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1 C O M U N E D I G A R L A S C O P r o v i n c i a d i P a v i a P. G. T. P i a n o d i G o v e r n o d e l T e r r i t o r i o Rapporto preliminare ai fini dell adozione del Piano Novembre 2009

2 A cura di: G. Luca Bisogni Anna Gallotti Davide Bassi Dario Pennati

3 I n d i c e PREMESSA INTRODUZIONE Riferimenti normativi Metodologia adottata Il rapporto tra VIC e VAS PROPOSTA DI PIANO DEL COMUNE I PUNTI DI ATTENZIONE PRIORITARI QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE Caratteri predominanti i siti Natura ZPS IT Boschi del Ticino HABITAT ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI ASPETTI FAUNISTICI SIC IT San Massimo HABITAT ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI ASPETTI FAUNISTICI SIC IT Boschi del Vignolo HABITAT ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI ASPETTI FAUNISTICI SIC IT Basso corso e sponde del Ticino HABITAT ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI ASPETTI FAUNISTICI Attuali vulnerabilità specifiche Elementi funzionali ai siti Natura Rete ecologica regionale Rete ecologica del Parco del Ticino Struttura ecosistemica locale esterna ai siti Natura Proposta di Rete ecologica locale INCIDENZA DEL PIANO MONITORAGGIO CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

4 PREMESSA L Amministrazione comunale di Garlasco, ricadente all interno del Parco Lombardo della Valle del Ticino, a seguito dell avvio del procedimento per la costituzione dei tre atti del Piano di Governo del Territorio (PGT), ha attivato il relativo processo di valutazione ambientale, attraverso la Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Il territorio del comune di Garlasco è interessato dalla presenza di alcuni siti appartenenti alla Rete Ecologica Europea Natura 2000: Zona di Protezione Speciale ZPS IT Boschi del Ticino Sito di Importanza Comunitaria SIC IT San Massimo, Sito di Importanza Comunitaria SIC IT Boschi del Vignolo. Esternamente al comune ma a breve distanza dai suoi confini, si segnala, inoltre, la presenza di un altro sito di Rete Natura 2000 direttamente connesso al corso del fiume Ticino: Sito di Importanza Comunitaria SIC IT Basso corso e sponde del Ticino. La presenza di tali siti, la cui localizzazione spaziale è raffigurata nell immagine successiva, richiede necessariamente uno specifico Studio ai fini della Valutazione di Incidenza, redatto secondo l Allegato G del D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 e secondo l Allegato D (Sezione Piani) della D.G.R. 8 agosto 2003 n. VII/14106, che analizzi gli effetti, diretti ed indiretti, che l attuazione dei tre atti costituenti il PGT (Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) potrà potenzialmente indurre sui siti Natura 2000 evidenziati. 4

5 Figura 0.1 Rapporto tra il territorio comunale e Rete Natura 2000 SIC Boschi del Vignolo SIC Basso corso e sponde del Ticino ZPS Boschi del Ticino SIC San Massimo Fonte: Dati Regione Lombardia 5

6 Nell ambito dei SIC presenti sul territorio comunale, si segnala la presenza di due habitat di interesse comunitario e di un habitat Corine di particolare interesse naturalistico, la cui distribuzione è rappresentata nella figura sottostante: Cod.91E0 *Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno- Padion, Alnion incanae, Salicion albae); Cod.91F0 Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris); Cod. Corine Formazioni igrofile a Salix cinerea; Figura 0.2 Distribuzione degli habitat di interesse comunitario sul territorio di Garlasco Fonte: Dati Regione Lombardia Il sistema delle sensibilità ecosistemiche presenti sul territorio comunale di Garlasco è presentato nella figura seguente, dove risultano evidenti i due assi principali costituiti dal sistema della Valle del Ticino, che rappresenta il serbatoio di naturalità più importante, e, in subordine, l ambito del Torrente Terdoppio. Di assoluta rilevanza è il 6

7 sistema idrico minore che costituisce il maggiore sistema di appoggio delle relazioni ecologiche nel territorio rurale. Figura 0.3 Sistema delle sensibilità ecosistemiche Le unità ecosistemiche hanno scale dimensionali differenti. Si ricompongono in mosaici (ecomosaici) strutturalmente e funzionalmente coerenti, che non rispettano i confini comunali. Un obiettivo diventa quello di riconoscere i sistemi di connessione e di relazione da ricomporre in un quadro di rete ecologica locale, coerente con i disegni di rete provinciale e regionale, da integrare con ambiti di natura paesaggistica (che tengono conto anche degli aspetti culturali e percettivi) e più strettamente territoriali (che tengono conto anche degli aspetti insediativi, infrastrutturali e socio-economici). 7

8 1 INTRODUZIONE 1.1 Riferimenti normativi L Unione Europea ha recepito i principi internazionali in merito alla conservazione della natura, emanando alcune direttive tra cui le più significative in materia di biodiversità sono: la Direttiva 79/409/CEE (Direttiva Uccelli ), che sancisce la conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici europei, delle loro uova, dei nidi e degli habitat e prevede l istituzione delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) per il raggiungimento di tali obiettivi. Le misure prevedono da una parte l individuazione di una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di uccelli indicate nei relativi allegati e dall altra l individuazione, da parte degli Stati membri dell UE, di aree destinate alla conservazione di tali specie, le Zone di Protezione Speciale (ZPS); la Direttiva 92/43/CEE (Direttiva Habitat ), che rappresenta la normativa di recepimento a livello europeo della Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro ed ha l obiettivo di salvaguardare la biodiversità attraverso la conservazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvatica nel territorio europeo. Essa fornisce elenchi di habitat naturali (allegato I) e di specie animali e vegetali (allegato II) di interesse comunitario e si propone l obiettivo di costruire, per la loro tutela, una rete di zone speciali di conservazione. In un primo momento gli Stati Membri sono chiamati ad effettuare una ricognizione sul loro territorio circa la presenza e lo stato di conservazione di tali specie ed habitat, indicando quindi una serie di siti. La Commissione Europea designa, quindi, tra i siti proposti e con riferimento alle diverse regioni biogeografiche, i Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Gli Stati Membri istituiscono, entro i siti designati, Zone Speciali di Conservazione, in cui siano applicate misure di gestione atte a mantenere un soddisfacente stato di conservazione della specie e degli habitat presenti. La Direttiva Habitat introduce all'articolo 6, comma 3, la procedura di Valutazione di Incidenza con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale. 8

9 Con DPR 8 settembre 1997 n. 357 (successivamente modificato dal DPR 12 marzo 2003 n. 120), lo Stato Italiano ha emanato il Regolamento di recepimento ed attuazione della Direttiva Habitat, assegnando alle regioni il compito di definire specifici indirizzi, in materia di Rete Natura 2000 e di Valutazione di Incidenza, per il proprio territorio di competenza. In base all'art. 6 del DPR 120/2003, comma 1, sono da sottoporre a Valutazione di Incidenza (comma 3), tutti i Piani, Programmi e Progetti non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi. A livello regionale, con D.G.R. 8 Agosto 2003 N. 7/14106 la Regione Lombardia ha individuato i soggetti gestori, definisce le modalità procedurali per l applicazione della Valutazione di Incidenza e fornisce i contenuti minimi dello studio per la valutazione d incidenza sui SIC e psic (Box 1). Inoltre, la Regione Lombardia, con D.G.R. 15 ottobre 2004 N. 7/19018, ha stabilito che, nel caso di sovrapposizione di ZPS con SIC o psic, lo Studio ai fini della Valutazione di incidenza sia unico. Box 1.1 Modalità procedurali per l applicazione della Valutazione di Incidenza Sezione I PIANI Articolo 1 Contenuti dei piani in relazione ai SIC o psic 1. I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti, predispongono uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Tale studio deve illustrare gli effetti diretti o indiretti che le previsioni pianificatorie possono comportare sui siti evidenziando le modalità adottate per rendere compatibili le previsioni con le esigenze di salvaguardia. Lo studio dovrà comprendere le misure di mitigazione e di compensazione che il piano adotta o prescrive di adottare da parte dei soggetti attuatori. 2. Lo studio, di cui al comma 1, dovrà avere i contenuti minimi di cui all Allegato D - sez. Piani della presente deliberazione redatti ai sensi dell allegato G del D.P.R. 357/ Qualora i SIC o psic ricadano all interno di aree protette ai sensi della Legge 394/91, si applicano le misure di conservazione per queste previste dalla normativa vigente, come previsto dal D.P.R. 357/97. 9

10 Sezione I PIANI Articolo 2 Procedure di valutazione di incidenza 1. Gli atti di pianificazione, sono presentati, nel caso di piani di rilevanza regionale, provinciale e comunale, fatto salvo quanto previsto al comma 6, corredati di istanza e unitamente allo studio di cui all art. 1, pena l inammissibilità, alla Regione Lombardia - D.G. Qualità dell Ambiente, quale Autorità Competente che, mediante l istruttoria, valuta gli effetti che il piano può avere sui siti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi e formalizza l esito della valutazione d incidenza. 2. L istruttoria per la valutazione d incidenza, da effettuarsi sulla base degli elementi contenuti nell'atto di pianificazione, unitamente allo studio di cui all'art. 1, è finalizzata ad evitare che l'attuazione delle previsioni di piano pregiudichi l'integrità dei siti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione degli habitat e delle specie presenti. 3. La Regione Lombardia - D.G. Qualità dell Ambiente, si esprime, nei termini previsti dal D.P.R. 357/97 e successive modificazioni, mediante atto dirigenziale. La D.G. Qualità dell Ambiente può chiedere una sola volta integrazioni. Nel caso in cui siano richieste integrazioni, il termine per la valutazione d incidenza decorre nuovamente dalla data in cui le integrazioni pervengono alla D.G. Qualità Ambiente. 4. L Amministrazione competente all approvazione dei piani di cui al comma 1 acquisisce preventivamente la valutazione d incidenza espressa dalla D. G. Qualità dell Ambiente ed individua le modalità più opportune per la consultazione del pubblico. 5. Qualora il PTC provinciale sia stato approvato, secondo le procedure previste dai commi precedenti con valutazione d incidenza positiva, la valutazione d incidenza dei piani regolatori generali comunali è effettuata dalla Provincia competente in sede di verifica di compatibilità ai sensi dell art. 3 commi 18 e 19 della l.r. 5 gennaio 2000 n In assenza di P.T.C.P. approvati con valutazione d incidenza positiva, l approvazione del P.R.G. comunale dovrà tenere conto del parere in merito alla valutazione d incidenza espresso dalla D.G. Qualità dell Ambiente. 7. Nel caso di piani che interessino siti di SIC o psic, ricadenti in tutto o in parte all'interno di aree protette ai sensi della l.r. 86/83, la valutazione d incidenza di cui ai commi precedenti viene espressa previo parere obbligatorio dell Ente di gestione dell'area protetta. 8. La valutazione dell incidenza delle varianti a PRG comunali, ai sensi della l.r. 23 giugno 1997 n. 23, che interessino SIC o psic, è effettuata dal Comune. L esito di tale valutazione dovrà essere espressa nell atto di approvazione della variante stessa, tenuto conto del comma precedente. Articolo 3 Effetti della valutazione di incidenza sui piani 1. L'approvazione dei piani, per le parti contenenti le previsioni di cui all'art 1, è condizionata all'esito positivo della valutazione di incidenza espresso a seguito dell'applicazione della procedura di cui all'art. 2, tranne nei casi e con le modalità previsti dall'art La D.G. Qualità dell Ambiente, nell atto dirigenziale: a) può impartire le opportune prescrizioni relative alle modalità di progettazione e di realizzazione degli interventi, previsti dallo strumento di pianificazione, così ammessi; b) specifica, anche sulla base del livello di approfondimento degli atti di pianificazione e dello studio di cui all art. 1, quali interventi e/o previsioni del piano siano o meno soggetti a valutazione di incidenza. 3.L adeguamento dei P.R.G. ai piani sovracomunali, approvati con valutazione d incidenza positiva, non è soggetto a valutazione di incidenza. 10

11 Sezione I PIANI Articolo 4 Conclusioni negative della valutazione di incidenza Qualora, nonostante le conclusioni negative della valutazione di incidenza sul sito ed in mancanza di soluzioni alternative possibili, il piano debba essere realizzato per motivi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale ed economica, le amministrazioni competenti adottano ogni misura compensativa necessaria per garantire la coerenza globale della Rete Natura 2000, coadiuvate dalla D.G. Qualità dell Ambiente che potrà fornire indicazioni in tal senso, e ne danno comunicazione al Ministero dell ambiente e della tutela del territorio. Allegato D CONTENUTI MINIMI DELLO STUDIO PER LA VALUTAZIONE D I D INCIDENZA SUI SIC E PSIC Sezione piani Lo studio deve fare riferimento ai contenuti dell allegato G del DPR 357/97 e succ. mod. e possedere gli elementi necessari ad individuare e valutare i possibili impatti sugli habitat e sulle specie di cui alle Dir. 92/43/CEE e 79/409/CEE e loro successive modifiche, per la cui tutela il sito è stato individuato, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi. Inoltre deve indicare le misure previste per la compatibilità delle soluzioni che il piano assume, comprese le mitigazioni e/o compensazioni. Lo studio dovrà in particolare: 1. contenere elaborati cartografici in scala minima 1: dell'area interessata dal o dai SIC o psic, con evidenziata la sovrapposizione degli interventi previsti dal piano, o riportare sugli elaborati la perimetrazione di tale area. 2. descrivere qualitativamente gli habitat e le specie faunistiche e floristiche per le quali i siti sono stati designati, evidenziando, anche tramite una analisi critica della situazione ambientale del sito, se le previsioni di piano possano determinare effetti diretti ed indiretti anche in aree limitrofe. 3. esplicitare gli interventi di trasformazione previsti e le relative ricadute in riferimento agli specifici aspetti naturalistici. 4. illustrare le misure mitigative, in relazione agli impatti stimati, che si intendono applicare e le modalità di attuazione (es. tipo di strumenti ed interventi da realizzare, aree interessate, verifiche di efficienza ecc.) 5. indicare le eventuali compensazioni, ove applicabili a fronte di impatti previsti, anche di tipo temporaneo. Le compensazioni, perché possano essere valutate efficaci, devono di norma essere in atto al momento in cui il danno dovuto al piano è effettivo sul sito di cui si tratta, tranne se si possa dimostrare che questa simultaneità non è necessaria per garantire il contributo del sito alla Rete Natura Inoltre dovranno essere funzionalmente ed ecologicamente equivalenti alla situazione impattata, nello stato antecedente all'impatto. Lo studio dovrà essere connotato da un elevato livello qualitativo dal punto di vista scientifico. 11

12 Di seguito si riporta l elenco dei principali riferimenti normativi in materia di Rete Natura 2000 e Valutazione di Incidenza: Unione Europea: - Direttiva europea n. 79/409/CEE Uccelli - Conservazione degli uccelli selvatici e Direttiva n. 92/43/CEE Habitat - Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche con le quali si prevede che, al fine di tutelare le specie animali e vegetali, nonché gli habitat, indicati negli Allegati I e II, gli Stati membri classifichino in particolare come SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e come ZPS (Zone di Protezione Speciale) i territori più idonei al fine di costituire una rete ecologica, definita "Rete Natura 2000"; - Documento Guida all interpretazione dell articolo 6 della Direttiva Habitat 92/43/CEE, pubblicato nel 2000 dalla Commissione Europea. - Direttiva 2001/42/CEE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001; - Decisione 2008/25/CE della Commissione del 13 novembre 2007 che stabilisce, ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, un primo elenco aggiornato di siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica continentale [notificata con il numero C(2007) 5403] (G.U.U.E. L12 del ); - Decisione 2008/218/CE della Commissione del 25 gennaio 2008 che adotta, ai sensi della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, un primo elenco aggiornato di siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina [notificata con il numero C(2008) 271] (G.U.U.E. L77 del ); - Decisione 2008/335/CE della Commissione del 28 marzo 2008 che adotta, a norma della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, il primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea [notificata con il numero C(2008) 1148] (G.U.U.E. L123 dell' ). Stato Italiano: - DPR 8 settembre 1997, n. 357 "Regolamento recante attuazione della Direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche", successivamente modificato dal DPR 12 marzo 2003, n. 120, con i quali si dà applicazione in Italia alle suddette direttive comunitarie; - DM 3 settembre 2002 che approva le Linee guida per la gestione dei siti Natura 2000 predisposte dal Ministero dell Ambiente e Tutela del Territorio; - DM 25 marzo 2005 che approva l Elenco delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) classificate ai sensi della Direttiva 79/409/CEE ; - DM 25 marzo 2005 che approva l Elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) per la regione biogeografica continentale, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE ; - D.lgs 3 aprile 2006, n. 152 Norma in materia ambientale Parte II (VIA, VAS e IPPC). - DM 11 giugno 2007 Modificazioni agli allegati A, B, D ed E del Decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, e successive modificazioni, in attuazione della direttiva 2006/105/CE del Consiglio del 20 novembre 2006, che adegua le direttive 73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in materia di ambiente a motivo dell'adesione della Bulgaria e della Romania ; 12

13 - DM 5 luglio 2007 Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE ; - DM 17 ottobre 2007, n. 184 Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS) ; - D.lgs 16 gennaio 2008, n. 4 recante "Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del D.lgs 3 aprile 2006, n. 152, recante norma in materia ambientale"; - DM 26 marzo 2008 Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica alpina in Italia, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Gazzetta Ufficiale n. 103 del 3 maggio 2008); - DM 26 marzo 2008 Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica continentale in Italia, ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Gazzetta Ufficiale n. 104 del 5 maggio 2008); - DM 3 luglio 2008 Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografica mediterranea in Italia, ai sensi della direttiva 92/43/CEE (Gazzetta Ufficiale n. 184 del 7 agosto 2008). Regione Lombardia: - D.G.R. 8 agosto 2003, n. VII/14106 "Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria ai sensi della direttiva 92/43/CEE per la Lombardia, individuazione dei soggetti gestori e modalità procedurali per l applicazione della valutazione d incidenza" (3 Suppl. Straordinario Bollettino ufficiale della Regione Lombardia n. 37 del 12 settembre 2003); - D.G.R. 15 dicembre 2003, n. VII/15648 Revoca delle deliberazioni VII/2572 dell 11 dicembre 2000 e VII/11707 del 23 dicembre 2002 e contestualmente individuazione di 17 Z.P.S. (Zone di Protezione Speciale) ai sensi dell art. 4 della direttiva 79/409/CEE concernente la conservazione degli uccelli selvatici"; - D.G.R. luglio 2004, n. VII/18453 Individuazione degli enti gestori dei proposti Siti di Importanza Comunitaria (psic) e dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) non ricadenti in aree naturali protette, e delle zone di protezione speciale (ZPS), designate dal Decreto del Ministero dell Ambiente 3 aprile 2000 (S.O. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n. 32 del 2 agosto 2004); - D.G.R. 15 ottobre 2004, n. VII/19018 Procedure per l applicazione della valutazione di incidenza alle Zone di Protezione Speciale (Z.P.S. ai sensi della direttiva 79/409/CEE, contestualmente alla presa d atto dell avvenuta classificazione di 14 Z.P.S. ed individuazione dei relativi soggetti gestori) (2 Suppl. Straordinario Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia n. 44 del 28 ottobre 2004); - D.G.R. 8 febbraio 2006, n. VIII/1876 Rete Natura 2000 in Lombardia: trasmissione al Ministero dell Ambiente della proposta di aggiornamento della banca dati, istituzione di nuovi siti e modificazione del perimetro di siti esistenti (1 Suppl. Straordinario Bollettino Ufficiale della regione Lombardia n. 21 del 23 maggio 2006); - D.G.R. 2 maggio 2006, n. VIII/2486 Parziale rettifica alla D.G.R. n. 8/1876 dell 8 febbraio 2006 Rete Natura 2000 in Lombardia: trasmissione al Ministero dell Ambiente della proposta di aggiornamento della Banca Dati, istituzione di nuovi siti e modificazione del perimetro di siti esistenti (1 Suppl. Straordinario Bollettino Ufficiale della regione Lombardia n. 21 del 23 maggio 2006); 13

14 - D.G.R. 13 dicembre 2006, n. VIII/3798 Rete Natura 2000: modifiche e integrazioni alle dd.gg.rr. n /03, n /04 e n. 1791/06, aggiornamento della banca dati Natura 2000 ed individuazione degli enti gestori dei nuovi SIC proposti ; - D.G.R. 28 febbraio 2007, n. VIII/4197 Individuazione di aree ai fini della loro classificazione quali ZPS (Zone di Protezione Speziale) ai sensi dell art. 4 della direttiva 79/409/CEE integrazione D.G.R. 3624/2006 ; - D.C.R. 13 marzo 2007, n. VIII/351 Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (articolo 4, comma 1, L.R. 11 marzo 2005, n. 12) ; - D.G.R. 18 luglio 2007, n. VIII/5119 Rete Natura 2000: determinazioni relative all avvenuta classificazione come ZPS delle aree individuate con dd.gg.rr. 3624/06 e 4197/07 e individuazione dei relativi enti gestori ; - D.G.R. 27 dicembre 2007, n. VIII/6420 Ulteriori adempimenti di disciplina in attuazione dell'art. 4 della LR 12/05 e della D.C.R. VIII/351 ; - D.G.R. 20 febbraio 2008, n. VIII/6648 Nuova classificazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) e individuazione di relativi divieti, obblighi e attività, in attuazione degli articoli 3, 4, 5 e 6 del D.M. 17 ottobre 2007, n. 184 "Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e a Zone di Protezione Speciale (ZPS)"; - D.G.R. 30 luglio 2008, n. VIII/7884 Misure di conservazione per la tutela delle ZPS lombarde ai sensi del DM 17 ottobre 2007, n. 184 (Integrazione alla DGR 6648/2008). 14

15 1.2 Metodologia adottata Per la presente valutazione si verificheranno le potenziali incidenze, dirette e indirette, positive e potenzialmente problematiche, derivanti dal quadro complessivo delle azioni proposte dal Piano rispetto ad un quadro di riferimento ambientale assunto per la definizione delle specifiche sensibilità ecosistemiche ed ecorelazionali (reti ecologiche) presenti, interne o connesse al sistema Natura 2ooo evidenziato. Di fatto, per la definizione di tale quadro delle sensibilità, risulta necessario individuare, oltre naturalmente ai caratteri intrinseci dei siti Natura 2000 evidenziati, anche il sistema ecofunzionale esterno, strettamente correlato al mantenimento della loro integrità, al fine di verificare se e come eventuali interferenze prodotte dalle scelte pianificatorie su tale sistema, possano indurre indirettamente ad un alterazione delle condizioni attuali delle ZPS e del SIC. Il Quadro di riferimento viene così strutturato, da un lato identificando i principali caratteri intrinseci dei tre siti al fine di evidenziarne i valori, le esigenze e le vulnerabilità specifiche, nonché le eventuali connessioni ecologiche con gli ambiti esterni, dall altro riconoscendo nel territorio del Comune le unità ecosistemiche potenzialmente funzionali ai siti Natura 2000 considerati. 1.3 Il l rapporto tra VIC e VAS Quando ne ricorre il caso, come per il P.G.T. del Comune di Garlasco che interessa siti delle Rete Natura 2000, si presenta l obbligo di effettuare valutazioni ambientali del piano derivanti da differenti normative comunitarie; in particolare le normative sono quelle relative alla Valutazione Ambientale Strategica - V.A.S. (Direttiva 2001/42/CE) e alla Valutazione di incidenza V.I.C. (Direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, che prevede la costituzione di una rete ecologica europea di zone speciali di conservazione (ZSC), denominata Natura 2000, comprendente anche le zone di protezione speciale (ZPS) classificate a norma della Direttiva 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979 concernente la conservazione degli uccelli selvatici). La Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull ambiente prevede (Art. 11) procedure coordinate tra VAS e procedure valutative previste da altre normative comunitarie. 15

16 Direttiva 2001/42/CE 27 giugno 2001 Art 11 Relazione con le l altre disposizioni della normativa comunitaria 1. La valutazione ambientale effettuata ai sensi della presente direttiva lascia impregiudicate le disposizioni della direttiva 85/337/CEE e qualsiasi altra disposizione della normativa comunitaria 2. per i piani e i programmi in merito ai quali l obbligo di effettuare una valutazione dell impatto ambientale risulta contemporaneamente dalla presenta direttiva e da altre normative comunitarie, gli Stati membri possono prevedere procedure coordinate o comuni per soddisfare le prescrizioni della pertinente normativa comunitaria, tra l altro al fine di evitare duplicazioni della valutazione Gli Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (art. 4 comma 1 L.R. 11 marzo 2005 n. 12) (Deliberazione di Consiglio Regionale n. VIII/0351 del 13 marzo 2007) all Art 1.3 disciplinano il raccordo con le altre norme in materia di valutazione, la VIA e la Valutazione di incidenza. Secondo l Art. 7.3, la VIC prevista è espressa in Conferenza di verifica o di valutazione della VAS. Deliberazione di Consiglio Regionale n. VIII/0351 del 13 marzo 2007 Indirizzi generali per la valutazione di piani e programmi (art. 4 comma 1 L.R. 11 marzo 2005 n. 12) Art 7.0 Raccordo con le altre procedure (disposizioni) La VAS si applica a P/P per i quali l obbligo risulta contemporaneamente dalle seguenti normative comunitarie: direttiva 2001/42/CE del 27 giugno 2001, direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985, direttiva 97/11/CE del 3 marzo 1997, direttiva 92/43/CEE, direttiva 79/409/CEE; Per i P/P che interessano S.I.C., p.s.i.c. e Z.P.S., rientranti nella disciplina di cui alla direttiva 2001/42/CE si applicano le disposizioni seguenti: in presenza di P/P soggetti a verifica di esclusione in sede di conferenza di verifica, acquisito il parere obbligatorio e vincolante dell autorità preposta, viene espressa la valutazione di incidenza; in presenza di P/P soggetti a VAS in sede di conferenza di valutazione, acquisito il parere obbligatorio e vincolante dell autorità preposta, viene espressa la valutazione di incidenza; A tal fine il rapporto ambientale è corredato della documentazione prevista per la valutazione di incidenza Allegato G del d.p.r. 8 settembre 1997 n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche) e Allegato D sezione piani della D.G.R. 8 agosto 2003 n. VII/14106, concernente l elenco dei proposti siti di importanza comunitaria, ai sensi della direttiva 92/42/CEE. La D.G.R VIII/6420 del 27/12/2007 esplicita i passi procedurali per operare un procedimento di valutazione ambientale coordinato nel quale accanto ai contenuti dei singoli studi trovino spazio modalità di integrazione nella elaborazione, valutazione e monitoraggio del piano/programma/progetto. 16

17 Il Piano oggetto della V.I.C. è il P.G.T. del Comune di Garlasco previsto dalla LR 12/05 per il governo del territorio; nei box seguenti sono estratti i contenuti di maggiore rilevo ai fini della valutazione di Incidenza degli strumenti del PGT. Box 1.2 Contenuti di rilievo per la Valutazione di Incidenza all interno della LR 12/05 Art. 8. DOCUMENTO DI PIANO Ha una validità di 5 anni, non contiene previsioni che producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli Il Documento di Piano definisce b) il quadro conoscitivo del territorio comunale, come risultante dalle trasformazioni avvenute, individuando i grandi sistemi territoriali, il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree di interesse archeologico e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale, e le relative aree di rispetto, i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario, gli aspetti socio-economici, culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l assetto tipologico del tessuto urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità del suolo e del sottosuolo, a) individua gli obiettivi di sviluppo, miglioramento e conservazione che abbiano valore strategico per la politica territoriale, indicando i limiti e le condizioni in ragione dei quali siano ambientalmente sostenibili e coerenti con le previsioni ad efficacia prevalente di livello sovracomunale; b) determina gli obiettivi quantitativi di sviluppo complessivo del PGT; nella definizione di tali obiettivi il documento di piano tiene conto della riqualificazione del territorio, della minimizzazione del consumo del suolo in coerenza con l utilizzazione ottimale delle risorse territoriali, ambientali ed energetiche, della definizione dell assetto viabilistico e della mobilità, nonché della possibilità di utilizzazione e miglioramento dei servizi pubblici e di interesse pubblico o generale, anche a livello sovracomunale; e) individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, gli ambiti di trasformazione, definendone gli indici urbanistico-edilizi in linea di massima, le vocazioni funzionali e i criteri di negoziazione,, nonché i criteri di intervento, preordinati alla tutela ambientale, paesaggistica e storico monumentale, ecologica, geologica, idrogeologica e sismica, laddove in tali ambiti siano comprese aree qualificate a tali fini nella documentazione conoscitiva; e-bis) individua, anche con rappresentazioni grafiche in scala adeguata, le aree di cui all articolo 1, comma 3-bis, determinando le finalità del recupero e le modalità d intervento, anche in coerenza con gli obiettivi dell articolo 88, comma 2; e-quater) individua i principali elementi caratterizzanti il paesaggio ed il territorio, definendo altresì specifici requisiti degli interventi incidenti sul carattere del paesaggio e sui modi in cui questo viene percepito; f) determina le modalità di recepimento delle previsioni prevalenti contenute nei piani di livello sovracomunale e la eventuale proposizione, a tali livelli, di obiettivi di interesse comunale; g) definisce gli eventuali criteri di compensazione, di perequazione e di incentivazione. Art. 9. PIANO DEI SERVIZI Non ha limiti di validità, è sempre modificabile ed ha cogenza conformativa dei suoli. 17

18 1.. I comuni redigono ed approvano il piano dei servizi al fine di assicurare una dotazione globale di aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico e generale, le eventuali aree per l edilizia residenziale pubblica e da dotazione a verde, i corridoi ecologici e il sistema del verde di connessione tra territorio rurale e quello edificato 4. Il piano dei servizi esplicita la sostenibilità dei costi di cui al comma 3, anche in rapporto al programma triennale delle opere pubbliche, nell ambito delle risorse comunali e di quelle provenienti dalla realizzazione diretta degli interventi da parte dei privati. 6. Il piano dei servizi può essere redatto congiuntamente tra più comuni confinanti e condiviso a livello operativo e gestionale. 10. Sono servizi pubblici e di interesse pubblico o generale i servizi e le attrezzature pubbliche, realizzati tramite iniziativa pubblica diretta o ceduti al comune nell ambito di piani attuativi, nonché i servizi e le attrezzature, anche privati, di uso pubblico o di interesse generale, regolati da apposito atto di asservimento o da regolamento d uso, redatti in conformità alle indicazioni contenute nel piano dei servizi, ovvero da atto di accreditamento dell organismo competente in base alla legislazione di settore, nella misura in cui assicurino lo svolgimento delle attività cui sono destinati a favore della popolazione residente nel comune e di quella non residente eventualmente servita. Art. 10. PIANO DELLE REGOLE Non ha limiti di validità, è sempre modificabile ed ha cogenza conformativa dei suoli. e) individua: 1) le aree destinate all agricoltura; 2) le aree di valore paesaggistico-ambientale ambientale ed ecologiche; 3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica 1. negli ambiti del tessuto urbano consolidato identifica i seguenti parametri da rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione: a)caratteristiche tipologiche, allineamenti, orientamenti i e percorsi; b) consistenza volumetrica o superfici lorde di pavimento esistenti e previste; c) rapporti di copertura esistenti e previsti; d) altezze massime e minime; e) modi insediativi che consentano continuità di elementi di verde e continuità del reticolo idrografico superficiale; f) destinazioni d uso non ammissibili; g) interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004; h) requisiti qualitativi degli i interventi previsti e mitigazione delle infrastrutture della viabilità con elementi vegetali tipici locali; i) requisiti di efficienza energetica. 4. Il piano delle regole: a) per le aree destinate all agricoltura: 1) detta la disciplina d uso, di valorizzazione e di salvaguardia, in conformità con quanto previsto dal titolo terzo della parte seconda; 2) recepisce i contenuti dei piani di assestamento, di indirizzo forestale e di bonifica, ove esistenti; 3) individua gli edifici esistenti non più adibiti ad usi agricoli, dettandone le normative d uso. b) per le aree di valore paesaggistico-ambientale ambientale ed ecologiche detta ulteriori regole di salvaguardia e di valorizzazione in attuazione dei criteri di adeguamento e degli obiettivi stabiliti 18

19 dal piano territoriale toriale regionale, da piano paesaggistico territoriale regionale e dal piano territoriale di coordinamento provinciale; c) per le aree non soggette a trasformazione urbanistica individua gli edifici esistenti, dettandone la disciplina d uso e ammette in ogni o caso, previa valutazione di possibili alternative, interventi per servizi pubblici, prevedendo eventuali mitigazioni e compensazioni agro-forestali e ambientali. Art. 11. COMPENSAZIONE, PEREQUAZIONE ED INCENTIVAZIONE URBANISTICA 1. Sulla base dei criteri definiti dal documento di piano, i piani attuativi e gli atti di programmazione negoziata con valenza territoriale possono ripartire tra tutti i proprietari degli immobili interessati dagli interventi i diritti edificatori e gli oneri derivanti dalla dotazione di aree per opere di urbanizzazione mediante l attribuzione di un identico indice di edificabilità territoriale, confermate le volumetrie degli edifici esistenti, se mantenuti. Ai fini della realizzazione della volumetria complessiva derivante dall indice di edificabilità attribuito, i predetti piani ed atti di programmazione individuano gli eventuali edifici esistenti, le aree ove è concentrata l edificazione e le aree da cedersi gratuitamente al comune o da asservirsi, per la realizzazione di servizi ed infrastrutture, nonché per le compensazioni urbanistiche in permuta con aree di cui al comma Sulla base dei criteri di cui al comma 1, nel piano delle regole i comuni, a fini di perequazione urbanistica, possono attribuire a tutte le aree del territorio comunale, ad eccezione delle aree destinate all agricoltura e di quelle non soggette a trasformazione urbanistica, un identico indice di edificabilità territoriale, inferiore a quello minimo fondiario, differenziato per parti del territorio comunale, disciplinandone altresì il rapporto con la volumetria degli edifici esistenti, in relazione ai vari tipi di intervento previsti. In caso di avvalimento di tale facoltà, nel piano delle regole è inoltre regolamentata la cessione gratuita al comune delle aree destinate nel piano stesso alla realizzazione di opere di urbanizzazione, ovvero di servizi ed attrezzature pubbliche o di interesse pubblico o generale, da effettuarsi all atto della utilizzazione dei diritti edificatori, così come determinati in applicazione di detto criterio perequativo. 5. Il documento di piano può prevedere, a fronte di rilevanti benefici pubblici, aggiuntivi rispetto a quelli dovuti e coerenti con gli obiettivi fissati, una disciplina di incentivazione in misura non superiore al 15% della volumetria ammessa per interventi ricompresi in piani attuativi finalizzati alla riqualificazione urbana e in iniziative di edilizia residenziale pubblica, consistente nell attribuzione di indici differenziati determinati in funzione degli obiettivi di cui sopra. Analoga disciplina di incentivazione può essere prevista anche ai fini della promozione dell edilizia bioclimatica e del risparmio energetico, in coerenza con i criteri e gli indirizzi regionali previsti dall articolo 44, comma 18, nonché ai fini del recupero delle aree degradate o dismesse, di cui all articolo 1, comma 3-bis, e ai fini della conservazione degli immobili di interesse storico-artistico ai sensi del decreto legislativo n. 42 del Art PIANI ATTUATIVI COMUNALI 1. L attuazione degli interventi di trasformazione e sviluppo indicati nel documento di piano avviene attraverso i piani attuativi comunali, costituiti da tutti gli strumenti attuativi previsti dalla legislazione statale e regionale. 2. Il documento di piano connette direttamente le azioni di sviluppo alla loro modalità di attuazione mediante i vari tipi di piani attuativi comunali con eventuale eccezione degli interventi pubblici e di quelli di interesse pubblico o generale di cui all articolo 9, comma Le previsioni contenute nei piani attuativi e loro varianti hanno carattere vincolante e 19

20 producono effetti diretti sul regime giuridico dei suoli. Art. 43. CONTRIBUTO DI COSTRUZIONE 2-bis. Gli interventi di nuova costruzione che sottraggono superfici agricole nello stato di fatto sono assoggettati ad una maggiorazione percentuale del contributo di costruzione, determinata dai comuni entro un minimo dell'1,5 ed un massimo del 5 per cento, da destinare obbligatoriamente a interventi forestali a rilevanza ecologica e di incremento della naturalità. La Giunta regionale definisce, con proprio atto, linee guida per l applicazione della presente disposizione. Art. 44. ONERI DI URBANIZZAZIONE 1. Gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria sono determinati dai comuni, con obbligo di aggiornamento ogni tre anni, in relazione alle previsioni del piano dei servizi e a quelle del programma triennale delle opere pubbliche, tenuto conto dei prevedibili costi delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, incrementati da quelli riguardanti le spese generali. 3. Gli oneri di urbanizzazione primaria sono relativi alle seguenti opere: strade, spazi di sosta o di parcheggio, fognature, rete idrica, rete di distribuzione dell energia elettrica e del gas, cavedi multiservizi e cavidotti per il passaggio di reti di telecomunicazioni, pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato. 4. Gli i oneri di urbanizzazione secondaria sono relativi alle seguenti opere: asili nido e scuole materne, scuole dell obbligo e strutture e complessi per l istruzione superiore all obbligo, mercati di quartiere, presidi per la sicurezza pubblica, delegazioni comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie, cimiteri. 18. I comuni possono prevedere l applicazione di riduzioni degli oneri di urbanizzazione in relazione a interventi di edilizia bioclimatica o finalizzati al risparmio energetico. Le determinazioni comunali sono assunte in conformità ai criteri e indirizzi deliberati dalla Giunta regionale entro un anno dall entrata in vigore della presente legge. 19. Qualora gli interventi previsti dalla strumentazione urbanistica comunale presentino impatti significativi sui comuni confinanti, gli oneri di urbanizzazione possono essere utilizzati per finanziare i costi di realizzazione di eventuali misure mitigative o compensative. Art. 45. Scomputo degli oneri di urbanizzazione 1. A scomputo totale o parziale del contributo relativo agli oneri di urbanizzazione, gli interessati possono essere autorizzati a realizzare direttamente una o più opere di urbanizzazione ione primaria o secondaria, nel rispetto dell articolo 2, comma 5, della legge 11 febbraio 1994, n. 109 (Legge quadro in materia di lavori pubblici). I comuni determinano le modalità di presentazione dei progetti, di valutazione della loro congruità tecnico-economica e di prestazione di idonee garanzie finanziarie nonché le sanzioni conseguenti in caso di inottemperanza. Le opere, collaudate a cura del comune, sono acquisite alla proprietà comunale ART. 46. CONVENZIONE DEI PIANI ATTUATIVI a) la cessione gratuita, entro termini prestabiliti, delle aree necessarie per le opere di urbanizzazione primaria, nonché la cessione gratuita delle aree per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale previste dal piano dei servizi; qualora l'acquisizione di tali aree non risulti possibile o non sia ritenuta opportuna dal comune in relazione alla loro estensione, conformazione o localizzazione, ovvero in relazione ai programmi comunali di intervento,, la 20

21 convenzione può prevedere, in alternativa totale o parziale della cessione, che all'atto della stipulazione i soggetti obbligati corrispondano al comune una somma commisurata all'utilità economica conseguita per effetto della mancata cessione e comunque non inferiore al costo dell'acquisizione di altre aree. I proventi delle monetizzazioni per la mancata cessione di aree sono utilizzati per la realizzazione degli interventi previsti nel piano dei servizi, ivi compresa l acquisizione di altre aree a destinazione pubblica; ART. 47. CESSIONI DI AREE PER OPERE DI URBANIZZAZIONE PRIMARIA Ove occorra, il titolo abilitativo alla edificazione, quale sua condizione di efficacia, è accompagnato da una impegnativa unilaterale, da trascriversi a cura e spese degli interessati, per la cessione al comune, a valore di esproprio o senza corrispettivo nei casi specifici previsti dalle normative vigenti, delle aree necessarie alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria pertinenti all intervento. E comunque assicurata la disponibilità degli spazi necessari per l installazione della rete dei servizi strumentali all esecuzione della costruzione o dell impianto oggetto del titolo abilitativo. Il campo di applicazione dello Studio di Incidenza previsto dalla D.G.R. 8 Agosto 2003 N. 7/14106 è il Piano; in mancanza di indicazioni di maggiore precisazione la procedura di Valutazione di Incidenza è, quindi, da intendersi applicata ai tre atti (Documento di Piano, Piano dei Servizi e Piano delle Regole) costituenti il Piano di Governo del Territorio (P.G.T.). Ciò deriva dalla necessità dello studio di incidenza di dover discutere dell impatto eventualmente causato dalle azioni di piano rispetto sia all incidenza diretta con i SIC e/o ZPS, sia rispetto al sistema delle relazioni esterne ad un sito Natura 2000 ma funzionali al mantenimento della sua integrità. Lo studio di incidenza deve, quindi, necessariamente considerare tutto il territorio comunale (in realtà non solo limitandosi ad esso) nel quale si manifestano le potenziali vie critiche generate dalle azioni di piano in grado di colpire gli oggetti di rilevanza per lo studio di incidenza. 21

22 2 PROPOSTA DI PIANO DEL COMUNE Il Documento di Piano prevede uno sviluppo comunale fondato principalmente sull espansione residenziale (81% delle aree destinate a nuove edificazioni) riservando una quota anche alla produzione (19% delle aree destinate a nuove edificazioni). Ciò segna una discontinuità rispetto alle scelte effettuate dal precedente strumento urbanistico. Viene prevista una crescita di abitanti che porterebbe la popolazione a residenti. Le scelte del PGT riguardano l area individuata dal PTC del Parco del Ticino come zona ad Iniziativa Comunale, ossia quell area la cui gestione è demandata all amministrazione comunale pur essendo formalmente parte del territorio del Parco. Le norme del PTC del Parco prevedono che la zona IC possa essere ampliata da un nuovo strumento urbanistico per una quota non superiore al 5% del territorio già inserito nella zona medesima. Il PGT in esame prevede un ampliamento della zona IC di mq inferiore al limite stabilito dalle norme ( mq). Gli obiettivi perseguiti dal PGT sono: 1. Contenere il consumo di suolo attraverso l utilizzo degli spazi interstiziali e il ridisegno dei margini urbani. 2. Incrementare il verde pubblico di connessione tra le aree libere esterne al territorio edificato e la città consolidata. 3. Mantenere e migliorare la relazione tra strutture verdi interne all edificato e gli spazi aperti periurbani. 4. Mantenere gli ambiti strategici di connessione ecologica potenziale esistenti. 5. Potenziare e migliorare la qualità delle attrezzature pubbliche esistenti garantendo inoltre il rispetto di criteri di compattezza e di accessibilità delle aree destinate a servizi pubblici da cedere al comune in sede di implementazione degli ambiti di trasformazione. 6. Consentire l insediamento del commercio di vicinato nella città consolidata e negli ambiti di trasformazione e attuare la tutela dei negozi storici presenti prevalentemente nel nucleo antico; 7. Consolidare e potenziare insediamenti industriali esistenti senza generare criticità inducibili dalla frammistione funzionale degli ambiti. 8. Ridurre le criticità viabilistiche attuali e quelle potenzialmente indotte dalle previsioni infrastrutturali regionali. L attuazione del piano prevede l implementazione di 18 Ambiti di trasformazione a vocazione residenziale e 4 a vocazione produttiva. 22

23 Figura 2.1 Gli ambiti di trasformaizone Fonte: Comune Garlasco Per la maggior parte gli ambiti di trasformazione individuati derivano dalla riproposizione di aree già individuate come tali dal PRG. In particolare la localizzazione delle aree residenziali dovrebbe rispondere a criteri di compattazione della forma urbana. Si nota la presenza di due ambiti di trasformazione residenziale, compresi tra le vie Alagna, Leonardo da Vinci e la strada Mulino, che, complessivamente, si caratterizzano come un area di espansione di mq che, da sola, genererebbe 464 abitanti teorici, pari a poco meno della metà dei nuovi residenti previsti complessivamente dal PGT. L implementazione di questi ambiti dovrebbe comportare la cessione di almeno mq di area pubblica ove viene ipotizzata la realizzazione di un area verde di connessione tra il territorio urbanizzato e quello extraurbano. I dati aggregati (che verranno disaggregati nel successivo capitolo 7 contestualmente all analisi puntuale delle singole aree di trasformazione) mostrano che il PGT prevede: mq di superficie territoriale dedicata alle espansioni residenziali che, con un indice di edificabilità ammesso di 0,15 mq/mq generano mq di Slp, corrispondente a mc di volume teorico edificabile e all insediamento di abitanti teorici. 23

24 mq di superficie territoriale destinata ad espansioni produttive che, con un indice di edificabilità ammesso di 0,50 mq/mq generano mq di Slp. Per ogni ambito di trasformazione residenziale è prevista la cessione del 50% della superficie territoriale la realizzazione di servizi pubblici, questa quota può essere tuttavia portata al 30% in seguito alla monetizzazione parziale in sostituzione della cessione. Le trasformazioni previste dovrebbero generare da mq a mq di superficie da destinarsi a servizi pubblici la cui destinazione è specificata nel Piano dei Servizi. Per quanto concerne le aree di trasformazione a carattere produttivo, il PGT concentra l attenzione su aree che costituiscono un naturale completamento dei complessi industriali e artigianali già esistenti sul territorio. In particolare, la strategia del Piano prevede il potenziamento del polo produttivo a nord-ovest dell abitato lungo via Leonardo da Vinci, seguendo la linea progettuale che era già del PRG. Dal punto di vista infrastrutturale il PGT risponde al previsto aumento di traffico veicolare circolante, indotto dalla presenza del casello lungo l autostrada Broni- Mortara, prevedendo un nuovo sistema di viabilità tangenziale ad est del centro abitato che colleghi via Dorno con via Pavia e più a nord si allacci alla via San Biagio. Tabella 2.1 Quantificazione espansioni ESPANSIONE (m 2 ) RESIDENZIALE INDUSTRIALE BOZZOLA ,68 SAN BIAGIO ,01 CAPOLUOGO , ,33 TOTALE , ,33 24

25 Figura 2.2 Il Piano delle Regole Fonte: Comune Garlasco 25

26 Figura 2.3 Il Piano dei Servizi Fonte: Comune Garlasco 26

27 3 I PUNTI DI ATTENZIONE E PRIORITARI Di seguito si riporta il quadro riassuntivo delle principali criticità e degli aspetti di valore, sotto il profilo ambientale e territoriale, attualmente interessanti il comune di Garlasco, desunte dal Rapporto Ambientale di Vas e suddivise per tema ambientale e territoriale, utili alle valutazioni successive. È importante sottolineare che questo non è un quadro esaustivo di tutti gli aspetti del territorio degni di attenzione sotto il profilo ambientale, ma di quelli emersi sulla base dei dati e delle informazioni disponibili. Tabella 3.1 Elementi di valore e punti di forza (+) e aspetti di criticità o fattori di debolezza(-) del comune di Garlasco Tema Punti di attenzione prioritari Aria - - Risorse idriche + - Suolo e sottosuolo + Paesaggio - principali responsabili delle emissioni di inquinanti in atmosfera: o agricoltura; o attività produttive; o impianti di riscaldamento; o traffico veicolare. elevata densità di emissioni di PM10 secondario e NOx; elevata densità di emissioni di NH3; situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti; area vasta caratterizzata da densità abitativa intermedia, con elevata presenza di attività agricole e di allevamento. previsione di un nuovo tratto autostradale e opere connesse. stato ecologico delle acque del Terdoppio in peggioramento tra la stazione di monitoraggio a monte del comune e quella a valle; valori 3 e 4 dell indice SCAS degli acquiferi monitorati, corrispondenti rispettivamente a Impatto antropico significativo e con caratteristiche idrochimiche generalmente buone, ma con alcuni segnali di compromissione e Impatto antropico rilevante con caratteristiche idrochimiche scadenti ; superamento dei valori di concentrazione di alcuni parametri rispetto ai limiti normativi in alcune stazioni di prelievo della rete acquedottistica. acquifero soggetto a impatto antropico nullo o trascurabile con condizioni di equilibrio idrogeologico e alterazioni della velocità naturale di ravvenamento sostenibili sul lungo periodo; territorio comunale servito da due depuratori; acqua in uscita dal depuratore intercomunale sempre conforme ai limiti di emissione in acque superficiali, ai sensi del D.Lgs 152/2006, con valori inferiori anche ai più restrittivi limiti di emissione definiti dalla norma precedentemente in vigore. previsione di un nuovo tratto autostradale e opere connesse; presenza di casi di frammistione tra tessuto produttivo e residenziale; presenza di un sito contaminato; ridotta occupazione del territorio da parte di aree urbanizzate; assenza di cave e discariche. previsione di un nuovo tratto autostradale e opere connesse; previsione di un nuovo elettrodotto. 27

28 Tema Punti di attenzione prioritari + - Ecosistema + Rischio + - Rifiuti +/- presenza diffusa di siepi e filari; presenza di emergenze architettoniche di pregio diffuse sul territorio comunale; appartenenza di tutto il territorio comunale al Parco del Ticino. previsione di un nuovo tratto autostradale e opere connesse; previsione di un nuovo elettrodotto; elementi di connessione tra le aree di naturalità costituita quasi esclusivamente dal reticolo idrico superficiale. 7% del territorio comunale rivestito da boschi; presenza diffusa di siepi e filari; presenza di zone coltivate a riso importanti per i processi ecologici che hanno luogo al loro interno; sistema idrico minore quale maggiore sistema di appoggio delle relazioni ecologiche nel territorio rurale; alcune aree del territorio ricadono in due aree prioritarie per la conservazione della biodiversità e importanti per la conservazione di specifici taxa; presenza di elementi di interesse della rete ecologica del Parco del Ticino; presenza di tre elementi di Rete Natura 2000 sul territorio comunale e di un quarto a breve distanza; prossimità del territorio comunale al corso del fiume Ticino; presenza di due habitat di interesse comunitario e di un habitat Corine nel territorio comunale. assenza di stabilimenti a Rischio di Incidente Rilevante; rischio idraulico ridotto; sismicità irrilevante valore della Raccolta Differenziata inferiore a quello previsto come obiettivo per il 2006, sebbene in progressivo, lieve aumento. valore della Produzione pro capite coincidente col valore medio provinciale e sostanzialmente costante. Mobilità e trasporti - densità di veicoli presenti piuttosto elevata Rumore + nessuna segnalazione di particolare criticità. Radiazioni - + presenza di linee di elettrodotti ad alta tensione; previsione di un nuovo elettrodotto ad altissima tensione; presenza di 30 impianti radiobase. assenza di impianti radiotelevisivi; nessun superamento dei valori di riferimento normativi dei campi elettromagnetici tra il 1998 e il

29 4 QUADRO DI RIFERIMENTO AMBIENTALE 4.1 Caratteri predominanti i siti Natura ZPS IT Boschi del Ticino Nella porzione sud - orientale del territorio comunale di Garlasco ricade una piccola parte della ZPS IT Boschi del Ticino. La ZPS si estende da Sesto Calende alla confluenza tra Ticino e Po, lungo un area larga da poche decine di metri ad alcuni chilometri che affianca i 110 km di corso del fiume compresi tra il Lago Maggiore e la sua immissione nel Po e comprende zone caratterizzate da una discreta eterogeneità climatica e geo-morfologica, oltre che da un buon livello di biodiversità. Si tratta di un area che salvaguarda frammenti di habitat fondamentali per la riproduzione delle specie di uccelli nidificanti (ad esempio le colonie di Ardeidi), per la sosta dei migratori e per la sopravvivenza delle popolazioni svernanti. Le aree individuate come appartenenti alla ZPS ospitano una diversità biologica senza confronti in tutta l'area planiziale dell'italia settentrionale. HABITAT La Regione Lombardia non ha prodotto una cartografia degli Habitat di interesse comunitario presenti all interno delle Zone di Protezione Speciale, a differenza di quanto fatto per i Siti di Interesse Comunitario. Nella Zona di Protezione Speciale Boschi del Ticino sono presenti diversi Habitat d interesse comunitario, di cui due di importanza prioritaria (*), di seguito elencati. Tabella 4.1 Habitat d interesse comunitario Cod. Descrizione 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojuncetea 3150 Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion 3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p Lande secche europee 6110* Formazioni erbose di detriti calcarei dell'alysso-sedion albi 6210 Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (*con notevole foritura di orchidee) 6220 Percorsi substeppici di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile 8230 Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion o del Sedo albi- 29

30 Veronicion-dillenii 9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'europa centrale del Carpinion betuli 9190 Vecchi querceti acidofili delle pianure sabbiose con Quercus robur 91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 91F0 Foreste miste riaparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI All interno della ZPS Boschi del Ticino sono state censite 2 specie vegetali di importanza comunitaria: Tabella 4.2 Piante elencate nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie 1670 Myosotis rehsteineri Wartm 4096 Gladiolus palustris ASPETTI FAUNISTICI Grazie all estensione dell area, alla sua collocazione geografica e alla presenza di habitat di elevata qualità, la ZPS ospita abitualmente un elevato numero di specie animali. Inveterbrati Il formulario della ZPS Boschi del Ticino riporta diverse specie invertebrate rientranti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, elencate nella tabella seguente: Tabella 4.3 Invertebrati elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie 1016 Vertigo moulinsiana 1037 Ophiogomphus cecilia 1041 Oxygastra curtisii 1060 Lycaena dispar 1065 Euphydryas aurinia 1071 Coenonympha oedippus 1082 Graphoderus bilineatus 1083 Lucanus cervus 1084 Osmoderma eremita 1088 Cerambyx cerdo 1092 Austropotamobius pallipes 30

31 Erpetofauna Il formulario della ZPS Boschi del Ticino riporta alcune specie di rettili e anfibi rientranti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, elencate nella tabella seguente: Tabella 4.4 Anfibi e Rettili elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1167 Triturus carnifex Tritone crestato 1199 Pelobates fuscus insubricus Pelobate fosco padano 1215 Rana latastei Rana di Lataste 1220 Emys orbicularis Testuggine palustre Avifauna Di seguito sono elencate le specie di importanza comunitaria presenti nella ZPS Boschi del Ticino. Tabella 4.5 Uccelli elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Nome comune A001 Gavia stellata Strolaga minore A002 Gavia arctica Strolaga mezzana A003 Gavia immer Strolaga maggiore A021 Botaurus stellaris Tarabuso A022 Ixobrychus minutus Tarabusino A023 Nycticorax nycticorax Nitticora A024 Ardeola ralloides Sgarza ciufetto A026 Egretta garzetta Garzetta A027 Egretta alba Airone bianco A029 Ardea purpurea Airone rosso A030 Ciconia nigra Cicogna nera A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca A034 Platalea leucorodia Spatola A060 Aythya nyroca Moretta tabaccata A072 Pernis apivorus Falco pecchiaiolo A073 Milvus migrans Nibbio bruno A074 Milvus milvus Nibbio reale A081 Circus aeruginosus Falco di palude A082 Circus cyaneus Albanella reale A084 Circus pygargus Albanella minore A090 Aquila clanga Aquila anatraia maggiore A094 Pandion haliaetus Falco pescatore A097 Falco vespertinus Falco cuculo A098 Falco columbarius Smeriglio A103 Falco peregrinus Falco pellegrino A119 Porzana porzana Voltolino 31

32 A120 Porzana parva Schiribilla A121 Porzana pusilla Schiribilla grigiata A127 Grus grus Gru cenerina A131 Himantopus himantopus Cavaliere d Italia A140 Pluvialis apricaria Piviere dorato A151 Philomachus pugnax Combattente A154 Gallinago media Croccolone A166 Tringa glareola Piro piro boschereccio A177 Larus minutus Gabbianello A193 Sterna hirundo Sterna A195 Sterna albifrons Fraticello A196 Chlidonias hybridus Mignattino piombato A197 Chlidonias niger Mignattino A224 Caprimulgus europaeus Succiacapre A229 Alcedo atthis Martin pescatore A231 Coracias garrulus Ghiandaia marina A243 Calandrella brachydactyla Calandrella A246 Lullula arborea Tottavilla A255 Anthus campestris Calandro A321 Ficedula albicollis Balia dal collare A338 Lanius collurio Averla piccola A379 Emberiza hortulana Ortolano Tabella 4.6 Uccelli migratori abituali non elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Cod. Specie A004 Tachybaptus ruficollis A261 Motacilla cinerea A017 Phalacrocorax carbo A262 Motacilla alba A028 Ardea cinerea A264 Cinclus cinclus A039 Anser fabalis A265 Troglodytes troglodytes A043 Anser anser A266 Prunella modularis A050 Anas penelope A269 Erithacus rubecula A051 Anas streptera A270 Luscinia luscinia A052 Anas crecca A271 Luscinia megarhynchos A054 Anas acuta A273 Phoenicurus ochruros A055 Anas querquerula A274 Phoenicurus phoenicurus A056 Anas clypeata A275 Saxicola rubetra A059 Aythya ferina A276 Saxicola torquata A061 Aythya fuligula A283 Turdus merula A062 Aythya marila A284 Turdus pilaris A067 Bucephala clangula A285 Turdus philomelos A070 Mergus merganser A286 Turdus iliacus A085 Accipiter gentilis A287 Turdus viscivorus A086 Accipiter nisus A288 Cettia cetti A087 Buteo buteo A289 Cisticola juncidis A096 Falco tinnunculus A290 Locustella naevia A099 Falco subbuteo A292 Locustella luscinioides 32

33 A113 Coturnix coturnix A295 Acrocephalus schoenobaenus A115 Phasianus colchicus A296 Acrocephalus palustris A118 Rallus aquaticus A297 Acrocephalus scirpaceus A123 Gallinula chloropus A298 Acrocephalus arundinaceus A125 Fulica atra A299 Hippolais icterina A136 Charadrius dubius A300 Hippolais polyglotta A137 Charadrius hiaticula A304 Sylvia cantillans A141 Pluvialis squatarola A308 Sylvia curruca A142 Vanellus vanellus A309 Sylvia communis A143 Calidris canutus A310 Sylvia borin A145 Calidris minuta A311 Sylvia atricapilla A146 Calidris temminckii A313 Phylloscopus bonelli A147 Calidris ferruginea A314 Phylloscopus sibilatrix A149 Calidris alpina A315 Phylloscopus collybita A152 Lymnocryptes minimus A316 Phylloscopus trochilus A153 Gallinago gallinago A317 Regulus regulus A155 Scolopax rusticola A318 Regulus ignicapillus A156 Limosa limosa A319 Muscicapa striata A158 Numenius phaeopus A322 Ficedula hypoleuca A160 Numenius arquata A323 Panurus biarmicus A161 Tringa erythropus A324 Aegithalos caudatus A162 Tringa totanus A325 Parus palustris A163 Tringa stagnatilis A327 Parus cristatus A164 Tringa nebularia A329 Parus caeruleus A165 Tringa ochropus A330 Parus major A168 Actitis hypoleucos A332 Sitta europaea A179 Larus ridibundus A333 Tichodroma muraria A182 Larus canus A335 Certhia brachydactyla A183 Larus fuscus A336 Remiz pendulinus A198 Chlidonias leucopterus A337 Oriolus oriolus A207 Columba oenas A340 Lanius excubitor A208 Columba palumbus A341 Lanius senator A209 Streptopelia decaocto A342 Garrulus glandarius A210 Streptopelia turtur A343 Pica pica A212 Cuculus canorus A347 Corvus monedula A213 Tyto alba A348 Corvus frugilegus A214 Otus scops A349 Corvus corone A218 Athene noctua A351 Sturnus vulgaris A219 Strix aluco A354 Passer domesticus A221 Asio otus A356 Passer montanus A226 Apus apus A359 Fringilla coelebs A228 Apus melba A360 Fringilla montifringilla A230 Merops apiaster A361 Serinus serinus A232 Upupa epops A363 Carduelis chloris A233 Jynx torquilla A364 Carduelis carduelis A235 Picus viridis A365 Carduelis spinus 33

34 A237 Dendrocopos major A366 Carduelis cannabina A240 Dendrocopos minor A369 Loxia curvirostra A244 Galerida cristata A372 Pyrrhula pyrrhula A247 Alauda arvensis A373 Coccothraustes coccothraustes A249 Riparia riparia A376 Emberiza citrinella A251 Hirundo rustica A377 Emberiza cirlus A253 Delichon urbica A378 Emberiza cia A256 Anthus trivialis A381 Emberiza schoeniclus A257 Anthus pratensis A383 Miliaria calandra A259 Anthus spinoletta A459 Larus cachinnans A260 Motacilla flava Mammiferi I Chirotteri in Italia sono completamente protetti dal 1939 per la loro utilità nel controllo degli insetti nocivi in agricoltura, fatto che pone l Italia all avanguardia rispetto agli altri paesi europei; tuttavia, la particolare biologia di queste specie e lo scarso rispetto della legge hanno portato ad una drastica diminuzione delle popolazioni. A causa dell alterazione dell habitat, dell impiego di pesticidi e altre sostanze chimiche, nonché della persecuzione diretta o involontaria (Fornasari et al 1997), delle 30 specie censite in Europa, ben 8 rischiano l estinzione, 4 sono ritenute vulnerabili e 15 rare. Un importante passo avanti nella conservazione di questi mammiferi è stato l inserimento di 13 specie di microchirotteri nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE. Di seguito sono elencate le specie riportate nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE relativamente alla ZPS Boschi del Ticino. Tabella 4.7 Mammiferi elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1303 Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore 1304 Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore 1305 Rhinolophus euryale Ferro di cavallo mediterraneo 1307 Myotis blythii Vespertilio minore 1308 Barbastella barbastellus Barbastello 1310 Miniopterus schreibersi Miniottero 1321 Myotis emarginatus Vespertilio smarginato 1324 Myotis myotis Vespertilio maggiore Ittiofauna La fauna ittica della Lombardia è stata sottoposta, negli ultimi due secoli, a molteplici e importanti modificazioni a causa, soprattutto, del consistente aumento della pressione antropica (Razzetti et al. 2002). Particolarmente consistenti sono stati i fenomeni di 34

35 introduzione di specie alloctone che hanno determinato una profonda trasformazione delle ittiocenosi originarie. Il notevole sviluppo del bacino del Po e la presenza di una rete idrica artificiale articolata ha, inoltre, facilitato la rapida diffusione delle specie esotiche. Di seguito sono elencate le specie riportate nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE relativamente alla ZPS Boschi del Ticino. Tabella 4.8 Pesci elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1097 Lethenteron zanandreai Lampreda padana 1100 Acipenser naccarii Storione cobice 1101 Acipenser sturio Storione comune 1107 Salmo marmoratus Trota marmorata 1114 Rutilus pigus Pigo 1115 Chondrostoma genei Lasca 1131 Leuciscus souffia Vairone 1136 Rutilus rubilio Rovella 1137 Barbus plebejus Barbo comune 1138 Barbus meridionalis Barbo canino 1140 Chondrostoma soetta Savetta 1148 Sabanejewia larvata Cobite mascherato 1149 Cobites taenia Cobite comune 1163 Cottus gobio Scazzone SIC IT San Massimo La porzione sud - orientale del territorio comunale di Garlasco è interessata dalla presenza del SIC San Massimo, localizzato nella zona di transizione tra la pianura irrigua e la valle fluviale del Ticino e ricadente interamente nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. Il sito, nonostante la forte componente agricola, risulta caratterizzato da un buon grado di naturalità rappresentata principalmente da habitat boschivi e, in misura minore, da ambienti umidi. Quest area rientra, da diversi decenni, entro i confini dell attuale Azienda Faunistico-Venatoria San Massimo. Nel SIC San Massimo è presente un lungo tratto (circa 3 km) della scarpata che congiunge le due sponde dell incisione valliva del Ticino al Piano Generale Terrazzato della Pianura circostante. Questa zona della Pianura Padana, caratterizzata dalla falda freatica in posizione superficiale, risulta particolarmente ricca di risorgive. La presenza nel sito di due cavi (Cavo Bellisomi e Cavo Cairoli), di numerose rogge, canali di tipo irriguo ed alcune lanche artificiali, denota una discreta abbondanza di acqua ed un apporto idrico teoricamente costante nel tempo; in certe stagioni, tuttavia, si riscontrano periodi di eccessiva captazione (per necessità antropiche) che comportano effetti negativi per la conservazione degli ambienti naturali presenti. Il SIC è caratterizzato da una buona 35

36 qualità degli habitat, di tipo idro-igrofilo, che ospitano un'importante garzaia nella quale nidificano diverse specie di Ardeidi. Significative sono sia la componente floristica sia quella faunistica. HABITAT All interno del SIC San Massimo è presente un habitat di interesse comunitario di importanza prioritaria. Tabella 4.9 Habitat di importanza comunitaria Cod. 91E0* Descrizione Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) In generale, gli ontaneti del Ticino sono di difficile collocazione fitosociologica per la contemporanea presenza di specie caratteristiche di diverse unità sistematiche, ma si possono presumibilmente annoverare nell alleanza degli Alnion glutinosae (classe Alnetea glutinosae). Pur avendo una collocazione fitosociologica differente rispetto a quella contemplata dal codice 91E0, gli ontaneti del Ticino rappresentano habitat molto importanti dal punto di vista naturalistico, in particolare se si considera il contesto intensamente antropizzato della Pianura Padana. Questo habitat inquadra in modo molto ampio tutte le formazioni boschive ripariali, soggette a frequenti inondazioni e, quindi, vincolate ad un livello di falda elevato o addirittura affiorante. Nel SIC San Massimo, in particolare, gli ontaneti rappresentano più del 35% della superficie totale, con una distribuzione caratterizzata da due complessi di discreta estensione (più di 50 ha ognuno), cui si devono sommare altri boschi più piccoli e frazionati (di circa 5-10 ha), presenti nel settore nord-orientale dell area. La specie arborea dominante è Alnus glutinosa, saltuariamente accompagnata da Populus alba e con un ricco strato arbustivo di essenze igrofile come Frangula alnus, Prunus padus e Viburnum opulus. All interno del SIC, è da rilevare la presenza di specie erbacee di pregio come Leucojum aestivum ed Osmunda regalis. Significativa è anche la presenza di elementi nemorali ascrivibili agli Alno-ulmion nelle zone dove il substrato è meno asfittico, soprattutto sui monticelli formati dalle ceppaie di ontano nero. In particolare, l eventuale presenza di novellame di Ulmus minor e Quercus robur denota la tendenza evolutiva verso il querco-ulmeto per progressivo prosciugamento. Tra luglio e settembre 2003 il territorio del SIC San Massimo è stato oggetto di monitoraggi sistematici per l individuazione della presenza di habitat di interesse comunitario e habitat CORINE (Mariotti & Margiocco 2002), al fine di valutarne l estensione, la rappresentatività e lo stato di conservazione. Rispetto a quanto descritto nel formulario standard, durante tale monitoraggio è stata riscontrata la presenza di altri due habitat d interesse comunitario che presentano distribuzione puntiforme o lineare, dimensioni ridotte e sono soggetti a fluttuazioni. Si tratta degli 36

37 habitat 3260 (fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batriachion) e 6431 (comunità di margine igro-nitrofile). Il primo è presente nel SIC San Massimo in quei tratti di fontanili e canali irrigui che, soprattutto al di fuori delle aree boscate, conservano caratteristiche più naturali. Sono vegetazioni costituite da piante acquatiche radicate sul fondale e con fusti fluttuanti che si formano principalmente in acque fredde, a lento scorrimento e caratterizzate da un buon tenore di ossigeno. L habitat 6431 è rappresentato, invece, da formazioni di erbe alte perenni, igro-nitrofile, che si formano lungo i corsi d acqua naturali o i canali che conservano un certo grado di naturalità, ma possono essere presenti anche al margine delle aree boschive. Sono cenosi prevalentemente ecotonali e denotano situazioni, nella maggior parte dei casi, di disturbo antropogenico (taglio di boschi, costituzione di prati e pioppeti poi abbandonati). Nel sito, questo habitat è presente in piccolissime cenosi, tendenzialmente con decorso lineare, frequenti sui bordi dei fossi e dei canali d irrigazione. Nel SIC San Massimo sono stati rilevati anche 3 habitat CORINE, segnalati dalla Regione Lombardia come prioritari per la conservazione (Mariotti & Margiocco 2002): C (formazioni igrofile a Salix cinerea), in piccoli nuclei distribuiti soprattutto nella porzione più centrale del sito C (vegetazione erbacea a grandi carici (Magnocaricion)), distribuito in modo frazionato, centralmente, appena al di sotto della scarpata di terrazzo (vegetazione di elofite a piccola taglia), in piccole e frammentate popolazioni facilmente soggette a fluttuazioni. ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI All interno del SIC è stata censita 1 specie vegetale di importanza comunitaria: Tabella 4.10 Piante elencate nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie 1428 Marsilea quadrifolia La Marsilea quadrifonia, specie Idrofita/geofita circumboreale caratteristica di acque stagnanti, è stata rinvenuta all interno del SIC, in pochissimi esemplari, solo in un fosso artificiale ad acque lentiche localizzato nella porzione di ontaneto più orientale del sito. Nell areale italiano questa specie è in via di rarefazione a causa delle opere di bonifica degli ambienti umidi. Nel corso dei rilievi floristici del monitoraggio del 2004, inoltre, si è posta particolare attenzione alla ricerca delle specie più significative, definite dalla Lista Mariotti (Mariotti & Margiocco 2002). E necessario precisare che l analisi è stata inevitabilmente incompleta e frammentaria, dato il periodo di rilevamento limitato e sfavorevole. In particolare, sono state individuate 9 specie comprese nell elenco di 37

38 riferimento: Butomus umbellatus L., Carex riparia Curtis, Iris pseudacorus L., Rumex hydrolapathum Hudson, Sagittaria sagittifolia L., Spirodela polyrrhiza (L.) Schleid., Thelypteris palustris Schott, Typha latifolia L., Vallisneria spiralis L.. ASPETTI FAUNISTICI Il sito è sede di una garzaia in cui nidificano diverse specie di Ardeidi ed è caratterizzato dalla presenza di habitat idro-igrofili che ospitano flora e fauna caratteristiche. Invertebrati Il formulario standard del SIC San Massimo, aggiornato al giugno 2006, riporta un unica specie invertebrata rientrante nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE: Lycaena dispar (Hartwoth 1803), individuata sull argine di una roggia situata nella parte centrale del SIC. Questo lepidottero, inserito anche nell allegato IV della Direttiva, un tempo comune nelle zone umide, è ora minacciato dalla scomparsa o rarefazione dell habitat e dalla progressiva scomparsa delle piante nutrici appartenenti ai generi Rumex e Polygonum. Tabella 4.11 Invertebrati elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie 1060 Lycaena dispar L attività di monitoraggio effettuata nel 2004 ha evidenziato anche la presenza di Heteropterus morpheo, una specie che merita particolare attenzione, sebbene non sia menzionata da nessuna convenzione internazionale: si tratta, infatti, di una farfalla indicata come vulnerabile (Chinery 1990). Avifauna Nelle tabelle seguenti sono elencate le specie appartenenti all avifauna di importanza comunitaria presenti nel SIC San Massimo, secondo quanto riportato nel formulario standard. Tabella 4.12 Uccelli elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Nome comune A022 Ixobrychus minutus Tarabusino A023 Nycticorax nycticorax Nitticora A024 Ardeola ralloides Sgarza ciufetto A026 Egretta garzetta Garzetta A027 Egretta alba Airone bianco A073 Milvus migrans Nibbio bruno A081 Circus aeruginosus Falco di palude 38

39 A119 Porzana porzana Voltolino A120 Porzana parva Schiribilla A121 Porzana pusilla Schiribilla grigiata A229 Alcedo atthis Martin pescatore A338 Lanius collurio Averla piccola Tabella 4.13 Uccelli migratori abituali non elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Cod. Specie A025 Bubulcus ibis A285 Turdus philomelos A028 Ardea cinerea A286 Turdus iliacus A052 Anas crecca A287 Turdus viscivorus A053 Anas platyrhynchos A288 Cettia cetti A055 Anas querquedula A289 Cisticola juncidis A086 Accipiter nisus A295 Acrocephalus schoenobaenus A087 Buteo buteo A296 Acrocephalus palustris A099 Falco subbuteo A298 Acrocephalus arundinaceus A118 Rallus aquaticus A309 Sylvia communis A123 Gallinula chloropus A311 Sylvia atricapilla A153 Gallinago gallinago A316 Phylloscopus trochilus A208 Columba palumbus A317 Regulus regulus A210 Streptopelia turtur A319 Muscicapa striata A212 Cuculus canorus A322 Ficedula hypoleuca A213 Tyto alba A323 Panurus biarmicus A219 Strix aluco A324 Aegithalos caudatus A221 Asio otus A325 Parus palustris A233 Jynx torquilla A329 Parus caeruleus A235 Picus viridis A330 Parus major A237 Dendrocopos major A337 Oriolus oriolus A240 Dendrocopos minor A342 Garrulus glandarius A259 Anthus spinoletta A343 Pica pica A260 Motacilla flava A349 Corvus corone cornix A261 Motacilla cinerea A351 Sturnus vulgaris A262 Motacilla alba A359 Fringilla coelebs A265 Troglodytes troglodytes A360 Fringilla montifringilla A266 Prunella modularis A363 Carduelis chloris A269 Erithacus rubecula A364 Carduelis carduelis A271 Luscinia megarhynchos A365 Carduelis spinus A283 Turdus merula A373 Coccothraustes coccothraustes A284 Turdus pilaris A381 Emberiza schoeniclus Tra le specie che nidificano nel sito, gli Ardeidi coloniali sono certamente quelli per la cui conservazione la gestione degli habitat umidi è di fondamentale importanza. Nel SIC San Massimo è nota la presenza di una colonia di Ardeidi, monitorata dal 1972, in 39

40 cui nidificano 4 specie di cui 3, nitticora (Nycticorax nycticorax), garzetta (Egretta garzetta) e sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), citate nell Allegato I della Direttiva 79/409/CEE. La quarta specie è l airone cenerino (Ardea cinerea), presente con poche coppie a partire dai primi anni 90. Fino al 1982 la colonia ha ospitato anche l airone rosso (Ardea purpurea). La presenza della sgarza ciuffetto, se pur assai contenuta, sembra abbastanza costante, anche se i dati quantitativi sono disponibili solo per poche annate. La presenza di colonie di Ardeidi è tipica della zona occidentale della pianura padana ed è favorita dalla presenza di vaste estensioni di risaie. La coltivazione del riso, infatti, trasforma gran parte del paesaggio agricolo in una vasta area umida a carattere effimero che rappresenta l ambiente di alimentazione elettivo per gli Ardeidi. Nel SIC risulta nidificante anche un Ardeide non coloniale abbastanza raro: il tarabusino (Ixobrychus minutus), del quale, però, non si hanno stime riferite alla consistenza. L airone bianco maggiore (Egretta alba) è l unica specie dell Allegato I che risulta presente come svernante nel SIC San Massimo. Nel sito è comune il martin pescatore (Alcedo atthis), specie sedentaria legata ai corsi d acqua e particolarmente sensibile all'inquinamento chimico e biologico dei corsi d acqua, nonché all effetto negativo delle canalizzazioni e delle opere di drenaggio. Il falco di palude (Circus aeruginosus) è l unica altra specie sedentaria di interesse comunitario, attualmente ancora con una presenza regolare in tutto il Parco del Ticino. La diversità di specie di uccelli predatori nidificanti indica un buono stato di diversificazione dell ambiente. Oltre al falco di palude, sono presenti nel SIC lo sparviere (Accipiter nisus), la poiana (Buteo buteo) ed il nibbio bruno (Milvus migrans). Fra le specie nidificanti nel SIC San Massimo di cui non si conosce l abbondanza, l averla piccola (Lanius collurio), indicata in Allegato I (Direttiva 79/409/CEE) risulta presente nelle aree a radura aperte all interno del bosco. Questa specie è in leggero declino in tutta Europa a causa, probabilmente, della progressiva banalizzazione del paesaggio agricolo e rurale e dell aumento dell utilizzo di pesticidi e del loro effetto sulle popolazioni delle prede. Da ricordare è anche la presenza di tre specie che risultano stazionare nel sito durante il periodo migratorio: schiribilla (Porzana parva), voltolino (Porzana porzana) e schiribilla grigiata (Porzana pusilla), tutti rallidi che frequentano ambienti umidi e paludosi come fragmiteti e boschetti di salici. Il sito rappresenta un importante area di sosta non solo per i rallidi ma, in generale, per i passeriformi ed i non-passeriformi lungo le rotte migratorie. Mammiferi Il formulario standard relativo al SIC San Massimo non riporta alcun mammifero di importanza comunitaria presente nell area. Durante il monitoraggio del 2004, tuttavia, è stata appurata la presenza del pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus), specie generalmente sedentaria, che compie spostamenti dell ordine di poche decine di chilometri, comune nei boschi di latifoglie e negli ambienti urbani. 40

41 Ittiofauna Il formulario standard relativo al SIC San Massimo segnala 4 specie di importanza comunitaria presenti nel SIC. Tabella 4.14 Pesci elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1131 Leuciscus souffia Vairone 1137 Barbus plebejus Barbo comune 1148 Sabanejewia larvata Cobite mascherato 1149 Cobites taenia Cobite comune Il vairone (Leuciscus souffia) è una specie ancora relativamente comune, benché localmente in diminuzione a causa di fenomeni di alterazione dell habitat o della qualità delle acque (D Antoni et al. 2003). Cobite comune (Cobitis taenia) e cobite mascherato (Sabanejewia larvata) sono due piccoli pesci bentonici che prediligono i piccoli corsi d acqua con fondali sabbiosi o moderatamente fangosi e modesta velocità della corrente. Il cobite comune è una specie endemica del nostro paese ed è presente in tutta Italia ad eccezione di Puglia e Sicilia. Il cobite mascherato è un endemismo della sola Italia settentrionale e, tra le due specie, è quella più esigente in termini di caratteristiche dell ambiente e qualità delle acque (D Antoni et al. 2003). L attività di monitoraggio effettuata nel 2004 ha evidenziato anche la presenza del rodeo amaro (Rodeus sericeus amarus), specie originaria dell Europa centrale e dell Asia settentrionale, introdotta in Italia una quindicina di anni fa ed oggi naturalizzata; il rodeo amaro viene citato nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, poiché in difficili condizioni di conservazione nell areale naturale di provenienza. La sua presenza in regioni distinte da quelle originarie, tuttavia, va valutata come un fattore di perturbazione e disturbo SIC IT Boschi del Vignolo A nord est del centro abitato di Garlasco, il territorio comunale è interessato dalla presenza del SIC Boschi del Vignolo, che si estende su una superficie di circa 260 ettari e conserva al suo interno un ricco mosaico di ecosistemi naturali e agricoli. Dal giugno 1998, una parte dell area (circa 25 ettari) è diventata un oasi LIPU. Il SIC è situato nella zona di pianura della provincia di Pavia, dove, dal punto di vista geologico, i terreni sono costituiti da depositi fluviali incoerenti più o meno recenti, con disposizione sub-orizzontale e con alternanze di frequenza variabile, sia in senso verticale che orizzontale, di ghiaie e sabbie (permeabili) e limi e argille (impermeabili). Nel SIC Boschi del Vignolo, è presente un lungo tratto (visibile nella parte occidentale dell area) della scarpata che congiunge le due sponde dell incisione valliva del Ticino al Piano Generale Terrazzato della Pianura circostante. Il SIC è posto in una regione ricca 41

42 di fontanili, espressione dell intervento antropico nello sfruttamento delle risorgive. Il sito è caratterizzato dalla presenza di vegetazione forestale di elevato interesse naturalistico, sia in facies igrofile che mesofile, e di habitat idro-igrofili insediati in corrispondenza di un paleomeandro. HABITAT All interno del SIC Boschi del Vignolo sono presenti 2 habitat di interesse comunitario, di cui 1 di importanza prioritaria. Tabella 4.15 Habitat di importanza comunitaria Cod. 91E0* 91F0 Descrizione Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) Foreste miste riaparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) L Habitat 91E0* occupa l 11% della superficie totale del SIC con 5 nuclei, di cui il più esteso è disposto nella porzione nord-est e arriva a ricoprire una superficie di 16 ettari. Nel settore centrale del SIC sono presenti 3 porzioni di ontaneto di dimensioni variabili. Questa categoria inquadra tutte le formazioni boschive ripariali, soggette a frequenti inondazioni e quindi vincolate ad un livello di falda elevato o addirittura affiorante. La specie arborea dominante è Alnus glutinosa, saltuariamente accompagnata da Populus alba e con un ricco strato arbustivo di essenze igrofile come Frangula alnus, Prunus padus e Viburnum opulus. Da rilevare la presenza di specie erbacee di pregio come Leucojum aestivum ed Osmunda regalis. Significativa anche la presenza di elementi nemorali ascrivibili agli Alno-ulmion nelle zone dove il substrato è meno asfittico, soprattutto sui monticelli formati dalle ceppaie di ontano nero. Questi boschi rappresentano un habitat molto importante dal punto di vista naturalistico, specie nel contesto intensamente antropizzato della pianura padana. L Habitat 91F0, concentrato nella parte centrale del SIC, è rappresentato da formazioni boschive planiziali dominate da Quercus robur e originate su depositi alluvionali. Lo strato arboreo vede la dominanza di Quercus robur, accompagnata da Ulmus minor e, nelle situazioni più igrofile, da Populus alba, Populus nigra e Alnus glutinosa. Lo strato arbustivo è ricco e ben strutturato, con la presenza in prevalenza di specie come Corylus avellana, Euonymus europaeus, Prunus padus. La componente erbacea è assimilabile in buona parte a quella dei querco-carpineti, annoverando numerose specie di geofite nemorali, contestualmente ad essenze più igrofile come Cucubalus baccifer, Primula vulgaris, Symphytum officinale. Tra luglio e settembre 2003 il territorio del SIC Boschi del Vignolo è stato oggetto di monitoraggi sistematici per l individuazione della presenza di habitat di interesse comunitario e habitat CORINE (Mariotti & Margiocco 2002), al fine di valutarne 42

43 l estensione, la rappresentatività e lo stato di conservazione. Rispetto a quanto descritto nel formulario standard, durante tale monitoraggio è stata riscontrata la presenza di altri 4 habitat d interesse comunitario che presentano distribuzione puntiforme o lineare, hanno dimensioni ridotte e sono soggetti a fluttuazioni: (laghi eutrofici naturali con vegetazione dei Magnopotamion o Hydrocharition), (fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batriachion), (fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p.), (comunità di margine igro-nitrofile). Nel SIC Boschi del Vignolo sono stati rilevati anche 3 habitat CORINE, segnalati dalla Regione Lombardia come prioritari per la conservazione (Mariotti & Margiocco 2002): (formazioni igrofile a Salix cinerea), (vegetazione erbacea a grandi carici (Magnocaricion)), 53.4 (Vegetazione di elofite a piccola taglia). ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI Il formulario relativo al SIC Boschi del Vignolo non riporta specie vegetali citate nell Allegato II della Direttiva 42/93/CEE. Tuttavia, durante i sopralluoghi del 2004, dove si è posta particolare attenzione alla ricerca delle specie più significative definite dalla Lista Mariotti (Mariotti & Margiocco 2002), è stata rilevata anche la presenza di Butomus umbellatus L., Carex riparia Curtis, Iris pseudacorus L., Rumex hydrolapathum Hudson, Sagittaria sagittifolia L., Spirodela polyrrhiza L. Schleid., Thelypteris palustris Schott, Typha latifolia L., Vallisneria spiralis L.. E necessario, tuttavia, precisare che l analisi è stata inevitabilmente incompleta e frammentaria, dato il periodo di rilevamento limitato e sfavorevole. ASPETTI FAUNISTICI All interno del SIC, ricche e significative sono la componente floristica e, in particolare, quella faunistica, con presenza di numerose specie vertebrate e invertebrate di importanza comunitaria. Invertebrati Il formulario standard del SIC Boschi del Vignolo riporta 3 specie invertebrate rientranti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE:. Tabella 4.16 Invertebrati elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie 1060 Lycaena dispar 1088 Cerambyx cerdo 1092 Austropotamobius pallipes 43

44 L attività di monitoraggio effettuata nel 2004 ha confermato che la comunità di Lepidotteri all interno del SIC risulta, nel complesso, ricca e articolata: sono numerose le specie appartenenti alla famiglia dei Ninfalidi legate alla presenza di boschi e radure. Erpetofauna Particolarmente ricca e interessante è la comunità di anfibi censita all interno del SIC Boschi del Vignolo, dove sono presenti 9 specie di cui 3 elencate nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE (Sezione Lombardia "F. Barbieri" Societas Herpetologica Italica). Tabella 4.17 Anfibi e Rettili elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1167 Triturus carnifex Tritone crestato 1199 Pelobates fuscus insubricus Pelobate fosco padano 1215 Rana latastei Rana di Lataste Il pelobate fosco (Pelobates fuscus insubricus) è una sottospecie endemica della Pianura Padana, considerata a rischio a causa delle profonde alterazioni prodotte dall uomo ai siti di riproduzione (bonifiche, inquinamento dei corsi d acqua, immissione di pesci predatori) (Barbieri & Gentilli 2002). All interno del SIC è in corso, dal 1999, un azione di reintroduzione della specie, coordinata dal Dipartimento di Biologia Animale dell Università degli Studi di Pavia. La rana di Lataste (Rana latastei), specie endemica della Pianura Padana, predilige i boschi umidi di latifoglie e, in particolare, ontaneti e pioppeti misti a salici ed è minacciata dalla scomparsa e dalla frammentazione degli ambienti di deposizione. Il tritone crestato italiano (Triturus carnifex) è il più grande dei tritoni italiani e vive in acque stagnanti e paludose per buona parte dell anno, ad esclusione della stagione invernale. Si tratta di una specie piuttosto diffusa nella Valle del Ticino (Barbieri & Gentilli 2002), che ha colonizzato recentemente la zona del SIC. Avifauna I dati contenuti nel formulario standard del SIC evidenziano la presenza nell area di 7 specie citate dall Allegato I della Direttiva 79/409/CEE. Tabella 4.18 Uccelli elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Nome comune A022 Ixobrychus minutus Tarabusino A027 Egretta alba Airone bianco A119 Porzana porzana Voltolino A120 Porzana parva Schiribilla A121 Porzana pusilla Schiribilla grigiata A229 Alcedo atthis Martin pescatore A338 Lanius collurio Averla piccola 44

45 Tabella 4.19 Uccelli migratori abituali non elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Cod. Specie A052 Anas crecca A288 Cettia cetti A053 Anas platyrhynchos A295 Acrocephalus schoenobaenus A087 Buteo buteo A296 Acrocephalus palustris A099 Falco subbuteo A300 Hippolais polyglotta A118 Rallus aquaticus A309 Sylvia communis A123 Gallinula chloropus A310 Sylvia borin A153 Gallinago gallinago A311 Sylvia atricapilla A163 Tringa stagnatilis A316 Phylloscopus trochilus A208 Columba palumbus A317 Regulus regulus A210 Streptopelia turtur A318 Regulus ignicapillus A212 Cuculus canorus A319 Muscicapa striata A219 Strix aluco A322 Ficedula hypoleuca A221 Asio otus A323 Panurus biarmicus A232 Upupa epops A324 Aegithalos caudatus A233 Jynx torquilla A325 Parus palustris A235 Picus viridis A329 Parus caeruleus A237 Dendrocopos major A330 Parus major A240 Dendrocopos minor A337 Oriolus oriolus A259 Anthus spinoletta A342 Garrulus glandarius A260 Motacilla flava A343 Pica pica A265 Troglodytes troglodytes A349 Corvus corone cornix A266 Prunella modularis A351 Sturnus vulgaris A269 Erithacus rubecula A359 Fringilla coelebs A271 Luscinia megarhynchos A360 Fringilla montifringilla A283 Turdus merula A363 Carduelis chloris A284 Turdus pilaris A365 Carduelis spinus A286 Turdus iliacus A373 Coccothraustes coccothraustes A287 Turdus viscivorus Fra le specie nidificanti meritano particolare attenzione, in quanto comprese nell Allegato I della Direttiva 79/409/CEE: il martin pescatore (Alcedo atthis), il tarabusino (Ixobrychus minutus) e l averla piccola (Lanius collurio). Il tarabusino nel periodo riproduttivo frequenta zone umide di varia estensione e tipologia: rive di fiumi, canali, bacini artificiali, stagni e paludi, purché sia presente una ricca vegetazione acquatica emergente, rappresentata, in particolare, da fragmiteti e tifeti. Importante anche la presenza di cespugli ed alberi appartenenti ai generi Salix e Alnus. Le principali cause che minacciano la conservazione di questa specie sono la scomparsa degli habitat adatti alla nidificazione e l inquinamento delle acque. L averla piccola è una specie legata ad ambienti arbustivi termofili che nidifica fra le siepi e i cespugli: in leggero declino a livello europeo, questa specie risente dell utilizzo eccessivo di pesticidi e della riduzione di terreni incolti e di arbusti spinosi. 45

46 Mammiferi Il formulario standard relativo al SIC Boschi del Vignolo non riporta alcun mammifero di importanza comunitaria presente nell area. Durante il monitoraggio del 2004, è stata appurata la presenza di 3 specie riportate nell Allegato IV della Direttiva 92/43/CEE: Pipistrellus kuhli Hypsugo savii Eptesicus serotinus Ittiofauna Nel formulario standard relativo al SIC Boschi del Vignolo sono segnalate 5 specie di importanza comunitaria appartenenti all ittiofauna: Tabella 4.20 Pesci elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1097 Lethenteron zanandreai Lampreda padana 1131 Leuciscus souffia Vairone 1137 Barbus plebejus Barbo comune 1148 Sabanejewia larvata Cobite mascherato 1149 Cobites taenia Cobite comune L attività di monitoraggio effettuata nel 2004 ha evidenziato anche la presenza del rodeo amaro (Rodeus sericeus amarus), specie originaria dell Europa centrale e dell Asia settentrionale, introdotta in Italia una quindicina di anni fa e, oggi, naturalizzata; il rodeo amaro viene citato nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, poiché in difficili condizioni di conservazione nell areale naturale di provenienza. La sua presenza in regioni distinte da quelle originarie, tuttavia, va valutata come un fattore di perturbazione e disturbo. L attività di monitoraggio ha evidenziato la presenza di un altra specie alloctona, il cobite di stagno (Misgurnus anguillicaudatus), segnalato per la prima volta nelle acque italiane nel 1997 nella rete irrigua in prossimità di Pavia (comune di Carbonara Ticino) (Razzetti et al.2000) SIC IT Basso corso e sponde del Ticino Esternamente al territorio comunale di Garlasco, ma non lontano da esso, è presente il SIC Basso Corso e Sponde del Ticino, che si estende in provincia di Pavia, lungo il corso del fiume Ticino, dal comune di Cassolnovo, fino al ponte dell autostrada A7 Milano-Genova, in località Bereguardo. Nel tratto che interessa il SIC, il corso principale del Ticino è quello di un tipico corso d'acqua a meandri. In particolare, 46

47 all altezza di Vigevano, dove la larghezza dell alveo raggiunge il chilometro, è composto in generale da uno o più rami principali con isole di sabbia e ghiaia che creano diramazioni e canali, estremamente variabili per dimensioni e portata. Questa tendenza del fiume a cambiare spesso il suo corso, porta alla formazione, a lato del corso principale, di numerose lanche, prodotto dell evoluzione degli antichi meandri. Le vecchie lanche tendono ad interrarsi a causa dei sedimenti che si depositano nel corso delle piene, diventando terreno fertile per la vegetazione palustre, che, inevitabilmente, ostruisce e colma i fondali. Nel SIC, nonostante gli interventi di contenimento delle sponde con pietre e blocchi in cemento e la costruzione di argini artificiali che, di fatto, ne limitano la formazione, sono presenti lanche a vari stadi evolutivi, che costituiscono una grande ricchezza di ambienti e un contributo indispensabile alla biodiversità dell area. HABITAT Nel SIC Basso corso e sponde del Ticino sono presenti diversi Habitat d interesse comunitario, di cui uno di importanza prioritaria (*), di seguito elencati e descritti. Tabella 4.21 Habitat di importanza comunitaria Cod. Descrizione 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isoeto-Nanojuncetea 3260 Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho- Batrachion 3270 Fiumi con argini melmosi con vegetazione del Chenopodion rubri p.p. e Bidention p.p Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco Brometalia) (*con notevole foritura di orchidee) 9160 Querceti di farnia o rovere subatlantici e dell'europa centrale del Carpinion betuli 91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae) 91F0 Foreste miste riaparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris) Tra gli habitat non segnalati dalla direttiva 92/43/CEE ma indicati dalla Regione Lombardia come Habitat Corine di particolare rilevanza naturalistica, sono state rilevate le seguenti tipologie: Comunità idrofile ancorate sul fondo a foglie larghe a Nymphaea alba, Nuphar lutea Vegetazione erbacea a grandi carici. Questa tipologia di vegetazione si trova a tratti lungo i corsi d acqua e/o in piccole radure che si aprono sia nelle aree ad ontaneto, sia in quella a saliceto arbustivo. La relazione relativa al monitoraggio effettuato nel 2003, inoltre, riporta la presenza della tipologia Formazioni igrofile a Salix cinerea (codice C). 47

48 ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI Il formulario standard relativo al SIC Basso corso e sponde del Ticino non riporta alcuna specie vegetale di importanza comunitaria. Il monitoraggio effettuato nel 2004 ha portato, tuttavia, all individuazione di alcune specie floristiche significative comprese nella Lista Mariotti (Mariotti & Margiocco 2002). Tra queste: Anemone nemorosa L., Armeria plantaginea (All.) Willd., Butomus umbellatus L., Carex riparia Curtis, Ceratophyllum demersum L., Convallaria majalis L., Dianthus armeria L., Erythronium dens-canis L., Galanthus nivalis L., Ilex aquifolium L., Iris pseudacorus L., Iris sibirica L., Leucojum aestivum L., Leucojum vernum L., Nuphar lutea (L.) S. et S., Nymphaea alba L. subsp. alba, Oenanthe aquatica (L.) Poiret, Osmunda regalis L., Potamogeton nodosus Poiret, Rorippa amphibia (L.) Besser, Rumex hydrolapathum Hudson, Ruscus aculeatus L., Schoenoplectus lacustris (L.) Palla, Sparganium erectum L., Thelypteris palustris Schott, Typha latifolia L., Vallisneria spiralis L.. ASPETTI FAUNISTICI Grazie all estensione dell area protetta e alla sua collocazione geografica, il SIC Basso Corso e Sponde del Ticino ospita abitualmente un elevato numero di specie animali. Il sito è caratterizzato dalla presenza di habitat di elevata qualità, rilevante significato naturalistico e grande varietà, cui corrispondono specie e popolamenti faunistici e floristici altrettanto ricchi, ben differenziati ed estremamente significativi da un punto di vista naturalistico e delle priorità di conservazione. Invertebrati Il formulario del SIC Basso corso e sponde del Ticino riporta diverse specie invertebrate rientranti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, elencate nella tabella seguente. Tabella 4.22 Invertebrati elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie 1016 Vertigo moulinsiana 1037 Ophiogomphus cecilia 1041 Oxygastra curtisii 1060 Lycaena dispar 1071 Coenonympha oedippus 1083 Lucanus cervus 1084 Osmoderma eremita 1088 Cerambyx cerdo 1092 Austropotamobius pallipes Il territorio in esame è caratterizzato da una grande ricchezza di specie di coleotteri. Tra di esse, alcune entità molto interessanti come Lucanus cervus e Cerambyx cerdo, i cui cicli biologici dipendono dalla presenza di esemplari di querce di grandi 48

49 dimensioni; la loro conservazione è minacciata dalla scomparsa e dalla frammentazione dei querceti, nonché dalla rimozione del legno morto da parte dell uomo. Per quanto riguarda i lepidotteri, negli ultimi anni si è assistito ad un progressivo declino di molte specie a livello europeo; fortunatamente, nel territorio del Parco del Ticino si sono conservati microambienti che consentono ancora la sopravvivenza di specie pregiate di farfalle (Furlanetto 2002). Tra queste, la licena delle paludi (Lycaena dispar), lepidottero minacciato in tutto l'areale di distribuzione, sebbene protetto in vari paesi d'europa, dalla consistente riduzione dell habitat e dalla scorretta gestione dei canneti e delle rive dei canali, che impedisce la crescita di Rumex spp., pianta nutrice di questa specie. Tra gli oodonati, spicca la presenza di Ophiogomphus cecilia, di notevole interesse faunistico: nota con certezza in poche località italiane (Furlanetto 2002), questa specie ha subito negli anni una certa rarefazione a causa del peggioramento della qualità delle acque e dei cambiamenti ambientali. Erpetofauna Il formulario del SIC Basso corso e sponde del Ticino riporta alcune specie di rettili e anfibi rientranti nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE, elencate nella tabella seguente. Tabella 4.23 Anfibi e Rettili elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1167 Triturus carnifex Tritone crestato 1215 Rana latastei Rana di Lataste 1220 Emys orbicularis Testuggine palustre Nei confini del SIC sono presenti due specie di anfibi inserite nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE: la rana di Lataste (Rana latastei) e il tritone crestato (Triturus carnifex). L erpetofauna del SIC Basso Corso e Sponde del Ticino è arricchita dalla presenza della testuggine palustre (Emys orbicularis), specie rara ed elusiva, che frequenta i canali con acque lente e abbondante vegetazione lungo le rive, le lanche e gli stagni (Barbieri & Gentilli 2002). La sua presenza, molto discontinua, è minacciata, oltre che dalla scomparsa dell habitat idoneo, anche dalla competizione con Trachemys spp., frequentemente liberata nelle acque del SIC. L area in cui la specie è stata segnalata in anni recenti è localizzata nei pressi della lanca della Zelata (Scali & Gentilli 2003). Si segnala, inoltre, che in una ricerca promossa dal Parco del Ticino (Scali & Gentilli 2003) è stata individuata una serie di siti idonei per questa specie, alcuni dei quali ricadenti all interno del territorio del sito. 49

50 Avifauna Di seguito sono elencate le specie di importanza comunitaria dell avifauna relativamente al SIC Basso corso e sponde del Ticino. Tabella 4.24 Uccelli elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Nome comune A021 Botaurus stellaris Tarabuso A022 Ixobrychus minutus Tarabusino A023 Nycticorax nycticorax Nitticora A024 Ardeola ralloides Sgarza ciufetto A026 Egretta garzetta Garzetta A027 Egretta alba Airone bianco A029 Ardea purpurea Airone rosso A031 Ciconia ciconia Cicogna bianca A060 Aythya nyroca Moretta tabaccata A072 Pernis apivorus Falco pecchiaiolo A073 Milvus migrans Nibbio bruno A081 Circus aeruginosus Falco di palude A082 Circus cyaneus Albanella reale A094 Pandion haliaetus Falco pescatore A103 Falco peregrinus Falco pellegrino A119 Porzana porzana Voltolino A131 Himantopus himantopus Cavaliere d Italia A151 Philomachus pugnax Combattente A166 Tringa glareola Piro piro boschereccio A193 Sterna hirundo Sterna A195 Sterna albifrons Fraticello A196 Chlidonias hybridus Mignattino piombato A197 Chlidonias niger Mignattino A222 Asio flammeus Gufo di palude A229 Alcedo atthis Martin pescatore A338 Lanius collurio Averla piccola Tabella 4.25 Uccelli migratori abituali non elencati nell'allegato I della Direttiva 79/409/CEE Cod. Specie Cod. Specie A004 Tachybaptus ruficollis A249 Riparia riparia A017 Phalacrocorax carbo A251 Hirundo rustica A039 Anser fabalis A253 Delichon urbica A043 Anser anser A256 Anthus trivialis A050 Anas penelope A257 Anthus pratensis A051 Anas streptera A266 Prunella modularis A052 Anas crecca A271 Luscinia megarhynchos A054 Anas acuta A274 Phoenicurus phoenicurus A055 Anas querquerula A275 Saxicola rubetra 50

51 A056 Anas clypeata A276 Saxicola torquata A059 Aythya ferina A288 Cettia cetti A087 Buteo buteo A292 Locustella luscinioides A096 Falco tinnunculus A296 Acrocephalus palustris A097 Falco vespertinus A297 Acrocephalus scirpaceus A099 Falco subbuteo A298 Acrocephalus arundinaceus A113 Coturnix coturnix A309 Sylvia communis A118 Rallus aquaticus A310 Sylvia borin A136 Charadrius dubius A318 Regulus ignicapillus A155 Scolopax rusticola A319 Muscicapa striata A162 Tringa totanus A327 Parus cristatus A164 Tringa nebularia A328 Parus ater A165 Tringa ochropus A337 Oriolus oriolus A221 Asio otus A341 Lanius senator A226 Apus apus A373 Coccothraustes coccothraustes A233 Jynx torquilla A376 Emberiza citrinella A247 Alauda arvensis A381 Emberiza schoeniclus All interno dei confini del SIC Basso corso e sponde del Ticino sorge una delle garzaie storiche della Valle del Ticino: in località Zelata è presente, da ormai più di settant anni, una ricca colonia con circa mille nidi di airone cenerino (Ardea cinerea). Accanto a questo airone, all interno del SIC si trovano altre specie legate agli ambienti umidi, tra cui la nitticora (Nycticorax nycticorax), la garzetta (Egretta garzetta), la sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides) e l airone rosso (Ardea purpurea). Interessante è la presenza del tarabusino (Ixobrychus minutus), nidificante nel SIC, la cui presenza richiederebbe il mantenimento dei canneti e della vegetazione erbaceo arbustiva, oltre che un controllo dei livelli e della qualità delle acque frequentate (Gariboldi 2001). Il martin pescatore (Alcedo atthis) e il falco di palude (Circus aeruginosus) sono specie sedentarie e quindi presenti in tutte le stagioni all interno dei confini del sito, dove frequentano sia gli ambienti umidi di lanca e canneto sia il corso principale del fiume. Il martin pescatore è in diminuzione a causa della minore disponibilità di luoghi idonei alla nidificazione e dell inquinamento delle acque che condiziona la disponibilità di cibo (Gariboldi 2001). La conservazione degli ambienti secchi con cespugli e alberi radi permetterebbe, invece, la nidificazione del succiacapre (Caprimulgus europaeus), la cui popolazione italiana ha mostrato un netto decremento negli ultimi decenni (Tucker & Heath 1994), a causa del deterioramento degli habitat e dell uso massiccio di pesticidi in agricoltura. La sua presenza nell area è legata in particolare alla composizione ambientale degli ambienti che frequenta e alla loro tranquillità, condizione indispensabile per la nidificazione. Considerazione analoga vale anche per l averla piccola (Lanius collurio), che risente in particolare della banalizzazione degli ambienti agricoli e della riduzione delle aree cespugliate (Gariboldi 2001). La presenza dell aquila anatraia maggiore (Aquila clanga), del nibbio bruno (Milvus migrans), del falco pellegrino (Falco peregrinus) e del falco pecchiaiolo (Pernis 51

52 apivorus) è minacciata dall eccessiva pressione dei bracconieri. In particolare, il declino del nibbio bruno, un tempo molto comune, potrebbe essere anche legato alla diminuzione di boschi maturi in prossimità dei corsi d acqua (Gariboldi 2001). L eccessivo disturbo antropico e le fluttuazioni del livello del fiume sembrano, invece, essere la causa della drastica diminuzione delle popolazioni di fraticello (Sterna albifrons) e sterna (Sterna hirundo). Unica tra le specie di passo, merita un attenzione particolare la moretta tabaccata (Aythya nyroca), anatra tuffatrice la cui conservazione è minacciata dal suo status di specie cacciabile. Specie di notevole importanza conservazionistica e di recente segnalazione è, infine, la tottavilla (Lullula arborea), specie legata ad ambienti ecotonali (siepi, filari e incolti), di cui è stata segnalata una popolazione di 30 individui, svernante, nel territorio del SIC (Rubolini com. pers.). Mammiferi Di seguito sono elencate le specie riportate nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE relativamente al SIC Basso corso e sponde del Ticino. Tabella 4.26 Mammiferi elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1303 Rhinolophus hipposideros Ferro di cavallo minore 1304 Rhinolophus ferrumequinum Ferro di cavallo maggiore 1308 Barbastella barbastellus Barbastello 1321 Myotis emarginatus Vespertilio smarginato 1324 Myotis myotis Vespertilio maggiore Sia il vespertilione maggiore (Myotis myotis) che il barbastello (Barbastella barbastellus) risultano in pericolo di estinzione pressoché in tutto l areale europeo; entrambe le specie, durante la stagione invernale, creano colonie numerose, a volte plurispecifiche (Fornasari et al 1997). Ittiofauna La fauna ittica della Lombardia è stata sottoposta, negli ultimi due secoli, a molteplici e importanti modificazioni causate soprattutto dal consistente aumento della pressione antropica (Razzetti et al. 2002). Particolarmente consistenti sono stati i fenomeni di introduzione di specie alloctone che hanno determinato una profonda trasformazione delle ittiocenosi originarie. Il notevole sviluppo del bacino del Po e la presenza di una rete idrica artificiale articolata ha, inoltre, facilitato la rapida diffusione delle specie esotiche. Di seguito sono elencate le specie riportate nell Allegato II della Direttiva 92/43/CEE relativamente al SIC Basso corso e sponde del Ticino. 52

53 Tabella 4.27 Pesci elencati nell'allegato II della Direttiva 92/43/CEE Cod. Specie Nome comune 1097 Lethenteron zanandreai Lampreda padana 1100 Acipenser naccarii Storione cobice 1107 Salmo marmoratus Trota marmorata 1114 Rutilus pigus Pigo 1115 Chondrostoma genei Lasca 1131 Leuciscus souffia Vairone 1136 Rutilus rubilio Rovella 1137 Barbus plebejus Barbo comune 1138 Barbus meridionalis Barbo canino 1140 Chondrostoma soetta Savetta 1148 Sabanejewia larvata Cobite mascherato 1149 Cobites taenia Cobite comune 1163 Cottus gobio Scazzone Il cobite comune (Cobitis taenia) e la savetta (Chondrostoma soetta) prediligono la rete idrica secondaria collegata all asta fluviale, anche se per differenti motivi. L arrivo del cobite di stagno (Misgurnus anguillicaudatus), date le sue dimensioni, rappresenta un problema per le popolazioni autoctone di cobite comune, a cui si sta sostituendo; le popolazioni di savetta, invece, si mantengono in buona salute. Da segnalare la presenza del cobite mascherato (Sabanejewia larvata), specie autoctona scarsamente diffusa e, quindi, decisamente interessante dal punto di vista faunistico, e della lampreda padana (Lethenteron zanandreai), ciclostomo raro nel tratto di fiume che interessa il SIC (Grimaldi et al. 1999). Alcune delle specie autoctone elencate nel formulario sono al momento comuni e non necessitano, dunque, di particolari azioni di conservazione: tra esse la lasca (Chondrostoma genei), il barbo comune (Barbus plebejus) e il vairone (Leuciscus souffia) Attuali vulnerabilità specifiche L area della ZPS Boschi del Ticino risente di un elevata pressione antropica, in particolare sotto forma di escursionismo, a causa del contesto geografico in cui si trova, una delle aree a maggior densità di popolazione dell'intera Unione Europea. Oltre alla presenza di aree urbane ed insediamenti, ulteriore fattore di vulnerabilità per l area, visto il contesto agricolo in cui si pone, è rappresentato dall uso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura. Altri fattori di vulnerabilità sono rappresentati dalle modifiche del funzionamento idrografico in generale e dall introduzione di specie esotiche. 53

54 La localizzazione del SIC San Massimo in un contesto prevalentemente agricolo rende evidente il potenziale impatto di pesticidi e fertilizzanti sulla flora e sulla fauna caratteristiche degli ambienti umidi. Nel SIC è rilevante l assenza di un habitat che, invece, risulta abbondantemente distribuito in tutto il Parco del Ticino: le foreste miste riparie (91F0); tale assenza è imputabile all invasione dei boschi planiziali da parte di essenze alloctone, soprattutto la robinia (Robinia pseudoacacia). L invasione è stata così consistente da rendere questi boschi, in cui una volta dominava la farnia (Quercus robur), non più rappresentativi dell habitat originale. Altra specie alloctona problematica presente nel sito è la nutria (Myocastor coypus), che può causare ingenti danni agli argini, con effetto negativo sulla vegetazione acquatica e sulle coltivazioni. Nel corso dei monitoraggi faunistici svoltisi nel 2004, sono stati censiti 2 individui di Procambarus clarkii, una specie esotica di gambero che rende altamente improbabile la sopravvivenza di Austropotamobius pallipes, in quanto competitore e vettore di micosi estremamente infettive. Nel sito non sono presenti infrastrutture e gli unici edifici ricadenti entro i confini sono due cascine. La presenza antropica non sembra rappresentare un fattore di disturbo durante la primavera e l estate, quando è prevalentemente legata alle attività agricole; durante la stagione venatoria, invece, l impatto antropico si suppone maggiore. Lo svolgimento dell attività di caccia nel SIC è certamente oggetto di disturbo. Sebbene sembri che lo svolgimento dell attività venatoria, se correttamente gestita, non sia incompatibile con le finalità cui il SIC è preposto, è necessario considerare, però, che alcune attività connesse alla gestione dell Azienda Faunistico-Venatoria possono avere un impatto anche notevole sugli ecosistemi (ad esempio il rilascio di un elevato numero di fagiani d allevamento, che aumenta la presenza locale di predatori, con effetti negativi su tutte le zoocenosi). I Boschi del Vignolo si inseriscono in un contesto prevalentemente agricolo: il 59% del territorio del SIC è occupato da terreni coltivati e, in particolare, da risaie (25% della superficie). I pesticidi e i fertilizzanti utilizzati in agricoltura rappresentano, dunque, un fattore di vulnerabilità nei confronti della flora e, in particolar modo, della fauna che frequenta gli ambienti umidi. La presenza di ontaneti e di altri ecosistemi igrofili è l aspetto naturalisticamente più interessante del SIC: deve essere, pertanto, garantito, anche nelle stagioni più critiche, un livello idrico sufficiente alla conservazione di queste cenosi. Parte delle foreste miste riparie è dominata dalla presenza di essenze alloctone e, in particolare, dalla robinia. Inoltre, in tempi recenti, si è assistito al rilascio nella rete di canali che attraversa il SIC di specie alloctone e domestiche (Carassius auratus) potenzialmente molto dannose per la fauna selvatica. In particolare, pesci rossi e tartarughe esotiche (Trachemys spp.) sono predatori molto efficienti delle larve degli anfibi e potrebbero diventare una minaccia per la conservazione della rana di Lataste e del pelobate fosco. Di forte impatto è anche la presenza della nutria, che può causare problemi alla stabilità degli argini, alla vegetazione acquatica ed alle coltivazioni. 54

55 Nella fascia più esterna del SIC è consentita l attività venatoria: l area del SIC, infatti, pur essendo all interno del Parco del Ticino, è esterno ai confini del Parco Naturale. Anche nelle zone dove l attività venatoria è vietata, tuttavia, si verifica una forte pressione sulla fauna dovuta al bracconaggio. Motivo di complicazione nella gestione del SIC è la proprietà dei terreni, che sono in parte stati acquistati dal Comune di Garlasco e dal Parco del Ticino ed in parte ancora appartenenti a privati. La percentuale del SIC caratterizzata da edifici e infrastrutture è inferiore al 3%, riguarda la parte più esterna del sito e potrebbe essere inquadrata come presenza di abitazioni sparse, a carattere prevalentemente rurale, di scarso impatto sul territorio. La vulnerabilità del SIC Basso corso e sponde del Ticino è in parte legata alle sue dimensioni e alla forma allungata e non compatta ma, soprattutto, alla sua posizione geografica all'interno di un'area fortemente antropizzata, su cui gravitano notevoli interessi di ordine soprattutto economico. Il territorio del SIC Basso Corso e Sponde del Ticino ricade interamente nella zona di Parco Naturale, in cui tutte le attività sono rivolte alla conservazione dell ambiente fluviale e perifluviale in ogni sua manifestazione. Di seguito riportiamo alcune considerazioni relative alle principali attività elencate nei formulari, evidenziando i possibili effetti negativi delle stesse sulla conservazione dell area protetta. Le acque del Ticino sono costantemente minacciate dagli scarichi di alcune aziende e dai reflui di alcuni impianti di depurazione mal funzionanti. Il fiume è sottoposto a prelievi massicci di acqua, prevalentemente nel tratto settentrionale, con conseguenze gravi per la fauna, non solo ittica. La gestione e manutenzione dei canali irrigui influenza attivamente la distribuzione e l integrità delle fitocenosi Fiumi delle pianure e montani con vegetazione del Ranunculion fluitantis e Callitricho-Batriachion (codice 3260), così come le variazioni del regime idrologico e l abbassamento della falda freatica minacciano le foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alnopadion, Alnion incanae, Salicion albae), habitat di rilevante valore ecologico e paesaggistico. Gli interventi di contenimento delle sponde e la costruzione di argini artificiali impediscono al fiume di cambiare continuamente il suo corso. Di conseguenza, se da un lato si limitano effetti erosivi dannosi alle attività umane, al tempo stesso si impedisce la nascita di nuove lanche e meandri. La mancanza di una gestione mirata rivolta alle lanche già esistenti ne determina la scomparsa: l accumulo di sedimenti lasciati dalle piene provoca l interramento delle lanche, che si trasformano in terreno fertile per la vegetazione palustre ostruendo e colmando i fondali. La caduta in disuso della marcita nelle pratiche agricole ha portato anche al progressivo abbandono dei fontanili, che rischiano oggi di scomparire per mancanza di manutenzione. Sia all'interno del SIC che nelle zone confinanti, sono già presenti importanti infrastrutture viabilistiche (strada statale 494, autostrada A7 Milano- Genova, ferrovia Milano-Vigevano) che compromettono la funzionalità dell area come corridoio ecologico. La futura realizzazione di altre opere rappresenterà un importante 55

56 fattore d'impatto sulle cenosi terrestri e acquatiche, sia in fase di cantiere, sia in fase di esercizio. L eccessiva e non regolamentata frequentazione antropica comporta conseguenze negative quali il disturbo alla fauna, il prelievo di specie vegetali protette e l abbandono di rifiuti. Inoltre, un eccessivo calpestio di escursionisti e ciclisti può danneggiare alcuni habitat. L esercizio della pesca sportiva viene inserito nelle possibili minacce, a causa dei danni provocati dai ripopolamenti di specie geneticamente non controllate, messi in atto dalle associazioni dei pescatori e dall aumento del prelievo da parte dei pescatori dilettanti (Bogliani & Furlanetto 1995). L introduzione di specie alloctone, animali e vegetali, rappresenta una minaccia per le popolazioni locali, spesso con conseguenze difficilmente prevedibili. Le specie animali alloctone più invadenti presenti nel territorio del SIC sono Trachemys spp., nutria (Myocastor coypus), minilepre (Sylvilagus floridanus) e colino della Virginia (Colinus virginianus). L impiego di fitofarmaci, eribicidi e pesticidi influenza pesantemente le popolazioni di Anfibi (in particolare sono incompatibili con la presenza del Tritone crestato). Un effetto collaterale dello sfruttamento plurisecolare, comune a tutti i boschi planiziari, è la scomparsa del legno morto e delle vecchie piante senescenti. La conservazione del legno morto è accolta ancora oggi con diffidenza dai gestori forestali, che temono l innesco di infestazioni di funghi e di insetti nocivi, quando invece ospita rari microrganismi e contribuisce a mantenere la struttura e la fertilità del suolo (Bracco et al. 2001). 56

57 4.2 Elementi funzionali ai siti Natura Rete ecologica regionale Lo Schema Direttore della Rete ecologica della Lombardia riconosce l importanza del corridoio fluviale del Ticino (Corridoio primario in ambito planiziale) e delle aree protette (Parco del Ticino), che interessano anche il contesto di inserimento del Comune di Garlasco. Figura 4.1- Stralcio della rete ecologica della Lombardia Fonte: Stralcio da TAV.3 del DDP del PTR La recente DGR n. 8/8515 del 26 novembre 2008 individua all interno del comune la presenza di alcuni elementi della Rete Ecologica Regionale (figura 4.2): - un corridoio primario (corridoio della Lomellina centrale) che attraversa il territorio da ovest a est nella porzione settentrionale; - elementi di primo livello (tra cui le Aree prioritarie per la biodiversità AP 31 Valle del Ticino e AP 32 Lomellina ); - elementi di secondo livello. 57

58 Figura 4.2 Stralcio degli elementi della Rete Ecologica Regionale (RER) presenti Fonte: dati Regione Lombardia I principali obiettivi correlati alla definizione della Rete Ecologica ai diversi livelli sono: il consolidamento ed il potenziamento di adeguati livelli di biodiversità vegetazionale e faunistica; la realizzazione di nuovi ecosistemi o di corridoi ecologici funzionali all efficienza della Rete, anche in risposta ad eventuali impatti e pressioni esterni; la riqualificazione di biotopi di particolare interesse naturalistico; la previsione di interventi di deframmentazione mediante opere di mitigazione e compensazione ambientale; l integrazione con il Sistema delle Aree Protette e l individuazione delle direttrici di permeabilità verso il territorio esterno rispetto a queste ultime. Negli elementi primari della RER (corridoi e gangli) si applicano i seguenti principi: 58

59 le aree della RER costituiscono sito preferenziale per l applicazione di misure ambientali e progetti di rinaturazione promossi da Regione Lombardia; costituiscono sito preferenziale per l individuazione di nuovi PLIS; le trasformazioni in grado di compromettere le condizioni esistenti di naturalità e/o funzionalità ecosistemica (connettività ecologica, produzione di biomasse in habitat naturali, ) sono in genere da evitare accuratamente. Qualora in sede di pianificazione locale venga riconosciuta una indubbia rilevanza sociale, le trasformazioni su dette aree sensibili potranno essere realizzate solo prevedendo interventi di compensazione naturalistica, da eseguire sullo stesso elemento della rete (corridoi o gangli primari). Gli interventi collocati entro un corridoio primario dovranno in ogni caso garantire che rimanga permeabile una sezione trasversale non inferiore al 50% della sezione prevista dalla RER. Nello specifico valgono le seguenti indicazioni: conservazione della continuità territoriale; mantenimento delle zone umide residuali e del reticolo di canali irrigui; mantenimento del reticolo di canali e gestione della vegetazione spondale con criteri più naturalistici, eventualmente facendo ricorso a incentivi del PSR; conservazione e consolidamento delle piccole aree palustri residue; evitare l inserimento di strutture lineari capaci di alterare sensibilmente lo stato di continuità territoriale ed ecologica che non siano dotate di adeguate misure di deframmentazione Rete ecologica del Parco del Ticino Sul territorio del comune di Garlasco ricadono alcuni elementi di interesse della rete ecologica del Parco del Ticino. Il torrente Terdoppio costituisce un corridoio fluviale principale. Lo spazio aperto compreso tra il nucleo abitato principale e la frazione delle Bozzole costituisce una fascia da consolidare per promuovere un corridoio ecologico secondario, così come l area di confine col comune di Borgo San Siro. La porzione nord - orientale del territorio comunale, in corrispondenza delle aree boschive e della zona dei fontanili, classificate quali gangli o nuclei funzionali della Rete Ecologica, è attraversata da una fascia individuata per consolidare e promuovere corridoi ecologici principali. 59

60 Figura 4.3 Stralcio della Rete Ecologica del Parco del Ticino Fonte: Parco del Ticino 60

61 4.2.3 Struttura ecosistemica locale esterna ai siti Natura 2000 E stata redatta una carta preliminare della sensibilità intrinseca complessiva degli elementi di interesse ecosistemico (oggetti e condizioni che costituiscono sensibilità). La carta è in grado di rappresentare con buona approssimazione il sistema della sensibilità reale sul territorio comunale e costituisce un elemento di orientamento per la valutazione della sostenibilità ambientale del Piano. Figura Carta preliminare della sensibilità ecosistemica intrinseca complessiva Ulteriori elementi di valutazione riguardo al sistema delle relazioni funzionali per quanto attiene alla componente ecosistemica presenti sul territorio comunale sono state condotte utilizzando il modello interpretativo presentato nella figura seguente. 61

62 Figura 4.5 Modello interpretativo delle relazioni ecosistemiche attuali per il territorio comunale di Garlasco 62

63 4.2.4 Proposta di Rete ecologica locale La presenza di siti Natura 2000 e la necessità di fornire al Piano di Governo del Territorio un quadro integrato delle sensibilità esistenti ed uno scenario ecosistemico di riferimento per la valutazione dei punti di forza e debolezza, di opportunità e minacce presenti sul territorio governato, ha condotto al riconoscimento delle connessioni ecologiche a scala locale e delle aree preferenziali in cui realizzare interventi di valenza ambientale, attraverso la definizione di uno specifico Schema direttore di Rete Ecologica Comunale. Altresì, la Rete Ecologica Comunale è espressamente richiesta dalla DGR 8515/08 che ribadisce che essa trova la sua attuazione nei PGT. Pertanto, il Rapporto Ambientale ha proposto uno schema di Rete Ecologica Comunale accolto nel Documento di Piano del PGT. Tale schema prevede 3 tipologie di interventi: - corridoi la cui realizzazione è demandata all attuazione della prevista autostrada; - corridoi appoggiati su alcuni corsi d acqua ai quali è demandata la funzione di costituire delle vie di connessione all interno del territorio comunale; - fasce buffer rispetto alle previsioni insediative e viabilistiche del Piano. Questi ultimi due tipi di intervento sono affidati all attuazione delle previsioni di Piano. E, inoltre, previsto il mantenimento del varco individuato dalla Rete Ecologica del Parco del Ticino. Lo schema di rete concorre, sebbene parzialmente, all attuazione del corridoio ecologico primario previsto dalla Rete Ecologica Regionale. 63

64 Figura 4.6 Proposta di Rete Ecologica Comunale 64

65 5 INCIDENZA DEL PIANO L azzonamento dell Ente Parco del Ticino, attraverso l identificazione delle Zone IC, permette di salvaguardare fortemente il territorio dalle espansioni insediative e dal relativo consumo di suolo libero e di ecosistemi di pregio. Tutte le previsioni insediative del PGT di Garlasco si localizzano all interno dei perimetri IC, del Capoluogo e delle frazioni (San Biagio e Bozzola). Figura 5.1 Localizzazione degli Ambiti di trasformazione Fonte: elaborazione su dati Comune Garlasco e Regione Lombardia Ad ogni Sistema funzionale di Piano, considerando la specifica spazializzazione, localizzazione e tipologia, viene di seguito attribuito un grado di potenziale incidenza attesa sul sistema considerato, come riportato nella tabella seguente. 65

66 Tabella 5.1 Gradi di potenziale incidenza attesa sui siti Natura 2000 considerati Potenziale incidenza positiva, vista come opportunità di tutela e/o di miglioramento ++ degli elementi interni ai siti Natura 2000 Potenziale incidenza positiva, vista come opportunità di tutela e/o di miglioramento degli elementi esterni ai siti Natura 2000, ma funzionali alla loro integrità/qualità + (elementi della Rete ecologica locale) Incidenza da verificare nelle successive fasi di attuazione? Potenziale incidenza problematica - Azione per la quale non si attendono incidenze 0 Tabella 5.2 Potenziale incidenza delle azioni di Piano sui siti Natura 2000 considerati TIPO DI PREVISIONE GRADO DI POTENZIALE INCIDENZA AMBITI DI TRASFORMAZIONE 1 - BOZZOLA SAN BIAGIO RESIDENZIALE CAPOLUOGO INDUSTRIALE CAPOLUOGO 22 0 AMPLIAMENTO PERIMETRO IC 0 PISTE CICLABILI 0 NUOVI TRACCIATI VIABILISTICI NUOVA ARTERIA AUTOSTRADALE - 66

67 Le azioni di Piano prese in considerazione sono quelle che, potenzialmente, potrebbero avere incidenze sulla Rete Natura Nelle pagine seguenti si riportano le specifiche valutazioni per ogni singolo sistema definito dal Piano per il governo del territorio comunale. 67

68 A M B I T I D I T R A S F O R M A Z I O N E R E S I D E N Z I A L E ST m 2 Indice ed. mq/mq Slp mq Sup max per servizi (50%) Sup min per servizi (30%) Volume teorico mc Ab. teorici Veicoli privati teorici mq per parcheggi (12,5 veicolo) Consumo idrico giornaliero 288 l/ab die m3 Consumo idrico annuo m3 Carichi inquinanti generati BOD 60 g/ab die t/anno Carichi inquinanti generati AZOTO 12.3 g/ab die t/anno Carichi inquinanti generati FOSFORO 1.8 g/ab die t/anno , ,72 284, ,58 21,61 4,43 0,65 564,48 C a r a t t e r i s t i c h e Produzione annua rifiuti kg/ab 572 t/anno Si tratta di aree localizzate marginalmente al tessuto consolidato che contribuiscono all armonizzazione del disegno dei margini urbani e all interno delle quali sono previsti interventi di edificazione residenziale con possibilità di inserimento di quote di funzioni commerciali e terziarie purché inferiori al 40% della Slp ammessa. Molte delle aree individuate erano già state azzonate dal PRG talvolta con destinazione differente (per la maggior parte produttiva). Per ogni ambito è prevista la cessione al comune di un area pari al 50% della superficie territoriale, anche se in casi particolari è possibile contrattare la monetizzazione del 20% della superficie da cedere. La dislocazione della volumetria negli ambiti deve permettere la compattezza e l accessibilità delle aree destinate a servizi pubblici, nonché la continuità del disegno del verde urbano, tramite meccanismi perequativi interni da innescare in sede di progettazione degli interventi. P r e d o m i n a n t i e f f e t t i p o t e n z i a l i a t t e s i Le aree interessate da interventi di trasformazione sono, per la maggior parte, poste ai margini del tessuto urbano esistente, dunque risultano coerenti con le finalità di compattazione della forma urbana e non costituiscono elementi di particolare penalizzazione dell assetto ecosistemico complessivo. Gli interventi previsti non riguardano direttamente elementi delicati dal punto di vista ecosistemico, mentre saranno valutate caso per caso le interferenze dal punto di vista paesaggistico. La trasformazione residenziale induce, inoltre, nuove pressioni in termini di aumento degli abitanti insediati, con conseguente incremento dei consumi idrici ed energetici, della produzione di rifiuti, delle acque da smaltire e del traffico indotto. Occorre sottolineare che ognuna delle aree previste partecipa alla cessione di aree per la realizzazione di interventi a carattere ambientale di aumento della dotazione di verde urbano e di connessione in grado di mitigare in parte gli effetti negativi esercitati dalle pressioni. Per ogni area si ritiene di segnalare la necessità di dedicare particolare cura progettuale nella definizione oltre che delle caratteristiche degli edifici (elevate performance ambientali e formali) anche riguardo al trattamento dei fronti potenzialmente critici indotti dalle nuove realtà rispetto al contesto 68

69 A M B I T I D I T R A S F O R M A Z I O N E R E S I D E N Z I A L E (soprattutto in presenza di emergenze architettoniche di pregio) e alla ricerca di soluzioni di sistemazione delle aree pertinenziali idonee all incremento della biodiversità urbana e al miglioramento del microclima e della qualità dell aria. I n d i c a z i o n i g e n e r a l i p e r l a r i d u z i o n e d e l l e n u o v e p r e s s i o n i Gli insediamenti previsti dovranno essere caratterizzati da un elevata qualità formale degli edifici (morfologica ed estetica nel rispetto anche delle preesistenze) per contribuire alla riduzione dell impatto paesistico. Si dovrà prevedere l utilizzo di nuovi impianti di illuminazione esterna pubblici e privati a ridotto consumo energetico, in conformità ai criteri antinquinamento luminoso, secondo LR 17/2000 e LR 38/2004. Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici necessari al massimo contenimento dei consumi di risorse ambientali (acqua, fonti energetiche non rinnovabili ecc.). Si dovranno prevedere tutti i provvedimenti tecnici per la massima riduzione della generazione di inquinanti e di riduzione del carico sulle reti dei servizi. Gli allacciamenti alla rete stradale degli impianti gas, energia elettrica, acqua e fognatura dovranno rispettare tutte le norme e prescrizioni previste dai soggetti gestori. Dovrà, pertanto, essere verificata la capacità delle reti di smaltimento delle acque meteoriche in relazione alle superfici impermeabilizzate previste. Le previsioni progettuali dovranno prevedere il massimo di dotazioni di verde e di aree permeabili. Si dovranno prevedere fasce vegetazionali ad elevata densità di alberi e arbusti autoctoni lungo i fronti perimetrali, in particolare quelli fronti aperti verso il territorio extraurbano. La messa a dimora delle essenze dovrà essere eseguita sin dalle prime fasi di realizzazione dell intervento (preverdissement); dovrà essere altresì garantita la manutenzione delle essenze stesse messe a dimora. Dovranno essere definiti specifici progetti per il riutilizzo delle acque meteoriche (non inquinate) per l irrigazione del verde pertinenziale. Gli interventi comportano l incremento delle superfici impermeabili; per ridurre tale impatto negativo, si propone l impiego di materiali permeabili (ove compatibile) per le pavimentazioni e la previsione di sistemi di reinfiltrazione in loco delle acque meteoriche potenzialmente non inquinate. Per ovviare in parte alla pressione esercitata dal traffico veicolare si propone di prevedere per ogni ambito la possibilità di collegamenti ciclabili con il centro del capoluogo e tra le frazioni e il capoluogo. 69

70 A M B I T I D I T R A S F O R M A Z I O N E R E S I D E N Z I A L E 0 1 L o c a l i z z a z i o n e ST m 2 Indice ed. mq/mq Slp mq Sup max per servizi (50%) Sup min per servizi (30%) Volume teorico mc Ab. teorici Veicoli privati teorici mq per parcheggi (12,5 veicolo) Consumo idrico giornaliero 691 l/ab die m3 Consumo idrico annuo m3 Carichi inquinanti generati BOD 60 g/ab die t/anno Carichi inquinanti generati AZOTO 12.3 g/ab die t/anno Carichi inquinanti generati FOSFORO 1.8 g/ab die t/anno , ,04 11, ,42 0,84 0,17 0,03 21,94 P r o b l e m a t i c h e r i l e v a t e Produzione rifiuti kg/ab 471 t/anno 70

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