Ascrizioni di credenza

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Ascrizioni di credenza"

Transcript

1 L argomento della lezione Università degli Studi di Milano Ascrizioni di credenza Proposizioni strutturate Sandro Zucchi n questa lezione, presento l analisi delle ascrizioni di credenza basata sulla teoria delle proposizioni strutturate a la Russell-Mill. n particolare, presenterò la formulazione di questa teoria proposta da Soames (1987). Mostrerò come questa teoria evita alcuni dei problemi per l approccio dei mondi possibili alle ascrizioni di credenza. nfine, esaminerò alcuni problemi a cui invece la teoria va incontro. 1 2 Significato e condizioni di verità Proposizioni strutturate Nell approccio dei mondi possibili, la proposizione espressa da un enunciato in un contesto è identificata con le sue condizioni di verità, ovvero l insieme dei mondi possibili che lo rendono vero. Come abbiamo osservato, questa identificazione sembra inizialmente plausibile a causa del fatto che conoscere il contenuto di un enunciato in un contesto, ovvero la proposizione che esso esprime, comporta conoscere le circostanze che lo rendono vero in quel contesto. Ma da questo fatto non segue che la proposizione espressa da un enunciato consista nelle sue condizioni di verità. La proposizione espressa da un enunciato potrebbe essere qualcosa che determina le condizioni di verità, senza essere identica ad esse. Questa è una possibilità che diversi autori hanno esplorato. Qui, presento la teoria sviluppata da Soames (1987) sulla base di questa idea. La mossa di Soames (e di altri teorici prima di lui) è questa: caratterizzare la proposizione espressa da un enunciato S come un complesso strutturato i cui costituenti sono i contenuti semantici dei costituenti semanticamente significanti di S. (Soames 2005) Prima di vedere in dettaglio come Soames (1987) propone di strutturare le proposizioni, dobbiamo però fare un detour. Un detour sulla semantica dei nomi propri. 3 4

2 Una domanda centrale sui nomi propri Teorie descrittiviste A quanto pare, noi usiamo nomi propri come Aristotele, Socrate e Conan Doyle per parlare di Aristotele, di Socrate e di Conan Doyle. Per esempio, asserendo la frase (1) noi asseriamo di Socrate che era calvo: (1) Socrate era calvo Una teoria dei nomi propri deve spiegare come questo sia possibile: come è possibile che nomi propri come Aristotele, Socrate e Conan Doyle ci permettano di parlare di Aristotele, di Socrate e di Conan Doyle? Sono state proposte diverse teorie per spiegare come funzionano i nomi propri. niziamo considerando le cosiddette teorie descrittiviste. Questa è la domanda centrale a cui una teoria dei nomi deve rispondere. 5 6 Bertrand Russell su Socrate La teoria dei nomi propri di Russell... i nomi che usiamo comunemente, come Socrate, sono in realtà abbreviazioni di descrizioni.... Quando usiamo la parola Socrate, in realtà stiamo usando una descrizione. l nostro pensiero può essere reso con un espressione come il maestro di Platone, o il filosofo che bevve la cicuta, o la persona di cui i logici asseriscono che è mortale. Russell ( ) L idea di Russell, dunque, è che nomi propri ordinari come Aristotele, Socrate e Conan Doyle siano abbreviazioni, e quindi sinonimi, di descrizioni definite (espressioni della forma il\lo\la così e così ). Secondo questa teoria, ad esempio, il significato dell enunciato (1) potrebbe essere reso dall enunciato (2): (1) Socrate era calvo (2) l filosofo che bevve la cicuta era calvo 7 8

3 La teoria dei nomi propri di Frege Una versione dell approccio descrittivista alla semantica dei nomi è stata suggerita in precedenza da Gottlob Frege (1892). Secondo Frege, i nomi propri, come anche altre espressioni, sono dotati di un senso e di una denotazione. Per esempio, il senso di un nome proprio come Aristotele potrebbe essere espresso dalla descrizione il discepolo di Platone e maestro di Alessandro Magno oppure l filosofo nato a Stagira e maestro di Alessandro Magno. La denotazione di un nome proprio è l individuo (se c è) che soddisfa la descrizione che esprime il senso del nome. Nel caso del nome proprio Aristotele, ad esempio, la denotazione del nome sarebbe l individuo che gode della proprietà di essere discepolo di Platone e maestro di Alessandro Magno (oppure l individuo che gode della proprietà di essere un filosofo nato a Stagira e maestro di Alessandro Magno). Tornando a Russell Prima di analizzare alcune conseguenze desiderabili dell approccio descrittivista alla semantica dei nomi, torniamo all idea di Russell secondo cui i nomi propri ordinari sono sinonimi con descrizioni. Russell, come d altra parte Frege, pensava alla propria teoria dei nomi come parte di una teoria più ampia che includeva, tra le altre cose, anche una teoria delle descrizioni definite. Vediamo come funziona la teoria delle descrizioni definite di Russell La teoria delle descrizioni definite di Russell Secondo Russell, l enunciato (2) è un abbreviazione di (3) (che a sua volta equivale a (4)): (2) l filosofo che bevve la cicuta era calvo (3) Esiste almeno un individuo che era un filosofo e bevve la cicuta, ed esiste al più un individuo che era un filosofo e bevve la cicuta, e chiunque era un filosofo e bevve la cicuta era calvo. (4) Esiste almeno un individuo x tale che x era un filosofo e bevve la cicuta, e per ogni y se y è un filosofo e bevve la cicuta, allora x è uguale a y, e x era calvo. 11 Combinando le teorie A questo punto, possiamo mettere insieme la teoria dei nomi propri di Russell con la sua teoria delle descrizioni. Secondo Russell, nomi propri ordinari come Socrate sono abbreviazioni di descrizioni. Per esempio, il significato di (1) potrebbe essere reso da (2): (1) Socrate era calvo (2) l filosofo che bevve la cicuta era calvo Ma, secondo Russell, (2) è un abbreviazione di (3). Dunque, per Russell (1) è un abbreviazione di (3): (3) Esiste almeno un individuo che era un filosofo e bevve la cicuta, ed esiste al più un individuo che era un filosofo e bevve la cicuta, e chiunque era un filosofo e bevve la cicuta era calvo. 12

4 La risposta alla domanda centrale secondo Russell Abbiamo detto che una teoria dei nomi propri deve spiegare come è possibile che nomi propri come Aristotele, Socrate e Conan Doyle ci permettano di parlare di Aristotele, Socrate e Conan Doyle. Siamo ora in grado di vedere come la teoria di Russell risponde a questa domanda. Secondo la teoria di Russell, un nome proprio come Socrate può essere usato per parlare di Socrate in virtù del fatto che esiste un unico individuo che gode della proprietà di essere un filosofo che bevve la cicuta, e questo individuo è Socrate. n generale, secondo la teoria di Russell, un nome proprio può essere usato per parlare di un individuo in virtù del fatto che esiste un unico individuo che soddisfa la descrizione che il nome abbrevia. (Torneremo più avanti sulle implicazioni di questo punto). l problema degli enunciati di identità Oltre a dare una risposta alla domanda centrale, l analisi descrittivista dei nomi propri aiuta a risolvere un problema che riguarda gli enunciati di identità sollevato da Frege (1892). Espero e Fosforo sono due nomi del pianeta Venere. Benché siano due nomi dello stesso individuo, è chiaro tuttavia che l enunciato (20) è informativo, mentre l enunciato (21) no: (5) Espero è identico a Fosforo (6) Espero è identico a Espero Come si spiega questa differenza di valore informativo? La soluzione di Frege La soluzione di Frege è questa: (20) e (21) differiscono in valore informativo in quanto i nomi Espero e Fosforo, pur avendo la stessa denotazione, cioè il pianeta Venere, hanno sensi diversi. (20) Espero è identico a Fosforo (21) Espero è identico a Espero Espero è infatti usato per il pianeta Venere quando appare come il pianeta più luminoso nel cielo poco dopo il tramonto. Quindi, è plausibile supporre che il senso di Espero presenti Venere come il pianeta più luminoso nel cielo al tramonto. Fosforo è invece usato per il pianeta Venere quando appare come il pianeta più luminoso nel cielo poco dopo il sorgere del sole. Quindi, è plausibile supporre che il senso di Fosforo presenti Venere come il pianeta più luminoso nel cielo all alba. Dunque, (21) dice una cosa banale, e cioè che il pianeta più luminoso nel cielo al tramonto è identico al pianeta più luminoso nel cielo al tramonto. nvece, (20) dice una cosa niente affatto banale, e cioè che il pianeta più luminoso nel cielo al tramonto è identico al pianeta più luminoso nel cielo all alba. La soluzione di Russell La soluzione di Russell al problema degli enunciati di identità si limita a tradurre nella teoria dei nomi propri di Russell la soluzione proposta da Frege. Per Russell, (20) è un abbreviazione di (7), mentre (21) è un abbreviazione di (8): (20) Espero è identico a Fosforo (21) Espero è identico a Espero (7) l pianeta più luminoso nel cielo al tramonto è identico al pianeta più luminoso nel cielo all alba. (8) l pianeta più luminoso nel cielo al tramonto è identico al pianeta più luminoso nel cielo al tramonto. Dunque, (20) abbrevia un enunciato informativo, mentre (21) no

5 Obiezioni alle teorie descrittiviste dei nomi propri Le teorie descrittiviste dei nomi propri sono state oggetto di diverse obiezioni, che hanno indotto molti filosofi ad abbandonare l approccio descrittivista, o comunque ad abbandonare le formulazioni che abbiamo considerato qui. Queste obiezioni sono state formulate da S. Kripke in una serie di lezioni tenute a Princeton nel 1970 e pubblicate nel 1972 con il titolo Naming and Necessity. Ne esaminiamo alcune. 17 Prima obiezione enunciati necessari Secondo le teorie dei nomi propri di Russell e Frege, i nomi propri sono sinonimi con descrizioni. Supponiamo che il nome Aristotele sia sinonimo con la descrizione il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone. n questo caso, (9) dovrebbe essere sinonimo con (10): (9) Aristotele, se è esistito, è il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone. (10) l filosofo nato a Stagira discepolo di Platone, se è esistito, è il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone. Ma (10) è necessariamente vero. Dunque, se (9) e (10) fossero sinonimi, anche (9) dovrebbe essere necessariamente vero. Questa conclusione è inaccettabile: (9) non è necessariamente vero. nfatti, se le cose fossero andate diversamente, Aristotele potrebbe essere stato discepolo di qualcun altro o potrebbe aver scelto una professione diversa dal filosofo! 18 La radice del problema L obiezione precedente mostra che le teorie di Russell e Frege predicono che certi enunciati sono necessariamente veri, mentre invece non lo sono. l problema sorge perché abbiamo supposto che i nomi funzionino come delle descrizioni, per esempio che il nome Aristotele sia sinonimo con la descrizione il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone. Da questa supposizione, come abbiamo visto, segue che dovrebbe essere una verità necessaria che Aristotele sia il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone. Ma non lo è. l caso di Giona Considerate ora il caso seguente descritto da Kripke:... mentre gli studiosi biblici generalmente ritengono che Giona sia realmente esistito, non solo il racconto del suo essere inghiottito da un grosso pesce, ma anche il racconto del suo andare a Ninive a predicare o qualsiasi altra cosa che è detta nella storia biblica è sostanzialmente falsa. Tuttavia, ci sono ragioni per pensare che questa riguardava un profeta reale. Se avessi il libro giusto con me, potrei iniziare a citare dal libro: Giona, il figlio di Amittai, era un profeta reale, tuttavia eccetera eccetera eccetera. Ci sono ragioni indipendenti per pensare che questa non era una pura leggenda su un personaggio immaginario, ma riguardava un personaggio reale

6 Seconda obiezione riferimento senza descrizioni Perché Kripke ci dice queste cose su Giona? Se riflettiamo sulla storia di Giona, è chiaro che solleva un problema per l approccio descrittivista. nfatti, se gli studiosi biblici hanno ragione, il nome Giona si riferisce a un individuo reale. Ma, a quanto pare, nessuna delle proprietà che noi usiamo per identificare Giona è davvero goduta da Giona. Dunque, non esiste alcuna descrizione definita associata al nome Giona, come noi lo usiamo, che è soddisfatta da Giona. Questo è un problema per le teorie di Frege e Russell: secondo queste teorie, il portatore di un nome è l individuo che soddisfa la descrizione associata al nome. Costruire un mondo La terza e ultima obiezione che presentiamo è basata sulla nozione di verità a un mondo possibile. Per introdurre l obiezione, immaginiamo un mondo possibile un po diverso dal nostro. Supponiamo che il mondo possibile w differisca dal mondo reale, tra le altre cose, perché l individuo che nel mondo reale chiamiamo Aristotele, benché esista in w, non soddisfa in w alcuna proprietà che generalmente attribuiamo ad Aristotele: non è nato a Stagira, non è stato discepolo di Platone, invece di fare il filosofo ha fatto il ciabattino, e così via. mmaginiamo inoltre che in w ci sia un altro tizio, diverso da Aristotele, che però in w soddisfa tutte le proprietà che generalmente attribuiamo Aristotele nel mondo reale: è nato a Stagira, è stato discepolo di Platone, fa il filosofo, e così via. Ok, siamo pronti per formulare la terza obiezione Terza obiezione riferimento e mondi possibili Considerate l enunciato (11): (11) Aristotele amava i cani. Supponiamo di voler stabilire se (11) è vero al mondo w che abbiamo descritto. Chiaramente, per stabilire se (11) è vero a w, quello che dobbiamo fare è determinare se l individuo che chiamiamo Aristotele nel nostro mondo amava i cani nel mondo w. Cosa ami in w l altro tizio che nasce a Stagira ed è discepolo di Platone in w è irrilevante per la verità di (11) in w. Ora, secondo le teorie di Frege e di Russell, il nome Aristotele è sinonimo con una descrizione che usiamo per identificare Aristotele. Supponiamo che la descrizione in questione sia il filosofo discepolo di Platone nato a Stagira. Dunque, secondo queste teorie, per stabilire se (11) è vero in w, dobbiamo stabilire se (12) è vero in w: (12) l filosofo discepolo di Platone nato a Stagira amava i cani. Ma in w il filosofo discepolo di Platone nato a Stagira non è Aristotele, è l altro tizio! Dunque, queste teorie predicono erroneamente che ciò che è rilevante per stabilire se (11) è vero in w è se l altro tizio amava i cani in w. Teorie del riferimento diretto n vista delle difficoltà a cui vanno incontro le teorie descrittiviste dei nomi propri, Kripke ha proposto una teoria alternativa. Secondo questa teoria, i nomi propri si riferiscono ad individui direttamente, senza l ausilio di descrizioni. Prima di esaminare la teoria di Kripke in dettaglio, va menzionato che la tesi secondo cui i nomi si riferiscono senza l ausilio di descrizioni era già stata avanzata, come Kripke stesso osserva, da J. S. Mill in A system of logic (1843)

7 J. S. Mill sui nomi propri nomi propri non sono connotativi: essi denotano gli individui che nominano; ma essi non indicano o implicano alcun attributo appartenente a questi individui. Quando diamo a un bambino il nome Paolo, o a un cane il nome Cesare, questi nomi sono semplicemente delle etichette usate per far sì che questi individui possano diventare oggetti di un discorso. Si può dire, infatti, che dobbiamo aver avuto qualche ragione per dare loro questi nomi invece di altri; e questo è vero; ma il nome, una volta dato, è indipendente dalla ragione. Un uomo può essere chiamato John perché quello era il nome di suo padre; una città può essere chiamata Dartmouth perché è situata alla foce del fiume Dart. Ma non è parte del significato della parola John che il padre della persona così chiamata aveva lo stesso nome; né che la parola Dartmouth sia situata alla foce del Dart. Se la sabbia ostruisse la foce del fiume, oppure un terremoto cambiasse il suo corso, e spostasse il fiume a una certa distanza dalla città, il nome della città non verrebbe necessariamente cambiato. Quel fatto, dunque, non può essere parte del significato del nome; poiché, altrimenti, qualora il fatto cessasse manifestamente di essere vero, nessuno penserebbe più di applicare il nome. nomi propri sono legati agli oggetti stessi, e non dipendono dalla continuità di alcun attributo dell oggetto. J. S. Mill, A system of logic Designatori rigidi Vediamo ora in dettaglio come funzionano i nomi propri secondo Kripke. A parere di Kripke, le difficoltà delle teorie descrittiviste rivelano un importante differenza tra nomi propri e descrizioni definite. Consideriamo di nuovo il caso degli enunciati (11)-(12): (11) Aristotele amava i cani. (12) l filosofo discepolo di Platone nato a Stagira amava i cani. Abbiamo visto che, per valutare (12) a un mondo w, dobbiamo stabilire se l individuo che in w è il filosofo discepolo di Platone nato a Stagira amava i cani in w; mentre, per valutare (11) a w, ciò che è rilevante è se l individuo che è Aristotele nel nostro mondo amava i cani in w. Per Kripke, questa differenza tra (11) e (12) si spiega così: in mondi possibili diversi le descrizioni definite possono essere soddisfatte da individui diversi; i nomi propri, d altra parte, denotano in ogni mondo l individuo che essi denotano nel mondo reale (in questo senso, Kripke dice che i nomi propri sono designatori rigidi). Se Aristotele denota in ogni mondo l individuo che denota nel mondo reale, dovremmo aspettarci esattamente quello che abbiamo osservato riguardo a (11): (11) è vero a w se e solo se l individuo chiamato Aristotele nel nostro mondo amava i cani in w. 26 Una questione ancora aperta Supponiamo che Kripke abbia ragione: i nomi propri non sono sinonimi con descrizioni. Se lo fossero, dovremmo aspettarci che il portatore del nome possa variare da mondo a mondo. Ma non è così: i nomi propri sono designatori rigidi, denotano cioè lo stesso individuo in ogni mondo. È chiaro però che, se vogliamo spiegare come funzionano i nomi propri, non possiamo limitarci a dire questo. Se i nomi propri non si riferiscono a individui attraverso descrizioni, com è che possono riferirsi a individui? Se abbandoniamo le teorie descrittiviste dei nomi propri, dobbiamo dare un altra risposta a questa domanda centrale. La risposta di Kripke... si deve assumere una storia di questo genere. nizialmente, qualcuno battezza l oggetto, e identifica l oggetto magari indicandolo, o magari attraverso le sue proprietà, o magari in qualche altro modo; poi (qui seguo Mill) i parlanti desiderano conservare solo il riferimento del nome, man mano che il nome passa dall uno all altro, se una persona desidera usarlo nello stesso modo in cui l ha sentito, lo usa con lo stesso riferimento con cui lo usa l uomo da cui l ha sentito. l nome si diffonde nella comunità, e nel tempo, e solo il riferimento viene conservato. Ogni sorta di mito può sorgere riguardo all oggetto senza che sia vero. Può perfino accadere che gran parte, o forse anche tutto, di quello che si crede identifichi unicamente l oggetto invece non gli si applichi. Kripke (1973) 27 28

8 La teoria della catena causale L idea di Kripke è che un parlante può usare un nome proprio per riferirsi a un oggetto in virtù dell esistenza di una catena causale che collega il parlante al referente del nome. nizialmente, un oggetto viene battezzato. Ad esempio, qualcuno dice: Chiamo Espero il pianeta più luminoso che appare nel cielo al tramonto. Oppure indica Venere in cielo e dice: Chiamo Espero quell oggetto. Anche se l autore del battesimo usa una descrizione per identificare l oggetto, la descrizione fissa solo il riferimento del nome e non entra a far parte del suo significato. Dopo il battesimo, se tutto va per il verso giusto, gli altri parlanti iniziano a usare il nome Espero con l intenzione di riferirsi allo stesso oggetto a cui si riferisce colui da cui l hanno sentito. E così il nome si diffonde. Un parlante che oggi usa il nome Espero si riferisce a Venere, anche se non è in grado di identificare Venere, in quanto usa il nome con l intenzione di riferirsi allo stesso oggetto a cui si riferisce colui da cui l ha sentito, il quale a sua volta usa il nome con l intenzione di riferirsi allo stesso oggetto a cui si riferisce colui da cui l ha sentito... il quale a sua volta usa il nome con l intenzione di riferirsi allo stesso oggetto a cui si riferisce colui che ha battezzato Venere con il nome Espero. La teoria dei nomi propri di Kripke Riassumendo, la teoria dei nomi propri di Kripke consiste in due tesi fondamentali: 1. nomi propri sono designatori rigidi, denotano cioè lo stesso individuo in ogni mondo possibile. 2. Un parlante si riferisce a un individuo quando usa un nome proprio in virtù dell esistenza di una catena causale che collega il parlante al riferimento del nome Una perplessità L affermazione di Kripke che i nomi propri sono designatori rigidi, ovvero denotano lo stesso individuo in ogni mondo possibile, può suscitare una perplessità. Si potrebbe protestare che Kripke ha torto per questa ragione: l nome Aristotele si riferisce nel nostro mondo all individuo che è stato battezzato con quel nome. Ma i suoi genitori, ovviamente, avrebbero potuto dargli un nome diverso e chiamare Aristotele un altro dei loro figli. Dunque, esiste mondo possibile diverso da quello reale in cui Aristotele non denota l individuo che denota nel mondo reale. Dunque, è falso che il nome Aristotele denoti lo stesso individuo in ogni mondo possibile! Cosa c è di sbagliato in questo ragionamento? Una precisazione Quando Kripke dice che il nome Aristotele è un designatore rigido, ovvero si riferisce allo stesso individuo in ogni mondo possibile, intende dire questo: il nome Aristotele, come noi lo usiamo, si riferisce allo stesso individuo in ogni mondo possibile, e cioè all individuo che è il portatore del nome nel mondo reale. n un mondo in cui i genitori di Aristotele gli hanno dato un nome diverso e hanno chiamato Aristotele un altro dei loro figli, gli abitanti di quel mondo usano Aristotele per riferirsi a qualcun altro. Ma il nome Aristotele, come noi lo usiamo, denota anche in quel mondo lo stesso individuo che denota del mondo reale

9 Vantaggi della teoria di Kripke Nell introdurre la teoria dei nomi propri di Kripke, abbiamo già visto come questa teoria risolve il problema posto dalle condizioni di verità dell enunciato Aristotele amava i cani. Vediamo ora come la teoria evita le altre difficoltà a cui vanno incontro le teorie descrittiviste. Enunciati necessari Se Aristotele fosse sinonimo con la descrizione il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone, allora (9) dovrebbe essere necessariamente vero (un ragionamento analogo vale anche per le altre descrizioni che generalmente associamo al nome Aristotele): (9) Aristotele, se è esistito, è il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone. l problema è che né (9) né altri enunciati del genere che contengono descrizioni che generalmente associamo al nome Aristotele sono necessariamente veri: se le cose fossero andate diversamente, Aristotele potrebbe essere stato discepolo di qualcun altro o potrebbe aver scelto una professione diversa dal filosofo. l problema non sorge per la teoria di Kripke, in quanto secondo questa teoria il nome Aristotele non è sinonimo con una descrizione. Secondo la teoria di Kripke, (9) è vero a un mondo w se e solo se l individuo che è il portatore del nome nel nostro mondo è il filosofo nato a Stagira discepolo di Platone in w. Chiaramente, esistono mondi in cui l Aristotele del mondo reale è discepolo di qualcun altro o non è filosofo, dunque (9) non è necessariamente vero secondo la teoria di Kripke Riferimento senza descrizioni Fine del detour sui nomi propri Dagli studi biblici, risulta che il nome Giona si riferisce a un individuo reale, benché non esista alcuna descrizione definita associata al nome Giona soddisfatta dal portatore del nome. Secondo la teoria di Kripke il nome Giona non si riferisce a un individuo che soddisfa qualcuna delle descrizioni che generalmente associamo al nome. l riferimento del nome Giona dipende invece dal fatto che un individuo sia stato battezzato con quel nome e che poi il nome sia stato usato dai parlanti con l intenzione di riferirsi a quello stesso individuo. Dunque, il caso di Giona non è un problema per la teoria di Kripke

10 Tornando alle proposizioni strutturate Proposizioni strutturate e riferimento diretto Ora che abbiamo esaminato la teoria dei nomi propri di Kripke, torniamo alle proposizioni strutturate. (1) Abbiamo visto che l idea di Soames `e che la proposizione espressa da un enunciato `e un complesso strutturato le cui parti sono i contenuti dei costituenti semanticamente significanti dell enunciato. Socrate era calvo n cosa consiste la proposizione strutturata espressa da questo enunciato? 37 Qual `e il contenuto del nome proprio Socrate? Se Kripke e Mill hanno ragione, il contenuto del nome non `e una descrizione associata al nome, i nomi propri si riferiscono direttamente a individui senza l ausilio di descrizioni. n particolare, secondo Mill, il contributo semantico dei nomi propri consiste semplicemente nel loro riferimento. Se accettiamo questa idea, la proposizione strutturata corrispondente a (1), oltre alla propriet`a di essere calvo, conterr`a l individuo a cui il nome si riferisce:, calvo > 38 Yours sincerely, Bertrand Russell La tesi che le proposizioni siano complessi strutturati e che gli individui stessi possano essere tra i costituenti di questi complessi non `e dovuta a Soames, n e a teorici a lui contemporanei. La tesi originale `e stata espressa da Russell nei Principles of mathematics (1903) (e poco dopo abbandonata in On denoting 1905). Per questo motivo, quando si parla di complessi strutturati di questo genere si parla di proposizioni milliane o russelliane. Vediamo un passaggio del 1904, dalla corrispondenza tra Frege e Russell, in cui Russell formula concisamente questa tesi sulle proposizioni. (Per evitare confusioni, notate che, nel passo seguente, Russell usa il termine proposizione per riferirsi agli enunciati, mentre usa il termine proposizione oggettiva nel senso in cui nel dibattito contemporaneo si parla di proposizioni, ovvero per riferirsi al contenuto degli enunciati). Presumibilmente, il contenuto del predicato calvo `e la propriet`a di essere calvo. Dunque, la proposizione strutturata corrispondente a (1) conterr`a questa propriet`a: < L origine dell idea Socrate era calvo <..., calvo > Consideriamo dunque di nuovo l enunciato (1): (1) costituenti semanticamente significanti di (1) sono il nome proprio Socrate e il predicato calvo (ignoriamo per semplicit`a il contenuto del tempo verbale): vy Lodge Tilford, Farnham 12 December 1904 Dear Colleague,... Concerning sense and denotation, see nothing but difficulties which cannot overcome.... believe that in spite of all its snowfields Mont Blanc itself is a component part of what is actually asserted in the proposition Mont Blanc is more than 4,000 metres high. We do not assert the thought, for this is a private psychological matter: we assert the object of the thought, and this is, to my mind, a certain complex (an objective proposition, one might say) in which Mont Blanc is itself a component part. f do not admit this, then we get the conclusion that we know nothing at all about Mont Blanc. This is why for me the denotation of a proposition is not the true, but a certain complex which (in the given case) is true. n the case of a simple proper name like Socrates, cannot distinguish between sense and denotation; see only the idea, which is psychological, and the obiect. Or better: do not admit the sense at all, but only the idea and the denotation. see the difference between sense and denotation only in the case of complexes whose denotation is an object, e.g. the values of ordinary mathematical functions like ξ + 1, ξ2 etc.... Yours sincerely BERTRAND RUSSELL 39 40

11 Una formulazione contemporanea L idea di Russell di considerare le proposizioni come complessi strutturati che possono contenere individui è stata ripresa in tempi più recenti in filosofia del linguaggio da Kaplan (1978) nella sua analisi dei dimostrativi. Kaplan, tuttavia, non dà un implementazione formale di questa idea. Soames (1987) sviluppa l idea di Russell, ripresa da Kaplan, mostrando come le proposizioni strutturate possono essere ricorsivamente assegnate a formule di un linguaggio logico nel quale è possibile rappresentare le frasi delle lingue naturali. (n questo modo possiamo indirettamente assegnare proposizioni strutturate alle frasi delle lingue naturali). Proposizioni russelliane assegnate a formule Ecco come le proposizioni strutturate sono ricorsivamente assegnate a formule in un contesto. Per ogni contesto c: il contenuto semantico di un termine direttamente referenziale in c è il suo riferimento in c; il contenuto semantico di un predicato a n-posti in c è la proprietà che esso esprime in in c; il contenuto semantico dei connettivi vero-funzionali in c è la funzione di verità che esprimono; la proposizione espressa da un enunciato atomico che consiste di un predicato a n-posti P e degli argomenti t 1,..., t n in c è il complesso << o 1,..., o n >, P >, dove P è la proprietà espressa da P e o 1,..., o n sono i contenuti semantici di t 1,..., t n in c; la proposizione espressa da un enunciato della forma A e B in c è il complesso < Cong, < A, B >>, dove Cong è la funzione di verità espressa da e, e A e B sono le proposizioni espresse da A e B in c; la proposizione espressa da un enunciato della forma c è un x tale che S in c è il complesso < ESSTE, g >, dove ESSTE è la proprietà di essere una proprietà istanziata e g la proprietà espressa dal predicato essere un x tale che S in c; ecc Condizioni di verità delle proposizioni russelliane Abbiamo detto che, secondo i teorici delle proposizioni strutturate, la proposizione espressa da un enunciato non è identica alle sue condizioni di verità, ma determina le sue condizioni di verità. Questo significa che il compito del teorico delle proposizioni russelliane non si esaurisce nel dare una definizione ricorsiva dei contenuti espressi da enunciati di varie forme. Come osserva Soames, [Russellian] propositional contents do not replace truth-supporting circumstances in a semantic theory; rather, they supplement them with a new kind of semantic value. Quello che resta da fare dunque è dare una caratterizzazione ricorsiva delle condizioni di verità delle proposizioni russelliane. ntensioni n primo luogo, associamo delle intensioni a individui e proprietà: l intensione di una proprietà a n-posti è una funzione da mondi possibili agli insiemi di n-uple di individui che istanziano la proprietà in questi mondi; l intensione di un individuo è una funzione costante da mondi possibili a quell individuo

12 Condizioni di verità delle proposizioni russelliane Le condizioni di verità delle proposizioni russelliane possono essere formulate ricorsivamente nel modo seguente: una proposizione << o 1,..., o n >, P > è vera in un mondo possibile w sse l intensione di P applicata a w contiene < o 1,..., o n >; una proposizione < Cong, < A, B >> è vera in un mondo possibile w sse l intensione di A e l intensione di B applicate a w danno il valore 1; una proposizione < ESSTE, g > è vera in un mondo possibile w sse l intensione di g applicata a w non dà l insieme vuoto; ecc. L approccio delle proposizioni russelliane alle ascrizioni di credenza L approccio delle proposizioni russelliane alle ascrizioni di credenza può ora essere formulato così in termini generali: 1. le ascrizioni di credenza esprimono una relazione tra individui e proposizioni. Più precisamente: in un contesto, un enunciato della forma x crede che S afferma che x sta nella relazione di credere con la proposizione espressa da S in quel contesto. 2. la proposizione espressa da un enunciato in un contesto è la proposizione russelliana che l enunciato esprime in quel contesto; 3. alle proposizioni russelliane sono associate delle intensioni che determinano il loro valore di verità relativamente a un mondo Conseguenze dell approccio Vediamo ora come funziona l approccio delle proposizioni russelliane in relazione ai casi che erano problematici per l approccio dei mondi possibili: 1. il problema degli enunciati necessariamente equivalenti, 2. il problema della chiusura sotto conseguenza necessaria, 3. il problema delle falsità necessarie. Enunciati necessariamente equivalenti Abbiamo visto che l approccio dei mondi possibili alle ascrizioni di credenza ha la conseguenza controintuitiva che un individuo crede che (13) se e solo se crede che (14) (la ragione è che (13) e (14), essendo veri negli stessi mondi, esprimono la stessa proposizione): (13) 2<4 (14) la logica del primo ordine è completa L approccio delle proposizioni russelliane non fa questa predizione, in quanto in ogni contesto (13) e (14) esprimono proposizioni diverse, vale a dire le proposizioni (13) e (14), rispettivamente (per semplicità, non analizzo il costituente che corrisponde alla descrizione la logica del primo ordine ): (13) <<2, 4>, < > (14) <<la logica del primo ordine>, completa> Dunque, è possibile per un individuo credere la proposizione espressa da (13) senza credere quella espressa da (14)

13 Chiusura sotto conseguenza necessaria L approccio dei mondi possibili predice erroneamente che, se (15) è vero, allora (16) deve essere vero: (15) Leo crede che Giorgione fosse un grande pittore. (16) Leo crede la logica del primo ordine sia completa. nfatti, secondo questo approccio, (17) e (18), essendo veri esattamente negli stessi mondi, esprimono la stessa proposizione. Dunque, se Leo crede che Giorgione fosse un grande pittore crede anche che Giorgione fosse un grande pittore e la logica del primo ordine sia completa. Dunque, per il principio di distribuzione della credenza sulla congiunzione, Leo crede che la logica del primo ordine sia completa. (17) Giorgione era un grande pittore. (18) Giorgione era un grande pittore e la logica del primo ordine è completa. L approccio delle proposizioni russelliane non fa questa predizione. nfatti, secondo questo approccio, (17) e (18) esprimono proposizioni diverse (ovvero le proposizioni (17) e (18) ). Dunque, dal fatto che (15) è vero non possiamo concludere che (16) sia vero. (17) <<Giorgione>, grande pittore> (18) <Cong, <<<Giorgione>, grande pittore>, <<la logica del primo ordine>, completa>>> Falsità necessarie Una conseguenza dell approccio dei mondi possibili è questa: se un agente crede una falsità necessaria, crede qualsiasi cosa. (nfatti, come abbiamo visto, secondo questo approccio, se A implica B e x crede che A, allora x crede che B. E una falsità necessaria implica qualsiasi proposizione). Questa conseguenza è problematica in quanto dal fatto che (19) è vero non segue che Hilbert credesse qualsiasi cosa: (19) Hilbert credeva che il sistema dei Principia fosse completo. L approccio delle proposizioni russelliane non fa questa predizione, in quanto, come abbiamo visto, in questo approccio è falso che, se A implica B e x crede che A, allora x crede che B Problemi Discutiamo ora alcune obiezioni relative all approccio delle proposizioni russelliane. Sostituzione di nomi propri coreferenziali L approccio delle proposizioni strutturate legittima inferenze controintuitive di questo genere: 1. Gli antichi babilonesi credevano che Espero comparisse nel cielo alla sera. 2. Espero è identico a Fosforo. 3. Dunque, gli antichi babilonesi credevano che Fosforo comparisse nel cielo alla sera. n altre parole, l approccio legittima la sostituzione di nomi propri coreferenziali in contesti di credenza. La ragione è che, dal momento che Espero e Fosforo sono lo stesso individuo, Espero compare nel cielo alla sera e Fosforo compare nel cielo alla sera esprimono la stessa proposizione, ovvero: <, compare nel cielo la sera> 51 52

14 Una replica e una domanda Le ragioni della riluttanza La replica di Soames (1987) `e che la sostituzione di nomi propri o di indicali coreferenziali in contesti di credenza, a dispetto delle apparenze, preserva il valore di verit`a. 1. Gli antichi babilonesi credevano che Espero comparisse nel cielo alla sera. 2. Espero `e identico a Fosforo. 3. Dunque, gli antichi babilonesi credevano che Fosforo comparisse nel cielo alla sera. Se la sostituzione di nomi o di indicali coreferenziali preserva il valore di verit`a, perch e allora sostituzioni di questo tipo provocano spesso resistenza? 1 Gli antichi babilonesi credevano che l enunciato Espero compare nel cielo alla sera fosse vero. 2 Espero `e identico a Fosforo. 3 Dunque, gli antichi babilonesi credevano che l enunciato Fosforo compare nel cielo alla sera fosse vero. Come mai siamo riluttanti ad accettare che la conclusione 3 segua dalle premesse 1-2? 1. Gli antichi babilonesi credevano che Espero comparisse nel cielo alla sera. 2. Espero `e identico a Fosforo. 3. Dunque, gli antichi babilonesi credevano che Fosforo comparisse nel cielo alla sera. 53 l problema degli enunciati di identit`a Espero `e identico a Fosforo (21) Espero `e identico a Espero nfatti, secondo questa teoria (20) e (21) esprimono la stessa proposizione: (22) <,,= > La soluzione proposta da Soames (2002: cap.3) per questa difficolt`a `e simile a quella proposta per il problema della sostituzione di nomi propri coreferenziali in ascrizioni di credenza: il contenuto semantico di (20) e (21) `e lo stesso, ovvero la proposizione (22), tuttavia (20) pu` o essere usato anche per trasmettere una proposizione diversa dal suo contenuto semantico, per esempio la proposizione che la stella pi` u luminosa nel cielo al tramonto `e identica alla stella pi` u luminosa nel cielo all alba. Ma 1 non esprime la stessa proposizione di 1 (anche se pu` o essere usato per trasmettere l informazione che 1 esprime) e lo stesso vale per 3 e 3. n altre parole, la tesi di Soames `e che... la resistenza [ad accettare la sostituzione di nomi propri coreferenziali in contesti di credenza] sia basata sulla mancata distinzione tra l informazione semantica espressa da un enunciato in un contesto e l informazione trasmessa da un proferimento di quell enunciato in una determinata situazione. 54 ncompletezza dell approccio Notate, per inciso, che per ragioni analoghe, la teoria delle proposizioni strutturate russelliane ha difficolt`a a spiegare perch e l enunciato (20) `e informativo, mentre l enunciato (21) non lo `e: (20) Secondo Soames, la ragione per cui siamo riluttanti ad accettare la sostituzione di nomi coreferenziali nelle ascrizioni di credenza `e la seguente. Solitamente, se un parlante crede che S, crede anche che S sia vero. Per questa ragione, tendiamo ad interpretare l argomento 1-3 come l argomento invalido 1-3 : 55 nfine, un obiezione all approccio delle proposizioni strutturate `e la seguente. Secondo questo approccio, l enunciato (23) `e vero se e solo Maria sta nella relazione di credenza con la proposizione strutturata (24): (23) Maria crede che Socrate fosse calvo (24) <, calvo > Ma l approccio non spiega a quali condizioni un agente sta nella relazione di credenza con una proposizione strutturata. n altre parole, sapere che Maria sta nella relazione di credenza con la proposizione strutturata (24) non comporta conoscere le condizioni di verit`a di (23). Dunque, l approccio `e incompleto. 56

Nomi propri. Scandalo in Boemia. Il re e il soprano. Nomi di finzione e nomi propri. Sandro Zucchi

Nomi propri. Scandalo in Boemia. Il re e il soprano. Nomi di finzione e nomi propri. Sandro Zucchi Scandalo in Boemia Nomi propri Sandro Zucchi 2013-14 Per Sherlock Holmes ella è sempre la donna. Molto raramente l ho sentito chiamarla con un altro nome. Ai suoi occhi ella eclissa e predomina su tutto

Dettagli

Kripke. su i nomi e il riferimento. Lezioni lauree triennali

Kripke. su i nomi e il riferimento. Lezioni lauree triennali Kripke su i nomi e il riferimento Lezioni lauree triennali 2014-15 Il riferimento diretto Kripke affronta il problema se i nomi propri abbiano oltre che un riferimento o denotazione, anche un senso Frege

Dettagli

La logica della finzione

La logica della finzione Formalizzazione Nella lezione precedente, abbiamo visto qual è l idea di fondo della teoria di Lewis: La logica della finzione Sandro Zucchi 2013-14 Un enunciato della forma Nell opera di finzione f, p

Dettagli

7 Lezione: riferimento diretto

7 Lezione: riferimento diretto Strawson 1950: 7 Lezione: riferimento diretto 1. espressione linguistica (espressione tipo); 2. uso di un'espressione in un contesto. 1. enunciato o frase (sentence)[type]: la sequenza tipo di parole 2.

Dettagli

forma linguistica forma logica gli enunciati in cui compaiono descrizioni devono essere analizzati riducendoli a

forma linguistica forma logica gli enunciati in cui compaiono descrizioni devono essere analizzati riducendoli a Nomi vs descrizioni Bertrand Russell On denoting (1905) Nomi propri (grammaticali): Piero Trieste Descrizioni: indefinite: un uomo una città definite: il figlio di Piero l uomo che è appena arrivato il

Dettagli

Implicazione, implicatura, presupposizione

Implicazione, implicatura, presupposizione Implicazione, implicatura, presupposizione scheda 2 Adattato da A. Bonomi e A. Zucchi (2001) Tempo e linguaggio, Milano falso: Se l enunciato (1) è vero, è impossibile che l enunciato (2) sia (1) Terry

Dettagli

Verità, tautologia e implicazione logica

Verità, tautologia e implicazione logica Condizioni di verità delle frasi di LP erità, tautologia e implicazione logica Sandro Zucchi Passiamo ora alla terza parte del compito di descrivere il linguaggio LP: Come vengono calcolate le condizioni

Dettagli

Verità nella finzione

Verità nella finzione Mondi di finzione Verità nella finzione La teoria di D. Lewis Sandro Zucchi 2013-14 Nelle lezioni precedenti, abbiamo introdotto un ingrediente, i mondi possibili, per rendere conto del significato delle

Dettagli

Condizionali e mondi possibili

Condizionali e mondi possibili La semantica dei condizionali Condizionali e mondi possibili Sandro Zucchi 2013-14 In questa lezione, presenteremo un modo di formulare la semantica dei condizionali dell italiano che evita i problemi

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

La soluzione epistemica

La soluzione epistemica La soluzione epistemica Francesco Paoli Filosofia della scienza, 2018-19 Francesco Paoli (Filosofia della scienza, 2018-19) La soluzione epistemica 1 / 16 Ingredienti della soluzione 1 Il sorite è un argomento

Dettagli

Esercizi di rappresentazione

Esercizi di rappresentazione Esercizi di rappresentazione soluzioni Sandro Zucchi 2013-14 Primo esercizio (connettivi vero-funzionali - Bonevac) Quale dei connettivi seguenti è vero-funzionale? (se classifichi un connettivo come vero-funzionale,

Dettagli

Dall italiano al linguaggio della logica proposizionale

Dall italiano al linguaggio della logica proposizionale Dall italiano al linguaggio della logica proposizionale Dall italiano al linguaggio della logica proposizionale Negazione e disgiunzione Proseguiamo la nostra discussione su come rappresentare gli enunciati

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

Condizionali stretti. Tempo di guardarsi intorno. Condizionali stretti. Condizionali stretti e necessità

Condizionali stretti. Tempo di guardarsi intorno. Condizionali stretti. Condizionali stretti e necessità Tempo di guardarsi intorno Condizionali stretti Sandro Zucchi 2013-14 S. Zucchi: Metodi formali per filosofi Condizionali stretti 1 Finora, abbiamo visto una sola teoria dei condizionali. Secondo questa

Dettagli

Frege. Frege. Gottlob Frege, logico, teorico dei fondamenti della matematica, filosofo del linguaggio:

Frege. Frege. Gottlob Frege, logico, teorico dei fondamenti della matematica, filosofo del linguaggio: Frege Gottlob Frege, logico, teorico dei fondamenti della matematica, filosofo del linguaggio: 1848-1925 Sinn und Bedeutung (Senso e denotazione), 1892 nb. Bedeutung vuol dire significato, Frege lo intende

Dettagli

Atteggiamenti proposizionali Lezione tre

Atteggiamenti proposizionali Lezione tre Università degli Studi di Milano Atteggiamenti proposizionali Lezione tre Sandro Zucchi 2011-12 S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 1 Significato e condizioni di verità Nell approccio dei

Dettagli

Il tentativo di Goodman

Il tentativo di Goodman Alla ricerca di una via di uscita Il tentativo di Goodman Sandro Zucchi 2013-14 In questa lezione, per prima cosa cercheremo di raccogliere un po le idee per quanto riguarda il nostro tentativo di tradurre

Dettagli

Quine. su senso, riferimento e traduzione radicale. Lezioni lauree triennali

Quine. su senso, riferimento e traduzione radicale. Lezioni lauree triennali Quine su senso, riferimento e traduzione radicale Lezioni lauree triennali 2014-15 La semantica di Carnap A partire da Frege, Carnap riformula senso e denotazione come intensione e estensione associate

Dettagli

Indicali. Le relazioni di coppia sono difficili Le relazioni della nostra coppia sono difficili

Indicali. Le relazioni di coppia sono difficili Le relazioni della nostra coppia sono difficili Indicali Sono espressioni usate per riferirci a elementi del contesto: ci riferiamo a oggetti, persone, istanti o luoghi in quanto sono in relazione con chi parla o scrive Le relazioni di coppia sono difficili

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

Proposizioni e verità

Proposizioni e verità Proposizioni e verità Claudia Casadio Logica e Psicologia del Pensiero Laurea Triennale - Parte Istituzionale A.A. 2007-08 Contents 1 Proposizione.......................................... 3 2 Verità...............................................

Dettagli

CALCOLO PROPOSIZIONALE

CALCOLO PROPOSIZIONALE CALCOLO PROPOSIZIONALE UN PROBLEMA DI DEDUZIONE LOGICA (da un test d ingresso) Tre amici, Antonio, Bruno e Corrado, sono incerti se andare al cinema. Si sa che: Se Corrado va al cinema, allora ci va anche

Dettagli

Un po di logica. Christian Ferrari. Laboratorio di matematica

Un po di logica. Christian Ferrari. Laboratorio di matematica Un po di logica Christian Ferrari Laboratorio di matematica 1 Introduzione La logica è la disciplina che studia le condizioni di correttezza del ragionamento. Il suo scopo è quindi quello di elaborare

Dettagli

Filosofia del linguaggio Alfredo Paternoster

Filosofia del linguaggio Alfredo Paternoster Filosofia del linguaggio 2012-2013 Alfredo Paternoster Russell: la teoria delle descrizioni Frege: descrizioni vuote non hanno riferimento, quindi gli enunciati dove esse occorrono non hanno valore di

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

Logica per la Programmazione

Logica per la Programmazione Logica del Primo Ordine: Motivazioni, Sintassi e Interpretazioni Logica per la Programmazione Lezione 1 Calcolo Proposizionale: sintassi e semantica Tautologie Esempi di Formalizzazione di Enunciati pag.

Dettagli

Quale Russell? APPROFONDIMENTO DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO. a cura del prof. Flaviano Scorticati

Quale Russell? APPROFONDIMENTO DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO. a cura del prof. Flaviano Scorticati Quale Russell? APPROFONDIMENTO DI FILOSOFIA DEL LINGUAGGIO a cura del prof. Flaviano Scorticati Un piccolo gioco per riscaldare l atmosfera CHE COSA HANNO IN COMUNE QUESTE IMMAGINI? BABBO NATALE IL QUADRATO

Dettagli

Cerchiamo di capire che cosa questo significa

Cerchiamo di capire che cosa questo significa http://filosofia.dipafilo.unimi.it/~paganini/index.html A tutti appare chiaro che Quando leggiamo una frase ambigua facciamo molto fatica a cogliere l ambiguità, noi leggiamo la frase in base a una certa

Dettagli

Mondi di finzione. Una questione aperta. Una conseguenza desiderabile. I mondi dell opera di finzione. Abbiamo visto che, secondo Lewis,

Mondi di finzione. Una questione aperta. Una conseguenza desiderabile. I mondi dell opera di finzione. Abbiamo visto che, secondo Lewis, Una questione aperta Abbiamo visto che, secondo Lewis, Mondi di finzione Sandro Zucchi 2013-14 un enunciato della forma Nell opera di finzione f, p è vero se p è vero in tutti i mondi di f; è falso se

Dettagli

BREVE CENNO DI LOGICA CLASSICA La logica può essere definita come la scienza che studia le condizioni in base alle quali un ragionamento risulta

BREVE CENNO DI LOGICA CLASSICA La logica può essere definita come la scienza che studia le condizioni in base alle quali un ragionamento risulta BREVE CENNO DI LOGICA CLASSICA La logica può essere definita come la scienza che studia le condizioni in base alle quali un ragionamento risulta corretto e vero. Un ragionamento è corretto se segue uno

Dettagli

02 - Logica delle dimostrazioni

02 - Logica delle dimostrazioni Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche Appunti del corso di Matematica 0 - Logica delle dimostrazioni Anno Accademico 015/016

Dettagli

METODI MATEMATICI PER L INFORMATICA

METODI MATEMATICI PER L INFORMATICA METODI MATEMATICI PER L INFORMATICA Tutorato Lezione 2 17/03/2016 Corso per matricole congrue a 1 Docente: Margherita Napoli Tutor: Amedeo Leo Applicazioni della logica proposizionale La logica ha una

Dettagli

Introduzione alla logica proposizionale

Introduzione alla logica proposizionale Introduzione alla logica proposizionale Mauro Bianco Questa frase è falsa Contents 1 Proposizioni 1 2 Altri operatori 4 Nota : Le parti delimitate da *** sono da considerarsi facoltative. 1 Proposizioni

Dettagli

Lo studioso di logica si chiede se la conclusione segue correttamente dalla premesse fornite e se premesse sono buone per accettare la conclusione.

Lo studioso di logica si chiede se la conclusione segue correttamente dalla premesse fornite e se premesse sono buone per accettare la conclusione. Logica binaria La logica è la scienza del corretto ragionamento e consiste nello studio dei principi e dei metodi che consentono di individuare il corretto ragionamento. Lo studioso di logica si chiede

Dettagli

CALCOLO PROPOSIZIONALE: CENNI

CALCOLO PROPOSIZIONALE: CENNI CALCOLO PROPOSIZIONALE: CENNI Francesca Levi Dipartimento di Informatica February 26, 2016 F.Levi Dip.to Informatica Informatica per le Scienze Umane a.a. 15/16 pag. 1 La Logica La logica è la disciplina

Dettagli

Elementi di Logica matematica. Elementi di logica matematica

Elementi di Logica matematica. Elementi di logica matematica 1 Elementi di logica matematica Molte grammatiche definiscono la proposizione come un giudizio della mente espresso con parole, cioè da un punto di vista grammaticale la parola proposizione sta ad indicare

Dettagli

Logica. III parte. Intelligenza Artificiale - Problem Solving 2 1

Logica. III parte. Intelligenza Artificiale - Problem Solving 2 1 Logica III parte Intelligenza Artificiale - Problem Solving 2 1 Logica modale e logica intensionale Una logica modale contiene dei connettivi come possibile e vincolato. (possibile p) è vero se p è possibile.

Dettagli

Logica proposizionale

Logica proposizionale Definire un linguaggio formale Logica proposizionale Sandro Zucchi 2013-14 Definiamo un linguaggio formale LP (che appartiene a una classe di linguaggi detti linguaggi della logica proposizionale) Per

Dettagli

ISTITUTO TECNICO STATALE COMMERCIALE E PER GEOMETRI A. MARTINI Castelfranco Veneto (TV) Elementi di Logica

ISTITUTO TECNICO STATALE COMMERCIALE E PER GEOMETRI A. MARTINI Castelfranco Veneto (TV) Elementi di Logica settembre 008 Elementi di Logica 1. Nozioni preliminari La logica studia come funziona il pensiero e il ragionamento espresso attraverso degli enunciati Il ragionamento è un sistema di enunciati che permette

Dettagli

1 Cenni di logica matematica

1 Cenni di logica matematica 1 Cenni di logica matematica 1 1 Cenni di logica matematica Una delle discipline chiave della matematica (e non solo, visto che è fondamentale anche per comprendere la lingua parlata) è la logica matematica,

Dettagli

Analisi del linguaggio

Analisi del linguaggio libri di testo Analisi del linguaggio 3 livelli: SINTASSI: si occupa della relazione dei segni linguistici tra loro; SEMANTICA: si occupa della relazione dei segni linguistici con qualcosa di esterno al

Dettagli

4 Lezione: Senso e riferimento

4 Lezione: Senso e riferimento 4 Lezione: Senso e riferimento Frege espressione e contenuto; ma cosa è il contenuto? senso = contenuto concettuale o informativo pensiero = senso di un enunciato svolta linguistica il senso si contrappone

Dettagli

Logica. Claudio Sacerdoti Coen 07/10/ : Connotazione, denotazione, invarianza per sostituzione. Universitá di Bologna

Logica. Claudio Sacerdoti Coen 07/10/ : Connotazione, denotazione, invarianza per sostituzione. Universitá di Bologna Logica 3: Connotazione, denotazione, invarianza per sostituzione Universitá di Bologna 07/10/2015 Outline 1 Connotazione, denotazione, invarianza per sostituzione Connotazione vs

Dettagli

Esercizi di rappresentazione

Esercizi di rappresentazione Esercizi di rappresentazione Sandro Zucchi 2013-14 Primo esercizio (connettivi vero-funzionali - Bonevac) Quale dei connettivi seguenti è vero-funzionale? (Se classifichi un connettivo come vero-funzionale,

Dettagli

Informatica. Logica e Algebra di Boole

Informatica. Logica e Algebra di Boole Informatica Logica e Algebra di Boole La logica è la scienza del corretto ragionamento e consiste nello studio dei principi e dei metodi che consentono di individuare il corretto ragionamento. Lo studioso

Dettagli

Davidson. Verità e significato

Davidson. Verità e significato Davidson Verità e significato Teoria del significato Una teoria del significato soddisfacente deve spiegare come i significati degli enunciati dipendono dai significati delle parole Ma come si può costruire

Dettagli

Logica Matematica. Proposizioni semplici. prof. Gianluca Amato. Corso di Laurea in Economia e Informatica per l Impresa.

Logica Matematica. Proposizioni semplici. prof. Gianluca Amato. Corso di Laurea in Economia e Informatica per l Impresa. Logica Matematica Proposizioni semplici prof. Gianluca Amato Corso di Laurea in Economia e Informatica per l Impresa 2 ottobre 2018 Gianluca Amato (CLEII) Logica Matematica 2 ottobre 2018 1 / 12 Proposizioni

Dettagli

Logica: materiale didattico

Logica: materiale didattico Logica: materiale didattico M. Cialdea Mayer. Logica (dispense): http://cialdea.dia.uniroma3.it/teaching/logica/materiale/dispense-logica.pdf Logica dei Predicati (Logica per l Informatica) 01: Logica

Dettagli

Logica. Tomas Cipriani

Logica. Tomas Cipriani Logica Tomas Cipriani If it was so, it might be; and if it were so, it would be; but as it isn't, it ain't. That's logic. Alice through the looking glass, Lewis Carroll (Se è stato così, potrebbe essere;

Dettagli

Lingue naturali e linguaggi formali

Lingue naturali e linguaggi formali Da dove veniamo, dove andiamo Lingue naturali e linguaggi formali Sandro Zucchi Con la lezione scorsa, abbiamo concluso la nostra discussione della distinzione tra opere di finzione e opere che non sono

Dettagli

CALCOLO PROPOSIZIONALE. Corso di Logica per la Programmazione Andrea Corradini

CALCOLO PROPOSIZIONALE. Corso di Logica per la Programmazione Andrea Corradini CALCOLO PROPOSIZIONALE Corso di Logica per la Programmazione Andrea Corradini andrea@di.unipi.it UN PROBLEMA DI DEDUZIONE LOGICA (da un test d ingresso) Tre amici, Antonio, Bruno e Corrado, sono incerti

Dettagli

4 La Logica come base di ogni scienza. 5 Alla ricerca della forma logica. logica

4 La Logica come base di ogni scienza. 5 Alla ricerca della forma logica. logica 4 La Logica come base di ogni scienza La Logica è alla base di ogni scienza (o teoria) in quanto è fondamento di ogni scienza non tanto per i contenuti specifici ma per la loro articolazione deduttiva.

Dettagli

Ragionamenti e metodi di dimostrazione. Liceo Scientifico Statale S. Cannizzaro Prof.re E. Modica

Ragionamenti e metodi di dimostrazione. Liceo Scientifico Statale S. Cannizzaro Prof.re E. Modica Ragionamenti e metodi di dimostrazione Liceo Scientifico Statale S. Cannizzaro Prof.re E. Modica Proposizioni Si definisce proposizione una frase alla quale è possibile attribuire uno e un solo valore

Dettagli

Fondamenti di Informatica 2

Fondamenti di Informatica 2 Fondamenti di Informatica 2 Linguaggi e Complessità : Lezione 1 Corso Fondamenti di Informatica 2 Marco Schaerf, 2009-2010 Linguaggi e Complessità : Lezione 1 1 Logica proposizionale Linguaggio matematico

Dettagli

6 Lezione: semantica modellistica. WITTGENSTEIN - Tractatus logico philosophicus: IL SENSO COME CONDIZIONI DI VERITA'

6 Lezione: semantica modellistica. WITTGENSTEIN - Tractatus logico philosophicus: IL SENSO COME CONDIZIONI DI VERITA' 6 Lezione: semantica modellistica WITTGENSTEIN - Tractatus logico philosophicus: IL SENSO COME CONDIZIONI DI VERITA' (1) teoria dell'immagine Un enunciato mostra come stanno le cose se è vero (mostra cioè

Dettagli

Richiami teorici ed esercizi di Logica

Richiami teorici ed esercizi di Logica Facoltà di ingegneria Università della Calabria Corsi di Potenziamento Matematica e Logica A. A. 2008-2009 Richiami teorici ed esercizi di Logica Proposizioni logiche: Ogni espressione matematica alla

Dettagli

Connettivi del linguaggio e della logica

Connettivi del linguaggio e della logica Connettivi del linguaggio e della logica Fino a che punto il significato di,, e corrisponde al significato delle espressioni del linguaggio naturale e o, se... allora... e non? e e Congiunzioni e connettivi

Dettagli

Che cos è la filosofia analitica?

Che cos è la filosofia analitica? Che cos è la filosofia analitica? Sascia Pavan sascia.pavan@gmail.com 31 marzo 2011 Sommario 1 Introduzione I padri fondatori Logica matematica 2 La filosofia analitica prima maniera: dalle origini agli

Dettagli

NOZIONI DI LOGICA PROPOSIZIONI.

NOZIONI DI LOGICA PROPOSIZIONI. NOZIONI DI LOGICA PROPOSIZIONI. Una proposizione è un affermazione che è vera o falsa, ma non può essere contemporaneamente vera e falsa. ESEMPI Sono proposizioni : 7 è maggiore di 2 Londra è la capitale

Dettagli

Logica per la Programmazione Corso di Laurea in INFORMATICA a.a. 2016/17

Logica per la Programmazione Corso di Laurea in INFORMATICA a.a. 2016/17 Logica per la Programmazione Corso di Laurea in INFORMATICA a.a. 2016/17 Andrea Corradini e Francesca Levi Dipartimento di Informatica E-mail: andrea@di.unipi.it, francesca.levi@unipi.it A. Corradini e

Dettagli

Ragionamento formalei. Ragionamento formale

Ragionamento formalei. Ragionamento formale Ragionamento formale La necessità e l importanza di comprendere le basi del ragionamento formale, utilizzato in matematica per dimostrare teoremi all interno di teorie, è in generale un argomento piuttosto

Dettagli

Aristotele e l eternità del cosmo

Aristotele e l eternità del cosmo Università degli Studi di Milano Aristotele e l eternità del cosmo una ricostruzione moderna dell argomento Ferruccio Franco Repellini, Giuliano Torrengo e Sandro Zucchi 2014-15 L argomento del De Caelo

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

Logica per la Programmazione Corso di Laurea in INFORMATICA a.a. 2015/16

Logica per la Programmazione Corso di Laurea in INFORMATICA a.a. 2015/16 Logica per la Programmazione Corso di Laurea in INFORMATICA a.a. 2015/16 Andrea Corradini e Francesca Levi Dipartimento di Informatica E-mail: andrea@di.unipi.it, francesca.levi@unipi.it A. Corradini e

Dettagli

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.)

Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Filosofia del linguaggio (i) (3 cr.) Docente: Giuseppe Spolaore Orario: Martedì ore 17.20 aula T4, mercoledì ore 17.20 aula 1.4, giovedì ore 14.00 aula 1.4 (per un totale di circa 10 lezioni). Ricevimento:

Dettagli

Logica Proposizionale

Logica Proposizionale Intelligenza rtificiale I Logica Proposizionale Introduzione Marco Piastra Intelligenza rtificiale I -.. 28-29 29 Introduzione al corso ] lgebre di Boole Definizione Una collezione di oggetti X su cui

Dettagli

Carlo Penco. Kant, Frege e i fondamenti della matematica: il problema dell ambiguità del senso. Dipartimento di Matematica

Carlo Penco. Kant, Frege e i fondamenti della matematica: il problema dell ambiguità del senso. Dipartimento di Matematica Carlo Penco Kant, Frege e i fondamenti della matematica: il problema dell ambiguità del senso Dipartimento di Matematica Genova 29 Novembre 2005 formalismo: Hilbert richiama Kant e l intuizione dello spazio

Dettagli

Fondamenti di Informatica 2, Linguaggi e Complessità : Logica I Parte Lucidi di M.Schaerf e A.Marchetti Spaccamela

Fondamenti di Informatica 2, Linguaggi e Complessità : Logica I Parte Lucidi di M.Schaerf e A.Marchetti Spaccamela Fondamenti di Informatica 2 Linguaggi e Complessità : Logica I Parte Lucidi di M.Schaerf e A.Marchetti Spaccamela Fondamenti di Informatica 2: Logica Indice degli argomenti Introduzione: Motivazioni, Prove,

Dettagli

Fondamenti teorici e programmazione

Fondamenti teorici e programmazione Fondamenti teorici e programmazione FTP(A) - modb Lezione 8 F.Bonchi Dip.to Informatica Fondamenti teorici e programmazione (A) - modb a.a. 2018/19 pag. 1 Ragionamento formale Comprendere le basi del ragionamento

Dettagli

Esercizi sul Calcolo Proposizionale

Esercizi sul Calcolo Proposizionale Esercizi sul Calcolo Proposizionale Francesco Sborgia Matricola: 459245 December 7, 2015 1 Esercizio 1 Per ogni formula A dimostrare che ρ(a) = min{n A F n } Definizione 1. Ricordiamo che, dato un linguaggio

Dettagli

ELEMENTI DI LOGICA MATEMATICA LEZIONE VII

ELEMENTI DI LOGICA MATEMATICA LEZIONE VII ELEMENTI DI LOGICA MATEMATICA LEZIONE VII MAURO DI NASSO In questa lezione introdurremo i numeri naturali, che sono forse gli oggetti matematici più importanti della matematica. Poiché stiamo lavorando

Dettagli

5 Lezione: Nominazione e forma logica. SCHEMA DI FREGE nel rapporto tra ESPRESSIONE e CONTENUTO. oggetto concetto valore di verità estensione.

5 Lezione: Nominazione e forma logica. SCHEMA DI FREGE nel rapporto tra ESPRESSIONE e CONTENUTO. oggetto concetto valore di verità estensione. 5 Lezione: Nominazione e forma logica SCHEMA DI FREGE nel rapporto tra ESPRESSIONE e CONTENUTO termine predicato enunciato singolare senso modo di modo di dare pensiero dare il il riferimento riferimento

Dettagli

Filosofia del linguaggio Alfredo Paternoster

Filosofia del linguaggio Alfredo Paternoster Filosofia del linguaggio 2012-2013 Alfredo Paternoster Sviluppi di Frege: Tarski Contributi fondamentali di Tarski al paradigma dominante: 1) Definizione di verità per un linguaggio logico (= semantica

Dettagli

ANSELMO D AOSTA

ANSELMO D AOSTA Prova ontologica (argomento a priori ) Lo stolto afferma: Qualcun altro, invece, afferma: DIO NON ESISTE (proposizione A) DIO È CIÒ DI CUI NON SI PUÒ PENSARE IL MAGGIORE (proposizione B) A questo punto

Dettagli

METODI MATEMATICI PER L INFORMATICA

METODI MATEMATICI PER L INFORMATICA METODI MATEMATICI PER L INFORMATICA ANNO ACCADEMICO 2011/2012 Sommario. Limitazioni della Logica Proposizionale e introduzione del linguaggio della Logica Predicativa. 1. Limitazioni espressive della Logica

Dettagli

NOZIONI DI LOGICA. Premessa

NOZIONI DI LOGICA. Premessa NOZIONI DI LOGICA Premessa Il compito principale della logica è quello di studiare il nesso di conseguenza logica tra proposizioni, predisponendo delle tecniche per determinare quando la verità di una

Dettagli

Seminario: Etica, metaetica, etica applicata. (L inuizionismo metaetico di) G.E. Moore e il realismo morale non naturalistico di W. D.

Seminario: Etica, metaetica, etica applicata. (L inuizionismo metaetico di) G.E. Moore e il realismo morale non naturalistico di W. D. Seminario: Etica, metaetica, etica applicata Lezione del 17 ottobre 2008: (L inuizionismo metaetico di) G.E. Moore e il realismo morale non naturalistico di W. D. Ross Saggi di riferimento nel testo di

Dettagli

I TEST DI LOGICA. Alberto Zanardo Dipartimento di Matematica P. A. Università di Padova. Licei Lioy e Pigafetta, Vicenza, 20 Gennaio 2011

I TEST DI LOGICA. Alberto Zanardo Dipartimento di Matematica P. A. Università di Padova. Licei Lioy e Pigafetta, Vicenza, 20 Gennaio 2011 I TEST DI LOGICA Alberto Zanardo Dipartimento di Matematica P. A. Università di Padova Licei Lioy e Pigafetta, Vicenza, 20 Gennaio 2011 1 Un test problematico Sapendo che in questo test una sola risposta

Dettagli

(lezione dell'08/04/2015, ore 8:00-9:00, classe III D) Francesco Spina

(lezione dell'08/04/2015, ore 8:00-9:00, classe III D) Francesco Spina LA METAFISICA DI ARISTOTELE (lezione dell'08/04/2015, ore 8:00-9:00, classe III D) Francesco Spina Filosofia prima massimo grado di generalità scienza dell'essere in quanto essere Aristotele non si riferisce

Dettagli

Logica proposizionale

Logica proposizionale Logica proposizionale Proposizione: frase compiuta che è sempre o vera o falsa. Connettivi Posti in ordine di precedenza: not, and, or, implica, doppia implicazione Sintassi Le proposizioni sono costituite

Dettagli

04 - Logica delle dimostrazioni

04 - Logica delle dimostrazioni Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia CdS Sviluppo Economico e Cooperazione Internazionale Appunti del corso di Matematica 04 - Logica delle dimostrazioni Anno Accademico 013/014 D. Provenzano,

Dettagli

Intervento su Saul Kripke, nell ambito del corso di Filosofia del Linguaggio

Intervento su Saul Kripke, nell ambito del corso di Filosofia del Linguaggio Intervento su Saul Kripke, nell ambito del corso di Filosofia del Linguaggio Matteo Casu Ciò di cui si parla qui Ciò che mi propongo di fare in questo lavoro non è una presentazione del pensiero di Kripke,

Dettagli

Logica proposizionale

Logica proposizionale Fondamenti di Informatica per la Sicurezza a.a. 2008/09 Logica proposizionale Stefano Ferrari UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO DIPARTIMENTO DI TECNOLOGIE DELL INFORMAZIONE Stefano Ferrari Università degli

Dettagli

LOGICA e INSIEMISTICA

LOGICA e INSIEMISTICA LOGICA e INSIEMISTICA Prof. Enrico Terrone A. S: 2008/09 Definizioni La logica è una parte speciale della matematica che si occupa, anziché dei numeri, delle proposizioni. Una proposizione è una frase

Dettagli

marina/did/mdis03/ marina/did/mdis03/ marina/did/mdis03/

marina/did/mdis03/   marina/did/mdis03/   marina/did/mdis03/ Matematica Discreta (elementi) E-O CdL Informatica Elementi di logica formale 8 ottobre 2003 Marina Cazzola (marina@matapp.unimib.it) Dipartimento di Matematica e Applicazioni Università di Milano Bicocca

Dettagli

Logica. 7: Conseguenza ed equivalenza logica in logica classica proposizionale. Claudio Sacerdoti Coen. Universitá di Bologna

Logica. 7: Conseguenza ed equivalenza logica in logica classica proposizionale. Claudio Sacerdoti Coen. Universitá di Bologna Logica 7: Conseguenza ed equivalenza logica in logica classica proposizionale Universitá di Bologna 30/11/2016 Outline Conseguenza logica per la logica proposizionale Wikipedia:

Dettagli

Prof. Emanuele Papotto 14/10/2010

Prof. Emanuele Papotto 14/10/2010 Prof. Emanuele Papotto Proposizioni e valori di verità In informatica spesso si ricorre ai principi della logica degli enunciati, una branca della matematica che studia l algebra delle proposizioni che

Dettagli

L'algebra Booleana. Generalità. Definizioni

L'algebra Booleana. Generalità. Definizioni L'algebra Booleana Generalità L algebra booleana è stata sviluppata da George Boole nel 1854, ed è diventata famosa intorno al 1938 poiché permette l analisi delle reti di commutazione, i cui soli stati

Dettagli

Kripke on the A Priori and the Necessary

Kripke on the A Priori and the Necessary Massimiliano Vignolo 05/05/2014 Seminario EPILOG su Essays on A Priori Knowledge and Justification di A. Casullo Kripke on the A Priori and the Necessary Kant, Leibniz: Le proposizioni che si conoscono

Dettagli

Esercizi sui condizionali indicativi

Esercizi sui condizionali indicativi Esercizi sui condizionali indicativi soluzioni Sandro Zucchi 2013-14 rimo esercizio (i tre barbieri) Il problema Lewis Carroll, in un articolo dal titolo A logical paradox pubblicato nel 1894 su Mind,

Dettagli

ESERCIZI DI LOGICA MATEMATICA A.A Alessandro Combi

ESERCIZI DI LOGICA MATEMATICA A.A Alessandro Combi ESERCIZI DI LOGICA MATEMATICA A.A. 2015-16 Alessandro Combi Esercizio 1.7 Per ogni formula A, dimostrare che ρ(a) = min{n A F n } Soluzione: Chiamo rank(a) = min{n A F n }. Bisogna provare che rank segue

Dettagli

9 Calcolo dei sequenti LC p

9 Calcolo dei sequenti LC p 9 Calcolo dei sequenti LC p In questa sezione mostriamo un metodo più elegante, semplice e soprattutto AUTOMATICO per mostrare se una proposizione è valida o meno e soddisfacibile o meno. Tale metodo è

Dettagli