1 CAPITOLO LA NASCITA DEL CONCETTO SCIENTIFICO DI <CULTURA>
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- Eugenia Poletti
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1 1 CAPITOLO LA NASCITA DEL CONCETTO SCIENTIFICO DI <CULTURA> IL CONCETTO DI CULTURA Viene definito con rigore scientifico tra la fine dell Ottocento e l inizio del Novecento Poi articolato in modo differente da scuole sociologiche di primaria importanza Inizia da un punto di vista disciplinare, all interno degli studi antropologici La scuola di Durkheim in Francia La scuola Chicago negli Stati Uniti Autori come Weber e Simmel in Germania IL TERMINE <CULTURA> LA STORIA DEL TERMINE <CULTURA> Il concetto di <cultura> è uno strumento che nasce in stretta relazione con l esperienza e con il linguaggio entro un dato contesto storico-sociale con il compito che riesca a farci comprendere qualcosa di noi e qualcosa di forme di vita diverse dalle nostre Persona colta che ha seguito un percorso impegnativo di formazione ed educazione individuale Due usi nel linguaggio comune Comportamenti, valori, stili di vita specifici a gruppi particolari entro una medesima società CULTURA COME STRUMENTO DI ANALISI Sforzo continuo di chiarificazione e di critica con cui si cerca di comprendere il comportamento degli individui in società
2 IL TERMINE <CULTURA> DALLA CONCEZIONE CLASSICA ALLA CONCEZIONE MODERNA Concezione antropologica o MODERNA Concezione umanistica o CLASSICA La parola cultura ha un origine latina, dal verbo colere, ed è usata, già presso gli antichi romani, in senso proprio per indicare il lavoro della terra [agri culturae ], la coltivazione dei campi e di singole piante La cultura si trasferisce in modo figurato dal terreno all animo umano. Con l educazione e la filosofia si può agire su di esso, raffinandolo, nutrendolo, trasformandolo da incolto a colto come si fa con i campi Da qui il termine <cultura> ha contribuito a formare la concezione umanistica (classica) si impone e si diffonde nel XVIII secolo (Illuminismo), seguita da una specificazione: cultura delle arti, cultura delle lettere, cultura delle scienze La nozione di cultura si avvicina fino a sovrapporsi a quella di <civiltà> e di <civilizzazione> Matthew Arnold ( ) La cultura rappresenta quanto di meglio è stato pensato e conosciuto Si afferma compiutamente alla fine dell Ottocento anche se già nel secolo precedente alcuni pensatori tedeschi, tra i quali Johann Gottfried Herder, hanno contrapposto all universalismo astratto dei Lumi la particolarità, varietà e concretezza della cultura di ogni singolo popolo Nel corso del XIX secolo i pensatori romantici tedeschi legheranno in maniera sempre più stretta la cultura all idea di <nazione> La cultura vi è descritta come un insieme omogeneo di tradizioni, disposizioni morali e conquiste intellettuali, che esprimono lo spirito più profondo e autentico di un popolo I CARATTERI DELLA CULTURA NELL ANTROPOLOGIA Si afferma uno sguardo più neutro, più interessato a descrivere come è la realtà sociale che a prescrivere come dovrebbe essere e a riflettere sull estrema varietà dei costumi, delle norme sociali, delle tradizioni che caratterizzano le società umane
3 La cultura non si applica più all individuo, ma concerne una collettività E proprio la diversità dei costumi e delle abitudini di vita, particolari e legate a una specifica località, a formare il nuovo contenuto della nozione di <cultura> L ANTROPOLOGIA è la scienza sociale che ha cercato di fondare la propria autonomia disciplinare sul concetto di <cultura>, facendo di quest ultima il proprio oggetto specifico di ricerca Tra i fondatori EDWARD BURNETT TYLOR La definizione di TYLOR: La cultura (o civiltà) intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall uomo come membro di una società [1871] La cultura primitiva è stata trascurata dalla tradizione illuminista Per Tylor il problema era quello di rendere comprensibili fenomeni nuovi che, agli occhi degli occidentali civilizzati di allora, potevano sembrare comportamenti irrazionali e credenze ingenue. Si rendeva necessario ampliare l ambito di applicazione del termine <cultura> Dalla definizione tyloriana si possono enunciare alcune componenti della cultura CIO CHE PENSANO: La religione, la morale e il diritto, cioè complessi di norme e credenze esplicite I MATERIALI CHE PRODUCONO: Gli artefatti, cioè i prodotti oggettivati del lavoro umano gli oggetti di culto e quelli d uso quotidiano, come il vasellame, gli archi e le frecce, gli abiti, gli ornamenti. <Cultura Materiale> CIO CHE FANNO: I costumi e le abitudini acquisite dall essere umano preparere il cibo, abbigliarsi, usare mezzi di trasporto, intrattenere relazioni sentimentali con il partner
4 I caratteri principali che costituiscono la cultura sono tre Non tutti i fenomeni osservabili sono di tipo culturale. Esistono tratti fisici, esigenze e comportamenti che sono di tipo biologico e sono quindi innati. Ad esempio il colore dei capelli appartiene al codice genetico, l esigenza di nutrirsi e di trovare un riparo è un bisogno biologico che si ritrova in tutte le popolazioni esistenti sulla terra PRIMO CARATTERE: La cultura è appresa Tutto ciò che è frutto di apprendimento e non di reazione geneticamente programmata appartiene alla cultura L immagine della cultura che emerge è, in definitiva, quella di una totalità omogenea ed organica al suo interno che si differenzia in rapporto ad altre culture altrettanto omogenee e organiche SECONDO CARATTERE: La cultura rappresenta la totalità dell ambiente sociale e fisico che opera nell uomo HANNERZ [1992] Ha riassunto i tipi di processi culturali che si svolgono. I modi in cui la cultura viene trasmessa e si sviluppa Nella cultura rientrano modelli di comportamento, regole, istituzioni come la famiglia, l organizzazione politica ed economica PRIMO Gli individui interagiscono sempre tra di loro, all interno di un ambiente limitato geograficamente SECONDO Tutti si conoscono a fondo fin dalla nascita e usano gli stessi linguaggi dalla culla alla tomba TERZO CARATTERE: Quello della condivisione L assunto che generalmente troviamo riproposto nei manuali di antropologia culturale è che la cultura sia uniformemente distribuita all interno della società
5 L IDEA DI CULTURA AMERICANA FRANCESE TEDESCA Approccio sociologico specifico alla cultura in tre tradizioni sociologiche nazionali di inizio NOVECENTO LA SCUOLA DI CHICAGO: LA DIVERSITA CULTURALE DELLA METROPOLI Questa scuola era interessata all analisi dei processi sociali innescati nelle metropoli americane dai flussi ininterrotti di arrivo di immigrati soprattutto dal Sud e dall Est dell Europa Viene valorizzato un nuovo metodo di indagine sociologica, basato non solo su fonti statistiche, ma su materiale autobiografico, su documenti personali di vario tipo che consentivano di descrivere credenze comuni Anche se non utilizza ancora il termine <subcultura>, che sarà coniato negli anni Quaranta, PARK descrive la differenziazione culturale dei sobborghi, dei ghetti come varianti subordinate alla più ampia cultura metropolitana <città entro la città> Il risultato di questi studi? La popolazione tendeva a resistere al nuovo ambiente WILLIAM THOMAS ( ) Uno dei principali protagonisti di questo periodo Analizza il processo attraverso cui la cultura di origine degli immigrati polacchi incide sul modo in cui si inseriscono nella comunità di arrivo ROBERT E. PARK ( ) Un altro esponente della scuola di Chicago Teoria dell <uomo marginale> Colui che sperimenta un incongruenza tra il sistema culturale della comunità da cui proviene e quello della società di arrivo, vivendola come una duplice perdita: di status, di riconoscimento del suo ruolo all interno del gruppo I coniugi ROBERT e HELEN LYND Hanno avviato gli studi di comunità non più volgendo l attenzione alla vita delle metropoli, ma sulle città più piccole
6 LA SCUOLA FRANCESE DI SOCIOLOGIA: LA SOCIETA COME COMUNITA SIMBOLICA Quella che possiamo considerare la tradizione centrale della sociologia nasce in Francia EMILE DURKHEIM ( ) L interprete più significativo della scuola Francese Utilizzava i dati etnografici ricavati dalle società per formulare una teoria generale dell origine e della funzione delle rappresentazioni collettive e del SIMBOLISMO sociale Rappresentare la società e consentire la comunicazioni tra i suoi membri Un consenso morale che unisce gli individui, crea vincoli reciproci e consente di identificarsi in una collettività DURKHEIM usa anche il concetto di <rappresentazioni collettive> cioè le forme di pensiero cognitivo, le credenze religiose, i miti, ma anche le norme e i valori morali. La novità è l idea che la cultura oltre ad avere un carattere comune e comunicabile, abbia anche un carattere oggettivo e istituzionale Attribuisce alla <cultura> un posto centrale nella teoria sociologica Sia DURKHEIM sia MAUSS ritenevano che fosse la dimensione simbolica a costituire il cemento della società I SIMBOLI sono le credenze e i rituali condivisi in quanto hanno una DUPLICE funzione La coscienza collettiva diventa meno definita da orientamenti religiosi e centrata su valori individualistici (dignità e autonomia dell individuo) DURKHEIM chiama questa (nuova religione laica) <CULTO DELL INDIVIDUO> Egli riteneva che solo in quanto fatti sociali le rappresentazioni collettive fossero indagabili scientificamente La cultura, cioe le rappresentazioni collettive assume un posto centrale nell intera teoria sociologica. Se ne mette in luce il duplice carattere, cognitivo e morale, si introduce l idea che i concetti e le credenze operino entro contesti sociali da cui dipendono e sono il frutto di una cooperazione
7 LA TRADIZIONE SOCIOLOGICA TEDESCA: IL PROBLEMA DEL SIGNIFICATO E IL RUOLO ATTIVO DELLE IDEE I nomi più illustri sono: GEORG SIMMEL ( ) MAX WEBER ( ) SIMMEL si sofferma principalmente sul carattere simbolico del denaro nella cultura moderna, che è diventata cultura oggettiva (prodotti dell arte, della tecnica, degli oggetti d uso domestico e dei consumi e così via) ma il soggetto che nel suo sforzo di appagamento psichico, si rivolge ai contenuti della cultura oggettiva, rimane frustrato perché non può farli propri, cioè farli diventare cultura soggettiva. Situazione contradditoria! MAX WEBER definisce la <cultura> come una sezione finità dell infinità priva di senso del divenire del mondo, alla quale è attribuito senso e significato dal punto di vista dell uomo Polemizzò in molti punti dei suoi lavori con il determinismo economico del materialismo storico con l idea cioè che le forme di pensiero, del diritto, della morale siano il prodotto delle condizioni economiche della società WEBER CONTRO DURKHEIM In DURKHEIM le rappresentazioni collettive sono viste come un sistema chiuso, statico e come prodotti anonimi di forze e meccanismi sociali che operano perlopiù alle spalle degli attori sociali, indipendentemente dalla loro coscienza In WEBER le concezioni del mondo e le idee hanno una loro logica e dinamica interna e sono creazioni di individui e di gruppi sociali, intellettuali, movimenti religiosi spesso in lotta reciproca per l affermazione delle proprie idee e della propria visione del mondo Se la cultura riveste per WEBER un ruolo attivo, non si tratta però di un ruolo causale diretto, ma di meditazione tra gli interessi degli strati sociali e l agire sociale, nel senso che orienta questi interessi in una direzione piuttosto che in un altra. L etica economica rappresentava il punto di convergenza tra la concezione religiosa del mondo e il condizionamento della vita economica
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