolmatura del fondo stradale (24%) e di miglioramento/ripristino dell efficienza delle opere di sgrondo delle acque (42%). Tombini, opere di sostegno e ponti richiedono invece cure manutentive rispettivamente nel 19, 23 e 13% dei tracciati ove presenti. Il delle strade e piste non è percorribile in seguito a fenomeni erosivi intensi, franamenti delle scarpate o invasione del piano stradale da parte di vegetazione legnosa Accessibilità e miglioramento della rete Gli oltre km di viabilità pubblica e silvopastorale presenti sul territorio piemontese permettono di considerare serviti da viabilità il 46% dei boschi potenzialmente oggetto di gestione attiva; questi costituiscono il 62% della superficie forestale. L indice QS, che rappresenta la quota parte di superficie forestale servita da viabilità in relazione agli interventi previsti e ai sistemi di esbosco adottabili, assume a livello regionale valori compresi fra 14 e 8,rispettivamente corrispondenti alle Aree Forestali Valle Vigezzo e Basso Monferrato Astigiano. Evidentemente non sempre è opportuno fare confronti tra valli alpine a morfologia fortemente incisa, dove la rete viabile è limitata ai fondovalle principali e a pochi versanti di bassa valle, e aree collinari o pedemontane con versanti meno acclivi, con numerosi insediamenti abitativi collegati da una rete viabile pubblica discretamente sviluppata, dalla quale si ramificano frequenti piste agro-silvopastorali al servizio di boschi di latifoglie e prati-pascoli.tuttavia a parità di rete viabile e orografia, l indice QS può variare anche in funzione dell assetto dei boschi e delle scelte del redattore del piano. In generale le fustaie risultano meglio servite rispetto ai cedui grazie a fasce di servizio più ampie, mentre l indice assume valori alti anche con densità viabili relativamente basse quando il pianificatore ha deciso di sottoporre a intervento i soli popolamenti prossimi alla viabilità, destinando al monitoraggio quelli più lontani dalle strade. Il valore dell indice deve essere quindi letto e interpretato caso per caso,unitamente alle proposte di intervento sulla rete viabile e all incremento atteso di superficie servita. 126

128 Accessibilità e sistemi di esbosco Area Forestale Totale superficie forestale [ha] Boschi serviti [ha] Boschi non serviti [ha] Boschi senza esigenza di servizio [ha] Indice QS [%] Montagna Val Curone, Grue e Ossona Val Borbera e Valle Spinti % Val Lemme e Alto Ovadese % Alta Valle Orba e Valle Erro Langa Astigiana % Valli Po, Bronda e Infernotto % Valle Varaita % Val Maira % Val Grana Valle Stura Valli Gesso, Vermenagna e Pesio Valli Monregalesi % Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta Valli Antigorio e Formazza % Valle Vigezzo % Valle Antrona Valle Anzasca Valli Ossolane Valle Strona, Cusio Mottarone e Orta % Val Grande, Val Cannobina e Alto Verbano % Valle Pellice Valli Chisone e Germanasca % Pinerolese e Pedemontano e Val Sangone % Bassa Val di Susa e Val Cenischia % Alta Valle di Susa % Valli di Lanzo Val Ceronda e Casternone, Alto Canavese % Valle Orco e Soana % Val Chiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana % Val Sesia Alta e Bassa Valle Cervo, Val Sessera, Valle Mosso, Prealpi Biellesi Alta e Bassa Valle Elvo % Totale montagna % 127

129 Accessibilità e sistemi di esbosco Area Forestale Totale superficie forestale [ha] Boschi serviti [ha] Boschi non serviti [ha] Boschi senza esigenza di servizio [ha] Indice QS [%] Collina Alta Langa e Langa Esterna % Alto Novarese % Monferrato Casalese % Basso Monferrato Astigiano Alto Monferrato Astigiano Roero % Colline del Po, tratto Torinese % Canavese-Eporediese % Totale collina Pianura Pianura Alessandrina Settentrionale % Pianura Cuneese Pianura Torinese Meridionale % Pianura Vercellese % Pianura Biellesie % Pianura Novarese Pianura Alessandrina Meridionale % Totale pianura Totale Piemonte % Tabella 44 Indici di servizio da viabilità delle Aree Forestali piemontesi. Un ulteriore elaborazione riguarda le zone boscate servibili sfruttando la prossimità delle stesse con terreni agricoli facilmente percorribili nella stagione invernale, quando cioè non sono coltivati e il suolo consolidato dalle basse temperature permette una buona transitabilità. A tale fine, attorno alle categorie di uso del suolo considerate percorribili, è stata costruita una fascia di 150 m che, qualora intersechi delle superfici boscate, le rende servite. I risultati di questa elaborazione vengono riportati nella tabella che segue. 128

130 Accessibilità e sistemi di esbosco Area Forestale Totale superficie forestale [ha] Boschi serviti [ha] Boschi non serviti [ha] Boschi senza esigenza di servizio [ha] Indice QS [%] Montagna Val Curone, Grue e Ossona % Val Borbera e Valle Spinti % Val Lemme e Alto Ovadese % Alta Valle Orba e Valle Erro Langa Astigiana % Valli Po, Bronda e Infernotto % Valle Varaita % Val Maira % Val Grana % Valle Stura % Valli Gesso, Vermenagna e Pesio % Valli Monregalesi % Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta % Valli Antigorio e Formazza Valle Vigezzo % Valle Antrona % Valle Anzasca Valli Ossolane % Valle Strona, Cusio Mottarone e Orta Val Grande, Val Cannobina e Alto Verbano % Valle Pellice Valli Chisone e Germanasca Pinerolese e Pedemontano e Val Sangone % Bassa Val di Susa e Val Cenischia Alta Valle di Susa % Valli di Lanzo Val Ceronda e Casternone, Alto Canavese % Valle Orco e Soana Val Chiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana % Val Sesia % Alta e Bassa Valle Cervo, Val Sessera, Valle Mosso, Prealpi Biellesi % Alta e Bassa Valle Elvo % Totale montagna

131 Accessibilità e sistemi di esbosco Area Forestale Totale superficie forestale [ha] Boschi serviti [ha] Boschi non serviti [ha] Boschi senza esigenza di servizio [ha] Indice QS [%] Collina Alta Langa e Langa Esterna % Alto Novarese % Monferrato Casalese Basso Monferrato Astigiano Alto Monferrato Astigiano Roero % Colline del Po, tratto Torinese Canavese Eporediese % Totale collina % Pianura Pianura Alessandrina Settentrionale Pianura Cuneese Pianura Torinese Meridionale Pianura Vercellese % Pianura Biellesi % Pianura Novarese % Pianura Alessandrina Meridionale Totale pianura % Totale Piemonte % Tabella 45 Indici di servizio da coperture del territorio delle Aree Forestali piemontesi. Nella pagina a fianco: Tabella 46 Confronto tra gli indici QS ex-ante e ex-post in funzione degli interventi sulla viabilità previsti dai PFT delle Aree Forestali montane. Come si può vedere dal confronto tra le due tabelle, la percentuale di zone servite aumenta sensibilmente,con un evidente miglioramento per le zone di collina e sopratutto di pianura, dovuta a una maggiore eterogeneità e inframmezzamento tra zone boscate e zone agricole. Considerando il valore sufficientemente elevato delle zone da considerarsi servite, le proposte di miglioramento della rete viabile risultano assai diversificate fra le Aree montane e le zone collinari e planiziali. La metodologia di rilievo dei PFT prevedeva una proposta di tracciati per massimizzare l accesso al bosco solamente nelle zone montane; complessivamente sono stati previsti come necessari alla gestione forestale e pastorale 1660 km di nuova viabilità,ai quali si devono aggiungere un congruo numero di interventi di adeguamento e di ripristino da effettuarsi sulla viabilità esistente. In particolare nelle aree a orografia alpina dotate di una rete viabile pubblica poco densa (da 5 a 15 m/ha) sono previste nuove strade per consentire una razionale gestione forestale, condizionatamente al rispetto della stabilità dei versanti e degli equilibri idrogeologici. 130

132 Accessibilità e sistemi di esbosco Area Forestale Indice QS ex-ante da viabilità Ripristini [km] Interventi previsti Adeguamenti [km] Apertura [km] Indice QS ex-post da viabilità Val Curone, Grue e Ossona % Val Borbera e Valle Spinti 49% % Val Lemme e Alto Ovadese 46% % Alta Valle Orba e Valle Erro % Langa Astigiana 53% nd Valli Po, Bronda e Infernotto 48% Valle Varaita 42% % Val Maira 46% % Val Grana % Valle Stura % Valli Gesso, Vermenagna e Pesio % Valli Monregalesi 57% % Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta % Valli Antigorio e Formazza 39% Valle Vigezzo 14% nd nd nd nd Valle Antrona % Valle Anzasca % Valli Ossolane Valle Strona, Cusio Mottarone e Orta 24% % Val Grande, Val Cannobina e Alto Verbano 36% % Valle Pellice % Valli Chisone e Germanasca 49% Pinerolese e Pedemontano e Val Sangone 46% Bassa Val di Susa e Val Cenischia 33% % Alta Valle di Susa 57% % Valli di Lanzo Val Ceronda e Casternone, Alto Canavese 37% % Valle Orco e Soana 29% 37 34% Val Chiusella, Valle Sacra e Dora Baltea Canavesana 64% Val Sesia % Alta e Bassa Valle Cervo, Val Sessera, Valle Mosso, Prealpi Biellesi 67% % Alta e Bassa Valle Elvo 63% % Totale 44%

133 Accessibilità e sistemi di esbosco Nelle aree pedemontane, dove la viabilità silvopastorale è maggiormente diffusa e, unitamente a quella pubblica, permette di raggiungere valori di densità da fino a 30 m/ha, sono previsti principalmente miglioramenti delle caratteristiche costruttive e geometriche dei tracciati, a partire da quelli che hanno un ruolo strategico per il servizio delle superfici silvopastorali Sistemi e distanze di esbosco Analizzando i dati relativi al sistema di esbosco applicabile dei punti dell inventario forestale regionale, si evidenzia come ci siano delle differenze significative tra le diverse tipologie a seconda dell ambiente che si considera: per esempio, benché il trattore sia il metodo più diffuso, è in collina e in pianura che questo costituisce la quasi totalità dei casi, mentre in montagna risultano ben rappresentati anche l avvallamento e la gru a cavo, casi da considerare in modo residuale in pianura e collina. L esbosco non necessario è tipico dei popolamenti in evoluzione controllata (per esempio appena utilizzati) oppure in evoluzione naturale dove, cioè, non è previsto un intervento. L esbosco non eseguibile è invece il caso più problematico, infatti vengono qui inseriti i boschi che pur necessitando di un intervento e del relativo esbosco, sono situati al di fuori dei criteri economici e tecnici standard. Tabella 47 Distribuzione percentuale dei sistemi di esbosco in funzione della zona altimetrica. Sistema di esbosco Montagna Collina Pianura Totale Avvallamento 1 6% 2% Gru a cavo 23% 2% 19% Trattore 4 83% 87% 5 Non necessario 13% 6% 8% 12% Non eseguibile 7% Totale Tabella 48 Distanze di esbosco in montagna. Tipo di esbosco Minima distanza planimetrica m Distanza di esbosco fuori pista m Distanza di esbosco su pista m Distanza di esbosco totale m Avvallamento Gru a cavo Trattore Non necessario 450 Non eseguibile 700 Media

134 Accessibilità e sistemi di esbosco Tipo di esbosco Minima distanza planimetrica m Distanza di esbosco fuori pista m Distanza di esbosco su pista m Distanza di esbosco totale m Allevamento Tabella 49 Distanze di esbosco in collina. Gru a cavo Trattore Non necessario 1250 Non eseguibile 500 Media Tipo di esbosco Minima distanza planimetrica m Distanza di esbosco fuori pista m Distanza di esbosco su pista m Distanza di esbosco totale m Avvallamento Tabella 50 Distanze di esbosco in pianura. Gru a cavo Trattore Non necessario 150 Non eseguibile 300 Media

135 9. Prodotti ottenibili dalla gestione forestale Gli interventi utili e sostenibili sull intero territorio regionale interessano circa il 6 della superficie forestale (circa ha) che corrispondono potenzialmente a più di ha/anno percorribili per il prossimo quindicennio. Per giungere alla definizione dei volumi retraibili per ciascun tipo di intervento, la metodologia adottata prevede l applicazione di indici di prelievo medi standard, variabili anche in funzione della categoria forestale. La maggiore variabilità è presente nelle ceduazioni,dove incidono fortemente sulle possibilità di prelievo la differente composizione e struttura dei popolamenti. Nei cedui composti si ipotizza di prelevare il 2 della provvigione, in cui è notevole il volume costituito dalle riserve da rilasciare; nei boschi di neoformazione, la cui stabilità va assicurata intervenendo in modo non uniforme, in funzione della morfologia del territorio e rilasciando i soggetti affrancati o da seme più stabili anche con funzione di riserva per favorire le dinamiche naturali del bosco, l indice è del 5; nelle Faggete, e Querceti il tasso di prelievo con la ceduazione sale al 6 e fino all 8 per i Robinieti, in cui è comunque necessario prevedere il rilascio delle specie autoctone come matricine/riserve per una gestione sostenibile. Nei diradamenti e tagli di conversione a fustaia si ipotizza di prelevare in media rispettivamente il 2 e il mentre nei tagli di rinnovazione in fustaia si sono adottati i seguenti tassi: 2 tagli a scelta colturale, tagli a buche e 4 tagli successivi adattati. Relazionando la provvigione/ha di ogni singola categoria per la superficie soggetta ai diversi interventi e applicando il tasso di prelievo ad essi correlato,si possono stimare le masse ottenibili; queste a loro volta vengono ripartite, sempre ricorrendo a indici, secondo i diversi assortimenti legnosi: da triturazione per usi energetici e industriali, tronchetti da ardere, paleria e tondame da lavoro. Sulla base di tali elaborazioni emerge che oltre il 6 della ripresa è ottenibile con le ceduazioni, che interessano il 6 dei cedui, a loro volta corrispondenti a oltre il 4 della superficie forestale totale. I tagli intercalari e di miglioramento boschivo, da considerarsi complessivamente a macchiatico negativo o al più in pareggio, forniscono circa il della massa prelevabile; la restante quota () viene da interventi in fustaia. In sintesi circa l 87% della massa retraibile con interventi a macchiatico positivo proviene dall utilizzazione di 1/4 della superficie boschiva. L intero volume potenzialmente utilizzabile nell arco del prossimo quindicennio ammonta a circa 2,6 milioni di m3/anno, equivalente al prelievo di 4,8 m3/ha/anno riferito alla superficie forestale percorribile e poco di meno di 3 m3/ha/anno sulla superficie boscata totale.tale valore è complessivamente prossimo all incremento medio dell intera superficie forestale; ciò significa che attuando tutti i prelievi possibili non si intaccherebbe il capitale attuale. Le tabelle che seguono riassumono i prelievi possibili per tipo di intervento, categoria forestale o tipo di assortimento ottenibile. 134

136 Prodotti ottenibili dalla gestione forestale Interventi Superficie [ha] Provvigione [m3] Ripresa in % della provvigione Volume prelevabile [m3] Cure colturali Ceduazione Diradamenti e conversioni rinnovazione Totale gestione attiva Evoluzione controllata Evoluzione naturale Totale gestione passiva Totale Tabella 51 Volumi retraibili nell arco del quindicennio per categoria d intervento. Categoria Superficie [ha] Provvigione [m3] Area basimetrica [m2] Alneti planiziali e montani ,3 Formazioni legnose riparie Formazioni legnose igrofile Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e d invasione Boschi di neoformazione Faggete Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Cerrete Ostrieti Querceti e ostrieti Robinieti Pinete di pino silvestre Pinete di pino uncinato Pinete di pino marittimo Rimboschimenti Pinete Arbusteti subalpini Arbusteti planiziali,collinari e montani Arbusteti Larici-cembrete Abetine Peccete Abetine e Peccete Totale Tabella 52 Quadro riassuntivo delle principali caratteristiche dendrometriche delle categorie forestali con raggruppamenti in macro categorie (dati per ettaro). 135

137 Prodotti ottenibili dalla gestione forestale Macrocategorie/ prodotti retraibili Assortimenti da triturazione % Legna da ardere % Paleria % Tondame da lavoro % Totale Formazioni igrofile % % Abetine e Peccete % % Lariceti Faggete Boschi di neoformazione % Pinete % % Querceti e ostrieti Robinieti Totale % % Tabella 53 Principali assortimenti retraibili per macrocategoria forestale. I sono la categoria che concorre in misura maggiore alla produzione di biomassa, con una quota pari al 47% del totale e a quasi 2/3 del materiale di triturazione; seguono Robinieti, Faggete e Querceti che globalmente concorrono con il 4 circa. Si tratta tuttavia di Categorie in cui prevale la proprietà privata, per oltre il 9; solo nelle Faggete tale quota scende al 5. I, sebbene i 3/4 della massa risultino destinati a triturazione e legna da ardere, forniscono potenzialmente anche il maggior quantitativo di paleria e assortimenti da lavoro, rispettivamente con il 7 e il 3 del totale. Per quanto concerne le altre Categorie, Robinieti, Faggete e Querceti forniscono circa il 42% delle biomasse destinate alla triturazione e all uso energetico. Quasi la metà degli assortimenti da lavoro è fornita nell ordine da Lariceti, Querceti, Pinete e Faggete. Ciò premesso si osserva che le biomasse attualmente disponibili nei boschi piemontesi sono prevalentemente destinate a uso energetico o alla triturazione (77%) mentre solo il 13% può essere utilizzato per produrre assortimenti di maggior pregio a uso durevole. Con l applicazione delle rilevanti migliorie boschive previste, a medio termine tale percentuale potrebbe decisamente aumentare. 136

138 10. Biodiversità forestale In Piemonte i Siti afferenti alla Rete Natura-2000 (SIC e ZPS) e le Aree Protette, intese come Parchi Naturali Regionali e Nazionali, Riserve e Zone di salvaguardia, complessivamente si estendono per oltre ha, corrispondenti al 1 della superficie territoriale regionale e con uguale incidenza nella superficie forestale. I Siti Natura-2000 sono in Piemonte 183, di cui 85 in tutto o in parte coincidenti con i limiti delle 63 Aree Protette, che ne risultano a loro volta comprese per l 83, della superficie. La rete Natura 2000 nasce per iniziativa dell UE (in applicazione delle Direttive 92/43/CEE «Habitat» e 79/409/CEE «Uccelli») con l obiettivo di garantire il mantenimento, e all occorrenza, il ripristino di uno stato di conservazione soddisfacente dei tipi di habitat naturali,delle specie europee e di flora e fauna più rappresentative e a rischio (rare, minacciati o vulnerabili). Tipologia Aree protette Siti Natura 2000 Totale netto protetto Definizione Parchi naturali regionali e Nazionali, Riserve e Zone di salvaguardia Numero di aree ha superficie territoriale % rispetto alla superficie regionale ha superficie forestale % rispetto alla superficie forestale ,4% ,2% SIC , ,4% ZPS , ,4% Non protetto La superficie forestale piemontese è riconducibile in quota consistente, per caratteristiche compositive, fitosociologiche ed ecologiche, ad habitat di interesse comunitario in base all «Interpretation Manual of European Habitat»,redatto dall UE; in particolare sono stati identificati 6 gruppi di habitat forestali comprendenti in tutto 16 habitat d interesse. Tabella 54 Ripartizione delle superfici complessive e forestali incluse in Siti della rete Natura-2000 e in Aree protette. 137

139 Biodiversità forestale Categorie Acero-tiglio-frassineti Gruppo di habitat Foreste dell europa temperata (91) Codice Natura * Alneti planiziali e montani 91E0* Faggete Querco-carpineti Denominazione Manuale europeo Habitat Natura-2000 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum 9130 Faggeti dell Asperulo-Fagetum F0 Querceti di rovere 9180* Formazioni legnose riparie Torrenti Alpini (32) 91E0* 3240 Faggeti subalpini dell Europa Centrale con Acer e Rumex arofolius Faggeti calcicoli dell Europa Centrale del Cephalanthero-Fagion Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell Europa Centrale del Carpinion betuli Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion incanae, Salicion albae) Fiumi alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix elaeagnos % della categoria riferita ad habitat di interesse comunitario 26, ,4 100 Foreste di caducifoglie 92A0 Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba mediterranee (92) 9260 Foreste di Castanea sativa 95 Larici-cembrete 9420 Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra 100 Foreste montane di Foreste acidofile montane e alpine di Picea Peccete conifere della (Vaccinio-Piceetea) fascia temperata 9430 Foreste montane e subalpine di Pinus uncinata Pinete di pino montano (94) Foreste montane e subalpine di Pinus uncinata su 9430* substrato gessoso o calcareo Arbusti e cespugli della Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum fascia 4070* (Mugo- Rhododendretum hirsuti) temperata (40) 86 Pinete di pino marittimo Tabella 55 Habitat forestali di interesse comunitario in Piemonte. Foreste montane di conifere mediterranee (95) 9540 Pinete mediterranee di pini mesogeni endemici

140 Biodiversità forestale La correlazione tra le Categorie e gli Habitat di interesse comunitario è stata ampiamente valutata a cura dell IPLA, per ulteriori approfondimenti si rimanda alla manualistica regionale (Tipi forestali del Piemonte, 2004; Ambienti e specie della Direttiva «Habitat», 2003). Come osservabile nella Figura 129 ben undici categorie forestali su ventuno risultano in parte o del tutto riconducibili ad habitat di interesse comunitario.alcune di esse tuttavia presentano solo una minima percentuale inclusa negli Habitat, relativa ad alcuni tipi. Per quanto riguarda gli Acero-tiglio-frassineti vi rientra solo la parte minoritaria riguardante i popolamenti di forra, escludendo quelli di invasione; nei Querceti di rovere solo il raro Tipo del Querco-tiglieto è incluso negli habitat di interesse comunitario tra le foreste del Tilio-Acerion; per i sono stati esclusi i popolamenti da frutto,come specificato nel manuale Habitat (EUR25), così come tra le Pinete di pino montano sono stati esclusi i popolamenti acidofili di pino montano a portamento prostrato. Su una superficie forestale complessiva regionale di ha,quella riconducibile ad habitat d interesse comunitario è di ha,pari a circa il 5,di cui ha circa (16%) sono inclusi in aree tutelate (Rete Natura-2000 e Aree Protette). Il quadro che segue considera la sola quota di habitat forestali d interesse comunitario inseriti all interno della Rete Natura-2000 e nelle Aree Protette.Sono prevalenti le Foreste di caducifoglie mediterranee e i boschi misti di latifoglie della fascia temperata; fra i primi dominano i (4), fra le seconde le Faggete, in particolare i Tipi forestali riconducibili ai boschi acidofili di faggio (23%). Tra le foreste montane di conifere della fascia temperata,prevale nettamente la categoria dei Larici-cembrete, mentre circoscritta è l estensione per gli altri habitat (Peccete e Pinete di pino montano). All interno della Rete Natura-2000 e Aree Protette (Tabella 56), si nota che percentualmente gli Arbusteti della fascia temperata (comprendenti 1 solo habitat circoscritto) risultano quasi totalmente protetti, seguiti dai boschi di conifere montani (Lariceti, Peccete, Pinete di pino uncinato) protetti per circa 1/4 e dalla vegetazione arbustiva dei greti e torrenti alpini con analoga percentuale.con percentuali inferiori al si trovano i boschi di latifoglie (Faggete,Acero-frassineti di forra,querco-carpineti) e i popolamenti di pino marittimo. In minore misura risultano protetti i, anche se in assoluto la loro superficie protetta è estesissima. Habitat Inclusi in SIC/ZPS/AAPP Non inclusi in SIC/ZPS/AAPP Totale ha %* ha % ha % Foreste dell Europa temperata (91) , , ,82 Foreste di caducifoglie mediterranee (92) , , ,71 Foreste montane di conifere della fascia temperata (94) , , ,58 Foreste montane di conifere mediterranee (95) , , ,17 Torrenti alpini (32) , , ,62 Arbusti e cespugli della fascia temperata (40) , , ,11 Totali , , Tabella 56 Ripartizione dei gruppi di Habitat rispetto alla Rete Natura-2000 e alle Aree Protette. 139

141 Biodiversità forestale Il livello medio di protezione, ponderato in funzione della superficie di ogni habitat, è di poco inferiore al 16%. Si nota che a maggiore diffusione dell habitat, corrisponde percentualmente un minor livello di inclusione in SIC, ZPS o Aree Protette; il caso più evidente è per i e per le Faggete. Le figure che seguono illustrano lo stato di fatto per i singoli habitat. Figura 129 Ripartizione della superficie degli Habitat d interesse comunitario fra Aree protette e non (in scala logaritmica) * * 91E0* 91F A * 9540 Aree Natura2000 e/o in Aree Protette Aree Natura2000 Non Protette Figura 130 Percentuale di protezione per i singoli Habitat d interesse comunitario (l indicazione Aree Natura-2000 è riferito alla sola quota fuori da aree già protette) % * * 91E0* 91F A * 9540 Aree Natura2000 e/o in Aree Protette Aree Natura2000 Non Protette Analizzando i dati per ogni singolo habitat si osserva come vi sia molta variabilità e che livelli di protezione elevatissimi (prossimi all 8) si riscontrino solo in 2 habitat molto rari: faggete altimontane a megaforbie e acero di monte (9140) e pinete di pino mugo (4070); all opposto livelli di protezione prossimi al si verificano in 4 habitat: faggete acidofile (9110), foreste di versante, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion (9180), foreste a galleria di Salix alba e Populus alba (92A0) e pinete mediterranee di pini mesogeni (9540). 140

142 Biodiversità forestale Livello di protezione % < 9180 e 9260 fra e 9110, 9130, 92A0, 9540 Habitat Tabella 57 Classi di percentuale di superficie protetta per gli Habitat di interesse comunitario. fra e , 9160, 91E0, 91F0, 9410, 9420, 9430, 3240 fra 5 e e 4070 > 8 Infine si rileva come il numero di Habitat forestali tutelati nelle singole Aree protette piemontesi sia piuttosto variabile: si va infatti da un minimo di 1 per alcune aree protette collinari e planiziali di ridotta estensione, a massimi di 10 per aree montane vaste. 141

143 11. Le Aree Forestali del Piemonte La pianificazione forestale di aree vaste costituisce un approccio innovativo e strettamente correlato alla pianificazione del territorio. Per ottenere una ripartizione idonea alla gestione multifunzionale del patrimonio forestale il territorio regionale è stato suddiviso in Aree Forestali il più possibile omogenee dal punto di vista delle caratteristiche ambientali e amministrative. Come unità minima di base indivisibile è stato assunto il limite comunale ed a scala regionale è stata effettuata una divisione per grandi ambiti prevalentemente montani alpini e appenninici, collinari e planiziali; alle diverse fasce altimetriche corrispondono specifiche tecniche differenti per la redazione dei Piani Forestali Territoriali. Per la montagna le singole Aree Forestali corrispondono al territorio di una o più Comunità Montane, cui talora sono stati aggregati comuni esterni situati allo sbocco delle valli aventi caratteristiche tipologiche e di estensione della copertura forestale assimilabili. In collina e pianura i comuni sono stati aggregati su base subprovinciale, rispettando le ripartizioni territoriali delle Comunità Collinari. In tutto sono state definite 47 Aree, di cui 33 prevalentemente montane, 6 collinari e 8 di pianura. Le superfici territoriali e forestali delle singole Aree Forestali sono assai variabili (rispettivamente tra e ha e tra e ha) in relazione alle caratteristiche dei diversi ambiti e fasce altimetriche, ove ai territori più ampi corrispondono in generale indici di boscosità più bassi. Nelle pagine che seguono viene presentata la sintesi delle caratteristiche delle singole Aree forestali del Piemonte, mediante schede il cui colore di sfondo corrisponde alla fascia altimetrica (verde montagna; violetto collina, giallo pianura). Ciascuna scheda riporta un breve quadro delle valenze, criticità e opportunità del comparto forestale e pastorale, le superfici territoriali e forestali, l indice di boscosità. Una tabella contiene i dati di riferimento dendrometrico per le principali Categorie forestali presenti (fino a 5, aventi copertura pari almeno al del totale). Tre istogrammi riportano le superfici delle principali coperture del territorio, di tutte le categorie forestali presenti, i regimi patrimoniali di quelle più diffuse. Seguono 6 figure con diagrammi a torta riportanti la ripartizione dei boschi per proprietà, assetti evolutivo-colturali, destinazione funzionale, tipo e priorità d intervento selvicolturale, esigenze di servizio per l accesso ed esbosco. Ai fini della corretta definizione delle diverse voci si rimanda alla trattazione generale per fasce altimetriche. Infine sul retro della scheda si riporta un cartogramma con i limiti dell Area Forestale e dei diversi comuni che la compongono, con la rappresentazione a colori delle principali classi di copertura del territorio: boschi, aree a valenza pastorale, aree agricole, arboricoltura da legno, acque e greti, aree urbanizzate, rocce macereti e ghiacciai. In presenza di isole amministrative o di superfici territoriali non continue i nomi dei comuni sono ripetuti. 142

144 Di seguito vengono elencate le 47 Aree Forestali del Piemonte: 1 Valli Curone Grue e Ossona 2 Val Borbera e Valle Spinti 3 Alta Val Lemme e Alto Ovadese 4 Alta Valle Orba e Valle Erro 5 Langa Astigiana Val Bormida 6 Valli Po Bronda Infernotto 7 Valle Varaita 8 Valle Maira 9 Valle Grana 10 Valle Stura 11 Valli Gesso, Vermenagna e Pesio 12 Valli Monregalesi 13 Alta Val Tanaro Mongia Cevetta Langa Cebana 14 Langa Cuneese 15 Valli Antigorio e Formazza 16 Valle Vigezzo 17 Valle Antrona 18 Valle Anzasca 19 Valle Ossola 21 Valle Strona Cusio Mottarone Orta 23 Val Grande Alto Verbano Val Cannobina 25 Val Pellice 26 Valli Chisone e Germanasca 28 Pinerolese Pedemontano Val Sangone 29 Bassa Valle Susa e Val Cenischia 30 Alta Valle di Susa 32 Valli di Lanzo 33 Val Ceronda Casternone Alto Canavese Pianura Torinese Settentrionale 34 Valli Orco e Soana 36 Valle Sacra Val Chiusella Dora Baltea Canavesana 38 Val Sesia 41 Alta Valle Cervo Bassa Valle Cervo Val Sessera Valle Mosso Prealpi Biellesi 44 Baragge Novaresi 45 Alta e Bassa Valle Elvo 51 Monferrato Casalese 52 Pianura Alessandrina Settentrionale 53 Basso Monferrato Astigiano 54 Alto Monferrato Astigiano 55 Roero 56 Pianura Cuneese 57 Pianura Torinese Meridionale 58 Collina e Fascia Fluviale del Po 59 Canavese Serra di Ivrea 60 Pianura Vercellese 61 Baragge Biellesi e Vercellesi 62 Pianura Novarese 63 Pianura Alessandrina Meridionale 143

145 LE AREE FORESTALI

146 Area Forestale VALLI CURONE, GRUE E OSSONA 1 Area appenninica in cui la superficie boschiva, costituita in prevalenza da cedui di roverella, ha estensione di poco inferiore al 5 del totale ma risulta ancora in incremento; la superficie agraria (seminativi e frutteti) è preponderante sulla restante porzione di territorio. La gestione forestale è improntata all utilizzazione dei cedui; il prodotto ha poca incidenza sul tessuto produttivo ed è generalmente finalizzato all utilizzo diretto. Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 43% La superficie forestale è di proprietà prevalentemente privata con conseguente difficoltà a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Buone le potenzialità di sviluppo del turismo che tuttavia non è supportato da adeguate strutture ricettive. Area vocata alla produzione tartuficola, in particolare tartufo bianco, possibile elemento, unitamente ad altri prodotti (vini, frutticoltura), di richiamo turistico Robinieti Rimboschimenti Querceti di roverella Querceti di rovere Orno-ostrieti Formazioni legnose riparie Faggete Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Rimboschimento Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Orno-ostrieti Proprietà per categorie principali (ha) Querceti di roverella 5 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Querceti di roverella ,0 Faggete , ,1 4 Faggete Orno-ostrieti Querceti di roverella Orno-ostrieti ,7 Boschi 43% Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai Praterie, pratopascoli, cespuglieti 8% Pubblica 0, Altri Enti 1, Protettiva 39% Evoluzione libera 2% Turisticoricreativa Naturalistica Produttiva 8% Acque, greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole 46% Altre proprietà private 98% Produttivo-protettiva 49% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 8% Monitoraggio 23% Nessuna 2 Primo 38% Boschi senza esigenze di servizio 2 Boschi serviti 38% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 6 rinnovazione in fustaia 7% Evoluzione naturale 2% Terzo 33% Secondo 4% Boschi non serviti 37%

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148 Area Forestale VAL BORBERA E VALLE SPINTI 2 Area appenninica a elevato indice di boscosità dovuto, oltre che ai castagneti, anche a querceti di roverella e ornoostrieti; bassa incidenza delle superfici antropizzate anche per la scarsa densità della popolazione in particolare nella fascia montana. Modesta la superficie a destinazione naturalistica di interesse tuttavia per la tutela di ambienti fluviali e del paesaggio appenninico. Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 64 % Le attività selvicolturali sono ingenti ma di scarso valore, legate soprattutto alla legna da ardere e paleria. In valle esiste una tradizione di artigiani mobilieri che tuttavia utilizzano legname in prevalenza di origine estera. Tra le produzioni rientra il formaggio, vertice di una filiera con notevoli potenzialità di sviluppo in valle. Di notevole interesse la produzione di funghi eduli (porcini e tartufi). L installazione di una centrale termica a cippato può valorizzare la filiera locale Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Categorie forestali (ha) Faggete Orno-ostrieti Querceti di rovere Querceti di roverella Robinieti Principali categorie forestali per assetto (ha) Cerrete Faggete Orno-ostrieti Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Rimboschimenti Querceti di roverella Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,7 Orno-ostrieti ,6 Querceti di roverella ,1 Faggete ,8 Cerrete Faggete Orno-ostrieti Querceti di roverella Cerrete ,6 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 4% Rocce, macereti e ghiacciai 2% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 13% Aree agricole 17% Pubblica 6% Privata rilevata < Altri Enti Protettiva 39% Evoluzione libera Turisticoricreativa Naturalistica 3% Produttiva 8% Boschi 63% Acque, greti e zone umide Arboricoltura da legno < Altre proprietà private 94% Produttivoprotettiva 44% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 8% Monitoraggio 16% Nessuna 2 Primo 39% Boschi senza esigenze di servizio 2 Boschi serviti 39% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 7 rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale Secondo 34% Terzo 6% Boschi non serviti 4

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150 Area Forestale 3 ALTA VAL LEMME E ALTO OVADESE Nella porzione montana prevalgono i cedui di castagno, mentre in quella collinare e planiziale i robinieti e i querceti di rovere e roverella, spesso a fustaia. Sono presenti localmente cenosi di spiccata valenza produttiva, ma in prevalenza si ritrovano boschi poveri che richiedono diffusi interventi di Superficie territoriale: ha manutenzione e miglioramento. Superficie forestale: ha Area a elevata superficie con Indice di boscosità: 62% destinazione naturalistica per la presenza di Parchi Naturali Regionali. È presente un area protetta caratterizzata da notevole valore paesistico legato al permanere di forme di paesaggio rurale tradizionale La gestione forestale è improntata all utilizzo del ceduo per la produzione di legna da ardere. Nel decennio si sono verificati il 29% degli incendi della Provincia di Alessandria. Area caratterizzata dalla notevole estensione di territorio di proprietà della Regione Piemonte. La presenza di forme associate di gestione forestale potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa. 2 Robinieti Rimboschimenti Querco-carpienti Querceti di roverella Querceti di rovere Pinete di Pino marittimo Orno-ostrieti Formazioni legnose riparie Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti planiziali, collinari e montani Bosco senza gestione Rimboschimento Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Categorie forestali (ha) Principali categorie forestali per assetto (ha) Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Pubblica Privata rilevata Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Querceti di rovere , ,8 2 1 Robinieti ,5 Rimboschimenti ,1 Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Querceti di roverella ,7 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 4% Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti Aree agricole 22% Pubblica 14% Privata rilevata 6% Altri Enti 6% Protettiva 8% Turisticoricreativa Naturalistica 28% Boschi 62% Acque, greti e zone umide Arboricoltura da legno < Altre proprietà private 74% Produttivoprotettiva 46% Produttiva 17% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 36% miglioramento 3 Nessuna 29% Primo 12% Boschi senza esigenze di servizio 29% Boschi serviti 33% Evoluzione naturale 7% Monitoraggio 22% Secondo 26% Terzo 33% Boschi non serviti 38%

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152 Area Forestale ALTA VALLE ORBA E VALLE ERRO 4 Area appenninica con indice di boscosità assai elevato (6); la superficie forestale è dovuta in prevalenza a cedui di roverella e rovere, di proprietà quasi esclusivamente privata. Sono presenti habitat, oggetto di tutela, di interesse per la conservazione di ambienti a carattere mediterraneo. Gli interventi a macchiatico Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha positivo derivano unicamente Indice di boscosità: 6 dall utilizzazione dei cedui. Operano nell area 20 imprese forestali di dimensioni piccole e medie (da q annui); operano inoltre 2 segherie (Spigno Monferrato, Molare) orientate rispettivamente alla lavorazione del pioppo e del legname da lavoro. Viabilità forestale carente per estensione e difetti strutturali. Buone potenzialità per il turismo tuttavia non adeguatamente supportato e pianificato. Area con buona attitudine alla tartuficoltura possibile fonte di integrazione del reddito delle aziende agricole Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti planiziali, collinari e montani Alneti planiziali e montani Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Categorie forestali (ha) Cerrete Robinieti Rimboschimenti Querco-carpienti Querceti di roverella Querceti di rovere Pinete di Pino Silvestre Pinete di Pino marittimo Formazioni legnose riparie Principali categorie forestali per assetto (ha) Querceti di roverella Querceti di rovere Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti 3 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 1 Querceti di roverella ,8 Querceti di rovere , ,3 Robinieti Robinieti ,9 Querceti di roverella Querceti di rovere Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 3% Rocce, macereti e ghiacciai Praterie, pratopascoli, cespuglieti 8% Aree agricole 27% Privata rilevata 4% Pubblica 3% Altri Enti Protettiva 8% Evoluzione libera 0,0 Turistico-ricreativa 3% Naturalistica 16% Boschi 59% Acque, greti e zone umide Arboricoltura da legno Altre proprietà private 92% Produttivoprotettiva 54% Produttiva 19% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 2% Monitoraggio 19% Evoluzione naturale Nessuna Primo 1 Terzo 7% Boschi senza esigenze di servizio Boschi serviti 33% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 78% Taglio di rinnovazione in fustaia 0,03% Secondo 62% Boschi non serviti 47%

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154 Area Forestale 5 LANGA ASTIGIANA E VAL BORMIDA Area collinare (Alta Langa), vocata alla viticoltura, costituita in prevalenza da cedui di roverella, di proprietà totalmente privata. L area è di interesse naturalistico per la conservazione e tutela di habitat a carattere mediterraneo. La filiera del legno non è un settore produttivo importante; l utilizzazione è famigliare, legata Sup. forestale totale: ha Superficie forestale: ha alla legna da ardere per uso Indice di boscosità: 46% privato. Le segherie che operano in zona si approvvigionano per l 8 al di fuori della Comunità Montana e solo per il rimanente dalla produzione locale. Lo spopolamento delle aree rurali è fenomeno ancora sensibile in anni recenti. Ai fini dell utilizzo delle risorse silvo-pastorali la viabilità è adeguata. Zona da sempre vocata alle attività pastorali, per la produzione di ottimi formaggi molto rinomati. Area particolarmente vocata alla tartuficoltura, con ricadute sull economia locale Alneti planiziali, montani Arbusteti planiziali, collinari Boscaglie pioniere di invasione Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Boscaglie pioniere e di invasione Categorie forestali (ha) Cerrete Orno-ostrieti Pinete di Pino silvestre Querceti di roverella Robinieti Principali categorie forestali per assetto (ha) Querceti di roverella Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Rimboschimenti Robinieti Altri enti Altre proprietà private 3 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 2 1 Querceti di roverella , ,3 Robinieti ,7 Boscaglie pioniere di invasione ,8 Boscaglie pioniere di invasione Querceti di roverella Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 43% Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti 16% Altri Enti Evoluzione libera 3% Turistico-ricreativa Protettiva 0,02% 8% Naturalistica 12% Produttiva 8% Acque, greti e zone umide < Arboricoltura da legno 3% Aree agricole 36% Altre proprietà private 99% Produttivo - protettiva 69% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 4 miglioramento 4% Monitoraggio 47% Nessuna 5 Primo 12% Terzo 7% Boschi serviti 26% rinnovazione in fustaia < Evoluzione naturale 4% Secondo Boschi senza esigenze di servizio 5 Boschi non serviti 23%

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156 Area Forestale 6 VALLI PO, BRONDA E INFERNOTTO Area montana con copertura arborea, estesa a poco più del 36% della superficie, costituita in prevalenza da latifoglie, in particolare da ceduo di castagno e da formazioni di invasione. Le superfici a valenza pastorale, pur estese, stanno subendo un progressivo abbandono. Tutta la fascia fluviale del Po è compresa nel Parco Naturale Superficie territoriale ha Superficie forestale: ha Regionale del Po Tratto Indice di boscosità: 37% Cuneese, con presenza di alcuni biotopi significativi per loro specifiche valenze naturalistiche. Le attività legate alla foresta e al legname sono di poca incidenza sul tessuto produttivo locale: le imprese di utilizzazione sono inferiori alla decina, e le poche segherie solo sporadicamente lavorano legname locale. Gli incendi possono essere problematici sia in termini di frequenza che di estensione soprattutto nella fascia di territorio prospiciente la pianura. La fruizione turistica dell alta valle, tipicamente estiva, è notevolmente sviluppata, ma si tratta di turismo giornaliero che spesso crea problematiche piuttosto che opportunità Boscaglie pioniere di invasione Acero-tiglio-frassineti Faggete Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo a sterzo Ceduo semplice Ceduo in conversione Acero-tiglio-frassineti Categorie forestali (ha) Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Principali categorie forestali per assetto (ha) Boscaglie pioniere di invasione Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Rimboschimenti Faggete Altri Enti Pubblica Altre proprietà private 5 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,1 Acero-tiglio-frassineti ,9 Faggete ,5 Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Boscaglie pioniere di invasione ,6 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 36% Aree urbanizzate 3% Rocce, macereti e ghiacciai 9% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 2 Pubblica 27% Altri Enti Privata rilevata Protettiva 39% Evoluzione libera Turisticoricreativa Naturalistica Produttiva Acque, greti e zone umide Arboricoltura da legno Aree agricole 29% Altre proprietà private 7 Produttivoprotettiva 49% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 5 miglioramento 16% Monitoraggio 17% Nessuna 23% Primo 37% Boschi senza esigenze di servizio 22% Boschi serviti 38% rinnovazione in fustaia 7% Evoluzione naturale Secondo 32% Terzo 8% Boschi non serviti 4

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158 Area Forestale VALLE VARAITA 7 Area montana con copertura forestale, in costante incremento, in cui le faggete e i lariceti e cembrete, di proprietà prevalentemente pubblica, incidono per oltre 1/3. Area di interesse per la conservazione di ambienti forestali montani (Cembreta del Bosco dell Alevè). Il settore del legno (mobili, infissi, Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha oggettistica, giocattoli) Indice di boscosità: 44% costituisce elemento trainante dell economia ma la materia prima è prevalentemente di origine estera. L attuale viabilità non è sufficiente a soddisfare le esigenze di servizio delle aree silvo-pastorali. Il turismo è in costante incremento con possibilità di rilancio del settore agroforestale. La legna da ardere presenta un mercato attivo, soprattutto nella media valle. Nell ambito dei prodotti secondari del bosco i funghi e le castagne hanno una certa rilevanza economica Alneti planiziali, montani Acero-tiglio-frassineti Abetine Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti planiziali, collinari Categorie forestali (ha) Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Querceti di roverella Pinete di Pino silvestre Arbusteti subalpini Lariceti e cembrete Faggete Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Privata rilevata Pubblica Arbusteti subalpini Altre proprietà private 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,4 Larici-cembrete ,5 Faggete ,1 1 Acero-tiglio-frassineti ,7 Faggete Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Arbusteti subalpini ,2 Acero-tiglio-frassineti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 44% Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 18% Pubblica 44% Protettiva 1 Evoluzione libera 12% Turisticoricreativa 2% Naturalistica 7% Acque, greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole Praterie, pratopascoli, cespuglieti 26% Altre proprietà private 56% Produttivoprotettiva 63% Produttiva Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 38% miglioramento 22% Monitoraggio 1 Nessuna 27% Primo 18% Terzo Boschi senza esigenze di servizio 27% Boschi serviti 3 rinnovazione in fustaia 13% Evoluzione naturale 12% Secondo 5 Boschi non serviti 42%

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160 Area Forestale 8 Categorie forestali (ha) VALLE MAIRA 2 Area montana con superficie forestale costituita per circa il 5 da lariceti e cembrete e faggete; le superfici a uso pastorale sono ingenti con netta prevalenza per le praterie. Area di interesse per la conservazione di rare specie botaniche, ambienti forestali e di particolari forme di erosione (RNS Ciciu del Villar) Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha La filiera legno pur disponendo Indice di boscosità: 4 di imprese di prima lavorazione e trasformazione non appare adeguata alle potenzialità del territorio. I danni da incendio sono sensibili soprattutto nella media Valle sui versanti più esposti. Il turismo rurale non di massa è attività in forte rilancio con possibilità di sviluppo per il settore agro-forestale. La raccolta dei funghi è attività di notevole interesse con forte richiamo turistico. Sono presenti alcune centrali termiche a cippato che se ulteriormente incrementate potrebbero contribuire a sviluppare la filiera. 1 Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali, montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti planiziali, collinari 4 Bosco senza gestione Rimboschimento Bosco di neoformazione 3 Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Lariceti e cembrete Peccete Arbusteti subalpini Pinete di Pino montano Pinete di Pino silvestre Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Acero-tiglio-frassineti Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Privata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Pinete di pino silvestre 3 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,2 1 Faggete ,6 Larici-cembrete ,6 Acero-tiglio-frassineti ,0 Faggete Pinete di pino silvestre ,4 Acero-tiglio-frassineti Lariceti e cembrete Pinete di Pino silvestre Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 4 Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 1 Altri Enti Pubbliche 49% <% Protettiva 22% Evoluzione libera 7% Turisticoricreativa Naturalistica 9% Arboricoltura da legno < Acque greti e zone umide < Aree agricole 1 Praterie, pratopascoli, cespuglieti 32% Altre proprietà private 5 Produttiva - protettiva 4 Produttiva 16% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 26% miglioramento 22% Nessuna 47% Primo 1 Terzo 17% Boschi serviti 24% rinnovazione in fustaia 4% Evoluzione naturale 1 Monitoraggio 37% Secondo 2 Boschi senza esigenze di servizio 47% Boschi non serviti 29%

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162 Area Forestale VAL GRANA 9 Area montana del settore alpino più esterno con superficie forestale estesa a circa il 5 della superficie costituita in prevalenza da faggete; notevole lo sviluppo delle formazioni di invasione che occupano circa il 1 della superficie forestale. Lo sfruttamento delle risorse boschive può essere incrementata anche attraverso interventi di miglioramento. Superficie territoriale: Superficie forestale: ha ha La viabilità deve essere Indice di boscosità: 49% migliorata e potenziata. L aspetto turistico se adeguatamente sostenuto e sviluppato può costituire un elemento di valorizzazione del territorio. Di notevole interesse la produzione castanicola con varietà di elevato pregio. I funghi epigei (soprattutto porcini) rappresentano una rilevante risorsa del bosco con notevole richiamo anche fuori valle. La zootecnia riveste un ruolo importante grazie a produzioni casearie pregiate (Formaggio Castelmagno) Acero-tiglio-frassineti Arbusteti planiziali, montani Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Faggete Arbusteti subalpini Pinete di Pino silvestre Querceti di roverella Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie 4 Bosco senza gestione Fustaia Fustaia sopra ceduo 3 Ceduo a sterzo Ceduo semplice Ceduo in conversione Acero-tiglio-frassineti Categorie forestali (ha) Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Arbusteti subalpini Proprietà per categorie principali (ha) Querceti di roverella Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 2 1 Faggete , ,6 Acero-tiglio-frassineti ,4 Faggete Querceti di roverella ,0 Acero-tiglio-frassineti Querceti di roverella Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 49% Aree urbanizzate 3% Rocce, macereti e ghiacciai Praterie, pratopascoli, cespuglieti 22% Pubblica 7% Privata rilevata 4% Altri Enti < Protettiva 7% Evoluzione libera 9% Naturalistica 6% Produttiva 6% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole 2 Altre proprietà private 89% Produttivoprotettiva 72% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in fustaia 4% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 19% miglioramento 2 Nessuna 52% Primo 3 Boschi serviti 26% Evoluzione naturale 14% Monitoraggio 38% Secondo 12% Terzo Boschi senza esigenze di servizio 52% Boschi non serviti 22%

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164 Area Forestale VALLE STURA DI DEMONTE 10 2 Categorie forestali (ha) Area montana con copertura arborea costituita principalmente da cedui di faggio e, in minor misura, da lariceti e cembreti. Il restante uso del suolo risulta ripartito tra rocce, macereti e zone pascolive. Area di notevole interesse naturalistico con ambienti alpini e ripariali, che ospitano specie di fauna e flora rare, tutelate con Superficie territoriale: ha l istituzione di 4 Aree Natura- Superficie forestale: ha 2000 e un Parco regionale. La filiera legno è sviluppata, Indice di boscosità: 37% impegnando numerose imprese (oltre 20), e in ulteriore crescita nel comparto castanicolo. In bassa valle gli incendi sono elemento di criticità da contrastare con la prevenzione e il miglioramento dei sistemi di estinzione. Risulta necessario migliorare e incrementare la viabilità ad uso silvo-pastorale. La zootecnia è un settore di notevole interesse, sostenuta anche attraverso programmi di rilancio delle razze autoctone (pecora sambucana) Abetine Abetine Alneti planiziale, montani Acero-tiglio-frassineti Arbusteti montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Orno-ostrieti Lariceti e cembrete Peccete Arbusteti subalpini Pinete di Pino uncinato Querceti di roverella Pinete di Pino silvestre Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Rimboschimento Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Acero-tiglio-frassineti Faggete Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Lariceti e cembrete Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Robinieti 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete ,4 Larici-cembrete , ,2 1 Acero-tiglio-frassineti ,1 Abetine Faggete Abetine ,7 Acero-tiglio-frassineti Lariceti e cembrete Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 37% Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 29% Privata rilevata < Altri Enti Altre proprietà private 37% Protettiva 24% Evoluzione libera Turisticoricreativa 3% Naturalistica 14% Acque greti e zone umide Arboricoltura da legno < Aree agricole Praterie, pratopascoli, cespuglieti Pubblica 62% Produttivoprotettiva Produttiva 24% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 4 miglioramento 12% Monitoraggio 26% Nessuna 38% Primo 1 Terzo 1 Boschi serviti 24% rinnovazione in fustaia 9% Evoluzione naturale 13% Secondo 32% Boschi senza esigenze di servizio 39% Boschi non serviti 37%

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166 Area Forestale VALLE GESSO, VERMENAGNA E PESIO Categorie forestali (ha) Area montana con copertura arborea, estesa a poco meno del 5 della superficie, costituita in prevalenza da latifoglie, in particolare da ceduo di faggio. Area a elevata superficie con destinazione naturalistica per la presenza di 2 Parchi Regionali. La gestione forestale è improntata all utilizzo del ceduo. Superficie territoriale: ha Risulta necessario l adeguamento Superficie forestale: ha della rete viaria Indice di boscosità: 44% Nei territori allo sbocco delle valli gli incendi possono assumere una certa gravità in occasione di inverni siccitosi. La pressione antropica è notevole per la presenza di aree estrattive, industriali e urbane di estese dimensioni. Il razionale utilizzo delle risorse silvo-pastorali (tra cui la castanicoltura) e paesaggistiche possono incrementare lo sviluppo economico. Un importante sbocco per la filiera è costituito dalla possibilità di diffusione di centrali termiche alimentate a biomassa Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali, montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Arbusteti planiziali, montani Lariceti Arbusteti subalpini Querceti di roverella Pinete di Pino montano Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo a sterzo Ceduo semplice Ceduo in conversione Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e di invasione Faggete Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Arbusteti subalpini 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete , , Arbusteti subalpini ,7 Acero-tiglio-frassineti ,0 Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Arbusteti subalpini Boscaglie pioniere di invasione ,2 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 44% Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 16% Privata rilevata 4% Altri Enti 7% Produttivoprotettiva 4 Evoluzione libera 9% Protettiva 2% Turisticoricreativa Naturalistica 33% Acque greti e zone umide Arboricoltura da legno < Aree agricole 9% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 28% Pubblica 4 Altre proprietà private 44% Produttiva 1 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 44% miglioramento 16% Monitoraggio 22% Primo 23% Boschi serviti 24% rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale 13% Nessuna 5 Secondo 16% Terzo 6% Boschi senza esigenze di servizio 56% Boschi non serviti

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168 Area Forestale 12 6 Categorie forestali (ha) VALLI MONREGALESI 5 4 Area montana con copertura arborea caratterizzata in maniera preponderante dalla presenza dei castagneti, sia cedui che da frutto. Anche le coperture a valenza pastorali sono estese e estremamente importanti nell ambito dell economia di questo territorio. Area di grande valenza Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha naturalistica con la presenza di Indice di boscosità: 5 numerose aree protette regionali e Siti della Rete Natura Spiccata vocazione forestale del comprensorio con elevata possibilità di sfruttamento sia in termini economici, attraverso utilizzazioni forestali guidate anche mediante tecniche volte a valorizzare assortimenti di maggiore qualità e conseguente beneficio economico. Importante filiera sviluppata sulla base dei prodotti non legnosi: castagne, funghi, tannino. La presenza di forme associate di gestione forestale potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa Abetine Acero-tiglio-frassineti Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planiziali, montani Lariceti e cembrete Orno-ostrieti Pinete di Pino montano Querco-carpineti Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Ceduo semplice Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti 5 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,6 Faggete ,2 Robinieti ,8 Faggete Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 49% Aree urbanizzate 4% Rocce, macereti e ghiacciai 2% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 17% Pubblica 2 Evoluzione libera Privata rilevata Altri Enti 3% Protettiva 4% Turisticoricreativa Naturalistica Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno Aree agricole 27% Altre proprietà private 77% Produttivoprotettiva 67% Produttiva 24% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 4 miglioramento 27% Nessuna 44% Primo 2% Terzo 27% Boschi senza esigenze di servizio 33% Boschi serviti 38% rinnovazione in fustaia < Evoluzione naturale 3% Monitoraggio Secondo 27% Boschi non serviti 29%

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170 Area Forestale 13 ALTA VALLE TANARO, MONGIA, CEVETTA E LANGA CEBANA L Area Forestale, di particolare rilevanza regionale per la superficie territoriale, ha un indice di boscosità medio pari al 6, con notevole differenza fra i comuni della porzione montana e quelli collinari più esterni (Langa Cebana), ove l indice di boscosità scende a valori prossimi al. In questi comuni infatti l agricoltura e, più che Superficie territoriale: ha altro, la viticoltura e la coltura del Superficie forestale: ha nocciolo rappresentano un uso Indice di boscosità: 62% predominante del territorio. Importante filiera sviluppata sulla base dei prodotti non legnosi: castagne, funghi, tannino. Area di grande valenza naturalistica con la presenza di Aree Protette Regionali e Siti della Rete Natura La filiera legno è sufficientemente sviluppata, grazie anche alla presenza di caldaie a cippato che assorbono la produzione locale. Forme associate di gestione forestale sono presenti sul territorio; queste, incrementando i consociati, potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Faggete Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Categorie forestali (ha) Orno-ostrieti Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Pinete di Pino montano Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Faggete Querceti di roverella Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Orno-ostrieti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,8 Faggete ,2 Orno-ostrieti ,8 Faggete Orno-ostrieti Querceti di roverella ,0 Querceti di roverella Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 6 Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 3% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 19% Pubblica 16% Privata rilevata 3% Altri Enti 3% Protettiva 1 Evoluzione libera 3% Turisticoricreativa < Naturalistica 7% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole 14% Altre proprietà private 78% Produttivoprotettiva 48% Produttiva 27% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 53% miglioramento Monitoraggio Nessuna 3 Primo Terzo 2 9% Boschi senza esigenze di servizio 3 Boschi serviti 33% rinnovazione in fustaia 3% Evoluzione naturale 4% Secondo 3 Boschi non serviti 32%

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172 Area Forestale LANGA CUNEESE 14 Area collinare con copertura arborea presente su oltre 1/3 della superficie, caratterizzata da cedui di castagno, robinia e roverella. Le aree agricole, diffuse su oltre il 5 del territorio, sono costituite in maggioranza da vigneti, frutteti e noccioleti. Numerosi i siti (9) della Rete Natura 2000 a tutela di Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha importanti emergenze Indice di boscosità: 37% naturalistiche. Preponderante la proprietà forestale privata con conseguente difficoltà a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Scarso sviluppo della filiera legno, anche per la scarsa qualità e quantità della risorsa, basata principalmente sulla legna da ardere. L'attività agricola è di notevole importanza per quantità e qualità; di particolare interesse per il comparto silvo-pastorale, la produzione casearia e la tartuficoltura. Particolarmente sviluppato il settore turistico, con importanti ricadute sul settore agro-forestale Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Categorie forestali (ha) Cerrete Faggete Orno-ostrieti Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Robinieti Querceti di roverella Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Orno-ostrieti Querceti di roverella Proprietà per categorie principali (ha) Pubblica Formazioni legnose riparie Rimboschimenti Robinieti Altre proprietà private 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,2 1 Robinieti ,8 Querceti di roverella ,0 Orno-ostrieti Robinieti Orno-ostrieti ,1 Querceti di roverella Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 34% Aree urbanizzate 3% Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti 7% Pubblica Protettiva 32% Evoluzione libera 6% Turisticoricreativa < Naturalistica 3% Acque greti e zone umide Arboricoltura da legno 3% Aree agricole 52% Altre proprietà private 99% Produttivoprotettiva 4 Produttiva 18% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento Monitoraggio Nessuna 36% Primo 29% Boschi senza esigenze di servizio 36% Boschi serviti 2 rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 57% rinnovazione in fustaia 2% Evoluzione naturale 6% Secondo 29% Terzo 6% Boschi non serviti 43%

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174 Area Forestale 15 3 Categorie forestali (ha) VALLI ANTIGORIO E FORMAZZA 2 Area montana alpina interna con morfologia scoscesa a tutte le quote, ove prevalgono nettamente i boschi di conifere, larici-cembreti e peccete, cui si associano boschi di neoformazione (boscaglie miste e acero-frassineti) nella fascia di media montagna. I ghiacciai, le rocce e le acque coprono quasi 1/3 della superficie, domina la proprietà pubblica. Significativa la presenza di Aree Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 42% protette e Siti della Rete Natura 2000, anche a tutela di habitat forestali. A fronte di circa 1/3 di boschi destinati all evoluzione naturale, nel prossimo quindicennio la superficie potenzialmente percorribile non supera il del totale. Tra gli assortimenti ottenibili prevalgono il legname da lavoro di conifere, associato a materiale da triturazione che potrebbe trovare sbocco per la filiera energetica. 1 Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Pinete di Pino silvestre Peccete Arbusteti subalpini Lariceti e cembrete Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Acero-tiglio-frassineti Abetine 4 Bosco senza gestione Bosco di neoformazione 4 Fustaia 3 Fustaia sopra ceduo Ceduo a sterzo Ceduo semplice 2 1 Principali categorie forestali per assetto (ha) Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e di invasione Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Peccete Formazioni legnose riparie 4 3 Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 2 Larici-cembrete ,7 1 Peccete ,8 Boscaglie pioniere di invasione Acero-tiglio-frassineti ,2 Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Lariceti e cembrete Peccete Faggete ,1 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 42% Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai Private rilevate Altri Enti Altre proprietà < 7% Protettiva private 18% 2 Evoluzione libera 27% Turisticoricreativa 3% Acque greti e zone umide 2% Aree agricole Praterie, pratopascoli, cespuglieti 24% Pubblica 68% Produttivoprotettiva 37% Produttiva 4% Naturalistica 1 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in fustaia 14% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 1 miglioramento 14% Monitoraggio 2 Primo 2% Terzo 17% Secondo 1 Boschi serviti 28% Evoluzione naturale 32% Nessuna 7 Boschi senza esigenze di servizio 57% Boschi non serviti 1

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176 Area Forestale VALLE VIGEZZO Categorie forestali (ha) Area esclusivamente montana con elevato indice di boscosità dovuto alla diffusione prevalente di faggete e boschi di conifere (lariceti, peccate, abetine). L interesse naturalistico è dovuto alla presenza del Parco Val Grande che racchiude la più vasta area "wilderness" delle Alpi. Notevole in passato l incidenza dei tagli boschivi con Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha utilizzazione ingente di altofusto; Indice di boscosità: 69% i tagli di legna da ardere rappresentano ancora la seconda realtà produttiva ossolana. Ai fini del razionale utilizzo delle risorse silvopastorali è necessario adeguare la viabilità La ricerca dei funghi è attività largamente praticata divenendo talora fattore localizzato di degrado del bosco. Di notevole interesse il settore zootecnico in particolare la produzione casearia. Il turismo costituisce una risorsa importante con possibilità di ulteriore valorizzazione Abetine Faggete Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Pinete di Pino silvestre Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Larici-cembrete Abetine Arbusteti subalpini Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Pubblica Altre proprietà i t Pinete di pino silvestre 5 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 4 Faggete ,4 Larici-cembrete ,1 Abetine ,3 Arbusteti subalpini ,3 Faggete Abetine Pinete di Pino silvestre Pinete di pino silvestre ,3 Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 7% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 22% Aree agricole < Pubblica 4 Protettiva 18% Evoluzione libera 27% Boschi 69% Acque greti e zone umide < Altre proprietà private 6 Produttivoprotettiva 37% Produttiva 4% Naturalistica 1 Turisticoricreativa 3% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 4 miglioramento 7% Monitoraggio Nessuna 4 Primo 9% Terzo 14% Boschi serviti 8% rinnovazione in fustaia 12% Evoluzione naturale Secondo 37% Boschi senza esigenze di servizio 4 Boschi non serviti 52%

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178 Area Forestale VALLE ANTRONA 17 18% 16% 14% Categorie forestali (ha) Piccola area montana alpina a versanti ripidi, caratterizzata da rilevante copertura forestale tra cui dominano lariceti e alneti di ontano verde, a ridotta potenzialità di gestione attiva. L abbandono dell economia montana tradizionale ha drasticamente ridotto la pressione antropica sul territorio, determinando un invasione naturale della vegetazione forestale, soprattutto boscaglie miste e acero-frassineti, su ex coltivi, prati e pascoli. Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 4 Rilevante è l incidenza delle superfici di proprietà pubblica, mentre assai bassa è la quota di boschi serviti da viabilità anche in relazione alla morfologia accidentata. Tuttavia le esigenze di servizio sono relativamente ridotte, in quanto la quota di boschi da lasciare in libera evoluzione raggiunge qui un incidenza record. Un possibile sbocco locale per la filiera del legno potrebbe essere determinato dalla valorizzazione degli assortimenti di minore valore come combustibili in centrali termiche per piccole reti di teleriscaldamento degli abitati. 12% 8% 6% 4% 2% Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Lariceti e cembrete Peccete Arbusteti subalpini Pinete di Pino montano Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Larici-cembrete Arbusteti subalpini Boscaglie pioniere e di invasione Abetine Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Querceti di rovere 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 1 Larici-cembrete ,7 Arbusteti subalpini ,1 Boscaglie pioniere di invasione ,6 Abetine ,2 Lariceti e cembrete Arbusteti subaplini Boscaglie pioniere di invasione Abetine Querceti di rovere Querceti di rovere ,8 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 4 Aree urbanizzate 3% Rocce, macereti e ghiacciai 22% Altre proprietà private 26% Protettiva 24% Evoluzione libera 36% Acque greti e zone umide 2% Arboricoltura da legno < Aree agricole 2% Praterie, pratopascoli, cespuglieti Pubblica 74% Produttivoprotettiva 24% Produttiva 9% Naturalistica 7% Turisticoricreativa < rinnovazione in fustaia 12% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 17% miglioramento 17% Monitoraggio 1 Primo 9% Terzo 2% Boschi serviti 9% Boschi non serviti 37% Evoluzione naturale 43% Nessuna 5 Secondo 34% Boschi senza esigenze di servizio 54%

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180 Area Forestale 18 2 Categorie forestali (ha) VALLE ANZASCA Area montana con elevato indice di boscosità, comune ad altre aree ossolane, dovuto alla diffusione principalmente di faggete, abetine e lariceti. Notevole l incidenza dei suoli nudi a causa della morfologia particolarmente impervia. Area di interesse paesaggistico arricchito dai circhi glaciali del Massiccio del Monte Rosa. Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha Il patrimonio forestale è di Indice di boscosità: 52% notevole entità, ma con un ridotto tasso di utilizzazione. La viabilità carente aumenta i costi di esbosco. Forte contrazione negli ultimi anni del numero di imprese boschive. La filiera legno è costituita da una ditta boschiva, una cooperativa forestale e tre segherie, che utilizzano anche legname locale. L installazione di una centrale termica a cippato può ulteriormente valorizzare la produzione forestale locale. Il comparto turistico è particolarmente sviluppato, ma interessa unicamente l alta valle Abetine Abetine Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Boscaglie pioniere e di invasione Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete ,0 2 1 Abetine ,7 Larici-cembrete , ,7 Abetine Faggete Lariceti e cembrete Boscaglie pioniere di invasione Boscaglie pioniere di invasione ,5 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 26% Private rilevate 6% Altri Enti 1 Protettiva 6% Evoluzione libera 23% Boschi 52% Acque greti e zone umide Praterie, pratopascoli, Aree agricole cespuglieti 18% Pubblica 4 Altre proprietà private 42% Produttivoprotettiva 6 Produttiva 4% Naturalistica 7% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 26% miglioramento Monitoraggio Nessuna 46% Primo Terzo 26% Boschi serviti 8% rinnovazione in fustaia 28% Evoluzione naturale 2 Secondo 27% Boschi senza esigenze di servizio 4 Boschi non serviti 47%

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182 Area Forestale 19 Categorie forestali (ha) VALLE OSSOLA 2 Area montana con indice di boscosità particolarmente elevato, dovuto principalmente a e Faggete. Il patrimonio forestale è di notevole entità, ma con un ridotto tasso di utilizzazione. Presenza di un Parco Naturale Nazionale, una Riserva Naturale Speciale e diversi biotopi. Superficie territoriale: ha La viabilità carente e la diffusa Superficie forestale: ha inaccessibilità, dovuta anche alla Indice di boscosità: 64% morfologia particolarmente impervia, aumenta i costi di esbosco. Un grave problema è determinato dagli incendi che per frequenza e estensione raggiungono in quest area i massimi regionali. Settore turistico sviluppato per la maggior parte in località di commercio, di terme e vicine ai laghi. La presenza di forme associate di gestione forestale assicurano un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa, alcune peraltro già in funzione Abetine Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e di invasione Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Pinete di Pino montano Querco-carpineti Robinieti Querceti di rovere Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Ceduo semplice Querceti di rovere Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete , ,4 Larici-cembrete ,7 Boscaglie pioniere di invasione ,6 Boscaglie pioniere di invasione Faggete Lariceti e cembrete Querceti di rovere Querceti di rovere ,9 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai 7% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 1 Private rilevate < Altri Enti Altre proprietà private 2 Protettiva 1 Evoluzione libera 2 Boschi 6 Acque greti e zone umide 2% Aree agricole 6% Arboricoltura da legno < Pubblica 74% Produttivoprotettiva 37% Produttiva 8% Naturalistica 17% Turisticoricreativa 2% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) Evoluzione naturale 36% rinnovazione in fustaia 2% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 2% miglioramento 23% Primo 4% Terzo 16% Secondo 7% Boschi serviti 9% Boschi non serviti 19% Monitoraggio 37% Nessuna 73% Boschi senza esigenze di servizio 72%

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184 Area Forestale VALLI STRONA, CUSIO MOTTARONE, ORTA Categorie forestali (ha) Area montana con indice di boscosità particolarmente elevato, dovuto principalmente a e Faggete. A causa dello spopolamento di vaste zone, la formazioni boscate di invasione, stanno colonizzando naturalmente prato-pascoli e coltivi marginali. Il patrimonio forestale è di notevole entità, ma con un Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha ridotto tasso di utilizzazione. Indice di boscosità: 64% La viabilità carente e la diffusa inaccessibilità aumenta i costi di esbosco. La filiera legno è costituita da un discreto numero di ditte che si occupano di legna da ardere ma soprattutto di trasformazione di legname non locale. La popolazione si raccoglie soprattutto sull asse Gravellona- Omegna, lasciando spopolate vastissime zone montane La presenza di caldaie a biomasse, può essere di impulso per l utilizzazione del materiale legnoso locale. 1 Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani 4 Bosco senza gestione Bosco di neoformazione 3 Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Faggete Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e di invasione Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Faggete Rimboschimenti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 2 1 Faggete , ,8 Boscaglie pioniere di invasione ,4 Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Acero-tiglio-frassineti ,3 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai 2% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 13% Private rilevate 7% Altri Enti 2% Protettiva 4% Evoluzione libera 12% Turisticoricreativa < Naturalistica 3% Boschi 64% Acque greti e zone umide Aree agricole Pubblica 37% Altre proprietà private 54% Produttivoprotettiva 72% Produttiva 9% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 4% Monitoraggio 19% Nessuna 33% Primo Terzo Boschi senza esigenze di servizio 32% Boschi serviti 17% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 64% rinnovazione in fustaia < Evoluzione naturale 13% Secondo 46% Boschi non serviti 5

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186 Area Forestale 23 VAL GRANDE, ALTO VERBANO E VALLE CANNOBINA Area montana con indice di boscosità particolarmente elevato, dovuto principalmente a e Faggete. L interesse naturalistico è dovuto alla presenza del Parco Val Grande che racchiude la più vasta area "wilderness" delle Alpi. La presenza del Lago Maggiore, con i suoi ingenti flussi turistici, determina una gestione dei Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha boschi con una particolare Indice di boscosità: 66% attenzione agli aspetti paesaggistici. Il principale assortimento che si ricava dai boschi dell Area Forestale è la legna da ardere. Le imprese locali impegnate nella filiera legno sono solo due, anche se sufficientemente meccanizzate e in grado di lavorare anche su tagli di rinnovazione in fustaia. L installazione di una centrale termica a cippato può ulteriormente valorizzare la produzione forestale locale. Negli ultimi anni vi è stato uno sviluppo turistico legato alle risorse naturali, con itinerari escursionistici e per mountain-bike e riscoperta di antichi borghi e alpeggi Abetine Acero-tiglio-frassineti Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planiziali, montani Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Boscaglie pioniere e di invasione Categorie forestali (ha) Faggete Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Pinete di pino uncinato Pinete di pino silvestre Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,3 Faggete ,6 Boscaglie pioniere di invasione Faggete Boscaglie pioniere di invasione ,5 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 6% Rocce, macereti e ghiacciai 2% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 1 Aree agricole Privata rilevata 2% Altri Enti 3% Altre proprietà private 42% Protettiva 8% Evoluzione libera 16% Turisticoricreativa Arboricoltura da legno < Boschi 66% Acque greti e zone umide 14% Pubblica 53% Produttivoprotettiva 4 Produttiva 4% Naturalistica 26% rinnovazione in fustaia Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 22% miglioramento 1 Primo 6% Terzo 4% Secondo 27% Boschi serviti 14% Boschi non serviti 24% Evoluzione naturale 38% Monitoraggio 24% Nessuna 63% Boschi senza esigenze di servizio 62%

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188 Area Forestale 25 Categorie forestali (ha) VAL PELLICE 2 Area montana con superficie forestale estesa a circa il 5 del territorio e costituita in prevalenza da lariceti, faggete e formazioni di invasione. Circa il dell area ha destinazione naturalistica a tutela di ambienti alpini e di rare emergenze faunistiche e floristiche. Della ripresa complessiva circa Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha l 8 è costituito da legna da Indice di boscosità: 48% ardere di faggio mentre il restante è legname da opera di larice. Gli incendi boschivi in bassa valle, in seguito all abbandono e la scarsa accessibilità, presentano caratteri di pericolosità notevoli. Il legno di castagno, principale risorsa della valle, è scarsamente utilizzato a causa della modesta qualità. In generale la ricettività turistica appare di discrete potenzialità, ma non ancora adeguatamente sfruttata. Buone le potenzialità della zootecnia in particolare per la produzione casearia Formazioni legnose riparie Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Querceti di roverella Querco-carpineti Pinete di Pino montano Arbusteti subalpini Lariceti e cembrete Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Acero-tiglio-frassineti Abetine Principali categorie forestali per assetto (ha) Acero-tiglio-frassineti Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Faggete Proprietà per categorie principali (ha) Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Larici-cembrete 2 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,7 Larici-cembrete ,4 Faggete ,0 Faggete Lariceti e cembrete Acero-tiglio-frassineti ,3 Acero-tiglio-frassineti Boschi 48% Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 4% Rocce, macereti e ghiacciai 12% Altri Enti < Protettiva Evoluzione libera 9% Turisticoricreativa < Naturalistica 9% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole 6% Praterie, pratopascoli, cespuglieti Pubblica 48% Altre proprietà private 52% Produttivoprotettiva 66% Produttiva 1 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 44% miglioramento 16% Nessuna 36% Primo 22% Boschi senza esigenze di servizio 3 Boschi serviti 39% rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale 13% Monitoraggio 22% Secondo 29% Terzo 13% Boschi non serviti 26%

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190 Area Forestale 26 VAL CHISONE E GERMANASCA Categorie forestali (ha) Vasta area montana caratterizzata da ampi settori di media-bassa valle con forti estensioni di boschi di latifoglie e da territori di alta valle dove le conifere sono prevalenti. I boschi insieme alle coperture a valenza pastorale, rappresentano il 9 del territorio. Area di grande valenza naturalistica con la presenza di Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha numerose aree protette regionali Indice di boscosità: 5 e Siti della Rete Natura Filiera legno mediamente sviluppata in alta valle, mentre nelle porzioni più basse, si assiste alla gestione dei boschi per la produzione di legna da ardere spesso da parte di operatori non professionali. L elevata valenza turistica dell area, fa sì che sia necessaria una gestione delle risorse naturali oculata e rispettosa dell aspetto paesaggistico. La presenza di forme associate di gestione forestale potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa, alcune peraltro già in funzione. 2 1 Abetine Acero-tiglio-frassineti Faggete Boscaglie pioniere di invasione 4 Bosco senza gestione Bosco di neoformazione 4 Fustaia Fustaia sopra ceduo 3 Ceduo semplice Ceduo in conversione Boscaglie pioniere e di invasione Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Pinete di Pino montano Pinete di Pino silvestre Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Pinete di pino silvestre Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 3 2 Larici-cembrete ,5 Faggete , ,7 1 Pinete di pino silvestre ,2 Boscaglie pioniere di invasione ,3 Boscaglie pioniere di invasione Faggete Lariceti e cembrete Pinete di Pino Silvestre Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 5 Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai 8% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 4 Altri Enti Private rilevate < Protettiva 18% Evoluzione libera 9% Turisticoricreativa 3% Naturalistica 7% Produttiva Acque greti e zone umide < Aree agricole Pubblica 42% Altre proprietà private 53% Produttivoprotettiva 62% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 24% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 4% Monitoraggio 39% Nessuna 52% Primo 18% Terzo 7% Boschi serviti 16% rinnovazione in fustaia 2 Evoluzione naturale 12% Secondo 23% Boschi senza esigenze di servizio 52% Boschi non serviti 32%

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192 Area Forestale 28 PINEROLESE PEDEMONTANO E VAL SANGONE Categorie forestali (ha) Area montana con copertura arborea, estesa a poco più del 4 della superficie, costituita in prevalenza da latifoglie, in particolare da ceduo di castagno e di faggio. Area a elevata superficie con destinazione naturalistica per la presenza di Parchi Naturali Regionali e Provinciali. La gestione forestale è Superficie territoriale ha Superficie forestale: ha improntata all utilizzo del ceduo Indice di boscosità: 43% per la produzione di legna da ardere. Risulta necessario l adeguamento della rete viaria. Nei territori allo sbocco delle valli e nella fascia prospiciente la pianura, gli incendi possono assumere una certa gravità in termini di frequenza e di estensione in occasione di inverni siccitosi. Il razionale utilizzo delle risorse silvo-pastorali (tra cui la castanicoltura) e paesaggistiche possono incrementare lo sviluppo economico. Un importante sbocco per la filiera è costituito dalla possibilità di diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa. 1 Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Rimboschimenti Formazioni legnose riparie 5 Bosco senza gestione Bosco di neoformazione 5 Fustaia Fustaia sopra ceduo 4 Ceduo semplice 4 Ceduo in conversione Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Arbusteti subalpini Querceti di rovere Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,7 Faggete ,8 Querceti di rovere ,4 Faggete Robinieti Robinieti ,3 Arbusteti subalpini Querceti di rovere Boschi 4 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 13% Rocce, macereti e ghiacciai 3% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 8% Pubblica 12% Private rilevate Altri Enti 3% Protettiva 4% Evoluzione libera 3% Turisticoricreativa 3% Naturalistica 9% Produttiva 19% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno 2% Aree agricole 33% Altre proprietà private 84% Produttivoprotettiva 62% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 46% miglioramento 2 Nessuna 24% Primo 27% Boschi senza esigenze di servizio 24% Boschi serviti 3 rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale 6% Monitoraggio 18% Secondo 38% Terzo 1 Boschi non serviti 4

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194 Area Forestale 29 BASSA VAL DI SUSA E VAL CENISCHIA Area montana con ampio fondovalle ed estesa zona planiziale e collinare allo sbocco con prevalente uso agricolo ed elevata incidenza di aree urbane; la superficie forestale è costituita da faggete, lariceti e da formazioni di invasione. Presenza di rare emergenze naturalistiche caratterizzate da particolari condizioni Superficie territoriale: ha microclimatiche. Superficie forestale: ha Indice di boscosità: 5 Scarso lo sviluppo della filiera legno che occupa poco più dell del totale manifatturiero. La rete viaria a uso silvo-pastorale deve essere incrementata. Notevole la pressione delle attività antropiche nel fondovalle e in particolare nella bassa valle. Gli incendi nei versanti più esposti possono assumere elevata pericolosità e gravità. Notevole l accumulo di biomassa nei boschi per le scarse utilizzazioni degli ultimi anni. Sono attivi progetti volti allo sviluppo di una filiera legno-energia Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Boscaglie pioniere e di invasione Categorie forestali (ha) Faggete Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Peccete Arbusteti subalpini Lariceti e cembrete Pinete di Pino silvestre Pinete di Pino montano Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Larici-cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Rimboschimenti Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Formazioni legnose riparie Querceti di roverella Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete , ,6 Larici-cembrete ,2 Boscaglie pioniere di invasione ,6 Boscaglie pioniere di invasione Faggete Lariceti e cembrete Querceti di roverella Querceti di roverella ,2 Boschi 5 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 8% Rocce, macereti e ghiacciai 8% Praterie, pratopascoli, cespuglieti Private rilevate 3% Protettiva 1 Evoluzione libera 6% Turisticoricreativa 4% Naturalistica Acque greti e zone umide Arboricoltura da legno Aree agricole 12% Pubblica 46% Altre proprietà private 5 Produttivoprotettiva 5 Produttiva 4% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 32% miglioramento 17% Nessuna 4 Primo 18% Terzo 9% Boschi serviti 18% rinnovazione in fustaia 7% Evoluzione naturale 1 Monitoraggio 33% Secondo 28% Boschi senza esigenze di servizio 4 Boschi non serviti 37%

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196 Area Forestale 30 7 Categorie forestali (ha) ALTA VALLE DI SUSA 6 5 Area dei settori alpini più interni, con copertura arborea prevalentemente dovuta a fustaie di conifere. L Area è di interesse naturalistico in quanto ricca di habitat differenti per caratteristiche ecologiche, protetti con l istituzione di 1 Parco Regionale e 15 S.I.C. Con una ripresa media annua di Superficie territoriale: ha circa m 3 Superficie forestale: ha l area è una Indice di boscosità: 4 delle zone di maggiore produzione di assortimenti da fustaia di elevata qualità. La gestione forestale dell estesa proprietà pubblica è condotta da un singolo Consorzio. I costi di esbosco sono contenuti grazie a un estesa rete stradale. La pressione antropica è elevata con rischio di ulteriore erosione delle risorse ambientali. L abbandono delle tradizionali pratiche alpicolturali è causa di impoverimento del paesaggio. Il turismo è assai sviluppato e in crescita con possibili ricadute sul settore agro-silvo-pastorale Alneti planiziali e montani Acero-tiglio-frassineti Abetine Saliceti e pioppeti ripari Rimboschimenti Querceti di rovere Querceti di roverella Pinete di pino silvestre Pinete di pino montano Peccete Alneti di ontano verde Lariceti e cembrete Faggete Boscaglie pioniere e d'invasione Arbusteti planiziali e montani Principali categorie forestali per assetto (ha) Abetine Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice con o senza matricine Acero-tiglio-frassineti Lariceti e cembrete Proprietà per categorie principali (ha) Pinete di pino silvestre Pubblica Privata rilevata Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Larici-cembrete ,0 5 4 Pinete di pino silvestre , ,9 Abetine ,7 Abetine Acero-tiglio-frassineti Lariceti e cembrete Pinete di Pino silvestre Acero-tiglio-frassineti ,1 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 4 Acque, greti e zone umide < Praterie, pratopascoli, cespuglieti 3 Privata rilevata 36% Produttiva 24% Produttivoprotettiva 24% Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 22% Aree agricole < Pubblica 64% Naturalistica 1 Turisticoricreativa 3% Evoluzione libera Protettiva 24% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 9% Monitoraggio 38% Secondo 13% Nessuna 53% Boschi senza esigenze di servizio 5 Boschi serviti 28% rinnovazione in fustaia 3 Evoluzione naturale 12% Terzo 13% Primo 2 Boschi non serviti 2

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198 Area Forestale 32 2 Categorie forestali (ha) VALLI DI LANZO Estesa area montana, caratterizzata da elevata estensione di foreste e di coperture a valenza pastorale. Elevata valenza naturalistica per la presenza di estesi Siti della Rete Natura Il numero di imprese boschive è estremamente esiguo e limitato nella fascia pedemontana o di bassa valle. Sono ditte di tipo Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha individuale o con qualche Indice di boscosità: 43% dipendente, con poche possibilità di sviluppo, specialmente di carattere occupazionale. I prodotti legnosi si limitano in genere a legna da ardere, spesso prodotta per autoconsumo da operatori non professionali. Importante valenza turistico-paesaggistica, specialmente alla testata delle valli, dove il turismo, benché stagionale, merita di essere nuovamente valorizzato. La presenza di forme associate di gestione forestale potrebbero assicurare un utilizzo razionale della risorsa. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa Acero-tiglio-frassineti Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Pinete di Pino montano Querco-carpineti Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Acero-tiglio-frassino Boscaglie pioniere e di invasione Faggete Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Rimboschimenti Arbusteti subalpini Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete ,0 Boscaglie pioniere di invasione , ,0 Arbusteti subalpini ,5 2 1 Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Arbusteti subalpini Acero-tiglio-frassineti ,0 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 43% Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 2 Pubblica 33% Private rilevate 3% Altri Enti Protettiva 28% Evoluzione libera 12% Turisticoricreativa < Naturalistica 8% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole Praterie, pratopascoli, cespuglieti 33% Altre proprietà private 63% Produttivoprotettiva 33% Produttiva 19% rinnovazione in fustaia 6% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo miglioramento 28% Nessuna 46% Primo Terzo 24% Boschi serviti 27% Evoluzione naturale 18% Monitoraggio 28% Secondo Boschi senza esigenze di servizio 47% Boschi non serviti 26%

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200 Area Forestale 33 VALLI CERONDA E CASTERNONE ALTO CANAVESE PIANURA TORINESE NORD-OCCIDENTALE Area di alta pianura e terrazzi antichi, in cui per la ridotta capacità d uso agricolo dei suoli (vaude) si è conservata una discreta estensione forestale, con indice di boscosità elevato rispetto alla media della pianura piemontese. Zona di rilevanza naturalistica per la qualità delle formazioni seminaturali, soprattutto quercocarpineti Superficie territoriale: ha e querceti di rovere, Superficie forestale: ha sottolineata dall istituzione di aree protette e Siti della Rete Natura Indice di boscosità: 27% Domina la proprietà privata, anche con alcune realtà accorpate, ma significativa è anche quella pubblica regionale e demaniale; le utilizzazioni sono orientate alla legna da ardere e al prelievo a scelta commerciale delle querce mature, senza prospettive di rinnovazione per queste ultime. Le principali problematiche e prospettive sono la gestione sostenibile delle fustaie planiziali e per l area montana la protezione dagli incendi e la rinaturalizzazione di rimboschimenti di conifere e di aree denudate. Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,1 Querceti di rovere ,7 Querco-carpineti , ,6 Boscaglie pioniere di invasione 1, , Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Boscaglie pioniere e di invasione Boscaglie pioniere di invasione Boscaglie pioniere di invasione Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Faggete Querco-carpineti Querceti di rovere Querceti di rovere Robinieti Querco-carpineti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Proprietà per categorie principali (ha) Querceti di rovere Querco-carpineti Robinieti Formazioni legnose riparie Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 24% Aree urbanizzate 14% Rocce, macereti e ghiacciai Praterie, pratopascoli, cespuglieti 7% Pubblica 16% Private rilevate Altri Enti 4% < Protettiva 2 Evoluzione libera 4% Turisticoricreativa Naturalistica 26% Acque greti e zone umide 2% Arboricoltura da legno 3% Aree agricole 49% Altre proprietà private 8 Produttivoprotettiva 34% Produttiva 14% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 53% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 13% Monitoraggio 16% Nessuna Primo 24% Boschi senza esigenze di servizio Boschi serviti rinnovazione in fustaia 14% Evoluzione naturale 4% Secondo 4 Terzo 1 Boschi non serviti 5

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202 Area Forestale 34 2 Categorie forestali (ha) VALLI ORCO E SOANA Area montana caratterizzata da territori di alta quota dove prevalgono i larici-cembreti e gli arbusteti subalpini e da un ingente fascia di media montagna, prospiciente la pianura, dove sono presenti cedui di castagno e di faggio. I ghiacciai, le rocce e i macereti coprono circa il 42% del territorio dell Area. Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha Significativa presenza di Aree Indice di boscosità: 33% Protette: il Parco Nazionale del Gran Paradiso e diversi Siti della Rete Natura Il legname lavorato dalle Valli Orco e Soana si limita a poche centinaia di m 3 di castagno proveniente da lotti privati. La scarsissima estensione della viabilità agro-silvo-pastorale, condizionata dalla morfologia del territorio non consente una razionale gestione delle risorse forestali. La scarsa pressione antropica esercitata sul territorio, determina un invasione naturale da parte dei boschi nei confronti dei terreni marginali e non. Un interessante sbocco per la filiera della bassa e media valle, potrebbe essere determinato dalla diffusione di centrali termiche di medio-bassa potenza alimentate a biomassa Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Faggete Boscaglie pioniere di invasione Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Boscaglie pioniere e di invasione Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Querceti di rovere Querco-carpineti Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Robinieti Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 1 Larici-cembrete ,0 Arbusteti subalpini , ,8 Boscaglie pioniere di invasione ,0 Faggete ,4 Boscaglie pioniere di invasione Faggete Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 33% Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai 42% Pubblica 24% Private rilevate Altri Enti 2% Protettiva 28% Evoluzione libera < Turisticoricreativa < Naturalistica 29% Acque greti e zone umide Praterie, pratopascoli, cespuglieti 23% Altre proprietà private 73% Produttivoprotettiva 43% Produttiva < rinnovazione in fustaia 3% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 2 miglioramento 8% Primo Terzo 4% Secondo 23% Boschi serviti 9% Boschi non serviti 23% Evoluzione naturale 1 Monitoraggio 53% Nessuna 68% Boschi senza esigenze di servizio 68%

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204 Area Forestale VALLE SACRA, VAL CHIUSELLA, DORA BALTEA CANAVESANA 36 Area montana dei settori alpini più esterni, con superficie forestale costituita in prevalenza da castagneti e boscaglie pioniere. Le superfici pastorali nonostante il forte abbandono hanno ancora una consistente estensione. Nell area sono presenti zone umide di interesse naturalistico tutelate attraverso l istituzione di Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha siti afferenti alla Rete Indice di boscosità: 42% Natura Discreta valenza è attribuibile ai cedui, soprattutto in Valchiusella, per la produzione di legna da ardere e paleria. Elevata l incidenza degli incendi più frequenti nella bassa e media valle con danni soprattutto a carico dei lariceti, querceti e castagneti. Nella C. M. Dora Baltea Canavesana i castagneti da frutto delle varietà locali sono oggetto di progetti di recupero e rilancio. La filiera legno presenta importanti margini di sviluppo per l installazione di numerose caldaie a cippato Abetine Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Acero-tiglio-frassineti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Faggete Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Boscaglie pioniere e di invasione Proprietà per categorie principali (ha) Rimboschimenti Formazioni legnose riparie 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,1 Boscaglie pioniere di invasione ,8 Acero-tiglio-frassineti ,4 Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere di invasione Boschi 42% Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 3% Rocce, macereti e ghiacciai 9% Pubblica 23% Private rilevate Altri Enti 2% Protettiva 18% Evoluzione libera Turisticoricreativa Naturalistica 6% Produttiva 3% Acque greti e zone umide Arboricoltura da legno < Aree agricole 3% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 42% Altre proprietà private 74% Produttivoprotettiva 7 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 46% miglioramento 8% Nessuna 4 Primo Terzo Boschi serviti 3 rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale 2% Monitoraggio 43% Secondo 3 Boschi senza esigenze di servizio 4 Boschi non serviti

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206 Area Forestale 38 3 Categorie forestali (ha) VALSESIA 2 Area montana alpina ospitante tutte le fasce di vegetazione da quella di fondovalle riparia e planiziale a quella subalpina. L indice di boscosità é tra i maggiori a livello regionale, con alcuni comuni di media valle che vedono il territorio boscato per oltre il 9. La ridotta pressione antropica sul territorio rurale ha determinato Superficie territoriale: ha un invasione naturale da parte Superficie forestale: ha dei boschi nei confronti di prati e pascoli marginali. Indice di boscosità: 6 La categoria nettamente prevalente sono le faggete, per lo più cedui fuori regime in successione a fustaia, con rilevanti superfici pubbliche. La scarsa estensione della viabilità silvo-pastorale, condizionata dalla morfologia del territorio, non consente una agevole gestione delle risorse forestali, soprattutto in alta valle. Vivace è da tempo l attenzione alle risorse forestali locali, che ha fatto nascere progetti e forme associative. Un interessante sbocco per la filiera del legno della bassa e media valle potrebbe essere determinato dalla valorizzazione degli assortimenti migliori dei castagneti, associata all uso degli scarti come combustibili nelle centrali termiche in attività e in costruzione. Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Faggete , ,4 Boscaglie pioniere di invasione ,0 Arbusteti subalpini ,1 Acero-tiglio-frassineti , Abetine Acero-tiglio-frassineti Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Acero-tiglio-frassineti Acero-tiglio-frassineti Boscaglie pioniere e di invasione Lariceti e cembrete Arbusteti subalpini Peccete Querco-carpineti Pinete di Pino montano Faggete Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Boscaglie pioniere di invasione Faggete Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Arbusteti subalpini Arbusteti subalpini Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 2% Rocce, macereti e ghiacciai 16% Pubblica 23% Private rilevate Altri Enti Protettiva 1 Evoluzione libera 17% Turisticoricreativa 2% Boschi 6 Acque greti e zone umide Aree agricole < Praterie, pratopascoli, cespuglieti Altre proprietà private 7 Produttivoprotettiva 39% Naturalistica 2 Produttiva 6% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 3 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 7% Monitoraggio 26% Primo Terzo 16% Boschi serviti 1 Boschi non serviti 34% rinnovazione in fustaia 3% Evoluzione naturale 29% Nessuna 56% Secondo 23% Boschi senza esigenze di servizio 5

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208 Area Forestale 41 ALTA E BASSA VALLE CERVO VALLE SESSERA VALLE MOSSO PREALPI BIELLESI Categorie forestali (ha) Area montana caratterizzata dalla notevole estensione della superficie boscata, costituita principalmente dai castagneti e faggete cedui, spesso invecchiati. Negli ultimi 50 anni vi è stata una sensibile contrazione delle aree agricole e pascolive a vantaggio del bosco e dell urbanizzato. Circa ha sono situati in Aree Protette Regionali o in Siti Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha della Rete Natura Indice di boscosità: 67% Le valenze ricreative e paesaggistiche dei boschi sono da tenere in particolare considerazione, per la sua discreta vicinanza a grandi agglomerati urbani. Discreta valenza è attribuibile ai cedui, per la produzione di legna da ardere e paleria. Lo scenario futuro presenta inoltre importanti margini di sviluppo, soprattutto per l installazione di numerose caldaie a cippato in corso. La presenza di forme associate di gestione forestale assicura un utilizzo razionale della risorsa. Formazioni legnose riparie Rimboschimenti Robinieti Querceti di rovere Querceti di roverella Querco-carpineti Pinete di Pino silvestre Peccete Arbusteti subalpini Lariceti e cembrete Faggete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Acero-tiglio-frassineti Abetine 5 Bosco senza gestione Bosco di neoformazione 4 Fustaia Fustaia sopra ceduo 4 Ceduo a sterzo Ceduo semplice 3 Ceduo in conversione Boscaglie pioniere e di invasione Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Querceti di rovere Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) , ,9 Boscaglie pioniere di invasione 5278, ,7 Faggete 4346, ,6 Robinieti 1741, ,6 Faggete Robinieti Querceti di rovere 1637, ,7 Boscaglie pioniere di invasione Querceti di rovere Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Aree urbanizzate 7% Rocce, macereti e ghiacciai 4% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 16% Pubblica 28% Evoluzione libera Private rilevate Altri Enti 3% 4% < Protettiva 4% Turisticoricreativa < Naturalistica 34% Aree agricole Boschi Acque greti e 67% Altre proprietà zone umide Arboricoltura da private legno 68% < Produttivoprotettiva 4 Produttiva 14% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 46% miglioramento 9% Monitoraggio 28% Nessuna 4 Primo 8% Terzo 8% Boschi senza esigenze di servizio 4 Boschi serviti 37% rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale 12% Secondo 43% Boschi non serviti 23%

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210 Area Forestale ALTO NOVARESE Categorie forestali (ha) Area a morfologia prevalente collinare morenica ma che ha al suo interno anche la Comunità Montana dei Due Laghi. Nella porzione montana prevalgono i cedui di castagno, mentre in quella collinare e planiziale i robinieti e i quercocarpineti, questi ultimi spesso a fustaia. Zona di rilevante importanza Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha naturalistica con la presenza di Indice di boscosità: 57% 13 aree protette tra riserve naturali e Siti della Rete Natura per la tutela di ambienti forestali e ripari. La fruizione turistica gravita principalmente attorno ai due laghi principali. La proprietà dei boschi appare assai frammentata; tuttavia non mancano alcune grandi proprietà comunali. Le principali problematiche gestionali sono: in montagna, il recupero dei cedui di castagno, legato alle prospettive di valorizzazione dei suoi assortimenti; in pianura, la gestione sostenibile delle fustaie e la limitazione dell aggressività di alcune specie esotiche (ciliegio tardivo e ailanto). Recentemente è stata costituita l Associazione Forestale dei Due Laghi che potrà contribuire a organizzare la filiera forestalegno soprattutto nella zona settentrionale, dominata dal castagno Abetine Acero-tiglio-frassineti Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Alneti planizilai, montani Faggete Arbusteti subalpini Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Robinieti Querceti di rovere Principali categorie forestali per assetto (ha) Querco-carpineti Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Rimboschimenti Formazioni legnose riparie Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,7 Robinieti ,4 Querco-carpineti ,2 Querco-carpineti Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 57% Aree urbanizzate 1 Rocce, macereti Private rilevate cespuglieti 4% e ghiacciai Praterie, pratopascoli, < Pubblica 9% 3% Altri Enti < Protettiva Evoluzione libera < Turisticoricreativa < Naturalistica 1 Acque greti e zone umide 9% Arboricoltura da legno < Aree agricole 1 Altre proprietà private 88% Produttivoprotettiva 4 Produttiva 3 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 53% miglioramento 22% Nessuna 24% Primo 28% Boschi senza esigenze di servizio 24% Boschi serviti 33% rinnovazione in fustaia Evoluzione naturale Monitoraggio 23% Secondo 36% Terzo 12% Boschi non serviti 43%

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212 Area Forestale ALTA E BASSA VALLE ELVO 45 Area montana caratterizzata dalla vasta estensione dei castagneti cedui e secondariamente da acero-tiglio-frassineti di invasione dei terreni agricoli marginali. Grande estensione di boschi su colline moreniche mediamente ben serviti dalla viabilità e caratterizzati da una buona fertilità stazionale, fattori che rendono possibile e interessante il prelievo di assortimenti legnosi piuttosto differenziati. Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 48% Sono presenti due riserve naturali speciali e diversi SIC per la tutela di particolari emergenze geomorfologiche, habitat e specie faunistiche. Preponderante la proprietà forestale privata con conseguente difficoltà a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Presenza di tre caldaie a cippato di legna, con annessa rete di teleriscaldamento con utilizzo di legname locale. Sensibilità da parte degli Amministratori locali e della popolazione per la costituzione di forme di gestione associata del patrimonio forestale, in modo da garantire un razionale utilizzo della risorsa forestale Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Acero-tiglio-frassineti Categorie forestali (ha) Boscaglie pioniere di invasione Faggete Arbusteti subalpini Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Principali categorie forestali per assetto (ha) Faggete Querco-carpineti Proprietà per categorie principali (ha) Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Rimboschimenti Bosco senza gestione Fustaia Ceduo semplice Ceduo in conversione Robinieti Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) ,3 Acero-tiglio-frassineti ,8 Querco-carpineti ,3 Robinieti ,7 Faggete Querco-carpineti Robinieti Faggete ,4 Acero-tiglio-frassineti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 48% Aree urbanizzate 12% Rocce, macereti e ghiacciai Pubblica 13% Altri Enti Produttivoprotettiva Protettiva 9% Evoluzione libera 7% Turisticoricreativa 9% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno < Aree agricole 7% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 28% Altre proprietà private 82% Produttiva 6 rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 6 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 7% Monitoraggio 7% Evoluzione naturale 7% Nessuna 14% Primo 19% Terzo 3% Boschi senza esigenze di servizio 14% Boschi serviti 54% rinnovazione in fustaia 19% Secondo 64% Boschi non serviti 32%

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214 Area Forestale MONFERRATO CASALESE 51 Area in gran parte collinare con copertura arborea costituita principalmente da fustaie sopra ceduo di robinia; sensibile e ancora in aumento la superficie interessata da boscaglie di invasione. L uso del suolo e prevalentemente agricolo, costituito da seminativi in asciutta (frumento); nell area permangono lembi di castagneti, querceti e di vegetazione riparia di interesse naturalistico. Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha La gestione forestale prevede la conversione di una parte dei cedui composti mentre la restante viene mantenuta nell attuale forma di governo con possibilità di differenziazione degli assortimenti. La pressione antropica è ed è stata elevata, a scapito delle risorse ambientali. Il turismo rurale può essere un attività di interesse per lo sviluppo economico locale. Il territorio è vocato alla tartuficoltura (tartufo bianco), oggetto di promozione e valorizzazione Acero-tiglio-frassineti Arbusteti planiziali Boscaglie pioniere di invasione Faggete Boscaglie pioniere di invasione Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Orno-ostrieti Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Querceti di roverella Robinieti Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 4 Robinieti ,2 Querceti di roverella ,7 Boscaglie pioniere di invasione Querceti di roverella Robinieti Boscaglie pioniere di invasione ,6 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Acque greti e zone umide Boschi 24% Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti Pubblica 2% Private rilevate 2% Altri Enti < Protettiva Naturalistica 4% Produttiva 2 Arboricoltura da legno 6% Aree agricole 63% Altre proprietà private 96% Produttivoprotettiva 7 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 16% Monitoraggio 12% Nessuna 12% Primo 5 Boschi senza esigenze di servizio 12% Boschi serviti 59% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 72% Evoluzione naturale < Secondo 3 Terzo 2% Boschi non serviti 29%

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216 Area Forestale PIANURA ALESSANDRINA SETTENTRIONALE 52 Area prevalentemente planiziale con superficie forestale concentrata nelle aree collinari, alti terrazzi e lungo i principali corsi d acqua e caratterizzata da ceduo di robinia e formazioni riparie; notevole l incidenza dei seminativi e delle aree urbanizzate. Di particolare interesse naturalistico gli ambienti fluviali, Superficie territoriale: ha soggetti a tutela, lungo il Superficie forestale: ha fiume Po. Gestione forestale Indice di boscosità: 12% essenzialmente basata sull utilizzazione del ceduo. Il settore forestale assume un ruolo estremamente marginale. Le attività umane hanno fortemente inciso sulle risorse ambientali del territorio. La caccia è un settore importante anche in relazione alla conservazione delle superfici forestali. Il mercato del tartufo è di primaria importanza per il settore agroforestale. Le potenzialità per l arboricoltura in genere risulta alta, con possibilità di integrazione della rete ecologica Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Querco-carpineti Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Orno-ostrieti Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Robinieti Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Formazioni legnose riparie 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,3 Formazioni legnose riparie ,7 Querco-carpineti Robinieti Formazioni legnose riparie Querco-carpineti ,5 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Arboricoltura da legno 7% Acque greti e zone umide 3% Aree urbanizzate Boschi Praterie, pratopascoli, cespuglieti < Pubblica 19% Private rilevate 3% Altri Enti < Produttivoprotettiva Protettiva Turisticoricreativa < Aree agricole 7 Altre proprietà private 78% Produttiva 2 Naturalistica 49% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 5 miglioramento Nessuna 32% Primo 3% Terzo Boschi senza esigenze di servizio 28% Boschi serviti 16% Evoluzione naturale Monitoraggio 28% Secondo 6 Boschi non serviti 56%

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218 Area Forestale 53 8 Categorie forestali (ha) BASSO MONFERRATO ASTIGIANO Area in maggior parte collinare a uso agrario prevalente (seminativi). La superficie forestale, con una ripresa stimata media annua superiore ai m 3, è consistente e in espansione su ex coltivi, ma costituita prevalentemente da cedui di robinia. Sebbene in nuclei puntiformi, Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha nell area risiede una superficie Indice di boscosità: 36% boschiva ascrivibile ai Quercocarpineti (habitat di interesse comunitario) tra le più elevate. Scarsa cultura nella gestione boschiva multifunzionale legata essenzialmente al ceduo con conseguente minore attenzione alla salvaguardia della stabilità ecologica dei boschi. La morfologia e la fitta rete viabile permettono una buona accessibilità ai boschi. Il turismo rurale è in crescente sviluppo con possibili ricadute sul settore agroforestale. Area vocata alla tartuficoltura (tartufo bianco), oggetto di valorizzazione anche attraverso la tutela degli alberi e dei boschi produttori Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali Arbusteti planiziali, collinari Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Querco-carpineti Robinieti Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,2 Robinieti Querco-carpineti ,9 Querco-carpineti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 3 Aree urbanizzate 6% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 6% Pubblica 8% Altre proprietà 92% Produttivoprotettiva 46% Protettiva Turisticoricreativa < Naturalistica 22% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno Aree agricole 52% Produttiva 3 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 4% Monitoraggio 34% Nessuna 22% Primo 19% Terzo 3% Boschi senza esigenze di servizio 34% Boschi serviti 53% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 62% rinnovazione in fustaia < Secondo 56% Boschi non serviti 13%

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220 Area Forestale Categorie forestali (ha) ALTO MONFERRATO ASTIGIANO Area in maggior parte collinare a uso agrario prevalente (seminativi). La superficie forestale, è consistente e in espansione su ex coltivi, ma costituita prevalentemente da cedui di robinia. Presenza di diversi SIC e riserve naturali per la tutela della biodiversità. Superficie territoriale: ha Preponderante la proprietà Superficie forestale: ha Indice di boscosità: 26% forestale privata con conseguente difficoltà a predisporre una gestione unitaria e omogenea. Gestione boschiva con utilizzazioni legate al ceduo per usi energetici, con scarsa attenzione alla salvaguardia della stabilità ecologica e alla multifunzionalità dei boschi. La morfologia e la fitta rete viabile permettono una buona accessibilità ai boschi. Il notevole autoconsumo locale di legna da ardere, comporta il mantenimento di strutture semplificate utilizzabili anche da operatori non professionali. Il turismo rurale è in crescente sviluppo con possibili ricadute sul settore agroforestale quale paesaggio da valorizzare Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Robinieti Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 4 Robinieti , ,5 Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Acque greti e zone umide Boschi 2 Aree urbanizzate 8% Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti 3% Pubblica 2% Private rilevate < Altri Enti < Evoluzione libera < Protettiva 8% Turisticoricreativa < Naturalistica 17% Arboricoltura da legno Aree agricole 62% Altre proprietà private 97% Produttivoprotettiva 5 Produttiva 2 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 53% miglioramento 1 Nessuna 32% Primo 3% Terzo 2 Boschi senza esigenze di servizio 32% Boschi serviti 4 Evoluzione naturale < Monitoraggio 32% Secondo 4 Boschi non serviti 27%

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222 Area Forestale ROERO Categorie forestali (ha) Area in maggior parte collinare (rocche), con terrazzi planiziali antichi solcati da vallecole, a uso agrario prevalente, con indice di boscosità elevato, cui partecipa una significativa quota di arboricoltura da legno. La superficie forestale è consistente, anche per recente espansione su ex coltivi marginali, costituita Superficie territoriale: ha prevalentemente da cedui di Superficie forestale: ha robinia che infiltrano anche i relitti querco-carpineti, i querceti e castagneti dei rilievi. Indice di boscosità: Tra le emergenze naturalistiche e paesaggistiche da segnalare la presenza di pino silvestre e di castagneti da frutto secolari. Prevale la proprietà forestale privata frammentata, orientata a utilizzazioni per usi energetici e prelievi a scelta commerciale delle querce d alto fusto, con conseguente difficoltà a predisporre una gestione sostenibile. La morfologia e la rete viabile rurale consentono una buona accessibilità ai boschi, escluse le rocche. Il turismo rurale a orientamento eno-gastronomico è in crescente sviluppo, con possibili ricadute anche sul settore agroforestale quale componente del paesaggio da valorizzare Acero-tiglio-frassineti Arbusteti planiziali Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Boscaglie pioniere e di invasione Querco-carpineti Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Robinieti Formazioni legnose riparie 4 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,9 Querco-carpineti , ,4 Boscaglie pioniere di invasione ,5 Boscaglie pioniere di invasione Querco-carpineti Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 2 Aree urbanizzate 7% Praterie, pratopascoli, cespuglieti < Pubblica Private rilevate < Altri Enti Produttivoprotettiva 8% Protettiva 12% Evoluzione libera < Turisticoricreativa < Naturalistica 27% Acque greti e zone umide < Arboricoltura da legno Aree agricole 63% Altre proprietà private 98% Produttiva 53% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 4% Monitoraggio 12% Evoluzione naturale Nessuna 12% Primo 29% Boschi senza esigenze di servizio 12% Boschi serviti 6 rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 83% Secondo 38% Terzo 2 Boschi non serviti 27%

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224 Area Forestale PIANURA CUNEESE Categorie forestali (ha) Area planiziale a prevalente uso agricolo, in cui la superficie forestale e la risorsa legno ricoprono un ruolo secondario. I pochi boschi presenti si estendono lungo le fasce fluviali ma spesso sono costituiti esclusivamente da robinia. Presenza di diverse aree protette e Siti Natura 2000, creati per la salvaguardia di particolari Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha ambienti e tutela di realtà Indice di boscosità: floristiche e faunistiche. Trattandosi di un territorio pianeggiante è presente una forte componente produttiva, non limitata dalle difficoltà di accesso. Non esiste una filiera legno strutturata ma spesso sono gli agricoltori che gestiscono i boschi per ottenere legna da ardere. Fondamentale è promuovere la multifunzionalità del bosco con un occhio di riguardo ai relitti boschi planiziali e alle fasce fluviali, che sono parte integrante delle reti ecologiche Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Querco-carpineti Robinieti Formazioni legnose riparie Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,7 Formazioni legnose riparie ,9 Querco-carpineti Robinieti Formazioni legnose riparie Querco-carpineti ,6 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Acque greti e zone umide Arboricoltura da legno Boschi Aree urbanizzate 8% Pubblica 17% Private rilevate Altri Enti 4% Protettiva 18% Naturalistica 7% Produttiva 2 Aree agricole 8 Altre proprietà private 78% Produttivoprotettiva 5 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 46% miglioramento 38% Nessuna 1 Primo 7% Terzo 17% Boschi senza esigenze di servizio 16% Boschi serviti 5 Monitoraggio 16% Secondo 6 Boschi non serviti 29%

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226 Area Forestale 57 5 Categorie forestali (ha) PIANURA TORINESE MERIDIONALE Area totalmente planiziale, agricola con rilevanti zone urbanizzate prossime all area metropolitana torinese, con superficie e indice di boscosità minimo rispetto alla media della pianura piemontese, ove il contributo dell arboricoltura da legno (soprattutto pioppeti) sfiora il 5. I boschi sono relegati alle fasce Superficie territoriale: ha fluviali (Po, Sangone), Superficie forestale: ha all importante Parco di Stupinigi e alle scarpate di terrazzo Indice di boscosità: 8% dell altopiano di Poirino, sedi di aree protette regionali ora anche Siti Natura L utilizzazione dei boschi, tra cui i robinieti superano il 5 della superficie, è legata al ceduo per uso energetico. Notevoli sono le potenzialità di ulteriore sviluppo dell arboricoltura da legno a riconversione di suoli agrari, anche con l impianto di specie a breve ciclo per la produzione di biomassa e la ricostituzione delle formazioni lineari. La densità di popolazione residente e limitrofa all area e la sensibilità ambientale diffusa possono costituire buone opportunità per lo sviluppo di progetti di miglioramento boschivo e di riforestazione multifunzionale con un particolare orientamento alla fruizione Alneti planizilai, montani Boscaglie pioniere di invasione Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Querco-carpineti Robinieti Formazioni legnose riparie Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,2 Querco-carpineti ,1 Formazioni legnose riparie ,7 Querco-carpineti Robinieti Formazioni legnose riparie Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Arboricoltura da legno 4% Acque greti e zone umide Boschi 4% Aree urbanizzate Pubblica Private rilevate Altri Enti 14% Protettiva 28% Turisticoricreativa 2% Naturalistica 28% Aree agricole 8 Altre proprietà private 66% Produttiva 42% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 87% miglioramento 9% Monitoraggio 4% Evoluzione naturale < Secondo 29% Nessuna 4% Boschi senza esigenze di servizio 4% Boschi serviti 33% Terzo 2% Primo 6 Boschi non serviti 63%

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228 Area Forestale COLLINA E FASCIA FLUVIALE DEL PO TRATTO TORINESE Categorie forestali (ha) Area collinare a prevalente copertura forestale con agricoltura in regresso e sviluppo di insediamenti in espansione dall area metropolitana, comprendente anche un tratto della fascia fluviale del Po a uso agrario. La superficie forestale collinare è costituita prevalentemente da cedui sotto fustaia di querce e Superficie territoriale: ha robinia; quest ultima tende a Superficie forestale: ha espandersi in caso di utilizzazioni commerciali, in aumento per la Indice di boscosità 26% forte richiesta di legna da ardere propria di un area densamente popolata da insediamenti sparsi. Le valenze naturalistiche dei boschi collinari e ripari sono sottolineate dalla istituzione di aree protette e Siti Natura La proprietà forestale essenzialmente privata non associata è un ostacolo alla gestione sostenibile delle formazioni a latifoglie miste. La densità di popolazione residente vede crescere le istanze e opportunità per una valorizzazione multifunzionale dei boschi, orientata anche alla fruizione, in particolare con la densa rete di sentieri segnalati, e alla tutela del paesaggio. Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,1 Querco-carpineti ,9 Querceti di rovere ,9 Querceti di roverella ,4 Formazioni legnose riparie Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Boscaglie pioniere di invasione 4 Bosco di neoformazione Fustaia 3 Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Querco-carpineti Querco-carpineti Querceti di roverella Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Querceti di rovere Robinieti Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Proprietà per categorie principali (ha) Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Formazioni legnose riparie Formazioni legnose riparie Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Formazioni legnose riparie Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Acque greti e zone umide 3% Boschi 22% Aree urbanizzate 27% Pubblica 8% Altre proprietà 92% Protettiva 3% Naturalistica 4% Produttiva < Arboricoltura da legno 4% Aree agricole 37% Praterie, pratopascoli, cespuglieti 7% Rocce, macereti e ghiacciai < Produttivoprotettiva 93% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento < Monitoraggio 3% Nessuna 3% Primo < Terzo < Boschi senza esigenze di servizio 3% Boschi serviti 37% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 97% Secondo 97% Boschi non serviti 6

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230 Area Forestale CANAVESE EPOREDIESE 59 Area collinare eterogenea, con un ampio tratto pianeggiante nella porzione intramorenica, in cui prevalgono i cedui di robinia e castagno ma risultano anche particolarmente estesi i boschi umidi (alneti planiziali). Il paesaggio è prevalentemente agricolo con preponderanza dei seminativi irrigui. Area di notevole interesse Superficie territoriale: ha Superficie forestale: ha naturalistico, per la Indice di boscosità: 27% conservazione di zone umide e ambienti lacuali, e paesaggistico per la presenza dell imponente anfiteatro morenico. L utilizzazione forestale è basata sulla gestione del ceduo semplice ma permane una quota derivante dal ceduo composto, che permette una maggiore differenziazione degli assortimenti. Nell area il cancro corticale nei castagneti appare ancora particolarmente virulento. Buona l attitudine all arboricoltura nelle aree planiziali con possibilità di integrazione e miglioramento della rete ecologica Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziali e montani Alneti planizilai, montani Boscaglie pioniere di invasione Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Cerrete Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Querco-carpineti Proprietà per categorie principali (ha) Robinieti Formazioni legnose riparie 3 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 2 1 Robinieti , ,7 Querco-carpineti ,4 Alneti planiziali, montani Querco-carpineti Robinieti Alneti planiziali, montani ,7 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 2 Aree urbanizzate 9% Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti < Pubblica 6% Altri Enti < Private rilevate < Protettiva 2 Evoluzione libera < Turisticoricreativa < Naturalistica 27% Acque greti e zone umide 2% Arboricoltura da legno 7% Aree agricole 57% Altre proprietà private 94% Produttivoprotettiva Produttiva 32% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento Monitoraggio 22% Nessuna 22% Primo 19% Terzo 3% Boschi senza esigenze di servizio 22% Boschi serviti 53% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo Evoluzione naturale < 68% Secondo 56% Boschi non serviti 2

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232 Area Forestale 60 6 Categorie forestali (ha) PIANURA VERCELLESE 5 4 Area planiziale a prevalente uso agricolo, vocato alla risicoltura in cui la superficie forestale e la risorsa legno ricoprono un ruolo secondario; la diffusione dei boschi è maggiore nella parte occidentale e settentrionale dell area dove prevalgono i rilievi collinari e montuosi. Area ricca di zone protette di limitata estensione (circa il della sup.), ma importanti per la tutela dell avifauna e dei boschi planiziali (Parco di Trino). Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 1 L utilizzazione dei boschi è limitata al ceduo per produzione di legna da ardere. Forte risulta la pressione antropica sugli elementi naturali. La rinaturalizzazione delle sponde dei corsi d acqua offrirebbe l opportunità di migliorare la rete ecologica. Notevoli sono le potenzialità di sviluppo degli impianti forestali, a riconversione di suoli agrari, con destinazione naturalistica o per arboricoltura da legno Acero-tiglio-frassineti Alneti planiziale Arbusteti planiziali Boscaglie pioniere di invasione Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Ceduo in conversione Querco-carpineti Querceti di rovere Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Robinieti 7 Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti 6 5 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 4 Robinieti ,0 Querco-carpineti , ,4 Robinieti Querceti di rovere ,4 Querco-carpineti Querceti di rovere Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Acque greti e zone umide 2% Arboricoltura da legno 2% Boschi 9% Aree urbanizzate 7% Praterie, pratopascoli, cespuglieti < Pubblica 14% Privata rilevata Altri Enti 6% Produttivoprotettiva 24% Protettiva 7% Turisticoricreativa < Naturalistica 29% Aree agricole 8 Altre proprietà private 79% Produttiva 4 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 7% Monitoraggio 13% Evoluzione naturale Nessuna 2 Primo 7% Terzo 12% Boschi senza esigenze di servizio 13% Boschi serviti 42% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 7 rinnovazione in fustaia 4% Secondo 6 Boschi non serviti 4

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234 Area Forestale 61 4 Categorie forestali (ha) PIANURA BIELLESE 4 3 Area di alta pianura e terrazzi antichi con cordoni morenici, in cui per la ridotta capacità d uso agricolo dei suoli (baragge) si è conservata una discreta estensione forestale, con indice di boscosità massimo rispetto alla media della pianura piemontese, corrispondente ad aree a connotazione collinare. Zona di rilevante importanza anche naturalistica per la qualità delle formazioni seminaturali, che sfiorano il 6 del totale, tra Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 28% cui in particolare i querco-carpineti, sottolineata dall istituzione di aree protette e Siti della Rete Natura 2000 per la tutela di ambienti forestali, di brughiera e lacustri. La proprietà dei boschi è essenzialmente privata e frammentata, al di fuori delle aree demaniali militari; le utilizzazioni sono orientate alla legna da ardere e al prelievo a scelta commerciale delle querce mature, senza prospettive di rinnovazione per queste ultime. Le principali problematiche e prospettive gestionali sono quindi la gestione sostenibile delle fustaie planiziali e dei castagneti nei rilievi, anch essi spesso misti a querce, promuovendo l associazionismo Alneti planizilai, montani Boscaglie pioniere di invasione Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Privata rilevata Pubblica Querco-carpineti Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Querceti di rovere Proprietà per categorie principali (ha) Altre proprietà private Formazioni legnose riparie Robinieti 3 Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,3 2 1 Querco-carpineti , ,9 Robinieti Querceti di rovere ,8 Querco-carpineti Querceti di rovere Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Boschi 26% Aree urbanizzate Rocce, macereti e ghiacciai < Praterie, pratopascoli, cespuglieti < Pubblica 9% Private rilevate 2% Produttivoprotettiva 2 Protettiva 7% Turisticoricreativa Naturalistica 37% Acque greti e zone umide 3% Arboricoltura da legno 2% Aree agricole 59% Altre proprietà private 89% Produttiva Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento < Monitoraggio 9% Evoluzione naturale Nessuna 8% Primo 7% Terzo 29% Boschi senza esigenze di servizio 8% Boschi serviti 4 rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 9 Secondo 56% Boschi non serviti 52%

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236 Area Forestale PIANURA NOVARESE Categorie forestali (ha) Area planiziale agricola con particolare estensione della risicoltura. La superficie forestale, così come la risorsa legno, ricopre un ruolo secondario, anche se l indice di boscosità è superiore alla media della pianura piemontese, principalmente legato alle fasce fluviali del Ticino e del Sesia, importanti aree protette Superficie territoriale: ha regionali e Siti Natura Superficie forestale: ha Indice di boscosità: 18% L utilizzazione dei boschi, tra cui dominano i robinieti, è legata al ceduo per uso energetico. Forte risulta la pressione antropica sugli elementi naturali residui, con conseguente impoverimento floristico degli ambienti forestali (querco-carpineti), per la diffusione ed espansione di piante esotiche, tra cui ciliegio tardivo e quercia rossa oltre alla naturalizzata robinia, e progressiva riduzione delle formazioni lineari e zone umide. Notevoli sono le potenzialità di sviluppo dell arboricoltura da legno a riconversione di suoli agrari, anche con l impianto di specie a breve ciclo per la produzione di biomassa. Si auspica la ricostituzione della rete ecologica con importanti funzioni anche produttive, ripiantando le fasce arborate, principalmente lungo la rete irrigua sviluppata per la risicoltura Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Boscaglie pioniere di invasione Cerrete Pinete di Pino silvestre Querco-carpineti Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Boscaglie pioniere e di invasione Querco-carpineti Proprietà per categorie principali (ha) Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Robinieti Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) 2 Robinieti ,7 Querco-carpineti ,2 Boscaglie pioniere di invasione , ,2 1 Boscaglie pioniere di invasione Querco-carpineti Robinieti Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Acque greti e zone umide Boschi 16% Aree urbanizzate 1 Pubblica 6% Private rilevate Altri Enti Produttivoprotettiva 24% Protettiva 2% Naturalistica 29% Arboricoltura da legno 2% Aree agricole 7 Altre proprietà private 92% Produttiva 4 Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento Monitoraggio 2 Nessuna 19% Primo Terzo 2 Boschi senza esigenze di servizio 19% Boschi serviti 17% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 68% Evoluzione naturale Secondo 59% Boschi non serviti 64%

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238 Area Forestale PIANURA ALESSANDRINA MERIDIONALE 63 Area planiziale agricola, con indice di boscosità ridotto rispetto alla media della pianura piemontese, con popolamenti legati alle fasce fluviali (Po,Tanaro e affluenti) ove sono state istituite aree protette regionali ora anche Siti Natura 2000; la media è risollevata grazie alle formazioni forestali della porzione meridionale collinare. L utilizzazione dei boschi, tra cui i robinieti superano il 5 della superficie, è legata al ceduo per uso energetico. Superficie territoriale: Superficie forestale: Indice di boscosità: ha ha 12% Forte risulta la pressione antropica, con conseguente impoverimento degli ambienti forestali seminaturali (quercocarpineti) e progressiva riduzione delle formazioni lineari. Notevoli sono le potenzialità di sviluppo dell arboricoltura da legno a riconversione di suoli agrari, anche con l impianto di specie a breve ciclo per la produzione di biomassa. In tal senso l auspicata reintegrazione della rete ecologica ripiantando le fasce arborate campestri rivestirebbe importanti funzioni anche produttive Acero-tiglio-frassineti Alneti planizilai, montani Arbusteti planiziali Bosco senza gestione Bosco di neoformazione Fustaia Fustaia sopra ceduo Ceduo semplice Boscaglie pioniere e di invasione Cerrete Boscaglie pioniere di invasione Querceti di roverella Privata rilevata Pubblica Altre proprietà private Altri Enti Categorie forestali (ha) Querco-carpineti Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Rimboschimenti Principali categorie forestali per assetto (ha) Querceti di rovere Robinieti Proprietà per categorie principali (ha) Formazioni legnose riparie Formazioni legnose riparie Categorie forestali principali Superficie (ha) Area basimetrica (m 2 /ha) Volume (m 3 /ha) Incremento (m 3 /ha/anno) Robinieti ,9 Formazioni legnose riparie ,4 Querceti di roverella ,5 4 Querceti di rovere ,4 Boscaglie pioniere di invasione Querceti di roverella Querceti di rovere Robinieti Formazioni legnose riparie Boscaglie pioniere di invasione ,4 Coperture del territorio (ha) Superficie forestale per proprietà (ha) Destinazioni e obiettivi selvicolturali (ha) Arboricoltura da legno 2% Acque greti e zone umide Boschi Aree urbanizzate 7% Praterie, pratopascoli, cespuglieti < Pubblica 7% Private rilevate < Altri Enti < Protettiva 14% Evoluzione libera Turisticoricreativa < Naturalistica Aree agricole 8 Altre proprietà private 93% Produttivoprotettiva 46% Produttiva 29% Interventi selvicolturali (ha) Superficie forestale per priorità di intervento (ha) Esigenze di servizio (ha) miglioramento 8% Monitoraggio 24% Nessuna 26% Primo 16% Terzo 1 Boschi senza esigenze di servizio 2 Boschi serviti 44% rinnovazione in ceduo e fustaia sopra ceduo 66% Evoluzione naturale 2% Secondo 43% Boschi non serviti 3

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