Il Servizio Sociale per minori Manuale pratico per assistenti sociali
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- Silvio Marino
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1 Il Servizio Sociale per minori Manuale pratico per assistenti sociali MONICA PEDRONI Slide tratte dal libro di: DINA GALLI Franco Angeli Editore
2 Manuale pratico per assistenti sociali La casistica consente di cogliere gli aspetti metodologici della professione dell'assistente sociale: prassi-teoria-prassi. Ricostruire attraverso l'analisi e l'elaborazione dei casi, il procedimento metodologico del Servizio Sociale.
3 IL RACCONTO DI UN CASO Dimensioni interessanti: il concetto di tempo il rifiuto del bambino di rientrare con il padre la richiesta espressa dal padre all'a.s. Principali problemi del padre (economico; dipendenza; problema abitativo; di relazione con il contesto e con la famiglia allargata); del bambino (psicologici, di salute conseguenti all'incidente, di apprendimento)
4 IL RACCONTO DI UN CASO caratteristiche dei protagonisti anche in termini di carenze-risorse(padre, figlio, zii, insegnanti, professionisti coinvolti, ecc) la segnalazione all'autorità giudiziaria a scopo preventivo la funzione di aiuto/controllo considerazioni finali
5 STORIA DEL SERVIZIO SOCIALE primi anni '50, si sviluppa il modello del case-work mutuato dall'esperienza americana; metà anni '50 il modello del group-work; fine anni '50 il servizio sociale si appropria del community work negli anni successivi si sviluppa il metodo della ricerca sociale
6 NASCITA E SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE Il servizio sociale nasce a Chicago nel 1986, per iniziativa di Jane Addams per aiutare le misere condizioni dei lavoratori nei mattatoi ed organizza un servizio sociale di territorio (di comunità) Il Italia la si possono individuare tre fasi di sviluppo del Servizio Sociale
7 SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA dal primo dopoguerra al 1928 (nascono comitati formati soprattutto da volontari per aiutare le famiglie di ex combattenti, i principi ispiratori sono la solidarietà e la carità e nel 1925 viene costituito l'onmi Opera Nazionale per la protezione della Maternità e dell'infanzia)
8 SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA dal 1928 alla seconda guerra mondiale (Istituzione della prima scuola di Servizio Sociale, la Gregorio al Celio, per volontà del partito fascista, per formare figure professionali da impiegare nelle fabbriche tanto che le diplomate sono denominate assistenti sociali del lavoro. Durante il periodo fascista l'assistenza è potenziata ma attraverso una categorizzazione rigida della popolazione a seconda della natura dei problemi. Nel 1934 con il RD 1404 sono istituiti i Tribunali per i minorenni quali organi della magistratura ordinari specializzati. Viene inoltre istituito l'ufficio di Servizio Sociale per occuparsi dei minori devianti)
9 SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA il secondo dopoguerra, con gli strascichi che comporta un tale evento, si afferma il Servizio Sociale e nascono le prime scuole di formazione alcune anche a carattere universitario (anni 1945-'47) principalmente a Roma e Milano. Un evento particolarmente importante per la formazione e la visibilità della professione è rappresentato dal Convegno di Tramezzo i quanto definisce i valori fondanti della professione, chiarisce le funzioni del Servizio Sociale e i diversi tipi di intervento (individuale, di gruppo e di comunità).
10 SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA L'assistente sociale è chiamato a difendere e garantire i diritti dei più deboli: il fatto di parlare di diritti è, dal punto di vista culturale, un notevole salto in avanti poiché segna il passaggio dal concetto di carità al concetto di diritto. Esso è definito un mediatore fra i bisogni dei cittadini e le risorse. Viene avanti il concetto di prevenzione e liberazione dal bisogno.
11 SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA La carenza di politiche sociali chiare e la frammentazione delle scuole con propri indirizzi didattici hanno in concreto rallentato un processo di crescita della professione. Negli anni '60 in tutto il territorio nazionale vi saranno scuole di servizio sociale. Gli anni del '68, contrassegnati da grandi contestazioni sociali, la professione è messa in discussione poiché accusata di essere paternalistica e regolatrice del consenso (dibattito tra ruolo tecnico e ruolo politico).
12 SVILUPPO DEL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA Sarà solo con il DM 30/5/1985 che si riconoscerà come unico percorso abilitante alla professione quello universitario, e il DM 23/7/93 viene istituito il Diploma Universitario in Servizio Sociale. La riforma universitaria ha introdotto la laurea di primo livello e la laurea specialistica. Così come l'istituzione dell'albo professionale (L.N. 84/93) prevede due libelli A e B (di base e specialistica).
13 EVOLUZIONI DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA L'evoluzione delle politiche sociali dal dopoguerra ai giorni nostri vede le seguenti caratterizzazioni: negli anni '50-'60 l'interesse è centrato sul singolo utente attraverso enti centralizzati e settoriali sorti negli anni '30 e '50. I cittadini vengono categorizzati ed ottengono prestazioni in tale virtù (anziani, handicappati, minori ecc). Il regime costituisce l'onmi che si occupa prevalentemente di assistenza sanitaria e sociale ai minori con l'obiettivo di perseguire l'obiettivo dell'incremento delle nascite e la tutela dell'infanzia.
14 EVOLUZIONI DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA Altri enti sono l'eca (persone prive di qualsiasi reddito), l'enaoli (Ente nazionale assistenza orfani di guerra). La PROVINCIA assisterà i bambini abbandonati o nati da unioni illegittime. Gli interventi assistenziali sono rappresentati quasi esclusivamente dagli istituti. E' un Servizio Sociale che ha finalità riparatorio e assistenzialistico.
15 EVOLUZIONI DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA Anni l'interesse è centrato sull'ambiente. Il territorio viene individuato come il contesto privilegiato per cogliere i bisogni. L'assistente sociale diventa un punto di riferimento importante per i cittadini e per i servizi. Funzione che favorisce la globalità e l'unitarietà dell'intervento. Da modello riparativo-curativo a preventivo-promozionale. Politica della partecipazione e del protagonismo cittadino. Globalità, integrazione sono le parole chiave del welfare di tipo egualitaristico e universalistico.
16 EVOLUZIONI DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA Anni emanate leggi molto importanti: la legge sul divorzio; sul diritto di famiglia, sull'integrazione dei ragazzi con handicap nella scuola; la deistituzionalizzazione dei manicomi e la nascita dei servizi psichiatrici; la riforma carceraria. Il DPR 617/77 con il trasferimento delle competenze agli Enti Locali; l'istituzione del Servizio Sanitario Nazionale (833/78)
17 EVOLUZIONI DELLE POLITICHE SOCIALI IN ITALIA Anni l'interesse è centrato sulle reti di solidarietà. Crisi della politica. La legge 328/2000 e il riconoscimento al ruolo del Servizio Sociale
18 DEFINIZIONE DI SERVIZIO SOCIALE Attività finalizzata a migliorare le condizioni del singolo, ma anche alla sua collettività nel suo complesso (Dichiarazione ONU, 1959) Le sue funzioni sono molteplici: funzione conoscitiva (lettura del territorio) funzione curativa (aiuto, sostegno, accompagnamento) funzione organizzativa (attivatore di risorse, progettazione, programmi, strumenti di analisi e verifica) funzione preventivo/promozionale (lavoro di comunità; organizzazione campagne ed eventi, consulenziale, segretariato sociale, ecc)
19 IL PERCORSO DI AIUTO Rivolto al singolo, ai gruppi, alla comunità (il sistema familiare deve essere contestualizzato in un magro-sistema sociale di appartenenza) il quadro legislativo, nazionale e locale (principi e valori) Risorse, strumenti variabili sono profondamente diverse da situazione a situazione.
20 IL PERCORSO DI AIUTO Il sistema di riferimento concettuale e operativo dell'assistente sociale è composto da: gli utenti, i gruppi, la comunità, il servizio, gli altri servizi, il terzo settore, la realtà territoriale, la ricerca e l'analisi, l'organizzazione e la programmazione. Il mandato istituzionale, la pianificazione, la programmazione e la gestione (tecnicoamministrativa)
21 IL PERCORSO DI AIUTO L'organizzazione: il tempo del fare, il tempo del riflettere, le risorse, il personale, le sedi, i livelli gerarchici, il contratto di lavoro I servizi della rete istituzionale e del terzo settore (l'importanza dell'apporto multidisciplinare) Il servizio sociale snodo fondamentale dei processi di comunicazione fra più soggetti. Verso un nuovo modello di community care welfare di comunità (Legge 328/2000)
22 GLI STRUMENTI DEL SERVIZIO SOCIALE Il poter contare sulle risorse (personali, familiari, formali, informali) Le finalità, i principi etici e di legalità le linee di politica sociale, nazionale, regionale e locale
23 GLI STRUMENTI DEL SERVIZIO lo stato di bisogno SOCIALE la capacità di autonomia per promuovere e sviluppare nuove competenze il processo di aiuto: l'area dell'autonomia e l'area esistenziale.
24 CARATTERISTICHE DEL PROCESSO D'AIUTO Parole chiave: unitarietà, globalità, circolarità, la progettualità, la specificità Elementi del processo di aiuto: i principi, i valori, gli obiettivi il codice deontologico il principio di autodeterminazione il concetto di giustizia distributiva
25 CARATTERISTICHE DEL PROCESSO D'AIUTO L'apporto delle diverse discipline: lo studio della psicologia, della psichiatria, della sociologia, del diritto ecc; I sistemi implicati, l'utente singolo, un gruppo familiare, gruppi di famiglie, e le diverse categorie: bambini, adolescenti, anziani, disabili, immigrati, poveri, adulti, genitori, colleghi, volontari ecc
26 CARATTERISTICHE DEL PROCESSO D'AIUTO il tempo elemento fondamentale lo spazio le tecniche (i metodi, le procedure, le abilità, le competenze, le pratiche utilizzate dall'assistente sociale)
27 CARATTERISTICHE DEL PROCESSO D'AIUTO gli strumenti professionali (i colloqui, le visite domiciliari, i colloqui interprofessionali, le riunioni con altri professionisti, la gestione della documentazione, i rapporti con il volontariato gli aspetti organizzativi (le norme interne, il carico di lavoro, l'orario di lavoro, le risorse)
28 IL PROCEDIMENTO METODOLOGICO Lo schema circolare: prassi-teoria-prassi (Dal Pra Ponticelli pag. 49) Altri contributi: Milena Lerma, Franca Ferrario, Annamaria Campanini
29 LA DIMENSIONE CONOSCITIVA/VALUTATIVA La valutazione richiede molta cura e attenzione. Tre categorie di problemi: intrapersonali; interpersonali; intrasistemici (mancanza di informazioni circa la presenza di opportunità e risorse)
30 LA DIMENSIONE CONOSCITIVA/VALUTATIVA il modello della Ferrario ed i suoi fuochi di attenzione: la richiesta, la segnalazione, la contestualizzazione della richiesta, le aspettative della persona, le modalità di invio. la richiesta può essere generica/specifica; semplicità (interpretazione lineare) /complessità (lettura sistemica della richiesta)
31 LA DIMENSIONE CONOSCITIVA/VALUTATIVA l'importanza dell'informazione e del segretariato sociale il coinvolgimento dei familiari la segnalazione al Servizio Sociale (da persone estranee, operatori di altri servizi, da enti diversi, dall'autorità giudiziaria) e l'analisi di attendibilità e contenuti la richiesta di aiuto spontanea
32 LA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA la valutazione psico-sociale e le aree di esplorazione Sociale comportamentale relazionale economica ambientale psico-fisica
33 LA DEFINIZIONE DEL PROBLEMA la valutazione psico-sociale e le aree di esplorazione Il disagio giovanile, adolescenziale, dei bambini, i genitori. Le fasi dell essere famiglia: Il ciclo vitale delle famiglie Gli strumenti: un es. IL GENOGRAMMA
34 LA DIAGNOSI SOCIALE le teorie di riferimento la restituzione la sintesi diagnostica
35 LA DIMENSIONE PROGETTUALE DEVE PREVEDERE: obiettivi tempo risorse professionalità organizzazione fattibilità atti amministrativi (iter burocratici)
36 LA RELAZIONE E LE SUE CARATTERISTICHE l'assistente Sociale spesso è il primo interlocutore della famiglia la comunicazione, lo stile personale, la valigia dell'operatore, la consapevolezza di sè, il setting, ecc
37 ELEMENTI FONDAMENTALI DEL PROGETTO Gli strumenti: le prestazioni professionali dirette le prestazioni professionali indirette le prestazioni di servizio le prestazioni di volontariato
38 ELEMENTI FONDAMENTALI DEL PROGETTO PRESTAZIONI INTEGRATIVE. Finalizzate a migliorare le condizioni della persona per vivere nel proprio contesto di vita (es. lavanderia, trasporto, telesoccorso, ecc) PRESTAZIONI SOSTITUTIVE: soluzioni alternative alla famiglia (es. affidamento familiare, comunità, casa di riposo, ecc)
39 GLI INTERVENTI di tipo socio-relazionale di tipo socio-assistenziale (prestazioni integrative, prestazioni sostitutive) di tipo psico-sociale di tipo preventivo-promozionale di tipo curativo di tipo economico (diverse tipologie di contributi)
40 LA DIMENSIONE REALIZZATIVA/OPERATIVA IL CONTRATTO: definisce l adesione dell utente al progetto d intervento. Può assumere la valenza scritta (formale) od orale (informale) Nel contratto convergono i tre attori principali: l utente (e la sua famiglia), l assistente sociale e il servizio
41 LA VERIFICA E LE CONCLUSIONI le variabili in gioco eventi improvvisi mancano le risorse nuove disponibilità e nuove risorse le fasi e il carattere di elasticità e flessibilità riflettere sul significato aspetti su cui verte la verifica indicatori di risultate (evidence based) il rapporto tra utente e assistente sociale la conclusione dimensione delicata e complessa da gestire
42 LA RELAZIONE SOCIALE: UNO STRUMENTO OPERATIVO VISTO ATTRAVERSO L'ILLUSTRAZIONE DI CASI CASO 2 (relazioni inviate alla Magistratura minorile) dimensioni in gioco: è la famiglia ad attivarsi direttamente chi legge una relazione misure penali l'allontanamento dalla famiglia e l'inserimento in comunità
43 LA RELAZIONE SOCIALE: UNO STRUMENTO OPERATIVO CASO 3 (relazione alla Procura di una famiglia straniera) CASO 4 (relazione psico-sociale alla Procura per avere precise prescrizioni di aiuto e sostegno all'esercizio della genitorialità
44 LA TUTELA DEI MINORI organi della giustizia e servizi sociali La casistica il dibattito sulla natura dei rapporti fra Servizi Sociali e Tribunale per i Minorenni (pag. 93/ 94) il Sistema degli Enti Locali, il Sistema Giudiziario (Procure presso i Tribunali per i minorenni e gli stessi Tribunali) la struttura del Tribunale per i Minorenni e le sue competenze
45 LA TUTELA DEI MINORI gli impegni del Servizio Sociale quando segnalare il DPR 448/88 Il processo penale minorile l'esigenza educativa del minore diventa criterio di valutazione l'accertamento della personalità del minore
46 LA TUTELA DEI MINORI il recupero del minore servizi minorili dell'amministrazione della giustizia la messa alla prova i processi penali dei minorenni la relazione scritta
47 STRALCI DI RELAZIONE CASO 5: Mario e Luca CASO 6: Fatima CASO 7: Sofia CASO 8: Aldo
metà anni '50 il modello del group-work;
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