Sindromi mielodisplastiche nell'anziano
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1 Sindromi mielodisplastiche nell'anziano Argomenti di Oncologia Geriatrica vol 2 (2017), issue 3, pag Giuseppe A. Palumbo Fabrizio Puglisi Nunziatina Laura Parrinello Francesco Di Raimondo U.O. di Ematologia, A.O.U. Policlinico-V.Emanuele, Università di Catania Autore per la corrispondenza Francesco Di Raimondo Mail: diraimon@unict.it Pervenuto il 01/08/2017 Accettato il 04/09/2017 EdiSciences 2017 Abstract Myelodysplastic syndromes (MDS) are an heterogeneous group of clonal diseases, characterized by cytopenia(s) in peripheral blood and an increased risk of progression into acute leukemia. Although myelodisplasia is the most frequent haematological tumor in elderly, it is frequently misdiagnosed or, at least, under-reported in disease registries. However, other diagnoses such as vitamin and/or iron deficiency or toxic status have to be excluded. Several classification and prognostic systems have been used for MDS patients. These are based on clinical parameters, such as the number and level of cytopenias, morphological features, bone marrow examination and transfusional burden. Acquisition of cytogenetic and molecular data have improved both the disease biological basis understanding and its prognostication. In this respect the role of age, especially for low risk patients, remains critical. Recently clonal haematopoiesis, where somatic mutations of preleukemic genes are often involved, has been demonstrated in normal subjects and the frequency of this condition increases with age. This status is in accordance with the multi-step theory of cancer and represents a key risk factor to develop hematological tumors. Therapy of low risk MDS is mainly based on supportive care, such as erythropoietic stimulating agents (ESA) and/or transfusion of red blood cells (RBC) and/or platelets (PLT) while high risk patients are treated more aggressively either with demethylating agents or with bone marrow transplantation. The latter approach is precluded to elderly patients and to those with important comorbidities or a bad performance status. KEY WORDS: clinical parameters, somatic mutations, myelodysplastic syndromes MeMo 1. Le mielodisplasie (MDS) sono disordini clonali che associano citopenie nel sangue periferico e rischio di trasformazione in leucemia acuta. 2. Le MDS sono neoplasie ematologiche relativamente frequenti nei soggetti anziani ed in questi, a parità di altri fattori di rischio clinici e biologici, la prognosi è peggiore. 3. Una condizione di ematopoiesi clonale, spesso associata all invecchiamento, predispone allo sviluppo di neoplasie ematologiche. 4. La terapia delle MDS è correlata all eterogeneità della malattia, avvalendosi di interventi di supporto nei pazienti a basso rischio e di cure più aggressive per l alto rischio. 19 vol 2 (2017), issue 3 Articolo di Revisione
2 INTRODUZIONE Le sindromi mielodisplastiche (MDS) sono un gruppo eterogeneo di patologie clonali dell ematopoiesi, caratterizzate da citopenie nel sangue periferico e un aumentato rischio di trasformazione in leucemia acuta[1]. Rappresentano la più comune neoplasia ematologica dell anziano[2], più frequente nei maschi e la cui incidenza è di circa 2-5 casi su persone[3, 4], che però arriva a più di 30 casi su persone se si considerano i soggetti di età pari o superiore ad 80[5]. Inoltre, è stato più volte dimostrato che i registri basati su popolazione sottostimano l incidenza delle MDS, o perché non vengono correttamente diagnosticate o perché non vengono sempre registrate[6-9]. CLASSIFICAZIONE E PROGNOSI Dapprima con la classificazione French- American-British (FAB) e poi con le classificazioni dell Organizzazione Mondiale della Sanità, WHO 2001 e 2008, sono state proposte ed utilizzate delle classificazioni morfologiche per mettere ordine nell eterogeneo spettro delle sindromi mielodisplastiche e raggruppare i pazienti in gruppi omogenei con informazioni prognostiche intrinseche[10]. Da un punto di vista prognostico è stato più largamente impiegato l International Prognostic Scoring System (IPSS), basato su numero di citopenie, percentuale di blasti midollari e informazioni citogenetiche essenziali. I pazienti vengono distinti in quattro sottogruppi prognostici, che permettono di predire sia il rischio di trasformazione leucemica che la sopravvivenza globale. Quest ultima può andare da pochi mesi, in maniera simile alle leucemie acute, fino a molti anni. Sulla prognosi ha un impatto rilevante l età maggiore di 60 anni, non per i due sottogruppi a rischio maggiore (Intermedio-2 e Alto) ma per i due a rischio minore (Intermedio-1 e, soprattutto basso). Sono stati poi realizzati altri score prognostici, che rifiniscono meglio i sottogruppi. Di particolare rilievo è il WHO Prognostic Scoring System (WPSS), che impiega come variabili principali i sottogruppi definiti nella classificazione WHO 2008, le informazioni citogenetiche ed aggiunge il fabbisogno trasfusionale[11]. Tale score è stato validato in maniera dinamica e pertanto permette una valutazione prognostica del paziente in ogni momento della sua malattia. Successivamente, lo sviluppo di un indice prognostico più preciso, denominato IPSS Revised (IPSS-R)[12] che ha declinato meglio le citopenie e soprattutto le alterazioni citogenetiche prognosticamente importanti, ha permesso di definire cinque sottogruppi. Un merito dell IPSS-R è di definire un gruppo a rischio molto basso, che identifica pazienti con prognosi sovrapponibile a soggetti pari età. Anche per l IPSS-R vale la considerazione che, per i gruppi a basso rischio, la prognosi è peggiore se si considerano i pazienti anziani. Più recentemente il notevole afflusso di informazioni molecolari ha spinto alla formulazione della nuova classificazione WHO 2016[13]. Per le MDS con cellule blastiche midollari al di sotto del 5%, definite a basso rischio di trasformazione leucemica, è stata introdotta la distinzione fra MDS con displasia di una sola linea (MDS-SLD) o multi-lineage (MDS-MLD); nella prima categoria vengono incluse le più frequenti anemie refrattarie e le 20
3 più rare neutropenie refrattarie e piastrinopenie refrattarie, nella seconda sono invece presenti 2 o 3 citopenie. Se sono presenti sideroblasti ad anello (MDS- RS), evidenziabili con la specifica colorazione di Pearls, viene introdotta pure in questo sottogruppo la distinzione basata sulla presenza di displasia su una sola o su più linee (MDS-RS- SLD vs MDS-RS-MLD). In entrambi i casi è quasi sempre presente la mutazione di un gene importante nello splicing noto come SF3B1[14]. Una categoria specifica è stata lasciata per le MDS con un alterazione citogenetica specifica, la delezione del braccio lungo del cromosoma 5 o del(5q), quando questa è isolata o si accompagna ad una singola ulteriore alterazione cromosomica con l importante eccezione della monosomia del cromosoma 7 (-7) o la delezione 7q. Le MDS con eccesso di blasti (MDS-EB) ad alto rischio vengono suddivise in due gruppi, rispettivamente con blasti tra il 5 ed il 9% (MDS- EB-1) e con blasti tra il 10 e il 19% (MDS- EB-2). Al di sopra di questa soglia, con blasti dal 20% in su, si parla di leucemia mieloide acuta (AML). Le rare MDS che non rientrano in questi gruppi vengono definite come non classificabili (MDS-U). EMATOPOIESI CLONALE ED INVECCHIAMENTO La chiara diagnosi di MDS, intesa come processo neoplastico, non è però sempre semplice. Sono state descritte due condizioni pre-neoplastiche, note come citopenia idiopatica di significato indeterminato (ICUS) e displasia midollare idiopatica di significato indeterminato (IDUS) [15]. Da entrambe le condizioni il soggetto può progredire ad una MDS, ma anche ad una AML o anche ad una sindrome mieloproliferativa cronica (MPN) o ad una mastocitosi. Si fa diagnosi di ICUS quando è evidente una lieve displasia midollare, ma non sufficiente a soddisfare i criteri WHO per la diagnosi di MDS; allo stesso tempo, però, le citopenie possono essere severe. Nell IDUS, acanto a modeste citopenie, è possibile osservare un importante displasia. La presenza di specifiche alterazioni citogenetiche, già elencate nella classificazione WHO 2008[16], può già consentire di porre diagnosi di MDS. Nei restanti casi solo un attento follow-up permetterà di comprendere in che tempi ed in che forma la patologia evolverà. Ovviamente prima di poter porre diagnosi di MDS, ma anche di ICUS o di IDUS, è necessario escludere tutte le cause di displasia reattiva (infezioni, assunzione di sostanze tossiche, alcolismo, etc.) e verificare che non siano presenti stati carenziali marziali, di vitamina B12 e/o di folati. Recentemente, nei soggetti normali, è stato dimostrato che possa essere presente una condizione non ancora di malattia, ma che abbia un ematopoiesi clonale di potenziale indeterminato (CHIP)[17]. Questo stato è associato all invecchiamento ed anzi è risultato essere relativamente comuni [18]. Questa condizione si presenta quando la gran parte dell ematopoiesi ha origine da una singola cellula staminale. Durante la loro vita, le cellule staminali accumulano delle mutazioni, anche se la maggior parte delle quali non sembrano avere un impatto reale[19]. Mutazioni somatiche di cosiddetti geni driver considerati preleucemici, quali TET2, DNMT3A, ASLX1[20] e PPM1 [18] sono stati più spesso coinvolti nella genesi della CHIP. E anche vero 21 vol 2 (2017), issue 3 Articolo di Revisione
4 però che al di sopra dei 65 anni un emopoiesi clonale accompagnata da mutazioni somatiche si osserva nel 10% dei soggetti, mentre al di sotto dei 50 anni solo nell 1%. Sono comunque riportati altrettanti casi di CHIP senza mutazioni all interno dei suddetti geni drivers[18]. Tale condizione costituisce un fattore di rischio importante per lo sviluppo di una neoplasia ematologica. Sono riportati più del 40% di casi in cui una ematopoiesi clonale era presente più di 6 mesi prima dalla diagnosi della franca neoplasia[20]. Ciò è compatibile con l ipotesi della genesi multi-step delle neoplasie, in cui le prime mutazioni possono essere presenti molto prima che si sviluppi la neoplasia, che può comparire anche dopo molti anni. Comunque, per quanto nei soggetti con CHIP ci sia un rischio relativo elevato, il rischio assoluto permane tutto considerato basso. Esiste però un rischio assoluto di morte accresciuto rispetto a soggetti pari età. Non necessariamente, tuttavia, la CHIP necessita di essere trattata. Anzi tali cloni potrebbero essere, quantomeno in alcuni soggetti, determinanti per supportare la loro ematopoiesi e pertanto terapie volte ad eliminare reservoirs clonali di cellule staminali con mutazioni di geni pre-leucemici potrebbero talvolta rivelarsi controproducenti[18]. CENNI DI TERAPIA DELLE MDS La terapia delle MDS si avvale invece di diverse strategie a riflettere appunto l eterogeneità della patologia. Nei pazienti con malattia a basso rischio prevalgono le terapie di supporto. Un ruolo importante hanno i fattori stimolanti l eritropoiesi (ESA), in particolare l eritropoietina umana ricombinante(rhuepo)[21]. Tale terapia è in grado di ridurre il fabbisogno trasfusionale o addirittura di far evitare le trasfusioni di globuli rossi concentrati (RBC) a circa il 40-70% dei pazienti trattati per una durata mediana della risposta di mesi. Nei pazienti responder si è visto un importante miglioramento della qualità di vita (QoL) e una riduzione del rimodellamento cardiaco conseguente all anemia[22, 23]. Nei soggetti in cui gli ESA sono poco efficaci o hanno perso la loro attività, i pazienti vengono supportati con trasfusioni di RBC. Nel tempo, tale approccio porta inevitabilmente ad accumuli di ferro specie a livello cardiaco ed epatico. Da qui la necessità di instaurare una terapia ferrochelante per ridurre il danno d organo[24]. Oggi sono disponibili farmaci che possono essere assunti per os, quali il deferasirox, che migliorano molto la compliance del paziente. Una corretta terapia ferro-chelante sembra essere in grado di migliorare la sopravvivenza nei pazienti con MDS a basso rischio[25]. Inoltre, sono riportati casi in cui a seguito della terapia ferro-chelante si è notato una riduzione, seppur temporanea, delle citopenie[26]. Nelle piastrinopenie gravi e nei soggetti sintomatici, al di sotto di /mcl, vengono somministrate piastrine da aferesi da singolo donatore. Sono allo studio farmaci Trombopoietina (TPO) mimetici che hanno mostrato risultati promettenti in circa il 50% dei pazienti, mostrandosi in grado di ridurre la sintomatologia emorragica[27]. Per quanto riguarda l aspetto delle infezioni, favorito dalla riduzione sia numerica che di attività dei granulociti neutrofili dei pazienti con MDS, attualmente vengono utilizzate terapie antibiotiche e/o antifungine al bisogno. Controverso è il ruolo della profilassi in questo ambito, in particolare per le infezioni da 22
5 aspergillo[28]. Nei pazienti con MDS ad alto rischio sono stati impiegati in passato approcci aggressivi con schemi terapeutici impiegati nel trattamento delle AML[29], con risultati alquanto deludenti. Parziali successi si sono avuti con l impiego di agenti demetilanti[30], quali la decitabina[31] e soprattutto la 5-azacitidina[32, 33]. L approccio trapiantologico[34, 35], l unico oggi potenzialmente in grado di guarire il paziente, è in pratica riservato ad un numero molto piccolo di soggetti in quanto la patologia colpisce prevalentemente soggetti anziani. BIBLIOGRAFIA 1. Garcia-Manero, G., Myelodysplastic syndromes: 2015 Update on diagnosis, risk-stratification and management. Am J Hematol, (9): p Nomdedeu, M., et al., Excess mortality in the myelodysplastic syndromes. Am J Hematol, (2): p Bonadies, N., et al., Trends of classification, incidence, mortality, and survival of MDS patients in Switzerland between 2001 and Cancer Epidemiol, : p Neukirchen, J., et al., Incidence and prevalence of myelodysplastic syndromes: data from the Dusseldorf MDS-registry. Leuk Res, (12): p Dinmohamed, A.G., et al., Trends in incidence, initial treatment and survival of myelodysplastic syndromes: a population-based study of 5144 patients diagnosed in the Netherlands from 2001 to Eur J Cancer, (5): p Cogle, C.R., Fishing for myelodysplastic syndromes finds uncaptured cases by state cancer registries: Need for more resources. Cancer, (11): p Cogle, C.R., Incidence and Burden of the Myelodysplastic Syndromes. Curr Hematol Malig Rep, (3): p Cogle, C.R., et al., Incidence of the myelodysplastic syndromes using a novel claims-based algorithm: high number of uncaptured cases by cancer registries. Blood, (26): p Cogle, C.R., et al., High rate of uncaptured myelodysplastic syndrome cases and an improved method of case ascertainment. Leuk Res, (1): p Vardiman, J., The classification of MDS: from FAB to WHO and beyond. Leuk Res, (12): p Malcovati, L., et al., Time-dependent prognostic scoring system for predicting survival and leukemic evolution in myelodysplastic syndromes. J Clin Oncol, (23): p Greenberg, P.L., et al., Revised international prognostic scoring system for myelodysplastic syndromes. Blood, (12): p Arber, D.A., et al., The 2016 revision to the World Health Organization classification of myeloid neoplasms and acute leukemia. Blood, (20): p Malcovati, L., et al., SF3B1 mutation identifies a distinct subset of myelodysplastic syndrome with ring sideroblasts. Blood, (2): p Valent, P., et al., Idiopathic cytopenia of undetermined significance (ICUS) and idiopathic dysplasia of uncertain significance (IDUS), and their distinction from low risk MDS. Leuk Res, (1): p Vardiman, J.W., et al., The 2008 revision of the World Health Organization (WHO) classification of myeloid neoplasms and acute leukemia: rationale and important changes. Blood, (5): p Malcovati, L. and M. Cazzola, The shadowlands of MDS: idiopathic cytopenias of undetermined 23 vol 2 (2017), issue 3 Articolo di Revisione
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