CORSO DI COSTRUZIONI ZOOTECNICHE

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI FEDERICO II DIPARTIMENTO DI AGRARIA CORSO DI COSTRUZIONI ZOOTECNICHE Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecnologie delle Produzioni Animali ANNO ACCADEMICO I ANNO I SEMESTRE Prof.ssa Stefania Pindozzi stefania.pindozzi@unina.it AGR/10 Costruzioni Rurali e Territorio Agroforestale 1

2 Le stalle per i suini Si distinguono in: Ingrasso Riproduzione Con ingrasso dei nati in azienda (ciclo chiuso) Solo vendita dei suinetti (ciclo aperto) 2

3 Caratteristiche degli allevamenti Allevamento da ingrasso più semplice da gestire (quasi tutto automatizzato); da gestire solo deiezioni quando il pavimento non è fessurato. Molto importante è il controllo sanitario (occhio esperto dell allevatore) L allevamento da riproduzione è invece più delicato e complesso 3

4 Caratteristiche degli allevamenti Suddivisione fisica dei locali destinati a: 1. Fecondazione 2. Gestazione 3. Parto e svezzamento 4. Post-svezzamento Negli allevamenti a ciclo chiuso si aggiunge anche: 5. Ingrasso 4

5 Caratteristiche degli allevamenti È da preferire la separazione fisica degli ambienti (ragioni sanitarie, di rispetto delle esigenze degli animali, gestionali ed organizzative dell allevamento) condizioni di microclima ottimali per le diverse esigenze 5

6 Esigenze microambientali dei suini 6

7 Dati caratteristici del ciclo riproduttivo dei suini Durata ciclo estrale 21 giorni Durata Gravidanza 115 giorni Prima fecondazione - Età 5 7 mesi - Peso kg Numero di parti/anno Numero di suinetti a parto 10 Peso dei suinetti alla nascita kg 7

8 Distinzione dei suini in categorie Categoria di Peso vivo Lattonzoli : nascitasvezzamento Lattoni: svezzamento 25 kg Magroncelli: kg Magroni: kg Grassi: kg Categoria di tipo Riproduttivo Scrofette: dalla Pubertà (6 7 mese) al 1 parto Scrofe : da Riproduzione dopo il 1 parto Verretti : destinati alla riproduzione (7-8 mese) Verri : da Riproduzione dopo il 1 accoppiamento 8

9 Norme minime per la protezione dei suini A partire dal 1 gennaio 2013 la Direttiva europea Direttiva 2001/93/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini deve essere applicata a tutte le aziende agricole dell'unione europea. Anche l'italia, come gli altri 27 stati membri, ha recepito la suddetta Direttiva con il Decreto Legislativo n. 53/2004 «Attuazione della direttiva n. 2001/93/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini» che ha modificato il precedente Decreto Legislativo n. 534/92. 9

10 «Art Tutte le aziende devono soddisfare almeno i seguenti requisiti: a) le superfici libere a disposizione di ciascun suinetto o suino all'ingrasso allevato in gruppo, escluse le scrofette dopo la fecondazione e le scrofe, devono corrispondere ad almeno: 1) 0,15 mq per i suini di peso vivo pari o inferiore a 10 kg; 2) 0,20 mq per i suini di peso vivo compreso tra 10 e 20 kg; 3) 0,30 mq per i suini di peso vivo compreso tra 20 e 30 kg; 4) 0,40 mq per i suini di peso vivo compreso tra 30 e 50 kg; 5) 0,55 mq per i suini di peso vivo compreso tra 50 e 85 kg; 6) 0,65 mq per i suini di peso vivo compreso tra 85 e 110 kg; 7) 1,00 mq per i suini di peso vivo superiore a 110 kg; 10

11 «Art Tutte le aziende devono soddisfare almeno i seguenti requisiti: b) le superfici libere totali a disposizione di ciascuna scrofetta dopo la fecondazione e di ciascuna scrofa qualora dette scrofette o scrofe siano allevate in gruppi, devono essere rispettivamente di almeno 1,64 mq e 2,25 mq. Se i suini in questione sono allevati in gruppi di: 1) meno di sei animali, le superfici libere disponibili devono essere aumentate del 10%; 2) 40 o più animali, le superfici libere disponibili possono essere ridotte del 10 %; 11

12 (Art. 3 1 ) c) le pavimentazioni devono essere conformi ai seguenti requisiti: 1) per le scrofette dopo la fecondazione e le scrofe gravide una parte della superficie di cui alla lettera b), pari ad almeno 0,95 mq per scrofetta e ad almeno 1,3 mq per scrofa, deve essere costituita da pavimento pieno continuo riservato per non oltre il 15% alle aperture di scarico; 2) qualora si utilizzano pavimenti fessurati per suini allevati in gruppo: a) l'ampiezza massima delle aperture deve essere di: 1) 11 mm per i lattonzoli; 2) 14 mm per i suinetti; 3) 18 mm per i suini all'ingrasso; 4) 20 mm per le scrofette dopo la fecondazione e le scrofe; b) l'ampiezza minima dei travetti deve essere di: 1) 50 mm per i lattonzoli e i suinetti; 2) 80 mm per i suini all'ingrasso, le scrofette dopo la fecondazione e le scrofe. 12

13 (Art. 3 2; 3; 4 ) 2. E' vietato costruire o convertire impianti in cui le scrofe e le scrofette sono tenute all'attacco, nonchè il relativo utilizzo. 3. Le scrofe e le scrofette devono essere allevate in gruppo nel periodo compreso tra quattro settimane dopo la fecondazione e una settimana prima della data prevista per il parto. I lati del recinto dove viene allevato il gruppo di scrofe o di scrofette devono avere una lunghezza superiore a 2,8 m. Allorche' sono allevati meno di 6 animali i lati del recinto dove viene allevato il gruppo devono avere una lunghezza superiore a 2,4 m. 4. In deroga alle disposizioni di cui al comma 3, le scrofe e le scrofette allevate in aziende di meno di 10 scrofe possono essere allevate individualmente nel periodo indicato nel medesimo comma 3, a condizione che gli animali possano girarsi facilmente nel recinto. 13

14 Ciclo della porcilaia da parto 15

15 Il reparto fecondazione Fecondazione Il reparto fecondazione è occupato dai verri e dalle scrofe in attesa di fecondazione e fino alla fecondazione confermata Condizioni ottimali: T = C (T da temere> C, ridotto appetito e fertilità, aumento del periodo di interparto) Urel max = 75 % Illuminazione naturale (effetto positivo della luce solare sull estro) 16

16 Il reparto fecondazione Fecondazione ATTENZIONE: T > C (T da temere> C, ridotto appetito e fertilità, aumento del periodo di interparto con ritardi dell estro dopo il parto; periodo critico per la scrofa nei riguardi delle alte temperature è quello immediatamente successivo all inseminazione) 17

17 L alloggiamento dei verri Fecondazione Rapporto 1 verro / 25 scrofe (oggi fecondazione artificiale) Requisiti: Spaziosità Vicinanza ai box delle scrofe (ridurre gli spostamenti, evidenza degli stati di calore delle scrofe) 18

18 L alloggiamento dei verri Fecondazione Allevati in box individuali Dimensioni del box: Larghezza 2,5-3m Lunghezza 3m 8/9mq/capo consente adeguato esercizio fisico (per tono muscolare) Il box ha generalmente un paddock esterno La divisione dei box per verri è realizzata con elementi metallici (soluzione preferita per favorire contatto con le scrofe e per una buona circolazione d aria) o in muratura h>1,5m Pavimentazione più favorevole è in cemento (grigliato in zona di defecazione 1/3 box) 19

19 L alloggiamento dei verri Fecondazione Con fecondazione artificiale si dispongono lungo la parete della stalla dei verri stimolatori del calore in box individuali di 6 m 2. Tali box sono alternati a quelli delle scrofe in attesa del calore e della fecondazione, perché la vista e l odore del verro favorisce la venuta un calore delle femmine. I verri riproduttori sono ospitati in un locale separato in box individuali di maggiori dimensioni (8 m 2 ; lato minore non inferiore a 2,6 m) con pavimento grigliato per 1/3 e pieno per 2/3. 20

20 Alloggiamento dei verri Fecondazione Con fecondazione naturale non cambia nulla per i verri stimolatori del calore. In questo reparto i verri riproduttori sono ospitati in un locale specifico con vari box singoli (b) per verri e box da monta (a) di 10 m 2 (lato minore non inferiore a 3,5 m). 21

21 L alloggiamento delle scrofe nel reparto fecondazione Fecondazione Le scrofe in attesa di fecondazione e di conferma della gravidanza possono essere sistemate in box multipli o individuali 22

22 Il box individuale Fecondazione Nel box la scrofa è libera anche se in uno spazio ristretto e senza la possibilità di girarsi. Ha una struttura in acciaio; è delimitato da battifianchi in tubolare metallico verticale o orizzontale con luci inferiori a 50 mm per facilitare la vista degli altri animali ma non il contatto Vantaggi: Controllo sanitario più accurato Individuazione del calore, accertamento della gravidanza Fecondazione Elimina fenomeni di competitività fra le femmine Consente l alimentazione individuale 23

23 Il box individuale Fecondazione Dimensioni medie: Larghezza 0,65-0,70m Lunghezza 1,7-1,9m Pavimentazione: Avanti la mangiatoia è in battuto cementizio coibentato Nella parte posteriore (oltre 1,2-1,5m) è in grigliato per l allontanamento delle deiezioni Sono preferibili dispositivi anti-impennata superiori 24

24 Il box multiplo Fecondazione Box multiplo con superficie di 2,5 m 2 / capo (superfici inferiori -1,5mq- solo in caso di paddock esterno). Ospita fino a 8-10 scrofe; se di più risulta difficoltoso l individuazione del calore 25

25 Il box multiplo Fecondazione Realizzati generalmente in profilati metallici con h = 1,1-1,2m Climatizzazione meno rigorosa rispetto ai box individuali in cui gli animali sono costantemente fermi 26

26 Il reparto di fecondazione Schema costruttivo Fecondazione Alternanza tra scrofe e verri (per favorire il contatto sensitivo) Se la conferma di gestazione è nello stesso locale: Ai lati box per verri e box multipli per scrofe in attesa del salto) Al centro 1 o 2 file di box individuali per scrofe in attesa di conferma Soluzioni costruttive variano in funzione del sistema di allontanamento delle deiezioni Box multipli con pavimentazione piena e corridoio di defecazione sterno disposizione dei box individuali groppa a groppa (unico canale all interno) Box multipli su grigliato box individuali groppa a groppa e testa a testa Corsia di servizio per gli spostamenti dei verri: Larghezza min = 1,2m Pavimentazione antiscivolamento 27

27 Il reparto di fecondazione Tipologia planimetrica Fecondazione Porcilaia per la fase di fecondazione con: A) 7 box da 6 posti ciascuno per le scrofe in attesa del calore; B) 48 gabbie singole per scrofe/scrofette inseminate ed in attesa della diagnosi di gravidanza; C) 3 box singoli per i verri; D) 3 box da 8 posti ciascuno per le scrofette in attesa del calore. 28

28 Reparto gestazione Gestazione Negli allevamenti con più di capi è indispensabile un apposito reparto gestazione Tempo di permanenza media delle scrofe gravide è c.a 80d (fino a qualche giorno prima del parto) Requisiti: Tranquillità (alloggiamento individuale e microclima ottimale) per limitare mortalità embrionale e aborti Optimum termico C (tmin = 14 C per box con pavimentazione piena e 16 C per box grigliato) 30

29 Stabulazione individuale Gestazione L elevato costo delle attrezzature induce gli allevatori ad usare la stabulazione individuale (box singolo) solo per il primo periodo di gestazione; Viene realizzata attraverso gabbie individuali (poste individuali) In entrambi i casi, le tipologie sono le stesse del reparto di fecondazione 31

30 Stabulazione individuale Gestazione E una posta chiusa su tutti i lati dove la scrofa, libera, ha a disposizione uno spazio esiguo (2,2 m x 0,7 m) che le consente di sdraiarsi, alzarsi e, in modo molto limitato, avanzare e indietreggiare. 32

31 Gestazione in box multiplo (generalità) Gestazione La gestazione delle scrofe in box multiplo è largamente diffusa per il minore costo di impianto, specie nei grossi allevamenti, e anche perché, dopo la prima fase di gestazione, la scrofa è meno sensibile agli stress (minori rischi di competitività). I gruppi sono composti da pochi capi (6-10) per limitare la competitività e l aggressività delle scrofe (alimentazione individuale gestita da computer a partire dagli anni 80). 33

32 Il box multiplo Gestazione Dimensionamento: 2,5mq/capo Box con pavimento pieno e zona di riposo coincidente con quella di alimentazione, ma divisa dalla corsia di defecazione. E una soluzione tradizionale ma ancora molto diffusa, presenta due zone nettamente distinte: una di alimentazione-riposo e l altra di defecazione (esterna o interna). 34

33 Box con poste singole di alimentazione Soluzione intermedia tra la stabulazione in gruppo e quella singola. Lo scopo della gabbia di alimentazione è quello di garantire ad ogni animale il regolare consumo della propria razione alimentare. La posta è limitata da battifianchi lunghi 2,2 m e distanziati 0,5 m, per garantire tranquillità alle scrofe durante i pasti, ma la tempo stesso impedire che le scrofe entrino contemporaneamente nella gabbia. Appena la scrofa entra nella gabbia il cancello si chiude automaticamente, ma il cancello si riapre non appena la scrofa indietreggia per uscire. 35 Gestazione

34 Schemi costruttivi Gestazione Per gestazione tradizionali, con box o poste singole: 2 file testa a testa e corsia di alimentazione centrale e corsie di servizio laterali 2 file groppa a groppa, con corsia di servizio centrale e corsie di alimentazione laterali (larghezza del locale con 2 ordini di poste = 7,8m) A 4 ordini di poste con disposizione centrale testa a testa o groppa a groppa (larghezza del locale con 4 ordini di poste = 13-14m) Corsia di alimentazione: larghezza 0,80-1m per movimentazione degli animali 36

35 Reparto maternità Parto Ospita contemporaneamente 2 categorie di animali: Scrofe Suinetti Le categorie sono caratterizzate da esigenze climatiche diverse Requisiti: Tranquillità in fase di: Parto Allattamento Elevata igiene dei locali e dei singoli alloggiamenti 37

36 Reparto maternità Parto Aspetti microclimatici: T per suinetto subito dopo la nascita C T per scrofa in attesa di parto 15 C T per scrofa in lattazione C Integrazioni termiche per l area del box a disposizione dei suinetti «il nido» mediante: Riscaldamento a pavimento (circolazione di acqua calda in tubazioni) A lampade ad infrarossi 38

37 Settore parto allattamento Parto Prevede la presenza di box parto allattamento che consente la convivenza in uno spazio limitato di animali dalle esigenze termiche notevolmente diverse : la scrofa (20 C) ed i suinetti nelle prime settimane di vita (34 C). Il box parto deve garantire la sicurezza dei suinetti evitando che la scrofa, sdraiandosi, li schiacci. Si individuano nel box parto un area per l alloggiamento della scrofa (gabbia parto) e delle aree ad esclusivo uso dei lattonzoli; fra queste ultime assume importanza la zona di riposo (nido) con riscaldamento localizzato. 39

38 Zona parto Parto Isolamento della scrofa in box singoli per: Contrazione delle superfici coperte (da 7-8mq/capo per scrofe libere a 4-4,5mq/capo per gabbie parto) Riduzione mortalità suinetti per schiacciamento Maggiore tranquillità delle scrofe Configurazione classica: scrofa confinata nella zona centrale, in struttura metallica, e zone laterali per suinetti Posta aperta posteriormente 40

39 Zona parto Parto Le dimensioni del box parto standard sono: Larghezza 1,60-1,70m Lunghezza 2,5-2,6m Superficie 4,0-4,4mq Le zone laterali sono a disposizione dei suinetti e hanno larghezza pari a 0,40-0,50m Esistono box irregolari, che assicurano maggiori spazi ai suinetti Esistono box con nido anteriormente alla mangiatoia (box più lunghi ma maggiore possibilità di movimento sui due lati del box per i suinetti) 41

40 Zona parto Parto Classificazione dei box parto: Sopraelevati Appoggiati sul canale di raccolta delle deiezioni Sopraelevati: adottati nella ristrutturazione di locali esistenti Appoggiati: soluzione preferita per migliori condizioni di stabulazione garantite all animale e per il minor costo 42

41 Il box parto 43

42 Zona parto Parto PAVIMENTAZIONE Grigliato (consente di contrarre gli indici di lavoro del 50% - non lettiera con 0,4-0,7Kg paglia/suinetto) Piena eventualmente per zona del nido e parte anteriore della gabbia Grigliato differente per: Suinetti (luci < 10mm) Scrofa (luci < 15-20mm) 44

43 Zona parto Parto GESTIONE BOX PARTO A fine allattamento allontanamento di scrofa e suinetti Post-svezzamento nel box parto (allontanata solo la scrofa, suinetti in loco fino a 25kg) Tecnica 40/90, prolungamento della permanenza dei suinetti nel box fino a 40-45kg Dimensionamento del box parto: Post-svezzamento 2,5mq (10 suinetti) 40/90 4,0mq 45

44 Zona parto Parto SCHEMI COSTRUTTIVI 1 sala parto contiene generalmente fino a 24 box parto Si può arrivare a 48 per i grandi allevamenti (oltre scrofe) Nella sala parto i box sono allineati in due file (groppa a groppa o testa a testa) in genere larghezza 6-7,5m corsia di alimentazione 1,0-1,2m di larghezza corsie di servizio 0,80-1,0m di larghezza 46

45 Reparto post-svezzamento Postsvezzamento Svezzamento tradizionale: iniziava a 8 settimane (13-14kg) Oggi: svezzamento precoce: 21d (5-7kg del lattonzolo) Opinioni contrastanti Lo Svezzamento è comunque un momento molto delicato per il suino (stress): cambio di ambiente e di alimentazione Soluzione post svezzamento aiuta, ma ha costi elevati perché mantiene occupato il box parto per più tempo T da C a C (in 4 settimane) Ur 60/70% da non superare 80% (diarree e peggioramento delle performances) 47

46 Reparto post-svezzamento Postsvezzamento GABBIE POST SVEZZAMENTO TRADIZIONALI Generalmente di tipo sopraelevato Piano di calpestio degli animali a +0,4-0,8m da suolo (pulizia) Anche soluzioni appoggiate sulle canalette per deiezioni H recizioni 0,6-0,75 (vedersi ma non saltare) Fronte mangiatoia 0,10m/lattonzolo, con separatori per evitare competizione alimentare Pavimentazione del box in grigliato (metallico) con luci < 10-20mm Riscaldamento in cappe radianti 48

47 Reparto post-svezzamento Postsvezzamento SCHEMI COSTRUTTIVI Disposizioni delle gabbie da post-svezzamento: Allineamento in 1 o 2 file longitudinali Allineamento in + file parallele al lato inferiore Corsie di servizio 0,8m (addetti e distribuzione mangime) 49

48 Reparto rimonta RIMONTA Le femmine destinate alla rimonta possono essere interne o acquistate Isolate dai 100d di età in appositi locali per trattamento alimentare adeguato e idonea ginnastica funzionale Scrofette da rimonta allevate in box con pavimentazione piena e corsia di defecazione sterna o con pavimentazione grigliata parziale o totale Disposizione classica: Due file di box, parallele all asse longitudinale, corridoio di alimentazione centrale (larghezza 1,0-1,4m o minore per distribuzione automatica degli alimenti) 50

49 Reparto ingrasso INGRASSO L ingrasso costituisce la fase finale del ciclo produttivo dei suini Il suino è portato al peso di macellazione: Per salumificio kg Per macelleria kg 51

50 Reparto ingrasso INGRASSO Per razionamento alimentare si distinguono, comunque 2 fasi: 1. La fase di pre-ingrasso (fino ai 50-60kg) 2. La fase di ingrasso vero e proprio (fino al peso finale) 52

51 Criteri organizzativi INGRASSO La distinzione cosa comporta nell articolazione dell azienda? Si devono prevedere locali differenziati in funzione: Delle differenze alimentari delle differenti superfici da destinare rispettivamente ai: soggetti appena svezzati (dimensioni minori) quelli maturi (dimensioni maggiori) È inoltre buona norma mantenere (se possibile) la stessa composizione dei gruppi di animali per tutto il ciclo (in questo modo i due gruppi rimangono separati) 53

52 Criteri organizzativi INGRASSO Il sistema di stabulazione per suini all ingrasso è, infatti, attuato: per gruppi In box multipli In modo da consentire il necessario movimento ed una vita più naturale rispetto ai box individuali 54

53 Parametri ambientali INGRASSO La regolazione dei parametri ambientali deve essere tale da consentire l estrinsecazione della massima potenzialità produttiva degli animali Microambiente ottimizzato: Per pre-ingrasso particolarmente delicato è il parametro temperatura Ur meno influente, ma cmq al di sotto dell 80% 55

54 I box per l ingrasso INGRASSO All interno di un box per l ingrasso si distinguono 3 zone (anche fisicamente separate tra loro), che riflettono l articolazione della giornata del suino: Zona di riposo (80% della giornata) Zona di alimentazione (buona parte del 20%) Zona di defecazione 56

55 I box per l ingrasso INGRASSO È importante il tipo di pavimentazione dei box che influenza la superficie unitaria necessaria per un singolo suino in accrescimento 57

56 I box per l ingrasso INGRASSO Mangiatoia Il posizionamento della mangiatoia condiziona lo sviluppo del box in lunghezza o larghezza Fronte mangiatoia proporzionale al peso 58

57 I box per l ingrasso INGRASSO Esempio Box su grigliato totale per 10 capi (genericamente una nidiata di suinetti), destinato alla produzione dei suini pesanti (150/160kg) avrà le seguenti dimensioni: Superficie 10mq Fronte mangiatoia 4,2m Larghezza 2,4m 59

58 La mangiatoia INGRASSO La caratteristica dimensionale più importante per la mangiatoia è la lunghezza unitaria (da 0,2m/capo a 0,42m/capo) La sezione della mangiatoia è generalmente semicircolare (diametro 0,3m) Altezza del bordo anteriore è rapportata alla taglia del suino (per il lato posteriore si possono adottare h maggiori di 0,10m per evitare fuoriuscita del prodotto): Post svezzamento 0,15-0,20m Ingrasso 0,20-0,25m 60

59 La mangiatoia INGRASSO La posizione della mangiatoia dipende dal sistema di distribuzione degli alimenti: Manuale o semimeccanica (parallela alla corsia di servizio) Automatizzata (lungo le pareti divisorie laterali dei box dà maggiori libertà di movimentazione dei capi)) 61

60 La mangiatoia INGRASSO Non vi sono particolari differenze rispetto al pastone liquido: Posizionamento della mangiatoia sulle pareti trasversali di separazione La mangiatoia è frontale in caso si distribuzione manuale o semi-meccanica 62

61 La mangiatoia INGRASSO In alternativa alle mangiatoie tradizionali longitudinali si possono prevedere: Mangiatoie circolari Mangiatoie con alimentazione ad libitum 63

62 La mangiatoia INGRASSO Mangiatoia circolare Sono generalmente del diametro di mm Sono idonee all alimentazione di 10 animali contemporaneamente A volte sono montato anche degli abbeveratoi La forma dei box non è vincolata (non necessariamente rettangolare stretta, ma anche quadrata o poligonale) 64

63 La mangiatoia INGRASSO Mangiatoia ad libitum - pastone liquido Diffuse con diffusione di alimentazione liquida Erogazione continua del pastone liquido Comando di erogazione per mezzo di un sensore di livello Unica mangiatoia di dimensioni limitate per un box con una ventina di capi 65

64 La mangiatoia INGRASSO Mangiatoia ad libitum mangia e bevi Usate nell alimentazione a secco Presenza di abbeveratoio nella tramoggia in cui viene erogato l alimento Soddisfa le esigenze dei suini senza creare competitività 66

65 Distribuzione dell alimento INGRASSO Gli alimenti e le modalità adottate per la loro somministrazione incidono sulle performance e sullo stato di salute degli animali allevati, come evidenzia la direttiva 98/58/CE che così recita: Agli animali deve essere fornita un alimentazione sana adatta alla loro età e specie, e in quantità sufficiente a mantenerli in buona salute e a soddisfare le loro esigenze nutrizionali. Gli alimenti e i liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni. Inoltre, la direttiva 2008/120/CE stabilisce che tutti i suini devono essere nutriti almeno una volta al giorno. 67

66 Distribuzione dell alimento INGRASSO L'alimento può essere somministrato: in modo razionato oppure ad libitum (a volontà). La scelta tra i due sistemi dipende dall'età del suino e dall'indirizzo produttivo, oltre che dal tipo di formulazione adottato. 68

67 Distribuzione dell alimento alimentazione razionata INGRASSO Con l alimentazione razionata, ossia effettuata a pasti distribuiti nella giornata, si deve assicurare un sufficiente fronte al truogolo ad ogni suino. L impossibilità di accedere contemporaneamente all'alimento, infatti, peggiora le performance dei soggetti più deboli del gruppo e aumenta la disomogeneità del box. 69

68 Distribuzione dell alimento ad libitum INGRASSO Con la somministrazione ad libitum l'alimento è sempre presente nelle mangiatoie o nei truogoli e i suini vi possono accedere con continuità. Pertanto è possibile contenere il fronte della mangiatoia al 20-30% rispetto a quello necessario per la somministrazione razionata. 70

69 71

70 Distribuzione dell alimento La necessità di un rigoroso razionamento alimentare per le scrofe gestanti è uno dei motivi della diffusione delle soluzioni stabulative con posta singola, nelle quali si evita ogni problema derivante dalla competizione alimentare. L'alimento, secco o in broda, viene somministrato meccanicamente in truogoli comuni, in mangiatoie singole o anche a terra, a seconda del tipo di stabulazione e delle attrezzature previste. 72

71 Distribuzione dell alimento Nel caso di truogoli lineari occorre prevedere un fronte di almeno 0,5 m per ogni scrofa alloggiata, mentre per quelli circolari un fronte di almeno 0,36 m. Nella gestazione, soprattutto nella seconda fase che fa seguito all'accertamento della gravidanza, sono stati recentemente introdotti sistemi elettronici che prevedono la distribuzione individualizzata dell'alimento secco per mezzo di autoalimentatori. 73

72 Distribuzione dell alimento Modalità di distribuzione: A terra In mangiatoia In mangiatoia con autoalimentatori Non ci sono preferenze tra dieta secca o fluida 74

73 Distribuzione dell alimento A terra Adottato con alimenti secchi scaricati direttamente sulla pavimentazione del box con: Sistemi manuali Sistemi meccanici Non è prevista la mangiatoia (vantaggio per i vincoli dimensionali) Svantaggi: Maggiore competitività alimentare Maggior spreco di mangime Maggiore polverulenza ambientale (per scarico da altezze elevate- - superabile con scarichi fin quasi a terra) 75

74 Distribuzione dell alimento A terra Effettuata tramite tramogge sospese sui box di forma e capacità diversa dei contenitori per ciascun box (in funzione del n suini) e delle caratteristiche di scarico: puntuale (al centro del box di forma quadrata) Lineare (trasversalmente al box, parallelo al corridoio centrale) Dosaggio volumetrico Svantaggio: distribuzione non contemporanea di alimentazione e conseguente agitazione degli animali) 76

75 Distribuzione dell alimento In mangiatoia Necessità per evitare competizioni: Realizzare un unica mangiatoia Mettere a disposizione degli animali uno spazio lineare sufficiente ad ospitarli tutti contemporaneamente Preferibile l utilizzo di divisori (tempi di alimentazione diversi per ciascun animale) La distribuzione è effettuata 2v/d o anche 3v/d se abbinata a un programma di illuminazione prolungato della porcilaia 77

76 Distribuzione dell alimento In mangiatoia Distribuzione degli alimenti con: apparati meccanici a controllo volumetrico, diversi a seconda del reparto (per box singoli, dosatore per ciascun animale; per box multipli dosatore per ciascun box o per 2 in contemporanea Apparati meccanici con sistema di trasporto centralizzato con distribuzione degli alimenti nelle singole mangiatoie per mezzo di tubazioni di calata (non si può differenziare distribuzione box per box) 78

77 Distribuzione dell alimento In mangiatoia Con alimentazione liquida: Preparazione del pastone in vasca a miscelazione meccanica con dosaggio meccanico dei componenti Alimento pompato in tubazioni di plastica nei singoli box Scarico nelle mangiatoie con apertura di una valvola di scarico 79

78 80

79 Distribuzione dell alimento In mangiatoia con autoalimentazione Stazioni di auto alimentazione che distribuiscono sia mangimi solidi che liquidi 81

80 Distribuzione dell acqua Modalità In mangiatoia Con abbeveratoi 82

81 Distribuzione dell acqua Modalità in mangiatoia Per alimentazione umida, per inumidire gli sfarinati Tipologie: A tazza (preferibili quelli a pressione rispetto a quelli a livello costante) 1 tazza per 4/5 animali a valvola di pressione (posizionati ad altezza variabile a seconda delle dimensioni dei suini) 1 valvola per 10 capi 83

82 Distribuzione dell acqua Fabbisogno di acqua Varia in funzione delle condizioni climatiche Del livello alimentare Delle caratteristiche dell acqua 84

83 Asportazione delle deiezioni Trattamenti: Depurazione, con sensibile diluizione dei reflui per una migliore funzionalità dell impianto biologico Fertirrigazione, si contiene al minimo la diluizione (pulizia a secco) per minimizzare i costi dello stoccaggio e del successivo spandimento 85

84 Asportazione delle deiezioni Tecniche di asportazione delle deiezioni liquide: Lavaggio manuale Allontanamento per gravità Allontanamento per tracimazione Vasche a ribaltamento Ricircolo dei liquami Pulizia meccanica 86

85 Asportazione delle deiezioni Lavaggio manuale Pavimentazione piena, assenza di corsie di defecazione esterna Indici di lavoro elevati Sensibile diluizione dei liquami Si consiglia uso di idropulitrici ad alta pressione 87

86 Asportazione delle deiezioni Allontanamento per gravità Pavimentazione con grigliato con sottostanti vasche di accumulo Problemi di: sedimentazione flottazione di parte della frazione solida delle deiezioni Umidità ambientale Presenza di gas di fermentazione delle deiezioni 88

87 Asportazione delle deiezioni Tracimazione Analoga a bovini (ma sedimentabilità maggiore) 89

88 Asportazione delle deiezioni Vasche di ribaltamento (flushing) Usato per pulizia delle corsie di defecazione esterne delle porcilaie Pulizia realizzata dall acqua scaricata da vasconi basculanti (1-2mc) posti all estremità della corsia Sistema valido per canali < 1,5m di larghezza e 40m di lunghezza Frequenza di lavaggio: ogni 2h Elevata diluizione delle deiezioni 90

89 Asportazione delle deiezioni Ricircolo dei liquami Come per bovini 91

90 Asportazione delle deiezioni Pulizia meccanica Sistema a ruspetta (tipico degli allevamenti di ovaiole) Raschiatori a farfalla 92

91 LE TIPOLOGIE COSTRUTTIVE INGRASSO Distinguiamo: Box su pavimentazione piena Box su pavimentazione piena con corsia esterna di defecazione Box su grigliato Box su lettiera 93

92 Box su pavimentazione piena INGRASSO Superati: richiedono grandi quantità di acqua per pulizia Odori molesti Solo in caso di trattamento dei liquami tale pavimentazione può essere giustificata 94

93 Box su pavimentazione piena con corsia esterna di defecazione INGRASSO Molto usata nel nostro Paese Compromesso tra: garantire pavimentazione preferita dall animale Sufficiente grado di pulizia della stalla Per garantire emissioni accettabili: pavimentazione interna dotata di opportuna pendenza per facile deflusso dell acqua di lavaggio (almeno 1%) Pulizia frequente dei box Corsia esterna in grigliato e larghezza c.a 2m (corsie più grandi consentono allontanamento di tutti gli animali per pulizia, ma hanno costi maggiori) Dotazione idrica comunque elevata Problema di protezione dal freddo della corsia esterna 95

94 Box su pavimentazione piena con corsia esterna di defecazione INGRASSO 96

95 Box su grigliato INGRASSO Grigliato in c.a. precompresso Box su grigliato totale: con sottovasca profonda di accumulo delle deiezioni Vantaggi: Riduzione della superficie unitaria necessaria Migliore pulizia degli animali Drastica riduzione della quantità dei liquami (no operazione di lavaggio box) Svantaggi: Necessità della ventilazione forzata in caso di accumulo di deiezioni sotto-grigliato 97

96 Box su grigliato INGRASSO Grigliato in c.a. precompresso Box su grigliato parziale: compromesso tra pavimentazione piena e grigliato Zona centrale in pavimentazione piena (50% sup.tot.) e due zone laterali in grigliato Zone in grigliato prevedono asportazione giornaliera delle deiezioni con tecnica del ricircolo 98

97 Il pavimento fessurato L'impiego dei pavimenti fessurati nell'allevamento dei suini ha preso le mosse da esigenze di tipo ambientale, in particolare per limitare l utilizzo dell'acqua nelle operazioni di pulizia e allontanamento delle deiezioni dalle aree di stabulazione. La pulizia a secco delle porcilaie ha rappresentato un'importante evoluzione nel modo di allevare: alla riduzione dei consumi idrici si aggiunge il vantaggio della minore diluizione dei liquami, con benefici in termini di costi di stoccaggio, trasporto e spandimento sui campi. 99

98 Il pavimento fessurato I pavimenti fessurati sono utilizzati per l'allevamento dei suini riproduttori (scrofe, scrofette e verri) e di quelli in accrescimento e ingrasso, sia in stabulazione individuale (gabbie per scrofe gestanti), che collettiva. La pavimentazione fessurata è realizzata mediante lastre prefabbricate di calcestruzzo armato poste in opera sui muri perimetrali che delimitano le sottostanti fosse, o su travi sostenute da pilastri. 100

99 Box su lettiera INGRASSO Tipologie: Lettiera a rimozione frequente Lettiera permanente Lettiera profonda Lettiera inclinata 101

100 Box su lettiera INGRASSO Lettiera a rimozione frequente Spargimento con frequenza giornaliera o al massimo trisettimanale di paglia sul pavimento e nella frequente rimozione Sup/capo = 1,40mq Consumo di paglia > 0,5kg/d/capo Letame con ottime caratteristiche Negativo: onerosità delle operazioni di asportazione 102

101 Box su lettiera INGRASSO Lettiera permanente Paglia distribuita sull intera superficie del box pari a 1,4mq/capo Tener presente del livello variabile della lettiera ai fini del posizionamento delle mangiatoie All inizio del ciclo si predispone uno strato di 20cm di paglia Si fanno aggiunte di paglia ogni 2-3 settimane Asportazione del letame è a fine ciclo, usando mezzi meccanici Non è compatibile con alimentazione liquida Adatta per suini leggeri 103

102 Box su lettiera INGRASSO Lettiera profonda Le deiezioni non sono asportate più o meno frequentemente, ma inglobate in lettiera e degradate grazie a processi fermentativi che vi si instaurano Lettiera è costituita 70-90cm trucioli di legno Lettiera è smossa 1v/settimana per areare la massa e favorire il processo di degradazione aerobico a 15-20cm di profondità e a 35 C La superficie, per effetto dell evaporazione resta fresca, asciutta e inodore Richiesta ventilazione forzata 1v/anno va rimosso e asportato lo strato superiore 0,20-0,25m e rinnovato Vantaggi: Controllo degli odori Benessere degli animali Eliminazione dei liquami 104

103 Box su lettiera INGRASSO Lettiera inclinata Si individuano 2 zone: Riposo-alimentazione (pendenza del 4-6%, con piccole quantità di paglia che, per il calpestio degli animali, scendono velocemente nella zona di defecazione) Defecazione (la paglia si mescola alle deiezioni nel letame che defluisce fino a cunetta munita di convogliatore meccanico per trasporto in concimaia) 105

104 Box su lettiera INGRASSO Lettiera inclinata Superficie totale del box (comprese le due zone) pari almeno a 0,6mq/capo fino al peso di 80kg ed a 1,2mq/capo oltre. Ulteriore soluzione: zona di defecazione orizzontale e pulizia meccanica ad opera di un raschiatore Elevata produzione di ammoniaca ventilazione forzata 106

105 La lettiera a paglia Le norme riguardanti il benessere degli animali e gli effluenti zootecnici hanno portato allo studio e alla sperimentazione di tecniche d'allevamento innovative, che prevedono l impiego di lettiere di paglia, in alternativa a sistemi di stabulazione più tradizionali. Il principale vantaggio nell utilizzarle riguarda certamente l'ambiente d allevamento meno stressante, che può comportare una riduzione delle morsicature a code e/o orecchie. La lettiera, infatti, fornisce un arricchimento ambientale impareggiabile, con il quale i suini possono manifestare appieno comportamenti naturali (grufolazione, masticazione, pulizia del corpo). Un altro importante vantaggio è il maggiore comfort termico durante il periodo invernale: a parità di peso dei suini da ingrasso e di livello alimentare della razione, ad esempio, la temperatura critica inferiore viene abbassata di 5-7 C rispetto alla stabulazione su pavimento fessurato. Infine, bisogna considerare il risparmio nei costi d investimento - in quanto gli edifici sono semplici, privi di fosse per i liquami e quasi mai dotati di impianti per il controllo ambientale - e la produzione di letame in sostituzione totale o parziale del problematico liquame. 107

106 La lettiera a paglia 108

107 La lettiera a paglia Per contro, l allevamento su lettiera impone una maggiore superficie per capo rispetto alle tipologie tradizionali di porcilaia, allo scopo di mantenere la lettiera in condizioni accettabili di pulizia, e presenta maggiori oneri di manodopera per le operazioni di distribuzione, cura e asportazione. Inoltre, durante il periodo estivo possono insorgere problemi legati alla difficoltà di dispersione del calore da parte dei suini allevati su paglia; per questo motivo è molto importante che i ricoveri siano di tipo aperto, per favorire il massimo ricambio d'aria. La lettiera è utilizzabile per ogni categoria suina (scrofa gestante e in maternità, suinetto in post-svezzamento, suino in accrescimento e ingrasso) e secondo differenti schemi progettuali. In modo particolare si addice ai suini da svezzamento e da ingrasso e alle scrofe in gestazione. 109

108 La lettiera a paglia Le superfici unitarie di stabulazione consigliate per questa tipologia d allevamento sono pari a 3,3 m 2 /capo, di cui 2,1 m 2 /capo a lettiera. In alternativa, per le scrofe gestanti è possibile utilizzare grandi gruppi dinamici, in cui è prevista un ampia zona di riposo a lettiera permanente e una zona di alimentazione-defecazione a pavimentazione piena o fessurata, con l'impiego di impiantidi alimentazione elettronica per il razionamento individuale. Le superfici unitarie di stabulazione consigliate per questa tipologia d allevamento sono pari a circa 2,7 m 2 /capo, di cui 1,6 m 2 /capo a lettiera. Nella tipologia di box a lettiera permanente la paglia viene aggiunta regolarmente (ogni 1-2 settimane) e la lettiera viene rimossa generalmente alla fine del ciclo d allevamento, mediante trattore munito di caricatore a benna. 110

109 Reparto ingrasso schemi costruttivi Problemi di dimensionamento dei box non sono complessi, attenzione al fronte mangiatoia e superfici Più complesso è il sistema di asporto delle deiezioni Sistema più diffuso: 2 ordini di box, con corsia di servizio centrale (pavimentazione piena, e pavimentazione piena e corsia di defecazione in grigliato) Con 3-4 ordini di box, in genere si predilige il box in grigliato totale, con 3 corsie di sevizio - minori superfici complessive attenzione a climatizzazione! (ricambio d aria e ventilazione) 111 INGRASSO

110 Criteri da seguire per la progettazione (fonte CRPA) La definizione planimetrica dell'insediamento, ovvero la reciproca dislocazione dei diversi fabbricati di produzione e di servizio, ha grande influenza sui costi di produzione dell azienda, per gli evidenti effetti sull organizzazione e sulla produttività del lavoro, sull efficienza gestionale e sulla sicurezza sanitaria. 112

111 Aspetti essenziali dell assetto Gli aspetti essenziali che devono essere considerati nella definizione dell assetto planimetrico dell'allevamento sono: 1. il flusso di animali, planimetrico 2. il movimento degli operatori e dei mezzi meccanici e 3. la distinzione fra zone pulite e zone sporche. 113

112 Aspetti essenziali dell assetto planimetrico 1. Il flusso di animali Per quanto riguarda il movimento dei gruppi di suini (ingresso e uscita dall allevamento e spostamento da un settore all altro), l'aspetto prioritario è la reciproca collocazione delle diverse porcilaie, in modo da ottenere un movimento a senso unico per il ciclo svezzamento-ingrasso; Inoltre è importante predisporre punti di accoglienza dei suini in arrivo, in partenza e di quelli morti (quarantena, zona di raccolta, celle frigorifere). 114

113 Addetti 2. Il movimento degli operatori e dei mezzi meccanici Gli addetti all'allevamento devono massimizzare la componente produttiva del tempo lavorativo; in particolare, deve essere agevolato il controllo degli animali e degli impianti. Pertanto è necessario rendere più comodo ed efficiente lo svolgimento di tutte le operazioni di routine, prevedendo una collocazione logica dei fabbricati di produzione e di servizio, al fine di limitare i tempi necessari per gli spostamenti. 115

114 Movimentazione dei mezzi meccanici 2. Il movimento degli operatori e dei mezzi meccanici Anche la movimentazione dei mezzi meccanici destinati al trasporto di animali e cose (alimenti, attrezzature, ecc.) deve essere attentamente valutata, con lo scopo di garantire sempre un agevole transitabilità e adeguati spazi di manovra. La rete viaria aziendale, inoltre, dovrebbe permettere la netta separazione dei mezzi interni (trattori e muletti) da quelli esterni (autotreni per il trasporto di suini e di alimenti). 116

115 Predisposizione di ingressi controllati 3. La distinzione fra zone pulite e zone sporche. Altro aspetto rilevante è la predisposizione di ingressi controllati e di zone filtro, così come la collocazione delle zone sporche (quarantena, infermeria, stoccaggio liquami, raccolta animali morti) nelle aree perimetrali dell insediamento, preferibilmente al di fuori della recinzione principale. 117

116 Sistemazione a verde dell'insediamento Infine, un occhio di riguardo andrebbe prestato alla sistemazione a verde dell'insediamento, in una realtà che sempre più vuole l azienda zootecnica adeguatamente inserita nel paesaggio rurale. Le finalità non sono solo estetiche abbellimento dell insediamento, mascheramento di strutture a forte impatto negativo come le vasche liquami fuori terra ma anche funzionali protezione delle porcilaie dall irraggiamento solare, limitazione del surriscaldamento delle aree esterne a ridosso del perimetro dei fabbricati, ecc. 118

117 La progettazione di un centro suinicolo Dimensione del centro condiziona il sistema gestionale Differenza sostanziale tra il piccolo ed il grande allevamento è la suddivisione delle scrofe in gruppi o no Con la suddivisione delle fattrici in gruppi numericamente uguali si ha il vantaggio di poter attuare il vuoto sanitario nei diversi locali L allevamento a gruppi richiede la sincronizzazione degli estri gruppo per gruppo (ottenibile con slattamento simultaneo) delle nidiate Gli sfalsamenti tra gruppi sono generalmente di 7d (> 200 scrofe) e21d (per < 200 scrofe) 119

118 Indice di parto Allo stato attuale l interparto ottimale sarebbe di 150 giorni; Riducendo ulteriormente lo svezzamento, aumentano le perdite per mortalità più di quanto si guadagna in numero di parti Ip= Numero parti anno medi=365/ interparto In teoria Ip=365/150= 2.43 (non dovrebbe perdersi neanche un calore, nessun aborto ecc) In realtà Ip è circa 2.25 (interparto medio 162 d) Con Ip=2.1 (interparto 174 d) la porcilaia è quasi certamente in perdita 120

119 Ciclo della porcilaia da parto 121

120 Quante gabbie da parto occorrono? Se nella gabbia da parto la scrofa resta mediamente 33 d per parto e il vuoto sanitario fosse fissato in 14 d il periodo di occupazione per parto è di almeno 47 d. Se consideriamo che la saletta parto contiene 6-8 gabbie è probabile che non si riesca a riempire la saletta in 1 giorno. Assumiamo il tempo di occupazione pari a 50 d/parto Se N sono le scrofe della porcilaia e ciascuna partorisce Ip volte l anno, le gabbie saranno: N GabbieParto=N* Ip * 50/365. Ad esempio se N=200 con Ip=2,3 sono necessarie oltre 63 gabbie (ad esempio 11 salette da 6 gabbie) 122

121 Quanti posti nel reparto stimolazione? Le scrofe restano nel reparto circa 32 d (se il controllo eco è fatto nel reparto questo periodo è più lungo). Assumiamo che il 10% delle scrofe abbia un ritorno in calore (fino al 20% è possibile). Il tempo di permanenza sarà mediamente 35 d e ciascuna scrofa lo utilizzerà Ip volte l anno N posti =N* Ip * 35/365 Se N=200 ed Ip= 2.3 N posti fecondazione =

122 Quanti posti in gestazione Mediamente le scrofe ci stanno 85 d e pertanto il N poste gestazione= N*Ip*85/365 Nell esempio N=200 e Ip=2.3 N poste gestazione= 108 N posti fecondazione = 44 N gabbie parto = 66 N posti liberi = =

123 Ciclo delle scrofe e dei suinetti 125

124 Allevamento per suini all ingrasso Più semplice Determinazione del periodo di occupazione di un reparto Determinazione del numero dei posti necessari per ciascun reparto N posti = Pa * Po / 365 Pa = presenze annue nel reparto Po = periodo di occupazione del reparto 126

125 Il dimensionamento dei reparti Allevamento per suini all ingrasso Il numero di capi mediamene presenti nel reparto N capi = Pa * Po / 365 Pa = presenze annue nel reparto Po = effettiva presenza nel reparto dell animale considerato 127

126 Il reparto post-svezzamento Il numero delle presenze annue Pa dipende dal numero delle scrofe nell allevamento N, dal numero di parti/anno Ip e dal numero di suinetti svezzati per scrofa per parto Ns [circa 9,5 nati/(parto*scrofa) ] Pa = N x Ip x Ns Hp: N = 100 capi Pa = 100 x 2,3 x 9,5 = 2185 presenze /anno 128

127 Il reparto post-svezzamento Il periodo di occupazione Po dipende dal peso finale raggiunto. Ipotesi: Peso iniziale = 6 kg Peso finale = 25 kg Tasso di accrescimento giornaliero = 0.45 kg/d Po = (25-6)/ (VS) = 45 d 129

128 Il reparto post-svezzamento Il numero di posti risulta essere: Np= Pa x Po / 365 Np = 2185 x 45 /365 = 269 posti Il numero di animali mediamente presenti nel reparto è pari a: N capi = 100 x 2.3 x 9.5 x 42 / 365 =

129 Reparto magronaggio Al reparto magronaggio arriverà circa il 98% del numero di capi presenti nel postsvezzamento Peso iniziale: 25 kg Peso finale: 45 kg Tasso di accrescimento: 0.55 kg/d Periodo di occupazione: Po= (45-25)/ VS = = 43 d 131

130 Reparto magronaggio Il numero di posti necessario risulta, dunque: N posti = N x Ip x Ns x 0.98 x Po /365 N posti = 100 x 2.3 x 9.5 x 0.98 x 43 / 365 = 252 Pa nel caso di ingrasso è il numero di suinetti acquistati dall esterno 132

131 Reparto ingrasso Il numero di frequenze anno può essere uguale a quello del pre ingrasso. Po dipende dal peso iniziale e finale Pi = 45 kg Pf = 160 kg Tasso di accrescimento giornaliero = 0.70 kg/d Po= (160-45)/ (VS) 133

132 Reparto ingrasso Il numero di posti necessari risulta Nposti = N x Ip x Ns x 0,98 x Po /

133 Schema planimetrico di allevamento suinicolo a ciclo chiuso per la produzione di suini pesanti di 160 kg, con 480 scrofe in ciclo e rimonta prevalentemente interna. 1. Zona filtro per automezzi 2. Zona filtro per uomini 3. Uffici 4. Pesa 5. Carico e uscita suini 6. Ricovero macchine e attrezzi 7. Porcilaia per fecondazione 8. Porcilaia per gestazione 9. Porcilaia per maternità 10. Porcilaia per svezzamento 11. Porcilaia per accrescimento 12. Porcilaia per rimonta 13. Porcilaia per ingrasso 14. Infermeria-isolamento 15. Centrale termica 16. Cabina elettrica 17. Deposito 18. Centro preparazione alimenti 19. Porcilaia per quarantena 20. Deposito e carico animali morti 21. Vasca liquami 135

134 La figura 1 evidenzia le indicazioni fornite, con la presentazione di uno schema di allevamento a ciclo chiuso per la produzione di suini pesanti di 160 kg, con 480 scrofe in ciclo, 545 scrofe in produzione e rimonta interna. L'allevamento illustrato dispone di 520 posti per il comparto fecondazionegestazione (compresa rimonta), 110 box parto allattamento nel settore di maternità, posti nel settore di post-svezzamento, nel settore di accrescimento e nel settore di ingrasso. L'assetto organizzativo prevede una presenza media di circa suini e consente la produzione annua di suini pesanti da inviare al macello. L'insediamento occupa circa m2, con un totale di m2 di superficie coperta dei fabbricati, dei quali per le porcilaie. Da notare che la sola fase di ingrasso necessita del 56% dei posti, costituisce il 50% delle presenze medie, rappresenta più del 70% del peso vivo mediamente presente in allevamento e occupa oltre il 60% della superficie totale delle porcilaie. 136

135 La ventilazione Il controllo ambientale dei ricoveri zootecnici è tema di primaria importanza per l'attività d'allevamento, in quanto da esso dipendono in buona misura la salute e la capacità produttiva degli animali e, di conseguenza, il reddito dell'allevatore. 137

136 La ventilazione La ventilazione apporta l ossigeno, allontana i gas nocivi e le polveri, elimina il vapore acqueo in eccesso e asporta il calore sensibile animale. 138

137 La ventilazione Essa deve garantire un ricambio d aria ottimale nelle diverse stagioni dell anno; per questo occorre calcolare in modo adeguato le portate minima e massima per le condizioni climatiche estreme (inverno ed estate), prevedendo poi sistemi manuali o automatici in grado di variare la portata stessa sulla base dei cambiamenti delle condizioni interne ed esterne. 139

138 La ventilazione Le tecniche di ventilazione adottate nei ricoveri per suini possono affidarsi al movimento dell aria indotto da naturali effetti fisici (ventilazione naturale o statica), oppure prevedere l impiego di ventilatori di vario tipo azionati da motori elettrici (ventilazione artificiale o dinamica). 140

139 Stimolazione 141

140 La ventilazione naturale Questa tecnica è apprezzata per la sua semplicità e per il fatto che non comporta consumi elettrici elevati; I consumi possono essere anche nulli, se non è previsto un sistema di regolazione automatico. La ventilazione naturale sfrutta la forza ascensionale termica dell'aria (effetto camino) e i movimenti dell'aria causati dal vento (effetto vento). 142

141 La ventilazione naturale L'effetto camino risulta evidente soprattutto d inverno, quando la differenza di temperatura fra interno ed esterno è maggiore, e tende a incrementarsi all'aumentare del dislivello fra uscite e ingressi dell'aria. 143

142 Stimolazione 144

143 La ventilazione naturale L'effetto vento, che risulta poco controllabile in quanto i moti convettivi orizzontali sono influenzati da molti fattori, è però fondamentale nel periodo estivo; infatti in presenza di adeguate aperture di ventilazione è in grado di muovere grandi masse d'aria anche con un vento di velocità modesta (0,5 m/s). 145

144 La ventilazione naturale Le uscite dell'aria, preferibilmente collocate in corrispondenza del colmo del tetto, possono essere realizzate mediante una fessura continua protetta dalla pioggia (cupolino), oppure con una serie di camini di ventilazione. Per evitare che il vento influisca negativamente sulla ventilazione è consigliabile proteggere le uscite d'aria mediante appositi deflettori. Le prese d'aria sono poste sulle pareti laterali e possono essere costituite da finestre o da aperture chiudibili con reti frangivento. 146

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