Periodico di informazione e cultura d impresa promosso dalla Confcommercio di Catania - Anno IX- n. I

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1 supplemento a Confcommercio Notizie Periodico di zione e cultura d impresa promosso dalla Confcommercio di Catania - Anno IX- n. I PER RILANCIARE IL TURISMO SERVE UN MARCHIO ETNA La crisi colpisce duramente il settore. Esperti e addetti invocano infrastrutture e strategie di promozione serie inchiesta notizie intervista a la città che vorrei Liberalizzazioni, quel decreto che non piace (quasi) a nessuno Confcommercio offre il nuovo servizio di consulenza legale gratuito Raffaele Lombardo Caltagirone, a rischio la tradizione ceramista

2 2 MARZO 2012 impresa CONTINUA IL NOSTRO IMPEGNO PER LE IMPRESE DEL TERZIARIO. INTESA SANPAOLO METTE TRE MILIARDI DI EURO A DISPOSIZIONE DELLE IMPRESE DEL COMMERCIO, DEL TURISMO E DEI SERVIZI ASSOCIATE A CONFCOMMERCIO. L accordo a favore delle imprese nostre clienti prevede: 3 miliardi di euro sotto forma di finanziamenti a breve e lungo termine promozioni sui POS e sulle aperture di credito Anticipo Transato POS modello di autovalutazione messo a disposizione da Intesa Sanpaolo per conoscere il valore dell azienda e le sue potenzialità di crescita PER MAGGIORI INFORMAZIONI POTETE RIVOLGERVI ALLA FILIALE PIÙ VICINA O ALLA VOSTRA ASSOCIAZIONE, OPPURE CONSULTARE I SITI e Per tutte le condizioni contrattuali fare riferimento al Foglio Informativo disponibile in Filiale e sul sito internet della Banca. L accettazione delle richieste relative a prodotti e servizi bancari è soggetta a valutazione e approvazione della Banca. Messaggio Pubblicitario con finalità promozionale.

3 impresa in questo numero marzo 2012 MARZO 2012 sommario 3 Pag. Pag. Pag. Pag. Pag inchiesta Liberalizzazioni, quel decreto che non piace (quasi) a nessuno focus «Nel turismo, le risorse da sole non bastano. Servono attrazioni» intervista Raffaele Lombardo «Stiamo facendo la nostra parte ma serve l impegno di tutti» ascom ragusa «Spirito di aggregazione e dialogo sono indispensabili per la ripresa» dinastie Sozzi-Aghina / Onestà, correttezza e serietà sulle orme di nonna Ernestina» EDITORIALE A che gioco giocano le banche? Famiglie e imprese fanno grossi sacrifici per superare la crisi, mentre gli istituti di credito si ribellano anche di fronte al timido tentativo di abolire le commissioni. Prendono denaro a tassi minimi ma si fanno pagare caro per concedere prestiti. È ora di rompere con questo sistema Pag. Pag. Pag. Pag quaderni Come cambiano le aliquote contributive con la manovra Monti servizi L associazione per crescere, risparmiare e contare di più la città che vorrei A Caltagirone manca la cultura del turismo associazioni Fipe/ Security, formazione obbligatoria Siamo in crisi, nessuno lo può negare. I negozi chiudono e le vecchie botteghe artigiane stanno scomparendo, centinaia di aziende agricole hanno cessato l attività, i giovani non trovano lavoro e le famiglie hanno sempre più difficoltà a far quadrare i loro risicati bilanci eppure qualcuno ci dice, forse anche a (continua a pagina 4) Pag. Pag. Pag. Pag. Pag associazioni La Costituzione libera dalla mafia delegazioni Alfredo Agosta, uniti per la legalità servizi Una consulenza nel groviglio del sistema normativo Hr/organizzazione Internet, sms e social network quella dipendenza che distrae confnotizie Uno stop a nuovi Centri commerciali GERENZA IMPRESA INFORMA supplemento a Confcommercio Notizie periodico della Confcommercio Catania Reg. Trib. di Catania n. 28/96 edizione marzo 2012 DIRETTORE RESPONSABILE Pietro Agen DIREZIONE E REDAZIONE c/o Ass. Commercianti Via Mandrà, 8 - Catania tel fax REALIZZAZIONE EDITORIALE Blu Media V.le Andrea Doria, 69 Catania - tel PROGETTAZIONE TESTATA Signorelli&Partners V.le Andrea Doria, 69 Catania STAMPA Simeto Docks Srl Catania TIRATURA copie IN COPERTINA L Etna vista da Portella di Castiglione di Sicilia foto di Maria Enza Giannetto

4 4 MARZO 2012 editoriale impresa ragione, che bisogna fare nuovi sacrifici. Via l esenzione dell Ici dalla prima casa, aumenti dei valori catastali, esplosione del costo della benzina. A questo punto una domanda sorge spontanea: ma le banche? Le banche no! Per le banche tutto questo non vale e quando si adotta un timido intervento per l abolizione delle commissioni, apriti cielo! Si arriva, addirittura, alla richiesta di dimissioni del Presidente. Eppure le banche dovrebbero ricordarsi che recentemente le Bce ha erogato ingenti somme di denaro a un tasso del 1%. Denaro che le banche hanno prontamente reinvestito in titoli che rendono dal 5 al 7% e per scarsa parte in finanziamenti alle imprese con tassi che, con trucchetti vari, ormai superano mediamente il 10%. È tempo di dar vita a una grande banca delle imprese che, senza farsi travolgere da speculazioni si metta al servizio di chi chiede solo di lavorare, produrre e portare ricchezza al Paese È stata abolita la commissione di massimo scoperto ma è stato inserito un nuovo prelievo per la disponibilità dell affidamento che mediamente costa molto di più della vecchia commissione. Viene da sorridere a pensare che le banche si facciano pagare per concederci un affidamento su cui ci imporranno salatissimi interessi oltre a oneri vari. È un po come se chi ci vende un televisore o un chilo di pane ci facesse un sovrapprezzo per averceli resi disponibili. Sono le stesse banche che stanno cercando, giorno dopo giorno, con il silenzio colpevole di Bankitalia, di trasferire le loro vecchie sofferenze ai consorzi fidi, mettendone a repentaglio sia la storica funzione sociale, sia la capacità di resistenza. Una domanda cresce in noi: ma perché non rompere con questo sistema che definiremo perverso e perché non dar vita ad una grande banca delle imprese che facendo pagare il giusto, senza lasciarsi travolgere da speculazioni o da operazioni ad alto rischio, finalmente si metta al servizio di chi chiede solo di lavorare, produrre e portare ricchezza all Italia? M.D.M.

5 impresa MARZO 2012 inchiesta 5 Liberalizzazioni, quel decreto che non piace (quasi) a nessuno di Paola Pasetti Tra pressioni e proteste, l iter di approvazione della manovra Monti Salva Italia va avanti. Critiche sulle misure per promuovere la concorrenza: ecco che cosa ne pensano i diretti interessati Sulla carta doveva essere il decreto libera tutti, capace di rompere quelli che il premier Monti ha definito i tre grandi vincoli che hanno bloccato la crescita italiana: insufficiente concorrenza sui mercati, inadeguatezza delle infrastrutture, insufficienza delle procedure amministrative in tutti i campi. In pratica, però, il pacchetto liberalizzazioni non sembra piacere alla maggior parte delle categorie toccate dalle nuove misure. E in attesa di capire in che modo il testo approvato dal Consiglio dei Ministri - su cui incombono già 2400 emendamenti - verrà fuori dal vaglio parlamentare, i malumori sembrano trasversali. Minacciano serrate i farmacisti, che non sembrano digerire le 5000 nuove aperture previste dal decreto e il rapporto di un esercizio ogni 3000 abitanti. Il decreto non piace nemmeno a commercianti e panificatori, che aspettano di saperne di più su come sarà gestita la liberalizzazione degli orari, vista come un pericoloso aggravio per gli esercenti, e che vedono la manovra come l ennesimo tentativo di penalizzare le piccole e medie imprese a vantaggio dei centri commerciali e dei giganti della grande distribuzione organizzata. Persino i benzinai, che invece - a quanto pare - dalla manovra si aspettavano parecchio, si dicono delusi. Le misure predisposte dal Governo Monti, infatti, non sembrano intaccare lo strapotere delle compagnie petrolifere, negando di fatto la possibilità di far calare i prezzi del carburante. Al momento i benefici più evidenti sembrano averli ottenuti i taxisti, sui quali il Governo sembra aver fatto indietro tutta. Saltati definitivamente, a quanto pare, la doppia licenza, le licenze parttime e i taxi stagionali, mentre la con- «Questa riforma rischia di destrutturare un sistema composto, che finora ha mantenuto saldamente una capacità di servizio all utenza - sottolinea Maurizio Prestifilippo, farmacista e presidente di Confcommercio Enna -. Le liberalizzazioni non solo non portano un reale vantaggio per i consumatori, ma di fatto mettono nelle mani di poche grandi società finanziarie il settore distributivo, come sta avvecessione di nuove licenze e l attivazione dell extraterritorialità del servizio spetterà a Comuni e Regioni. Ma l iter di approvazione del decreto si preannuncia ancora pieno di ostacoli, condizionato com è dalle pressioni delle lobby da un lato e dalla non facile quadra politica dall altro. Per non parlare dei problemi di natura tecnica venuti fuori negli ultimi giorni: pare, infatti, che alcuni dei capitoli - Srl dei giovani e tribunale delle imprese - non abbiano la necessaria copertura finanziaria. Una materia ancora magmatica, insomma, su cui è difficile fare previsioni e che per il momento obbliga a fermarsi alle congetture. In attesa di capire che cosa sopravviverà al tira e molla degli interessi di parte abbiamo interpellato alcuni rappresentanti del mondo del commercio, appartenenti a varie categorie, per capire che aria tira e sondare l umore con cui il Paese si prepara ad accogliere le misure anti-crisi. Farmacisti / Maurizio Prestifilippo: «C è grande ipocrisia da parte dello Stato» continua a pag. 6

6 6 MARZO 2012 inchiesta impresa segue da pag. 5 nendo con la Gdo. Oggi si sta facendo una scelta che non avvantaggia né i cittadini né i piccoli imprenditori e mette il Paese nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, che peraltro spesso non sono nemmeno italiani». «Questo decreto - continua Prestifilippo - è pieno di ipocrisie. Anzitutto il rapporto di una farmacia ogni tremila abitanti non è reale, ma scende a 2700 se si considera che al superamento di 500 abitanti bisogna aggiungere un esercizio, portandoci ben al di sotto della media europea. Per quanto riguarda la liberalizzazione degli orari, poi, è assurdo pensare che si possa far riprendere l economia italiana gravando di ulteriori costi le attività commerciali; se non si aumenta la capacità di spesa della popolazione, aumentare l offerta non serve a niente». Naufragata l intenzione di liberalizzare la vendita dei farmaci di fascia C, sembra resistere l obbligo per il medico di indicare in ricetta il farmaco generico. «Un altra ipocrisia - continua Prestifilippo -. I medici non si fanno sottrarre il potere di indirizzare i consumi, un potere che difendono strenuamente perché ne hanno dei vantaggi nel rapporto con le imprese farmaceutiche. Questo decreto autorizza i medici a indicare in ricetta la non sostituibilità in maniera sistematica, secondo un calcolo affaristico. In realtà stiamo transitando verso il generico più per volontà dei cittadini e dei farmacisti che non per adesione dei medici, i quali non possono essere convinti per decreto, ma con altri sistemi, specialmente con i controlli». «Il problema maggiore per le farmacie - prosegue il presidente dei commercianti della provincia di Enna - sono i ritardi con cui arrivano i rimborsi. Ritardi tanto più gravi qui al Sud, dove il sistema sanitario grava più sul sistema farmaceutico che su quello ospedaliero. Se fosse stata data la possibilità di vendere anche altrove i farmaci di fascia C, che costituiscono il 9-10% del fatturato globale di una farmacia, sarebbe stato un bel problema, considerato che sono gli unici pagati in contanti e su cui finora non abbiamo potuto praticare gli sconti. In ogni caso - conclude Prestifilippo- dispiace molto per i parafarmacisti, che sono stati prima illusi e poi abbandonati dai Governi». Benzinai / Salvatore Vasta: «Non è così che si abbassa il prezzo del carburante» «Questo decreto non tiene conto della realtà italiana», esordisce Salvatore Vasta, che demolisce la manovra punto per punto. «Dare la possibilità ai gestori di acquistare il prodotto dove ritengono più opportuno e più conveniente - spiega Vasta, proprietario e gestore di un impianto nel quartiere Cibali - è cosa molto più difficile di quanto si voglia far credere, anche perché la maggioranza degli impianti è di proprietà delle compagnie petrolifere e pertanto vi è una esclusiva che difficilmente potrà essere aggirata. L idea che aumentare il numero degli impianti si traduca in un risparmio per i consumatori è assurda, tanto che negli altri Paesi d Europa, dove ci sono meno impianti che in Italia, il costo del carburante è inferiore. La via da seguire dovrebbe essere quella di diminuire il numero dei distributori, razionalizzando la rete con la chiusura delle realtà più piccole. In questo modo le società proprietarie delle strutture ne avrebbero un risparmio in termini di distribuzione e di manutenzione degli impianti, e aumenterebbe pure l erogato di ciascun distributore; un risparmio a monte, che si potrebbe riversare sul costo finale per l automobilista». Ma sono altri i modi per far abbassare il costo di benzina e gasolio: «Si vuol far credere che l aumento del carburante sia dovuto al cartello tra le compagnie petrolifere - tiene a sottolineare Salvatore Vasta - ma la verità è un altra. Il costo industriale dei carburanti è simile in tutta Europa; ciò che fa lievitare il prezzo in Italia sono le accise e la pressione fiscale, che incidono per il 70%. È su quella parte che lo Stato dovrebbe agire, invece di continuare a gravare sul carburante ogni volta che ha bisogno di rastrellare fondi. Lo scorso anno, per esempio, è stata introdotta un ulteriore accisa per finanziare il mondo dello spettacolo, quando sarebbe bastato aumentare i prezzi dei biglietti o mettere fine alla pratica degli ingressi omaggio dati a destra e a manca». Vasta esprime le sue perplessità Anche su altri aspetti del decreto, come sul prolungamento degli orari di apertura: «Non è l orario prolungato che incentiva le vendite, sono i soldi che si hanno in tasca, e noi italiani ne abbiamo sempre meno. Rimanere aperti più a lungo è inutile e dannoso: per i gestori significa dover sostenere costi maggiori ed esporsi ulteriormente al rischio di rapine. Ma non è l unica stranezza di questo decreto. Pare che il testo preveda la possibilità per i benzinai di vendere prodotti di vario genere e categorie merceologiche, ma pone un limite quando si tratta dei tabacchi: in questo caso occorre che l impianto abbia una superficie superiore ai 1500 metri quadrati. Una condizione che, di fatto, esclude la quasi totalità dei distributori in città». Edicolanti / Santo La Rosa: «Vogliamo diventare imprenditori, non marionette» «Per quanto ne sappiamo ad oggi, il decreto Monti sembra essere positivo per noi edicolanti», dice Santo La Rosa, che ha un edicola nella centralissima piazza Duomo. «Il fuori resa, la possibilità cioè di restituire i prodotti che non vendiamo, ci permetterebbe finalmente di uscire da una condizione di inferiorità. Con il sistema attuale, infatti, noi edicolanti non siamo messi nelle condizioni di agire da imprenditori. Siamo tenuti a prenderci quello che ci impone il fornitore e a obbedire a logiche commerciali che non ci appartengono e non ci avvantaggiano. Siamo diventati quelli dei primi numeri : gli editori ci usano per vendere i primi fascicoli e poi cercano di accaparrarsi il cliente con gli abbonamenti diretti, tagliandoci fuori. Siamo servitori, non imprenditori». «Quello che non è ancora chiaro di questo decreto - sottolinea La

7 impresa MARZO Rosa - è che genere di prodotti potremo vendere nelle edicole. In ogni caso la liberalizzazione, se deve essere fatta, deve valere per tutti: non è equo che i tabaccai possano vendere i giornali e le edicole non possano vendere le sigarette». «Quanto al prolungamento degli orari, personalmente sto già aperto dalle 6 alle 20, più di così non reggerei. Il nostro è un settore già molto provato, nell ultimo quinquennio il fatturato si è ridotto del 60%. Quello che ci potrebbe dare un po di respiro potrebbe essere aumentare il nostro aggio, adeguarlo ai tempi. Solo così potremmo diventare concorrenziali, decidere se effettuare sconti sul prezzo di copertina; ma stando così come stanno le cose il nostro ruolo si riduce a quello di marionette che stanno dietro il bancone sperando di vendere il maggior numero di copie possibile». Panificatori / Giusi La Cava: «Apertura festiva onerosa ma contrasta l abusivismo» «Il decreto Monti - spiega Giusi La Cava, vice presidente Assipan Sicilia - prevede una liberalizzazione totale, di orari e di prezzi. L orario di apertura viene allungato e si può rimanere aperti anche nei giorni festivi, una condizione che da un lato vincolerebbe il datore di lavoro 365 giorni l anno, ma di contro permetterebbe di contrastare l abusivismo, i cittadini non dovrebbero comprare il pane fresco dagli abusivi, ma al panificio dove si può contare su qualità e rispetto delle norme iginiche. C è da tenere conto, però, che per i piccoli panifici l apertura domenicale diventa onerosa dal punto di vista economico». «Da quando sono state liberalizzate le licenze - aggiunge La Cava - c è già troppa concorrenza tra panificatori. Così rischiamo di andare incontro a una guerra tra poveri: un panificio che ha personale regolarmente assunto, che paga le tasse e che fa ricorso a materie prime di qualità non ha un grosso margine di guadagno. Un modo per aumentare un po il fatturato potrebbe essere quello di prevedere accanto al banco con i prodotti da forno, anche un angolo in cui poter fare colazione, prendere un caffè o un cappuccino, diversificare un po l attività, ma qui a Catania non c è ancora quest abitudine, che invece si è diffusa in qualche città del Nord». L AUDIZIONE DI RETE IMPRESE ITALIA «È fondamentale che si facciano scelte capaci di incidere su nodi strategici per la crescita» «Ciò che sarebbe importante per la nostra categoria e per i consumatori - conclude La Cava - sarebbe fare in modo di imporre la tracciablità del prodotto, visto che il grano è tra la materie prime più presenti sulle nostre tavole. Garantire la trasparenza della filiera è l unica condizione per offrire ai clienti la qualità che cercano». Commercianti / Giancarlo Tropea: «Le regole devono valere per tutti» Una delegazione di Rete Imprese Italia, guidata dal Presidente Marco Venturi, ha preso parte all audizione sul decreto legge sulle liberalizzazioni presso la Commissione Industria, Commercio e Turismo del Senato. Rete Imprese Italia ha sottolineato l esigenza che il processo delle liberalizzazioni proceda su tempi rapidi a beneficio dei cittadini e delle imprese, intervenendo sui nodi strategici per la crescita economica e sociale. «Ci aspettiamo una riduzione dei costi e delle tariffe dei servizi pubblici e privati e la creazione di nuove opportunità di mercato attraverso l arretramento di posizioni monopolistiche ed oligopolistiche. Bisogna anche accelerare i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni», ha dichiarato Venturi. È importante in particolare per Rete Imprese Italia dare impulso al processo di liberalizzazione dei mercati in cui è ancora forte la presenza pubblica attraverso le autorità indipendenti per garantire imparzialità, parità di trattamento e certezza della regolazione. Del resto - osserva Rete Imprese Italia - il settore manifatturiero e i servizi di mercato sono settori in cui le barriere protezionistiche sono ormai del tutto assenti. Ben diversa la situazione di altri comparti quali le utilities, le professioni, il credito e le assicurazioni che presentano più consistenti barriere all entrata di nuovi soggetti. Rete Imprese Italia ha chiesto di rafforzare le misure del provvedimento che riguardano le disposizioni in materia di separazione proprietaria (Eni-Snam). Valutazioni negative, invece, sulla disciplina introdotta in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari. Inoltre sono state avanzate proposte sulla liberalizzazione della distribuzione dei carburanti, del credito (ambito nel quale si chiede un maggior ruolo per i Confidi), della riduzione delle commissioni bancarie e di modificare la norma sul risarcimento Rc Auto, che penalizza i consumatori e le imprese di carrozzeria. Tali osservazioni vogliono essere un contributo di merito che viene avanzato unitariamente nell intento di favorire una migliore definizione del provvedimento, più vicino alle istanze delle Pmi e dell impresa diffusa con un collegamento più diretto alla necessità di rilanciare lo sviluppo. «Liberalizzare gli orari può essere un fatto positivo - dice Giancarlo Tropea, commerciante nel settore dell abbigliamento - a patto però che ci sia una pianificazione territoriale che preveda regole uguali per tutti, altrimenti si creerebbe una situazione caotica e si andrebbe al massacro. Negli ultimi anni Catania è stata accerchiata dai centri commerciali, e l unico modo per i negozi del centro storico di sopravvivere è che siano stabilite nuove regole, anche alla luce delle abitudini di consumo». «Personalmente - continua Tropea - ho sempre visto positivamente l idea di poter fare l orario continuato e, nella stagione estiva, di far slittare in avanti l orario di apertura: in una città calda come Catania è assurdo chiudere i negozi alle 20. Vedo bene anche l apertura festiva: ormai le famiglie fanno acquisti nel weekend, per cui si potrebbe decidere di rimanere aperti la domenica e spostare il giorno di chiusura ad un altro giorno della settimana. Ma la regola deve valere per tutti, anche per i centri commerciali». Ancora controversa, per quanto riguarda i commercianti, è la questione dei saldi liberi : prevista nella prima bozza del decreto, pare che il Governo abbia fatto inversione di marcia. «A mio parere - dice Tropea - la soluzione migliore sarebbe quella di individuare due segmenti distinti: i negozi che hanno saldi tutto l anno, come gli outlet, e quelli che li fanno solo nei periodi prestabiliti; al consumatore spetta poi la scelta. In ogni caso - conclude Tropea - il vero problema di questo Paese è che mancano i controlli, e troppe persone si sentono autorizzate a trasgredire le regole».

8 processo è semplice: queste compagnie, per portare persone da noi, vogliono solo una cosa: la convenienza. Loro richiedono un vero e proprio premio per passeggero ma, per la città che poi li ospiterà, l aumento di passeggeri significa aumento di presenze e di fatturato. In pratica, investendo dieci milioni di euro - ovvero 10 euro a turista - porteremmo un milione di persone per sei giorni nella nostra provincia. Vuol dire sei milioni di presenze che con una spesa media di 100 euro al giorno fanno 600 milioni di euro». Cifre importanti e investimenti che, ovviamente, dovrebbero essere a carico del settore pubblico, ma che poi avrebbero una ricaduta interessante su tutta l economia, stimolando anche gli investimenti dei privati. «Certo - continua Agen - è molto importante anche una buona promozione all estero, ma per farlo, non possono certo bastare i nostri assessorati al turismo. Anzi, io sono convinto che dovremmo abolirli e trasformarli in assessorati all accoglienza. Un assessore al turismo di un piccolo comune, per quanto in gamba, non ha gli strumenti per promuove- 8 MARZO 2012 focus impresa «Nel turismo, le risorse da sole non bastano. Servono attrazioni» La crisi colpisce duramente il settore che a Catania non è mai riuscito a compiere il grande salto Per affrontare le difficoltà, gli esperti invocano infrastrutture e strategie di promozione serie di Maria Enza Giannetto Minori presenze e fatturati più bassi. La crisi economica, abbattendosi su un settore già duramente colpito come quello turistico, non poteva che mietere ancora più vittime. Il settore vacilla e continuano a mancare quelle strategie serie che potrebbero fare del comparto turistico il vero motore dell economia siciliana. Dall Etna al mare, passando per i centri storici medievali e barocchi, fino agli scavi archeologici di epoca greco-romana, Catania possiede tutte le carte in regola per compiere quel salto di qualità che potrebbe renderla una grande destinazione al centro del Mediterraneo. Eppure, questo non accade. «Il turismo - dice Pietro Agen, presidente Confcommercio Sicilia - può essere la risposta concreta alla crisi, soprattutto nel medio periodo, ma è chiaro che bisogna cominciare a programmare, altrimenti non saremo mai pronti. Il turismo è una scienza perfetta e la programmazione richiede una serie di iniziative, che possono stimolare, a catena, nuovi investimenti. Prima di tutto, dobbiamo rendere il territorio più appetibile e per farlo bisogna abbellirlo e dotarlo di servizi. Ecco perché è importante parlare di piano dei colori e di incentivi alle ristrutturazioni che di sicuro rendono più gradevoli i nostri abitati. Se una città come Catania fosse più pulita, con più verde, meno traffico e maggiori servizi di sicuro attirerebbe più investimenti». Insomma, maggiore cura del territorio e delle città, trasporti metropolitani, intrattenimento, offerte culturali. Sono queste le basi di una buona politica turistica. Ma come si riescono, davvero, a portare più visitatori a Pietro Agen Pietro Agen: «Basterebbe un accordo con le compagnie aeree low cost per portare più visitatori. La città deve, però, saperli accogliere: verde pulizia, parcheggi, eventi. Mettiamoci nei loro panni» Catania? «Nel breve periodo - continua Agen -, basterebbe un accordo con le compagnie aeree low cost. Sarebbe una ventata positiva per la crescita. Abbiamo tanti esempi sul territorio nazionale di come, dopo un accordo con il vettore, la destinazione sia diventata una meta ambita dai visitatori. Il

9 impresa MARZO al credito è facile capire come per i piccoli esercenti nell ambito della ristorazione e dell intrattenimento sia praticamente impossibile, in questo momento, pensare di investire nella crescita. Qui al massimo si deve pensare a mantenere i posti di lavoro. Se poi dobbiamo parlare di turismo, purtroppo, non si riesce a fare un discorso preciso e circostanziato: noi dovremmo intercettare i turisti nelle grandi capitali europee e con un marketing adeguato, attirarli da noi. Per riuscirci, serve soprattutto l impegno del pubblico ma questo non avviene, soprattutto per mancanza di fondi e di strumenti. Manca un progetto turistico concreto. Basta pensare a quello che è successo con la carta turistica di soggiorno introdotta dal Comune di Catania e accettata a denti stretti da noi tutti nella speranza che almeno si potesse creare una riserva di fondi da reinvestire nella cura della città. Non è accaduto nulla del genere. Se non riusciamo a mettere a punto una politica unitaria siamo davvero perduti, le risorse non vanno disperse in tanti piccoli progetti, ma serve concertazione». «L unico modo per rilanciare il turismo è investire, soprattutto in termini di promozione e di immagine», non ha dubbi Benedetto Puglisi, docente di Marketing turistico del Corso di laurea in Economia e Gestione delle Imprese Turistiche e docente di Destination management e Marketing del Corso di Laurea Specialistica in Management Turistico all Università dere all estero il proprio territorio, il suo ruolo dovrebbe essere, semmai, renderlo più appetibile e preoccuparsi che il turista sia benvenuto, trattato correttamente e che poi possa trovare strade pulite, eventi culturali, negozi aperti. Questo è fare marketing, pensare a cosa possono cercare i visitatori. Ecco perché certe cose sono intollerabili: sporcizia, verde pubblico disintegrato, traffico nel caos. Dobbiamo studiare strategie per offrire ai turisti tutte le nostre attrazioni». Presentare al meglio, quindi, l offerta turistica già presente sul nostro territorio: dal mare alla montagna, dal congressuale alla movida. Anche se, un altra strada possibile, potrebbe essere specializzarsi in un solo ambito. «Certo anche la specializzazione è una possibilità - conclude Agen -, ma è anche un rischio, perché se il vento cambia si precipita. Meglio favorire il turismo di tutti i tipi: tanti piccoli target creano un fenomeno. E poi Catania è, come dice Sgarbi, una città prima in niente e seconda in tutto: è necessario scoprirla, valorizzarla, Dario Pistorio renderla accessibile. Abbiamo un centro storico meraviglioso, un fazzoletto di quattro chilometri quadrati che racchiude via Crociferi, la Catania sotterranea, il secondo monastero benedettino più grande del mondo, bellissime piazze. Ma, mettiamoci, ancora una volta nei panni del turista che viene in macchina fino in centro: trovare un parcheggio è impossibile, ancor meno un punto di zioni. Mancano servizi, idee, logica. Ad esempio, a breve verranno dismessi gli ospedali Santa Marta e Santo Bambino, è così assurdo pensare di adibire quell area a grande parcheggio in centro?». Il discorso è chiaro, tutto dovrebbe partire da un investimento del pubblico e poi i privati farebbero la loro parte, rendendo piacevole la permanenza del turista. «Noi siamo gli ambasciatori della nostra tradizione: il nostro dovere, quando arrivano i turisti, è far portare loro a casa un ottimo ricordo, per questo investire sul turismo non può voler dire solo aumentare i posti letto o rinnovare le strutture alberghiere esistenti. Bisogna aiuta- re anche tutto il sistema della ristorazione e dei servizi. Il visitatore vuole entrare nei nostri bar, andare nei nostri stabilimenti balneari, vivere la nostra movida frequentando le nostre discoteche e i nostri pub, conoscere la nostra enogastronomia, mangiando nei nostri ristoranti. Insomma noi siamo il biglietto da visita di questa provincia», ne è convinto Dario Pistorio, presidente regionale Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che offre una fotografia molto buia del settore in questo momento. «Il momento è davvero difficile - dice Pistorio -, nel nostro settore ci sono ormai parecchi licenziamenti e io, ad essere sincero, vedo tutto nero all orizzonte. Mi arrivano grida di dolore da tutte le parti e le liberalizzazioni stanno infliggendo l ennesimo colpo mortale». Eppure, una certa filosofia economica dice che in tempi di crisi si dovrebbe investire e non battere in ritirata. «Purtroppo - continua Benedetto Puglisi Pistorio - la Regione ha fatto un operazione sulle ristrutturazioni degli alberghi preesistenti e nient altro. Non abbiamo una normativa che aiuti le piccole e medie imprese a compiere nuovi investimenti, se a questo aggiungiamo che le banche hanno davvero chiuso l accesso

10 10 MARZO 2012 focus impresa Benedetto Puglisi: «Il nostro errore è pensare che mare sole e cultura bastino ad attirare visitarori. Bisogna rendere il territorio appetibile e poi investire in immagine con politiche di branding condivise» gli Studi di Catania. «Le crisi devono sempre essere viste anche come opportunità. La provincia di Catania oggi paga lo scotto di non essersi costruita un immagine forte a livello internazionale, Catania non ha un brand, un suo logo, un marchio riconoscibile». Eppure, si sente parlare di marchio Etna, marchio Sicilia, da anni, dove si inceppa il meccanismo? «Non esiste concertazione tra pubblico e privato - sostiene Puglisi - mentre il logo, e questo è importantissimo, deve essere condiviso e nascere dal territorio stesso, non può certamente essere imposto. Ovviamente per il comprensorio catanese sarebbe auspicabile utilizzare il brand Etna. Qualche tempo fa una ricerca ha mostrato che il nome Etna è usato nella denominazione di circa 300 prodotti: purtroppo però manca una politica di branding. Spesso ci si chiede perchè il turismo siciliano e catanese sia in crisi nonostante le nostre potenzialità. Di fatto siamo in crisi e perdiamo anche quelle poche quote di mercato raggiunte perché ragioniamo solo in termini di risorse. Mi spiego meglio: noi siciliani sappiamo di avere storia, cultura, mare e montagna e ci limitiamo a pensare che questo basti perché i turisti vengano a cercarci. Purtroppo però le nostre risorse non sono attrattive: le risorse senza servizi che le rendano appetibili non diventano attrazioni, quelle che davvero servono per diventare meta turistica. Inoltre, come se non bastasse, quelle poche attrazioni che abbiamo non riusciamo o non sappiamo comunicarle». La chiave di tutto è quindi una buona campagna di marketing che vada a supportare le buone strategie. Un marchio Etna che potrebbe connotare tutta un offerta di servizi e di attrazioni del territorio Nico Torrisi catanese. E di fatto, il marchio Etna è già utilizzato anche nel nome di alcuni distretti turistici appena nati. Saranno davvero i distretti il futuro del marketing turistico? «I distretti turistici - continua Puglisi - potrebbero essere veicolo di rilancio, ma devono dotarsi di una struttura organizzativa adeguata, se non vengono impiegate professionalità competenti e qualificate, anche questi si trasformeranno nell ennesimo spreco di soldi». Proprio per evitare che i nascenti distretti si possano trasformare in carozzoni parapolitici la legge prevede che ci sia una percentuale minima di partecipazione dei privati, come nel caso del distretto Mare dell Etna. «I distretti, con questa collaborazione tra privato e pubblico ci permetteranno di sederci insieme e collaborare per lanciare un marketing forte del nostro territorio», spiega Nico Torrisi, presidente Federalberghi Sicilia e Confturismo Catania che è anche vicepresidente del distretto Mare dell Etna, fresco di presentazione ufficiale alla Bit di Milano. «È importante riuscire a sfruttare l opportunità della legge regionale e spendere i fondi europei fattivamente per il territorio, senza dispendio. La sinergia tra pubblico e privato è determinante: insieme abbiamo trovato una linea d intesa. Se in passato si sono perse occasioni importanti, il Distretto è oggi fondamento per un utilizzo dei fondi europei, che troppo spesso sono stati restituiti al mittente. Il Mare dell Etna, con 16 comuni (e altri 4 in arrivo) tutti in provincia di Catania ha già progetti cantierabili e di sicuro non è e non vuole essere carrozzone parapolitico, e la partenza lo dimostra. Una prova su tutte: il consiglio di amministrazione non percepisce emolumenti, secondo le linee che hanno fatto i progettisti». La nuova era del marketing turistico, quindi, è al via. Ma quali sarenno le priorità? Come verranno spesi i soldi europei? In infrastrutture, strutture, ristrutturazioni e promozione. Così sembra, almeno.

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12 12 MARZO 2012 primo piano impresa «Stiamo facendo la nostra parte ma serve l impegno convinto di tutti» Il presidente Raffaele Lombardo parla dell azione della sua Giunta sulla lotta alla mafia, sviluppo e modernizzazione del sistema amministrativo. «Il governo centrale e l Europa devono sostenerci» di Gennaro Giacobbe «La lotta alla mafia non può e non deve essere un mero esercizio lessicale. Il contrasto va fatto con atti concreti, non a parole». Questa è la posizione netta del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo a pochi giorni dalle dimissioni, con tanto di strascico polemico, di Vittorio Sgarbi da sindaco di Salemi. Le stesse di sempre, le analisi politiche riproposte dal critico e politico milanese: mafia e irredimibilità della nostra terra, ricordano concetti di sciasciana memoria: Per la Sicilia non c è speranza - dice l ex sindaco - la lotta alla mafia è l unico elemento su cui si muove la dialettica, per il resto è tutto inutile. Lei che dice su questo, Presidente? «Il governo regionale, sin dal suo insediamento, ha realizzato una serie di azioni per combattere le infiltrazioni mafiose, soprattutto nei settori a maggiore permeabilità, come quello dei rifiuti, delle energie rinnovabili, della sanità e della pubblica amministrazione. Siamo stati i primi a varare il cosiddetto Codice Vigna, documento antimafia e anticorruzione della pubblica amministrazione, elaborato dalla commissione regionale presieduta proprio dall ex procuratore nazionale antimafia Pierluigi Vigna per mettere in atto processi virtuosi di trasparenza e legalità. Nel settore delle energie rinnovabili è stato fatto un lavoro che può essere preso ad esempio dall Unione Europea, perché sono state realizzate procedure che garantiscono un pieno controllo di legalità e mirano a scoraggiare qualsiasi tentativo di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Tali procedure sono state giudicate dai commissari come best practice nella gestione dei fondi europei. Abbiamo rivoluzionato il sistema dei rifiuti, attorno al quale si concentravano interessi illegali. Abbiamo cambiato volto alla sanità siciliana, con la legge di riforma che, oltre a garantire servizi efficienti ai cittadini, consente la razionalizzazione delle risorse, impedendo di fatto inquinamenti mafiosi. Raffaele Lombardo, presidente della Regione Siciliana dal 2008 «La Sicilia è da sempre lo snodo cruciale del Mediterraneo Abbiamo professionalità e know how che non hanno niente da invidiare agli altri Paesi europei» Sono questi i veri risultati su cui puntare; perciò è necessario che l azione intrapresa non si interrompa, che il lavoro di questo governo vada avanti nell interesse della Sicilia e dei siciliani». A proposito di gestione dei fondi europei, la Sicilia risulta al penultimo posto, solo dopo la Campania, per l utilizzo delle somme nel periodo 2007/2013, malgrado sia la Regione che ha usufruito della quota maggiore di fondi comunitari. Mancano forse le idee sui progetti? Oppure è la burocrazia che, come spesso accade, blocca tutto? O ancora, è stato un errore politico di indirizzo stra- tegico della spesa. Qual è il piano del governo per riuscire a spendere in progetti che siano davvero utili per i siciliani? «Vi sono certamente ritardi sui quali siamo già intervenuti e continueremo a intervenire. Ma occorre precisare che i rallentamenti burocratici non stanno solo in Sicilia, ma anche a Roma e a Bruxelles. La burocrazia è necessaria per assicurare trasparenza e rigore, ma proprio per questo, i tempi non possono essere sempre quelli che vorremmo. Tornando alle lentezze siciliane ho già inoltrato una nota a tutti gli assessori, perchè diventi vincolo contrattuale per i dirigenti generali, una clausola in cui è previsto che, o si va avanti con la spesa europea, oppure nessuno potrà restare al suo posto. Non possiamo permettercelo». Parliamo di economia. Sia Fiat sia Trenitalia hanno abbandonano la Sicilia, la Cgil dice che il 40% dei siciliani ha un reddito prossimo alla povertà e le statistiche nazionali indicano che la qualità della vita nelle nostre città è agli ultimi posti del Paese. Secondo lei, qual è la strada per rilanciare il sistema senza scendere a compromessi con la mafia? «La ricetta è creare occasioni di sviluppo che siano alternative alla criminalità

13 impresa MARZO organizzata. Per farlo bisogna utilizzare strumenti efficaci, finalizzati all attrazione di investimenti. La Sicilia è da sempre lo snodo cruciale del Mediterraneo, ci sono professionalità e know how che non hanno niente da invidiare ad altri Paesi europei. Noi lavoriamo per fare la nostra parte ma, serve un impegno comune e convinto di tutto il sistema Paese e il sostegno dell Europa per realizzare un azione lungimirante e per conseguire risultati stabili. La commissione da me promossa per l analisi e la predisposizione delle linee guida sullo sviluppo della Sicilia, presieduta da Gianni Puglisi, composta da intellettuali, operatori della finanza e imprenditori, alcuni giorni fa, ha presentato proposte concrete per rendere la nostra regione un centro propulsivo in grado di valorizzare le eccellenze nei settori strategici. Acquisiti ed elaborati questi contributi li tradurremo in atti amministrativi e legislativi a partire dal settore del turismo, delle energie alternative, dell università. Dobbiamo sciogliere i nodi che rendono la nostra economia e il sistema regionale, molto complicati e poco produttivi per adeguarli alle realtà ed ai mercati internazionali». Proprio parlando di incentivi alle imprese, il commissario dello stato Carmelo Aronica ha impugnato tre articoli del decreto legge sui crediti d imposta. Cosa accadrà adesso? «Premettiamo, innanzitutto, che il credito d imposta è già una realtà. Sono 925 le domande giunte all Agenzia delle entrate dal 2 novembre al 31 dicembre 2011, ultimo giorno utile per la presentazione delle istanze. Sono stati complessivamente richiesti crediti per 208 milioni di euro a fronte di investimenti pari a circa 600 milioni. La provincia con il maggior numero di richieste è Catania. Il settore d investimento col maggior numero di istanze è quello manifatturiero. Il Commissario dello Stato non ha evidentemente impugnato la legge, ma l incremento finanziario che avevamo previsto a gennaio proprio per aumentarne la disponibilità. Senza entrare nel metodo delle motivazioni, che però non erano state avanzate lo scorso giugno, ci siamo già attivati per trovare altre fonti di finanziamento per consentire a tutte le richieste approvate dagli uffici di essere esaudite». Molti dei suoi oppositori accusano il suo governo di spese eccessive per consulenze e una politica del lavoro assistenzialista, arrivando a definire la Regione uno stipendificio. Non sarà questa la sottocultura del posto fisso a cui allude anche Un manifesto di protesta del movimento dei forconi «La nostra struttura produttiva è molto arretrata. Il principale datore di lavoro, rimane la pubblica amministrazione. Questa è una realtà che viene da lontano e che abbiamo ereditato dal passato» il Presidente del Consiglio Monti? «Nei giorni scorsi abbiamo presentato a Palazzo d Orleans il Rapporto sulle imprese industriali nel Mezzogiorno predisposto dalla Fondazione Ugo La Malfa. Abbiamo trovato conferma di ciò che tutti sanno: la struttura produttiva della Sicilia è assolutamente arretrata e il più grande datore di lavoro rimane la pubblica amministrazione. Questo è un dato che abbiamo trovato e che, per altro, viene da molto lontano. Siamo intervenuti e stiamo intervenedo energicamente per rendere l amministrazione produttiva, questo è il nostro compito. Attrarre investimenti e imprenditori è un impegno che ci siamo assunti, ma che non possiamo portare avanti senza il sostegno del governo nazionale ed europeo. Abbiamo in questa direzione avviato significative linee di credito agevolato alle imprese, con i fondi Jessica e Jeremie, oltre al già citato credito d imposta. Inoltre è già operativo un sostegno alle famiglie attraverso il microcredito. Forse piccole cose, però concrete e operative. Speriamo che anche altri soggetti, come, per esempio, le grandi aziende pubbliche statali (Anas, ferrovie ecc.) facciano la propria parte. Il governo nazionale vuole darci nuove compe- tenze col federalismo: bene, ma non si può pensare - per esempio - di farci gestire una rete ferroviaria siciliana in cui la migliore tratta, Me-Pa-Ct, necessita di investimenti pari a quelli per l alta velocità che i siciliani, continuando così, non vedranno mai operativa nell Isola». La Regione, però, in realtà ha i conti in perdita; 2 miliardi e trecento milioni di passivo che, sostengono le opposizioni, di fatto renderanno impossibile l approvazione del bilancio a fine mese. «Il buco di cui si parla è 1,3 miliardi di euro ed è frutto della stratificazione delle due manovre, dei governi Berlusconi e Monti. Con queste previsioni certamente non possiamo chiudere il bilancio solo con le nostre risorse. Non a caso questo è stato il primo punto affrontato nell incontro con il presidente del Consiglio Monti e i suoi ministri. Dopo quella riunione, sono partiti una serie di tavoli tecnici, per intervenire su alcuni settori strategici, primo fra tutti quello delle infrastrutture. Quanto al bilancio abbiamo ripreso il dialogo interrotto nei mesi scorsi sul tema della attuazione del federalismo fiscale. Solo in questo ambito sarà possibile comprendere come proseguire, perchè la Sicilia insieme alla Sardegna è l unica regione a statuto speciale a non applicare il federalismo. Finalmente in tal modo potremo discutere della piena attuazione dello Statuto a partire dall annoso e irrisolto tema delle accise che non ci sono state date». Come interpreta il movimento dei forconi. Qual è il messaggio politico? Perché chiedono le sue dimissioni? «Una piccolissima parte di rappresentanti del movimento, tanto esigua da poter essere contata su una sola mano, chiede le mie dimissioni. La stessa che annuncia la volontà di scendere in politica. Quindi non ha senso commentare oltre. Ho condiviso l allarme sulle grandi difficoltà nelle quali versa l intera economia, in particolare quella siciliana. Ho affrontato queste problematiche direttamente con il presidente del Consiglio; i temi del trasporto, come quello della pesca e dell agricoltura, sono molto influenzati dalle decisioni dell Unione Europea e noi, attraverso iniziative legislative mirate, stiamo lavorando per tutelare al massimo le nostre peculiarità. L agroalimentare siciliano, ad esempio, è un fiore all occhiello per la nostra Isola, perché è sano, biologico, pulito e come tale deve essere salvaguardato dalla concorrenza sleale di altri Paesi del Mediterraneo».

14 14 MARZO 2012 ascom ragusa impresa «Spirito di aggregazione e dialogo sono indispensabili per la ripresa» Confronto con le istituzioni e rafforzamento del senso di appartenenza. Questo il programma del presidente Sergio Magro. «Per rilanciare l economia -dice - servono infrastrutture» di Rita La Rocca fa la forza. Un motto datato ma che, secondo il L unione neoeletto presidente di Confcommercio Ragusa, Sergio Magro, mai come in questo momento appare attuale e indispensabile per superare la difficile congiuntura economica che il Paese sta attraversando. A capo dell Ascom iblea dallo scorso novembre, il presidente Magro, imprenditore nel settore turistico-alberghiero, si è posto come obiettivo primario il rafforzamento dello spirito aggregativo che dovrebbe legare tutti gli affiliati a Confcommercio e senza il quale «verrebbe meno lo scopo stesso dell associazione». Oltre che sul rafforzamento del senso di appartenenza all associazione, su cosa punta il suo programma? «Ho subito fatto riferimento all associazione come ad un laboratorio aperto in cui c è spazio per il confronto, ponendomi come obiettivo finale la crescita sostenibile, in un momento non semplice dal punto di vista economico per i comparti di cui ci occupiamo. Ci siamo proposti, da subito, di operare tutti insieme in questa direzione e di puntare ad implementare i servizi ai soci oltre che a riappropriarci del nostro ruolo di tutela sindacale, traguardi importanti da raggiungere in questo particolare momento di recessione dei mercati e di scelte di politica economica votate ad un liberismo sfrenato. Ci tengo inoltre a sottolineare - prosegue il presidente Magro - che ben sette componenti della Giunta provinciale non hanno mai ricoperto incarichi del genere e che ciò costituisce per loro uno stimolo ad apportare importanti novità in seno all associazione. Tra i componenti della Giunta ci sono anche due donne. La dottoressa Vilardo, a cui è stato affidato il compito di amministratore, e la dottoressa Gennuso, Sopra, il presidente Sergio Magro con la giunta di Confcommercio Ragusa, eletta lo scorso novembre «Faccio riferimento all associazione come a un laboratorio aperto al confronto in cui lavoriamo per migliorare i servizi ai soci e per riappropriarci del nostro ruolo di tutela sindacale» presidente dell associazione Terziario Donna ed esperta del settore ricettivo, che fornirà il proprio contributo per la promozione turistica del territorio oltre ad uno specifico impegno sul fronte dell internazionalizzazione. Subito dopo la mia elezione, infine, ho dichiarato la mia completa disponibilità al dialogo con i presidenti delle sezioni comunali e con i vertici dei sinda- cati di categoria per ricevere consigli e proposte che stiamo cercando di attuare al meglio nel mio programma». In che modo intende portare a termine gli impegni intrapresi? «Abbiamo messo in piedi una squadra operativa che, facendo affidamento sulle risorse umane interne all organizzazione, sarà chiamata a monitorare lo stato del programma e ad avviare tutti i correttivi che, strada facendo, si renderanno necessari. Abbiamo suddiviso la struttura tecnica in aree di competenza: area legislativa, area del credito e dei servizi finanziari, area del marketing e della formazione e area del lavoro. In stretta sinergia con la direzione, operiamo per soddisfare al meglio i bisogni delle aziende associate. Siamo convinti che potremo fare un buon lavoro perché i segnali arrivati subito dopo il mio insediamento sono stati incoraggianti». Cosa è scaturito dal dialogo con gli altri rappresentanti dell associazione e con i vertici dei sindacati di

15 impresa MARZO categoria? «Abbiamo cercato di confrontarci sulle questioni fondamentali per la crescita del territorio. In questo senso, può definirsi incoraggiante l esperienza del Tavolo dello Sviluppo e del Lavoro che, avviata sotto l egida della Camera di Commercio di Ragusa, ci vede in prima linea, insieme alle altre associazioni datoriali, sindacali, dei consumatori, e alle diocesi di Ragusa e di Noto, per cercare di dare un senso alla priorità per eccellenza: la ricerca dell occupazione. Ma il dialogo che abbiamo maturato con le altre associazioni di categoria all interno del Tavolo mira anche a sbloccare gli snodi infrastrutturali, risolti i quali la nostra provincia potrebbe superare questo momento particolarmente complesso». E dal dialogo con le istituzioni? «Lo stiamo coltivando in maniera sinergica perché siamo convinti che, attraverso la collaborazione, ciascuno, nel rispetto del proprio ruolo, possa garantire importanti risposte alla crescita della provincia di Ragusa. È chiaro che bisogna liberarsi di vecchi cliché e abbandonare il modo ormai superato di concepire gli aiuti e i sostegni provenienti dagli enti pubblici. È necessario aprire una nuova fase, senza la quale non usciremo mai dal tunnel in cui la nostra società è sembra essere bloccata. Senza l aiuto delle istituzioni, le prospettive di crescita non hanno la stessa opportunità di riuscita». Quali sono le iniziative intraprese da Confcommercio per sostenere i suoi affiliati in questo particolare momento di crisi? «Ci sono numerose iniziative e servizi che, potenziati rispetto al passato, ci consentono di aiutare in modo più incisivo gli associati in questa fase molto complicata per il nostro settore, così come per tutti i comparti produttivi dell area iblea. Ma, ribadisco, l aspetto principale su cui stiamo puntando è il rafforzamento dello spirito aggregativo, nell accezione positiva del termine. Stiamo cercando di fare passare un messaggio che riteniamo fondamentale per il futuro. Insomma, il vecchio motto l unione fa la forza ha ancora un senso. A maggior ragione di questi tempi». Quali sono i problemi che affliggono il commercio nell area iblea? «Il settore si scontra con numerose difficoltà, a cominciare dal calo dei consumi, un problema che interessa in maniera generalizzata tutto il territorio Il neoeletto presidente di Confcommercio Ragusa Sergio Magro «Il settore turistico è indispensabile per il futuro economico della nostra provincia. Gli investimenti realizzati negli ultimi anni sono stati notevoli e il tasso di crescita è significativo» siciliano, oltre all incapacità di percepire le sfide che ci attendono in modo nuovo. A ciò si aggiunge la scarsa attenzione finora riservata alla dotazione infrastrutturale del territorio». Quali sono invece i punti di forza da sfruttare? «Partirei proprio dalla questione infrastrutturale. Tra i progetti che attendono ancora di essere completati ci sono l aeroporto di Comiso, il raddoppio di carreggiata della Ragusa-Catania, di cui si parla da dieci anni e che forse verrà presto appaltato; la realizzazione dell autoporto di Vittoria; il potenziamento del porto di Pozzallo; il completamento dell autostrada Siracusa- Ragusa-Gela nel tratto che da Rosolini conduce a Modica. Se queste opere venissero ultimate, l economia potrebbe essere rilanciata e il commercio ne trarrebbe enorme giovamento. Purtroppo, nonostante in prospettiva il quadro sia incoraggiante, aspettiamo ancora che la situazione si sblocchi. Confcommercio, come ho più volte tenuto a sottolineare, farà sino in fondo la sua parte, perché i nostri associati, e più in generale tutti gli operatori commerciali della zona, non possono più attendere». Da esperto del settore che ruolo pensa che giochi il turismo nello sviluppo della provincia ragusana? «È proprio sul turismo che si gioca il futuro economico della nostra provincia. Negli ultimi anni, gli investimenti realizzati sono stati notevoli. Siamo passati dai posti letto alberghieri del 2007 agli oltre nel 2011, e da posti letto extralberghieri del 2007 a nel Non dimentichiamo inoltre che la provincia di Ragusa, grazie alle sue bellezze paesaggistiche e naturalistiche, è diventata meta privilegiata per le visite turistiche. Non siamo certo ai livelli di località turistiche come Taormina ma, rispetto al passato, il tasso di crescita si può definire degno di nota. Da sottolineare anche la vocazione gastronomica della nostra provincia grazie alla quale le è stato riconosciuto il ruolo di Food Valley. Il settore enogastronomico è in continua ascesa grazie alla produzione di vini e oli eccellenti, senza dimenticare che la qualità della ristorazione è ai primi posti in Italia». Pensa che i centri commerciali naturali possano contribuire a dare nuova linfa all economia? «I Cnn rappresentano una grossa opportunità di rilancio per il settore commerciale. A patto che la programmazione e la pianificazione prendano in considerazione le caratteristiche delle aree in cui i centri commerciali naturali insistono. Se dovessimo soltanto usufruire di contributi a pioggia, senza programmare investimenti a lunga scadenza di una certa entità, rischieremmo di perdere un occasione. Forse è proprio questo l errore che non si deve compiere: considerare i fondi per i centri commerciali naturali un contributo a fondo perduto. Il commercio locale rischierebbe di trovarsi in difficoltà perchè sprovvisto di lungimiranza».

16 16 MARZO 2012 dinastie impresa Onestà, correttezza e serietà sulle orme di nonna Ernestina» Nel 1938 la signora Aghina, supportata dal marito Giuseppe Sozzi, fu una pioniera del commercio etneo: il loro sogno sembrava essersi spezzato, ma il figlio Emanuele e sua moglie Laura, l hanno mantenuto vivo di Lavinia D Agostino Venite a scoprire perché da Sozzi Aghina avere una lunga storia significa davvero darvi tanto. Si presentano così sul sito internet, e dietro quella che sembra una frase studiata da un bravo pubblicitario, si cela l anima, ma soprattutto la filosofia, di un negozio che ha fatto la storia del commercio catanese dal dopoguerra a oggi. Più di settant anni di rapporto con il pubblico, ma soprattutto di stima e fiducia con i clienti che sanno che Sozzi Aghina è sinonimo, ancora oggi, di qualità e affidabilità «perché quando abbiamo cominciato noi spiega Emanuele Sozzi il commercio era una cosa seria. Il negozio lo chiamavi con il tuo cognome e non con un nome di fantasia, perché anzitutto ci mettevi la faccia». È proprio vero. Prima ci si metteva la faccia nell attività, e avere il negozio era una cosa importante, perché era quello che ti portava il pane a tavola. La storia dei negozi Sozzi Aghina, a Catania sinonimo di abbigliamento per bambini e ragazzi, ha inizio ufficialmente nel 1940, anno dal quale hanno vestito, con gusto, l infanzia e la gioventù di migliaia di ragazzi, con quella cura dei dettagli che ancora oggi continuano a fare la differenza. In realtà Ernestina Aghina, moglie di Giuseppe Sozzi, nel 1938 rilevò un negozietto specializzato in abbigliamento Laura Condorelli ed Emanuele Sozzi. Nell altra pagina le sorelle Sozzi: da sinistra, Sabrina, Paola e Grazia per bambini sito al centro di Catania, esattamente ai Quattro Canti, che si chiamava La Verzura. Bisogna considerare che nel 1938 in Italia ancora le donne non avevano diritto al voto, per andare via dalla casa paterna era necessario sposarsi o farsi suore, e la maggioranza delle signore erano casalinghe. In questo contesto sociale Ernesta Aghina era una donna più che coraggiosa e intraprendente, era una vera e propria pioniera; stessa cosa per suo marito, Giuseppe Sozzi, un uomo moderno e dalle idee molto aperte, considerato che, nonostante suo impiego in banca, incoraggiava la moglie nell intraprendere questa nuova attività. Ma Ernestina faceva parte di una famiglia di commercianti molto conosciuta, proveniente dalle zone del lago di Como: una famiglia grande quella dei Fratelli Aghina (i titolari della famosa pelletteria per intenderci), nove figli tutti commercianti. Il negozietto di Palazzo San Demetrio ai Quattro Canti, nel 1940 abbandona il vecchio nome per diventare il negozio d abbigliamento Sozzi Aghina: doppio cognome, come si utilizzava ai tempi,

17 impresa MARZO «Quando abbiamo cominciato noi - dice Emanuele Sozzi - ci si metteva la faccia. Il negozio lo chiamavi con il tuo cognome perché era una garanzia per i clienti. Ancora oggi lavoriamo con onestà, correttezza e serietà, valori che nel tempo pagano» quando le donne sposate mantenevano il proprio cognome preceduto da quello del marito. Ernestina l arte del commercio ce l ha nel sangue e gli affari procedono così tanto bene che Giuseppe, ad un certo punto, pensa di licenziarsi dalla banca per poter aiutare la moglie in negozio. Siamo già nel pieno della guerra e il sognodei coniugi Sozzi, purtroppo, non dura a lungo. Il 16 aprile del 1943, tre giorni dopo che Giuseppe aveva rassegnato le sue dimissioni alla banca, il palazzo San Demetrio viene erroneamente bombardato al posto della Prefettura. Il palazzo si piega su se stesso e inghiotte il negozio Sozzi Aghina e con lui anche i La nuova generazione. In questa foto alcuni nipoti di Emanuele e Laura Sozzi, protagonisti di una campagna pubblicitaria dei negozi di famiglia Ernestina e Giuseppe. Con loro muoiono centinaia di persone, ma ci sono anche alcuni superstiti tra cui il piccolissimo Emanuele Sozzi, estratto vivo dalle macerie, insieme ad una sorellina un po più grande di lui. «Avevo poco meno di cinque anni racconta Emanuele Sozzi, ancora visibilmente emozionato al ricordo. I miei nonni paterni, Emanuele e Giuseppina Sozzi, nonostante fossero completamente estranei al commercio, hanno recuperato tutta la merce sepolta dalle macerie e un anno dopo (1944), hanno aperto un nuovo negozio in via Umberto. Mio nonno era cancelliere al tribunale, mia nonna aveva più di sessant anni, ma nonostante questo hanno continuato l attività fino al completamento dei miei studi. Solo oggi mi rendo conto dei sacrifici che hanno fatto i miei nonni, qualcosa di enorme e inimmaginabile». Dopo aver frequentato la scuola dei salesiani e aver conseguito la maturità classica, nel 1958 Emanuele prende finalmente le redini dell attività che era stato il sogno dei suoi genitori. Ne1967 sposa Laura Condorelli che, oltre a renderlo papà di tre bellissime bambine, lo ha sempre coadiuvato - con discrezione - in negozio. Nel 1970 Emanuele Sozzi apre un altro punto vendita, sempre in via Umberto, ma al civico 55, dove viene dirottato il reparto neonati fino a 2 anni. Lo stesso reparto che in tempi più recenti, ovvero nel 2006, si trasferisce ancora, ma questa volta a fianco al negozio storico, al civico 23, quasi all incrocio con via Etnea. Il negozio Sozzi Aghina, che oggi si occupa oltre che di neonati, bambini e ragazzi anche della donnina fino alla taglia 46, già da qualche anno è gestito soprattutto dalle tre sorelle Sozzi: Sabrina, Grazia e Paola, le figlie di Emanuele e Laura. Tre donne che hanno deciso di proseguire l attività di famiglia mettendosi all opera subito dopo aver conseguito il diploma, appena iscritte all università, conciliando prima studio e lavoro, e poi lavoro e famiglia. È già pronta, infatti, la futura generazione dei negozi Sozzi Aghina: tra Federica, Claudia, Valentina, Gianluca, Andrea e la piccolissima Elena, certamente qualcuno continuerà sulle orme della bisnonna Ernestina. «Abbiamo continuato per le nostre figlie - continua Emanuele Sozzi - altrimenti avremmo smesso, e non solo per la crisi. I tempi sono cambiati e con i tempi anche questo lavoro. Prima si stava meglio, c era il contatto con il pubblico e i nomi valevano qualche cosa, ci mettevamo la faccia. Alle nostre figlie abbiamo cercato di trasferire gli stessi valori con cui siamo andati avanti per tutti questi anni: lavorare con onestà, correttezza e serietà. Valori che nel tempo pagano. Sempre».

18 18 MARZO 2012 impresa 50epiu.it ATTUALITÀ, CULTURA, EVENTI ASSOCIATIVI E OCCASIONI DI INCONTRO. E POI, TUTTO SU: PREVIDENZA, FISCO, LAVORO, WELFARE. QUESTO E ALTRO ANCORA SUL NUOVO SITO INTERNET DI 50&PIÙ. UNO SPAZIO PER ESSERE SEMPRE AGGIORNATI SUL MONDO CHE CI CIRCONDA. vieni a trovarci su Seguici su:

19 impresa a cura del dottor Antonino Barberi Area Legislativa Confcommercio Permesso di soggiorno: da 80 a 200 euro Sulla Gazzetta Ufficiale n.304 del 31 dicembre 2011, è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell Economia e delle Finanze, di concerto con il Ministero dell Interno, del 6 ottobre 2011 volto a dare attuazione al disposto dell art. 5, comma 2 ter, del decreto legislativo n. 286/98 e successive modifiche, concernente il contributo economico che gli stranieri devono versare per il rilascio/rinnovo del permesso di soggiorno. Le somme da pagare sono: - 80 per il rilascio/rinnovo titolo di soggiorno di durata superiore a tre mesi e inferiore o pari ad un anno; per il rilascio/rinnovo di titolo di soggiorno di durata superiore ad un anno e inferiore o pari a due anni; per il rilascio del permesso di soggiorno CE per i soggiornanti di lungo periodo e per i titoli di soggiorno (rilasciati ai sensi dell art. 27 comma 1 lettera a), T.U. 286/98 ovvero per i dirigenti o personale altamente specializzato che ha fatto ingresso in Italia al di fuori delle quote previste dai decreti flussi. Il decreto stabilisce che l importo del contributo e del permesso di soggiorno elettronico, devono essere versati in un unica soluzione, tramite bollettino, sul conto corrente postale n intestato a Ministero dell Economia e delle Finanze Dipartimento del Tesoro, inserendo la causale importo per il rilascio del permesso di soggiorno elettronico. I bollettini sono disponibili presso tutti gli uffici postali. Il versamento costituisce, unitamente agli altri versamenti previsti, un requisito da verificare nell ambito dell attività istruttoria dell Ufficio immigrazione. Qualora l importo versato risulti inferiore rispetto a quello dovuto, la pratica sarà sospesa in modo da consentire al richiedente l integrazione dell importo, che avverrà presso lo Sportello Amico di Poste Italiane. Qualora la somma corrisposta risultasse eccedente rispetto a quanto dovuto in relazione alla durata/rilascio del permesso di soggiorno, saranno rilasciate allo straniero indicazioni utili per la richiesta del rimborso della parte eccedente. In questi casi l istanza proseguirà l ordinario iter di lavorazione. Modello Q Come disposto dal Ministero dell Interno a MARZO 2012 i quaderni/fisco partire dal 15 novembre 2011, chi vuole assumere un cittadino extracomunitario deve scaricare il modello Unilav ed inviarlo al Centro per l Impiego; per i collaboratori familiari, con la compilazione on line della Denuncia di Rapporto di lavoro, si adempie anche all obbligo dell invio del suddetto modello al Sui. Pertanto in caso di rinnovo del permesso di soggiorno che si effettua attraverso il Portale Immigrazione, nella compilazione del modello 2 sezione 2, per gli stranieri assunti dopo tale data, alla domanda inviato al Sui si dovrà indicare si, indicando nel campo data, quella dell invio telematico in caso di Unilav, per i collaboratori familiari, la data di presentazione della domanda. Nel campo numero raccomandata, si inserirà per gli Unilav il relativo numero di invio, per le denunce Inps il numero di rapporto. Carichi pendenti Dal primo di gennaio c.a., i certificati del casellario giudiziale e dei carichi pendenti necessari per la richiesta della Carta di Soggiorno - possono essere sostituiti da una dichiarazione sostitutiva nella quale il richiedente dichiara di non aver riportato condanne penali in Italia né pene ai sensi dell art. 444 c.p.p. (cd. patteggiamento) e di non essere a conoscenza di essere sottoposto a procedimenti penali. Gli interessati sono invitati a presentarsi presso gli Uffici del Patronato 50&Più-Enasco. L assistenza è gratuita. Come cambiano le aliquote contributive con la manovra Monti Contributi più cari per i lavoratori autonomi. Da gennaio di quest anno la Manovra Monti (Legge 214/2011) prevede che le aliquote contributive di artigiani e commercianti vengano incrementate dell 1,3% e poi, per ogni anno successivo, di un altro 0,45% fino al 2018 da quando questi lavoratori dovranno pagare il 24% del proprio reddito (quello di impresa dichiarato al fisco). Fino al 2011, gli artigiani finanziavano il proprio fondo previdenziale versando all Inps il 20% del reddito prodotto nell arco dell anno. L aliquota dei commercianti era leggermente superiore, pari al 20,09 (vedi tabella). Periodo Aliquote contributive di finanziamento e di computo Artigiani (2) (3) Commercianti (1) (2) (3) Maggiore di 21 anni Minore di 21 anni Maggiore di 21 anni Nessuna novità, invece, è stata introdotta sull impianto di calcolo e pagamento dei contributi, vale a dire il vincolo del minimale di reddito (per l anno 2012 pari a euro), l aliquota aggiuntiva dell 1% dovuta oltre il limite di reddito medio annuo su cui la pensione viene calcolata (per l anno 2012 pari a euro), nonché il massimale di reddito oltre il quale non è più dovuta la contribuzione (per l anno 2012 pari a euro). Ciò vale per tutti coloro iscritti con decorrenza anteriore al primo gennaio 1996 o che possono far valere un anzianità contributiva a tale data. Per coloro invece che si sono iscritti negli elenchi di categoria dopo il 31 dicembre 1995 il massimale di reddito contributivo 2012 è pari a euro (vedi tabella). Il versamento all Inps nel 2012 IL VERSAMENTO ALL'INPS NEL 2012 Reddito di impresa Commercianti Artigiani Fino a , , ,53 Da ,01 a ,00 21,39% 21,30% Da ,01 a ,00 22,39% 22,30% Minore di 21 anni Anno ,00 % 17,0% 20,09% 17,09% Anno ,30% 18,30% 21,39% 18,39% Anno ,75% 18,75% 21,84% 18,84% Anno ,20% 19,20% 22,38% 19,38% Anno ,65% 19,65% 22,65% 19,65% Anno ,10% 20,10% 23,10% 20,10% Anno ,55% 20,55% 23,55% 20,55% Dall anno ,00% 21,00% 24,00% 21,00% (1) Fino al 31 dicembre 2014, gli iscritti alla gestione commercianti pagano il contributo aggiuntivo dello 0,09% per il finanziamento dell indennizzo cessazione attività (dl n. 185/2008) (2) Sui redditi superiori a (valore 2012) è dovuta l aliquota aggiuntiva dell 1% (3) Il contributo è dovuto fino a euro (valore 2012 valevole per i lavoratori iscritti prima del 1 gennaio 1966 o in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995) ovvero fino a euro (valore 2012, valevole per i lavoratori privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, iscritti con decorrenza gennaio 1996 o successiva) 1. Per i familiari collaboratori fino al 21 anno di età le aliquote sono ridotte di 3 punti. 2. Alle cifre indicate va aggiunto il contributo di maternità di 7,44 all'anno. 3. I pensionati ultrasessantacinquenni in attività possono chiedere all'inps di versare il 50 per cento del contributo. 4. Il massimale contributivo annuo che si applica agli iscritti dal 1 gennaio '96, privi di anzianità assicurativa al 31 dicembre '95, è pari a ,00. Termini e modalità di pagamento Per quanto riguarda la riscossione dei contributi non è cambiato nulla, avviene sempre tramite il modello F24 alle seguenti scadenze: - 16 maggio, 16 agosto, 16 novembre 2012 e 16 febbraio 2013 per il versamento delle quattro rate dei contributi dovuti sul minimale di reddito; - entro i termini previsti per il pagamento dell Irpef in riferimento ai contributi dovuti sulla quota di reddito eccedente il minimale, a titolo di saldo 2011 primo acconto 2012 e secondo acconto Sconto per gli ultra65enni I commercianti e gli artigiani che abbiano già superato il 65 anno di età e siano già pensionati Inps possono versare un contributo ridotto del 50%. Ciò vale per gli attuali pensionati, per i nuovi invece si dovrà na- continua a pag

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