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1 LE LESIONI MUSCOLARI CONTRATTURA MUSCOLARE E una contrazione involontaria, insistente e dolorosa di uno o più muscoli scheletrici. Non comporta alcuna lesione anatomica delle fibre, ma è semplicemente un aumento involontario e permanente del loro tono. La contrattura è di per sé un atto difensivo che insorge quando il tessuto muscolare viene sollecitato oltre il suo limite di sopportazione fisiologico. L'eccessivo carico innesca un meccanismo di difesa che porta il muscolo a contrarsi. Le cause predisponenti possono essere di natura meccanica e/o metabolica ma non sono state ancora definite con chiarezza. Ciò che si sa è che sono in qualche modo correlate ai seguenti fattori: mancanza di riscaldamento generale e specifico preparazione fisica non idonea sollecitazioni eccessive, movimenti bruschi e violenti problemi articolari, squilibri posturali e muscolari, mancanza di coordinazione Il soggetto colpito da una contrattura avverte un dolore modesto e diffuso lungo l'area muscolare interessata. Il dolore è tollerabile e non impedisce il proseguimento dell'attività sportiva. L'ipertonia viene percepita piuttosto chiaramente e l'atleta lamenta una mancanza di elasticità del muscolo durante i movimenti. La palpazione consente di apprezzare l'aumento involontario del tono muscolare e di evocare dolore soprattutto in alcuni punti (trigger point attivi). Il muscolo coinvolto si presenta rigido e l'ipertonia delle fibre muscolari è apprezzabile al tatto. Anche in questo caso il riposo è la terapia più efficace. Per guarire da una contrattura normalmente sono sufficienti 3-7 giorni di stop, che potrebbero diventare molti di più se non si rispettano i giusti tempi di recupero. Inutile e controproducente continuare a svolgere le attività sportive che evocano fastidio o dolore alla zona interessata. Per accelerare il recupero sono utili tutte quelle attività che consentono di allungare la muscolatura e di favorire l'afflusso di sangue ai muscoli. Una attività aerobica moderata abbinata a qualche esercizio di allungamento aiuta a distendere la muscolatura sia direttamente (stretching) che indirettamente (iperemia locale). L'ideale sarebbe associare anche un massaggio decontratturante al termine dell'attività in modo da allentare le tensioni muscolari ed ottenere benefici anche a livello antalgico Sicuramente utili, ma da utilizzare solo nei casi più gravi e sotto controllo medico, sono i farmaci antinfiammatori (FANS) e miorilassanti che con la loro azione contribuiscono a distendere la muscolatura. Tra le terapie fisiche utili per accelerare i tempi di recupero ricordiamo, l'elettroterapia, la ionoforesi e lo stretch and spray. Se la sintomatologia non scompare dopo 10 giorni di trattamento conservativo (riposo), è bene sottoporsi a visite specialistiche.

2 La prevenzione delle contratture è rivolta all'eliminazione dei fattori predisponenti e/o perpetuanti: eseguire sempre un adeguato riscaldamento assicurarsi di essere nelle condizioni fisiche idonee per sostenere lo sforzo coprirsi adeguatamente nei mesi invernali e, se necessario, utilizzate pomate specifiche durante la fase di riscaldamento concedersi i giusti tempi di recupero e di rigenerazione cercare di correggere eventuali squilibri muscolari e/o articolari STIRAMENTO MUSCOLARE Lo stiramento, o elongazione muscolare, è una lesione di media entità che altera il normale tono muscolare. In una scala di ipotetica gravità potremmo collocarla tra la semplice contrattura (aumento involontario e permanente del tono muscolare ) e lo strappo (rottura delle fibre muscolari). Lo stiramento è piuttosto frequente in ambito sportivo ed è causato dall'eccessivo allungamento subito dalle fibre muscolari. Tale stiramento può verificarsi in situazioni diverse per cause diverse. Tra le più frequenti ricordiamo: 1. Mancanza di riscaldamento adeguato 2. Mancanza di preparazione fisica idonea 3. Movimento brusco e violento 4. Squilibri posturali e muscolari 5. Microtraumi ripetuti 6. Abbigliamento e calzature non idonee 7. Recupero insufficiente dopo uno sforzo atletico CENNI DI FISIOLOGIA Ogni muscolo del corpo possiede dei recettori in grado di trasmettere informazioni sulle sue condizioni al sistema nervoso centrale. In particolare i fusi neuromuscolari inviano informazioni relative alla velocità e all'entità dello stiramento. Quando un muscolo si allunga eccessivamente (si stira) anche i fusi (posti in parallelo alle fibre muscolari) si allungano determinando il cosiddetto riflesso da stiramento. Tale fenomeno causa un'improvvisa contrazione muscolare che si associa ad un contemporaneo rilassamento del muscolo antagonista. Questo meccanismo permette di salvaguardare la struttura muscolare ma in particolari circostanze (affaticamento) può risultare insufficiente predisponendo l'atleta allo stiramento muscolare. A differenza della contrattura che causa un dolore modesto e diffuso, nello stiramento muscolare si avverte un dolore acuto ed improvviso a cui segue spasmo muscolare. Tuttavia in molti casi il dolore è sopportabile e normalmente non impedisce il proseguimento dell'attività. Il riposo è l'unica terapia realmente efficace. L'osservanza di un periodo di stop compreso tra le due e le tre settimane è altresì fondamentale per scongiurare il rischio di eventuali recidive.

3 Si consiglia l'immediata applicazione del R.I.C.E, il protocollo più accreditato per le lesioni acute. In questa fase gli obiettivi sono: l'immobilizzazione, l'applicazione di un impacco freddo (borsa del ghiaccio o spray) e di un bendaggio compressivo per ridurre l'emorragia e sollecitazioni meccaniche sulla struttura lesa. La ripresa degli allenamenti sarà graduale con particolare attenzione alla fase di riscaldamento. Una visita da uno specialista potrebbe evidenziare la necessità di eseguire ulteriori indagini diagnostiche per escludere la presenza di lesioni muscolari. Sempre lo specialista potrebbe prescrivere farmaci antinfiammatori e miorilassanti per accelerare la guarigione. Anche alcune terapie fisiche come la TENS, gli ultrasuoni e la tercarterapia possono ridurre notevolmente i tempi di recupero. La pratica dello stretching per facilitare il recuperò può essere tanto utile quanto pericolosa per cui si consiglia di eseguire tali esercizi sotto la supervisione di personale qualificato. STRAPPI MUSCOLARI Lo strappo, o distrazione muscolare è una lesione che causa la rottura di alcune fibre che compongono il muscolo. Tale lesione è generalmente causata da un'eccessiva sollecitazione (brusche contrazioni o scatti improvvisi) ed è piuttosto frequente in ambito sportivo (soprattutto negli sport che richiedono un movimento muscolare esplosivo come sollevamento pesi, baseball, calcio, gare di sprint e di salto). Spesso gli strappi muscolari avvengono in condizioni di scarso allenamento o quando il muscolo è particolarmente stanco o impreparato a sostenere lo sforzo (mancato riscaldamento). Le fibre lesionate dallo strappo muscolare hanno scarsa capacità di rigenerazione. Si può verificare l intervento delle cellule satellite con formazione di nuove cellule muscolari (processo per altro non ben chiarito). Per il resto, il tessuto che si forma è di tipo cicatriziale, meno elastico, meno contrattile e anche meno resistente di quello muscolare. Si possono così formare delle aree con differente elasticità che aumentano sensibilmente il rischio di lesioni ricorrenti. Sebbene lo strappo possa colpire qualsiasi muscolo del corpo, le sedi più frequentemente colpite sono gli arti, mentre più raramente si possono riscontrare patologie a carico della muscolatura addominale e dorsale. In particolare negli sportivi sono frequenti lesioni ai muscoli della coscia (flessori,adduttori, quadricipite) e della gamba (tricipite surale). Una distrazione muscolare frequente nei culturisti è invece quella che coinvolge il tricipite e/o il deltoide durante gli esercizi di spinta su panca piana. In relazione al numero di fibre coinvolte gli strappi muscolari si possono classificare usando una scala di gravità composta da tre stadi. 1. LESIONE DI PRIMO GRADO In questo tipo di lesione sono danneggiate solo poche fibre muscolari (meno del 5%). Il danno è tutto sommato modesto e viene avvertito come un leggero fastidio che si accentua durante la contrazione e l'allungamento muscolare. In caso di lesione di primo grado non si ha quindi un'importante perdita di forza o limitazione del movimento. 2. LESIONE DI SECONDO GRADO o lesione grave

4 La gravità dello strappo aumenta poiché viene coinvolto un maggior numero di fibre. Il dolore, acuto è simile ad una fitta e viene chiaramente avvertito in seguito ad una violenta contrazione muscolare. La lesione interferisce con il gesto atletico ma consente allo sportivo di continuare la gara o l'allenamento. Tuttavia il dolore può essere aggravato da ogni tentativo di contrarre il muscolo. 3. LESIONE DI TERZO GRADO o lesione gravissima L'alto numero di fibre coinvolte causa una vera e propria lacerazione del ventre muscolare (completa o semi completa coinvolge comunque almeno 3/4 delle fibre). Tale lesione si avverte alla palpazione come un avvallamento, un vero e proprio scalino che testimonia l'entità della rottura. Il dolore, violentissimo determina una completa impotenza funzionale tanto che se la lesione coinvolge gli arti inferiori l'atleta si accascia immediatamente al suolo Lo strappo può essere paragonato alla progressiva rottura di una corda messa in tensione. Inizialmente si sbrogliano solo alcune fibre (lesione di I grado), mano mano si incrementa la forza di trazione si ha lo sfilacciamento progressivo (lesione di II grado) fino alla completa rottura della corda (lesione di III grado). Il soggetto colpito da uno strappo muscolare avverte un dolore acuto nella zona lesionata, tanto più intenso quanto maggiore è il numero di fibre coinvolte. Il dolore avvertito viene spesso rievocato dalla contrazione del muscolo interessato. Se il trauma è particolarmente grave il soggetto si trova nell'impossibilità di muovere la parte interessata ed il muscolo appare rigido e contratto. Una distrazione di II o di III grado si accompagna, nella maggior parte dei casi, ad edema e gonfiore. Il muscolo scheletrico è irrorato da una fitta rete di capillari che in caso di strappo vengono lesionati. Tale rottura causa uno stravaso ematico più o meno evidente a seconda dell'entità e della localizzazione della lesione. Se nei traumi più lievi il sangue rimane all'interno del muscolo, in quelli più gravi migra in superficie dove si accumula e forma evidenti ematomi. Dopo circa 24 ore si può apprezzare un livido localizzato più in basso rispetto alla sede dello strappo a testimonianza dello stravaso ematico. Può inoltre insorgere una contrattura muscolare "di difesa" grazie alla quale l'organismo cerca di immobilizzare l'area interessata per favorire il recupero ed evitare che la situazione peggiori ulteriormente. La prima cosa da fare è sospendere immediatamente l'attività sportiva e mettere l arto in scarico (posizione rialzata).

5 Applicare un impacco freddo per ridurre il flusso di sangue ai vasi lesionati ed evitare qualunque forma di calore (massaggio). E utile, durante il recupero, effettuare esercizi di stretching per accelerare e migliorare il recupero. Si possono utilizzare farmaci antiinfiammatori e miorilassanti. Attualmente esiste la possibilità di eseguire tecarterapia per ridurre i tempi di recupero grazie al trasferimento di cariche elettriche endogene agli strati muscolari più profondi. Le lesioni di primo grado si risolvono nel giro di 1-2 settimane. Le lesioni di secondo grado prevedono invece tempi di guarigione più lunghi (15-30 giorni). Prima della ripresa dell'attività sportiva il soggetto dovrà seguire un percorso di riabilitazione e sottoporsi ad opportuni interventi fisioterapici. Nei casi più gravi (lesioni di III grado) può essere necessario l'intervento chirurgico. La prevenzione degli strappi muscolari si caratterizza per l'osservanza di alcuni punti fondamentali: 1. Riscaldamento 2. Assicurarsi di essere nelle adeguate condizioni fisiche per sopportare lo sforzo 3. Coprirsi adeguatamente se fa freddo e usare pomate specifiche durante la fase di riscaldamento 4. Eseguire esercizi di allungamento durante la fase preparatoria e defaticante per migliorare l elasticità e la flessibilità muscolare CONTUSIONI MUSCOLARI Il tessuto muscolare reagisce al trauma contusivo in maniera diversa in base al fatto che sia contratto o rilasciato al momento del trauma. Se è rilasciato il danno sarà minore poiché il muscolo più elastico e la forza si disperde su una superficie più ampia. Se il muscolo è contratto invece la dispersibilità della forza è decisamente minore e quindi il danno generato più ingente. Le contusioni possono essere divise in 4 gradi successivi: 1. I grado: infiltrazione emorragica interstiziale con o senza frattura delle miofibrille 2. II grado: ematoma intramuscolare con frattura delle miofibrille 3. III grado: interruzione completa del ventre muscolare ed esteso danno tissutale (rottura muscolare) 4. IV grado: grave rottura muscolare con morte tissutale tendente alla necrosi Clinicamente si manifestano con tumefazione, dolorabilità spontanea e provocata dalla palpazione e dal movimento.palpando il muscolo nella zona di contusione si può evidenziare una zona di repressione. Con l esame obiettivo si fa diagnosi. Per valutare l entità della lesione si possono fare RX ed ecografia. Il trattamento di queste lesioni prevede il riposo, l applicazione di ghiaccio e il confezionamento di bendaggi elastici modicamente compressivi. Nel II grado si possono usare farmaci miorilassanti e fibrinolitici, inoltre è possibile applicare un apparecchio gessato per massimizzare il riposo del muscolo colpito. Nel III e IV grado è invece spesso necessario un intervento chirurgico per riaccostare i monconi muscolari e minimizzare il tessuto cicatriziale che riparerà la lesione. Tratto da Manuale di Ortopedia e Traumatologia Gallinaro Peretti Rinaldi

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