BAMBINI IMPOSSIBILI: LA PROVCAZIONE E IL NO

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1 BAMBINI IMPOSSIBILI: LA PROVCAZIONE E IL NO In questo articolo viene preso come riferimento la teoria del rinforzo e la prassi cognitiva-comportamentale nella gestione dei comportamenti problematici dei bambini che presentano tratti oppositivi provocatori. Per una migliore comprensione dei contenuti si consiglia la lettura dell articolo «TOKEN ECONOMY UNA STRATEGIA EDUCATIVA BASATA SUL RINFORZAMENTO». Tutti i bambini possono essere scontrosi, capricciosi e negativistici, ma ciò che prendiamo in esame è un comportamento in cui l ostilità è continua e persistente e crea circoli di aggressività ricorrenti con i genitori e/o insegnanti ed educatori. E a loro che spetta la gran parte del lavoro di fronte a sfide continue e lotte di potere, là dove il ruolo di noi specialisti è essenzialmente quello di dare strumenti per la comprensione del comportamento, offrire qualche tecnica di Intervento e favorire un intervento compatto da parte di tutti gli adulti significativi che interagiscono con il bambino. Non va dimenticato che prima di essere «bambini impossibili» sono bambini sofferenti che hanno un rapporto molto complesso con i genitori. Si tratta di una sorta di coercizione reciproca che, alla lunga, tende a sgretolare l unità familiare.

2 Prendendo come spunto alcune parti tratte dal libro «Bambini Provocatori» di Barkley Russel parleremo di richieste/ordini e risposte alle richieste/ordini. Quando il genitore impartisce un ordine, fa una richiesta al bambino (prepararsi per uscire, lavare i denti ), nell ipotesi migliore il bambino può accondiscendere, assecondare la richiesta in modo che si sviluppino altre interazioni. Questo di solito capita quando la richiesta implica qualcosa di divertente o desiderata per il bambino, o quando permette un rinforzo immediato (come andare in edicola o a comprare un gelato ). Ciò che capita è che raramente si si vede una reazione positiva del genitore che dimostra il suo apprezzamento per la condiscendenza. Quando tale condiscendenza rimane inosservata dai genitori è facile che la risposta del bambino tenda ad estinguersi, a meno che la richiesta implichi un qualcosa di auto-rinforzante. In ogni caso solo una minoranza di bambini aderiranno alle prime richieste o comandi dei genitori. La richiesta può riguardare qualsiasi campo, dal mettere a posto i giochi a lavare le mani denti, dal fare i compiti a smettere di giocare con il tablet, ma può essere anche una richiesta di aiuto, come portare a tavola dei bicchieri o collaborare nel vestirsi. Questo da spazio ad altre interazioni nel senso che la comunicazione e le attività procedono in modo armonico e senza interruzioni. Caterina Fucili a

3 titolo Più spesso il comportamento tipico è che il bambino si oppone, non accondiscende alla richiesta del genitore, e il genitore generalmente ripete l ordine più volte. La frustrazione e l intensità emotiva dell interazione crescono. A questo punto abbiamo varie possibilità. Il genitore punisce il bambino (andare in camera) o gli toglie un privilegio (un gioco). Tali comportamenti punitivi falliscono perché vengono applicati in modo non continuativo ed in ritardo rispetto alla richiesta. Il genitore si adegua ed il comando viene lasciato incompleto dal bambino. In questo caso il bambino ha avuto successo nel ritardare il suo completamento avendo a disposizione più tempo per il gioco o per le sue attività piacevoli. Il bambino può non accondiscendere subito. Si crea un ciclo di richieste e no che può terminare con l accondiscendenza del bambino. Si sviluppano allora altre interazioni. Il problema è che il bambino impara che può Caterina Fucili a

4 titolo prendere tempo e opporsi, senza rispondere immediatamente alle richieste. Se il bambino continua a opporsi e se il ciclo di richieste e risposte del bambino non si conclude con l adeguamento del bambino allora capita spesso che il genitore passi alla minaccia, al ricatto (se non fai allora ). Anche in questo caso sia che il bambino risponda subito, sia che lo faccia dopo un ciclo richiesta/risposta, impara comunque a procrastinare e che questo atteggiamento è tollerato dal genitore e quindi ripetibile. Caterina Fucili a

5 titolo Ma occorre valutare l ipotesi che il bambino continui a opporsi. Il genitore può cedere ad altri comportamenti: l aggressione o l arrendevolezza. Caterina Fucili a

6 L arrendevolezza avviene quando il bambino non riesce ad ultimare l attività richiesta. In alcuni casi il bambino abbandona la situazione oppure è il genitore a farlo, magari abbandonando la stanza e lasciando il bambino alle sue attività. In alcuni casi può sostituirsi al bambino nell eseguire il compito. O può aiutarlo dopo avergli detto di fare da solo. Quindi. Il bambino ha imparato che può ignorare ed opporsi ad una richiesta. Il bambino ha imparato a procrastinare. In alcuni casi il bambino riesce a evitare il compito ed avere conseguenze positive. Per esempio il genitore richiede che i giochi vengano messi a posto. Il bambino si oppone e inizia a calciare il muro. Il genitore può prendere il bambino nel tentativo di calmarlo o per evitare che si faccia male. Come conseguenza il comportamento del bambino sono rinforzi negativi per aver evitato il compito e rinforzi positivi per l atteggiamento calmante mostrato dal genitore. Il bambino impara a fare capricci e mettere in atto atteggiamenti pericolosi che distoglieranno il genitori dalla richiesta e li porteranno ad atteggiamenti accuditivi e comprensivi. Il genitore ha insegnato al bambino ad evitare l accondiscendenza con tali atteggiamenti. Sull aggressione fisica c è poco da discutere: non esordisce effetti educativi, non insegna a rispondere alle richieste ed è comunque una violenza. Caterina Fucili a

7 Gli adulti tendono a vedere le interazioni descritte come un insieme e si stupiscono quando di fronte allo stesso comando il bambino ricomincia ad opporsi ( va a letto) dopo una fase in cui era stato accondiscendente. Guardando l interazione dal punto di vista del bambino occorre considerarla una interazione momento per momento nella quale lo scopo immediato del bambino è evitare di fare il compito richiesto, anche solo per un momento. Ogni istante in cui il bambino continua a procrastinare è un istante in più per continuare a fare ciò che stava facendo prima del comando attività spesso rinforzante. E l evitamento delle attività spiacevoli o aversive è di per se un rinforzo (negativo) del comportamento. Questo può aiutare a spiegare perché il bambini passano più tempo a discutere e disubbidire piuttosto che eseguire l ordine. Il procrastinare momento per momento del bambino rappresenta un rinforzo doppio: permette di continuare l attività desiderata (rinforzo positivo) e di evitare per un momento il compito spiacevole imposto (rinforzo negativo). Il risultato finale dell interazione (punizione o condiscendenza forzata) è ritardato abbastanza da avere scarsa o nulla influenza sul comportamento immediato del bambino. I «bambini impossibili» hanno bisogno di genitori fermi ma comprensivi nelle richieste, genitori consapevoli dei meccanismi di rinforzo e soprattutto attenti ad apprezzare ogni singolo atteggiamento di accondiscendenza. Genitori che guardano le cose che vanno, insomma, atteggiamento purtroppo raro e poco diffuso quando la pazienza è al limite, ma che rappresenta sempre la migliore terapia. Caterina Fucili a

8 Caterina Fucili a

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