L industria agroalimentare italiana nei confronti di certificazioni, marchi collettivi e denominazioni d origine

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1 Panel agroalimentare Indagini monografiche Panel Agroalimentare Ismea L industria agroalimentare italiana nei confronti di certificazioni, marchi collettivi e denominazioni d origine Settembre 2006 Introduzione Attraverso il Panel Agroalimentare Ismea è stata condotta un indagine sull atteggiamento delle imprese dell industria agroalimentare italiana nei confronti delle certificazioni, dei marchi collettivi, delle denominazioni d origine e del biologico (per maggiori approfondimenti sul Panel Ismea si rimanda alla Nota metodologica, mentre per una breve descrizione delle certificazioni e dei marchi si rimanda alla fine di questo rapporto). Composizione e caratteristiche del Panel Il campione utilizzato per l indagine è composto da 620 imprese della trasformazione agroalimentare. La suddivisione settoriale del campione è la seguente: 90 aziende della trasformazione vitivinicola, 110 della trasformazione ortofrutticola, 60 della produzione dell olio d oliva, 115 della trasformazione dei cereali, 120 della macellazione e 125 della trasformazione lattiero-casearia (tabella 1). Dal punto di vista territoriale, il campione è ripartito in quattro aree sulla base di criteri di rappresentatività. Le quote del Nord Est e del Sud e Isole sono preponderanti, rappresentando rispettivamente il 39% ed il 30% del collettivo d indagine; seguono per incidenza il Nord Ovest, con una quota pari al 20%, ed il Centro (11%). Per quanto concerne la stratificazione del campione per dimensione occupazionale si specifica che, ai fini dell indagine, è stata utilizzata una classificazione diversa da quella prevista dal decreto MAP del 18/04/2005 e, pertanto, si considerano piccole le imprese fino a 9 addetti, intermedie quelle con addetti e grandi le imprese con 30 e più addetti. Il Panel dell industria agroalimentare vede la supremazia numerica delle imprese di piccole dimensioni, che incidono per il 53%; le imprese di dimensione intermedia sono pari a circa il 21% del campione, mentre quelle con 30 e più addetti incidono per il 25% (tabella 2). In particolare, è da notare che tale stratificazione del campione in termini di occupati fissi trova giustificazione nel fatto che in diversi casi si considerano aziende con una consistente presenza di lavoratori stagionali nei mesi di piena attività produttiva. Tabella 1 - Composizione del campione, per settore e area geografica Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Tabella 2 - Composizione del campione, per dimensione (n. addetti) e area geografica Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole

2 Risultati dell indagine I principali risultati dell indagine campionaria, che è stata condotta nel mese di gennaio 2006, possono essere sinteticamente individuati nel grafico 1 e nei punti che seguono: Grafico 1 Incidenza delle aziende agroalimentari con almeno un riconoscimento/certificazione Certificazioni (ISO, EMAS, ECOLABEL, ecc.) 38,1% Marchi collettivi 8,1% Denominazioni d'origine (DOP, IGP, AS, DOC, IGT, ecc.) 35,3% Biologico 15,6% Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Rispetto alle certificazioni, le aziende agroalimentari mostrano un atteggiamento piuttosto favorevole, poiché nel complesso il 38% del campione ha dichiarato di aderire ad almeno uno tra i sistemi di certificazione considerati. La certificazione più frequente è il sistema di gestione della qualità (ISO ), diffuso in misura sostanzialmente omogenea tra i vari settori di attività, ad eccezione della trasformazione ortofrutticola, che ha presentato un livello più elevato della media, e della produzione dell olio, per cui si è registrato un livello piuttosto contenuto. Nel 73% dei casi tali certificazioni sono state considerate vantaggiose dalle aziende del Panel. I marchi collettivi, impiegati soprattutto per la tutela e la valorizzazione di prodotti di associazioni/consorzi o di particolari zone di produzione, non appaiono particolarmente diffusi nell industria agroalimentare nazionale, poiché solo l 8% delle aziende del Panel ne ha confermato l adesione. Le aziende aderenti ai marchi collettivi hanno segnalato il riscontro di vantaggi concreti sotto il profilo commerciale, sebbene l incidenza dell adesione risulti direttamente proporzionale alla dimensione aziendale. Per il futuro non si è rilevata l intenzione delle aziende non aderenti di optare per questi marchi. Per quanto riguarda le denominazioni d origine, il 35% delle aziende del Panel ha dichiarato di possedere almeno un riconoscimento tra quelli considerati. In particolare, circa il 20% aderisce ad una DOP, particolarmente diffuse nel settore lattiero-caseario, mentre il 4% aderisce ad una IGP, più frequenti nel settore della macellazione. Le certificazioni DOC, DOCG e IGT sono presenti in 82 aziende su 620 (13% del Panel), tuttavia se si considera che tali riconoscimenti sono applicabili solo nel settore vitivinicolo, la percentuale di penetrazione arriva ben oltre il 90%. Le aziende del Panel con certificazione di produzione biologica rappresentano il 16% del totale, sebbene si evidenzi una concentrazione maggiore di aziende soprattutto in alcuni settori, come quello della trasformazione ortofrutticola e della produzione di olio. Da notare, tuttavia, proprio per quest ultimo settore che, nonostante l elevata incidenza di imprese certificate si riscontrano pochi vantaggi economici: molto spesso, infatti, le aziende pur di realizzare sul mercato, nonostante i costi di certificazione sostenuti, sono costrette a vendere il prodotto come convenzionale. 2

3 I sistemi di certificazione Il 38% delle aziende intervistate, ovvero 236 casi su 620, ha dichiarato di aderire ad almeno uno dei sistemi di certificazione considerati. Il settore più sensibile al tema delle certificazioni è quello della trasformazione ortofrutticola, in cui 54 aziende hanno sostenuto di possedere almeno una certificazione, con un incidenza superiore alla media nazionale. Seguono per importanza il settore della trasformazione vitivinicola (40% del totale corrispondente), quello della trasformazione dei cereali (39%), quello della trasformazione lattiero casearia (38%) e, seppur lievemente inferiore alla media, quello della macellazione (36%). Fanalino di coda il settore della produzione dell olio, dove solo il 17% del campione corrispondente (10 aziende su 60) ha dichiarato di aderire ad almeno un sistema di gestione certificato (grafico 2). Nel complesso, i casi di certificazione riscontrati all interno del campione sono 290. Grafico 2 Incidenza delle aziende con almeno una certificazione, per settore 40,0% 49,1% 16,7% 39,1% 35,8% 38,4% 38,1% Base di riferimento: numero di aziende con almeno una certificazione (236 casi) Il sistema di gestione della qualità ISO (1) è la certificazione più diffusa, con una penetrazione pari al 36% del campione (tabella 3). Si tratta di una quota sostanzialmente omogenea in base al settore di attività (se si escludono il valore più elevato della trasformazione ortofrutticola ed il livello contenuto per l industria olearia), ma piuttosto eterogenea per fascia dimensionale: si rileva, infatti, una penetrazione chiaramente superiore nella classe di dimensione più elevata (tabella 4). Un numero più ridotto di imprese ha iniziato a porre attenzione al sistema di gestione ambientale ISO (2), con una quota pari al 7%, che diviene più significativa per la trasformazione ortofrutticola (14%) e nell ambito delle imprese di grandi dimensioni (24%). I rimanenti sistemi di certificazione presi in considerazione per l indagine sono stati adottati da un numero ridotto di imprese: solo EMAS (3) raggiunge un incidenza superiore all 1%, mentre le altre tre certificazioni (ECOLABEL (4), SA 8000 (5) ed RSI (6) ), complessivamente non rappresentano neppure il 2% del campione (per un totale di 10 aziende). Le aziende che hanno aderito a questi sistemi hanno dichiarato di aver ricevuto vantaggi rispetto al 53% dei casi di certificazione (155 casi vantaggiosi su 290 casi di certificazione), mentre rispetto al 20% di averne riscontrati pochi. Ammonta al 20% anche l incidenza di certificazioni ritenute non vantaggiose, mentre per il restante 6% le aziende non hanno saputo pronunciarsi (tabella 5). 3

4 Tabella 3 - Tipologia di certificazione posseduta, per settore di attività (%) ISO ,9 45,5 15,0 37,4 33,3 37,6 36,1 ISO ,7 14,5 5,0 3,5 11,7 2,4 7,4 EMAS 2,2 2,7 0,0 0,9 3,3 0,0 1,6 ECOLABEL 0,0 0,0 0,0 0,0 1,7 0,0 0,3 SA ,0 0,9 0,0 0,0 2,5 0,0 0,6 RSI 1,1 1,8 0,0 0,0 0,8 0,0 0,6 Risposta multipla Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Tabella 4 - Tipologia di certificazione posseduta, per area e dimensione (%) ISO ,2 42,7 31,0 32,8 20,5 43,5 64,3 ISO ,0 8,3 1,4 10,9 2,1 9,2 24,3 EMAS 0,8 2,9 0,0 1,1 0,0 3,1 6,4 ECOLABEL 0,8 0,0 0,0 0,5 0,3 0,0 1,1 SA ,6 0,8 0,0 0,0 0,0 0,0 4,3 RSI 0,8 0,0 0,0 1,6 0,6 0,8 1,1 Risposta multipla - Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) 4 Tab. 5 - Riscontro di vantaggi derivanti dall'adesione ai sistemi di certificazione Certificazione Sì Pochi No N.r. ISO casi % 53,6 19,6 22,3 4,5 100,0 ISO casi % 54,3 21,7 17,4 6,5 100,0 EMAS casi % 50,0 30,0 10,0 10,0 100,0 ECOLABEL casi % 50,0 0,0 0,0 50,0 100,0 SA 8000 casi % 50,0 0,0 25,0 25,0 100,0 RSI casi % 50,0 0,0 0,0 50,0 100,0 casi % 53,4 19,7 20,7 6,2 100,0 Base di riferimento: numero certificazioni sottoscritte dalle aziende (290 casi) Un 27% circa del campione prevede di aderire nel corso dei prossimi anni, certamente o probabilmente, a sistemi di certificazione diversi da quelli attuali oppure di adottare qualche sistema, nel caso di aziende che al momento non aderiscono a nessuna tipologia di certificazione. Secondo le previsioni formulate, dovrebbero essere le imprese dei settori vino e olio quelle più orientate a un avvicinamento a questo genere di certificazioni (tabella 6). Per quanto riguarda i dati disaggregati per dimensione aziendale, si conferma una maggiore propensione nei confronti delle certificazioni nelle unità produttive che si collocano nelle classi di addetti maggiori (tabella 7). Così come si verifica per lo stato attuale dei fatti, anche i dati relativi alle previsioni per i prossimi anni vedono una marcata superiorità di indicazioni a favore dei metodi produttivi previsti da ISO (soprattutto nel settore olio) e, in secondo luogo, del sistema ISO Iniziano poi ad affacciarsi all orizzonte anche approcci differenti, come EMAS. Se si realizzeranno le previsioni formulate dalle singole aziende, fra alcuni anni la percentuale del campione che avrà adottato la certificazione in base all approccio ISO

5 si collocherà su oltre il 50% (l attuale 36% più il 15% di adesioni che dovrebbe realizzarsi in futuro). Tabella 6 - Aziende che intendono aderire a certificazioni nei prossimi anni, per settore di attività (%) Vitivinicol a Certamente sì 18,9 8,2 18,3 11,3 5,8 13,6 11,9 Probabilmente sì 8,9 19,1 20,0 18,3 16,7 8,0 14,8 Probabilmente no 12,2 19,1 26,7 14,8 25,0 11,2 17,6 Certamente no 41,1 32,7 16,7 42,6 46,7 51,2 40,6 Non so 18,9 20,9 18,3 13,0 5,8 16,0 15,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Tabella 7 - Aziende che intendono aderire a certificazioni nei prossimi anni, per area e dimensione (%) Certamente sì 4,8 10,4 15,5 17,5 12,1 9,2 13,9 Probabilmente sì 12,8 13,7 12,7 18,6 16,0 12,2 14,6 Probabilmente no 17,6 16,2 26,8 15,8 17,2 14,5 20,9 Certamente no 48,8 48,1 35,2 27,3 41,7 46,6 33,5 Non so 16,0 11,6 9,9 20,8 13,0 17,6 17,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Grafico 3 Quota di aziende attualmente certificate ISO e quota di aziende che saranno certificate ISO fra alcuni anni, in base alle previsioni formulate 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 attuali Vitivin. Ortofr. attuali + previste Prod. Olio Macel. Cas. Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Analizzando la situazione rispetto ai diversi ambiti di attività e con riferimento a ISO i dati campionari lasciano preveder un omogeneizzazione fra i settori produttivi, con particolare riferimento al settore dell olio, i cui operatori appaiono ben disposti per il futuro a recuperare l attuale gap (grafico 3). Risulta, inoltre, che il settore vitivinicolo dovrebbe essere quello caratterizzato dalla 5

6 maggiore diffusione di aziende certificate (si arriverà intorno al 60%), seguito dalla trasformazione ortofrutticola. Quest ultimo comparto si caratterizza per elevati livelli attuali di adesione al sistema ISO , ma contemporaneamente per i minori margini di espansione del livello di penetrazione di questa certificazione. Sempre se si concretizzerà quanto previsto dall indagine campionaria, tra alcuni anni il settore della macellazione farà rilevare il più basso livello di penetrazione del sistema ISO , tra tutti comparti dell industria agroalimentare considerati (grafico 4). Grafico 4 - Posizionamento dei diversi settori di attività in base alla quota di aziende certificate ISO e alla quota di aziende che prevedono di certificarsi nei prossimi anni adesioni previste (%) 45,0 30,0 15,0 0, adesioni attuali (%) Vitivin. Ortofr. Macellazione Cas. Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Il principale motivo emerso a sostegno della decisione di non adottare sistemi di gestione certificati nei prossimi anni, risiede nella percezione dell assenza di effettivi vantaggi, come indicato dal 58% delle imprese che non prevedono adesioni future a nuove certificazioni. Un altra rilevante motivazione citata si riferisce al livello dei costi di gestione, definito eccessivo da quasi il 24% degli intervistati. Grafico 5 - Motivazioni relative alla futura non adesione a sistemi di certificazione Non vediamo vantaggi 58,2% Costi di gestione troppo elevati 23,5% Eccesiva complessità delle procedure burocratiche Troppi vincoli da rispettare Necessità di adeguamenti aziendali troppo onerosi Eccessivi costi delle procedure burocratiche Non le conosciamo 6,1% 5,5% 4,2% 8,0% 8,6% Altro 7,2% N.r. 4,2% Risposta multipla - Base di riferimento: aziende non intenzionate a aderire alle certificazioni in futuro (361 casi) 6

7 ISO In quasi tutti i settori analizzati, l approccio sistemico alla qualità in termini di controllo dei processi produttivi è stata una scelta spontanea (63% delle imprese certificate ISO ); fanno eccezione le imprese del settore olio (100% di adesioni spontanee) e le unità di trasformazione del latte, per le quali la spontaneità dell adesione si verifica in misura più attenuata (55% delle aziende certificate) (grafico 6). Grafico 6 - Motivazioni dell'adesione a ISO , per settore (%) 100% 1,3 2,0 2,3 2,1 80% 17,0 18,3 17,1 14,3 16,0 20,0 23,3 11,6 17,5 14,9 20,0 27,7 60% % 63,4 68,6 62,0 62,8 62,5 55,3 20% 0% P rod. Olio M acellaz. Scelta spontanea In uguale misura Derivata dall esterno Non so, n.r. Base di riferimento: aziende certificate ISO (224 casi) Nel caso si sia trattato di una strategia determinata da condizionamenti esterni, le fonti di sollecitazione espresse sono soprattutto le richieste dei clienti (si pensi ai requisiti di rintracciabilità e sicurezza alimentare sempre più richiesti dalla GDO), la pressione della concorrenza ed il rispetto di detrminati obblighi normativi. Il 54% delle imprese (con punte più elevate della media nei settori della trasformazione ortofrutticola e nella lavorazione dei cereali) ha affermato di avere ottenuto vantaggi concreti dalla certificazione ISO (tabella 8). Le altre aziende hanno risposto con accenti negativi (22%) o parzialmente negativi (pochi vantaggi: 20%); a questo proposito, appaiono più pessimistiche della media le aziende di ridotta dimensione e quelle localizzate nel Centro (tabella 9). Tra i vantaggi più frequentemente citati, si collocano il raggiungimento di un maggiore riconoscimento (40%) e/o di un più marcato potere contrattuale nei rapporti con i clienti (27%), nonché la possibilità di entrare in determinati mercati (33%) e l adozione di migliori metodi operativi (35%) (grafico 7). Tabella 8 - Riscontro di vantaggi dall'adesione a ISO , per settore (%) Sì 51,4 60,0 33,3 69,8 52,5 38,3 53,6 Pochi 25,7 18,0 22,2 14,0 27,5 14,9 19,6 No 20,0 16,0 44,4 11,6 15,0 42,6 22,3 N.r. 2,9 6,0 0,0 4,7 5,0 4,3 4,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (224casi) 7

8 Tabella 9 - Riscontro di vantaggi dall'adesione a ISO , per area e dimensione (%) Sì 56,4 51,5 45,5 58,3 38,2 57,9 61,6 Pochi 20,5 19,4 22,7 18,3 19,1 22,8 18,2 No 15,4 24,3 27,3 21,7 39,7 15,8 14,1 N.r. 7,7 4,9 4,5 1,7 2,9 3,5 6,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (224 casi) Grafico 7 - Vantaggi derivanti dall'adesione a ISO Possibilità di entrare in determinati mercati 33,5% Maggior potere contrattuale verso i clienti 26,8% Riconoscimento da parte dei clienti 40,2% Adozione di migliori metodi operativi 35,4% Altro 6,7% N.r. 2,4% Risposta multipla Base di riferimento: aziende certificate ISO che hanno riscontrato vantaggi (164 casi) ISO Il sub campione formato dalle aziende certificate in base alla norma ISO (46 imprese) è decisamente più ridotto, rappresentando solo il 7% del Panel Agroalimentare. Le imprese certificate che hanno compiuto questa scelta in modo spontaneo sono pari al 57% del totale (tabella 10); negli altri casi, le principali variabili che hanno generato sollecitazioni o condizionamenti sono riconducibili prevalentemente alle richieste dei clienti o ad imposizioni normative. Tabella 10 - Motivazioni dell'adesione a ISO 14001, per settore (%) Scelta spontanea 50,0 62,5 66,7 25,0 64,3 33,3 56,5 Derivata dall esterno 0,0 18,8 33,3 0,0 28,6 33,3 19,6 In uguale misura 50,0 12,5 0,0 75,0 7,1 33,3 21,7 Non so, n.r. 0,0 6,3 0,0 0,0 0,0 0,0 2,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende certificate ISO (46 casi) Oltre la metà delle imprese interpellate, in possesso della certificazione ISO 14001, ha posto in evidenza il riscontro di vantaggi derivanti da tale certificazione (54%), costituiti in primo luogo dal riconoscimento dei clienti e dalla possibilità di penetrare determinati mercati (grafico 8). 8

9 Grafico 8 Riscontro di vantaggi derivanti dall'adesione a ISO No 8 aziende 17,4% Non so, N.r. 3 aziende 6,5% Pochi 10 aziende 21,7% Sì 25 aziende 54,3% Base di riferimento: aziende certificate ISO (46 casi) I marchi collettivi Circa l 8% delle imprese intervistate (50 casi su 620) aderisce a marchi collettivi (7) differenti da quelli che rientrano nell area del biologico o delle denominazioni d origine, come ad esempio quelli impiegati per la valorizzazione di prodotti regionali, di prodotti di associazioni o di cooperative di produttori, di prodotti di montagna (tabella 11). Il tasso di adesione è maggiore nell ambito del settore vitivinicolo (18% del totale corrispondente) e per le imprese di macellazione (12%). Inoltre, sono soprattutto le aziende di maggiori dimensioni a mostrarsi più propense a questo tipo di iniziative, con una quota di adesione pari al 13% (tabella 12). Tabella 11 - Adesione a marchi collettivi diversi dai marchi del bio e dalle denominazioni protette, per settore (%) Si 17,8 4,5 3,3 6,1 11,7 4,8 8,1 No 80,0 94,5 96,7 92,2 87,5 95,2 91,0 N.r. 2,2 0,9 0,0 1,7 0,8 0,0 1,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Tabella 12 - Adesione a marchi collettivi diversi dai marchi del biologico e dalle denominazioni protette, per area e dimensione (%) Si 5,6 7,1 21,1 6,0 5,4 9,2 12,7 No 92,8 91,7 78,9 93,4 94,0 90,1 85,4 N.r. 1,6 1,2-0,5 0,6 0,8 1,9 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Le percentuali considerate non sono, comunque, destinate a incrementarsi in misura significativa, dal momento che meno del 7% delle aziende attualmente non aderenti ha lasciato intravedere la possibilità di intraprendere questa strategia nel corso dei prossimi anni (56 casi su 564); il 18% non ha saputo esprimersi a riguardo e per il restante 75% (426 casi su 564) non si intravede possibiltà futura. I motivi della scarsa propensione ad aderire a iniziative collettive di questo tipo sono da ricercarsi principalmente nell assenza di vantaggi percepiti (oltre il 50% delle imprese non intenzionate), a fronte di rischi di omologazione dell offerta, e in secondo luogo a una ridotta o vaga conoscenza di progetti del genere (24%), se si considera che in certe zone e in determinati settori, marchi di questo tipo possono essere effettivamente inesistenti (grafico 9). 9

10 Grafico 9 - Motivazioni della non adesione futura a marchi collettivi Eccesiva complessità delle procedure buroacratiche 4,7% Troppi vincoli da rispettare 7,5% Marchio aziendale già noto 6,6% Costi troppo elevati 9,9% Eccessivi oneri burocratici 4,5% Non vediamo vantaggi 51,4% Non li conosciamo 24,2% Altro 9,9% N.r. 5,9% Risposta multipla Base di riferimento: aziende non intenzionate ad aderire a marchi collettivi in futuro (426 casi) Per quanto riguarda le imprese che aderiscono a uno o più di questi marchi collettivi, gli stimoli ad intraprendere tale strategia sono stati soprattutto la possibilità di collocare con maggiore facilità il prodotto sul mercato (64% dei rispondenti) e, in secondo luogo, l opportunità di avviare iniziative di promozione su nuovi mercati (36%). Segue, in ordine di importanza con una quota pari al 32%, la volontà di adeguarsi all esigenza di maggiori garanzie di sicurezza da parte del consumatore (grafico 10). Grafico 10 - Vantaggi derivanti dall'adesione a marchi collettivi Maggiore facilità di collocamento del prodotto 64,0% Iniziative di promozione su nuovi mercati 36,0% Adeguarsi all esigenza del consumatore di maggiori garanzie 32,0% Maggiore capacità contrattuale 14,0% Altro 8,0% Risposta multipla - Base di riferimento: aziende aderenti a marchi collettivi (50 casi) 10

11 Nella maggior parte dei casi, ossia per il 74% delle aziende aderenti, la scelta di aderire ad un marchio collettivo diverso dal biologico e dalle denominazioni d origine è stata spontanea (tabella 13); in particolare la scelta è stata priva di condizionamenti nel settore dell olio (100%) e in quello del vino (94%). Solo in un numero limitato di casi (16% della aziende aderenti a marchi collettivi) sono state dichiarate influenze esterne, soprattutto da parte di clienti, concorrenti o consorzi/associazioni cui l azienda aderisce ed in particolare nel settore della trasformazione ortofrutticola. Tabella 13 - Motivazioni dell'adesione a marchi collettivi, per settore (%) Scelta spontanea 93,8 60,0 100,0 57,1 64,3 66,7 74,0 Derivata dall esterno 0,0 40,0 0,0 28,6 21,4 16,7 16,0 In uguale misura 6,3 0,0 0,0 14,3 14,3 16,7 10,0 Non so, n.r. 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende aderenti a marchi collettivi (50 casi) Le aziende che hanno aderito a iniziative legate a marchi collettivi hanno tratto vantaggi concreti nel 62% dei casi e ciò risulta vero in modo particolare per le imprese del settore olio e per quelle lattiero-casearie (tabella 14). I vantaggi percepiti rientrano principalmente nella sfera commerciale e sono attinenti, in primo luogo, alla possibilità di entrare in nuovi mercati e, in secondo luogo, ad un maggiore riconoscimento e un più elevato potere contrattuale nei confronti degli operatori a valle della filiera. Sono i produttori del Sud e delle Isole e quelli di maggiori dimensioni a dichiarare in l esistenza di vantaggi connessi ai marchi collettivi in misura superiore alla media (tabella 15). È probabile, quindi, che una certa dimensione aziendale ponga maggiormente in grado un operatore di cogliere opportunità e/o di percepire i benefici derivanti da iniziative collettive del genere. Tabella 14 - Riscontro di vantaggi dall'adesione a marchi collettivi, per settore (%) Sì 43,8 60,0 100,0 57,1 64,3 100,0 62,0 Pochi 37,5 0,0 0,0 14,3 7,1 0,0 16,0 No 6,3 20,0 0,0 28,6 28,6 0,0 16,0 N.r. 12,5 20,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende aderenti a marchi collettivi (50 casi) Tabella 15 - Riscontro di vantaggi dall'adesione a marchi collettivi, per area e dimensione (%) Sì 57,1 58,8 60,0 72,7 50,0 58,3 75,0 Pochi 14,3 11,8 26,7 9,1 16,7 25,0 10,0 No 28,6 29,4 6,7 0,0 16,7 16,7 15,0 N.r. 0,0 0,0 6,7 18,2 16,7 0,0 0,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende aderenti a marchi collettivi (50 casi) 11

12 Le denominazioni d origine Denominazione d Origine Protetta (DOP) Dall elaborazione dei questionari, si rileva che quasi un impresa su cinque (20% del Panel) ha nel proprio portafogli prodotti a Denominazione di Origine Protetta (8) ; il 4% aderisce al marchio IGP (9), mentre nessuna azienda aderisce al disciplinare previsto dall Attestazione di Specificità (10) (tabella 16). Le DOP sono particolarmente diffuse nel settore lattierocaseario (64% del totale corrispondente), mentre le IGP sono più frequenti nel settore della macellazione (11%). Le certificazioni DOC, DOCG e IGT (11) fanno rilevare una quota del 13%, dovuta ovviamente solo al settore vitivinicolo, nell ambito del quale l indice di penetrazione è superiore al 90%. Tutte le certificazioni considerate vedono tendenzialmente crescere la propria presenza in corrispondenza di un aumento della dimensione aziendale, mentre non si rilevano variazioni significative a livello territoriale (tabella 17). Tabella 16 - Tipologia di certificazione posseduta, per settore di attività (risposte affermative) DOP 0,0 4,5 33,3 1,7 11,7 64,0 19,7 IGP 0,0 3,6 5,0 3,5 10,8 1,6 4,2 AS 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 DOC, DOCG e IGT 91,2 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 13,2 Risposta multipla - Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Tabella 17 - Tipologia di certificazione posseduta, per area e dimensione (%) DOP 20,8 20,7 21,1 16,9 20,2 18,3 25,8 IGP 2,4 6,2 8,5 1,1 2,4 2,3 14,3 AS 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 DOC, DOCG e IGT 7,2 14,5 19,7 13,1 14,5 17,6 57,9 Risposta multipla - Base di riferimento: tutte le aziende del campione (620 casi) Circa il 6% delle imprese intervistate prevede l inserimento di produzioni a denominazione nei prossimi anni. La quota si rivela sostanzialmente omogenea nei diversi settori di attività, ad eccezione del vitivinicolo che presenta già allo stato attuale una percentuale di adesione molto alta. Negli altri casi, l assenza di ricadute positive ed il costo elevato, inteso anche in termini di vincoli produttivi, rappresentano i principali fattori di disincentivazione ad intraprendere questa strategia di diversificazione della produzione aziendale. Nel 45% dei casi, l adesione al disciplinare DOP è avvenuta in base a una scelta spontanea, soprattutto se si considerano le imprese della produzione dell olio e quelle di maggiori dimensioni (tabelle 18 e 19). Al contrario, lattiero-caseario e trasformazione ortofrutticola risultano essere i settori nei quali è stato più pesante l effetto di richieste e stimoli provenienti dall esterno dell azienda. Tabella 18 - Motivazioni dell'adesione a certificazioni di prodotto, per settore (%) Scelta spontanea - 20,0 95,0 50,0 50,0 28,8 42,6 Derivata dall esterno - 60,0 5,0 0,0 50,0 63,8 50,8 In uguale misura - 20,0 0,0 0,0 0,0 7,5 5,7 Non so, n.r. - 0,0 0,0 50,0 0,0 0,0 0,8-100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazioni DOP (122 casi) 12

13 Tabella 19 - Motivazioni dell'adesione a certificazioni di prodotto, per area e dimensione (%) Scelta spontanea 15,4 34,0 60,0 71,0 40,3 33,3 54,8 Derivata dall esterno 69,2 64,0 40,0 19,4 52,2 58,3 41,9 In uguale misura 11,5 2,0-9,7 7,5 8,3 0,0 Non so, n.r. 3,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 3,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazioni DOP (122 casi) Nei casi in cui si sono concretizzati fattori di condizionamento, questi corrispondono principalmente alle richieste provenienti dagli organismi associativi a cui l impresa aderisce (44% delle aziende con produzioni DOP) e alle richieste dei clienti, sempre più orientati verso prodotti che garantiscono sicurezza, qualità e tipicità. L adesione ad un disciplinare DOP ha determinato effetti positivi nel 45% dei casi, mentre un 29% delle imprese ha affermato di non aver tratto alcun vantaggio dalla presenza di prodotti DOP nella propria gamma. A questo proposito, appaiono più ottimistiche della media, le aziende di maggiore dimensione e quelle del comparto della macellazione (tabelle 20 e 21). Tra i benefici più frequentemente citati in relazione alla certificazione d origine, figurano la possibilità di collocare più facilmente la propria produzione sul mercato (64%), nonché l opportunità di realizzare iniziative promozionali in nuovi segmenti di mercato (36%) ed il maggiore riconoscimento da parte dei clienti (32%); in misura minore le aziende hanno percepito anche un incremento del potere contrattuale nei confronti dei compratori (grafico 11). Tabella 20 - Riscontro di vantaggi dall'adesione alla DOP, per settore (%) Sì - 40,0 45,0 50,0 64,3 45,0 47,5 Pochi ,0 0,0 28,6 13,8 14,8 No - 20,0 35,0 0,0 7,1 32,5 28,7 N.r. - 40,0 5,0 50,0 0,0 8,8 9,0-100,0 100,0 100,0 100,0 100,1 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazioni DOP (122 casi) Tabella 21 - Riscontro di vantaggi dall'adesione alla DOP, per area e dimensione (%) Sì 46,2 46,0 40,0 54,8 40,3 37,5 71,0 Pochi 11,5 14,0 33,3 9,7 14,9 12,5 16,0 No 34,6 28,0 20,0 29,0 35,8 37,5 6,5 N.r. 7,7 12,0 6,7 6,5 9,0 12,5 6,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazioni DOP (122 casi) 13

14 Grafico 11 - Vantaggi derivanti dall'adesione alla DOP Maggiore facilità di collocamento del prodotto 64,0% Iniziative di promozione su nuovi mercati Adeguarsi all esigenza del consumatore di maggiori garanzie 36,0% 32,0% Maggiore capacità contrattuale 14,0% Altro 8,0% Indicazione Geografica Protetta (IGP) DOCG, DOC e IGT Risposta multipla - Base di riferimento: aziende con certificazione DOP (122 casi) L adesione al disciplinare di produzione previsto dall IGP è stata dichiarata solamente da 26 aziende, per una quota pari al 4% del campione. I settori maggiormente interessati sono quello dell olio d oliva e quello delle carni. Nonostante la scarsa penetrazione, comunque, in oltre il 60% dei casi di adesione, si è trattato di una scelta spontanea delle aziende, e, in misura minore, di una strategia imposta da fattori esogeni. Tale scelta è risultata concretamente vantaggiosa per quasi il 60% delle aziende aderenti (15 casi su 26), in termini di maggiore possibilità di entrare in determinati mercati, di immagine/reputazione presso gli acquirenti e di un più elevato potere contrattuale verso gli stessi clienti. Le adesioni ai disciplinari DOCG, DOC e IGT fanno riferimento al solo settore vitivinicolo, nell ambito del quale risulta che ben il 91% delle aziende del sub campione (82 aziende su 90) possiede nel proprio portafogli prodotti a denominazione. Tali dati, confermano l importanza che i vini di qualità stanno assumendo nello scenario nazionale rispetto alle produzioni indifferenziate, sebbene negli ultimi anni si sia assistito più ad un incremento dei riconoscimenti che ad un effettiva crescita dei volumi produttivi. A livello territoriale, dall indagine campionaria risulta che i vini a denominazione sono maggiormente presenti nell area del Nord Est e nel Nord Ovest, dove tutte le aziende intervistate hanno dichiarato di aderire a marchi DOC, DOCG e IGT (tabella 22). Effettivamente, sono queste le due aree nazionali in cui sono presenti il maggior numero di certificazioni riconosciute dalla Commissione UE; mentre nelle restanti zone, soprattutto al Sud, la ridotta dimensione economica delle aziende rende più vantaggiosa la produzione di vini da tavola che non richiedono né il rispetto di particolari vincoli produttivi né il sostenimento di costi di certificazione Tabella 22 - Aziende del settore vitivinicolo aderenti a DOC,DOCG e IGT, per area e dimensione Area num % sul settore vitivinicolo % sul Panel Nord Ovest 9 100,0 7,2 Nord Est 35 97,2 14,5 Centro 14 82,4 19,7 Sud e Isole 24 85,7 13,1 Dimensione (addetti) ,6 14, ,8 17,6 30 ed oltre 11 84,6 7, ,1 13,2 14

15 Le produzioni biologiche Per il 67% delle aziende del settore vitivinicolo con prodotti certificati (55 aziende su 82) l adesione ai disciplinari DOC, DOCG e IGT è stata una scelta spontanea, mentre per il 23% è stata una scelta derivata dall esterno e, nello specifico, prevalentemente influenzata dai propri clienti. In particolare, sotto il profilo territoriale, la scelta è stata soprattutto spontanea per le aziende dell area nord orientale (83% vs 67%), mentre nel Sud+Isole si è evidenziata una maggiore quota di aziende che ha subito l influenza di fattori esogeni (33% vs 23%). A livello dimensionale, invece, la scelta spontanea ha interessato soprattutto le aziende medio-grandi, mentre le più piccole sono state maggiormente influenzate da condizionamenti esterni (27%). Tabella 23 - Aziende vitvinicole: motivazioni dell'adesione a DOC, DOCG e IGT, per area e dimensione (%) Scelta spontanea 55,6 82,9 64,3 50,0 58,3 78,3 81,8 67,1 Derivata dall esterno 22,2 14,3 28,6 33,3 27,1 17,4 18,2 23,2 In uguale misura 22,2 2,9 7,1 16,7 14,6 4,3 0,0 9,8 Non so, n.r. 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende vitivicole aderenti a DOC, DOCG e IGT (82 casi) Le aziende del Panel con certificazione di produzione biologica (12) sono 97, pari al 16% del campione (tabella 24). Questo valore medio è, tuttavia, fortemente influenzato dalla concentrazione piuttosto elevata di aziende con produzione biologica nel settore della trasformazione ortofrutticola (40 aziende, pari al 36% del totale corrispondente) ed in quello della produzione di olio d oliva (21 aziende, pari al 35% del totale corrispondente); in tutti gli altri settori la penetrazione del biologico risulta poco significativa, in particolare nei comparti della macellazione e della trasformazione lattiero-casearia dove oscilla intorno al 5%. Dal punto di vista territoriale, le aziende con produzione biologica sono molto più presenti nel Sud+Isole (23%) e nel Nord Est (14%); sono al contrario poco frequenti al Nord Ovest (8%) e del tutto assenti al Centro. La dimensione aziendale costituisce, invece, un fattore poco condizionante, sebbene si evidenzi una lieve prevalenza di certificazioni bio tra le aziende appartenenti alla classe dimensionale maggiore. Tabella 24 - Aziende con certificazione di produzione biologica, per settore, area e dimensione Settore num % Trasformazione vitivinicola 11 12,2 Trasformazione ortofrutticola 40 36,4 Produzione olio 21 35,0 Trasformazione cereali 12 10,4 Macellazione 6 5,0 Trasformazione lattiero-casearia 7 5,6 Area Nord Ovest 10 8,0 Nord Est 34 14,1 Centro 11 0,0 Sud e Isole 42 23,0 Dimensione (addetti) , ,7 30 ed oltre 31 19, ,6 Nel 76% dei casi (66 aziende su 620), l adesione al disciplinare di produzione bio è avvenuta in base ad una scelta volontaria, o per lo meno in uguale misura condizionata e spontanea. Sono state soprattutto le aziende del vino e dell olio, nonché le piccole imprese, a porre in evidenza l assenza di fattori esterni di influenza (tabelle 25 e 26). 15

16 Negli altri casi, le principali fonti di condizionamento - che hanno sortito effetti superiori alla media nell ambito delle imprese della macellazione - sono state principalmente le richieste dei clienti (24%). Tabella 25 - Motivazioni dell'adesione alla certificazione di produzione biologica, per settore (%) Scelta spontanea 81,8 67,5 85,7 66,7 16,7 42,9 68,0 Derivata dall esterno 18,2 25,0 14,3 8,3 33,3 28,6 20,6 In uguale misura 0,0 7,5 0,0 16,7 33,3 14,3 8,2 Non so, n.r. 0,0 0,0 0,0 8,3 16,7 14,3 3,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazione di produzione biologica Tabella 26 - Motivazioni dell'adesione alla certificazione di produzione biologica, per area e dimensione (%) Scelta spontanea 40,0 58,8 81,8 78,6 81,3 55,6 54,8 Derivata dall esterno 30,0 26,5 9,1 16,7 10,4 33,3 29,0 In uguale misura 20,0 11,8 9,1 2,4 6,3 11,1 9,7 Non so, n.r. 10,0 2,9-2,4 2,1-6,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazione di produzione biologica Tabella 27 - Riscontro di vantaggi dall'adesione alla DOP, per settore (%) Sì 72,7 62,5 23,8 66,7 33,3 42,9 52,6 Pochi 27,3 12,5 38,1 16,7 16,7 42,9 22,7 No 0,0 17,5 33,3 8,3 33,3 14,3 18,6 N.r. 0,0 7,5 4,8 8,3 16,7 0,0 6,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazione di produzione biologica Tabella 28 - Riscontro di vantaggi dall'adesione alla DOP, per area e dimensione (%) Sì 80,0 64,7 63,6 33,3 50,0 55,6 54,8 Pochi 0,0 23,5 27,3 26,2 20,8 16,7 29,0 No 20,0 5,9 0,0 33,3 20,8 22,2 12,9 N.r. 0,0 5,9 9,1 7,1 8,3 5,6 3,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Base di riferimento: aziende con certificazione di produzione biologica Il 53% delle imprese, ha affermato di trarre vantaggi concreti dalla presenza di produzioni biologiche nel proprio portafoglio prodotti. Sotto il profilo settoriale esistono parecchie divergenze: nonostante l elevato livello di adesione, nel comparto dell olio d oliva le imprese con produzione biologica non appaiono particolarmente soddisfatte (solo il 24% ha affermato di avere ottenuto vantaggi concreti), così come nel comparto della macellazione (33% di risposte affermative); al contrario i consensi maggiori si sono riscontrati nel settore vitivinicolo, dove tutte le aziende hanno avuto riscontri positivi (tabella 27). Dal punto di vista dimensionale non si evidenziano disomogeneità, mentre appaiono più ottimiste le aziende del Nord Ovest (80% vs 53%) (tabella 28). Tra i vantaggi più 16

17 frequentemente citati, figurano la possibilità di entrare in determinati mercati, il riconoscimento da parte dei clienti, secondariamente un incremento di potere contrattuale nei confronti dei compratori. Note 1) La certificazione ISO è una norma internazionale volontaria che specifica i requisiti che un sistema di gestione per la qualità di un azienda/organizzazione deve possedere per dimostrare la propria capacità di fornire prodotti conformi ai requisiti dei clienti ed alle prescrizioni regolamentari applicabili. 2) La certificazione ISO è una norma internazionale di carattere volontario, applicabile a tutte le tipologie di imprese, che definisce come deve essere sviluppato un efficace sistema di gestione ambientale. 3) Il sistema EMAS (Eco Management and Audit Scheme), istituito con Reg. (CE) 761/2001, è uno schema volontario applicabile, a livello UE ed European Environment Agency, a tutte quelle organizzazioni - pubbliche o private - che vogliono valutare, monitorare e migliorare le proprie prestazioni ambientali. Rispetto alla ISO 14001, il Regolamento EMAS pone una forte attenzione agli aspetti di comunicazione verso l'esterno, che si concretizzano principalmente con la diffusione della Dichiarazione Ambientale, convalidata da un Verificatore Accreditato a livello nazionale (per l'italia l'accreditamento viene rilasciato dall'apat - Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici). 4) L Ecolabel, istituito con Reg. (CE) n. 1980/2000, è il marchio di qualità ecologica che viene conferito ai prodotti e ai servizi con il minor impatto ambientale. Il marchio, il cui logo è rappresentato da un fiore, è uno strumento volontario, selettivo e con diffusione a livello europeo. 5) SA 8000 è uno standard di certificazione a carattere volontario sviluppato dal Social Accountability International, al fine di migliorare le condizioni di lavoro e il rispetto della salute e della sicurezza dei lavoratori. 6) La RSI (Responsabilità Sociale delle Imprese) è "l'integrazione su base volontaria, da parte delle imprese, delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate" (Libro Verde della Commissione Europea, luglio 2001). La RSI riveste un'importanza strategica per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che nel 2002 ha avviato un progetto volto alla diffusione della cultura sulla responsabilità sociale delle imprese e lo scambio di esperienze e buone pratiche. 7) Il marchio collettivo è un marchio ad adesione volontaria, concesso in uso a tutte le aziende produttrici che si assoggettano a regole prestabilite proprie del marchio, risulta tutelato contro qualsiasi impiego commerciale, usurpazione, imitazione, o indicazione che possa indurre in errore il consumatore. Es. il marchio di un Consorzio. 8) La Denominazione di Origine Protetta (DOP - Reg. CE 2081/92) è un marchio riservato ai prodotti agricoli o alimentari, con esclusione dei prodotti vitivinicoli e delle bevande spiritose (es. il vino), le cui fasi del processo di produzione (materie prime impiegate, loro trasformazione ed elaborazione fino al prodotto finito) deve avvenire nell'area geografica delimitata di cui il prodotto porta il nome. Le particolari caratteristiche/qualità del prodotto devono essere legate essenzialmente o esclusivamente all ambiente geografico, comprensivo dei fattori naturali ed umani. 9) L Indicazione Geografica Protetta (IGP - Reg. CE 2081/92) è un marchio riservato ai prodotti agricoli o alimentari che siano originari di una regione, di un luogo o, in casi eccezionali, di un paese determinato. Per ottenere il marchio sono richieste due condizioni, ovvero che una determinata qualità, la reputazione o un altra caratteristica possa essere attribuita all origine geografica e che una delle fasi della produzione e/o trasformazione e/o elaborazione avvengano nell area geografica determinata. 10) L Attestazione di Specificità (AS) o Specialità Tradizionale Garantita (STG) è assegnata a prodotti che si differenziano da altri similari in quanto hanno un "elemento o insieme di elementi che distinguono nettamente un prodotto agricolo o alimentare da altri prodotti o alimenti analoghi appartenenti alla stessa categoria" (Reg. CE 2082/92). È richiesta la duplice condizione che il prodotto in questione si distingua da altri prodotti per la sua specificità e che il prodotto abbia carattere tradizionale, ossia sia ottenuto utilizzando materie prime tradizionali, ovvero abbia una composizione tradizionale, ovvero abbia subito un metodo di produzione e/o trasformazione di tipo tradizionale. 11) DOC, DOCG, IGT, sono menzioni esclusivamente applicabili a vini prodotti sul territorio italiano, in base a quanto disciplinato dalla legge n. 164/1992. In particolare, l Indicazione Geografica Tipica (IGT) è un riconoscimento di qualità attribuito ai vini da tavola caratterizzati da aree di produzione generalmente ampie e con disciplinare produttivo poco restrittivo; l indicazione può essere accompagnata da altre menzioni, quali quella del vitigno. La Denominazione di Origine Controllata (DOC) è un riconoscimento di qualità attribuito a vini prodotti in zone limitate (di solito di 17

18 piccole/medie dimensioni), recanti il loro nome geografico, nel rispetto di uno specifico disciplinare di produzione approvato con Decreto Ministeriale; di norma il nome del vitigno segue quello della DOC. La Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG) è un riconoscimento riservato ai vini già riconosciuti DOC da almeno cinque anni che siano ritenuti di particolare pregio, in relazione alle caratteristiche qualitative intrinseche, e che abbiano acquisito rinomanza e valorizzazione commerciale a livello nazionale ed internazionale; i controlli per queste tipologie di vino sono molto più rigidi rispetto alle categorie DOC e riguardano non solo la fase della produzione, ma anche l imbottigliamento. (12) Produzione Biologica - Regg. (CE) n. 2092/91 e n. 1804/99 e successive modifiche ed integrazioni Ismea Direzione Mercati e Risk Management Unità operativa Osservatori e Panel Maria Ronga (+39)

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