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1 RIFERIMENTO Trevisi E Riconoscimento tempestivo delle bovine problema nel periparto. In L adattamento degli animali da reddito: ricadute su patologie e consumo di farmaci. Ed. Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell Emilia Romagna. Tipografia Camuna, Breno (BS). Pp

2 Riconoscimento tempestivo delle bovine problema nel periparto Erminio Trevisi Istituto di Zootecnica Facoltà di Agraria - Università Cattolica del S. Cuore, via Emilia Parmense, Piacenza Il periparto, tallone d Achille del moderno allevamento della bovina da latte. Il parto e l avvio di una nuova lattazione impongono delle sollecitazioni fisiologiche tremende ai meccanismi omeostatici della bovina da latte (Bertoni e Trevisi, 1997; Goff e Horst, 1997). Tanto è vero che la transizione dallo stato di gravidanza e di non lattazione a quello di non gravidanza e lattazione si traduce sovente in un esperienza disastrosa per la bovina (Drackley, 1999). Questo è confermato dall incidenza delle affezioni che raggiunge il suo acme proprio nel periodo di transizione, la fase che include le ultime 3 settimane di gravidanza e le prime 3 di lattazione. Il rischio è elevato tanto per le forme tipiche del periparto (ritenzione di placenta, collasso puerperale, acetonemia o chetosi primaria, steatosi epatica, metrite, dislocazione abomasale), quanto per le altre affezioni (mastiti, zoppie, turbe intestinali, virosi ecc.). Si stima che il 75% delle affezioni metaboliche ed infettive delle bovine da latte si verifichi nel primo mese di lattazione (Leblanc et al., 2006) e che il 50% delle lattazioni sia associato ad almeno una dismetabolie nel periparto (Galligan e Ferguson, 1996). Tuttavia, questi dati celano una condizione ancor più grave considerato che, in un ipotetica distribuzione della popolazione secondo le condizioni di salute, il picco di frequenza di una patologia corrisponde alle forme sub-cliniche (Figura 1; Santos, 2008). Nel periodo di transizione dunque, la maggior parte delle bovine è colpita da affezioni, ma molte non presentano manifestazioni cliniche (Bertoni et al., 2008). Ne deriva che la prevenzione delle affezioni è la strada maestra per il successo dell intera lattazione e, quindi, della carriera produttiva della lattifera. La transizione non è tuttavia, una condizione che determina automaticamente la comparsa di affezioni, ma rappresenta semplicemente un fattore di rischio. Jourdan e Fourdraine (1993), esaminando i 61 allevamenti statunitensi più produttivi dell epoca, avevano riscontrato un ampia variabilità della frequenza delle principali affezioni del periparto, oscillante dall assenza a percentuali a doppia cifra (Tabella 1). Questa elevata variabilità supporta la compatibilità tra le alte performance produttive con buone condizioni di salute, a condizione che si adottino opportune strategie gestionali in grado di minimizzare la presenza di ogni patologia e disordine metabolico. A questo riguardo occorre ricordare che, essendo la loro origine plurifattoriale, va contrastato ogni insulto - ivi compresi lo stress psicologico e le forme infettive sostenute da patogeni opportunisti (Chase, 1996) fin dalla sua comparsa. Infatti, quand anche apparentemente modesto o provocato da agenti differenti, può fungere da nucleo di cristallizzazione ed innescare a cascata conseguenze indesiderate, che progressivamente si ingigantiscono se non tempestivamente e correttamente contrastate. Limiti attuali nella gestione del periodo di transizione. Nonostante la grande attenzione che si presta alla gestione di questa fase critica, si continua a mantenere una visione sostanzialmente strabica del problema. Nella pratica infatti, la massima considerazione è dedicata alla fase Figura 1 Distribuzione dei soggetti di una popolazione in relazione al loro stato di salute e conseguenze sulle condizioni di benessere e delle performance (adattato da Santos, 2008). Numero di animali benessere e performance Gravità della malattia Tabella 1 - Media e range di incidenza delle principali patologie peripartali riscontrate nei 61 allevamenti più produttivi intorno agli anni 1990 negli Stati Uniti d America (Jordan e Fourdraine, 1993). Tipo di problema Media (%) Range (%) Collasso puerperale 7,2 0-44,1 Dislocazione dell'abomaso 3,3 0-14,0 Chetosi 3,7 0-20,0 Ritenzione placenta 9,0 0-22,6 Metrite 12,8 0-66,0 Animali sani Problemi sub-clinici Problemi clinici 2

3 successiva il parto, mentre generalmente si trascura quella precedente, in quanto ritenuta priva di rischi per la ridottissima presenza di affezioni clinicamente rilevabili. La stranezza è che ciò avvenga nonostante si convenga che la lattazione inizi con il primo giorno di asciutta (Bertoni e Trevisi, 1997) e che molte delle affezioni peripartali trovano spiegazione in errori pregressi (alimentari, densità, movimentazione, ecc.). Le ragioni sono varie, ma alla base di tutto vi è l inadeguata rilevazione di parametri, peraltro già routinariamente usati nel postparto, come lo stato di ingrassamento (BCS), l appetito/ruminazione, l attività motoria, la temperatura corporea. Questo deficit di attenzione è la principale causa di una intempestiva rilevazione di anomalie, che possono poi sfociare in ben più gravi affezioni. E pertanto, indispensabile introdurre adeguate strategie di monitoraggio delle condizioni di salute delle bovine in fase avanzata di gravidanza. Di seguito verranno illustrati i principali indicatori, attualmente disponibili, per il tempestivo riconoscimento delle bovine problema e alcuni suggerimenti per il loro corretto impiego. Ingestione di alimenti (dry matter intake = DMI). Il calo di DMI nelle ultime settimane di gestazione è considerato da molti, ricercatori ed allevatori, un evento ineluttabile (Grummer, 1993). Tuttavia esiste un ampia variabilità di comportamenti alimentari delle bovine a termine gestazione (Trevisi et al., 2002; figura 2a) schematicamente riassumibili in 3 situazioni: calo limitato al solo giorno del parto, calo nell ultima settimana di gravidanza e calo precoce (da 2-3 settimane prima del parto). Le bovine di quest ultimo gruppo sono risultate quelle caratterizzate dalla più alta incidenza di inappetenza e stati febbrili (>39.5 C) ante-parto, eventi non sempre tra loro correlati e, soprattutto, raramente associati ad altri sintomi clinici. Tali risultati evidenziano la correlazione tra calo di ingestione ante parto e comparsa di affezioni sub-cliniche ma, soprattutto, l inesattezza dell assioma sull ineluttabilità del calo di ingestione in fase di gravidanza avanzata. Infatti quanto più elevata è l ingestione prima del parto quanto più rapida è il suo aumento nel 1 mese di lattazione, confermando l osservazione di Grummer (1995), che aveva trovato una correlazione positiva tra il livello di DMI al 1 ed al 21 giorno di lattazione. Pertanto, la riduzione della DMI pre-parto può essere utilizzata come un precoce indicatore della presenza di un evento anomalo. In allevamento, dove la misurazione individuale della DMI è praticamente impossibile, ci si deve accontentare di indicazioni sull ingestione media di gruppo. Un frequente monitoraggio potrebbe consentire l individuazione di oscillazioni anomale e, quindi, segnalare la presenza di soggetti problema. Tuttavia altri indicatori correlati all ingestione potrebbero rappresentare una valida e più efficace alternativa alla misurazione della DMI. Il più promettente è costituito dalla misura della frequenza degli atti ruminativi (Schirmann et al., 2009), che si riduce in presenza di affezioni. Recentemente, è stato introdotto in commercio un dispositivo in grado di misurare tale attività (Ruminact TM; Milkine, Podenzano, PC). Il suo impiego negli allevamenti commerciali appare assai promettente. BCS. La valutazione delle riserve corporee con un metodo semplice, rapido, agile ed economico, seppur soggettivo, è uno strumento utile per valutare l entità della mobilizzazione delle riserve nel periparto (Bertoni e Trevisi, 1992). Il calo di BCS postpartale è fisiologico, entro certi limiti (0,5-0,8 punti in relazione al metodo di valutazione utilizzato), ed è correlato al livello produttivo. Figura 2 a e b Andamento dell ingestione di sostanza secca (2a) e dell aptoglobina ematica (2b) in bovine da latte con una riduzione precoce (Δ), tardiva ( ) o nessuna ( ) della DMI prima del parto (Trevisi et al., 2002). 23,0 18,0 Kg/d INGESTIONE DI SOSTANZA SECCA nessuna tardiva precoce 0,6 0,4 g/d nessuna tardiva precoce APTOGLOBINA 13,0 0,2 8, Giorni dal parto 0, Giorni dal parto 3

4 Tuttavia, la lipomobilizzazione è anche fortemente correlata alla presenza di malattie. In questo caso, una quota rilevante delle riserve è dedicata al funzionamento del sistema immunitario (Elsasser et al., 2000), fatto che determina un aumento delle spese di mantenimento. Questi aumentati costi energetici si verificano anche in presenza di affezioni subcliniche (Trevisi et al., 2007). Il risultato finale è che oltre ad un certo grado di lipomobilizzazione (-0,75 punti di BCS) si verifica una riduzione della fertilità (Formigoni e Trevisi, 2003). Quindi la stima del BCS al parto e nei mesi successivi è un utile strumento di verifica gestionale per monitorare l entità e la durata del deficit energetico e per suggerire opportuni interventi correttivi. Variazioni più modeste di BCS, ma comunque utili ai fini gestionali, possono essere ricavate anche nel periodo precedente il parto. In asciutta non si dovrebbero verificare importanti variazioni delle riserve, anche se in generale si ritiene accettabile un lievissimo calo nelle ultime 2 settimane di gestazione. Situazioni differenti (in particolare di calo più marcato) suggeriscono condizioni di gestione anomala (es. carenze di energia nella razione, presenza di affezioni sub-cliniche, ecc.). La valutazione del BCS tuttavia, ha molte limitazioni (es. esistono vari metodi; si tratta comunque di metodi soggettivi; mancano sistemi di standardizzazione; le valutazioni non sono spesso sistematiche in relazione alla data parto; è difficoltoso evidenziare variazioni modeste), per cui si tratta di un dato che necessita di essere confermato con altri indicatori (es. metabolici). Nel prossimo futuro, probabilmente, si disporrà di sistemi più oggettivi per la valutazione delle riserve adipose, in analogia con quanto fatto in campo umano (es. impedenza elettrica), e questa determinazione potrà assumere un rilievo maggiore. Allo stato attuale il BCS resta uno strumento utile per segnalare situazioni inadeguate, ma certamente non è tra gli indicatori più tempestivi. Temperatura corporea. La temperatura corporea è un indicatore sensibile per la rilevazione di patologie che scatenano una risposta infiammatoria. Nonostante ciò la sua rilevazione non è semplice in quanto risente di svariati fattori (es. età, stagione, ora giornata) ed ha il grave handicap di non essere misurabile in modo affidabile con sistemi automatici on-line. Sono stati infatti, proposti vari sistemi di rilevazione in continuo (es. impianto sottocutaneo, bolo ruminale, sonda vaginale), ma in tutti i casi restituiscono un valore condizionato dall ambiente in cui la sonda opera. Ad oggi, la sola misura efficace è quella rilevata per via rettale, con il classico termometro, ma richiede tempo. Per cui la misura della temperatura è eseguita solo su sospetto, e viene utilizzata come indicatore di conferma più che di allerta. Nonostante ciò, il monitoraggio sistematico della temperatura delle bovine nel post parto è stato suggerito per identificare la presenza di metriti (Smith et al., 2006). Nella nostra esperienza, in cui da tempo abbiamo esteso il monitoraggio all ultimo mese di gestazione, abbiamo evidenziato stati febbrili (ovvero rialzi termici oltre 39,5 C), anche in assenza di altri sintomi patologici (Trevisi et al., 2002), sia prima che dopo il parto. Tali rialzi termici hanno spesso natura episodica nel preparto e la loro ragione non è ancora stata chiarita. Poiché il trattamento con antinfiammatori è spesso efficace nel riportare la temperatura alla normalità, riteniamo molto probabile che siano correlati al rilascio di citochine pro-infiammatorie, tra i cui effetti esiste quello di aumentare la temperatura corporea. Tuttavia, data la sporadicità di tali episodi, manca ancora la conferma, sebbene abbiamo già avuto modo di segnalare elevati livelli di alcuni di tali mediatori dell infiammazione (TNF e IL6) nel pre-parto (Trevisi et al., 2009), pur in presenza di prelievi ematici non estremamente frequenti in relazione alla rapidità delle modificazioni di tali mediatori (in alcuni casi di poche ore). Dopo il parto, i rialzi termici trovano invece spesso un riscontro clinico oggettivo nella comparsa di patologie con complicazioni infettive (ritenzioni di placenta, metriti, mastiti, affezioni polmonari ecc.). Il rilievo sistematico della temperatura rende più rapida l individuazione della patologia, fatto che consente di anticipare la diagnosi e la terapia. Purtroppo, per il limitato tempo degli operatori aziendali, tale rilevazione è raramente eseguita con sistematicità e, spesso si ricorre alla sua misura solo quando il problema è talmente manifesto (e severo) che diviene una mera conferma della diagnosi. Va per completezza segnalato che nel primo mese di lattazione si osservano casi di difficile interpretazione: episodi in cui la temperatura resta oltre i 39,5 C pur senza una chiara causa infettiva; talune affezioni come la metrite, con complicazioni infettivo-infiammatorie, che non mostrano rialzi termici nella prima settimana di 4

5 lattazione quando i sintomi iniziavano ad essere evidenti (Smith et al., 2006). In generale, la temperatura corporea rilevata per via rettale, possibilmente nella stessa fascia oraria della giornata, appare un efficace e quasi sempre tempestivo indicatore delle affezioni. Il suo inserimento nel monitoraggio routinario del periparto è consigliato (almeno nei 10 giorni precedenti e seguenti il parto). Restano da approfondire almeno due aspetti: i) se trattare farmacologicamente (ad es. con antinfiammatori e/o antibiotici) tutti i casi con rialzi termici, anche in assenza di fatti infettivi clinicamente rilevabili; ii) la definizione di protocolli standard da adottare quando è rilevata l associazione rialzo termico e specifica patologia, magari in base alla gravità clinica, che pure andrebbe in qualche modo codificata. Parametri ematici. A livello ematico sono stati studiati numerosi indicatori utili ad evidenziare situazioni patologiche in uno stadio precoce o addirittura prognostico. Di seguito si presenteranno solo quelli ritenuti più utili nelle condizioni campo: 1. Indici del bilancio energetico negativo (NEB). Immediatamente dopo il parto, ma talora anche nei giorni precedenti, l inadeguata ingestione di alimenti rispetto ai fabbisogni (quelli energetici in particolare) determina una più o meno accentuata mobilizzazione delle riserve corporee, con importanti riflessi a livello endocrino-metabolico (Bertoni e Trevisi, 1997; Drackley, 1999). In caso di marcato NEB, il glucosio ematico si riduce, ma il recupero dei valori entro l intervallo di riferimento (3,3-3,9 mmol/l) è solitamente rapido e avviene anche quando il deficit energetico non è ancora esaurito (Bertoni e Piccioli- Cappelli, 1999). Tra i parametri più utili per individuare le condizioni di NEB figurano gli acidi grassi non esterificati (NEFA) e il -idrossi-butirrato (BHB). I livelli di NEFA sono proporzionali alla lipomobilizzazione ed oltre 1,0 mmol/l, denotano un eccessivo ricorso alle riserve. Il BHB è invece, un indice dell incapacità epatica di ossidare gli acidi grassi per l insufficiente disponibilità di energia (glucosio); valori superiori a 1,4 mmol/l sono considerati la soglia della chetosi subclinica. Duffield (2003) riporta tuttavia che già a livelli oltre 1,0 mmol/l aumenta la probabilità di comparsa della dislocazione dell abomaso. Sempre Duffield (2003), segnala che le bovine con valori oltre 1,4 mmol/l di BHB soffrono di fenomeni mastitici più gravi in caso di infezioni sperimentali. Nelle bovine con problemi di salute, NEFA e BHB presentano livelli più elevati, già nella fase terminale di gravidanza che si prolunga per alcune settimane dopo il parto. Per una corretta valutazione di tali parametri il prelievo ematico va eseguito il mattino prima del pasto, in quanto entrambi presentano una marcata diminuzione dopo il pasto stesso (Bertoni et al., 1994), impedendone una corretta interpretazione. 2. Indici dell infiammazione. Il periparto della bovina, anche in assenza di patologie conclamate, è caratterizzato da un quadro ematochimico tipico dell evento infiammatorio e della conseguente risposta di fase acuta (Cappa et al., 1989; Bionaz et al., 2007; Bertoni et al., 2008). Tale situazione è verosimilmente causata dal rilascio di citochine proinfiammatorie (es. IL-1, IL-6, TNF ) da parte di monociti-macrofagi (Elsasser et al., 1995 e Bertoni et al., 2000), a seguito dell azione di molteplici fenomeni, tra i quali figurano alcune tipiche condizioni del periparto (es. traumi; stati di stress quali cambio di gruppo, strutture inadeguate, mungitura; anomalie digestive, con assorbimento di lipopolisaccaridi). Come detto in precedenza, la rapidità delle variazioni di tali mediatori ne impedisce una corretta valutazione nel periparto; tuttavia, almeno in parte, il loro rilascio trova conferma in due fatti: i) in una nostra esperienza abbiamo potuto constatare la presenza di elevati livelli plasmatici di IL-6 e TNF prima del parto in assenza di qualsiasi sintomo patologico (Trevisi et al., 2009); ii) la somministrazione di citochine nel periparto (IFN, Trevisi et al., 2009 e TNF, Bradford et al., 2009) aggrava il tipico quadro infiammatorio di tale fase. E pertanto probabile che molti degli effetti indesiderati nel periparto siano da ricollegare alle citochine pro-infiammatorie, in quanto responsabili di una cascata di eventi che coinvolgono vari organi: a. a livello locale attivano la risposta infiammatoria, stimolando la liberazione degli eicosanoidi (prostaglandine, leucotrieni e trombossani) tramite l attivazione 5

6 dell enzima chiave di tale processo, la cicloossigenasi (Annison et al., 1995); b. a livello del sistema nervoso centrale, inducono il rialzo termico e, conseguentemente, il calo di appetito (anoressia); c. a livello tissutale, aumentano il catabolismo, soprattutto quello del tessuto adiposo; d. a livello epatico deviano le sintesi proteiche, con aumento di alcune proteine, dette proteine positive di fase acuta (+APP; es. aptoglobina, ceruloplasmina, siero amiloide A) e riduzione di alcune usuali, dette proteine negative di fase acuta (-APP; es. albumine, enzimi, carriers di vitamine ed ormoni, lipoproteine). Una delle più probabili conseguenze negative di tali modificazioni può essere la deposizione di trigliceridi nel fegato (Bertoni, 1996; Bradford et al., 2009), per l inadeguata sintesi di lipoproteine (che sono delle APP) necessarie ad immetterli nel flusso ematico. Pertanto un intensa lipomobilizzazione concomitante ad uno stato infiammatorio, come avviene nell immediato post-parto, aumenta notevolmente il rischio di steatosi epatica (Bertoni et al., 2004). In ragione di ciò, le variazioni relative all attività epatica, con gli inevitabili riflessi sulle APP ematiche, sono di grande utilità diagnostica. Infatti, le +APP da tempo sono utilizzate per rilevare la presenza di affezioni (Gruys et al., 1999; Murata et al., 2004). Alla luce di questo, soprattutto prima del parto, le APP possono essere utili indicatori per segnalare la presenza di patologie sub-cliniche. A conferma di questo, il calo di ingestione pre-parto (Trevisi et al., 2002) è stato associato tanto ad un aumento delle +APP (figura 2b) quanto ad un anticipo del NEB, con conseguente lipomobilizzazione (aumento dei NEFA e dei corpi chetonici). Dopo il parto invece, l andamento delle +APP non discrimina adeguatamente le bovine in relazione alla gravità delle affezioni avvenute (Bionaz et al., 2007; Bertoni et al., 2008), in quanto vi è generalmente un loro aumento, più o meno prolungato nel tempo. Ad ogni modo l evento infiammatorio non è negativo in sé, semmai sono gli effetti indesiderati o la risposta eccessiva (reiterazione) che possono preoccupare. In tal senso, appare più efficace valutare indicatori ematici che misurano le conseguenze del fatto infiammatorio (le variazioni delle APP ad esempio), piuttosto che la sua presenza. La conferma è stata ottenuta classificando le bovine sulla base dell andamento post-parto di alcune APP (albumine, colesterolo quale indice delle lipoproteine e vitamina A quale indice della proteina carrier) combinate in un indice complesso denominato Liver Activity Index (LAI; Trevisi et al., 2001). Infatti, le bovine con i livelli più elevati di LAI (quelle con minori conseguenze negative a livello epatico; Bertoni et al., 2008) hanno mostrato i fatti infiammatori meno gravi (riduzione postpartale più rapida delle +APP), lo stress ossidativo meno marcato (minor innalzamento dei ROM, metaboliti reattivi dell ossigeno), la minor incidenza di patologie unitamente alle migliori performance (più elevata produzione di latte e fertilità). Questo approccio è senz altro utile per individuare anticipatamente i soggetti a rischio di ipofertilità, ma indica soprattutto l utilità di valutare i livelli delle APP (oltre che delle +APP) nel periparto per stabilire le reali conseguenze dei fatti infiammatori subiti dalle bovine, ma anche la necessità di interventi terapeutici. Sulla base di tali considerazioni estremamente utile appare anche la valutazione plasmatica della bilirubina totale, il cui aumento rappresenta l incapacità del fegato ad esprimere il complesso enzimatico necessario alla sua escrezione. L andamento della bilirubina nel post-parto associato a quello di altre APP (albumine e lipoproteine) è stato utilizzato per calcolare un altro indice composto, denominato Liver Functionality Index (LFI; Bertoni et al., 2006), che ha finalità analoghe a quelle del LAI. Con tali indici è possibile individuare i soggetti con le peggiori capacità di adattamento e le peggiori performance (figura 3). 3. Indici immunitari. La bovina da latte nel periparto presenta una diminuita attività del sistema immunitario (Goff and Horst, 1997; Lacetera et al., 2005). In particolare, Goff and Horst (1997) riportano una diminuita attività fagocitaria dei neutrofili ed una ridotta attitudine dei linfociti a rispondere ai mitogeni e di produrre anticorpi, nella settimana prima ed in quella seguente il parto. Contemporaneamente, la bovina da latte manifesta 6

7 variazioni della formula leucocitaria. Immediatamente dopo il parto si assiste infatti all innalzamento dei neutrofili, spesso anche dei monociti, mentre i linfociti calano (Archetti e Ravarotto, 2002; Calamari et al., 2004). Tali variazioni determinano l inversione della formula leucocitaria, con valori del rapporto neutrofili/linfociti oltre l unità. Probabilmente anche altri indici immunitari sono modificati in coincidenza di un periparto a rischio. Da dati preliminari infatti, bovine caratterizzate dai peggiori valori di LFI hanno mostrato livelli di lisozima più bassi fin dalle ultime settimane di gravidanza. Ciò suggerisce che, probabilmente, le conseguenze dei fatti infiammatori al parto potrebbero dipendere da fatti precedenti il parto stesso, come abbiamo potuto recentemente confermare (Trevisi et al., 2010). I costi di una transizione a rischio. I costi di una fase di transizione problematica sono ingenti, ma non sempre è facile stimarne l entità. Il primo costo riguarda l uso di farmaci e la conseguente eliminazione di latte a causa della contaminazione con principi attivi. Un secondo riguarda la mancata produzione che si verifica quando le bovine sono affette da una qualsiasi affezione. Tale perdita non è sempre evidente nel primo mese di lattazione, specie in bovine ad alta potenzialità produttiva, in quanto, almeno in parte, colmata dal maggior ricorso alle riserve corporee. Non è male ricordare che la riduzione di un kg di latte al picco di produzione comporta la perdita di circa 200 kg sui canonici 305 giorni di lattazione. Un terzo costo, ancor più difficile da quantificare, riguarda le conseguenze negative a carico della qualità del latte, essenzialmente per la riduzione della resa casearia (titolo lipidico e proteico), del tenore caseinico e del peggioramento delle prerogative casearie (attitudine alla coagulazione e acidità titolabile); tutti aspetti che hanno un riflesso negativo sul pagamento del latte a qualità. Un quarto rilevante costo, riguarda l aumentata frequenza delle affezioni nei soggetti che hanno già manifestato una transizione problematica, nonché del peggioramento delle performance riproduttive (Bertoni et al., 2008) e della longevità. Infine non va trascurato il costo del personale dedito all assistenza e l inevitabile complicazione della routine aziendale. In uno studio di parecchi anni fa, Bartlett et al. (1986) quantificarono tali costi e/o mancati redditi, per bovine affette da alcune tipiche patologie peripartali (es. metriti, chetosi, dislocazioni), in euro per lattazione (a prezzi correnti). La situazione è indubbiamente molto differente in relazione al contesto produttivo in cui si opera. In una nostra recente indagine, condotta in due allevamenti caratterizzati da un buon management, il costo dei soli trattamenti farmacologici, limitatamente al primo mese di lattazione, è risultato di circa 75 euro/bovina. Tuttavia, l aspetto più interessante è relativo al fatto che i costi sono risultati correlati al predetto indice di funzionalità epatica (LFI), infatti sono risultati tre volte superiori nelle bovine che presentavano i peggiori livelli di LFI rispetto a quelle con indice elevato (114 vs 39 euro/bovina; dati non pubblicati). Questo dato suggerisce che riuscire ad individuare tempestivamente le malattie metaboliche ed infettive nel periparto potrebbe avere enormi benefici sia per il benessere delle bovine che per l efficienza economica degli allevamenti. Implicazioni e prospettive. E indubbio che, nonostante i notevoli e recenti sforzi finalizzati a migliorare la gestione della fase di transizione della lattifera ad elevata potenzialità produttiva, i Figura 3 Andamento dell ingestione di sostanza secca (sinistra) e di bilirubina (destra) in bovine da latte che hanno mostrato valori di LFI (Liver Activity Index) alti ( ) o bassi (-- --). 25 kg/d INGESTIONE DI SOSTANZA SECCA μmol/l BILIRUBINA 10,5 LFI alto LFI alto 20 LFI basso 8,5 LFI basso ,5 4,5 2,5 5 0, GIORNI DAL PARTO GIORNI DAL PARTO

8 risultati non sono ancora da ritenere soddisfacenti. La conferma è rappresentata dalla ancora eccesiva frequenza di affezioni - cliniche e subcliniche, metaboliche ed infettive - che si verificano nel periparto, con conseguenze gravi sia per lo stato di salute e benessere delle bovine che per la sostenibilità economica degli allevamenti moderni. Le attuali tecnologie, unitamente ad una migliorata comprensione dei meccanismi fisio-patologici con cui si scatenano certe affezioni, consentono di monitorare con più attenzione le bovine in questo cruciale periodo, permettendo la rilevazione di sintomi patologici in una fase più precoce. Dalle nostre indagini sembra infatti, ormai evidente che molte variazioni fisiologiche (temperatura corporea, ingestione alimenti, attività ruminale, marker dell infiammazione e dello stato energetico) inizino a mostrare importanti variazioni prima del parto stesso. Attualmente mancano tuttavia, Procedure Operative Standard sia per la rilevazione delle suddette anomalie in allevamento (ad es. mancano range di riferimento per molti dei parametri sopra discussi, nelle fasi del periparto) sia per gli eventuali interventi terapeutici, che in caso di affezioni devono essere assicurati con la massima tempestività per ridurre le conseguenze negative sulle bovine ed i costi diretti ed indiretti per gli allevatori. In relazione a quanto sopra descritto, resta tuttavia primario l obiettivo di realizzare in allevamento tutti quei sistemi di profilassi possibili e già disponibili per evitare gli eventi dismetabolici (ovvero di rilascio dei mediatori dell infiammazione) nella fase di transizione o, almeno, attenuarne le conseguenze. Tali interventi coinvolgono molteplici aspetti (sanitari: piani vaccinali e antiparassitari; gestionali: cure podali, manipolazioni degli animali; progettazione edifici; alimentari; ecc.) che dovrebbero rientrare in Procedure Operative Standard. E infatti sulla corretta e sinergica applicazione di questi interventi che si può fondare la lattazione di successo : bovine in buone condizioni di benessere e con ottime performance, limitato uso di farmaci, quindi produzioni più sicure per il consumatore e di maggiore qualità, allevatori e tecnici più soddisfatti. Bibliografia Annison A.C., Lee J.C., Eugui E.M Pharmacological regulation of the production of the proinflammatory cytokines TNF- and IL-1b. In Human cytokines: their role in disease and therapy. Ed. Blackwell Science, Oxford-England. Pp Archetti I., Ravarotto L. (2002). Esame emocromocitometrico e formula leucocitaria mediante strumento Cell-Dyn In: La valutazione del benessere nella specie bovina. Amadori M. & Archetti I. (a cura di). Ed. Fondaz. Iniz. Zooprof. Zoot., Brescia: Bertoni G., Trevisi E Il body condition score (BCS) per valutare lo stato nutrizionale delle lattifere. Praxis Vet., 13(2): 5-8. Bertoni G., Trevisi E., Bani P Metabolic effects of two different lapses without concentrate in early lactating dairy cows. Livestock Prod. Sci., 39: Bertoni G La lipidosi epatica nella bovina lattifera: aspetti nutrizionali. Atti Soc. Ital. Buiatria, 28: Bertoni G., Trevisi E Le principali malattie metaboliche delle lattifere e la loro prevenzione. L Informatore Agrario, 53 (suppl. n 47):1-34. Bertoni G., Piccioli Cappelli F Guida all interpretazione dei profili metabolici. A.S.P.A. Commissione di studio Valutazione dell assetto endocrino metabolico degli animali in produzione zootecnica. Ed. Università degli Studi di Perugia. Bertoni G., Trevisi E., Calamari L., Bionaz M The inflammation could have a role in the liver lipidosis occurrence in dairy cows. In Production diseases in farm animals 12th International Conference (July 19-22, 2004, East Lansing, Michigan, USA). Ed Joshi N.P. and Herdt T.H., Wageningen Academic Publ., Wageningen, Pp Bertoni G., Trevisi E., Ferrari A.R., Gubbiotti A The dairy cow performances can be affected by inflammations occurring around calving. 57 th EAAP Meeting, Sept., Antalya, Turkey. Pp 325. Bertoni G., Trevisi E., Han X., Bionaz M Effects of Inflammatory Conditions on Liver Activity in the Puerperium and Consequences for Performance in Dairy Cows. J. Dairy Sci. 91: Bionaz M., Trevisi E., Calamari L., Librandi F., Ferrari A., Bertoni G Plasma Paraoxonase, Inflammatory Conditions, Liver Functionality and Health Problems in Transition Dairy Cows. J. Dairy Sci., 90: Bradford B.J., Mamedova L.K., Minton J.E., Drouillard J.S., Johnson B.J Daily Injection of Tumor Necrosis Factor- Increases Hepatic Triglycerides and Alters Transcript Abundance of Metabolic 8

9 Genes in Lactating Dairy Cattle. J. Nutr. 139: Calamari L., Bionaz M., Trevisi E., Bertoni G Preliminary study to validate a model of animal welfare assessment in dairy farms. Reprints 5th Congr. EURSAFE Science, Ethics & Society, Ed. Johan De Tavernier & Stefan Aerts, Katholieke Uni. Leuven. Pp Cappa V., Trevisi E., Bertoni G Variazioni ematiche e produttive nel 1 mese di lattazione in bovine di allevamenti con o senza problemi "post-partum". Zoot. Nutr. Anim., 15: Chase L.E Management in the transition cows. Prooc. of The Penn Annual Conference: Drackley J.K Biology of dairy cows during the transition period: the final frontier? J. Dairy Sci. 82: Duffield T Minimizing subclinical metabolic diseases. Proceedings of Tri-State Dairy Nutrition Conference. Fort Wayne, Indiana. Pp Elsasser T. H., Steele N. C., Fayer R Cytokines, stress, and growth modulation. In: Myers, M. J. and M. P. Martaugh (editors), Cytokines in animal health and disease. Marcel Dekker, Inc., New York. Elsasser T.H., Klasing K.C., Filipov N., Thompson F The metabolic consequences of stress: target for stress and priorities of nutrient use. In: Moberg, G.P. and J.A., Mench (editors), The biology of animal stress. CABI Publishing, New York, USA. Pp Formigoni A., Trevisi E Transition cow: interaction with fertility. Veterinary Research Communication, 27 (Suppl.1): Galligan D.T., Ferguson J.D Prevention and treatment of postpartum diseases. Proc. of The Penn Annual Conference: Goff J.P., Horst R.L Physiological changes at parturition and their relationship to metabolic disorders. J. Dairy Sci. 80: Gruys E., Toussaint M.J., Landman W.J., Tivapasi M., Chamanza R., VanVeen L Infection, inflammation and stress inhibit growth. Mechanisms and non-specific assessment of the processes by acute phase proteins. In: Th. Wensing (ed.) Production diseases in farm animals, Wageningen Pers. Pp Grummer, R.R Etiology of lipid-related metabolic disorders in periparturient dairy cows. J Dairy Sci. 76:3882. Grummer, R.R Impact of changes in organic nutrient metabolism on feeding the transition dairy cow. J. Anim. Sci. 73:2820. Jordan. E.R., Fourdraine R.H Characterization of the management practices of the top milk producing herds in the country. J. Dairy Sci. 76:3247. Lacetera N., Scalia D., Bernabucci U., Ronchi B., Piarazzi D., Nardone A Lymphocyte functions in overconditioned cows around parturition. J. Dairy Sci. 88: LeBlanc S.J., Lissemore K.D., Kelton D.F., Duffield T.F., Leslie K.E Major advances in disease prevention in dairy cattle. J. Dairy Sci. 89: Murata, H., Shimada, N., Yoshioka, M., Current research on acute phase proteins in veterinary diagnosis: an overview. Vet. J. 168: Santos A., Utilizing functional feed ingredients for pre-harvest food safety strategies. 59 th Annual Meeting of EAAP. Vilnius, Lithuania. Pp. 38. Schirmann, K., von Keyserlingk M.A.G., Weary D.M., Veira D.M. and Heuwieser W Technical note: validation of a system for monitoring rumination in dairy cows. J. Dairy Sci. 92: Smith B., Risco C., Benzaquen M., Melendez P Monitoring health and looking for sick cows. Proceeding 3 rd Florida and Georgia Dairy Road Show. Trevisi E., Calamari L., Bertoni G Definition of a liver activity index in the transition dairy cow and its relationship with the reproductive performance. 10 th Int. Symp. of Veterinary Laboratory Diagnosticans, 4-7 July, Salsomaggiore (Italy). Pp Trevisi E., Han X.T., Piccioli-Cappelli F., Bertoni G Intake reduction before calving affects milk yield and metabolism in dairy cows. 53 rd Annual Meeting EAAP, Cairo, Egypt. Pp. 54. Trevisi E., Gubbiotti A., Bertoni G Effects of inflammation in peripartum dairy cows on milk yield, energy balance and efficiency. In: Energy and Protein Metabolism and Nutrition. EAAP publication No Wageningen Academic Publishers. Pp Trevisi E., Amadori M., Bakudila A.M., Bertoni G Metabolic changes in dairy cows induced by oral, low-dose interferon-alpha treatment. J. Anim. Sci. 87: Trevisi E., Zecconi A., Bertoni G., Piccinini R Blood and milk immune and inflammatory responses in periparturient dairy cows showing a different liver activity index J. Dairy Research (in stampa). 9

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