La sedazione in endoscopia digestiva
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- Marino Giuliani
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1 La sedazione in endoscopia digestiva L'impiego della sedazione conscia nelle procedure endoscopiche diagnostiche ed operative è largamente diffuso. L impiego della sedazione comporta ovvi vantaggi ed alcuni svantaggi legati ai costi ed agli effetti indesiderati dei farmaci. È ormai riconosciuto come fornire un livello di sedazione adeguata sia parte integrante dell Endoscopia anche se, per alcuni pazienti selezionati, potrebbe non essere necessaria alcuna sedazione. Chi somministra la sedo/analgesia deve essere in grado di riconoscere le complicanze legate al raggiungimento di un livello di sedazione più profonda mantenendo la pervietà delle vie aeree. Introduzione La sedazione in endoscopia digestiva rappresenta un argomento in continua evoluzione ed i contributi scientifici forniti costantemente dalla letteratura influenzano fortemente la quotidiana pratica clinica e pongono l indicazione al frequente aggiornamento delle linee guida societarie che regolano l impiego della sedazione in endoscopia digestiva ed il monitoraggio del paziente. La sedazione conscia o, per utilizzare un termine più attuale, sedo-analgesia moderata, è comunemente definita come - Lorella Fanti - Massimo Agostoni - Gabriele Strini 221L - Unità operativa di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Università Vita-Salute, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano - Dipartimento di Anestesia e Rianimazione Università Vita-Salute, IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano La somministrazione di agenti ad azione sedativa o dissociativa eventualmente associati ad analgesici allo scopo di indurre nel paziente uno stato che gli consenta di tollerare il disagio correlato alle procedure cui viene sottoposto, mantenendo un adeguata funzione cardio-respiratoria e la capacità di rispondere adeguatamente a comandi verbali e/o alla stimolazione tattile
2 L 222 Lorella Fanti et al. > La sedazione in endoscopia digestiva La sedo-analgesia dovrebbe inoltre alterare lo stato di coscienza consentendo altresì al paziente di mantenere il controllo delle vie aeree senza perdita dei riflessi protettivi (1). È infatti noto come un controllo inadeguato dell ansia e del dolore possa ridurre la cooperazione del paziente in modo tale da ostacolare talora il completamento delle procedure (2). La paura stessa indotta dalle manovre endoscopiche può causare ipertensione ed aritmia e maggiore rischio di infarto ed arresto cardiaco anche se, d altro canto, la somministrazione incongrua o in dosi eccessive di farmaci sedativi o analgesici può causare gravi eventi avversi a carico del sistema cardiopolmonare (3,4). Le linee guida della American Society of Anesthesiologists sottolineano i requisiti ideali dei farmaci che dovrebbero essere utilizzati per ottenere l analgo-sedazione e cioè il massimo dell efficacia nel controllo dell ansia, del disagio e del dolore indotti dalle procedure nel paziente, tempi rapidi di induzione e metabolismo tali da consentire la rapida dimissione del paziente dopo procedure ambulatoriali, eventuale effetto amnesico con minimi effetti collaterali (2). È a tutti ormai noto come, allo stato attuale, il farmaco ideale non esista e ci si debba avvalere dell associazione tra oppioidi, per offrire copertura analgesica, e benzodiazepine, per sortire l effetto ansiolitico ed amnesico. Le linee guida della Società Italiana di Endoscopia Digestiva, recentemente pubblicate nella loro ultima versione del febbraio 2006, in accordo con le linee guida internazionali, sanciscono come in tutti i casi in cui venga attuata la sedo/analgesia vada raccolta accurata anamnesi ed esame obiettivo soprattutto in merito allo stato delle vie aeree e vada attuato il monitoraggio pulsiossimetrico e la rilevazione della pressione arteriosa basale prima, durante e dopo la manovra (5). Andrà inoltre abbinato il monitoraggio con ECG in pazienti con importanti fattori di rischio cardiovascolari in particolare quando vengano sottoposti a procedure di particolare impegno tecnico e/o durata. Ma è sempre necessario sedare i nostri pazienti? Come descritto da Bell in una recente review, la sedazione va considerata come parte importante di quello che viene definito dall Autore endoscopic package costituito da diverse componenti altrettanto meritevoli della nostra considerazione; è infatti importante che sappiamo instaurare un rapporto di cortesia, disponibilità e comunicazione con il nostro paziente fornendo informazioni adeguate riguardo al tipo di procedura cui stiamo per sottoporlo ed al dolore o al fastidio che potremo procurargli (6). Per ciò che riguarda ad esempio la sedazione in corso di colonscopia è noto come nel mondo esistano grandi variabilità nel comportamento. Le linee guida aggiornate della Società Italiana di Endoscopia Digestiva hanno incluso la sedazione in corso di colonscopia come raccomandazione di grado B (5). Un recente lavoro pubblicato ha messo in evidenza come alcuni pazienti selezionati possano essere presi in considerazione per essere sottoposti a colonscopia senza sedazione sulla base di alcuni fattori predittivi considerati favorevoli come il sesso maschile, l età avanzata, l assenza di dolori addominali e l elevato livello culturale (7). La maggiore variabile è costituita però dallo stato d animo del paziente stesso, dalle aspettative, dai timori e dal grado e completezza dell informazione che riceve prima di essere sottoposto alla procedura. Valutati tutti questi fattori, unitamente alle condizioni generali, sarà possibile concordare insieme al paziente la migliore strategia di sedazione rassicurandolo che, in caso di disagio o dolore superiori alle aspettative, saremo in grado di instaurare prontamente un regime di sedazione adeguato. Il propofol Un ruolo a parte riveste il propofol, il cui impiego in endoscopia gastroenterologica è andato crescendo negli ultimi anni. Molti studi hanno evidenziato la superiorità del propofol rispetto ai metodi di sedazione tradizionale soprattutto grazie alle sue caratteristiche di rapida induzione della sedazione e breve durata d azione (8). Le proprietà farmacodinamiche del propofol e la sua capacità di indurre sedazione profonda in assenza di antidoti fa sì che in molti paesi, Italia compresa, ne venga raccomandato l impiego solo da parte dell anestesista. In assenza di un anestesista, le più recenti linee guida dell ASGE hanno stabilito che possa assumersi la responsabilità della sedazione un membro del team endoscopico esperto in rianimazione cardiopolmonare ed in grado pertanto di mettere in atto tutte le manovre idonee a mantenere uno stato adeguato di ossigenazione/ventilazione del paziente in attesa dell avvenuta metabolizzazione del propofol e/o dell intervento dell anestesista rianimatore (2). Chiunque utilizzi il propofol deve pertanto restringere la propria attività esclusivamente all osservazione ed al monitoraggio del paziente, essere altresì al corrente dei rischi potenziali ed essere quindi in possesso delle adeguate nozioni di rianimazione cardiopolmonare (figura 1).
3 fig. 1: nozioni di rianimazione cardiopolmonare L TRAINIG DEL PERSONALE BASIC LIFE SEDAZIONE LIEVE Disponibile in sala ADVANCED LIFE SEDAZIONE MODERATA Disponibile in 5 min ADVANCED LIFE SEDAZIONE PROFONDA Disponibile in sala Il presupposto è che il propofol possa, per le sue caratteristiche sopra descritte, causare una maggiore percentuale di eventi avversi cardiopolmonari se confrontato al regime di sedazione più tradizionale basato sull impiego di oppioide e benzodiazepine. A tale proposito è stata recentemente pubblicata un interessante metanalisi che ha preso in analisi 90 citazioni bibliografiche dal 1966 a tutto il 2004 nelle quali vi fosse un confronto tra sedazione con propofol e sedazione tradizionale in endoscopia digestiva; sulla base di rigorosi criteri di selezione sono stati come qualificati per questa metanalisi 12 studi originali per un totale di pazienti; end point dello studio è stato quello di confrontare il rischio di complicanze indotte dal propofol paragonato a quello dei farmaci comunemente utilizzati in endoscopia digestiva come il midazolam, la meperidina e/o il fentanyl (9). Il risultato di questa metanalisi ha evidenziato come l uso del propofol nella sedazione in corso di colonscopia abbia comportato un minore rischio di complicanze se confrontato ai regimi di sedazione tradizionale; la percentuale di rischio si è invece mostrata sovrapponibile nel caso della sedazione in corso di EGD o ERCP/EUS. Tale riscontro di una bassa percentuale di complicanze peraltro confermato da altri studi, sembrerebbe pertanto smentire la generale percezione che l uso del propofol possa essere associato ad una maggiore percentuale di complicanze. Prendendo inoltre in considerazione lo standard attualmente richiesto per un Unità di Endoscopia Digestiva, va sottolineato come il concetto attuale di efficienza debba includere il contenimento dei costi senza che venga intaccata la qualità delle prestazioni erogate. Per quanto concerne il propofol, le sue caratteristiche farmacocinetiche di rapida induzione della sedazione e breve emivita consentono, se paragonato agli altri agenti utilizzati nella sedazione, tempi più rapidi di dimissione dalla sala endoscopica e pronto ritorno alle normali attività quotidiane. Un analisi costoefficacia condotta nel corso di un trial prospettico randomizzato ha evidenziato come i dati relativi al propofol somministrato da infermiere certificate ACLS (Advanced Cardiac Life Support) si siano mostrati sovrapponibili a quelli della sedazione tradizionale. Per contro, il livello di soddisfazione riguardo la sedazione riferito dal paziente e dall endoscopista si è mostrato significativamente superiore rispetto al regime di sedazione tradizionale (10). In realtà i fattori limitanti l uso del propofol sono sia l assenza di antidoto sia la capacità di indurre facilmente uno stato di sedazione profonda se pure studi recenti abbiano evidenziato come tale rischio sia tutt altro che infrequente anche quando si scelga un regime di sedazione tradizionale con midazolam e meperidina (11). In Svizzera i gastroenterologi non necessitano di alcuna approvazione da parte dei comitati etici per utilizzare il propofol senza la supervisione dell anestesista (12). Sull argomento sono stati pubblicati due studi, per i quali peraltro gli Autori avevano comunque richiesto l approvazione dai rispettivi Dipartimenti di Anestesiologia e Rianimazione, che hanno incluso due ampie casistiche (più di 8000 pazienti in uno e pazienti nell altro) in entrambi i quali il propofol veniva somministrato da infermiere certificate ACLS (13,14). In nessun paziente sono state registrate complicanze maggiori e la ventilazione assistita non è mai stata necessaria. Episodi di depressione respiratoria si sono verificati in meno dello 0.3% dei pazienti per i quali è stato necessario intervenire in 6 pazienti (0.2%) mediante inserzione del sondino naso-faringeo (3 casi) o con la ventilazione manuale (3 casi) per meno di due minuti. Gli autori hanno concluso che la somministrazione di propofol da parte di infermiere certificate 223
4 L 224 Lorella Fanti et al. > La sedazione in endoscopia digestiva si era mostrata sicura, quanto meno in Dipartimenti di Endoscopia di terzo livello, da parte di personale adeguatamente preparato riguardo la farmacocinetica e le caratteristiche del propofol ed adeguatamente addestrato ad adottare tutte le misure di emergenza necessarie a contrastarne gli effetti collaterali (ventilazione in maschera e posizionamento di sondino naso-faringeo); ogni sei mesi il personale veniva inoltre sottoposto a corsi di ripasso ed aggiornamento in materia di sedazione. Dagli Autori è stato altresì sottolineato come l uso di propofol per NAPS (Nurse Administered Propofol Sedation) nel Dipartimento sia stato introdotto solo dopo tre mesi di somministrazione supervisionata da un Anestesista. In realtà, a tutt oggi non esiste alcun protocollo standardizzato su quali possano essere le modalità e le condizioni di monitoraggio ideali per la somministrazione del propofol nè esiste un programma di training accettato ufficialmente dalle comunità scientifiche che insegni la somministrazione di tale farmaco e, contestualmente, le manovre di emergenza da mettere in atto in caso di complicanze respiratorie o cardiopolmonari. Recentemente è stata inoltre pubblicata un analisi retrospettiva basata su un questionario inviato alla fine del 2003 a tutti i Gastroenterologi svizzeri focalizzato sulla sedazione ed in particolare sull uso del propofol; il 72.3% degli intervistati hanno risposto consentendo di analizzare i dati relativi a procedure endoscopiche effettuate in Svizzera nel corso di tutto il Dall analisi dei dati pervenuti è emerso che circa il 34% degli intervistati usa abitualmente il propofol senza il supporto anestesiologico e di questi solo il 42% è stato attivamente supportato dall anestesista nelle fasi iniziali di impiego del farmaco (12). Se in Svizzera l uso del propofol è consentito senza alcuna restrizione legale e negli Stati Uniti sono stati pubblicati alcuni lavori riguardanti il propofol somministrato da non anestesisti (15,16), va altresì sottolineato come le Società di Anestesia si oppongano a tale visione apponendo, sui foglietti illustrativi annessi alle confezioni di propofol, note che ne sconsigliano l uso da parte dei non anestesisti (17). A tale proposito le compagnie assicurative sono particolarmente attente al punto da non garantire la copertura economica per i propri clienti per casi di rischio aumentato per un comportamento non necessariamente errato ma che si discosti comunque dagli standard accettati. Come sottolineato da Bell, l ampia esperienza degli svizzeri supportata dai numerosi altri lavori apparsi nel mondo, non deve indurre ad un uso incondizionato e su vasta scala del propofol ma va altresì tenuto conto dei lavori che sottolineano come l argomento vada affrontato con estrema cautela, soprattutto in merito alla necessità di standardizzare i metodi ottimali di training del personale e di preselezione dei pazienti eventualmente sottoponibili a NAPS (18). Per quanto riguarda le modalità di infusione del propofol, interessante argomento di studio sono i sistemi automatici di somministrazione del farmaco come la pompa TCI (Target Controlled Infusion) che calcolano automaticamente la dose di infusione per mantenere costanti la concentrazione desiderata a livello ematico e nel sito effettore (19) e sono in fase di valutazione nuove macchine intelligenti costituite da pompe siringa, collegate ad un sistema di monitoraggio, che riducono automaticamente la velocità di infusione del propofol ogni qualvolta il sistema registri una deviazione dai parametri preimpostati. La Patient Controlled Sedation, ovvero l autosomministrazione di propofol mediante pompe automatiche che garantiscono boli preordinati, viene tuttora testata in endoscopia digestiva allo scopo di trovare un dosaggio ottimale e sicuro (20). Tali sistemi automatizzati, consentendo la somministrazione in piccole dosi refratte possono da un lato prevenire fenomeni di over o undersedation più frequentemente legati alla somministrazione in bolo. D altro canto l automatizzazione della somministrazione dei farmaci va comunque considerata alla stregua di una ulteriore sofisticazione dei sistemi di monitoraggio che non solleva peraltro dalla necessità di agire con appropriate manovre rianimatorie qualora necessario. In Italia, allo stato legislativo attuale, l unica gestione attuabile della sedazione con propofol da parte del Gastroenterologo non può comunque prescindere da una supervisione centralizzata dell anestesista, presente all interno dell Unità operativa per la gestione di altre procedure in sedazione profonda (5). Tale modalità, ove attuabile, consentirebbe il mantenimento di un giusto livello di sicurezza riducendo i costi aggiuntivi. Se e quando le Società Scientifiche, sulla base di nuovi trials condotti a tale scopo, stabiliranno ufficialmente adeguati programmi di training che abilitino ed autorizzino i non anestesisti alla somministrazione del propofol, i somministratori della sedazione diventeranno completamentie responsabili dei rischi connessi alla procedura. È verosimile che nei programmi di apprendimento non venga comunque considerato necessario lo specifico training riguardo l intubazione tracheale: l esiguità del numero di eventi avversi che possano richiedere tale pratica è tale da rendere estremamente difficile, per i non anestesisti, mantenere un adeguato livello di esperienza e manualità (16).
5 Corrispondenza Lorella Fanti Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva Università Vita-Salute, IRCCS Ospedale San Raffaele Via Olgettina Milano Tel Fax Bibliografia 1. American College of Emergency Physicians: Mace ES, Ducharme J, Murphy MF. Pain management and sedation: emergency department management. McGraw-Hill, American Society for Gastrointestinal Endoscopy (ASGE). Guidelines for conscious sedation and monitoring during gastrointestinal endoscopy. Gastrointest Endosc 2003; 58; Froehlich F, Schwizer W, Thorens J, Kohler M, Gonvers JJ, Fried M. Conscious sedation for gastroscopy: patient tolerance and cardiorespiratory parameters. Gastroenterology 1995;108: Chokhavatia S, Nguyen L et al. Sedation and analgesia for gastrointestinal endoscopy. Am J Gastroenterol 1993;88: Linee-guida per la sedazione in endoscopia digestiva. Giorn It End Dig 2006;1(suppl.3). 6. Bell GD. Preparation, premedication and surveillance. Endoscopy 2004;36: Rex DK, Khalfan HK. Sedation and the technical performance of colonoscopy. Gastrointest Endoscopy Clin N Am 2005;15: American Society of Anesthesiologists. ASA standards, guidelines and statements, October 2005: statement on safe use of propofol. 9. Qadeer MA, Vargo JJ, Khandwala F, Lopez R, Zuccaro G. Propofol versus traditional sedative agents for gastrointestinal endoscopy: a meta-analysis. Clinic Gastroenter Hepatol 2005;3: L 10. Vargo JJ, Zuccaro G Jr, Dumot JA et al. Gastroenterologistadministered propofol versus meperidine and midazolam for advanced upper endoscopy: a prospective, randomized trial. Gastroenterology 2002;123: Patel S, Vargo JJ, Khandwala F, Lopez R, Trolli P, Dumot JA, Conwell DL, Zuccaro G. Deep sedation occurs frequently during elective endoscopy with meperidine and midazolam. Am J Gastroenterol 2005;100: Heuss LT, Froehlich F, Beglinger C. Changing patterns of sedation and monitoring practice during endoscopy: results of a nationwide survey in Switzerland. Endoscopy 2005;37: Heuss LT, Schnieper P, Drewe J et al. Risk stratification and safe administration of propofol by registered nurses supervised by the gastroenterologist: a prospective observational study of more than 2000 cases. Gastrointest Endosc 2003;57: Kulling D, Rothenbuhler R, Inauen W. Safety of nonanesthetist sedation with propofol for outpatient colonoscopy and esophagogastroduodenoscopy. Endoscopy 2003;35: Walker JA, McIntyre RD et al. Nurse-administered propofol sedation without anesthesia specialists in 9152 endoscopic cases in an ambulatory surgey center. Am j Gastroenterol 2003;98:8: Rex DK, Heuss LT, Walker JA, Qi R. Trained registered nurses/endoscopy teams can administer propofol safely for endoscopy. Gastroenterology 2005;129: AANA-ASA. Joint statement regarding propofol administration. Available at: Lazzaroni M, Bianchi Porro G. Preparation, premedication and surveillance. Endoscopy 2005;37: Fanti L, Agostoni M, Casati A, Guslandi M, Giollo P, Torri G, Testoni PA. Target-controlled propofol infusion during monitored anesthesia in patients undergoing ERCP. Gastrointest Endosc Sep;60(3): Crepeau T, Poincloux L, Bonny C, Lighetto S, Jaffeux P, Artigue F et al. Significance of patient-controlled sedation during colonoscopy. Results from a prospective randomized controlled study. Gastroenterol Clin Biol Nov;29(11):
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