2.1. DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE AGRO-SILVO-PASTORALE (S.A.S.P.)

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1 2. PIANIFICAZIONE FAUNISTICA 2.1. DEFINIZIONE DELLA SUPERFICIE AGRO-SILVO-PASTORALE (S.A.S.P.) L estensione della Superficie Agro-Silvo-Pastorale (S.A.S.P.) della provincia di Ferrara, pari a ,00 ettari, è stata calcolata facendo riferimento alle tipologie ambientali elencate nell Appendice agli Indirizzi Regionali, riferite alla Carta di Uso reale del Suolo Regionale, ricavata dalla fotointerpretazione delle immagini satellitarie Quick bird. Le tipologie ambientali che concorrono al calcolo della S.A.S.P. provinciale ricomprendono anche realtà territoriali (quali zone umide, corsi d acqua, incolti, ecc.) che non rientrano nella definizione letterale del termine Agro-Silvo-Pastorale, ma che devono necessariamente essere considerate sia per il loro rilevante interesse faunistico, sia per rispondere appieno ai dettami della Legge 157/ 92. Sono state, pertanto, escluse dal calcolo della S.A.S.P. provinciale tutte le superfici che non vengono utilizzate in tutto o in buona parte dalla fauna selvatica o che, per le stesse caratteristiche, non possono essere gestite per fini faunistici, come previsto dagli Indirizzi Regionali. Va innanzitutto premesso che, rispetto al precedente Piano Faunistico-Venatorio Provinciale nel quale la S.A.S.P. provinciale (calcolata attraverso i dati ISTAT) ammontava a ,00 ettari, il presente Piano Faunistico-Venatorio Provinciale mostra una S.A.S.P. superiore di ben 8.753,00 ettari. Ciò è indubbiamente dovuto al metodo di misura adottato, più preciso e realistico rispetto al precedente, basato su di un sistema empirico. Tale discrepanza ettariale, ha immediatamente comportato una prima riflessione politico-venatoria, dovendosi innanzitutto collocare gli ettari in esubero nell ambito della destinazione territoriale complessiva del presente nuovo Piano. Dalla discussione emersa, effettuata anche in seno alla Consulta Venatoria e con l Ente Parco Delta del Po Regionale, si è raggiunta all unanimità la decisione di assegnare tale surplus ettariale prevalentemente agli Istituti Pubblici di Protezione, soprattutto alla luce del fatto che uno degli obiettivi principali condivisi del presente Piano è quello di trasformare, progressivamente nel quinquennio futuro, le porzioni di Siti della Rete Natura 2000 che ancora non godono di alcuna tutela dal punto di vista faunistico-venatorio (pari a 6.946,80 ettari/27.607,00 totali, esclusi quelli in Parco) in Istituti Pubblici di Protezione, ovvero in Oasi di Protezione della Fauna, Zone di Ripopolamento e Cattura, Zone di Rifugio, ecc., come si desume meglio in dettaglio nella trattazione dei paragrafi seguenti, nonché nello Studio di Incidenza. 289

2 Tale destinazione conferma e rafforza la posizione preminente della provincia di Ferrara in ambito regionale, in riferimento all importante sistema di aree protette dal punto di vista della tutela faunistico-venatoria DESTINAZIONE TERRITORIALE La Superficie Agro-Silvo-Pastorale provinciale, calcolata come premesso, è stata quindi ripartita tra Zone di protezione della fauna selvatica (Oasi di protezione della fauna, Zone di Ripopolamento e Cattura, Centri Pubblici di Riproduzione della Fauna, Zone di Rifugio, Aree di Rispetto con divieto di esercizio venatorio a tutte le specie, Fondi chiusi e sottratti all attività venatoria, Aree a Parco Regionale e Riserve Naturali, ) e Zone a gestione privata (Aziende Venatorie, Zone e Campi Addestramento Cani e Centri Privati di Riproduzione della fauna selvatica), anche attraverso il raffronto con la situazione scaturita dall esecuzione del precedente Piano (come si evince nella seguente Tabella); il restante territorio viene riservato alla gestione programmata della caccia negli A.T.C., nonché alla gestione venatoria nel pre-parco del Delta del Po ( aree contigue ) che avverrà ai sensi dell art. 38 della L.R. n. 6/2005, attraverso lo specifico Regolamento di settore che dovrà uniformare le norme della caccia nelle due Province di Ferrara e Ravenna, attraverso la revisione del Regolamento Provinciale attualmente in vigore. 290

3 STATO DI ATTUAZIONE DEL PIANO FAUNISTICO-VENATORIO PROVINCIALE PRECEDENTE PREVISIONE ATTUAZIONE DIFFERENZA Territorio amministrativo della Provincia di Ferrara (T.A.P.) ,00 Territorio agro-silvo -pastorale della Provincia di Ferrara ( ,00 Istituti Pubblici di Protezione e Produzione della fauna selvatica: 35, ,50 35, ,46 0,00-7,04 - Zone di Ripopolamento e Cattura 16, ,30 16, ,00-0,38-893,30 - Centri Pubblici di Riproduzione della Fauna Selvatica 7, ,00 7, ,00-0, ,00 - Oasi di Protezione della Fauna Selvatica 6, ,00 7, ,00 0, ,00 - Zone di Rifugio 2006/2007 0, ,00 0, ,00-0,33-789,00 - Aree di Rispetto 2006/ Divieti vari di caccia (Fondi chiusi-fondi sottratti all'attività venatoria) - Parchi (Parco Regionale del Delta del Po) aree con divieto di caccia e Riserve Naturali Statali - Riserve Naturali Regionali Istituti Privati e Sociali di Gestione Faunistica- Venatoria - Aziende Venatorie: Aziende Faunistico Venatorie (A.F.V)- Aziende Turistico Venatorie (A.T.V) - Zone e Campi Addestramento Cani (Z.A.C. C.A.C.) e Centri Privati di Riproduzione Gestione Programmata della caccia A.T.C. - Zone Pre-Parco aperte all'attività venatoria 0, ,00 1, ,00 1, ,00 0, ,20 0,35 824,46-0,08-195,74 2, ,00 2, ,00-0,23-534,00 15, ,18 10, ,00-4, ,18 12, ,00 8, ,00-3, ,00 3, ,18 2, ,00-0, ,18 44, ,00 40, ,00-3, ,00 5, ,00 6, ,00 1, ,00 291

4 QUADRO DI PIANIFICAZIONE PROVINCIALE PER L'UTILIZZAZIONE FAUNISTICO- VENATORIA DEL T.A.S.P. NEL PERIODO 2008/2012 PREVISIONE HA % PREVISTA Territorio amministrativo della Provincia di Ferrara (T.A.P.) ,00 Territorio agro-silvo -pastorale della Provincia di Ferrara ( ,00 SUPERFICIE PREVISTA DIFFERENZA Istituti Pubblici di Protezione e Produzione della fauna selvatica: 36, , ,00 - Zone di Ripopolamento e Cattura 15, , ,00 - Centri Pubblici di Riproduzione della Fauna Selvatica 7, , ,00 - Oasi di Protezione della Fauna Selvatica 7, , ,00 - Zone di Rifugio 2006/2007 0, ,00 160,00 - Aree di Rispetto 2006/2007 1, ,00 194,00 - Divieti vari di caccia (Fondi chiusi-fondi sottratti all'attività venatoria) 0, ,46 399,00 - Parchi (Parco Regionale del Delta del Po) aree con divieto di caccia e Riserve Naturali Statali - Riserve Naturali Regionali 2, ,00 0,00 Istituti Privati e Sociali di Gestione Faunistica- Venatoria 14, , ,00 - Aziende Venatorie: Aziende Faunistico Venatorie (A.F.V)- Aziende Turistico Venatorie (A.T.V) 11, , ,00 - Zone e Campi Addestramento Cani (Z.A.C. C.A.C.) e Centri Privati di Riproduzione Gestione Programmata della caccia A.T.C. - Zone Pre-Parco aperte all'attività venatoria 2, , ,52 42, , ,00 6, , ,00 292

5 Come si evince dalla Tabella precedente, la percentuale destinata alle Zone di protezione della fauna selvatica ammonta al 36,09% della T.A.S.P. (contro il 35,1% previsto nel precedente Piano), facendo salva la percentuale di aree protette istituite, e considerando il surplus ettariale sopraccitato derivante dall aumento complessivo della S.A.S.P. di cui si è già riferito. Delle suddette Zone di protezione della fauna selvatica, oltre alle Zone di Ripopolamento e Cattura, ai Centri Pubblici di Riproduzione della Fauna Selvatica, alle Oasi di Protezione della Fauna selvatica, alle Zone di Rifugio, alle aree sottratte all esercizio venatorio del Parco del Delta del Po, fanno parte anche le Aree di Rispetto nelle quali l esercizio venatorio è vietato a tutte le specie, nonché i Fondi chiusi e i Fondi sottratti. Nel presente Piano viene confermata la destinazione ettariale complessiva (35.419,18 ettari), prevista anche nel precedente, relativa agli Istituti a gestione privata (Aziende Venatorie, Centri privati di riproduzione della fauna selvatica, Zone e Campi per l addestramento dei cani da caccia), pari al 14,50%, stabilendo il limite minimo del 10,11%, sulla base della situazione attuata nel precedente esercizio. Alla gestione programmata della caccia negli A.T.C. viene destinato il 42,73% (contro il 44,42% della previsione del precedente Piano), sulla base della percentuale attuata pari al 40,91%. Alla gestione dell attività venatoria delle aree di pre-parco ( aree contigue ) viene destinato il 6,70%, sulla base della percentuale attuata pari al 6,90%. 293

6 2.3. INDIVIDUAZIONE DEI COMPRENSORI OMOGENEI Sulla base delle situazioni ambientali, faunistiche e gestionali riscontrate nel Ferrarese, vengono individuati due Comprensori Omogenei, che costituiscono l articolazione territoriale di base per la pianificazione faunistico-venatoria provinciale. Essi corrispondono alle due realtà territoriali del Ferrarese, quella costiera corrispondente al complesso delle aree deltizie del fiume Po vincolate a Parco Regionale e quella corrispondente alla restante porzione provinciale, ad omogenea vocazione faunistica e gestionale, separate fra loro ma fortemente omogenee al loro interno: Comprensorio Omogeneo n. 1 Burana-Volano ; Comprensorio Omogeneo n. 2 Delta del Po. La separazione tra i due comprensori è stata determinata tenendo in considerazione la diffusione delle zone umide e vallive, delle aree boschive, delle emergenze di pregio ambientale e delle presenze faunistiche relative alla ornitofauna migratrice, soprattutto nel territorio del Parco del Delta del Po, mentre la restante porzione si caratterizza più fortemente per la vocazione agricola e per le presenze faunistiche, rappresentate soprattutto dalla fauna stanziale. Il Comprensorio Omogeneo n. 1 Burana-Volano ha una superficie agro-silvo-pastorale pari a ,00 ettari, mentre il Comprensorio Omogeneo n. 2 Delta del Po (coincidente con il territorio del Parco e del pre-parco Regionale del Delta del Po-porzione in provincia di Ferrara, compresa la stazione disgiunta di Campotto di Argenta) ha una superficie agro-silvo-pastorale pari a ,00 ettari; la delimitazione precisa dei due Comprensori viene meglio evidenziata nell allegata cartografia, parte integrante del presente Piano, e coincide esattamente con in perimetro del Parco Regionale del Delta del Po. Particolari esigenze di gestione faunistico-venatoria del territorio, derivanti dalla evoluzione climatica, ambientale, agronomica, faunistica, nonché dalle necessità di assicurare un corretto assetto di omogeneità e di equa distribuzione degli istituti venatori pubblici e privati e di equa fruizione delle opportunità venatorie rispetto agli Ambiti Territoriali di Caccia, potranno portare all individuazione di comparti territoriali di scala inferiore a quello comprensoriale (definibili sub- 294

7 Comprensori ), attraverso appositi provvedimenti dell organo esecutivo dell Amministrazione Provinciale, per una pianificazione maggiormente capillare e mirata al perseguimento di specifiche finalità. Nel Comprensorio Omogeneo n. 2 Delta del Po tali sub-comprensori potranno coincidere con le seguenti Stazioni : 1. Volano-Mesola-Goro; 2. Centro storico e Valli di Comacchio; 3. Campotto di Argenta. 295

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9 2.4. OBIETTIVI GENERALI DI PIANIFICAZIONE Sulla base dell analisi dei dati faunistico-venatori precedentemente illustrati nel presente Piano, si riassumono gli obiettivi gestionali individuati e le relative priorità e strategie tecnicopolitiche per il loro raggiungimento nel prossimo quinquennio. Conservazione e valorizzazione degli ambienti naturali La conservazione e la valorizzazione degli ambienti naturali e in particolare dei canneti, delle aree umide, vallive, boschive e agricole protette devono necessariamente rappresentare un obiettivo prioritario nell ambito della pianificazione faunistico venatoria provinciale, da perseguire attraverso le seguenti strategie tecnico-politiche: Studio e monitoraggio costante delle componenti ambientali, in particolare della flora e della fauna selvatica; Mantenimento delle aree protette istituite; Incremento delle aree protette, attraverso l estensione dei vincoli di Oasi di protezione della fauna, di Zone di Ripopolamento e cattura, di Zone di Rifugio, ecc., prioritariamente nelle aree dei Siti della Rete Natura 2000 nei quali attualmente è prevista l attività venatoria. Miglioramento e incremento degli ambienti naturali Unitamente alla conservazione e valorizzazione degli ambienti naturali, altro obiettivo prioritario è rappresentato dall esigenza di migliorare le condizioni ecologiche degli habitat, soprattutto di quelli protetti, attraverso le seguenti azioni: Interventi di miglioramento ambientale; Interventi di ripristino degli habitat naturali e seminaturali; Creazione di agriecosistemi, incentivando le misure agro-ambientali; Incentivazione di forme di agricoltura compatibile con la tutela degli habitat. 297

10 Tutela e valorizzazione della fauna selvatica La conservazione, la valorizzazione e il miglioramento degli ambienti naturali sono ovviamente il presupposto indispensabile per la tutela e la valorizzazione anche delle popolazioni animali che in esse trascorrono in tutto o in parte il proprio ciclo vitale. La tutela e la valorizzazione della fauna selvatica e in particolare di quella protetta, particolarmente protetta e di interesse comunitario devono necessariamente rappresentare un obiettivo prioritario nell ambito della pianificazione faunistico-venatoria provinciale, da perseguire attraverso le seguenti strategie tecnico-politiche: Studio e monitoraggio costante attraverso gli appositi censimenti, con cadenza almeno annuale; Incentivazione delle azioni per la tutela della fauna selvatica nelle foraggere, attraverso il mantenimento del Protocollo d Intesa con gli A.T.C., la Associazioni Agricole e Venatorie Provinciali; Mantenimento e gestione dei Centri di Recupero della fauna selvatica Giardino delle Capinere LIPU Ferrara e Garzaia di Codigoro ; Incentivazione di forme di agricoltura compatibili con la tutela e l incremento della fauna selvatica, attraverso le apposite misure agro-ambientali, sia nelle aree protette, sia negli A.T.C.; Limitazione dell espansione degli appostamenti fissi nei Siti della Rete Natura 2000 e nel pre-parco (aree contigue) del Delta del Po, attraverso la revisione dell apposito Regolamento Provinciale; Tutela e valorizzazione della popolazione di Lepre attraverso il monitoraggio e la corretta gestione delle catture (soprattutto nel territorio del Mezzano), anche mediante il divieto di introduzione di esemplari di provenienza estera; e di Starna (divieto di caccia in tutti gli ATC); Tutela e valorizzazione della popolazione di Starna (soprattutto nel territorio del Mezzano), attraverso il monitoraggio, il mantenimento del divieto di caccia in tutti gli A.T.C. e nel pre-parco, il divieto di introduzione di esemplari di provenienza estera. 298

11 Incremento della fauna selvatica Unitamente alla tutela e valorizzazione della fauna selvatica, altro obiettivo prioritario è rappresentato dall esigenza di incrementare la consistenza di quelle popolazioni di particolare rilevanza, soprattutto di quelle protette, particolarmente protette e di interesse comunitario, attraverso le seguenti azioni: Incremento degli interventi di miglioramento ambientale; Istituzione e gestione di Aree Protette; Prosecuzione degli interventi di reintroduzione faunistica (quali il Cervo della Mesola, la Cicogna bianca, l Oca selvatica). Tutela delle colture agricole Tra gli obiettivi prioritari viene considerata l esigenza di tutelare il patrimonio agricolo attraverso le seguenti azioni: Prevenzione dei danni provocati dalla fauna selvatica alle colture attraverso l applicazione delle forme previste dalle vigenti Direttive Regionali in materia; Monitoraggio capillare e continuo delle specie che provocano danni in agricoltura; Intensificazione dei Piani Provinciali di limitazione delle specie faunistiche alloctone ed invasive opportuniste e di eradicazione della Nutria; Incremento del numero dei Coadiutori volontari, attraverso l indizione di nuovi Corsi ed Esami; Mantenimento del Progetto TELECOM Salvaguardia Ambientale per il coordinamento e l ottimizzazione dell attività dei Coadiutori volontari. Distribuzione equilibrata degli Istituti faunistici pubblici e privati all interno degli A.T.C. Una corretta gestione dell attività venatoria non può prescindere dalla distribuzione equilibrata degli Istituti faunistici pubblici e privati all interno degli A.T.C., in modo da garantire la equa fruizione delle opportunità venatorie, da perseguire mediante le seguenti azioni: Istituzione di sub-comprensori sulla base dell esperienza maturata nel corso del precedente Piano; Incentivazione di forme di accorpamento di alcuni A.T.C., anche al fine di ottimizzare la gestione territoriale e delle risorse economiche; 299

12 Creazione di corridoi tra le Aziende Venatorie e tra le Aziende venatorie e gli Istituti Pubblici di Protezione/Produzione della fauna in sede di nuova istituzione/rinnovo delle stesse; Regolamentazione del rilascio delle autorizzazioni alla sottrazione dei fondi all attività venatoria (art. 15, L.R. n. 8/ 94 e succ.) e individuazione di una scala di priorità relativa alle tipologie previste dalla vigente legislazione. Coinvolgimento delle Associazioni e degli ATC Per il perseguimento di questo obiettivo sarà necessario: Favorire la partecipazione dei portatori di interesse in seno agli organismi consultivi; Favorire forme di legame cacciatore-territorio attraverso apposite intese con gli A.T.C. e le Associazioni Venatorie; Favorire collaborazioni e intese tra mondo agricolo-venatorio-ambientalista per il miglioramento dell ambiente e la tutela della fauna selvatica. Informazione ed Educazione Ambientale Tra le priorità da perseguire non vanno trascurate le esigenze di attivare azioni per contribuire alla capillare informazione dei portatori di interesse e la corretta educazione ambientale, quali: Mantenimento di frequenti convocazioni della Consulta Venatoria Provinciale; Mantenimento del servizio attivato negli ultimi anni di invio a mezzo posta a tutti i cacciatori del Ferrarese del Calendario Venatorio Provinciale e dell annuale Notiziario Faunistico- Venatorio Provinciale, predisponendo anche altri materiali didattico-divulgativi e pubblicazioni sull ambiente e sulla fauna selvatica; Valorizzazione di tutti i Centri di Educazione Ambientale esistenti nel ferrarese (CEA), in particolare di quello dedicato al Cervo della Mesola e situato nel Castello Estense di Mesola, quale struttura scientifica e didattico-divulgativa sull ambiente naturalistico deltizio padano. Vigilanza d Istituto e Volontaria Di fondamentale importanza, per assicurare il perseguimento di tutti gli obiettivi posti, sarà il mantenimento e il potenziamento delle attività di vigilanza, sia d Istituto che Volontaria, attraverso il coordinamento previsto dalla vigente legislazione, nonché attivando nuove iniziative di tutela ambientale nel suo complesso, quali il Progetto Provincia e Comuni insieme per un ambiente migliore del Corpo di Polizia Provinciale. 300

13 2.5 FAUNA SELVATICA: DEFINIZIONE DELLE DENSITA' OBIETTIVO E PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITA' GESTIONALI Il presente piano persegue la finalità di conservazione e sviluppo della fauna selvatica come previsto all art. 10 della Legge n. 157/92 e della normativa regionale in vigore, individuando obiettivi generali e linee guida di gestione faunistico venatoria valide per tutto il territorio agrosilvo-pastorale provinciale. Per quanto riguarda la gestione della fauna selvatica, il piano intende tutelare, conservare e incrementare le specie animali protette, presenti stabilmente o di passaggio durante l anno, mantenendo in tal modo l equilibrio biologico, e promuovere la presenza ottimale di quelle autoctone di interesse venatorio ad una densità compatibile con le situazioni agro-colturali del territorio. Si intende altresì continuare con le iniziative di reinserimento e di recupero di specie protette scomparse o considerate molto rare intraprese precedentemente (Cicogna bianca, Oca selvatica, Cervo della Mesola). L orientamento gestionale sopra esposto, si ritiene che, nella pratica, potrà essere condotto significativamente solo nei confronti di alcune specie di avifauna e di teriofauna, considerando improbabile di poter incidere sulla tutela e sull incremento di tutte le specie presenti nel territorio ferrarese. Per le specie di fauna selvatica di interesse gestionale e, ancora di più, per quelle di interesse venatorio, la valutazione della consistenza delle popolazioni, dello status e delle variazioni numeriche è fondamentale per creare la base conoscitiva preliminare su cui programmare l attività annuale di gestione vera e propria (prelievi, immissioni, ripopolamenti). A tale scopo vengono programmati i censimenti che dovranno essere condotti con tecniche adeguate per ciascuna specie e in fasi significative del ciclo biologico annuale della specie oggetto di intervento. Detti momenti significativi sono il periodo invernale, in cui valutare la consistenza dei riproduttori e quello estivo, per verificare il successo riproduttivo. Il presente Piano intende dare continuità alla realizzazione dei censimenti che saranno programmati e coordinati direttamente dalla Provincia e attuati con personale specializzato e in collaborazione con tutti gli organismi di gestione venatoria e ambientale. Un aspetto importante della gestione faunistica riguarda la prevenzione e il controllo dei danni arrecati dalla fauna selvatica all ambiente naturale, al patrimonio faunistico e alle attività agricole. Il danno può derivare dall eccessiva densità di una popolazione animale rispetto alla 301

14 capacità portante dell ambiente oppure dalla presenza di fauna alloctona non limitata naturalmente o per interazioni tra la fauna e le attività produttive. Il territorio ferrarese, come evidenziato nella prima parte del presente Piano, è intensamente sfruttato per le attività agro-economiche e fortemente antropizzato. In tale condizione, dove gli ambienti naturali o seminaturali sono di limitata estensione e localizzati solo in una porzione del territorio, si possono verificare facilmente situazioni di squilibrio ecologico e di danni all ambiente naturale e alla fauna non dominante. Risulta quindi necessaria un attività di gestione, attuata con l approvazione dei piani di limitazione, rivolta alla prevenzione di tali situazioni con metodi ecologici e, in caso di estrema necessità, di intervento con l impiego di metodi di intimidazione, di cattura e di abbattimento. In modo simile nel rapporto tra la fauna selvatica e l ambiente agroproduttivo, soprattutto nelle aree soggette ad istituti pubblici di produzione di specie di interesse venatorio, la presenza di fauna determina per le produzioni agricole, soprattutto orticole e specializzate, un impatto che deve essere affrontato in modo idoneo e tempestivo. Anche in questo caso la priorità deve essere data agli interventi di carattere ecologico preventivi e non cruenti come il disturbo. Solo quando non sia possibile affrontare il problema in modo ecologicamente valido si potrà ricorrere all allontanamento, alla cattura e, come ipotesi estrema, all abbattimento. Pertanto si prevede di intensificare l'attività relativa ai piani provinciali di eradicazione della Nutria e di limitazione delle altre specie invasive quali Volpe, Daino, Corvidi (Gazza e Cornacchia grigia), Cormorano, Piccione di città. Nella Provincia di Ferrara le specie di maggiore interesse venatorio sono il Fagiano tra gli uccelli e la Lepre tra i mammiferi; seguono per ordine di importanza tra gli uccelli Germano reale e Alzavola. La Starna, per la quale fino alla fine degli anni 80 il Ferrarese, grazie alla Bonifica del Mezzano, ospitava ¾ della popolazione autoriproducentesi in Italia (Matteucci e Toso 1985), è attualmente una specie di interesse venatorio secondario in seguito al drammatico declino della popolazione nidificante avvenuto negli anni 90. Per ognuna delle suddette specie vengono riportati, oltre ad un breve inquadramento generale su distribuzione e consistenza a livello nazionale e regionale, i dati disponibili su fenologia, consistenza e distribuzione noti per il Ferrarese, con particolare riguardo al periodo , descrivendo inoltre sinteticamente le problematiche di conservazione e gestione. Inoltre per ogni specie, in riferimento alla Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia-Romagna, 302

15 elaborata nel 1997 (Toso et al. 1998), sono riportati lo stralcio della Carta di vocazione per la provincia di Ferrara ed un breve commento relativo alla sua accuratezza e revisione alla luce delle informazioni disponibili per il periodo In particolare per Lepre, Fagiano e Starna le carte di vocazione riportate sono lo stralcio per la provincia di Ferrare dell aggiornamento della Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia-Romagna (Sterna 2006), effettuato sulla base di un reticolo ottenuto suddividendo gli elementi della Carta Tecnica regionale in scala 1: 5000 in 3 x 3 sottoelementi. 303

16 LEPRE COMUNE Lepus europaeus Corologia Specie politipica a distribuzione eurocentroasiatica di cui alcuni Autori riconoscono una trentina di sottospecie la cui validità è stata però recentemente messa in dubbio. Le popolazioni italiane risultano attualmente costituite da un miscuglio di diverse razze e di un gran numero di ibridi; ciò rende impossibile distinguere la forma indigena da quelle alloctone (Spagnesi e Trocchi 2002). Distribuzione In Europa la specie è diffusa in gran parte del continente ad eccezione della Penisola Iberica e di gran parte della Penisola Scandinava; è stata introdotta in Irlanda e nella Svezia meridionale nonché in altri continenti come Australia e Nuova Zelanda. In Italia era diffusa fino ai primi decenni del 900 nelle regioni centro-settentrionali, a nord di Grosseto sul versante tirrenico e a nord di Foggia su quello adriatico; attualmente, a causa di numerose introduzioni è presente in tutte le regioni centro-meridionali ad eccezione di Sicilia e Sardegna. Nell arco alpino l areale si sovrappone con quello della Lepre bianca Lepus timidus e nelle regioni centro-meridionali con quello della Lepre italica Lepus corsicanus la cui validità come specie buona è stata confermata solo di recente con analisi del DNA. Nel Ferrarese, al di fuori delle aree urbanizzate e delle zone umide maggiori, la specie è presente ovunque ma la densità subisce marcate variazioni stagionali in conseguenza, principalmente, degli interventi di ripopolamento e cattura e del prelievo venatorio. Secondo l aggiornamento della Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia-Romagna (Sterna 2006) la maggior parte del Ferrarese ha una vocazionalità superiore ai 20 esemplari per 100 ettari. A partire dalla analisi delle aree campione suddivise in due gruppi (1 e 2), cioè aree con densità rilevata inferiore o superiore a 20 capi/kmq, la classificazione del territorio è stata ottenuta utilizzando 3 categorie di vocazione, ottenute in base alla probabilità di appartenenza al gruppo 2, segnatamente: alla categoria di minore idoneità vengono attribuite le celle con probabilità non superiore al 50% di appartenere al gruppo 2; alla categoria di idoneità intermedia vengono attribuite le celle con probabilità compresa tra il 50% e il 75% di appartenere al gruppo 2; alla categoria di massima idoneità vengono attribuite le celle con probabilità superiore al 75% di appartenere al gruppo

17 In ambito regionale l elevata idoneità per la specie è distribuita in misura nettamente prevalente in pianura, con superfici estese e compatte soprattutto nella provincia di Ferrara, ma fortemente rappresentate anche nelle province emiliane, mentre meno favorevole sembra la pianura nel settore romagnolo, probabilmente in ragione della peculiare abbondanza di coltivazioni specializzate e frutteti. Figura Vocazione della Lepre Habitat E una specie dotata di elevata adattabilità il cui habitat tipico nella Pianura Padana è rappresentato da agroecosistemi con dominanza di colture erbacee e in particolare per le aree con elevate superfici di prati permanenti. Popolazione Dagli anni 60 quasi tutte le popolazioni italiane sono in lento ma progressivo declino a causa sia delle trasformazioni degli ambienti agricoli e delle tecniche colturali sia dell inadeguata gestione a fini venatori, basata principalmente negli ultimi decenni sul ripopolamento (con animali importati addirittura da altri Paesi) e che ha determinato la diffusione di nuovi agenti patogeni e 305

18 l introduzione di forme alloctone (Spagnesi e Trocchi 2002). Buone consistenze si sono mantenute nelle aree protette ed in quelle caratterizzate da un attenta gestione venatoria. Nel Ferrarese, così come nel resto della Regione, la consistenza della popolazione risulta complessivamente condizionata, oltre che dalla gestione ambientale, dalle operazioni di ripopolamento e cattura e dal prelievo venatorio. Dai primi anni 90 nella Provincia di Ferrara vi è una condizione sostanzialmente di autosufficienza per quanto riguarda il numero di esemplari utilizzati dagli ATC per il ripopolamento, catturati nelle ZRC e nel CPRFS del Mezzano dopo la chiusura della caccia alla stanziale (fino a fine gennaio). Nell istogramma e nel grafico a torta che seguono sono riportati rispettivamente l andamento delle catture di Lepre e la destinazione delle esemplari catturati in Provincia di Ferrara nel periodo compreso tra l inverno 1999/2000 e l inverno 2005/2006 (fonte Centro Servizi ATC). Poiché lo sforzo e i metodi di cattura non sono stati costanti l andamento delle lepri catturate non riflette la loro densità effettiva. I pochi dati di censimenti disponibili per il Mezzano indicano che dal 1993/1994 al 2001/2003 la popolazione è quasi triplicata e che sono stati stimati circa 39 individui per 100 ettari nell autunno 2002 e circa 31 individui per 100 ettari nell autunno 2003 (Pagnoni 2004). 306

19 Conservazione La specie risente dell impatto negativo determinato dall uso dei biocidi in agricoltura che causano intossicazioni acute e croniche (responsabili anche di alterazioni dello stato immunitario delle lepri), dalla riduzione/scomparsa di fossati, superfici permanentemente inerbite e siepi, dalla diminuzione in alcune aree delle superfici coltivate a medica ed altre foraggere, dalla morte/ferimento di numerosi individui per collisione con autoveicoli. La predazione da parte della Volpe e di cani vaganti costituisce un fenomeno importante a livello locale solo nei casi di elevate densità di lepri introdotte. La specie necessita dell applicazione di corretti modelli di gestione venatoria affinché il prelievo sia commisurato alla produttività naturale; ne consegue quindi l abbandono della pratica del ripopolamento (Spagnesi e Trocchi 2002). 307

20 FAGIANO Phasianus colchicus Corologia Specie politipica (circa 30 sottospecie) a distribuzione subcosmopolita, diffusa originariamente in Asia e successivamente introdotta in Europa, Nord America, Cile, Nuova Zelanda, Australia. In Italia la sottospecie nominale colchicus fu introdotta in epoca romana a scopo ornamentale e alimentare. Dai primi del 900 sono state effettuate introduzioni con esemplari di diversa origine e attualmente la popolazione italiana è costituita da ibridi con caratteristiche intermedie tra varie sottospecie (Spagnesi e Serra 2004). Fenologia Nel Ferrarese è una specie sedentaria e nidificante. I maschi sono territoriali durante tutta la primavera e la stagione estiva e si accoppiano con le femmine che gravitano nel loro territorio; la deposizione delle uova avviene tra marzo e agosto (con picco in aprile-giugno). Distribuzione In Europa è presente in tutti Paesi ad eccezione dell Islanda e della Scandinavia centrosettentrionale. In Italia è diffuso in pianura, collina e montagna in tutte le regioni centro-settentrionali, la distribuzione è frammentata nell Italia meridionale ed è assente in Sicilia e Sardegna. In Emilia Romagna è ampiamente diffuso in tutta la regione ma le densità massime vengono raggiunte nelle aree protette della pianura irrigua e delle zone golenali. Nel Ferrarese, al di fuori delle aree urbanizzate e delle zone umide maggiori, la specie è presente ovunque ma la densità subisce marcate variazioni stagionali in conseguenza, principalmente, degli interventi di ripopolamento e cattura e del prelievo venatorio. Secondo l aggiornamento della Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia-Romagna (Sterna 2006) la maggior parte del Ferrarese ha una vocazionalità alta per la specie. A partire dalla analisi delle aree campione suddivise in due gruppi (1 e 2), cioè aree con presenza osservata inferiore o superiore a 0,7 capi/punto di rilevamento la classificazione del territorio è stata ottenuta utilizzando 3 categorie di vocazione, ottenute in base alla probabilità di appartenenza al gruppo 2, segnatamente: alla categoria di minore idoneità vengono attribuite le celle con probabilità non superiore al 50% di appartenere al gruppo 2; alla categoria di idoneità intermedia vengono attribuite le celle con probabilità compresa tra il 50% e il 75% di 308

21 appartenere al gruppo 2; alla categoria di massima idoneità vengono attribuite le celle con probabilità superiore al 75% di appartenere al gruppo 2. In ambito regionale si può osservare che l intera pianura, con la sola eccezione di parte delle province di Forlì-Cesena e Ravenna, presenta elevata idoneità per la specie, pertanto, in termini assoluti rappresenta l area di gran lunga più importante dal punto di vista della potenzialità produttiva. D altro canto risulta evidente il fatto che le aree a massima idoneità sono localizzate in gran parte nella fascia basso e medio collinare, in taluni casi fino a ridosso della porzione appenninica più elevata, laddove sono tuttora relativamente diffuse colture tradizionali a cereali e foraggere. Tale fascia di massima idoneità è particolarmente estesa nelle province sud-orientali della regione e, come per la Starna, un elemento che fornisce un contributo determinante ad elevare l idoneità è la frammentazione e la diversificazione delle tipologie di uso del suolo, tuttavia per il Fagiano appare evidente l importanza di un certo grado di copertura legnosa, assai più diffusa in collina che in pianura, in accordo con le caratteristiche ecologiche e comportamentali di questa specie. Nel Ferrarese risultano particolarmente idonee per la specie la Bonifica del Mezzano e tutte le aree con golene e pertinenze idrauliche dotate di vegetazione arborea e arbustiva in cui i fagiani possono trovare rifugio e riparo per la notte. Da notare infine, a livello di curiosità, come alla fine dell 800 il Fagiano fosse meno diffuso su tutto il territorio provinciale poiché Calzolari (1898) nel suo contributo allo studio dell avifauna ferrarese riportava I fagiani si propagano nel Ferrarese nel bosco della Mesola. 309

22 Figura Vocazione del Fagiano Habitat Le esigenze ambientali di questa specie sono legate non tanto a specificità alimentari, poiché è onnivora e generalista, quanto alla diversificazione del territorio ovvero alla presenza di seminativi ed incolti erbace alternati ad aree con vegetazione arborea ed arbustiva necessarie per i dormitori notturni, il rifugio e per il riposo diurno. Il nido viene costruito a terra tra la vegetazione di prati, medicai, incolti erbosi, cavedagne, fossati ed anche coltivazioni intensive. Popolazione La popolazione italiana è difficile da stimare a causa di immissioni generalizzate a fini di ripopolamento venatorio; piccole popolazioni isolate autosufficienti sono preseenti in aree protette o soggette a particolare gestione venatoria (Brichetti e Fracasso 2004). Nel Ferrarese, così come in tutta la regione, la dinamica di popolazione è fortemente soggetta all attività venatoria, intesa sia come prelievo sia come interventi di cattura e ripopolamento spesso massicci. 310

23 Una delle aree più idonee per la specie dove vi è una consistente popolazione soggetta a catture per ripopolamenti in altre aree provinciali è la Bonifica del Mezzano (CPRFS); in essa, attraverso censimenti standardizzati dei maschi al canto in aree campione, è stata stimata nella primavera 2003 una popolazione maschile totale di individui ed inoltre, considerando un rapporto Maschi/Femmine di 0,75, è stata stimata una popolazione femminile di individui. Nella Provincia di Ferrara gli esemplari utilizzati ogni anno dagli ATC per il ripopolamento vengono sia catturati nelle ZRC e nel CPRFS del Mezzano dopo la chiusura della caccia alla stanziale fino a fine marzo sia acquistati da allevamenti nazionali in periodo estivo prima dell apertura della stagione venatoria. Nell istogramma che segue è illustrato l andamento delle catture di fagiani in Provincia di Ferrara nel periodo compreso tra l inverno 1999/2000 e l inverno 2005/2006 (fonte Centro Servizi ATC). Si nota che il numero di fagiani catturati è progressivamente sceso da esemplari a ma questo andamento non riflette la densità effettiva dei fagiani nelle ZRC e nel CPRFS del Mezzano poiché lo sforzo e i metodi di cattura non sono stati costanti. Il numero annuo di fagiani acquistati da allevamenti nazionali e immessi in periodo estivo dal 2000 al 2006, prima dell apertura della stagione venatoria, è invece oscillato complessivamente tra nel 2006 e nel 2003 (media ) in funzione della disponibilità finanziaria degli ATC. 311

24 Gestione e Conservazione Il principale fattore limitante per la popolazione nidificante nelle ZRC e nel CPRFS del Mezzano è costituito dalla distruzione di nidi e covate a causa degli interventi di controllo della vegetazione erbacea effettuati capillarmente su tutte le superfici in periodo riproduttivo; altri fattori limitanti importanti sono le catture, spesso non correlate alle reali densità dei fagiani presenti, la riduzione del successo riproduttivo delle popolazioni selvatiche causato da ripopolamenti, la contaminazione da pesticidi (Movalli et al. 1995) e la morte/ferimento per collisione con autoveicoli. La predazione da parte della Volpe, di cani vaganti e corvidi costituisce un fenomeno non trascurabile ma di importanza di gran lunga secondaria rispetto all impatto negativo delle attività agricole. Una gestione ecosostenibile della specie, ovvero un prelievo commisurato alla produttività naturale, necessita dell applicazione di corretti ed innovativi modelli di gestione venatoria e ambientale. 312

25 STARNA Perdix perdix Corologia Specie politipica (8 sottospecie) a distribuzione euroasiatica, introdotta in America settentrionale. L esistenza della sottospecie italica, propria dell Italia, che era stata messa in discussione da alcuni Autori è stata recentemente confermata attraverso analisi genetiche di reperti museali e di popolazioni isolate e relitte. Fenologia Nel Ferrarese è una specie sedentaria e nidificante, molto legata al proprio territorio. In gennaiofebbraio le brigate post-riproduttive si disperdono e si formano le coppie in genere tra individui di gruppi diversi. La Starna è monogama e le coppie possono rimanere unite a vita. La deposizione delle uova avviene da metà aprile a giugno (picco da metà maggio a inizio giugno). Distribuzione In Europa è presente in tutti Paesi ad eccezione dell Islanda e della Scandinavia centrosettentrionale. In Italia l areale di distribuzione è frammentato e comprende alcune località delle Alpi, l Appennino centro-settentrionale e varie zone della Pianura Padana. La sottospecie italica, presente ancora con piccoli nuclei nell Appennino centrale e forse nell Alessandrino, è stata sostituita progressivamente da sottospecie alloctone introdotte a fini di ripopolamento venatorio. Il declino e la contrazione dell areale della specie in Italia è iniziato nei primi decenni del XX secolo e si è accentuato dagli anni 50. Nel Ferrarese la specie è segnalata in numerose zone dove è oggetto di immissioni più o meno regolari che originano popolazioni effimere; la Bonifica del Mezzano è l unica area in cui vi è un nucleo non dipendente da ripopolamenti. 313

26 Figura Vocazione della Starna Secondo l aggiornamento della Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia-Romagna (Sterna 2006) la maggior parte del Ferrarese ha una vocazionalità alta per la specie. A partire dalla analisi delle aree campione suddivise in due gruppi, cioè aree con presenza rilevata e aree di confronto con assenza, la classificazione del territorio è stata ottenuta utilizzando 3 categorie di vocazione, ottenute in base alla probabilità di appartenenza al gruppo 2, segnatamente: alla categoria di minore idoneità vengono attribuite le celle con probabilità non superiore al 50% di appartenere al gruppo 2; alla categoria di idoneità intermedia vengono attribuite le celle con probabilità compresa tra il 50% e il 75% di appartenere al gruppo 2; alla categoria di massima idoneità vengono attribuite le celle con probabilità superiore al 75% di appartenere al gruppo 2. Il campione di partenza utilizzato per le analisi, essendo di tipo qualitativo, non consente una classificazione del territorio in termini di densità o potenzialità stimate, ma fornisce esclusivamente una indicazione di fasce e settori a maggiore o minore idoneità per la specie. In ambito regionale si conferma in modo evidente che le aree a massima idoneità sono localizzate in gran parte nella pianura, con particolare riferimento all area compresa tra le 314

27 province di Ferrara e Bologna e tra quelle di Parma e Piacenza, in corrispondenza con le porzioni caratterizzate da estese colture a seminativi, mentre ampie zone della pianura nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna risultano a nulla o bassissima vocazione, come conseguenza della diffusione di colture specializzate in campo aperto o di frutteti. Habitat L habitat riproduttivo della specie è costituito dalle coltivazioni cerealicole alternate a siepi e a bordi erbosi e cespugliati. Si alimenta di semi, germogli e bacche nonché di insetti durante l estate; i pulcini durante la crescita si nutrono quasi esclusivamente di insetti. Nidifica a terra tra la vegetazione erbacea. Popolazione Consistenza popolazione nidificante italiana: stimata in coppie con trend della popolazione in decremento, con fluttuazioni locali e recenti estinzioni nella Pianura Padana (Brichetti e Fracasso 2004). In Emilia Romagna, come nel resto d Italia, le popolazioni autoriproducentesi, cioè in grado di mantenersi numericamente stabili senza ripopolamenti, sono molto scarse e presenti nella quasi totalità dei casi all interno di zone protette e sono di modeste dimensioni, fatto che ne rende precaria la sopravvivenza. Le frequenti introduzioni effettuate a partire dagli anni 30 e soprattutto negli anni 60 e 70 per far fronte al drastico declino, causato da un intenso prelievo venatorio e dalle trasformazioni ambientali, hanno alterato le caratteristiche genetiche della popolazione originaria. La provincia di Ferrara ha ospitato fino alla fine degli anni 80 la più cospicua popolazione italiana nella Bonifica del Mezzano (Matteucci e Toso 1985) la cui consistenza autunnale è stata stimata all epoca in circa individui. Da informazioni raccolte nel 2003 la specie risulta localizzata prevalentemente nel Mezzano centro-meridionale con una popolazione nidificante stimata di almeno coppie. Per il Ferrarese alla fine dell 800 la Starna era considerata da Calzolari (1898) accidentale e la popolazione della Bonifica del Mezzano (area prosciugata negli anni 60) sembra essere stata originata da immissioni effettuate a scopo venatorio nella contigua Valle Pega a partire dagli anni 30, probabilmente con soggetti non appartenenti alla sottospecie italica. 315

28 Conservazione Sia l areale sia le popolazioni risultano in contrazione in Europa e in Italia. Tale situazione è stata determinata principalmente dall incremento della pressione venatoria e dalle trasformazioni ambientali e delle tecniche di coltivazione. Negli ultimi decenni la presenza della specie è stata progressivamente assicurata da immissioni annuali effettuate per fini venatori con soggetti di altri Paesi che hanno determinato l inquinamento genetico delle popolazioni e la quasi estinzione della sottospecie italica. Risulta pertanto necessaria un azione di tutela delle residue popolazioni in grado di autoriprodursi attraverso modelli di gestione tesi al loro incremento mentre nelle aree ancora favorevoli occorre effettuare interventi di reintroduzione su basi scientifiche, abbandonando quindi la pratica del ripopolamento a scopo di prelievo diretto (Spagnesi e Serra 2004). La sottospecie italica è considerata di interesse comunitario. La specie è stata classificata da BirdLife International come SPEC 3 (specie con status di conservazione sfavorevole e popolazione non concentrata in Europa). 316

29 GERMANO REALE Anas platyrhynchos Corologia Specie politipica (7 sottospecie) a distribuzione oloartica. Nel Paleartico occidentale è presente la sottospecie nominale platyrhynchos. Fenologia Nel Ferrarese è una specie sedentaria e nidificante, migratrice regolare e svernante. I movimenti migratori avvengono da fine gennaio a fine marzo e da metà ottobre a inizio dicembre; la formazione delle coppie avviene a partire dal mese di novembre e in gennaio la maggior parte della popolazione è composta da coppie; la deposizione delle uova ha luogo tra febbraio e inizio luglio (picco in marzo-aprile). Distribuzione In Europa la specie è diffusa come nidificante dalla tundra artica al bacino del Mediterraneo. In Italia è presente in tutte le regione, più diffusa nella pianura Padana. Nell Europa centrale e meridionale le popolazioni sono in genere sedentarie mentre quelle della Scandinavia e della Russia migrano verso sud fino ai Paesi Mediterranei. In Italia è una specie molto diffusa come nidificante in tutte le zone idonee delle regioni settentrionali e della Sardegna mentre è più localizzata nelle regioni centro-meridionali. Nel Ferrarese nidifica regolarmente in tutte le zone umide, persino nei fossati, della provincia. Nella Carta delle vocazioni faunistiche della Regione Emilia-Romagna (Foschi e Tinarelli 1998) il territorio vocato per la riproduzione della specie nel Ferrarese comprende pressoché tutta la provincia mentre quello vocato al di fuori del periodo riproduttivo comprende le maggiori zone umide con acque sia correnti sia stagnanti. 317

30 Figura Vocazione del Germano reale (nidificante) 318

31 Figura Vocazione del Germano reale al di fuori del periodo riproduttivo Habitat Frequenta per la riproduzione un ampia gamma di zone umide, dai corsi d acqua (anche fossati) con abbondante vegetazione alle lagune costiere e alle saline. Le zone umide preferite per la riproduzione sono quelle con acque basse, stagnanti o poco correnti con ricca vegetazione sommersa, galleggiante e sulle sponde, compresi maceri e canali. Al di fuori del periodo riproduttivo frequenta tutte le tipologie di zone umide, preferibilmente quelle con vegetazione ripariale rigogliosa. Popolazione Consistenza popolazione nidificante italiana: coppie/nidi nel secondo Brichetti e Fracasso (2003) ma sicuramente almeno coppie/nidi nel e trend della popolazione in incremento (Tinarelli ined.) benché a livello europeo risulti in moderata diminuzione (Wetlands International 2006). E difficile valutare la popolazione nidificante 319

32 italiana a causa dell incremento, ancora in atto, determinato, oltre che da crescenti superfici di zone umide protette e dalla chiusura dell attività venatoria in gennaio, soprattutto da consistenti immissioni a scopo venatorio. Consistenza popolazione nidificante in Emilia-Romagna: coppie/nidi nel , nel e trend della popolazione in incremento (Tinarelli ined.). La densità su vaste aree è di circa 1-2 coppie/kmq ma in ambienti favorevoli raggiunge valori elevati di 1-1,6 covate/ha come ad esempio nelle zone umide realizzate e gestite mediante l applicazione di misure agroambientali, caratterizzate da acque basse, stagnanti, con ricca vegetazione sommersa, galleggiante e sulle sponde. Nel 2003 nella Bonifica del Mezzano sono state rilevate coppie nelle zone umide ripristinate su seminativi ritirati dalla produzione e, sulla base di censimenti lungo 93,5 km di canali (34% dei canali del Mezzano), sono state stimate 48 coppie nei canali circondariali, 66 coppie nei canali collettori e 626 coppie nei canali secondari; complessivamente per il 2003 sono state stimate coppie nidificanti nella Bonifica del Mezzano. Nelle zone umide del Parco del Delta del Po Emilia-Romagna erano presenti almeno coppie nel 2005 concentrate principalmente nelle Valli Bertuzzi e nelle zone umide d acqua dolce. Nel Ferrarese la popolazione nidificante stimata sulla base di censimenti delle maggiori zone umde e di vaste aree con canali nel periodo è di coppie, pari a circa il 30% della popolazione regionale e probabilmente al 15% di quella italiana. Elevate concentrazioni in periodo post-riproduttivo sono state rilevate nelle zone umide senza caccia e nelle Valli Bertuzzi negli ultimi anni ( nell agosto 2006). La popolazione svernante presente in Gennaio in Italia nel periodo è stata stimata in individui (Brichetti e Fracasso 2003) di cui in Emilia-Romagna (Tinarelli ined.); il trend della popolazione svernante in Emilia-Romagna è in aumento dagli anni 90. Nel periodo la popolazione svernante nel Ferrarese censita in gennaio ha oscillato tra individui nel 2004 e nel 2006 (circa il 16% mediamente della popolazione svernante in Italia). I siti con le maggiori concentrazioni di invidui in gennaio sono le Valli Bertuzzi, le Valli di Argenta e anche la Bonifica del Mezzano nel caso di inverni piovosi con assenza di forti gelate. 320

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