LO SVILUPPO LOCALE E LE CITTA IN EUROPA di Cristina Brasili

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1 LO SVILUPPO LOCALE E LE CITTA IN EUROPA di Cristina Brasili Introduzione Non è semplice ridurre ad una breve definizione il concetto di Sviluppo Locale voglio, però, tentare di farlo per individuare gli elementi che lo compongono e analizzare, infine, il ruolo delle città. Lo Sviluppo Locale è un processo di cooperazione e cambiamento guidato da attori locali e che ha come scopo principale quello di produrre beni collettivi per la comunità locale. Lo Sviluppo Locale (SL) come processo implica la capacità di valutare e monitorare (come insegnano le Politiche Regionali dell UE) le azioni intenzionali, e quindi misurare la distanza da quanto sarebbe accaduto in assenza di tali azioni, in termini di energie, di prassi e investimenti al fine di riuscire a mantenere le condizioni per lo sviluppo. Se questa è la visione condivisa di SL vediamo quali sono gli elementi che favoriscono la possibilità di innescare il processo: 1. La presenza e la costruzione di un mix di reti di relazioni per appartenenza e sperimentazione e un azione politica che miri alla costruzione di legami fiduciari e beni collettivi. 2. Adottare chiare strategie per far sì che i sistemi produttivi locali possano adattarsi alle sfide del mercato e della globalizzazione con la creazione di beni collettivi locali, con il miglioramento della struttura economica e con la creazione di imprese ad alta tecnologia (diventa limitativo il discorso se riferito solo ai DI). 3. Non arroccarsi su posizioni di difesa dalle pressioni della globalizzazione (sulle comunità locali e sulle imprese) consapevoli del fatto che lo sviluppo non può essere confinato nel locale.

2 4. La produzione di beni collettivi locali considerati intermedi tra beni pubblici puri e beni privati puri, e quindi definibili come beni pubblici impuri : presentano infatti una qualche forma di escludibilità nella fruizione legata al fatto che sono utilizzabili dai cittadini di uno specifico territorio. Possiamo pensare, ad esempio, ai servizi erogati dai rappresentanti delle Camere di Commercio e associazioni di rappresentanza a favore delle imprese, le infrastrutture locali, lo snellimento delle procedure per l amministrazione locale, centri di ricerca locali, la promozione artistica e culturale. Potremmo definirli alla Crouch et altri (2001) beni collettivi locali per la competitività. 5. Far diventare metodo di governo sperimentazione e innovazione e non limitarsi ad attrarre risorse per obiettivi specifici. Non pensare, quindi, ai soli mezzi e strumenti ma sperimentazione e innovazione come cultura dell amministrazione di un territorio. 6. Evitare di assumere che il livello ottimale di decisione sia sempre quello locale : bisogna mantenere la consapevolezza che lo SL ha bisogno di un governo del territorio in termini di decisioni politiche e di governance ovvero di processi condivisi che nascono da forme di cooperazione tra attori privati e pubblici a livello locale (Le Politiche Regionali Europee ancora una volta insegnano con il principio di sussidiarietà). 7. Lo SL deve occuparsi attivamente del capitale territoriale, così come definito nel documento Territorial Outlook dell OECD nel 2001, e che vedremo in seguito più specificatamente per le città, e cioè quel insieme di caratteristiche quali la localizzazione geografica e i sistemi produttivi, il clima, le tradizioni culturali e sociali, la qualità della vita. 8. Questi elementi congiuntamente dosati rappresentano la capacità di autoorganizzazione locale. Come si coniugano Sviluppo Locale e città? Il crescente ruolo delle città nello sviluppo sociale, politico culturale ed economico è confermato dall esistenza di quella che viene definita variabile urbana (Zimmermann, 2004) e che in sintesi evidenzia la città come frontiera dello sviluppo. La città può essere proprio un laboratorio (non a caso abbiamo l ambizione di averne proposto uno) di sperimentazione di quegli elementi che abbiamo visto essere alla base del processo di SL perché in essa si sintetizzano, come in una sorta di microcosmo, le possibilità di governo dello sviluppo.

3 1. La città cresce attraverso gli effetti di agglomerazione dei fattori economici secondo una commistione di risorse endogene ed esogene. 2. La città è coinvolta a pieno titolo dal processo di globalizzazione. 3. Le città contengono le potenzialità per gestire la transizione da società postindustriali verso società del terziario e quaternario (vi è implicito il tema della conoscenza). 4. Le crisi delle città sono spesso associate a crisi economiche e sociali più ampie. 5. Buone performance delle città dipendono da un insieme di azioni intenzionali che devono essere governate e dirette verso l obiettivo di creare consenso su temi strategici. 1. L Unione Europea e lo sviluppo urbano sostenibile: l iniziativa comunitaria Urban "La questione urbana [è] alla base del cambiamento economico, sociale e territoriale. Le città sono fondamentali per il perseguimento di una strategia volta al conseguimento di una coesione e di uno sviluppo sostenibili." [Unità dell'europa, solidarietà dei popoli, diversità dei territori Secondo rapporto sulla coesione economica e sociale] Commissione Europea (2001). Il "Quadro d'azione per uno sviluppo urbano sostenibile", adottato dalla Commissione Europea nell'ottobre 1998, riconosce l'importanza della dimensione urbana nelle politiche comunitarie e sottolinea le possibilità offerte dai programmi di sviluppo regionale cofinanziati dai Fondi strutturali. La Commissione intende compiere un passo avanti verso una maggiore efficacia delle politiche comunitarie previste dal trattato, aumentandone la sensibilità verso le problematiche urbane e assicurando che risultino favorevoli allo sviluppo urbano integrato. Il documento intende garantire un azione comunitaria in materia di problematiche urbane, caratterizzata da obiettivi più precisi e da un miglior coordinamento. Esso prevede quattro obiettivi interdipendenti: 1. Migliorare la prosperità economica e l occupazione nelle città - La Commissione sottolinea la necessità di migliorare l efficienza del contributo dei Fondi strutturali, introducendo una dimensione urbana esplicita nella pianificazione regionale. Inoltre, prevede che i Fondi strutturali contribuiranno a promuovere la cooperazione tra aree urbane in diversi Stati membri, allo scopo di ampliare le opportunità di sviluppo congiunto. Particolare attenzione è rivolta allo sviluppo di una più consistente dimensione urbana nelle politiche per l occupazione, mediante il rafforzamento della partecipazione locale e del sostegno alle

4 iniziative locali in materia di sviluppo e occupazione. Verrà rafforzato il ruolo delle città, quali centri d innovazione e di sviluppo economico. 2. Promuovere la parità, l integrazione sociale e il rinnovamento nelle aree urbane - La futura cooperazione nella lotta alla discriminazione e all emarginazione, basata sul trattato di Amsterdam, dovrebbe riconoscere la particolare concentrazione di tali fenomeni nelle aree urbane. La Commissione sostiene una strategia territoriale integrata per il rinnovamento delle aree urbane depresse nell ambito dei Fondi strutturali, in grado di integrare gli aspetti economici, sociali, culturali, ambientali, nonché gli aspetti relativi ai trasporti e alla sicurezza. Pari importanza viene attribuita alle connessioni tra le zone urbane in difficoltà e le più ampie strategie sociali ed economiche, allo scopo di evitare il fenomeno della segregazione nelle città. La Commissione intende offrire un sostegno costante alla seconda opportunità per la formazione e l istruzione. 3. Tutelare e migliorare l ambiente urbano: verso la sostenibilità locale e globale - Il quadro d azione evidenzia gli interventi ambientali che hanno maggiori probabilità di garantire nelle zone urbane miglioramenti dimostrabili sul campo e riunisce un ampio ventaglio di iniziative comunitarie in grado di produrre effetti in termini di qualità dell ambiente urbano, nonché in materia di gestione del settore energetico, trasporti, rifiuti, qualità dell aria, risorse idriche, inquinamento acustico e contaminazione del suolo. Viene sottolineata l importanza delle strategie integrate di gestione ambientale e del contributo che possono offrire i Fondi strutturali per garantire un ambiente urbano più sostenibile. 4. Contribuire a un efficiente gestione urbana e al rafforzamento dei poteri locali - Occorre garantire una maggiore integrazione politica tra i diversi livelli di potere e settori d intervento, nonché un maggior coinvolgimento dei cittadini, i cui poteri devono essere rafforzati. La Commissione prevede l adozione di azioni di sensibilizzazione e rafforzamento delle capacità e di misure a sostegno di strategie di sviluppo urbano innovative, mirate al conseguimento di risultati in termini di gestione urbana, conferimento di poteri e sicurezza urbana. Propone inoltre azioni per il miglioramento delle informazioni comparative sulle condizioni urbane, offrendo il proprio sostegno all Iniziativa in materia di scambi sulle problematiche urbane promossa dagli Stati membri. Per ciascuno dei quattro obiettivi la Commissione propone una serie di miglioramenti in termini di tecniche e metodologie, incoraggiando lo scambio di esperienze tra i vari attori coinvolti. Per la Commissione Europea il punto da cui partire per una riqualificazione del territorio dai punti di vista sociale, economico ed ambientale è costituito dalle città, dove risiede gran parte della popolazione dell Unione e dove si concentrano, specialmente in alcune aree, i problemi di disagio che l Europa vuole affrontare ed eliminare. In questa ottica,

5 i programmi URBAN finanziati dai fondi strutturali si proponevano di essere la risposta a tali problemi. URBAN I L iniziativa comunitaria URBAN I fu lanciata nel 1994 in risposta ad alcuni problemi che si riscontravano in diverse città dell Unione: sacche di forte disoccupazione e disagio socioeconomico, che stavano portando numerose categorie di persone e di minoranze etniche ad un serio rischio di esclusione sociale. Il maggior numero di programmi lo si è avuto in Spagna dove sono stati sostenuti dall iniziativa URBAN ben 29 progetti per altrettante città, segue il Regno Unito (Irlanda del Nord compresa) dove sono stati sostenuti 19 progetti, l Italia con 16, Germania e Francia rispettivamente con 13 e 12 progetti. URBAN II Dopo i risultati ottenuti dall iniziativa comunitaria Urban I nel periodo , alla luce anche degli obiettivi posti dalla Commissione europea, è stata istituita per il periodo l iniziativa comunitaria Urban II, intesa più specificamente a promuovere l'elaborazione e l'attuazione di modelli di sviluppo innovativi a favore del recupero socioeconomico delle zone urbane in crisi. In tale iniziativa è stato previsto inoltre un potenziamento dello scambio di informazioni e di esperienze in materia di sviluppo urbano sostenibile nell'unione europea. I programmi Urban II propongono modelli di sviluppo per la riqualificazione delle zone interessate e sono basati su alcuni assi prioritari fissati dalla Commissione Europea, e cioè: Riqualificazione ambientale e materiale, compatibile con l'ambiente e gli spazi del territorio urbano, realizzata in modo tale da creare occupazione, integrare le comunità locali (comprese le minoranze etniche), aumentare la sicurezza e in generale migliorare le condizioni di vita nelle città. Sostegno all'imprenditorialità e all'occupazione. Integrazione degli emarginati e possibilità di accesso ai servizi pubblici. Definizione di sistemi di trasporti pubblici più ecocompatibili e integrati. Sviluppo delle potenzialità tecnologiche della società dell'informazione nei settori economico, sociale e ambientale. Riduzione all'origine della quantità dei rifiuti e loro smaltimento, riduzione dell'inquinamento acustico e promozione dell'efficienza energetica. Benché vi sia una forte continuità con l iniziativa precedente, URBAN II presenta comunque sostanziali differenze rispetto ad URBAN I, le modifiche esprimono gli insegnamenti tratti

6 dalle esperienze precedenti, nonché le raccomandazioni del Parlamento europeo e della Corte dei Conti: Inserimento delle città di piccole e medie dimensioni. È stato abolito il limite URBAN I di abitanti per l'intera città. L'unico limite nell'ambito di URBAN II è a livello di programma (la zona interessata dal programma deve comprendere almeno abitanti in casi eccezionali debitamente giustificati). Criteri espliciti per la selezione dei siti, conformemente agli orientamenti URBAN II. Ne è conseguita una procedura di selezione più trasparente. Utilizzazione di un unico Fondo per snellire considerevolmente le procedure amministrative. In precedenza infatti, nelle zone URBAN intervenivano sia il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) sia il Fondo sociale, con conseguente duplicazione delle procedure. URBAN II è finanziata invece soltanto dal FESR; in tal modo si dimezza l'onere amministrativo in relazione a taluni aspetti, ad esempio le domande di pagamento. Ciò non implica tuttavia l'esclusione di misure tipo del Fondo sociale tra cui le misure di formazione e altre misure che affrontano l'emarginazione. Utilizzazione e sviluppo dell'audit urbano come fonte sistematica d'informazione. Potenziamento delle valutazioni ex ante. Programma di creazione di rete per promuovere lo scambio delle prassi migliori in ambito urbano. In tutto il periodo di programmazione l iniziativa comunitaria URBAN II ha creato nei paesi dell Unione Europea 70 programmi che hanno riguardato aree in cui vivono 2,2 milioni di persone; il progetto che ha coinvolto il maggior numero di cittadini è stato quello relativo ad Amsterdam ( abitanti), mentre quello che ne ha coinvolti di meno è stato quello della cittadina di Amadora in Portogallo ( abitanti). In media ogni programma ha potuto usufruire di un contributo FESR di circa 10 milioni di euro. Tra le città in cui il FESR ha destinato più risorse troviamo ai primi 3 posti delle città italiane (Taranto, Crotone, Misterbianco in provincia di Catania) e sei città tedesche nelle quali il contributo ammonta a circa 15 milioni di euro; mentre il contributo meno consistente si è avuto per la città di Amadora (che come abbiamo visto è anche il progetto che coinvolge il minor numero di abitanti) con quasi 3,6 milioni di euro investiti. La Germania è il paese con più programmi URBAN attivati ed ha ricevuto il maggior contributo da parte del FESR (quasi 150 milioni di euro), con ben 24 milioni di differenza rispetto al Regno Unito (11 progetti e 124 milioni di euro di finanziamenti) e 35 milioni circa rispetto a Spagna e Italia (10 progetti e 112/114 milioni dal FESR); nei paesi scandinavi

7 (Danimarca, Finlandia, Svezia) è stato sviluppato un solo progetto per Paese. La riqualificazione delle aree urbane è stato il problema più sentito dalla maggior parte delle città, ad esso infatti sono stati destinati gran parte dei finanziamenti dei programmi (in media il 40%) (Grafico 1.2). Un numero esiguo di città ha investito in tale asse prioritario meno del 30% degli stanziamenti, in taluni casi si è addirittura arrivati ad investire in esso più del 70% del proprio budget. Una buona parte dei fondi è stata sfruttata anche per altri due assi prioritari: imprenditorialità e occupazione ed integrazione sociale; la spesa media per programma riguardante tali assi infatti è circa del 20%. Più ridotta è invece la spesa per quel che riguarda i trasporti, l uso delle tecnologie dell informazione e comunicazione, e assistenza tecnica, la cui spesa media per ogni programma si colloca tra il 4% e il 6%. Pur essendo il centro dell'attività economica, dell'innovazione e dell'occupazione, le città europee devono far fronte a numerose sfide. La progressiva espansione delle periferie, l'aumento della povertà e della disoccupazione nelle aree urbane e la crescente congestione sono problemi complessi che richiedono strategie integrate e mirate per i trasporti, gli alloggi, la formazione e l'occupazione. La politica regionale e di coesione europea affronta questi problemi. Grafico 1.1 Le città che partecipano ad Urban Audit Fonte: Eurostat

8 Grafico 1.2 Ripartizioni dei fondi per i sei assi prioritari di intervento N. Città Percentuale sul totale finanziamenti Riqualificazione ambientale e materiale Imprenditorialità e occupazione Integrazione sociale Trasporti Tecnologie della comunicazione e dell'informazione Assistenza Tecnica Fonte: Eurostat La Carta di Lipsia Nel mese di maggio 2007, a Lipsia, la presidenza dell UE propose la bozza di una Carta sulle Città Europee Sostenibili. La Carta di Lipsia sembrava riprendere con decisione un percorso di supporto alle politiche urbane avviato dall Unione nel decennio passato (con i programmi Urban) e successivamente interrotto. Nella conoscenza delle sfide e delle opportunità e dei diversi patrimoni storici, i Ministri si impegnavano, nel documento, a iniziare un dibattito politico nei loro Stati su come integrare i principi e le strategie della Carta di Lipsia sulle Città Europee Sostenibili nelle politiche di sviluppo nazionale, regionale e locale, ad usare lo strumento di sviluppo urbano integrato e la relativa governance per la sua attuazione e, a questo fine, creare le strutture più opportune a livello nazionale e a promuovere la costituzione di un organizzazione territoriale equilibrata, basata su una struttura urbana europea policentrica. In particolare le linee individuate sono state: I. Il Maggiore ricorso alle strategie della politica di sviluppo urbano integrato Per sviluppo urbano integrato si intende prendere in considerazione con un approccio globale le potenzialità e i bisogni rilevanti per lo sviluppo urbano. La politica di sviluppo urbano integrato è un processo in cui gli aspetti spaziali, settoriali e temporali delle aree più importanti della politica urbana sono coordinati. Per una politica di sviluppo urbano integrato sono prioritarie le seguenti strategie d azione: Creare ed assicurare spazi pubblici di alta qualità Modernizzare le reti infrastrutturali e migliorare l efficienza energetica Innovazione proattiva e politiche didattiche

9 II. Un attenzione speciale ai quartieri degradati all interno del contesto cittadino Le città sono investite da importanti sfide, specialmente in relazione al cambiamento nelle strutture economiche e sociali e alla globalizzazione. Problemi specifici, tra gli altri, sono l alta disoccupazione e l esclusione sociale. Per far fronte a tali sfide è necessario: Perseguire strategie per migliorare l ambiente fisico Potenziare l economia locale e il mercato del lavoro locale Istruzione proattiva e politiche di formazione per bambini e giovani Promozione di un trasporto urbano efficiente ed accessibile Nella Carta di Lipsia si sottolinea, infine, La politica di sviluppo urbano dovrebbe essere impostata a livello nazionale e gli stimoli per le soluzioni innovative dovrebbero coinvolgere sia il livello nazionale, ma anche tutti gli altri livelli. Per il periodo sono stati stanziati circa 21,1 miliardi di euro, pari al 6,1% del bilancio complessivo per la politica di coesione. Di questi, 3,4 miliardi sono destinati al recupero dei siti industriali e alla bonifica delle aree contaminate, 9,8 miliardi ai progetti di riqualificazione urbana e rurale, 7 miliardi ai trasporti urbani ecologici e 917 milioni all'edilizia abitativa. Anche gli altri investimenti infrastrutturali per ricerca e innovazione, trasporti, ambiente, istruzione, salute e cultura hanno un impatto significativo sulle città. Nel periodo di programmazione attuale, , le città europee beneficeranno in diversi modi degli strumenti e delle iniziative della politica di coesione: le questioni riguardanti lo sviluppo urbano sono state integrate in quasi tutti i programmi regionali e nazionali finanziati con i fondi strutturali e di coesione. Il programma URBACT II favorisce lo scambio delle migliori pratiche e la creazione di reti tra urbanisti e altri esperti locali; JESSICA (Joint European Support for Sustainable Investment in City Areas - Sostegno europeo comune per investimenti sostenibili nelle aree urbane) è una nuova iniziativa della Commissione europea, avviata in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e la Banca di sviluppo del Consiglio d'europa. Promuove l'ingegneria finanziaria per gli investimenti sostenibili, la crescita economica e l'occupazione nelle aree urbane dell'ue; La base dati Urban Audit fornisce dati statistici e informazioni sulle condizioni di vita in 357 città europee dei 27 Stati membri dell'ue e di Norvegia, Svizzera e Turchia. Oltre 330 indicatori relativi alla vita urbana in Europa presentano risultati su demografia, alloggi, salute, criminalità, mercato del lavoro, attività economica, disparità di reddito, amministrazioni locali, società civile, istruzione, infrastrutture culturali e turismo.

10 2. Il capitale territoriale Ogni regione possiede uno specifico capitale territoriale distinto da quello delle altre aree, che genera un più elevato ritorno per specifiche tipologie di investimento, che sono meglio adatte per questa area e che più efficacemente utilizzano i suoi asset e le sue potenzialità. Le politiche di sviluppo territoriale devono innanzitutto e soprattutto aiutare le singole regioni a costruire il loro capitale territoriale [Commissione Europea, 2005] Come ho già anticipato ritengo che il processo di cooperazione e cambiamento finalizzato alla creazione di beni collettivi locali passa necessariamente attraverso la valorizzazione del capitale territoriale. Proprio perché un processo di sviluppo non è dato una volta per tutte e ha più garanzie di persistere se diventa sistema, e per assicurare competitività, attrattività e benessere al territorio stesso, diventa progressivamente patrimonio dei cittadini. Le politiche di sviluppo locale devono quindi intervenire per incrementare il capitale territoriale delle città, e se questo può sembrare un fatto scontato, è molto meno evidente come quantificare il capitale territoriale e in particolare quello delle città (anche a causa della carenza cronica di dati). Il concetto di capitale territoriale proposto per la prima volta in un contesto di elaborazione di politiche territoriali dall OECD nella pubblicazione Territorial Outlook (2001) è stato recentemente ripreso dalla DG REGIO della Commissione Europea.Il capitale territoriale è il complesso degli elementi (materiali e immateriali) a disposizione del territorio, i quali possono costituire punti di forza o veri e propri vincoli a seconda degli aspetti presi in considerazione. Il capitale territoriale chiama in causa tutti gli elementi che formano la ricchezza del territorio (attività, paesaggio, patrimonio, know-how, ecc.), per ricercare ed individuare specificità che possono essere valorizzate. In alcuni territori, ad esempio, ciò può implicare il recupero di specifici elementi abbandonati, la cui scomparsa potrebbe accentuare ulteriormente il carattere impersonale della zona. Ogni territorio cerca una sua specificità puntando sull accesso al mercato, sulla propria immagine, sul potere di attrarre menti creative e imprese (vedi anche la Sesta relazione intermedia sulla coesione economica e sociale CE 2009 che a tale proposito propone gli indici di creatività ), la capacità di rinnovare la governance, ecc. L OECD ha stilato una lunga lista, di fattori che determinano il capitale territoriale e che vanno dai tradizionali asset materiali a quelli più recentemente sviluppati a carattere immateriale: queste nuove tipologie di beni includono la localizzazione geografica dell area, la sua dimensione, disponibilità di fattori produttivi, clima, tradizione, risorse naturali, qualità della vita o economie di

11 agglomerazione prodotte dalle sue città, ma possono anche includere i suoi incubatori, i suoi distretti industriali o altre reti di impresa che permettono di ridurre i costi di transazione. Altri fattori possono essere le interdipendenze non di mercato come le convenzioni, le tradizioni, e regole informali che permettono agli attori locali di lavorare insieme, o le reti di solidarietà, di associazionismo e di collaborazione nello sviluppo e nel supporto di nuove idee che si possono trasformare in cluster di piccole e medie imprese che operano nello stesso settore. Infine, esiste un fattore intangibile, che può richiamare il milieu dei distretti industriali, che è dato dal contesto e dall ambiente ed è il risultato di una combinazione di istituzioni, regole, pratiche, produttori, ricercatori, e decisori pubblici, che rende possibile creatività e innovazione. L analisi proposta da Camagni e Dotti (nel secondo capitolo del volume La crisi italiana nel mondo globale, Economia e società del nord 2010), individua sette componenti fondamentali del capitale territoriale: produttiva, cognitiva, sociale, relazionale, ambientale, insediativa, infrastrutturale. Sulla base di tale approccio ho selezionato una o più variabili, per ciascuna delle componenti (ad eccezione di quella relazionale che non siamo in grado di rilevare quantitativamente) e che ritengo possano rappresentare il capitale territoriale per le città europee. Le variabili utilizzate sono tratte dalla base dati sulle città europee Urban Audit di Eurostat, si riferiscono al biennio (ultimo disponibile) e sono riferite a 118 città di Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Spagna, Francia, Italia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Olanda, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, Svezia e Regno Unito. Il capitale territoriale cognitivo è suddiviso in tre sottocategorie: densità imprenditoriale, attività industriali, terziario avanzato; per ognuna di esse abbiamo numerose variabili quali il numero di lavoratori nella città, la proporzione di lavoratori in un settore sul totale dei lavoratori, nonché il numero di aziende presenti sul territorio (Tabella 2.1). Per quel che riguarda il capitale cognitivo è disponibile, purtroppo, solo il numero di biblioteche pubbliche, mentre, per quello ambientale i dati riguardano la presenza di inquinamento atmosferico. Per le modalità di capitale territoriale infrastrutturale ed insediativo infine, abbiamo rispettivamente l accessibilità multimodale e la variabile densità di popolazione. Sintetizzando le informazioni fornite dalle variabili scelte (tramite l analisi statistica delle componenti principali) si sono voluti individuare dei gruppi di città il più possibile omogenei all interno per dotazione di capitale territoriale.

12 Tabella 2.1 Variabili considerate per l analisi del capitale territoriale di un panel di città europee Variabili All companies Number of persons employed in provision of ICT services Capitale territoriale: Produttivo1 (Densità imprenditoriale) Employment (jobs) in mining, manufacturing, energy (NACE Rev. 1: C-E) Employment (jobs) in construction (NACE Rev. 1: F) Employment (jobs) in Nace Rev. 1 C-F (ESA95 A3) Proportion of employment in mining manufacturing energy Produttivo2 (Attività industriali) Proportion of employment in industries G-P (NACE Rev. 1) Proportion of employment in industries C-E (NACE Rev. 1) Proportion of employment in construction Employment (jobs) financial intermediation, business activities (NACE Rev. 1: J-K) Proportion of employment in financial intermediation business activities Percentage of employed in providing ICT services Produttivo3 (Terziario avanzato) The number of public libraries Summer Smog: Number of days ozone (O3) concentrations exceed 120 microgram/m3 Annual average concentration of NO2 Cognitivo Ambientale Accumulated ozone concentration in excess 70 microgram/m3 Multimodal accessibility (EU27=100) Net residential density - pop. per land area in housing Infrastrutturale Insediativo

13 L analisi che ha sintetizzato le informazioni delle variabili individuate ha evidenziato tre caratteristiche che differenziano le città europee. La prima è relativa alla dimensione delle città: le grandi capitali europee, prime fra tutte Londra, Parigi e Roma, si differenziano dalla maggior parte di tutte le altre città che appaiono di dimensione inferiore. Il secondo aspetto rilevante è legato allo sviluppo economico e in particolare al settore dei servizi. Le città spagnole presentano una percentuale di addetti nel terziario inferiore alla media delle città analizzate, mentre risultano fortemente terziarizzate numerose città inglesi e Amsterdam e Copenaghen. In generale è emersa una maggior terziarizzazione nelle città dell Europa centro-settentrionale e una maggior specializzazione nel settore industriale nelle città dell Europa meridionale. L ultima caratteristica emersa dall analisi delle componenti principali è di tipo ambientale: è possibile infatti fare un interessante classificazione delle città in base al loro livello di qualità ambientale. In questo senso si è evidenziato il problema delle città italiane che risultano tra le più inquinate d Europa. Un altro dato interessante è che le città dell Est europeo analizzate hanno caratteristiche discordanti: alcune infatti sono molto legate al settore secondario ed hanno quindi tassi di inquinamento più alti mentre altre città dell Est sono tra le meno inquinate. L analisi ha portato all individuazione di sei gruppi di città. I gruppi si differenziano per caratteristiche dimensionali, per la specializzazione nel settore secondario e per la maggiore o minore presenza di inquinamento. Vi è infatti un gruppo di città medio-grandi in cui è rilevante la presenza di lavoratori nel settore manifatturiero e che contemporaneamente presentano tassi di inquinamento decisamente superiori alla media delle città analizzate. All opposto un gruppo di piccole città situate in zone periferiche dell Europa in cui non è particolarmente rilevante il settore industriale e che, anche, grazie a ciò hanno bassi livelli di inquinamento, in particolare ne fanno parte città dell Europa dell Est. Infine l analisi del capitale territoriale ha confermato le rilevanti potenzialità delle grandi città europee che sulla base delle risorse, sia in termini di capitale fisico e umano, possono svilupparsi lungo direttrici innovative e settori non tradizionali. Guardando la dimensione della qualità della vita, però, le grandi città dovranno affrontare il problema ambientale, spesso ignorato e/o mai risolto, congiuntamente alle città maggiormente legate al settore manifatturiero. È emerso inoltre che alcune città medio-piccole, specialmente nel Centro-Nord Europa sono particolarmente specializzate nel settore dei servizi. L ambiente può invece offrire una valida alternativa di sviluppo per un importante numero di città situate in zone periferiche dell Europa, non caratterizzate delle potenzialità economiche dei grandi centri urbani europei ma che però presentano alti livelli di qualità ambientale: esse hanno

14 infatti la possibilità di progettare uno sviluppo basato proprio su tale caratteristica, sviluppo che, oltre a sostenere e incentivare alti livelli di qualità della vita, potrebbe anche rivelarsi interessante in termini di nascita di nuove imprese e sviluppo della ricerca. Gruppo 1 (nero) - Le città di grandi dimensioni (5) La tipologia di città rappresentata da questo gruppo è costituito da grandi città che non eguagliano, come dimensioni, le grandi capitali come Londra e Parigi, ma ne possiedono alcune caratteristiche: un numero di addetti nei settori di attività economica circa tre volte superiore alla media, una percentuale di addetti nel settore secondario leggermente inferiore alla media e di addetti nel terziario superiore; l accessibilità multimodale e la densità sono superiori alla media delle città analizzate mentre come inquinamento atmosferico si collocano attorno alla media. Caratteristica quindi del gruppo 1 è di rappresentare grandi città e che tendono ad un elevato livello di terziarizzazione. La nazione che ha più città rappresentate in questo gruppo è la Germania. Gruppo 2 (rosso) - Le città di medie dimensioni (35) Le città appartenenti al gruppo caratterizzato da una dimensione media e grande sono 35 e sono centri di attività molto importanti. Rilevante è l attività terziaria e il numero di addetti nel settore dell intermediazione finanziaria è superiore alla media e per quel che riguarda la proporzione di addetti sul totale è il secondo gruppo più importante, superato solo dalle grandi capitali europee. La percentuale di addetti nel settore secondario è leggermente inferiore alla media, così come è leggermente superiore per quanto riguarda la proporzione di addetti nel terziario. Anche in questo caso l accessibilità multimodale media del gruppo è decisamente superiore alla media totale, così come la densità di abitanti. Dato interessante è quello relativo al livello di inquinamento atmosferico, delle tre variabili utilizzate per misurarlo una è in linea con la media mentre le altre due sono nettamente inferiori e quindi hanno un basso livello di inquinamento. Anche in questo caso è la Germania il paese più rappresentato in questo gruppo (18 città su 35 facenti parte del gruppo). Gruppo 3 (verde) - Le città di dimensione minore (56) Questo gruppo contiene al suo interno quasi il 50% (56) delle città analizzate, si tratta in questo caso di città di piccole dimensioni e non particolarmente specializzate nel settore industriale e dei servizi, le medie di gruppo riguardanti le percentuali di addetti nei settori secondario e terziario sono infatti allineate con le medie generali. L accessibilità multimodale media del gruppo è inferiore alla media generale, così come la densità abitativa media del

15 gruppo è inferiore a quella media delle altre città europee. Una caratteristica positiva di queste città è che l inquinamento è molto inferiore della media europea. Fanno parte di questo gruppo città appartenenti a numerosi stati, principalmente Germania e Regno Unito, ma anche Francia, Belgio e Italia. Gruppo 4 (blu) - Le capitali (6) Le più grandi capitali europee (con l esclusione di Berlino) appartengono ad un unico gruppo: Madrid, Parigi, Roma, Londra, oltre a Barcellona e Milano. Oltre a caratterizzarle la dimensione più elevata, una peculiarità rilevante è il numero di occupati nei settori delle telecomunicazioni e dell intermediazione finanziaria: oltre ad essere ovviamente elevati in valore assoluto, sono superiori alla media anche in percentuale sul totale dei lavoratori (in media nel gruppo il 27,8% delle persone lavora nel settore della finanza, contro una media generale di poco superiore al 20%, nelle telecomunicazioni invece la percentuale di gruppo è del 9% a fronte di una media generale di circa il 4%). Dal punto di vista dell accessibilità multimodale la media del gruppo è nettamente superiore alla media totale, così come la densità (più di abitanti per kmq) che è 3 volte superiore alla media. Sono però molto elevati anche i dati relativi all inquinamento atmosferico, caratteristica che ritroviamo praticamente in ognuna delle città del gruppo. Gruppo 5 (turchese) - Le città industriali e maggiormente inquinate (8) Appartengono a questo gruppo alcune città di dimensioni medie caratterizzate soprattutto da una forte presenza di inquinamento dell aria (ad esempio un numero di giorni triplo in cui i livelli di ozono superano i 120 µg/m3 rispetto alla media delle città). Le città di questo gruppo soffrono di questo problema principalmente perché sono ancora fortemente legate al settore secondario: la proporzione media di addetti nel settore industriale è del 25% (mentre la media delle città studiate è 19,7%). Valencia, Cordoba e Torino, in particolare, presentano un numero di addetti nel settore industriale particolarmente elevato. Gruppo 6 (viola) - Le città meno sviluppate (8) Le città che costituiscono questo gruppo sono caratterizzate da un settore industriale e da quello terziaro poco sviluppati. L inquinamento è in linea con la media delle città europee. La densità della popolazione e l accessibilità multimodale media del gruppo sono le più basse tra i gruppi considerati. Appartengono a tale gruppo principalmente città dei Paesi dell Est Europa, Slovacchia, Ungheria, Lituania, e due città spagnole, Santiago de Compostela e Vitoria-Gasteiz.

16 Grafico 2.1 Gruppi di città secondo la dotazione di capitale territoriale Legenda: Gruppo 1 Nero Gruppo 2 Rosso Gruppo 3 Verde Gruppo 4 Blu Gruppo 5 Turchese Gruppo 6 Viola

17 3. Analisi dei gruppi e del capitale territoriale I risultati evidenziano che le città che presentano valori più elevati di capitale territoriale produttivo 1 appartengono ai gruppi delle capitali e delle città di grandi dimensioni, Londra in particolare ha un capitale territoriale più di sette volte superiore alla media (grafico 3.10). Risultano avere un capitale territoriale consistente anche due centri urbani, Torino e Valencia, che appartengono al gruppo delle città industriali e con un elevato livello di inquinamento. Roma e Milano si trovano al quarto e quinto posto in termini di dotazione di capitale produttivo. Anche il capitale territoriale cognitivo trova un adeguata rappresentanza nelle città di maggiori dimensioni e dopo Londra infatti le successive 13 città appartengono ai gruppi delle capitali, delle città di grandi dimensioni e di quelle di medie dimensioni. L aspetto dimensionale è rilevante anche in termini di qualità ambientale e in termini opposti premia le città di dimensione minore e del gruppo delle città meno sviluppate che vantano la migliore qualità ambientale (grafico 3.12). Chiudono la classifica delle città con maggiore inquinamento atmosferico, tutti centri italiani: Trento, Padova, Roma, Milano, Bologna e Torino. (grafico 3.13). La distribuzione delle città per quanto riguarda la presenza di capitale territoriale infrastrutturale (calcolato tramite un indice di accessibilità multimodale dove la media dell Europa a 27 è posta uguale a 100) è meno legata alla dimensione. Le città con maggiori quantità di capitale territoriale infrastrutturale sono tedesche, francesi, belghe e olandesi (grafico 3.15). 1 Una città con un capitale territoriale medio avrà un indice attorno a 1, mentre in una città con un capitale territoriale doppio rispetto alla media tale indice sarà attorno a 2, ecc..

18 Grafico 3.10: prime 20 città per capitale territoriale produttivo London Madrid London Firenze Paris Roma Milano Barcelona Berlin Hamburg Torino München Bruxelles Lyon Valencia Bratislava Helsinki Sevilla Köln Frankfurt Lille Toulouse Grafico 3.11: prime 20 città per capitale territoriale cognitivo Bologna Bruxelles Lyon Paris Berlin Leeds Riga Helsinki Madrid München Hamburg Birmingham Roma Bordeaux Grafico 3.12: prime 20 città per capitale territoriale ambientale (basso livello di inquinamento) Panevezys Lille Toulouse Göteborg Tallinn Schwerin Aalborg Panevezys Pecs Wirral Leeds København Riga Bradford Aarhus Manchester Kiel Newcastle Wolverhampton Sheffield Liverpool Malmö Bristol Hamburg

19 Venezia Madrid Grafico 3.13: ultime 20 città per capitale territoriale ambientale Lyon Ljubljana Darmstadt Málaga Palermo Karlsruhe Augsburg Marseille Sevilla Córdoba Trento Padova Roma Milano Bologna Torino Paris Frankfurt Düsseldorf Grafico 3.13: prime 20 città per capitale territoriale insediativo Barcelona Lyon Milano Nancy Torino Bruxelles Lille Valencia København Madrid Liverpool Sevilla London Portsmouth Bordeaux Amsterdam Bradford Nantes München Grafico 3.14: Prime 20 città per capitale territoriale infrastrutturale Darmstadt Mainz Paris Bruxelles Mülheim a.d.ruhr Wiesbaden Amsterdam Essen Köln Mönchengladbach Berlin Milano London Stuttgart Antwerpen Utrecht Hamburg Dortmund

20 Tabella 3.1 Analisi delle dimensioni del capitale territoriale nei gruppi di città Nazione Città Grupp Capitale Capitale Capitale Capitale Capitale Capitale o produttivo cognitivo ambientale infrastrutturale insediativo territoriale UK London ES Madrid FR Paris IT Roma IT Milano ES Barcelona DE Berlin DE Hamburg IT Torino DE München BE Brussel FR Lyon ES Valencia SK Bratislava FI Helsinki ES Sevilla DE Köln DE Frankfurt am Main FR Lille FR Toulouse DE Stuttgart SW Göteborg LET Riga UK Leeds UK Birmingham IT Bologna NZ Amsterdam DE Düsseldorf IT Padova ES Málaga IT Firenze FR Marseille FR Bordeaux FR Nantes DE Hannover LIT Vilnius

21 DE Nürnberg BE Antwerpen IT Palermo DE Essen UK Glasgow DK København ES Córdoba ES Vitoria/ Gasteiz NZ Rotterdam ES Santiago de Compostela EE Tallinn SL Ljubljana DE Bremen SW Malmö UK Edinburgh DE Dortmund DE Leipzig HU Gyor IT Venezia HU Pecs UK Manchester DE Dresden DE Karlsruhe IT Cagliari UK Bristol DK Aarhus IT Trento UK Sheffield DE Darmstadt FR Orléans BE Gent UK Nottingham DE Saarbrucken DE Bielefeld UK Aberdeen NZ Utrecht IT Ancona DE Wiesbaden

22 DE Erfurt UK Bradford DE Augsburg UK Cardiff UK Coventry SK Zilina DE Mülheim a.d.ruhr UK Leicester UK Portsmouth DK Aalborg BE Charleroi FR Nancy UK Liverpool DE Mönchengladbach UK Newcastle upon Tyne UK Kingstonupon-Hull DE Mainz DE Magdeburg DE Regensburg FR Reims DE Kiel DE Halle an der Saale DK Odense SK Trencín LIT Panevezys UK Stoke-ontrent UK Wolverhampton DE Freiburg im Breisgau FR Le Havre NZ Groningen FR Besançon FR Limoges

23 SK PreSov DE Schwerin DE Koblenz DE Potsdam DE Göttingen NZ Nijmegen UK Wirral BE Brugge BE Namur NZ Heerlen FR Ajaccio DE Frankfurt (Oder) Riferimenti bibliografici 1. Brasili C. (2009) Le città europee sostenibili, Inchiesta n. 166, ottobre-dicembre 2009, Ed. Dedalo 2. Brasili C. (2009) I numeri delle città europee, Emilia Romagna Europa, rivista quadrimestrale dell IRES CGIL N.1 Marzo Ciapetti L. (2010) Lo sviluppo locale, il Mulino, Universale Paperbacks 4. Camagni R., Dotti N. F. (2010) Il sistema urbano in La crisi italiana nel mondo globale. Economia e società del Nord a cura di P. Perulli e A. Pichierri, Piccola Biblioteca Einaudi 5. Bruxelles, COM(2002) 308 definitivo La programmazione dei Fondi Strutturali : prima valutazione dell'iniziativa Urban 6. Haddock S. V. (2004) La città contemporanea, il Mulino 7. Le Galés P. (2006) Le città europee. Società urbane, globalizzazione, governo locale, il Mulino Saggi 8. OECD (2001) Territorial Outlook 9. _cities/database_sub1 - Urban Audit Regional statistics Eurostat Commissione Europea (2007)

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