Alta Valsessera preistorica

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1 Francesco Rubat Borel, Gabriele L. F. Berruti, Davide Bertè, Sara Daffara 22 Alta Valsessera preistorica Nell ambito del Progetto Alta Valsessera è stata avviata un attività di Survey alla ricerca di tracce di frequentazione umana in epoca mesolitica. I primi risultati relativi all industria litica incoraggiano alla prosecuzione della campagna di studio Intorno agli anni fa, con la fine dell ultima grande glaciazione, un tempo conosciuta come glaciazione di Würm, e l inizio dell Olocene, l Europa fu interessata da grandi cambiamenti ambientali e territoriali dovuti al ritiro dei ghiacciai. I ghiacciai alpini si ritirarono nelle sedi attuali intorno a anni fa, permettendo così da parte di gruppi di cacciatori-raccoglitori la colonizzazione di vasti territori dell Europa centro-settentrionale e della regione alpina. Questa fase della storia dell umanità è chiamata Mesolitico e comprende un arco temporale che va dalla fine dell Ultimo Massimo Glaciale ( anni fa circa) al Neolitico. Per la storia umana corrisponde ai fenomeni di adattamento dei cacciatori-raccoglitori agli ambienti post-glaciali. La successiva neolitizzazione fu un fenomeno culturale, demografico ed economico che mutò completamente lo stile di vita dei gruppi umani. Dal Vicino Oriente giunsero gruppi che portavano tecniche agricole e allevamento. L uomo poteva in questo modo produrre da solo le risorse alimentari necessarie, non dipendendo più completamente dalle condizioni ambientali, ma anzi iniziando a modificare profondamente il territorio, con ampli disboscamenti per ricavare lo spazio per i campi, e, in alta montagna, abbassare con vasti incendi il livello delle praterie d alta quota per il pascolo. Il passaggio tra Mesolitico e Neolitico varia da regione a regione in Europa, a causa della diversa cronologia dell arrivo delle tecnologie e delle popolazioni neoliticizzate. In Piemonte possiamo collocare a circa anni fa il momento di transizione tra i due periodi. Salvo ritrovamenti eccezionali, quali sepolture o siti pluri-stratificati, la frequentazione mesolitica delle zone alpine è attestata soprattutto da industrie litiche, cioè da strumenti in

2 ottobre 2014 pietra scheggiata, utilizzati per attività legate prevalentemente alla caccia. Si tratta, in generale, di strumenti di piccole dimensioni e di forma geometrica (triangoli o trapezi) detti armature che, inseriti su supporti in legno (raramente conservatisi nel corso dei millenni), costituivano la parte tagliente delle frecce e di altri attrezzi. In Italia il bacino dell Adige è il territorio meglio conosciuto per il popolamento umano dell area alpina durante le prime fasi del postglaciale, con oltre 300 siti individuati. I dati raccolti hanno permesso di ricostruire il modello di occupazione dell area, con siti di fondovalle, occupati per lunghi periodi di tempo, e campi stagionali a quote più elevate, utilizzati come bivacchi di caccia. Rispetto ad altri settori dell arco alpino, il Piemonte si distingue per la quasi totale assenza di dati relativi al popolamento mesolitico. Fino agli anni 70 del XX secolo si attribuiva tale mancanza ad una presunta inospitalità ambientale protrattasi ininterrottamente per tutto il Pleistocene e la prima parte dell Olocene (Fedele, ). Dal momento che è inverosimile ipotizzare che una regione come l area piemontese, con caratteristiche in tutto analoghe agli altri settori alpini, abitabile e dotata di abbondanti risorse, non fosse frequentata da gruppi di cacciatori-raccoglitori mesolitici (Guerreschi & Giacobini, 1998), si può agevolmente dedurre che la carenza di dati sia attribuibile alla mancanza di campagne di ricerca sistematiche. Costituisce un eccezione il sito di Alpe Veglia nell Ossola, prossimo al confine con il Vallese, dove gli studi condotti dal prof. A. Guerreschi hanno restituito un industria litica, attribuita al Mesolitico antico, realizzata in quarzo ialino di provenienza locale (Gambari et al., 1989; Guerreschi, 2007). Una parte dei pochi reperti provengono dallo scavo della Boira Fusca nel Canavese centrale, diretto da F. Fedele (1990) anche se alcuni di questi necessiterebbero di più accurati accertamenti perché potrebbero risalire al Neolitico mentre altri ritrovamenti di superficie sono stati effettuati nell Astigiano, a Pratomorone (Mottura, 1993) e nel Novarese, ad Agrate Conturbia (Biagi, 1988). In questo quadro ancora così lacunoso è evidente come rimanga difficile tracciare un esauriente descrizione delle peculiarità culturali e paleoambientali del popolamento mesolitico piemontese. Il progetto Survey Alta Valsessera, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte, promosso e realizzato dall Associazione culturale 3P - Progetto Preistoria Piemonte in collaborazione con il DocBi - Centro Studi Biellesi, nasce nel 2012, nell ambito del Progetto Alta Valsessera, con l obiettivo di colmare almeno in parte tale lacuna e di portare nuovi contributi alla comprensione delle modalità e delle dinamiche del popolamento mesolitico delle Alpi occidentali. Si è scelto di avviare lo studio del popolamento mesolitico piemontese a partire dall Alta Valsessera poiché essa è l unica area d alta quota delle Alpi piemontesi che, grazie al Progetto Alta Valsessera, avviato dal DocBi fin dal 1992, è stata oggetto di approfonditi studi multidisciplinari inerenti geologia, flora, fauna, storia, archeologia ed etnografia del territorio. Questo importante bagaglio di ricerche pregresse ha permesso di avviare l attività di survey in tempi brevi e a partire da basi certe. 23

3 24 Punto di partenza è stato lo studio della bibliografia disponibile sulle tipologie insediative mesolitiche nel più ampio ambito alpino. Si è in seguito evidenziata l esigenza di calibrare il progetto di ricerca utilizzando un modello interpretativo adatto al territorio piemontese, ulteriormente specializzandolo alle peculiarità geologiche e morfologiche dell area presa in esame. Il modello interpretativo che si è deciso di utilizzare per l individuazione di occupazioni mesolitiche in Alta Valsessera ha come base quello ideato per il territorio trentino e altoatesino da A. Broglio e S. Improta (1995). Esso ha dimostrato di essere applicabile anche all arco alpino occidentale nell ambito delle ricerche che l Ufficio Beni Archeologici della Soprintendenza per i Beni e le Attività culturali della Valle d Aosta sta conducendo in collaborazione con l Università degli Studi di Ferrara, portando all individuazione di numerose attestazioni di frequentazioni mesolitiche sulle pendici del Mont-Fallère (Raiteri, 2009). Il modello interpretativo elaborato da Broglio e Improta suddivide i siti mesolitici in due macro categorie: i siti montani, generalmente situati a una quota compresa tra i 1900 e 2300 m, e i siti di fondovalle, pluristratificati, che si ritrovano solitamente alla base di ripari sottoroccia a quote tra i 210 e i 250 m. Occorre sottolineare che il fondovalle in Trentino-Alto Adige si trova a quote molto inferiori a quelle dell alta pianura piemontese: Trento è a 197 m s.l.m., Bolzano a 262 m, mentre i due centri maggiori prossimi alla Valsessera sono Biella a 420 m e Borgosesia a 354 m. I siti montani mostrano una certa ripetitività nella posizione geografica e morfologica rispetto ai contesti di ritrovamento, permettendo l identificazione di modelli insediativi: ripari sottoroccia alla base di grandi massi erratici o di frana, contesti all aperto in prossimità di piccoli laghi, siti su passi, creste o posizioni naturalmente dominanti sui territori sottostanti (Broglio & Improta, 1995). L individuazione delle aree dell Alta Valsessera potenzialmente interessate da un occupazione mesolitica ha preso come riferimento i modelli insediativi e di mobilità in ambiente alpino elaborati, sempre per la regione atesina, da K. Kompatscher e N. M. Kompatscher (2007). Partendo dal presupposto della relativa invariabilità nel tempo dei percorsi alpini, tale modello individua quattro parametri per l identificazione di siti mesolitici in quota: approvvigionamento idrico, visuale sul territorio circostante, idoneità del terreno per fissare un accampamento, orientamento del versante e direzione del vento. Data la natura montana dei territori oggetto di studio, la scarsa visibilità archeologica media e constatato che «il metodo, per quanto intensivo e sistematico, può non essere utile per l identificazione di determinati periodi, quali la preistoria» (Cambi, 2000, p.255), per le attività di ricerca in Valsessera si è optato per una ricognizione non sistematica (Terranato, 1992). Punto di partenza per l individuazione delle aree più promettenti ai fini della ricerca è stato lo studio della bibliografia relativa al territorio in esame, in particolare i lavori inerenti i ghiacciai e la geologia del territorio dell Alta Valsessera condotti da M. Biasetti (1997; 2002; 2007) nell ambito del Progetto Alta Valsessera. Si è quindi deciso di effettuare campionature ragionate nelle aree che rispondevano

4 Fig. 1. Località indagate durante le campagne 2013 e 2014 del progetto Survey Alta Valsessera ottobre 2014 pienamente ad almeno due dei quattro parametri fissati da K. Kompatscher e N. M. Kompatscher per le occupazioni mesolitiche di alta quota. Le campionature ragionate si sono svolte eseguendo decorticazioni del manto erboso di superfici di dimensioni non superiori ai 50x50 cm e con il successivo ripristino della situazione ambientale di partenza. Lungo i sentieri e nelle zone in cui il manto erboso risultava sollevato o asportato dal passaggio del bestiame si è inoltre provveduto ad effettuare un intensa attività di ricognizione. La campagna preliminare del progetto Survey Alta Valsessera si è svolta dal 22 al 26 luglio 2013 con la partecipazione di specialisti nello studio delle industrie litiche paleolitiche e mesolitiche, archeologi e volontari membri dell Associazione 3P. Le ricerche si sono concentrate nelle aree che in seguito allo studio cartografico e bibliografico sono risultate potenzialmente più interessanti: il vallone che dall Alpe Piovale porta ai Tre laghi del Bo, il vallone che dall Alpe Piovale conduce all Alpe Isolà di sopra e, nella valle della Dolca, l ampio circo glaciale nei pressi dell Alpe Carnera (fig. 1). Durante la campagna 2013 sono state effettuate tredici campionature ragionate di cui tre hanno restituito industrie litiche in quarzo di provenienza locale, mentre sei reperti analoghi provengono da raccolte di superficie lungo i sentieri o in zone dove la cotica erbosa era stata sollevata dal passaggio di bestiame (fig. 2). Tutto il materiale raccolto proviene dall area compresa tra Alpe Isolà di sotto, Alpe Isolà di sopra e i Tre laghi del Bo (Rubat et al., 2014a; 2014b; 2014c). Il buon esito di questa prima campagna, dimostrando una frequentazione preistorica del territorio e dando i primi elementi sulle categorie di materiale archeologico presente in area, con industrie litiche su quarzo e assenza di selce, ha permesso la pianificazione e la realizzazione della campagna 2014 del progetto Survey Alta Valsessera con l intento, da una parte, di approfondire le indagini nelle aree che già nel 2013 avevano restituito materiale archeologico, dall altra di ampliare la ricerca a nuove aree come i percorsi in cresta. La campagna 2014 si è svolta dal 23 al 30 agosto e ha visto l esplorazione di nuove aree quali le località Campo di Quara, Tegge dell Artignaga, il percorso in cresta che va da Bocchetto Sessera verso la cima del Bonòm, oltre all approfondimento delle ricerche nel vallone che da Alpe Isolà di sotto porta ai Tre laghi del Bo (fig. 1). Due delle schegge in quarzo locale rinvenute provengono dalle campionature ragionate, tre da raccolte di superficie lungo i sentieri. È stata inoltre identificata una frequentazione di età tardo antica/ 25

5 Fig. 2. Esempio di industrie litiche in quarzo locale rinvenute durante le attività di survey. 1, 2 e 3: schegge complete; 4: disegno di un frammento di nucleo su cui sono visibili due negativi corrispondenti al distacco di due schegge di piccole dimensioni Fig.3. Frammenti ceramici di IV-VI secolo d.c. rinvenuti durante la campagna alto medievale attestata dal ritrovamento di numerosi frammenti ceramici (fig. 3). Dal punto di vista tipologico la ceramica ha una datazione che va dal IV al VI secolo d.c. e rappresenta, da una parte, la più antica testimonianza di frequentazioni umane di età storica della Valsessera, dall altra, l attestazione tardo antica o alto medievale alla quota più elevata nota in territorio piemontese e lombardo al di fuori dei passi alpini. Preliminarmente, si può interpretare come un sito per usi pastorali. I primi risultati ottenuti dalle indagini condotte in questi due anni nel territorio dell Alta Valsessera indicano con certezza che l area è stata oggetto di frequentazioni umane antiche almeno in due momenti. Oltre alle attestazioni tra Età romana e Alto Medioevo, il popolamento più antico fu da parte di popolazioni portatrici di culture ancora legate allo sfruttamento di materie prime litiche per la produzione di strumenti in pietra scheggiata. Cronologicamente tali frequentazioni vanno collocate in un momento successivo al ritiro dei ghiacciai dell Ultimo Massimo Glaciale che occupavano le testate della valle, avvenuto attorno a anni BP (Biasetti, 2007). I reperti rinvenuti, benché i contesti di ritrovamento e le dimensioni di alcuni di essi

6 Fig. 4. Esempio di quarzo in giacitura primaria presso i laghi del Bo ottobre 2014 facciano ritenere possibile una loro attribuzione a frequentazioni mesolitiche, non presentano elementi diagnostici al fine di una più precisa collocazione cronologica. L incertezza nell attribuzione cronologica è dettata, oltre che dall esiguo numero di reperti, anche dalla mancanza di contesti ben datati ai quali confrontare questo territorio. Tale dato è legato sia ad una effettiva carenza di progetti sistematici per la ricerca del Mesolitico in Piemonte, sia all oggettiva difficoltà nel riconoscere elementi di industria litica in quarzo: a differenza di quanto accade con materie prime quali la selce, i prodotti in quarzo conservano molto male o solo in parte, sulla loro superficie, quegli elementi diagnostici che permettono di distinguere tra manufatti e geofatti, ovvero tra pietre scheggiate dall uomo e quelle con distacchi naturali ed accidentali. A quanto detto si aggiunga che in Alta Valsessera, a differenza che in altri contesti quale quello trentino dove le materie prime litiche risultano assenti nei contesti di alta quota (la selce proviene da altri territori), il quarzo è presente sia in giacitura primaria che in giacitura secondaria in tutta l area (fig. 4). L abbondanza di materia prima fa sì che nella zona sia presente una moltitudine di geofatti che rendono ancor più difficoltosa l individuazione delle industrie litiche, con possibilità di renderle invisibili tra la grande quantità di schegge naturali. Per comprendere al meglio le peculiarità delle industrie litiche in quarzo provenienti dall Alta Valsessera si intende realizzare un intensa attività di sperimentazione su materia prima locale volta a definire le modalità di produzione degli strumenti litici. Particolare attenzione sarà posta per le tecniche e i metodi di scheggiatura tipici del Mesolitico al fine di confrontare i dati sperimentali con l evidenza archeologica. Al momento lo studio tecno-tipologico dei reperti rinvenuti non permette di puntualizzare l appartenenza di tutto o di parte dell insieme al Mesolitico. Quello che è certo è che si tratta di strumenti preistorici, che possono essere quindi stati realizzati tra la fine dell Ultimo Massimo Glaciale, circa anni fa, fino alla piena affermazione della metallurgia, circa 4000 anni fa. L Alta Valsessera è stata quindi oggetto di frequentazioni preistoriche rimaste fino ad oggi sconosciute. Future campagne di ricerca interesseranno i percorsi in cresta, ancora scarsamente esplo- 27

7 28 rati, allo scopo di chiarire le modalità e le dinamiche della frequentazione umana preistorica nel territorio. La metodologia impiegata, comune all area trentina e valdostana, permetterà inoltre di ricavare un modello di occupazione preistorica dell Alta Valsessera direttamente confrontabile con i dati provenienti dalle altre regioni dell arco alpino. Bibliografia Biagi P., Il sito castelnoviano di Agrate Conturbia. QuadPiem, 8, Notiziario, Torino, Biasetti M., Ghiacciai in Alta Valsessera. In: Studi e ricerche sull Alta Valsessera, vol. 2, DocBi - Centro Studi Biellesi. Biasetti M., Geologia e territorio. In: Aquile, argento, carbone. Indagine sull Alta Val Sessera, DocBi - Centro Studi Biellesi. Biasetti M., Casoli R., Caratteristiche geologiche dell Alta Valsessera. In: Studi e ricerche sull Alta Valsessera, DocBi - Centro Studi Biellesi. Broglio A., Improta S., Nuovi dati di cronologia assoluta del Paleolitico superiore e del Mesolitico del Veneto, del Trentino e del Friuli. Atti Istituto Veneto, 153 ( ), Cambi F., Ricognizione archeologica, voce in Francovich R., Manacorda D., Dizionario di archeologia, Laterza, Roma-Bari, 2000 (2007), Fedele F., : Il Paleolitico in Piemonte: le Alpi Occidentali. Ad Quintum. Archeologia del Nord- Ovest. Bollettino del Gruppo Archeologico Ad Quintum di Collegno (Torino), 7, Fedele F., Boira Fusca e Rupe di Salto, Supplemento Ad Quintum. Bollettino del Gruppo Archeologico Ad Quintum di Collegno (Torino), 8, Gambari F. M., Ghiretti A., Guerreschi A., Il sito mesolitico di Cianciavero nel Parco Naturale di Alpe Veglia (Alpi Lepontine, Val d Ossola, Novara). Preistoria Alpina, 25, Guerreschi A., Alpe Veglia - Cianciavero, in Di Maio P. (a cura di): Prime impronte dell uomo nella regione Sempione - Arbola, Torino, Guerreschi G., Giacobini G., Il Paleolitico ed il Mesolitico nel Piemonte. Atti della XXXII Riunione Scientifica dell Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Alba, 29 settembre-1 ottobre 1995, Kompatscher K. & Hrozny Kompatscher N. M., Dove piantare il campo: modelli insediativi e di mobilità nel mesolitico in ambiente alpino. Preistoria Alpina, 42, Trento, Mottura A., Il sito Olocenico di Prato Morone (Asti). L industria Mesolitica. QuadPiem, 11, Torino, Raiteri L., La ricerca sul popolamento della Valle d Aosta nell Olocene antico: il sito mesolitico di alta quota del Fallere. Tesi di Laurea Magistrale, Università degli Studi di Ferrara. Rubat Borel F., Berruti G. L. F., Bertè D., Bussi M., Daffara S., Scoz L., Siega G., 2014 (in stampa). First signs of Mesolithic occupation in Alta Val Sessera (BI). Atti del convegno Mesolife, Selva di Cadore, Giugno Rubat Borel F., Berruti G. L. F., Bertè D., Daffara S., Scoz L., 2014 (in stampa). New prehistoric frequentations in the Alps: the project Survey Alta Val Sessera (Piedmont - Italy). Atti della sessione Human occupations in mountain environments del XII Congresso mondiale UISPP, Burgos (Spagna), 1-7 Settembre Rubat Borel F., Berruti G. L. F., Bertè D., Daffara S., Scoz L., 2014 (in stampa). Bioglio, Vallemosso, Valle San Nicolao, Pettinengo (Biella), locc. Alta Valsessera e Valle Dolca. Frequentazione preistorica di alta quota: risultati della campagna di ricognizione. Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte, 29. Terranato G., La ricognizione della Val di Cecina: l evoluzione di una metodologia di ricerca. In Bernardi M., Archeologia del paesaggio, I, All Insegna del Giglio, Firenze,

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