1^ Corso per Formatori di Caregiver in Oncologia Un percorso di Informazione e Formazione

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Tito Caselli
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1 1^ Corso per Formatori di Caregiver in Oncologia Un percorso di Informazione e Formazione Milano, 30 Marzo 2017 dott.ssa Francesca Piazzalunga Psicoanalista SIPRe e Psiconcologa

2 Cosa c'è di altrettanto importante della salute? La capacità di vivere anche quando ci sono condizioni precarie o difficili

"incidente" piuttosto che come fatto triste ma normale,

3 Esiste ancora la morte nella nostra società? L importanza del contesto che supporta La morte come "incidente" piuttosto che come fatto triste ma normale, e come tabù Il progresso della tecnica vs. l essere emotivamente inermi

4 Il supporto al Caregiver e il supporto che il Caregiver deve dare Non è così semplice affrontare il tema della malattia a rischio di morte o della morte stessa nella società che abbiamo costruito. É un evento inatteso che impone profondi cambiamenti (stravolgimento dei ritmi di vita, riorganizzazione dei ruoli e delle dinamiche affettive e relazionali; non si tiene più il passo ). La natura potenzialmente traumatica di questa esperienza richiede che si attivino delle risorse per sostenere e accompagnare il paziente e la sua famiglia in questo percorso.

Aiutare richiede competenze raffinate I soccorritori che cercano di riportare a riva

si limitano a darle indicazioni dall argine.

5 Aiutare richiede competenze raffinate I soccorritori che cercano di riportare a riva una persona caduta in un fiume non si lanciano alla cieca nelle acque turbolente, né si limitano a darle indicazioni dall argine. Si mettono in sicurezza e si calano in acqua cercando la strada migliore per raggiungere gradualmente la terra. Allo stesso tempo si preoccupano di abbassare il panico della persona in pericolo, di valutare il suo livello di stress e di tenuta e i rischi e le opportunità che si presentano.

6 Il Caregiver Il Caregiver ricopre due ruoli distinti e potenzialmente contraddittori: A) È la prima linea di supporto emozionale del paziente. B) Costituisce insieme al paziente un unità richiedente cure e quindi necessita di supporto e attenzione.

È di supporto perché - può essere una risorsa e un elemento protettivo perché offre sostegno, ascolto e la sua presenza fa sentire il paziente meno solo - può essere un

7 È di supporto perché - può essere una risorsa e un elemento protettivo perché offre sostegno, ascolto e la sua presenza fa sentire il paziente meno solo - può essere un riferimento per il personale sanitario nella presa in carico del paziente - può avere un ruolo fondamentale anche per il buon esito della cura (svolgimento concreto e non)

8 Allo stesso modo... Le persone che stanno accanto sono le persone che si fanno carico dell'altro, delle sue emozioni e dei suoi vissuti in momenti che mettono a confronto con cambiamenti profondi. Assorbono quello in cui sono immersi

9 Che emozioni sentono? a. vivono profondi sentimenti di rabbia (ingiustizia della malattia); di colpa (essere sano) b. si difendono da questi sentimenti perché sono percepiti come sconvenienti o angosciosi Il risultato può essere un sentimento di solitudine per loro stessi e per il paziente (perché si aumenta la distanza emotiva nella relazione) e di impotenza.

impotenti e inadeguati) Devono essere autorizzati e sostenuti nel potersi raccontare in prima persona (es.

10 Come possiamo aiutare chi aiuta? 1. Raccontano la situazione clinica ed emotiva della persona cara e non la propria. 2. Si sentono identificati con il paziente e l essere di aiuto diventa la misura della propria adeguatezza (se non sanno cosa fare, si sentono impotenti e inadeguati) Devono essere autorizzati e sostenuti nel potersi raccontare in prima persona (es. le loro paure, i loro desideri, i loro dubbi etc ) Devono essere autorizzati e sostenuti nel prendersi un proprio spazio (es. non devono essere sempre presenti, e, se necessario, possono chiedere a loro volta aiuto)

11 In conclusione La solitudine non deriva dal non avere nessuno intorno, ma dall incapacità di comunicare le cose importanti C.G.Jung All inizio quando venivo qui mi sentivo in colpa, perché venire qui voleva dire non essere accanto a mia madre (e se le fosse servito qualcosa proprio quando io non c ero? e se fosse capitato qualcosa proprio quando io non c ero?). Però non avevo un alternativa, ero troppo in ansia per farcela da sola, così mi dicevo che venivo qui per poter capire come aiutarla al meglio, per sapere le cose giuste da fare e quelle sbagliate. Adesso mi rendo conto che in realtà vengo qui prima di tutto per me, qui ci posso essere io con le mie ansie, io posso sedermi su questa poltrona e parlare ad un altra persona di quello che mi spaventa. E anche se la situazione non cambia, sento che mi fa stare meglio M.T.

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