LA COMPENSAZIONE - di Salvatore Rovella -
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- Nicoletta Gilda Quarta
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1 LA COMPENSAZIONE - di Salvatore Rovella - Questa volta affrontiamo un argomento tra i più importanti e tra i più complessi che possiamo trovare nel nostro sport: la compensazione. In particolare ci riferiremo alla compensazione forzata dell orecchio medio, dato che esistono altri tipi di compensazione che ora non tratteremo. PREMESSA Darò per scontata l anatomia dell orecchio, perciò se qualcuno trovasse difficoltà sui termini usati, potrà scrivermi per avere chiarimenti o, più semplicemente, cercare su un qualunque libro di subacquea. PERCHE SI DEVE COMPENSARE? Ricordiamo che l orecchio medio è contenuto in una cavità ossea, quindi indeformabile (il suo volume non può variare), e piena d aria; inoltre l unica via di accesso dell aria all orecchio medio, rappresentata dalla Tromba (o Tuba) di Eustachio, rimane solitamente chiusa e isola completamente l orecchio medio dall ambiente esterno. Spiegato in poche parole, accade che quando ci immergiamo la pressione esterna aumenta (un atmosfera ogni 10 metri di profondità circa), mentre quella dell orecchio medio rimane costante, essendo quest ultimo indeformabile ed isolato. Tale differenza di pressione spinge il timpano ad introflettersi verso l orecchio medio e, se non si ristabilisce l equilibrio, con una differenza di pressione di 0,4 0,5 atm il timpano si rompe. Lo scopo della compensazione è quindi quello di riportare il timpano in equilibrio immettendo aria nell orecchio medio attraverso la Tromba di Eustachio. QUANDO SI DEVE COMPENSARE? La compensazione va effettuata ogniqualvolta se ne senta la necessità. Non bisogna arrivare a sentire dolore, perché sarebbe troppo tardi, ma appena si avverte un leggerissimo fastidio è bene compensare. Oltretutto, più è bassa la differenza di pressione da riequilibrare, più è facile compensare. MANOVRE DI COMPENSAZIONE Esistono sostanzialmente tre diverse maniere di compensare, anche se apneisti ad altissimo livello stanno cominciando ad utilizzare anche nuovi metodi, soprattutto per i record No Limits. I metodi sono: Valsalva, Marcante-Odaglia (meglio noto all estero come Frenzel), manovre di contrazione e movimento. IL VALSALVA Prende il nome da chi cominciò per primo ad utilizzare questa tecnica, anche se non per scendere sott acqua. Consiste nel chiudere le narici con le mani e, tenendo chiusa anche la bocca, nel far aumentare la pressione polmonare, come se volessimo espirare. L aumento della pressione dell aria in tutte le vie aeree, ed in particolare nella zona rino-faringea, fa si che le Trombe di Eustachio si aprano e consentano all aria di raggiungere l orecchio medio, ristabilendo l equilibrio. Questa è la manovra più semplice da effettuare e, per i meno esperti, è anche la più efficace. I difetti sono che essa costringe ad un grande impegno muscolare, che in apnea vorremmo evitare, e che, soprattutto, causa sbalzi di pressione ripetuti all apparato cardio-circolatorio; questo, col passare degli anni, potrebbe causare qualche inconveniente. 1/5
2 IL MARCANTE-ODAGLIA (O FRENZEL) Anche questo nome e derivato da chi per primo codificò questa manovra. Su questa molti fanno confusione. Si effettua anche questa con le narici chiuse e consiste nell utilizzare la lingua come una pompetta per comprimere l aria solo nelle vie aeree superiori. Non è facile descrivere questo manovra solo a parole. Dobbiamo chiudere le vie aeree inferiori (ed è proprio quello che facciamo stando in apnea) e muovere la lingua come quando deglutiamo; poggiamo la lingua sull interno degli incisivi superiori, cercando però di tenerla staccata dal palato, in modo da contenere quanta più aria possibile in quella zona della bocca. Poi avviciniamo la lingua al palato, finché non rimane più aria tra di essi, sempre senza staccare la punta della lingua dagli incisivi. Tutta l aria che prima era contenuta nella bocca si sposterà verso l alto, ovvero verso il naso e, se le narici sono chiuse, ciò farà aumentare la pressione nel rino-faringe e spingerà aria nell orecchio medio. Fate attenzione che l aria possa muoversi verso l alto evitando di chiudere il palato molle (che ostruisce il passaggio dell aria tra bocca e naso), come spesso avviene mentre siamo in apnea. I pregi di questa manovra sono molti. Il primo è che l impegno muscolare è minimo. Inoltre si effettua molto rapidamente e, se si è pratici, si ottengono pressioni paragonabili al Valsalva. Inoltre il vantaggio di questa manovra si avverte quando si va profondi: il Valsalva, dovendo comprimere l aria nei polmoni, diventa impossibile da effettuare quando questi sono già molto compressi dalla pressione idrostatica. Per questo in profondità si può utilizzare solo il Marcante- Odaglia. Quando si prova questa manovra a secco può capitare di effettuare un Valsalva senza accorgersene; per essere sicuri che si sta effettuando il Marcante-Odaglia, invece del Valsalva, provate a compensare in completa espirazione. Se riuscite a compensare, sicuramente state effettuando la manovra di Marcante-Odaglia. Per alcuni può accadere che la leggera pressione della machera sul naso sia sufficiente a creare quel contrasto minimo da consentire di compensare senza usare le mani. In questo caso, comunque, la manovra è sempre la stessa ed il passagio dell aria nell orecchio medio è dovuto all innalzamento della pressione del rino-faringe. ALTRE MANOVRE Alcuni hanno una particolare sensibilità nei muscoli che intervengono nella compensazione e riescono ad aprire le Trombe di Eustachio senza far aumentare la pressione nelle vie aeree. Ciò può avvenire muovendo leggermente la testa o la lingua oppure contraendo alcuni piccoli muscoli del retro-bocca. Se le Trombe di Eustachio si aprono anche solo per un secondo questo basta per compensare, visto che comunque la pressione dell aria nei polmoni e nelle vie aeree superiori è in equilibrio con l esterno. Queste sono le manovre che tutti vorremmo utilizzare, essendo poco traumatiche per l orecchio, veloci ed economiche da effettuare e soprattutto perché non impegnano le mani. Nessuno può immergersi senza compensare, perciò se vedete qualcuno che scende senza portare le mani al naso, probabilmente compensa così. Anche queste persone più fortunane, in ogni caso, è bene che si allenino a compensare con altri metodi, perché in particolari situazioni, o per discese più profonde, può accadere che senza mani non si riesca a compensare. ALLENARE LA COMPENSAZIONE Ebbene sì, anche la compensazione si può allenare e migliorare. Non solo, si può anche imparare a compensare senza usare le mani! Non è vero che o si sa fare per natura o non si imparerà mai. Certo, non è così rapido ed immediato, ma conosco molte persone che hanno imparato. Come tutti i movimenti che possiamo effettuare, dalla corsa, al nuoto, al suonare il pianoforte, al pinneggiare, anche la compensazione si può allenare e migliorare. 2/5
3 La Ginnastica Tubarica (ginnastica per le Tube di Eustachio), introdotta da Apnea Academy nei corsi di apnea da alcuni anni, è senz altro utilissima e consente, se effettuata con costanza, notevoli miglioramenti. Provare per credere! COMPENSARE IN RISALITA? E ovvio che in risalita il fenomeno dell aumento della pressione esterna che ci costringe a compensare si inverte. La pressione idrostatica diminuisce ed il timpano tenderebbe ad estroflettersi. Per riportare l equilibrio non bisogna fare niente! La differenza di pressione tra l orecchio medio ( alta pressione) e l esterno ( bassa pressione) fa sì che l aria defluisca da sé. Non bisogna tenere le mani sul naso e non bisogna fare nessuna manovra. EVENTUALI PROBLEMI? Ribadiamo che se non si riesce a compensare in discesa, e se si insiste a scendere, il timpano si rompe. Non si può scendere forzando. Se si avverte che il fastidio all orecchio aumenta troppo, si risale; non si deve mai arrivare a sentire dolore. Se il timpano si dovesse rompere, si avvertirebbe ovviamente un forte dolore, ma soprattutto avremmo fortissimi vertigini e totale perdita dell orientamento. Questo si verifica perché le strutture presenti nell orecchio interno sono molto sensibili agli sbalzi di temperatura. Tra gli organi che vi si trovano, abbiamo appunto quelli che presiedono all analisi dell equilibrio e dell orientamento. Per chi va con le bombole è sufficiente fermarsi ed aspettare un po. Quando l orecchio interno si abitua alla nuova temperatura le vertigini si attenuano. E evidente che in apnea una situazione del genere diventa molto problematica; dobbiamo risalire e il tempo a nostra disposizione non è poi tanto. Consideriamo anche il fatto che in questa eventuale situazione la nostra apnea si ridurrà drasticamente. Le manovre da eseguire sono lo sgancio della zavorra e la risalita seguendo il cavo, magari usando le braccia. Comunque, ripeto, basta non sforzare il timpano per evitare di crearci questi problemi, che potrebbero avere anche conseguenze tragiche. Se abbiamo difficoltà a compensare, perché siamo per esempio un po raffreddati, può accadere che sforzandoci molto, riusciamo alla fine a far passare aria dalle tube. Così facendo, però, corriamo il rischio di mandare, insieme all aria, del muco nell orecchio. Questo, in fase di risalita, rischia di ostruire il defluire dell aria dalla cavità ossea e, potenzialmente, può portare alla rottura del timpano per estroflessione. Vale, anche in questo caso, il consiglio di prima: non sforzate la compensazione. Se un giorno avete qualche difficoltà, prima di provare nuovamente, lavate bene le narici con acqua di mare, sempre che sia pulita (non fatelo in Bocca d Arno!), così siete sicuri che non manderete muco nell orecchio medio. Dopodiché provate nuovamente a scendere, senza forzare. Se non ci riuscite, credo che sia bene rinunciare all immersione. A volte può capitare che in discesa o in risalita si avverta una breve vertigine, che dura solo un secondo o poco più. Se è solo un fenomeno sporadico (e comunque momentaneo) si tratta di quella che viene definita Vertigine Alternobarica. In pratica si tratta di una momentanea differenza di pressione tra i due orecchi medi e questo, stimolando i centri dell equilibrio in maniera falsata, provoca questo piccolo disturbo. SE SI ROMPE IL TIMPANO? Il timpano, fortunatamente, tende a rimarginarsi spontaneamente. Questo anche perché in genere esso non si sfonda completamente, ma piuttosto si stacca in qualche punto dalla parete o si lacera leggermente. Naturalmente la visita dall otorino è d obbligo; egli ci prescriverà quasi certamente anche degli antibiotici, a causa dei microrganismi che sono penetrati nell orecchio 3/5
4 medio. In 15 giorni circa il timpano è rimarginato ed in un paio di mesi possiamo tornare un acqua. Può darsi comunque che rimanga una piccola cicatrice sul timpano, abbassando di qualche decibel il nostro udito relativamente a determinate frequenze. LA MASCHERA? Come tutti saprete già anche la maschera va compensata. Non ve lo scordate! Il palato molle, di solito, tende e chiudersi quando siamo in apnea e, isolando la zona del naso e della maschera, fa sì che essa inizi a diminuire di volume all aumentare della pressione. Se si insiste e se la depressione nella maschera diventa elevata, a parte la possibile rottura di qualche capillare dell occhio (colpo di ventosa), si ha l impossibilità a compensare l orecchio, rimanendo anch esso isolato e quindi a pressione minore rispetto all esterno e alle vie aeree inferiori. I SENI Le altre cavità ossee presenti all interno del naso, ovvero i seni, di solito si compensano da sé; sono collegati con canali abbastanza grossi e quasi sempre aperti. Dico quasi sempre, perché in caso di raffreddore, rinite o sinusite, tendono a chiudersi. Se l aria non entra nei seni mentre state scendendo, il dolore sarà così forte da farvi capire che non è il caso di andare oltre. Basta anche un metro per provare fitte terribili. Non confondete questo con qualche dolore ad un dente, causato magari da un otturazione mal fatta. Nella maggior parte dei casi il dolore dei seni mascellari si propaga fino ai denti. L ostruzione di un seno, comunque, è molto più probabile di un otturazione fatta male. SANGUE DAL NASO Se forzate la compensazione, soprattutto per i seni, può capitare di rompere qualche capillare e di notare una perdita di sangue dal naso. Non allarmatevi. Se è solo dovuto a questo, non ci dovrebbero essere molti problemi. Comunque interrompete l immersione e tenete sotto controllo il fenomeno. Nel caso sia alquanto consistente, fatevi visitare da un otorino. SE AVETE PROBLEMI ALLE STRUTTURE NASALI Non sono un otorino, ma ne conosco di molto bravi, e credo che la stragrande maggioranza dei problemi che possiate avere alle strutture nasali, come deviazioni del setto, speroni, ipertrofia dei turbinati, ecc., possa essere risolta con un operazione ad hoc. Abbiate però l accortezza di rivolgervi ad un esperto del settore. Non tutti gli otorini sono esperti di subacquea e possono non aver chiari con esattezza i meccanismi che entrano in gioco nelle immersioni. Quindi per la scelta, abbiate naso! CURIOSITA Giusto per solleticare la vostra voglia di sapere, diamo qualche accenno alla tecnica di compensazione che alcuni degli atleti No Limits stanno cominciando ad adottare. Loro scendono a testa in alto, per cui la compensazione risulta più facile, in quanto l aria, tendendo a salire, è facilitata nel suo percorso verso le orecchie. Inoltre la maggior pressione a livello del torace, rispetto al livello della testa, aiuta ancora un po. Questo è ovviamente vero solo a parità di profondità rispetto ad una discesa a testa in basso. E chiaro che compensare a 130 metri non è proprio così banale. La densità dell aria è 14 volte superiore e la pressione schiaccia decisamente. Cosa hanno quindi pensato? In pratica fanno così: a quote intorno ai 90 metri tolgono il tappanaso e fanno allagare le vie aeree superiori. Con la velocità di discesa che hanno, la pressione dell acqua che entra nel naso riesce a spingere l aria attraverso le Tube. Inoltre il fatto che una parte dello spazio all interno del naso venga occupato da acqua (incomprimibile) fa sì che aumenti il volume d aria a disposizione per la compensazione. Certo, questa manovra richiede un minimo di pratica.. 4/5
5 ALLENARE LA COMPENSAZIONE PROFONDA L unico metodo per allenarsi a compensare quando si è in profondità è provare e riprovare a farlo. Un ottimo metodo è quello di scendere alla quota in cui abbiamo difficoltà non a pinne ma in assetto variabile, tirati da una piccola zavorra, oppure tirandosi giù a braccia lungo il cavo. Ciò ci darà quella piccola autonomia in più per consentirci una o due prove. Quando arrivate alla quota prestabilita, afferrate il cavo, rilassatevi, avvicinate il mento al torace e concentratevi sulla manovra da eseguire. La posizione della testa è fondamentale per il buon esito della compensazione. Se è iperestesa (ovvero inclinata all indietro) la compensazione risulta impossibile, quindi tenetela in linea col corpo. Controllate anche di avere la maschera ben compensata e, negli ultimi metri di discesa, compensate magari una volta in più. RILASSAMENTO E COMPENSAZIONE Sarò chiaro e conciso: se sott acqua non si è rilassati è molto difficile compensare. Non spiegherò ora i meccanismi che intervengono, ma sappiate che quello che ostacola o impedisce la compensazione quando scendiamo profondi è solo la mancanza di rilassamento e il non sentirsi a proprio agio a quelle quote. Questo è un meccanismo inconscio di autodifesa del nostro organismo. Infatti quando ci troviamo a quote a cui non siamo abituati e cerchiamo di scendere comunque perché siamo cocciuti, il nostro corpo ci impedisce di andare oltre bloccandoci la compensazione. Avete presente l istinto di conservazione..... Il diaframma riveste un ruolo fondamentale in questo. Se ad una certa quota cominciamo a sentirci strizzati e non abbiamo più aria per compensare le orecchie è solo perché non ci sentiamo a nostro agio; gli addominali si contraggono, il diaframma non si rilassa e non consente all aria dei polmoni di andare verso le orecchie. L allenamento delle tecniche di respirazione e di rilassamento, anche queste molto curate e sviluppate da Apnea Academy, insieme con un adeguato allenamento alla discesa, riescono a risolvere qualsiasi problema. L importante è fare tutto con gradualità e soprattutto sotto la guida di un istruttore esperto. CONSIDERAZIONI PERSONALI Ogni tanto, scrivendo, tendo a far percepire che raggiungere determinate quote sia piuttosto facile. Questo è vero, ma va fatto nella giusta maniera. Non ci si improvvisa profondisti. Non si può andare in acqua da autodidatta. L apnea non è un gioco. Bisogna sempre e comunque stare bene in acqua e non si può scendere con la forza. Apnea è, prima di tutto, benessere, rilassamento, sicurezza interiore, consapevolezza. Sono stato anch io autodidatta, anche perché un po di anni fa non si poteva fare altrimenti, ma adesso che ci sono così tanti validi istruttori in giro, non ha più senso far tutto da sé. L istruttore vi insegna le tecniche di immersione, ma soprattuto vi trasmette quello che deve essere il giusto approccio ed il giusto rapporto con il mare. Non si ricerca mai la profondità per il puro gusto di essere andati più giù degli altri. La profondità raggiunta non è la misura di quanto siete bravi. Questo tipo di mentalità è pericoloso e vorrei che sparisse. Soprattutto nella pesca subacquea, evitate la corsa al profondo. Ha senso correre così gravi rischi per prendere qualche pesce in più? Quanti dei pescatori in immersione hanno un valido compagno d acqua sopra la testa? C è chi ha fatto dell apnea la sua ragione di vita, chi vive solo con questo, e pure non ha mai corso questo tipo di rischi. Forse proprio perché sapeva bene cosa stava facendo. 5/5
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