Bosnia-Erzegovina: un teatro da non dimenticare

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1 Bosnia-Erzegovina: un teatro da non dimenticare DR. PAOLO VALPOLINI* A partire dallo scorso mese di gennaio la forza di stabilizzazione NATO in Bosnia-Erzegovina, nota con la sigla SFOR, ha subito un profondo processo di ristrutturazione e riduzione, che l ha portata oggi a una consistenza pari a circa militari di 30 nazioni organizzati in dieci gruppi tattici, alle dipendenze di tre comandi brigata multinazionali rispettivamente quello Sud-Est a Mostar, quello Nord a Tuzla e quello Nord-Ovest a Banja Luka. Ridotta a un quinto rispetto alla forza di implementazione (IFOR) inizialmente schierata in teatro alla fine del 1995, l attuale SFOR si basa su unità di fanteria leggera dato il mutamento della situazione generale nel paese. Tuttavia i problemi del teatro bosniaco sono ben lungi dall essere stati risolti, e ancor oggi esistono numerosi motivi di attrito fra le diverse etnie, che si aggiungono agli inevitabili retaggi legati ai massacri perpetrati nei quattro anni di guerra civile ai primi degli anni 90. La presenza della SFOR rimane quindi un elemento indispensabile del processo di stabilizzazione; la SFOR è l elemento più credibile dello sforzo compiuto dalla comunità internazionale per la pacificazione di questa regione, ci ha dichiarato un membro dell Ufficio dell Alto Rappresentante incontrato in teatro. Sul tappeto rimangono numerosi problemi che vanno dalla creazione di forze armate poste sotto un unico comando, alla lotta alla delinquenza e alla criminalità organizzata, alla rimo- * Corrispondente di Jane s Defence Weekly 9

2 Un ufficiale dei Carabinieri dell MSU in addestramento; l MSU è attualmente impegnata in attività informative e nell addestramento della polizia locale. Foto P. Valpolini zione del controllo politico sulle attività della polizia, specie nella Repubblica Serba di Bosnia (RS). D altro canto l emergere di nuove zone di crisi e la volontà di imporre un ritmo più rapido alle riforme necessarie per una completa democratizzazione della Bosnia-Erzegovina sta portando la comunità internazionale a riconsiderare i piani di aiuti. A un anno dal suo insediamento quale Alto Rappresentante Paddy Ashdown ha scritto una lettera aperta ai cittadini della BiH: Devo dirvi la verità, anche quando questa è difficile. I leader europei non ci apriranno le porte per pura compassione. Fino a quando non attueremo le riforme e non raggiungeremo gli standard europei, rimarremo poveri e fuori dall Europa. È molto semplice. I giorni della carità sono finiti. Ora il futuro della BiH è nelle mani dei suoi cittadini. Se non lo faremo da soli, nessun altro lo farà al posto nostro. Un discorso molto chiaro, cui si aggiungono voci di una possibile fine del mandato della SFOR cui farebbe seguito una forza sponsorizzata dall Unione Europea. Ma se il futuro della forza di stabilizzazione non è ancora del tutto chiaro, il presente lo è, specie per noi Italiani. Alzabandiera presso la Caserma Tito di Sarajevo; ai primi di giugno il 5 rgt. alpini ha dato il cambio al secondo quale componente italiana del German-Italian Battlegroup. Foto P. Valpolini La Brigata Multinazionale a guida italiana schieratasi a Sarajevo nel dicembre 1995/gennaio 1996, è stata ridotta a livello di gruppo tattico a partire dal marzo 2000; dal 2 dicembre 2002 a Sarajevo è stato infine formato il German-Italian Battle Group (GE-IT BG), gruppo tattico misto italo-tedesco il cui comando è stato affidato inizialmente all Italia. Questa decisione è seguita a un accordo binazionale che ha portato anche a una unificazione in un solo comando brigata dei comandi delle brigate italiana e tedesca in Kosovo; qui il comando della Brigata Multinazionale Sud- Ovest di Prizren è stato affidato per un anno alla Germania, e alla fine dell anno in corso i ruoli a Sarajevo e Prizren si invertiranno. Intanto ai primi di gennaio del 2003 le tre Divisioni che formavano la SFOR sono state ridotte a livello brigata. Fra queste la Divisione Multinazionale Sud-Est di Mostar, nota anche come Salamandre e che fin dall inizio della missione aveva avuto un comandante francese, si è trasformata in unità pienamente multinazionale a seguito della riduzione dell impegno francese e il suo comando è stato assegnato a rotazione a un ufficiale delle quattro principali nazioni che forniscono i reparti operativi, Francia, Germania, Italia e Spagna. Dai primi dello scorso mese di marzo il primo comandante non francese di quella che è ora la Brigata Multinazionale Sud-Est è un Italiano, il Brig.Gen. Gianmarco Chiarini, che era già stato in Bosnia nel 1996 quando operava nel- 10

3 Militari del 2 Rgt. alpini perquisiscono una fattoria alla ricerca di armi. P. Valpolini l ambito del comando dell ACE Rapid Reaction Corps, ed è quindi in grado di fare paragoni con il passato: la situazione che ho trovato è straordinaria a paragone del 1996; soprattutto il livello della ricostruzione è impressionante. Ricordo villaggi come Trnovo dove nel `96 era in piedi solo il campanile della chiesa e ora sono invece paesi funzionanti e quasi normali. Anche il livello di sicurezza è migliorato notevolmente, così come l accettazione reciproca. Ora le persone viaggiano liberamente in qualsiasi parte della federazione o della repubblica senza nemmeno vedere i segnali di confine. Recentemente abbiamo condotto un incontro con i Comandanti dei corpi Serbo, Bosniaco e Croato del mio settore e ho notato che questi parlavano liberamente tra loro scambiandosi le idee, cosa che sarebbe stata impensabile alcuni anni fa. Tuttavia rimane ancora molto da fare: nonostante tutti gli sforzi sin qui compiuti, questo non è ancora un paese normale, prosegue il Gen. Chiarini. Esistono grandi difficoltà legate a un vecchio establishment che cerca di controllare l economia e la vita politica e che, mentre paventa il confronto etnico, tenta di gestire le proprie attività criminali. Il confronto etnico, che peraltro non è sentito dai giovani (se non da alcuni gruppi di facinorosi), diviene così l ultima risorsa di una criminalità agguerrita e diffusa che cerca spazi al di fuori di questo paese. Tuttavia vi sono anche motivi di ottimismo: Credo che la vera speranza di questo paese siano le nuove generazioni che studiano e lavorano, sperando solo di poter vivere una vita normale come in qualsiasi paese d Europa. Quale dunque il futuro per la Bosnia- Erzegovina secondo il comandante della Brigata Multinazionale Sud-Est?: Certamente i progressi sono più lenti di quanto vorremmo, e vi è il pericolo di creare in questa popolazio- Veicoli blindati del contingente marocchino; le truppe di questo paese assicurano la difesa del campo che ospita il comando della Brigata Salamandra a Mostar. Foto P. Valpolini 11

4 Distribuzione di aiuti in un villaggio della Repubblica Serba di Bosnia con popolazione mista; l attività CIMIC rimane un elemento importante dell attività di SFOR. Foto P. Valpolini ne una cultura della dipendenza. Vi sono quindi forti pressioni per ridurre l impegno ad ogni livello e porre termine al nostro coinvolgimento in questo paese. Credo che ciò possa essere fatto solo con un approccio molto realistico, che condizioni le riduzioni al conseguimento di risultati concreti, che a loro volta allontanino il rischio di un nuovo conflitto. Per esempio, ritengo fondamentale il processo di integrazione e contemporanea riduzione dei due eserciti, perché ciò darebbe un forte contributo al senso di sicurezza generale. Qualsiasi ulteriore riduzione dovrebbe essere inoltre unita a un cambio della missione e a un attenta pianificazione per un eventuale rientro in forze in caso di crisi, e ovviamente tali ipotesi vanno testate in condizioni realistiche. La Brigata Multinazionale Sud-Est, nota anche con il nome di Brigata Salamandra ereditato dalla divisione a framework francese, si articola su un comando e su due gruppi tattici bi-nazionali, uno franco-spagnolo che controlla la zona meridionale dell area di responsabilità della brigata, e uno italo-tedesco che controlla quella settentrionale. Ai militari di queste quattro nazioni si aggiungono quelli di Albania e Marocco i cui contingenti hanno il compito di garantire la sicurezza ad alcuni dei campi che ospitano il personale della brigata. Come è stata la transizione da un comando framework francese a un comando multinazionale? Per quanto concerne la mia brigata devo dire che, superati i prevedibili attriti iniziali, le cose stanno andando molto bene e ho ottime risposte da parte di tutti. Ovviamente i comportamenti e le risposte non sono uniformi, ma sta ai comandanti trarre vantaggio da questi diversi comportamenti e far sì che le diversità siano un punto di forza e non una debolezza. A questo proposito fra i due gruppi tattici esistono profonde differenze; quello francospagnolo vede tutti e due i contingenti di stanza presso il campo che ospita il comando della Brigata Salamandra, cosa che semplifica notevolmente i problemi di tipo logistico basti pensare che il servizio di guardia è affidato esclusivamente al personale del contingente marocchino. Tuttavia controllare un territorio di circa 150 x 50 km diventa assai difficile quando si opera da un solo punto di partenza, seppure assai vicino al baricentro. La scelta del comandante del 2 rgt. Alpini, comandante del GE-IT BG, è stata diametralmente opposta; il suo gruppo tattico è dislocato nella metà nord dell Area di Responsabilità della brigata, e comprende le zone montuose attorno a Pale, l enclave bosniaca di Gorazde, e diversi altri punti caldi, difficilmente raggiungibili da Sarajevo, sede del comando, specie nel periodo invernale. Con un gruppo tattico su quattro compagnie, due tedesche e due italiane, al fine di garantire la massima presenza possibile sul territorio è stata fatta la scelta di schierare due compagnie, una italiana e una tedesca, nel territorio della RS e precisamente la prima a Rogatica e la seconda a Filipovici. Le rimanenti due compagnie italiane, una del 2 alpini e una del 66 rgt. aeromobile Friuli che costituisce riserva di brigata, sono state invece stan- Un VAB francese del gruppo tattico franco-spagnolo in perlustrazione sulle alture di Mostar. Foto P. Valpolini 12

5 ziate presso la Caserma Tito, nel centro di Sarajevo, e quella tedesca presso il campo di Rajlovac, alla periferia della capitale bosniaca, dove si trova anche il comando del GE-IT BG. Fra le principali attività della Brigata vi è quella di raccolta delle armi detenute illegalmente dai civili: la consegna spontanea, denominata Harvest, va avanti da diverso tempo e ha sicuramente permesso di eliminare dallo scenario bosniaco un elevato numero di fucili automatici, bombe a mano, lanciagranate, mine, e munizioni di ogni calibro. Tuttavia, specie nella zona della RS, le consegne spontanee sono assai limitate e per favorirle il comandante del GE-IT BG ha organizzato delle operazioni di perquisizione condotte in particolare dalla 217^ compagnia controcarri di stanza a Rogatica, che hanno portato al ritrovamento di un elevata quantità di materiale. La legge impediva invece alle compagnie tedesche di effettuare operazioni di questo tipo, e quindi la loro attività si concentrava sul pattugliamento delle zone di competenza. Differenze anche nel campo della cooperazione civile militare (CIMIC), ma complessivamente la collaborazione fra i reparti e il personale delle due nazioni è stato più che buono trattandosi di una prima assoluta di collaborazione a così basso livello. A seguito della decisione di spartirci le responsabilità in Kosovo e in Bosnia-Erzegovina, e della creazione di due unità bi-nazionali, una a livello brigata l altra a livello reggimento/battaglione, le sensazioni per ciò che riguarda l integrazione fra le forze tedesche e italiane è ottima, ci ha detto il Ten.Gen Friedrich Riechmann, comandante dello Einsatzführungskommando der Bundeswehr, l equivalente del nostro COI. Ciò è dovuto a un attenta scelta del personale e alla professionalità di entrambe le parti. In entrambi gli scenari la transizione dalle organizzazioni nazionali a quelle bi-nazionali si è svolta senza complicazioni, e ora possiamo notare come questa soluzione abbia generato numerose amicizie a livello personale. Entrambi i partner hanno imparato l uno dall altro, e sono molto grato al Generale Cecchi il cui approccio a questa sfida ha facilitato il profondo processo d integrazione. Siamo fortunati ad appartenere entrambi alla stessa organizzazione, la NATO, che ci ha permesso di sviluppare modi di pensare e procedure similari. È il caso di sottolineare come la multinazionalità rappresenti in se stessa un valore nelle operazioni di supporto alla pace, e la profonda integrazione che abbiamo raggiunto è un segnale speciale per quelle nazioni nelle quali siamo chiamati a operare, e mostra loro come anche gente che parla lingue diverse può lavorare insieme. Complessivamente gli Italiani con le stellette impegnati in Bosnia sono oltre con una larga maggioranza dell Esercito, seguita da Carabinieri e Aeronautica Militare. In particolare oltre al personale impegnato presso il comando SFOR vi è la Italian CIMIC Unit, unità interforze del Genio attiva nella realizzazione di progetti di ricostruzione, mentre gran parte dei Carabinieri presenti in teatro operano nel quadro della Multinational Specialized Unit, unità multinazionale i cui compiti principali nell attuale situazione sono l addestramento delle forze di polizia locali al ruolo di ordine pubblico e la raccolta di informazioni. Altri carabinieri, oltre a personale della Polizia di Stato, fanno parte della European Police Mission (EUPM), che ha sostituito la International Police Task Force (IPTF) dall inizio del 2003, e che ha il compito di portare agli standard europei le polizie delle due entità. Di certo il lavoro in Bosnia-Erzegovina non è finito, ma per potersi permettere di ritirare le forze rimanenti in teatro la comunità internazionale deve imporre il raggiungimento di una situazione più stabile, pena il rischio di un ritorno alle crisi degli anni passati. Una jeep Hummer della Fanteria di Marina spagnola; la Spagna fornisce due compagnie al gruppo tattico franco-spagnolo. Foto P. Valpolini 13

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