3. DETERMINAZIONE DEGLI INDICI DI RISCHIO ASSOCIATI ALLE SORGENTI DI EMISSIONE.5 4. CALCOLO DEGLI INDICI DI RISCHIO ASSOCIATI ALLE ZONE...

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1 La Metodologia RAMSES Risk Assessment Methodology for workers Safety against ExplosionS per la valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive Edoardo Galatola, Sergio Colombo, Alessandro Brambillasca 1 Sindar s.r.l., Corso Archinti, Lodi Tel Fax: sindar@sindar.it Internet INDICE 1. APPROCCIO METODOLOGICO CLASSIFICAZIONE DEI PERICOLI E DEFINIZIONE DEGLI INDICI DI PERICOLO DA ATMOSFERE ESPLOSIVE DETERMINAZIONE DEGLI INDICI DI RISCHIO ASSOCIATI ALLE SORGENTI DI EMISSIONE.5 4. CALCOLO DEGLI INDICI DI RISCHIO ASSOCIATI ALLE ZONE ALLEGATO 1 - INDICI DI PERICOLOSITÀ AGENTI... 1 ALLEGATO 2 - CRITERI PER LA VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE CONSEGUENZE DELLE ESPLOSIONI... 1 ALLEGATO 3 - STRUTTURAZIONE DEGLI ARGOMENTI E DEFINIZIONE DEGLI INTERVALLI DI VARIABILITA'... 6 ALLEGATO 4 - ELENCO DELLE DOMANDE CON RELATIVO PESO E COEFFICIENTE CORRETTIVO DI SCALATURA... 7 ALLEGATO 5 ESEMPIO DI CALCOLO DELL INDICE DI RISCHIO TRR, Piazza Papa Giovanni XXIII, N 2, Osio Sotto (BG) La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 1 di 10

2 1. APPROCCIO METODOLOGICO Per la valutazione del rischio potenziale si può procedere sulla base della definizione di rischio introdotta nell analisi di affidabilità e sicurezza degli impianti chimici alla fine degli anni '70 ed oggi universalmente riconosciuta come quella più adatta a tradurre in termini analitici il concetto di rischio. Secondo questa impostazione, il livello di rischio è esprimibile come il prodotto fra la frequenza attesa (f) di un evento indesiderabile e la grandezza (magnitudo, m) del danno che esso può causare: Sulla base dei fattori di seguito elencati: rischio = f x m i parametri che descrivono la frequenza dell'evento in assenza di misure di prevenzione p f i parametri che descrivono le misure di prevenzione (riduzione della frequenza) p rf i parametri che descrivono la magnitudo del danno in assenza di misure di protezione p m i parametri che descrivono le misure di protezione (riduzione della magnitudo del danno) p rm si possono definire opportuni indicatori caratteristici dell'esposizione: uno specifico per l'assenza di misure di protezione e prevenzione (indice di pericolo) ed uno specifico per il rischio complessivo (indice di rischio) indicatore del rischio = Π i (p f ) i x Π j (p rf ) j x Π k (p m ) k x Π l (p rm ) l indicatore del pericolo = Π i (p f ) i x Π k (p m ) k Per semplicità di rappresentazione si è definito l'indice di rischio (o di pericolo) calcolando il logaritmo (in base 10) dell indicatore sopra descritto; in questo caso si avrà a che fare con un intervallo di numeri molto più ristretto (ad esempio l intervallo di valori viene trasformato in un intervallo 1-4). Inoltre, il passaggio alla forma logaritmica consente di trasformare in sommatoria il prodotto dei fattori. E' importante notare che alcuni dei termini presenti tra i fattori possono essere calcolati come somma di diversi contributi (ad esempio se si considera la frequenza attesa della presenza di un innesco sul luogo di lavoro, è necessario sommare tra loro la frequenza relativa a fiamme libere, a saldature, a scintille elettriche, a cariche elettrostatiche etc.). E' chiaro che la proprietà di trasformare la produttoria in sommatoria si applica in questo caso al solo fattore risultante e non ai singoli addendi che lo compongono. Gli indici sopra definiti assumono quindi la seguente forma: Indice di rischio di esposizione = IR E = Log (indicatore rischio) = Σ i Log(p f ) i +Σ j Log(p rf ) j +Σ k Log(p m ) k +Σ l Log(p rm ) l Indice di pericolo di esposizione = IP E = Log (indicatore pericolo) = Σ i Log(p f ) i +Σ k Log(p m ) k La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 2 di 10

3 A partire da queste premesse, l'approccio generale adottato nella stesura del metodo di indagine è stato così codificato: 1. individuare il pericolo e l'effetto nocivo (o la categoria di effetti nocivi) 2. definire gli indici di pericolo 3. definire le catene di eventi che portano all'esposizione dei lavoratori all'effetto nocivo 4. individuare le variabili che caratterizzano ciascun momento di ogni catena di eventi 5. suddividere la variabilità dell'indice di rischio in contributi associati a ciascun momento di ogni catena di eventi 6. individuare i parametri che condizionano i valori delle variabili 7. definire le situazioni tipo relative alle modalità di lavoro che condizionano i parametri, precisando: se si tratta di situazioni che si escludono a vicenda (unico indice selezionato) se si tratta di situazioni che possono coesistere, ciascuna condizionando il valore del rischio di tutte le altre (algoritmo moltiplicativo) se si tratta di situazioni che possono coesistere, ciascuna contribuendo in maniera indipendente all'aumento o alla diminuzione del rischio (algoritmo sommativo) 8. definire il peso relativo delle diverse situazioni tipo all'interno di ciascun passo di ogni catena di eventi 9. ricavare i coefficienti e i correttivi da applicare agli addendi relativi a ciascun passo di ogni catena di eventi in modo da rispettare il vincolo sul campo di variabilità dell'indice di rischio Nota Bene: la metodologia Ramses, coerentemente con la legislazione vigente, ha lo scopo di effettuare la valutazione di rischio di esposizione da atmosfere esplosive partendo dalla classificazione in zone ai sensi del D.Lgs. 233/03: lo stesso decreto suggerisce l'applicazione di specifiche norme tecniche armonizzate, in particolare la EN (CEI 31-30) per atmosfere esplosive in presenza di gas/vapori/nebbie e la EN (CEI 31-52) per atmosfere esplosive in presenza di polveri combustibili. Nel caso tale classificazione non sia ancora disponibile (fermo restando l'obbligo previsto dal Titolo VIII bis del D. Lgs. 626/94), il metodo Ramses è ancora applicabile partendo da una classificazione provvisoria da riesaminare a posteriori con una la classificazione effettiva partendo dalle aree con Indice di Rischio calcolato più elevato. La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 3 di 10

4 2. CLASSIFICAZIONE DEI PERICOLI E DEFINIZIONE DEGLI INDICI DI PERICOLO DA ATMOSFERE ESPLOSIVE Secondo l'art. 88 ter del D.Lgs. 626/94 (come introdotto dal D.Lgs 233/03), per «atmosfera esplosiva» si intende una miscela di aria, in condizioni atmosferiche, e sostanze infiammabili allo stato di gas, vapori, nebbie o polveri in cui, dopo accensione, la combustione si propaga all'insieme della miscela incombusta. Ovviamente gli effetti dannosi derivanti da atmosfere esplosive si presentano solo nel momento in cui effettivamente si verifica un'esplosione; nell'ambito della valutazione dei rischi dovuti alla presenza sul luogo di lavoro di atmosfere esplosive, occorre distinguere tra 2 : per conseguenze meccaniche dell'esplosione; l'effetto indiretto per possibile inalazione dei prodotti di combustione nocivi e/o possibile asfissia da consumo di ossigeno. Conseguentemente risulta opportuno definire due indici di rischio: IR E-EX = Indice di rischio per irraggiamento/onda di pressione e proiezione di frammenti (esplosione) IR T-EX = Indice di rischio per inalazione a seguito di esplosione Trattando il rischio da atmosfere esplosive è chiaro che buona parte dell'indice IR debba essere ascritta alle caratteristiche intrinseche di esplosività della sostanza infiammabile/combustibile 3 ; per questo motivo si è associato a ciascun agente chimico una coppia di indici di pericolo: IP E-EX = Indice di pericolo per irraggiamento/onda di pressione (esplosione) IP T-EX = Indice di pericolo per inalazione a seguito di esplosione Il valore assegnato agli IP dipende dalle caratteristiche chimico-fisiche della sostanza combustibile e può essere ricavato come illustrato in ALLEGATO 1 - INDICI DI PERICOLOSITÀ AGENTI. Ne risulta che il campo di variabilità degli indici di pericolo è il seguente: Indice di In base alle caratteristiche In base alla qualità Totale pericolo chimico-fisiche delle fonti informative IP E-EX 3,5 6, ,5 7,5 IP T-EX Si veda il punto (8) dei "considerando" nella Direttiva CEE/CEEA/CE n 92 del 16/12/1999, recepita nell'ordinamento italiano dal citato D.Lgs 233/03. 3 Tutte le sostanze infiammabili e combustibili sono da considerare come sostanze che possono formare un'atmosfera esplosiva a meno che l'esame delle loro caratteristiche non abbia evidenziato che esse, in miscela con l'aria, non sono in grado di propagare autonomamente un'esplosione. La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 4 di 10

5 3. DETERMINAZIONE DEGLI INDICI DI RISCHIO ASSOCIATI ALLE SORGENTI DI EMISSIONE Secondo l art. 88 octies e l Allegato XV-bis del D.Lgs 626/94 (come introdotti dal D.Lgs 233/03), le aree in cui possono formarsi atmosfere esplosive in quantità tali da richiedere particolari provvedimenti di protezione per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori interessati sono ripartite in Zone in base alla frequenza e alla durata della presenza di atmosfere esplosive. La classificazione delle Zone è la seguente: Zona 0. Zona 1. Zona 2. Zona 20. Zona 21. Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia Area in cui la formazione di un'atmosfera esplosiva, consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapori o nebbia, è probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un'atmosfera esplosiva consistente in una miscela di aria e di sostanze infiammabili sotto forma di gas, vapore o nebbia o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi o frequentemente un'atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell'aria Area in cui la formazione di un'atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile nell'aria, e' probabile che avvenga occasionalmente durante le normali attività Zona 22. Area in cui durante le normali attività non è probabile la formazione di un'atmosfera esplosiva sotto forma di nube di polvere combustibile o, qualora si verifichi, sia unicamente di breve durata Ciascuna Zona è generata da una o più Sorgenti di emissione ossia un punto o una parte di impianto/apparecchiatura da cui può essere emesso nell atmosfera un agente infiammabile o combustibile con modalità tali da generare un atmosfera esplosiva. Un primo tipo di indice di rischio può essere definito proprio in relazione a ciascuna delle Sorgenti di emissione che generano una Zona. Successivamente sarà possibile definire un indice di rischio relativo alla Zona. A partire dai risultati ottenuti dalla prima fase di analisi (determinazione degli indici di pericolo di cui al Cap. 2), associando ad ogni sorgente di emissione opportuni valori correttivi che tengano conto delle condizioni particolari di utilizzo del Reparto, viene costruito un nuovo indice di pericolo. Si va quindi a modificare il valore dell indice di pericolo originale, (che dipende solo dalle caratteristiche chimico-fisiche dell agente) ottenendo un indice di pericolo corretto. Di seguito sono elencati gli aspetti considerati e i relativi valori correttivi. La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 5 di 10

6 Si è innanzitutto considerato il livello di formazione/informazione mediante la seguente casistica a livello crescente di affidabilità: I lavoratori interessati sono adeguatamente informati dei rischi I lavoratori sono adeguatamente formati sulle corrette modalità operative da adottare Adeguata formazione e procedure di lavoro scritte che contengono chiare indicazioni di sicurezza Formazione, procedure e sistema di autorizzazioni al lavoro per le attività pericolose o potenzialmente pericolose il valore degli IP resta invariato si sottrae 0,5 agli IP si sottrae 1 agli IP si sottrae 1,5 agli IP Un'ulteriore correzione viene effettuata per tenere conto di condizioni particolari dell agente (diverse da quelle definite nella scheda di assegnazione dell'indice di pericolo) come da tabella seguente: Polvere ad umidità molto aumentata rispetto al normale (min 30%) si sottrae 3 agli IP Polvere con aggiunta di un solido inerte (minimo 50%) si sottrae 3 agli IP Polvere molto secca rispetto al normale si aggiunge 1 agli IP Miscela ibrida (polvere + gas/vapori infiammabili) si aggiunge 1 agli IP Nessuna condizione particolare il valore degli IP resta invariato Inoltre, nel caso dell indice IP E-EX per le polveri, è necessario tenere conto della granulometria, secondo il seguente schema: granulometria >0 µm si sottrae 3 agli IP granulometria µm si sottrae 2 agli IP granulometria µm si sottrae 1 agli IP granulometria -200 µm si sottrae 0,5 agli IP granulometria 20- µm si sottrae 0,25 agli IP granulometria <20 µm il valore degli IP resta invariato Ne risulta che il campo di variabilità degli indici di pericolo corretti è il seguente: Indice di pericolo Variabilità indice originale Livello di formazione informazione Condizioni particolari dell agente Granulometri a delle polveri Totale 4 IP E-EX 3,5 7,5-1, ,5 IP T-EX 5 6-1, Per la determinazione vera e propria dell indice di rischio, al fine di rendere maggiormente strutturata ed organica l'analisi, è stato utilizzato il criterio di seguire l'agente chimico dalla sua "posizione" iniziale fino ad arrivare all'evento "esplosione"; per ciascuna delle fasi intermedie considerate si sono messi a punto gruppi di domande che consentono di attribuire opportuni valori ai diversi aspetti che condizionano l'indice di rischio. 4 Il valore minimo dell indice di pericolo è fissato a 0 La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 6 di 10

7 Come già evidenziato all'inizio del capitolo, il punto di partenza dell'analisi risulta essere la classificazione delle aree pericolose a cui viene assegnato il seguente effetto sull indice di rischio: Zona 0 o 20 il valore degli indici resta invariato Zona 1 o 21 Si sottrae 0,5 agli indici Zona 2 o 22 Si sottrae 1 agli indici Per tutti gli altri aspetti rilevanti per la determinazione dell indice di rischio, lo schema logico adottato è quello riportato di seguito, sostanzialmente basato sulla successione temporale degli avvenimenti che possono portare ad avere un esplosione e sulla presenza di misure di mitigazione del danno. 1. Possibilità di presenza di atmosfera esplosiva 2. Presenza di innesco 3. Valutazione dell'impatto dell'esplosione 4. Misure di Mitigazione del danno diretto da esplosione 5. Mitigazione del danno inalatorio post esplosione IR E-EX IR T-EX Valutazione del rischio da atmosfera esplosiva Particolare attenzione va posta alla fase di valutazione dell'impatto dell'esplosione. In ALLEGATO 2 - CRITERI PER LA VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE CONSEGUENZE DELLE ESPLOSIONI sono riportati i criteri utilizzati per la parametrizzazione di questo aspetto 5. In ogni caso si è fatto in modo che l'effetto complessivo di questi fattori sugli Indici di Rischio sia compreso tra -4 e +1 (variabilità complessiva pari a 5) con un limite inferiore per l'indice di rischio potenziale posto uguale a zero. 5 In caso di Indice di rischio elevato, a valle della presente valutazione del rischio, si raccomanda comunque di approfondire la stima delle conseguenze con metodiche specifiche mutuate dalla valutazione ex D.Lgs. 334/99 La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 7 di 10

8 La tabella seguente riporta il valore degli intervalli di variabilità associati alle varie fasi in cui si è suddivisa l analisi. Fase intermedia Variabilità Variabilità dell indice IR E-EX dell indice IR T-EX Probabilità di presenza dell atmosfera esplosiva 6 0 1,3 0 1,3 Presenza di innesco 0 1,5 0 1,5 Valutazione dell'impatto dell'esplosione 0 1,1 0 1,1 Mitigazione del danno diretto da esplosione 0 1, ,1 Variabilità totale Rimangono escluse dal computo dell intervallo di variabilità totale i seguenti tre aspetti che vanno quindi intesi come fattori peggiorativi, ossia che provocano un aumento dell indice oltre la variazione massima di +1 7 : la presenza di inneschi aggiuntivi rispetto alla possibilità di un innesco presente continuamente, frequentemente o per lunghi periodi 8 (l effetto massimo degli inneschi aggiuntivi è di aumentare l indice di 2,37); la possibilità di ignizione ad alta intensità (l effetto di questo fattore è di aumentare l indice di 0,5) 9 la possibilità del verificarsi di condizioni di aumento del danno per effetto domino 10 o transizione da deflagrazione a detonazione 11 (l effetto di questo fattore è di aumentare l indice di 1,0). Ne risulta che il campo di variabilità degli indici di rischio è il seguente: Indice di Rischio Variabilità indice di pericolo corretto Variabilità base fattori di rischio Totale 12 Variabilità aggiuntiva fattori di rischio Totale IR E-EX 0 8, ,5 0 +3, ,37 IR T-EX , ,87 Il metodo sin qui esposto consente di calcolare un indice di pericolo ed un indice di rischio per ogni Sorgente di emissione presente in una Zona classificata a rischio di esplosione. L indice complessivo è un numero puro che può variare in un range compreso tra 0 e circa Comprende la classificazione della Zona, aspetto cui spetta una variabilità dell indice pari a 1, e la presenza di un sistema di rilevazione della presenza dell agente infiammabile (variabilità 0,3). 7 La variazione massima aggiuntiva è pari a 3,87 8 Infatti per avere l esplosione è sufficiente la presenza di una fonte di innesco; ogni altra fonte indipendente non fa che aumentare il rischio in quanto aumenta la probabilità totale di avere innesco. 9 Tale evento provoca infatti esplosioni di maggior impatto; un esempio di fonte di ignizione ad alta intensità è quello di un'esplosione in ambiente aperto la cui fonte di innesco è a sua volta un'esplosione avvenuta precedentemente. 10 Ad esempio dovuto al fatto che l'esplosione iniziale possa generare esplosioni successive o causare incendi estesi fino al coinvolgimento di aree esterne all'impianto considerato. 11 In apparecchiature allungate o raccordate tra loro, soprattutto in presenza di ostacoli che aumentano la turbolenza, è possibile che un esplosione si propaghi con un accelerazione del fronte di fiamma con passaggio da deflagrazione a detonazione 12 Il valore minimo dell indice di pericolo è fissato a 0 La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 8 di 10

9 Il Datore di lavoro può definire situazioni con un livello di priorità di intervento crescente, in base agli indici di rischio calcolati. La metodologia RAMSES propone di suddividere l'indice di rischio risultante in tre classi: Indice di Rischio I R Classe I R <2 Bassa 2 I R < 5 Media I R 5 In particolare le attività conseguenti la valutazione possono essere definite come segue: - valori dell indice IR<2: situazione sotto controllo - valori dell indice IR>5: situazione per cui è opportuno prevedere interventi di miglioramento 13 - valori di IR compresi tra 2 e 5: situazione da valutare caso per caso Gli interventi di miglioramento andranno comunque programmati dando maggiore priorità alle situazioni a maggior rischio. Alta Negli elenchi in ALLEGATO 3 - STRUTTURAZIONE DEGLI ARGOMENTI E DEFINIZIONE DEGLI INTERVALLI DI VARIABILITA' e ALLEGATO 4 - ELENCO DELLE DOMANDE CON RELATIVO PESO E COEFFICIENTE CORRETTIVO DI SCALATURA sono riportati rispettivamente: - la strutturazione degli argomenti con indicazione del campo di variabilità associato a ciascuna delle fasi in cui è stato suddiviso l evento esplosione (si veda lo schema logico sopra riportato); - l'elenco completo delle domande, con indicazione del peso associato a ciascuna risposta e del coefficiente moltiplicativo necessario per riportare la variabilità delle risposte entro il campo di variabilità previsto per quell'argomento. Al fine di rendere congruente il calcolo degli indici di rischio è inoltre necessario definire dei valori correttivi per ciascuna tipologia di indice, che consentano di rendere verificata la condizione di variabilità tra 4 e +1. La tabella seguente riporta i valori adottati: Indice Valore del fattore correttivo Valore dell addendo correttivo 14 IR E-EX 1, ,7 IR T-EX 1, ,9 L esempio riportato in ALLEGATO 5 ESEMPIO DI CALCOLO DELL INDICE DI RISCHIO, relativo ad un prodotto solido in polvere, illustra nel dettaglio il funzionamento dell algoritmo di calcolo dell indice di rischio. 13 In particolare, la letteratura disponibile in materia di accettabilità del rischio indica che situazioni intermedie di accettabilità possono essere ricondotte entro livelli bassi attraverso misure/accorgimenti a livello gestionale (es. manuali operativi, procedure specifiche, formazione/addestramento supplementare, etc.) 14 Il valore dell addendo, congruentemente con l approccio alla valutazione del rischio illustrato nel primo paragrafo del presente documento, è pari al logaritmo in base dieci del fattore correttivo. La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 9 di 10

10 4. CALCOLO DEGLI INDICI DI RISCHIO ASSOCIATI ALLE ZONE In base quanto descritto nei capitoli precedenti, per ciascuna Sorgente di emissione di ciascuna Zona classificata vengono calcolati gli indici di rischio per tipologia di pericolo. Ad esempio la valutazione effettuata per la sorgente Sorgente1 della Zona Zona1 potrebbe fornire i seguenti risultati: Tipologia di pericolo Effetto diretto delle fiamme e della pressione Effetto indiretto dovuto a prodotti di reazione nocivi e/o al consumo dell'ossigeno nell'atmosfera Complessivo Indice di pericolo originale 6,5 5,5 6,54 Indice di pericolo corretto 5 4 5,04 Indice di rischio 3,13 2,05 3,16 Ne consegue che l'indice di pericolo dell' Area1 dovuta alla sorgente di emissione Sorgente1 è pari a 6,54, mentre il relativo indice di rischio è pari a 3,16. Si noti che il valore complessivo dell indice, coerentemente con l approccio metodologico descritto al capitolo 1, è stato calcolato mediante somma logaritmica : Indice di pericolo originale complessivo = Log (10 6, ,5 ) = 6,54 Indice di pericolo corretto complessivo = Log ( ) = 5,04 Indice di rischio complessivo = Log (10 3, ,05 ) = 3,16 Poiché, in generale, all interno della Zona1 saranno presenti diverse sorgenti di emissione, in maniera analoga si procede per calcolare l'indice di rischio complessivo per ciascuna zona a rischio di esplosione. Per esempio (il valore complessivo dell indice è calcolato come somma logaritmica ): SORGENTE IP EX IR EX Sorgente1 6,54 3,16 Sorgente2 6,10 3,60 Sorgente3 5,31 2,98 Complessivo 6,69 3,80 Da quanto sopra risulta che l indice di pericolo di esposizione per la Zona1 è 6, 69 mentre l indice di rischio per la stessa area è pari a 3,80. La metodologia RAMSES per la valutazione del rischio da atmosfere esplosive Pag. 10 di 10

11 ALLEGATO 1 - INDICI DI PERICOLOSITÀ AGENTI

12 Nel presente Allegato viene definita la modalità adottata per determinare gli indici di pericolo associati agli agenti in grado di formare atmosfere potenzialmente esplosive. Gli indici da definire sono: IP E-EX = Indice di pericolo per irraggiamento/onda di pressione (esplosione) IP T-EX = Indice di pericolo per inalazione a seguito di esplosione Il valore assegnato agli IP dipende dalle caratteristiche chimico-fisiche dell'agente; in particolare, per IP E-EX, sono state suddivise le proprietà pertinenti 15 in gruppi, ciascuno dei quali è un contributo all indice di pericolo 16 : Energia di innesco IPI Concentrazione del Facilità di ingresso nel campo di esplosività in base alla IPC1 combustibile temperatura Ampiezza del campo di esplosività IPC2 Caratteristiche Intensità dell esplosione IPE1 dell'esplosione Velocità massima di aumento della pressione nel tempo IPE2 Si ha dunque: IP E-EX = 2,5 + IPI + IPC1 + IPC2 + IPE1 + IPE2 dove il termine 2, 5 che è un valore costante adottato per la normalizzazione del campo di variabilità di IP E-EX entro un intervallo prefissato. Per gas o vapori e nebbie di liquidi 17 Energia di innesco Energia minima di accensione < >250 IPI (mj) 0,8 0,6 0,4 0,2 Temperatura di autoignizione < >300 ( C) 0,8 0,6 0,4 0,2 Concentrazione del combustibile Frasi R solo combustibile R10 R11 R12 IPC1 0,2 0,4 0,6 0,8 Punto di infiammabilità ( C) > >0 - <21 0 0,2 0,4 0,6 0,8 Ampiezza campo esplosività = < >50 IPC2 UEL - LEL 0,2 0,4 0,6 0,8 Caratteristiche dell'esplosione Energia di combustione della <0,1 0, >10 miscela combustibile -aria 0,2 0,4 0,6 0,8 IPE1 (MJ/m 3 ) Massima pressione di < >10 esplosione (bar) 0,2 0,4 0,6 0,8 Velocità di fiamma (m/s) <0,2 0, ,5 2,5 IPE2 KG (bar m /s) 0,2 0,4 0,6 0,8 < >0 0,2 0,4 0,6 0,8 15 Si sono selezionati i parametri ritenuti maggiormente indicativi, all interno del gran numero di variabili disponibili 16 Per maggiori dettagli sulla definizione dei parametri citati si rimanda alla letteratura specializzata ed alle norme tecniche vigenti 17 Per ciascun contributo all indice si prende in considerazione il dato a cui corrisponde il valore massimo tra quelli riportati; in caso di assenza di dati si assume il valore massimo del contributo all indice di pericolo La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 2 di 4

13 Per le polveri 18,19 IPE2 Classe di esplosività (St) Energia di innesco Energia minima di accensione (mj) < >250 0,8 0,6 0,4 0,2 IPI Temperatura di accensione della < >300 nube ( C) 0,8 0,6 0,4 0,2 Temperatura di accensione dello < >300 strato ( C) 0,8 0,6 0,4 0,2 Concentrazione del combustibile Frasi R solo R10 R11 R12 IPC1 combustibile 0,2 0,4 0,6 0,8 Minima concentrazione esplosiva < > IPC2 (g/m 3 ) 0,8 0,6 0,4 0,2 Caratteristiche dell'esplosione Energia di combustione della <0,1 0, >10 miscela combustibile aria 0,2 0,4 0,6 0,8 IPE1 (MJ/m 3 ) Massima pressione di esplosione < >10 (bar) 0,2 0,4 0,6 0,8 K ST (bar m /s) 0 > >300 0,2 0,4 0,6 0, ,2 0,4 0,6 0,8 Nel caso in cui esista la possibilità di un effetto indiretto a livello inalatorio dovuto alla formazione di prodotti di combustione tossici o al consumo dell'ossigeno nell'atmosfera respirata dai lavoratori si assume: IP T-EX = 5 Per entrambi gli indici di pericolo si è infine considerata la qualità delle fonti informative utilizzata, modificando il valore degli indici secondo il seguente schema 20 : Per l aggiornamento delle fonti utilizzate: Non è stato verificato l'aggiornamento delle fonti informative I dati utilizzati derivano da fonti non aggiornate (oltre 5 anni) Almeno alcuni dei dati utilizzati derivano da fonti aggiornate (ultimi 5 anni) Quasi tutti i dati utilizzati derivano da fonti aggiornate (ultimi 5 anni) si aggiunge 0,25 agli IP si aggiunge 0,25 agli IP si aggiunge 0,125 agli IP il valore degli IP resta invariato 18 Per ciascun contributo all indice si prende in considerazione il dato a cui corrisponde il valore massimo tra quelli riportati; in caso di assenza di dati si assume il valore massimo del contributo all indice di pericolo 19 Il parametro granulometria viene preso in considerazione al momento della valutazione del rischio 20 Si tenga presente inoltre che la mancanza di dati può provocare un aumento degli indici determinati in base alle caratteristiche chimico fisiche La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 3 di 4

14 Per l estensione delle basi di dati utilizzate: Dati ricavati da fonti diverse, senza possibilità di confronto dei singoli dati Dati ricavati da un'unica fonte Dati ricavati dal confronto di diverse fonti disponibili (dati discordi) Dati ricavati dal confronto di diverse fonti disponibili (dati discordi, scelte sempre conservative) Dati ricavati dal confronto di diverse fonti disponibili (dati sostanzialmente concordi) si aggiunge 0,5 agli IP si aggiunge 0,25 agli IP si aggiunge 0,25 agli IP il valore degli IP resta invariato il valore degli IP resta invariato Per il ricorso a misure sperimentali: Dati ricavati solamente dalla letteratura Almeno alcuni dei dati utilizzati derivano da misure sperimentali sull'agente considerato Quasi tutti i dati utilizzati derivano da misure sperimentali sull'agente considerato si aggiunge 0,25 agli IP si aggiunge 0,125 agli IP il valore degli IP resta invariato Il campo di variabilità degli indici di pericolo risulta quindi essere il seguente: Indice di Caratteristiche Qualità delle fonti Totale pericolo chimico-fisiche informative IP E-EX 3,5 6, ,5 7,5 IP T-EX La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 4 di 4

15 ALLEGATO 2 - CRITERI PER LA VALUTAZIONE PRELIMINARE DELLE CONSEGUENZE DELLE ESPLOSIONI

16 Introduzione Quando si verifica un'esplosione, si possono presentare diverse tipologie di effetti negativi sulle persone eventualmente presenti: - fiamme; - radiazione termica; - onde di pressione; - proiezioni di frammenti; - formazione di prodotti nocivi di combustione; - formazione di atmosfere con scarsità di ossigeno. Per ciascuna tipologia di effetti, l'entità delle conseguenze è correlata ad un elevato numero di parametri relativi alle condizioni nelle quali si sviluppa l'esplosione. Tra questi parametri vi sono: - le proprietà chimiche e fisiche delle sostanze infiammabili; - la quantità di atmosfera esplosiva coinvolta; - il grado di confinamento dell atmosfera esplosiva; - la geometria dell ambiente circostante; - la resistenza dell eventuale involucro e delle relative strutture di supporto; - le proprietà fisiche degli oggetti esposti al pericolo; - la tipologia dei dispositivi di protezione indossati dal personale esposto al pericolo. Nota Bene: una valutazione accurata delle possibili lesioni a cose e/o persone in funzione della distanza dal baricentro dell'esplosione può essere effettuata solo caso per caso e mediante l'uso di metodologie di calcolo specifiche. Ai fini dell'analisi preliminare del rischio dovuto a formazione di atmosfere esplosive può essere sufficiente disporre di una stima di massima del livello degli effetti conseguenti ad un'esplosione ed è altamente raccomandabile disporre di uno strumento di calcolo unitario e sufficientemente semplice. Infatti, un indicatore del rischio complessivo definito come al Cap. 1 è per sua natura affetto da grosse incertezze legate principalmente alla disponibilità di informazioni di base (classificazione delle aree, probabilità di innesco, numero di persone esposte, etc.) così che, più che una valutazione accurata e specificamente rivolta ad una data tipologia di effetti negativi, risulta utile un'indicazione di massima onnicomprensiva. Inoltre l'utilizzo di un unico metodo di calcolo consente ripetibilità e confrontabilità dei risultati ottenuti e quindi assicura l'aspetto di maggior importanza: l'ordinamento relativo degli eventi in termini di gravità delle conseguenze 21. La metodologia che è stata adottata e che è descritta di seguito è stata sviluppata a partire da uno studio di alcuni tra i metodi di calcolo più diffusi e riconosciuti: - TNT equivalente - Baker ed altri - UVCE - TNO (modello a pistone) - Multi-Energy - Formule empiriche per la valutazione della sovrapressione sviluppata in esplosioni semiconfinate 21 In caso di Indice di rischio elevato, a valle della presente valutazione del rischio, si raccomanda comunque di approfondire la stima delle conseguenze con metodiche specifiche mutuate dalla valutazione ex D.Lgs. 334/99 La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 2 di 5

17 Il criterio di fondo sul quale si basa il metodo è quello di assumere come distanza rappresentativa di danno per le persone quella che corrisponde ad una sovrapressione di picco di 0,07 bar 22. Descrizione del metodo Scopo del metodo è quello di stabilire, con un sufficiente grado di accuratezza, se un'esplosione che avvenga in condizioni definite in un determinato ambiente di lavoro possa provocare effetti negativi (per convenzione assunti come il superamento della soglia di sovrapressione di 0,07 bar) entro una distanza di danno da stimarsi e suddivisibile in intervalli come di seguito elencato: inferiore a 2 m compresa tra 2 e 10 m compresa tra 10 e 50 superiore a 50 m L'analisi delle formule di calcolo proposte in letteratura e degli intervalli di variabilità dei parametri ha portato a individuare la seguente relazione generale per la stima della distanza di danno: dove: d = f * V 1/3 d è la distanza di danno stimata (m); f è un coefficiente che dipende dalle condizioni ambientali al contorno (si veda sotto); V è il volume in condizioni di esplosività (bar) Il valore di V è generalmente noto per ciascuna sorgente di emissione individuata mediante le procedure stabilite dalla normativa tecnica relativa alla classificazione in zone degli ambienti a rischio di esplosione; negli altri casi può essere stimato mediante un'analisi delle condizioni di lavoro e dei termini di rilascio che portano alla formazione di un'atmosfera esplosiva. Il valore del fattore f dipende dai seguenti parametri: 1. Il valore della pressione massima di esplosione (Pmax) raggiungibile a seguito dell'innesco della miscela infiammabile (si tratta di un parametro legato all agente che provoca la formazione dell atmosfera esplosiva) 2. il livello di ostruzione/confinamento della nube, codificato in: - Nube completamente confinata: nube in apparecchiatura o ambiente chiuso oppure presenza nella nube di ostacoli ravvicinati, ossia con una frazione di ingombro (intesa come rapporto tra il volume occupato dagli ostacoli e il volume totale dell'area in condizioni di esplosività) superiore al 30% e una distanza tra gli ostacoli inferiore ai 3 m - Nube parzialmente confinata: nube a contatto con 2 o più pareti/barriere oppure presenza di ostacoli all'interno della nube, ma con una frazione di ingombro inferiore al 30% e/o una distanza tra gli ostacoli superiore ai 3 m - Nube non confinata: assenza di pareti (tranne il terreno) e di ostacoli 22 Questa soglia corrisponde al valore di danni gravi alla popolazione sana (lesioni irreversibili) come definito dalle Linee Guida Nazionali per la pianificazione dell emergenza esterna (Presidenza Consiglio Ministri, Dipartimento della Protezione Civile Gennaio 1994), dal D.M. 15 maggio 1996 e dal D.M. 9 maggio La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 3 di 5

18 Più in particolare le relazioni che definiscono i valori di f sono: Nube completamente confinata f = 10 (Log (Pmax)/1,19 + 0,33) Nube parzialmente confinata f = 10 (Log (Pmax)/1,09-0,33) Nube non confinata f = 10 (Log (Pmax)/0,98 1,48) (nelle relazioni Pmax va espresso in bar) Per la determinazione della fascia di distanza di danno stimata si procede dunque come illustrato negli esempi seguenti. Pmax dell agente = 8 bar Volume della miscela esplosiva = 3 m 3 Nube completamente confinata f = 10 (Log 8/1,19 + 0,33) = 12,3 d = f * V 1/3 = 12,3 * 3 1/3 = 17,7 m fascia della distanza di danno = m Pmax dell agente = 8 bar Volume della miscela esplosiva = 3 m 3 Nube parzialmente confinata f = 10 (Log 8/1,09-0,33) = 3,1 d = f * V 1/3 = 3,1 * 3 1/3 = 4,5 m fascia della distanza di danno = 2-10 m Pmax dell agente = 8 bar Volume della miscela esplosiva = 3 m 3 Nube non confinata f = 10 (Log 8/0,98 1,48) = 0,27 d = f * V 1/3 = 0,27 * 3 1/3 = 0,4 m fascia della distanza di danno = 0-2 m Alla pagina seguente si riportano i grafici delle distanze di danno calcolate con le relazioni sopra descritte per nubi del volume di m 3. La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 4 di 5

19 18,00 Distanze di danno stimate contro Pmax - Nube di volume 1 m3 16,00 14,00 d (m) 12,00 10,00 8,00 Confinata Parz. Confin./ostruz. Non confinata 6,00 4,00 2,00 0, Pmax (bar) 40,00 Distanze di danno stimate contro Pmax - Nube di volume 10 m3 35,00 30,00 d (m) 25,00 20,00 Confinata Parz. Confin./ostruz. Non confinata 15,00 10,00 5,00 0, Pmax (bar) 80,00 Distanze di danno stimate contro Pmax - Nube di volume m3 70,00 60,00 d (m) 50,00 40,00 Confinata Parz. Confin./ostruz. Non confinata 30,00 20,00 10,00 0, Pmax (bar) La metodologia Atmosfere Esplosive Pag. 5 di 5

20 ALLEGATO 3 - STRUTTURAZIONE DEGLI ARGOMENTI E DEFINIZIONE DEGLI INTERVALLI DI VARIABILITA'

21 Struttura argomenti - Ramses Rischi dovuti a atmosfere esplosive Probabilità di presenza di atmosfera esplosiva Intervallo totale di variabilità dell'indice 0,3 1.1 Rilevazione dell'atmosfera infiammabile Intervallo di variabilità dell'indice 0,3 Presenza di innesco efficace all'interno della Zona Intervallo totale di variabilità dell'indice 4, Inneschi presenti continuamente, frequentemente o per lunghi periodi (Attenzione: il D.Lgs. 233/03 vieta la presenza di questo tipo di inneschi in tutte le Zone classificate) Intervallo di variabilità dell'indice 1, Inneschi presenti raramente, per brevi periodi o poco frequentemente (Attenzione: il D.Lgs. 233/03 vieta la presenza di questo tipo di inneschi in Zone classificate 0, 20, 1, 21) Intervallo di variabilità dell'indice 1, Inneschi presenti in circostanze molto rare (Attenzione: il D.Lgs. 233/03 vieta la presenza di questo tipo di inneschi in Zone classificate 0 o 20) Intervallo di variabilità dell'indice 0, Possibilità di ignizione ad alta intensità Intervallo di variabilità dell'indice 0,5 Valutazione dell'impatto dell'esplosione Intervallo totale di variabilità dell'indice 2,1 3.1 Entità dell'area con danni da esplosione Intervallo di variabilità dell'indice 0,8 3.2 Presenza di persone all'interno dell'area attesa di danno Intervallo di variabilità dell'indice 0,3 3.3 Condizioni di danno aumentato Intervallo di variabilità dell'indice 1 Mitigazione del danno diretto da esplosione Intervallo totale di variabilità dell'indice 1,1 4.1 Misure specifiche di mitigazione Intervallo di variabilità dell'indice 0,8 4.2 Altre misure di mitigazione Intervallo di variabilità dell'indice 0,3 Mitigazione del danno inalatorio post esplosione Intervallo totale di variabilità dell'indice 1,1 5.1 Misure specifiche di mitigazione Intervallo di variabilità dell'indice 1,1

22 ALLEGATO 4 - ELENCO DELLE DOMANDE CON RELATIVO PESO E COEFFICIENTE CORRETTIVO DI SCALATURA

23 Struttura domande - Ramses Rischi dovuti a atmosfere esplosive Probabilità di presenza di atmosfera esplosiva 1.1 Rilevazione dell'atmosfera infiammabile Ad esclusione Coefficiente 0, Presenza di un sistema di rilevazione della formazione di 1 un'atmosfera esplosiva associato a un sistema di blocco del processo Commento L'attivazione del sistema di rilevazione deve essere segnalata ai lavoratori mediante dispositivi ottici o acustici Presenza di un sistema di rilevazione della formazione di 10 un'atmosfera esplosiva Commento L'attivazione del sistema di rilevazione deve essere segnalata ai lavoratori mediante dispositivi ottici o acustici Assenza di un sistema di rilevazione 0 Commento / Presenza di innesco efficace all'interno della Zona 2.1 Inneschi presenti continuamente, frequentemente o per lunghi periodi (Attenzione: il D.Lgs. 233/03 vieta la presenza di questo tipo di inneschi in tutte le Zone classificate) Ad esclusione Coefficiente 0,25 Addizione Superfici calde 0000 Commento Considerare motori, radiatori, essiccatoi, tubi radianti, linee contenenti fluidi caldi, lampade, ecc. La facilità di innesco aumenta all'aumentare della temperatura, della superficie e del tempo di contatto Scintille di saldatura, fiamme e gas caldi di altra origine 0000 Commento Considerare anche l'innesco dovuto a fumatori Superfici calde di origine meccanica 0000 Commento Considerare processi meccanici o di lavorazione normalmente presenti e nei quali si converte energia meccanica in calore; ad esempio innesti a frizione, freni a funzionamento meccanico, ecc Scintille di origine meccanica 0000 Commento Considerare operazioni quali le lavorazioni alla mola, se effettuate continuamente, frequentemente o per lunghi periodi Materiale elettrico 0000 Commento Considerare la possibilità di avere surriscaldamenti, oppure scintille da apertura e chiusura di circuiti elettrici o connessioni allentate. Il pericolo è presente anche in caso di tensioni inferiori a 50 V Correnti vaganti 0000 Commento Considerare scintille o surriscaldamenti dovuti a correnti di ritorno nei generatori di potenza (ferrovie, grandi impianti di saldatura, ecc.) oppure a guasti agli impianti elettrici (in assenza di sistemi per realizzare l'equipontenzialità) Cariche elettrostatiche 0000 Commento Considerare l'accumulo di carica elettrica su materiali isolanti (per movimento relativo) o su materiali conduttori isolati (per induzione), in assenza di misure preventive come l'uso di indumenti antistatici e la messa a terra delle parti conduttrici Pagina 1 di 7

24 Onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF) da 10^4 Hz a *10^12 Hz Commento Considerare radiotrasmettitori o generatori RF per riscaldamento, essiccazione, tempra, saldatura, ecc. se il campo è abbastanza potente e l'antenna ricevente è grande e vicina alla zona a rischio (in assenza di schermatura o altre misure di protezione) Onde elettromagnetiche da 3*10^11 Hz a 3*10^15 Hz 0000 Commento Considerare sorgenti luminose intense che colpiscono corpi opachi, oggetti che causano la convergenza dei raggi solari, radiazioni laser (per esempio nei dispositivi di comunicazione, misura di distanza, di sorveglianza, ecc.) assorbite da corpi opachi Radiazioni ionizzanti 0000 Commento Considerare sorgenti di radiazioni, quali tubi per raggi x e sostanze radioattive, che possono generare inneschi colpendo corpi opachi (ad esempio particelle di polvere) Ultrasuoni 0000 Commento Considerare la possibilità che l'energia emessa da onde ultrasoniche di sufficiente potenza venga assorbita da sostanze solide o liquide con conseguente riscaldamento a temperature tali da generare innesco Compressione adiabatica e onde d'urto 0000 Commento Considerare le operazioni di compressione adiabatica (o quasi adiabatica) in apparecchiature come ad esempio nei compressori e le onde d'urto da fuoriuscita improvvisa di gas ad alta pressione nei condotti Presenza di apparecchiature non ATEX 0000 Commento Queste apparecchiature possono generare inneschi continuamente o frequentemente (per esempio durante il normale funzionamento di apparecchi, sistemi di protezione e componenti). Selezionare questo caso per fonti di innesco non considerate in altre voci 2.2 Inneschi presenti raramente, per brevi periodi o poco frequentemente (Attenzione: il D.Lgs. 233/03 vieta la presenza di questo tipo di inneschi in Zone classificate 0, 20, 1, 21) Ad esclusione Coefficiente 0,25 Addizione Superfici calde 00 Commento Considerare motori, radiatori, essiccatoi, tubi radianti, linee contenenti fluidi caldi, lampade, ecc. La facilità di innesco aumenta all'aumentare della temperatura, della superficie e del tempo di contatto Scintille di saldatura, fiamme e gas caldi di altra origine 00 Commento Considerare anche l'innesco dovuto a fumatori Superfici calde di origine meccanica 00 Commento Considerare innesti a frizione, freni a funzionamento meccanico, ecc. azionati poco frequentemente o parti mobili con cuscinetti, passaggi d'albero, premistoppa, non sufficientemente lubrificati o in avaria (ad esempio per spostamento dell'asse) Scintille di origine meccanica 00 Commento Considerare operazioni come la molatura, ingresso di corpi estranei nella macchina, uso di utensili non antiscintilla, urti tra ruggine e metalli leggeri (come alluminio e magnesio) o urti coinvolgenti titanio o zirconio Materiale elettrico 00 Commento Considerare la possibilità di avere surriscaldamenti, oppure scintille da apertura e chiusura di circuiti elettrici o connessioni allentate. Il pericolo è presente anche in caso di tensioni inferiori a 50 V Pagina 2 di 7

25 Correnti vaganti 00 Commento Considerare scintille o surriscaldamenti dovuti a correnti di ritorno nei generatori di potenza (ferrovie, grandi impianti di saldatura, ecc.) oppure a guasti agli impianti elettrici in presenza di sistemi per realizzare l'equipontenzialità Cariche elettrostatiche 00 Commento Considerare l'accumulo di carica elettrica su materiali isolanti (per movimento relativo) o su materiali conduttori isolati (per induzione), in presenza di misure preventive come l'uso di indumenti antistatici e la messa a terra delle parti conduttrici Onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF) da 10^4 Hz a 00 3*10^12 Hz Commento Considerare radiotrasmettitori o generatori RF per riscaldamento, essiccazione, tempra, saldatura, ecc. se il campo è abbastanza potente e l'antenna ricevente è grande e vicina alla zona a rischio, in presenza di schermatura o altre misure di protezione Onde elettromagnetiche da 3*10^11 Hz a 3*10^15 Hz 00 Commento Considerare sorgenti luminose intense che colpiscono corpi opachi, oggetti che causano la convergenza dei raggi solari, radiazioni laser (per esempio nei dispositivi di comunicazione, misura di distanza, di sorveglianza, ecc.) assorbite da corpi opachi Radiazioni ionizzanti 00 Commento Considerare sorgenti di radiazioni, quali tubi per raggi x e sostanze radioattive, che possono generare inneschi colpendo corpi opachi (ad esempio particelle di polvere) Ultrasuoni 00 Commento Considerare la possibilità che l'energia emessa da onde ultrasoniche di sufficiente potenza venga assorbita da sostanze solide o liquide con conseguente riscaldamento a temperature tali da generare innesco Compressione adiabatica e onde d'urto 00 Commento Considerare le operazioni di compressione adiabatica e le onde d'urto da fuoriuscita improvvisa di gas ad alta pressione nei condotti, in presenza di sistemi di prevenzione (come separazioni e valvole che possono essere aperte soltanto lentamente) Aumenti di temperatura dovuti a reazioni chimiche o a 00 materiali instabili Commento Considerare decomposizione (per urto, attrito, alta o bassa temperatura), miscelazione con materiali incompatibili, reazioni fuggitive. Esempi sono perossidi organici, sostanze piroforiche, mangimi (autoriscaldamento indotto da processi biologici) Combustione di uno strato di polveri o di altro materiale 00 combustibile Commento L'accensione può avvenire per contatto con una superficie calda, a causa di scintille da saldatura o di origine meccanica, ecc Presenza di apparecchiature ATEX di Categoria 3 00 Commento Queste apparecchiature non danno inneschi continuamente o frequentemente (ad esempio nel normale funzionamento), ma possono generare inneschi in situazioni rare. Selezionare questo caso per fonti di innesco non considerate in altre voci 2.3 Inneschi presenti in circostanze molto rare (Attenzione: il Ad esclusione D.Lgs. 233/03 vieta la presenza di questo tipo di inneschi in Zone classificate 0 o 20) Coefficiente 0,25 Addizione Pagina 3 di 7

26 Superfici calde Commento Considerare motori, radiatori, essiccatoi, tubi radianti, linee contenenti fluidi caldi, lampade, ecc. La facilità di innesco aumenta all'aumentare della temperatura, della superficie e del tempo di contatto Scintille di saldatura, fiamme e gas caldi di altra origine Commento Considerare anche l'innesco dovuto a fumatori Superfici calde di origine meccanica Commento Considerare innesti a frizione, freni a funzionamento meccanico, ecc. azionati molto raramente o parti mobili con cuscinetti, passaggi d'albero, premistoppa, non sufficientemente lubrificati o in avaria (ad esempio per spostamento dell'asse) Scintille di origine meccanica Commento Operazioni come la molatura, ingresso di corpi estranei prevedibile solo molto raramente (presenza di metal detector), uso di utensili non antiscintilla, urti tra ruggine e metalli leggeri (come alluminio e magnesio) o urti coinvolgenti titanio o zirconio Materiale elettrico Commento Considerare la possibilità di avere surriscaldamenti, oppure scintille da apertura e chiusura di circuiti elettrici o connessioni allentate. Il pericolo è presente anche in caso di tensioni inferiori a 50 V Correnti vaganti Commento Considerare scintille o surriscaldamenti dovuti a correnti di ritorno nei generatori di potenza oppure a guasti agli impianti elettrici in presenza di sistemi per realizzare l'equipontenzialità, regolarmente verificati Cariche elettrostatiche Commento Considerare l'accumulo di carica elettrica su materiali isolanti (per movimento relativo) o su materiali conduttori isolati (per induzione), in presenza di misure preventive regolarmente verificate Onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF) da 10^4 Hz a 3*10^12 Hz Commento Considerare radiotrasmettitori o generatori RF per riscaldamento, essiccazione, tempra, saldatura, ecc. se il campo è abbastanza potente e l'antenna ricevente è grande e vicina alla zona a rischio in presenza di schermatura o altre misure di protezione Onde elettromagnetiche da 3*10^11 Hz a 3*10^15 Hz Commento Considerare sorgenti luminose intense che colpiscono corpi opachi, oggetti che causano la convergenza dei raggi solari, radiazioni laser (per esempio nei dispositivi di comunicazione, misura di distanza, di sorveglianza, ecc.) assorbite da corpi opachi Radiazioni ionizzanti Commento Considerare sorgenti di radiazioni, quali tubi per raggi x e sostanze radioattive, che possono generare inneschi colpendo corpi opachi (ad esempio particelle di polvere) Ultrasuoni Commento Considerare la possibilità che l'energia emessa da onde ultrasoniche di sufficiente potenza venga assorbita da sostanze solide o liquide con conseguente riscaldamento a temperature tali da generare innesco Compressione adiabatica e onde d'urto Commento Considerare le operazioni di compressione adiabatica e le onde d'urto da fuoriuscita improvvisa di gas ad alta pressione nei condotti, in presenza di sistemi di prevenzione soggetti a verifica Pagina 4 di 7

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