Atteggiamenti proposizionali Lezione tre

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1 Università degli Studi di Milano Atteggiamenti proposizionali Lezione tre Sandro Zucchi S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 1

2 Significato e condizioni di verità Nell approccio dei mondi possibili, così come nell approccio delle situazioni astratte, il contenuto di un enunciato in un contesto è identificato con le sue condizioni di verità, l insieme delle circostanze che lo rendono vero. I due approcci differiscono su come individuare le circostanze che rendono vero un enunciato, ma concordano sull identificazione tra contenuto e insiemi di circostanze che supportano la verità. Come abbiamo osservato, questa identificazione sembra inizialmente plausibile a causa del fatto che conoscere il contenuto di un enunciato in un contesto comporta conoscere le circostanze che lo rendono vero in quel contesto. Ma da questo fatto non segue che il contenuto di un enunciato sia identico alle sue condizioni di verità. Il contenuto di un enunciato potrebbe essere qualcosa che determina le sue condizioni di verità, senza essere identico ad esse. Questa è una possibilità che diversi autori hanno esplorato. Qui, presentiamo la teoria sviluppata da Soames (1987) sulla base di questa idea. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 2

3 Proposizioni strutturate La mossa di Soames (e di altri teorici prima di lui) per introdurre le distinzioni richieste tra i contenuti espressi dagli enunciati è di caratterizzare il contenuto semantico di un enunciato S come un complesso strutturato i cui costituenti sono i contenuti semantici dei costituenti semanticamente significanti di S. (Soames 2005) Vediamo, più in dettaglio, come Soames (1987) propone di strutturare i contenuti. (Presento versione semplificata e parziale della sua teoria). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 3

4 Proposizioni russelliane Per ogni contesto c: il contenuto semantico di un termine direttamente referenziale in c è il suo riferimento in c; il contenuto semantico di un predicato a n-posti in c è la proprietà che esso esprime in in c; il contenuto semantico dei connettivi vero-funzionali in c è la funzione di verità che esprimono; la proposizione espressa da un enunciato atomico che consiste di un predicato a n-posti P e degli argomenti t 1,..., t n in c è il complesso << o 1,..., o n >, P >, dove P è la proprietà espressa da P e o 1,..., o n i contenuti semantici di t 1,..., t n in c; la proposizione espressa da un enunciato della forma A e B in c è il complesso < Cong, < A, B >>, dove Cong è la funzione di verità espressa da e e A e B le proposizioni espresse da A e B in c; la proposizione espressa da un enunciato della forma c è un x tale che S in c è il complesso < ESISTE, g >, dove ESISTE è la proprietà di essere una proprietà istanziata e g la proprietà espressa dal predicato essere un x tale che S in c; ecc. Complessi strutturati di questo tipo sono detti proposizioni russelliane. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 4

5 Quel che resta da fare Abbiamo detto che la proposizione espressa da un enunciato in questo approccio non è identica alle sue condizioni di verità, ma determina le sue condizioni di verità. Questo significa che il compito del teorico delle proposizioni russelliane non si esaurisce nel dare una definizione ricorsiva dei contenuti espressi da enunciati di varie forme. Come osserva Soames, [Russellian] propositional contents do not replace truth-supporting circumstances in a semantic theory; rather, they supplement them with a new kind of semantic value. Quello che resta da fare è dare una caratterizzazione ricorsiva della verità di una proposizione russelliana rispetto a una circostanza di valutazione. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 5

6 Intensioni In primo luogo, associamo delle intensioni a individui e proprietà: l intensione di una proprietà a n-posti è una funzione da circostanze a n-uple di individui che istanziano la proprietà nella circostanza; l intensione di un individuo è una funzione costante da circostanze a quell individuo. (Per semplicità, assumo che le circostanze siano mondi). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 6

7 Condizioni di verità delle proposizioni russelliane Le condizioni di verità delle proposizioni russelliane possono essere formulate ricorsivamente nel modo seguente: una proposizione << o 1,..., o n >, P > è vera in una circostanza w sse l intensione di P applicata a w contiene < o 1,..., o n >; una proposizione < Cong, < A, B >> è vera in una circostanza w sse l intensione di A e l intensione di B applicate a w danno il valore 1; una proposizione < ESISTE, g > è vera in una circostanza w sse l intensione di g applicata a w non dà l insieme vuoto; ecc. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 7

8 L approccio delle proposizioni russelliane L approccio delle proposizioni russelliane agli enunciati che attribuiscono atteggiamenti proposizionali può dunque essere formulato così in termini generali: (sf) il significato di un enunciato è una funzione che, per ogni contesto in cui l enunciato viene proferito, specifica il contenuto (o proposizione) che l enunciato esprime in quel contesto; (id) in un contesto, enunciati della forma in (1) attribuiscono all individuo denotato da x la proprietà di credere\sapere\ volere\sperare\asserire\... la proposizione espressa da S in quel contesto: (1) x crede\sa\vuole\spera\asserisce\... che S; (pr) la proposizione espressa da un enunciato in un contesto è la proposizione russelliana che l enunciato esprime in quel contesto; (vp) alle proposizioni russelliane sono associate delle intensioni che determinano il loro valore di verità relativamente a una circostanza di valutazione. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 8

9 Conseguenze dell approccio Vediamo ora come funziona l approccio delle proposizioni russelliane in relazione ai casi che erano problematici per l approccio dei mondi possibili: 1. il problema degli enunciati necessariamente equivalenti, 2. il problema della chiusura sotto conseguenza necessaria, 3. il problema delle falsità necessarie. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 9

10 Enunciati necessariamente equivalenti Abbiamo visto che (c1) è una predizione dell analisi in termini di mondi possibili dei report di credenza: (c1) se due enunciati A e B sono necessariamente equivalenti in un contesto, allora, in quel contesto, un enunciato della forma x crede che A è vero a un mondo se e solo se x crede che B è vero a quel mondo. Questo ha la conseguenza controintuitiva che un individuo crede che (2) se e solo se crede che (3): (2) 2<4 (3) la logica del primo ordine è completa L approccio delle proposizioni russelliane non fa la predizione (c1), in quanto in ogni contesto (2) e (3) esprimono proposizioni diverse, vale a dire (2) e (3), rispettivamente (per semplicità, non analizzo il costituente che corrisponde alla descrizione la logica del primo ordine ): (2) <<2, 4>, < > (3) <<la logica del primo ordine>, Completa> Dunque, è possibile per un individuo credere la proposizione espressa da (2) senza credere quella espressa da (3). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 10

11 Chiusura sotto conseguenza necessaria L approccio dei mondi possibili fa la predizione (c3): (c3) se in un contesto un enunciato della forma x crede che A è vero a un mondo e A implica B in quel contesto, allora x crede che B è vero a quel mondo in quel contesto. Dunque, questo approccio predice erroneamente che, se (4) è vero a un mondo in un contesto, allora (5) è vero a quel mondo in quel contesto: (4) Leo crede che Giorgione fosse un grande pittore. (5) Leo crede la logica del primo ordine sia completa. L approccio delle proposizioni russelliane non fa la predizione (c3). Infatti, secondo questo approccio, (6) e (7) esprimono proposizioni diverse in ogni contesto (ovvero le proposizioni (6) e (7) ). Dunque, dal fatto che (6) è vero in un contesto a un mondo non possiamo concludere che (7) è vero in quel contesto a quel mondo e poi applicare principio di distribuzione della credenza sulla congiunzione per concludere che (5) è vero in quel contesto a quel mondo. (6) Giorgione era un grande pittore. (7) Giorgione era un grande pittore e la logica del primo ordine è completa. (6) <<Giorgione>, GrandePittore> (7) <Cong, <<<Giorgione>, GrandePittore>, <<la logica del primo ordine>, Completa>>> S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 11

12 Falsità necessarie Secondo l approccio dei mondi possibili, se un agente crede una falsità necessaria, crede qualsiasi cosa: (fn) se in un contesto un enunciato della forma x crede che A è vero a un mondo w e A è falso a ogni mondo in quel contesto, allora x crede che B è vero in w in quel contesto, per ogni enunciato B. Questa conseguenza è problematica in quanto dal fatto che (8) è vero non segue che Hilbert credesse qualsiasi cosa: (8) Hilbert credeva che il sistema dei Principia fosse completo. L approccio delle proposizioni russelliane non fa questa predizione, in quanto (fn) dipende da (c3), ma (c3), come abbiamo visto, non vale se le proposizioni sono proposizioni russelliane: (c3) se in un contesto un enunciato della forma x crede che A è vero a un mondo e A implica B in quel contesto, allora x crede che B è vero a quel mondo in quel contesto. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 12

13 L argomento di Soames Torniamo ora all argomento di Soames contro la tesi che identifica il contenuto di un enunciato in un contesto con l insieme delle circostanze che lo rendono vero in quel contesto. Questa tesi predice che l enunciato (9) e l enunciato (10) esprimono la stessa proposizione: (9) Espero si riferiva a Espero e Fosforo si riferiva a Espero. (10) Espero si riferiva a Espero e Fosforo si riferiva a Espero e per qualche x Espero si riferiva x e Fosforo si riferiva a x. Come abbiamo visto, secondo Soames, questa identificazione è problematica in quanto, date alcune assunzioni plausibili, comporta che, se (11) è vero in un contesto a un mondo, anche (12) è vero in quel contesto a quel mondo: (11) Gli antichi credevano che Espero si riferisse a Espero e Fosforo si riferisse a Fosforo. (12) Gli antichi credevano che per qualche x Espero si riferisse a x e Fosforo si riferisse a x. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 13

14 La distinzione cercata L approccio delle proposizioni russelliane non va incontro alla difficoltà precedente, in quanto, secondo questo approccio, gli enunciati (9) e (10) esprimono proposizioni distinte in ogni contesto: (9) Espero si riferiva a Espero e Fosforo si riferiva a Espero. (10) Espero si riferiva a Espero e Fosforo si riferiva a Espero e per qualche x Espero si riferiva x e Fosforo si riferiva a x. Infatti, le proposizioni russelliane che corrispondono a questi enunciati sono le seguenti: (9) <Cong, <<< Espero, Espero>, la relazione di riferimento>, << Fosforo, Espero>, la relazione di riferimento>>> (10) <Cong, <(9), <ESISTE, g>>>, dove g è la proprietà di essere un oggetto x tale che Espero si riferiva x e Fosforo si riferiva a x. Dunque, la derivazione della conseguenza problematica è bloccata. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 14

15 Domande e obiezioni Discutiamo ora alcune domande e obiezioni relative all approccio delle proposizioni russelliane. Ad alcune di queste domande e obiezioni risponde Soames stesso. In altri casi, dovremo sbrigarcela noi. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 15

16 Credenze e generalizzazione esistenziale Come abbiamo visto, l approccio delle proposizioni russelliane distingue la proposizione espressa da (9) dalla proposizione espressa da (10): (9) Espero si riferiva a Espero e Fosforo si riferiva a Espero. (10) Espero si riferiva a Espero e Fosforo si riferiva a Espero e per qualche x Espero si riferiva x e Fosforo si riferiva a x. Di conseguenza, secondo questo approccio, è possibile che (13) sia vero e (12) falso: (13) Gli antichi credevano che Espero si riferisse a Espero e Fosforo si riferisse a Espero. (12) Gli antichi credevano che per qualche x Espero si riferisse a x e Fosforo si riferisse a x. Ma come è possibile che qualcuno creda una proposizione senza credere la sua generalizzazione esistenziale? In particolare, come può Soames sostenere che (13) sia vero e (12) falso? Dopotutto gli antichi babilonesi non sarebbero stati disposti né ad assentire a (14) né ad assentire a (15): (14) Espero si riferisce a Espero e Fosforo si riferisce a Espero. (15) Per qualche x Espero si riferisce a x e Fosforo si riferisce a x. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 16

17 Una ragione di principio Secondo Soames, la possibilità che (13) sia vero e (12) falso dipende dal fatto che credere comporta la disposizione ad assentire descritta in (sc): (13) Gli antichi credevano che Espero si riferisse a Espero e Fosforo si riferisse a Espero. (12) Gli antichi credevano che per qualche x Espero si riferisse a x e Fosforo si riferisse a x. (sc) Se i è un parlante sincero e competente, l enunciato x crede che S è vero in un contesto c relativamente a un assegnamento che assegna i a x sse i è disposto ad assentire a qualche enunciato S il cui contenuto, nel contesto dell assenso, è identico al contenuto di S in c. In base a (sc), l enunciato (13) è vero in quanto gli antichi erano disposti assentire all enunciato (16), che ha lo stesso contenuto del complemento di (13): (16) Espero si riferisce a Espero e Fosforo si riferisce a Fosforo. Ma (12) non è vero in quanto gli antichi non erano disposti ad assentire ad alcun enunciato che avesse il contenuto del complemento di (12). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 17

18 Sostituzione di nomi propri Ma perché dovremmo accettare (sc)? (sc) Se i è un parlante sincero e competente, l enunciato x crede che S è vero in un contesto c relativamente a un assegnamento che assegna i a x sse i è disposto ad assentire a qualche enunciato S il cui contenuto, nel contesto dell assenso, è identico al contenuto di S in c. Questo principio legittima inferenze di questo genere: Gli antichi credevano che Espero si riferisse a Espero e Fosforo si riferisse a Fosforo. Espero è identico a Fosforo. Dunque, gli antichi credevano che Espero si riferisse a Espero e Fosforo si riferisse a Espero. Leo crede che Marco sia un grande oratore. Marco è identico Tullio. Dunque, Leo crede che Tullio sia un grande oratore. In altre parole, (sc) legittima la sostituzione di nomi propri coreferenziali in contesti di credenza. Ma, in questi argomenti, pare ragionevole accettare le premesse e rifiutare la conclusione. In altre parole, la sostituzione di nomi propri coreferenziali in contesti di credenza non pare preservare il valore di verità. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 18

19 La risposta di Soames La risposta di Soames è che la sostituzione di nomi propri o di indicali coreferenziali in contesti di credenza, a dispetto delle apparenze, preserva il valore di verità. Richard (1983) ha proposto un argomento per la tesi che la sostituzione di indicali coreferenziali in contesti di credenza preserva il valore di verità. Soames estende l argomento di Richard ai nomi propri. Vediamo prima l argomento di Richard e poi quello di Soames. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 19

20 La donna nella cabina telefonica Consider A a man stipulated to be intelligent, rational, a competent speaker of English, etc. who both sees a woman, across the street, in a phone booth, and is speaking to a woman through the phone. He does not realize that the woman to whom he is speaking B, to give her a name is the woman he sees. He perceives her to be in some danger a run-away steamroller, say, is bearing down upon her phone booth. A waves at the woman; he says nothing into the phone.... If A stopped and quizzed himself concerning what he believes, he might well sincerely utter 3 I believe that she is in danger. but not 4 I believe that you are in danger. Many people, I think, suppose that... [these sentences] clearly diverge in truth value, [3] being true and [4] being false. But [this] view... is, I believe, demonstrably false. In order to simplify the statement of the argument which shows that the truth of [4] follows from the truth of [3], allow me to assume that A is the unique man watching B.... Then we may argue as follows: S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 20

21 La donna nella cabina telefonica cont. Suppose that [3] is true, relative to A s context. 3 I believe that she is in danger. Then B can truly say that the man watching her A, of course believes that she is in danger. Thus, if B were to utter 5 The man watching me believes that I m in danger. (even through the telephone) she d speak truly. But if B s utterance of [5] through the telephone, heard by A, would be true, then A would speak truly, were he to utter, through the phone 6 The man watching you believes that you are in danger. Thus, [6] is true, taken relative to A s context. But, of course, 7 I am the man watching you. is true relative to A s context. [Which is not, of course, to say that A would accept it. Soames addition.] But [4] is deducible from [6] and [7]. 4 I believe that you are in danger. Hence, [4] is true, relative to A s context. Richard (1983). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 21

22 Next, please Questo era l argomento di Richard per la tesi che la sostituzione di indicali coreferenziali in contesti di credenza preserva la verità. (L idea è che un ragionamento simile a quello di Richard sia replicabile per qualsiasi sostituzione di indicali coreferenziali in contesti di credenza). Ora, passiamo all argomento di Soames per la tesi che la sostituzione di nomi coreferenziali in contesti di credenza preserva la verità. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 22

23 Ruth Barcan Marcus Suppose, for example, that A believes that Ruth Barcan is F is true relative to a context. A believes that I am F should then be true relative to a corresponding context in which Ruth Barcan (i.e., Ruth Marcus) is the agent (where F is free of first-person pronouns). Suppose, in fact, that Ruth utters the sentence in a conversation with someone who knows her as Ruth Marcus. It would seem that this person can truly report or even A believes that she (pointing at Ruth) is F, A believes that Ruth Marcus is F. Thus, substitution of one coreferential name or indexical for another preserves truth-value. Since there seems to be nothing special about this example, we have a general argument for [the principle of substitution]. Soames (1987). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 23

24 Resistenza alle sostituzioni Se la sostituzione di nomi o di indicali coreferenziali preserva il valore di verità, perché allora sostituzioni di questo tipo provocano spesso resistenza? Come mai siamo riluttanti ad accettare che la conclusione 3 segua dalle premesse 1-2? 1. Leo crede che Marco sia un grande oratore. 2. Marco è identico Tullio. 3. Dunque, Leo crede che Tullio sia un grande oratore. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 24

25 Le ragioni della resistenza La risposta di Soames è la seguente. Solitamente, se un parlante crede che S, crede anche che S sia vero. Per questa ragione, x crede che S può essere usato per trasmettere l informazione che x crede che S sia vero, anche se questa non è la proposizione semanticamente espressa da x crede che S. Per questa ragione, tendiamo ad interpretare l argomento 1-3 come l argomento invalido 1-3 : 1. Leo crede che Marco sia un grande oratore. 2. Marco è identico Tullio. 3. Dunque, Leo crede che Tullio sia un grande oratore. 1. Leo crede che l enunciato Marco è un grande oratore sia vero. 2. Marco è identico Tullio. 3. Dunque, Leo crede che l enunciato Tullio è un grande oratore sia vero. Ma 1 non esprime la stessa proposizione che esprime 1 (anche se può essere usato per trasmettere l informazione che 1 esprime) e lo stesso vale per 3 e 3. In altre parole, la tesi di Soames è che... la resistenza [ad accettare la sostituzione di nomi propri coreferenziali in contesti di credenza] sia basata sulla mancata distinzione tra l informazione semantica espressa da un enunciato in un contesto e l informazione trasmessa da un proferimento di quell enunciato in una determinata situazione. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 25

26 Gli argomenti di Stalnaker Vediamo ora come la teoria proposta da Soames affronta i casi che Stalnaker adduce come evidenza per l approccio dei mondi possibili: l attribuzione di credenze agli animali, l attribuzione di credenze tacite. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 26

27 Attribuzioni di credenze agli animali Abbiamo visto che uno dei vantaggi dell approccio dei mondi possibili è che permette di spiegare come sia possibile asserire con verità enunciati come (17): (17) Fido crede che ci sia un osso seppellito in giardino. Il principio (sc) di Soames non dice nulla a questo riguardo perché non si applica ad agenti che non sono utenti di una lingua: (sc) Se i è un parlante sincero e competente, l enunciato x crede che S è vero in un contesto c relativamente a un assegnamento che assegna i a x sse i è disposto ad assentire a qualche enunciato S il cui contenuto, nel contesto dell assenso, è identico al contenuto di S in c. Cosa predice la teoria delle proposizioni russelliane riguardo a casi come (17)? S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 27

28 Entità indipendenti dalla mente Prima di rispondere alla domanda precedente, una considerazione è opportuna. È importante tenere presente, nel discutere il problema delle attribuzioni di credenze agli animali, che le proposizioni russelliane non sono oggetti psicologici, entità mentali. Non sono oggetti psicologici perché possono avere individui come costituenti! Le proposizioni russelliane sono entità oggettive, indipendenti dalla mente, i cui costituenti sono i contenuti dei termini e dei predicati che occorrono nelle frasi che le esprimono. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 28

29 Una questione aperta Secondo l approccio delle proposizioni russelliane avere la credenza che c è un osso in giardino consiste dunque nell avere una certa relazione con un entità strutturata, indipendente dalla mente, i cui costituenti sono i contenuti dei costituenti della frase c è un osso in giardino. Dunque, secondo questo approccio, l agente che ha questa credenza sta in una certa relazione con un entità oggettiva che ha come costituente la proprietà di essere un osso. La teoria, tuttavia, non ci dice nulla sulla natura dello stato mentale del soggetto che sta nella relazione di credenza con un complesso strutturato del genere, in quanto la teoria non è una teoria psicologica del credere (il principio (sc) lo è, ma non si applica al caso degli animali). In questo senso, la questione dell attribuzione di credenze agli animali rimane una questione aperta per la teoria delle proposizioni russelliane. (Per una discussione del problema, vedi Richard 1990, cap. 4 sezione 5). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 29

30 Credenze tacite Passiamo ora al caso delle credenze tacite. Consideriamo di nuovo l attribuzione in (18): (18) Russell credeva che il Big Ben fosse più grande del lobo dell orecchio sinistro di Frege. Stalnaker sostiene che questa attribuzione è corretta. Cosa predice l approccio delle proposizioni russelliane? S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 30

31 La teoria di Soames e le credenze tacite Consideriamo di nuovo il principio (sc): (sc) Se i è un parlante sincero e competente, l enunciato x crede che S è vero in un contesto c relativamente a un assegnamento che assegna i a x sse i è disposto ad assentire a qualche enunciato S il cui contenuto, nel contesto dell assenso, è identico al contenuto di S in c. Assumo che, in base a (sc), se un soggetto crede che S in un contesto, c è un enunciato S tale che il soggetto è disposto ad assentire a S e S ha lo stesso contenuto di S nel contesto dell assenso. C è un enunciato con lo stesso contenuto di (19) a cui Russell era disposto ad assentire? (19) il Big Ben è più grande del lobo dell orecchio sinistro di Frege. Chiaramente, nel momento in cui qualcuno avesse chiesto a Russell se il Big Ben era più grande del lobo dell orecchio sinistro di Frege, Russell sarebbe stato disposto ad assentire. Ma prima che gli venisse chiesto è ragionevole ritenere che Russell fosse disposto ad assentire a (19) o a un enunciato con lo stesso contenuto? È possibile avere una disposizione ad assentire a un enunciato a cui non si è mai pensato? Se la risposta è no, la teoria di Soames non ammette credenze tacite. Se Stalnaker ha ragione a sostenere che almeno alcune delle credenze tacite sono attuali e non potenziali, Soames ha un problema. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 31

32 Conoscere il contenuto Concludo la discussione della teoria di Soames con un osservazione sulla conoscenza del contenuto semantico. Abbiamo visto nella prima lezione che questa è una tesi plausibile: (cc) conoscere il contenuto espresso da un enunciato in un contesto comporta conoscere le condizioni di verità di quell enunciato in quel contesto. Abbiamo visto che Soames concorda su (cc). La mossa dei teorici delle proposizioni russelliane non consiste nel negare che il contenuto determini le condizioni di verità, ma nel negare che il contenuto sia identico alle condizioni di verità. Chiediamoci ora: (cc) è una conseguenza dell approccio delle proposizioni russelliane di Soames? S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 32

33 Contenuto e condizioni di verità La risposta alla domanda precedente è no. Nell approccio delle proposizioni russelliane, il contenuto di un enunciato in un contesto è un complesso strutturato i cui costituenti sono proprietà e individui. La conoscenza di questo complesso di per sè non comporta conoscere le condizioni di verità dell enunciato. Per conoscere le condizioni di verità dell enunciato, un soggetto deve conoscere la definizione ricorsiva che assegna condizioni di verità alle proposizioni strutturate di varie forme. Ma questa definizione ricorsiva non è parte del contenuto espresso dall enunciato. Dunque, nell approccio di Soames la relazione tra conoscere ciò che dice l enunciato in un contesto e conoscere le sue condizioni di verità in quel contesto è al più una relazione contingente: conoscere il contenuto di un enunciato in un contesto non è identico, né implica, conoscere le sue condizioni di verità. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 33

34 Il ritorno di Stalnaker Concludo la lezione accennando brevemente alle strategie messe in atto da Stalnaker per difendere la tesi (mp) alla luce dei controesempi che sono stati sollevati (un esame più approfondito della difesa di Stalnaker è rimandato a un altra occasione): (mp) la proposizione espressa da un enunciato in un contesto è la funzione caratteristica dell insieme dei mondi possibili che rendono l enunciato vero in quel contesto; Le strategie sono due e le possiamo chiamare così: la spiegazione metalinguistica, la spiegazione della frammentazione. Vediamo come funzionano applicandole ad alcuni casi problematici. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 34

35 Enunciati necessariamente equivalenti Abbiamo visto che, secondo l approccio dei mondi possibili, (20) è vero (a un mondo in un contesto) sse (21) è vero (a quel mondo in quel contesto): (20) Lea crede che 2+2=4. (21) Lea crede che ci sia un numero infinito di numeri primi. Il problema è che pare possibile che (22) sia vero: (22) Lea crede che 2+2=4, ma non crede che ci sia un numero infinito di numeri primi. Come propone Stalnaker di risolvere questo problema? S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 35

36 Dove sta l errore? La soluzione di Stalnaker si basa su una certa diagnosi della natura dell errore di Lea. Supponiamo che Lea assenta al proferimento dell enunciato (23) in un contesto, ma non assenta, nello stesso contesto, al proferimento dell enunciato (24): (23) 2+2=4. (24) C è un numero infinito di numeri primi. In cosa consiste l errore di Lea? La diagnosi Stalnaker è che l errore di Lea in questo caso riguarda la relazione tra l enunciato (24) e la proposizione che esprime: Lea pensa che (23) esprima una proposizione vera ma non pensa che (24) esprima una proposizione vera. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 36

37 Attribuzioni metalinguistiche Consideriamo ora di nuovo l enunciato (22): (22) Lea crede che 2+2=4, ma non crede che ci sia un numero infinito di numeri primi. La tesi di Stalnaker, basata sulla diagnosi precedente, è questa: nei contesti in cui è appropriato asserire (22), il proferimento di (22) attribuisce a Lea la credenza che l enunciato 2+2=4 esprima una proposizione vera, mentre nega che Lea crede che l enunciato c è un numero infinito di numeri primi esprima una proposizione vera. Vale a dire, nei contesti in cui è appropriato asserire (22), l attribuzione (22) viene interpretata come l attribuzione (25): (25) Lea crede che l enunciato 2+2=4 sia vero, ma non crede che l enunciato c è un numero infinito di numeri primi sia vero. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 37

38 Proposizioni contingenti distinte Si noti che l approccio dei mondi possibili non ha difficoltà a rendere conto di (25): (25) Lea crede che l enunciato 2+2=4 sia vero, ma non crede che l enunciato c è un numero infinito di numeri primi sia vero. Infatti, le proposizioni espresse da (26) e (27) non sono vere in tutti i mondi possibili (in quanto la relazione tra una sequenza di suoni o di simboli e il contenuto che essa esprime è una relazione contingente) e sono distinte tra loro (in quanto (26) e (27) hanno valori di verità diversi in un mondo in cui 2+2=4 ha lo stesso significato che ha nel mondo reale, mentre c è un numero infinito di numeri primi vuol dire che 2+2=5): (26) l enunciato 2+2=4 è vero. (27) l enunciato c è un numero infinito di numeri primi è vero. Dunque, secondo l approccio dei mondi possibili, Lea può credere la proposizione espressa da (26) senza credere la proposizione espressa da (27). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 38

39 Altre attribuzioni metalinguistiche In modo analogo, per Stalnaker, è possibile spiegare come le attribuzioni seguenti possono essere appropriate (senza implicare che Lea crede qualsiasi cosa): (28) Lea crede che Kripke sia Kaplan. (29) Lea crede che Espero appaia nel cielo la sera, ma non crede che Fosforo appaia nel cielo la sera. Per Stalnaker, nei contesti in cui è appropriato asserire (28) e (29), queste attribuzioni vengono interpretate rispettivamente come (30) e (31): (30) Lea crede che l enunciato Kripke è Kaplan sia vero. (31) Lea crede che l enunciato Espero appare nel cielo la sera sia vero, ma non crede che Fosforo appare nel cielo la sera sia vero. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 39

40 Semantica delle attribuzioni di credenza Si noti che la posizione di Stalnaker non consiste nell affermare che (22) è letteralmente falso ma può essere usato per trasmettere l informazione in (25): (22) Lea crede che 2+2=4, ma non crede che ci sia un numero infinito di numeri primi. (25) Lea crede che l enunciato 2+2=4 sia vero, ma non crede che l enunciato c è un numero infinito di numeri primi sia vero. La tesi di Stalnaker è che, nei contesti appropriati, (22) esprime la stessa proposizione di (25). Questa posizione, se corretta, richiede di rivedere alcune assunzioni che abbiamo fatto riguardo alla semantica delle attribuzioni di credenza. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 40

41 Stalnaker sulla semantica delle attribuzioni di credenza To account for [the fact that we can report O Leary s beliefs by saying that he believes that two plus two is four, but not that there are an infinite number of primes], we need a semantics for belief sentences which explains how sentential complements such as that two plus two is four and that there are an infinite number of primes can be used to attribute to O Leary the beliefs and doubts that he has. Such a semantic theory of belief attribution, if it is to accord with my suggestion about the nature of mathematical belief and doubt, will have to recognize more complexity and more context-dependence than is usually recognized in the relationship between the sentential complements of sentences attributing beliefs and the contents of the beliefs attributed. Such a theory will not be simple, but I think it is necessary to account for the phenomena. Stalnaker (1984:73-4) S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 41

42 Una riformulazione dell approccio Il passo precedente suggerisce che, secondo Stalnaker, l approccio dei mondi possibili agli enunciati che attribuiscono atteggiamenti proposizionali vada riformulato indebolendo l assunzione (id): (sf) il significato di un enunciato è una funzione che, per ogni contesto in cui l enunciato viene proferito, specifica il contenuto (o proposizione) che l enunciato esprime in quel contesto; (id) in un contesto, enunciati della forma in (1) attribuiscono all individuo denotato da x la proprietà di credere\sapere\volere \sperare\asserire\... la proposizione espressa da S in quel contesto: (1) x crede\sa\vuole\spera\asserisce\... che S; (mp) la proposizione espressa da un enunciato in un contesto è la funzione caratteristica dell insieme dei mondi possibili che rendono l enunciato vero in quel contesto; (dm) un mondo possibile è un modo completo in cui le cose avrebbero potuto essere (nel senso della possibilità metafisica). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 42

43 Insufficienza della spiegazione metalinguistica La spiegazione metalinguistica è sviluppata in dettaglio in Stalnaker (1978, 1981, 1987). A parere di Stalnaker, tuttavia, questa spiegazione è insufficiente a rendere conto di alcuni casi. Vediamone uno. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 43

44 Il problema Si rammenti che la spiegazione metalinguistica analizza i controesempi all approccio dei mondi possibili come casi in cui l agente è in errore riguardo a ciò che certi enunciati dicono. Considerate ora l argomento seguente: 1. tutti quelli che passeranno l esame andranno al concerto; 2. la maggior parte di coloro che andranno al concerto sono olandesi; 3. tutti gli olandesi amano la musica antica; 4. la maggior parte di coloro che amano la musica antica passerà l esame; 5. dunque, qualcuno che passerà l esame è olandese. Le premesse 1-4 implicano la conclusione 5, e dunque, secondo l approccio dei mondi possibili, dovemmo aspettarci che chiunque crede le premesse 1-4 creda anche la conclusione 5. Tuttavia, è possibile che qualcuno creda le premesse senza credere la conclusione. In casi di questo genere, la spiegazione metalinguistica non è plausibile: un soggetto può mettere in dubbio la validità dell argomento, senza per questo essere confuso riguardo ciò che dicono gli enunciati 1-5. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 44

45 La spiegazione della frammentazione La tesi di Stalnaker è che, in casi come il precedente, un individuo può mettere in dubbio la validità dell argomento in quanto le sue credenze sono frammentate. Speaks (2005) riassume così questa spiegazione: The second part of Stalnakers strategy is a way of limiting the scope of the closure of belief under necessary consequence. Suppose that an agent believes two propositions, p, q which jointly entail a third proposition r. One might think that, by virtue of believing p and believing q, the agent believes the conjunctive proposition p and q. From this along with the closure of belief under entailment, it would follow that the agent believes r. Stalnaker replies that the agents beliefs may be compartmentalized; the agent may believe p and believe q without ever integrating the two beliefs, and so without ever coming to believe the conjunctive proposition p and q. In this situation, Stalnaker rightly notes, we are not licensed by his theory to infer that the agent believes r. S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 45

46 Applicazione al caso problematico Nel caso in cui un individuo A crede le premesse 1-5 senza credere la conclusione, la tesi di Stalnaker è che A crede ciascuna delle premesse 1-4 singolarmente, senza però credere la loro congiunzione: 1. tutti quelli che passeranno l esame andranno al concerto; 2. la maggior parte di coloro che andranno al concerto sono olandesi; 3. tutti gli olandesi amano la musica antica; 4. la maggior parte di coloro che amano la musica antica passerà l esame; 5. dunque, qualcuno che passerà l esame è olandese. Si noti che se A non crede la congiunzione delle premesse 1-4, l approccio dei mondi possibili non predice che A debba credere la conclusione 5. (Infatti, in base all approccio dei mondi possibili, se A crede la congiunzione di 1-4, allora A crede la congiunzione di 1-4 e 5, dal momento che la proposizione espressa dalla congiunzione di 1-4 è identica alla proposizione espressa dalla congiunzione di 1-4 e 5. Dunque, per il principio di distribuzione della credenza sulla congiunzione, A crede 5. Tuttavia, se A non crede la congiunzione di 1-4, viene meno la premessa necessaria per la conclusione che A crede 5.) S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 46

47 Per proseguire la discussione Le strategie di Stalnaker in difesa della tesi che le proposizioni sono funzioni da mondi possibili a valori di verità sono discusse in Field (1986), Richard (1990), Lau (1998), Speaks (2005), Soames (2005:Ch.5), Stalnaker (2007), Soames (2006). S. Zucchi: Atteggiamenti proposizionali Lezione tre 47

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